Attesa, Privata

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view post Posted on 13/4/2023, 14:13
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Jean Grey
17 anni - In quieta attesa

Se l'era immaginato sempre così. Cupo, disastrato, inquietante ma a suo modo confortevole. La parete alla sua destra sembrava poter crollare da un momento all'altro, ma era chiaro che non sarebbe accaduto. Aveva scelto un piccolo tavolo in disparte, nascosto per metà dal bancone, in un angolo del locale, e si era seduta in modo da avere il muro sia a destra che dietro la sbilenca sedia in legno su cui aveva preso posto e da poter osservare, anche se di sfuggita, chiunque fosse entrato nel pub. Davanti a sé una sedia vuota.
Non aveva aperto la lettera di risposta. Non che non ne avesse avuto il coraggio, più che altro aveva preferito lasciarsi la sorpresa. Non si può restare delusi se non ci si crea aspettative. Era già stato carino a rispondere, non serviva sapere se sarebbe effettivamente venuto. Se avesse accettato l'invito lo avrebbe visto entrare, altrimenti avrebbe ordinato un gin, avrebbe letto uno o due capitoli del romanzo e poi sarebbe tornata al castello da sola. Probabilmente nel giro di un'oretta avrebbe iniziato a fare freddo, ma nonostante indossasse solamente un paio di stretti jeans neri, una camicetta rossa smanicata e un cappotto abbastanza leggero, avrebbe potuto scaldarsi facilmente nel viaggio di ritorno con una o due fiammelle.
Era seduta da poco, un paio di minuti forse. Non aveva ancora ordinato niente, sia perché non si era ancora avvicinato nessuno, sia perché una parte di lei voleva aspettare. Non erano ancora nemmeno le 18, mancava ancora qualche minuto. C'erano due motivi principali per cui aveva scritto nella lettera di incontrarsi direttamente lì. Il primo era che sapeva che sarebbe stata già a Hogsmade da qualche ora prima per i cavoli suoi, si era voluta prendere un paio d'ore per leggere in santa pace in una panchina. Era stata fortunata, quel pomeriggio le aveva regalato un bel sole che le aveva baciato il viso durante quasi tutta la sua permanenza. Il secondo motivo era piuttosto semplice: non voleva che sembrasse un appuntamento più di quanto già l'invito in sé non facesse pensare. Voleva vederlo, voleva passare un po' di tempo con lui, ma non voleva per forza definire che tipo di incontro sarebbe stato. Per cui aveva cercato di rendere il tutto il più spontaneo possibile, organizzando solo l'indispensabile, ovvero un luogo, un orario e la possibilità di presentarsi o meno. Sarebbe stato carino anche solo bere un bicchiere o due con una chiacchierata, parlando del più e del meno. Sarebbe stato ancora più bello parlare un po' di loro, perché di fatto Jean di Derek non sapeva praticamente nulla. Se non fosse venuto, beh... non sarebbe cambiato niente.
Ruotò il polso per guardare l'ora dall'orologio che le aveva regalato Megan per il compleanno: un minuto alle 18. Picchiettava le dita sul tavolo, creando un suono costante che andava ad aggiungersi al vociare sommesso degli altri cupi avventori e al tintinnio dei bicchieri proveniente dal bancone. Il tempo non voleva saperne di passare, sembrava che mancassero due minuti alle 18 da mezz'ora. Decise quindi di ingannare l'attesa continuando l'attività che aveva iniziato quel pomeriggio. Tirò fuori il libro dalla borsetta, lo aprì dove aveva lasciato il segnalibro e iniziò a leggere.

Philip Lombard aveva l'abitudine di svegliarsi all'alba.
E così accadde anche quel mattino.
Si sollevò sul gomito e rimase in ascolto.


 
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view post Posted on 18/4/2023, 16:12
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Solo un giorno prima aveva ricevuto un gufo da parte di Jean, era rimasto così sorpreso che rilesse la missiva più volte tra una lezione e l'altra così che la pergamena era ormai lisa e stropicciata.
Finete le lezioni andò in sala comune come faceva tutti i giorni, l'unica differenza stava nel fatto che non avrebbe sperato che la sua poltrona preferite fosse libera per darsi ad una buona lettura di approfondimento sulle lezioni, non aveva ancora capito se fosse normale, ma dalla sua carrellata di studio che lo aveva condotto davanti alla commissione d'esame del quinto anno non aveva smesso un minuto di studiare con uguale intensità.
Era convinto che non poteva reggere ancora a lungo con quel ritmo, senza considerare gli allenamenti della squadra, quindi era contento di dedicare parte del suo tempo a qualcosa che si poteva dire non rieentrasse nel primi due casi. Effettivamente non aveva idea di come etichettare ciò che stava per fare, ma decise che non aveva molto senso dare un nome al tutto, avrebbe semplicemente fatto in modo di godersi il momento di libertà che lo attendeva senza pensare troppo. Non sarebbe stato facile.
Arrivato in dormitorio si guardò attorno, non c'era nessuno. Era da tempo che aveva quello spazio solo per se, strano a dirsi ma avrebbe voluto avere qualcuno con cui parlare oppure scherzare se ne avesse avuto la voglia. Era inutile, l'età lo stava rammollendo, oppure la vita normale che stava vivendo da sei anni faceva emergere il vero Derek. D'altra parte non doveva più guardarsi le spalle da eventuali ragazzini prepotenti, pian piano stava facendo i conti con il suo passato, benchè volesse saperne di più, ricordava poco o niente della sua vita prima degli otto anni, il che, a suo parere, non era giusto. O magari stava semplicemente crescendo. Avrebbe finito quell'anno scolastico e sarebbe partito per scoprire da dove veniva.
Smise l'uniforme scolastica e si vestì con abiti babbani, dei jeans ed un maglioncino blu dal quale colletto si intravedeva una maglietta bianca. Ma stava iniziando ad apprezzare le vesti da mago, forse per sua deformazione professioale, infatti era solito vedere stregoni e streghe scegleire le più stavaganti vesti e i più colorati mantelli. Così aperto il baule prese un mantello che aveva comprato da Magia Sinister, era di colore blu marino che si diceva riuscisse a proteggere sia dal freddo che dal caldo. Lo indossò , presa la bacchetta ed un sacchetto di cuoio con delle monete uscì dal suo dormitorio.
Poco dopo si ritrovò a scendere la scalinata principale con passo svelto, nella calma del prepararsi non aveva guardado l'olrologio, era al quinto piano quando si accorse che era tardi, mancava un quarto d'ora all'appuntamento.
Non era un ritardatario, pensava fosse maleducato arrivare dopo l'orario stabilito. Meno dieci. Il mantello frusciava mentre danzava sulle sue spalle. Benchè avesse un passo molto ampio non pensava sarebbe arrivato per le sei alla Tersta di Porco. Comunque ci avrebbe provato, sarebbe arrivato con qualche minuto di ritardo.
Ormai mancavano cinque minuti, stava percorrendo il lungo viale che solitamente i ragazzi dal secondo anno percorrevano ogni primo di Settembre con le carrozze.
Erano le sei quando era entrato nel villaggio di Hogsmeade. Andò in direzione della traversa del logoro pub.
Guardò l'orologio, le sei e cinque minuti. Aprì la porta, e la tanfa del luogo arrivò alle sue narici, storse leggermente il naso prima di entrare e guardarsi attorno.
Intravide la chioma rossa di Jean dietro un libro e si avvicinò. Senza sedersi disse.
Ciao Jean, scusa per il ritardo.*Ero perso tra i miei pensieri* Ma ciò non lo disse. Poi abbozzò un leggero sorriso

 






 
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view post Posted on 14/6/2023, 15:38
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Jean Grey
17 anni - emozioni miste

Non era la prima volta che leggeva quel libro. Dieci piccoli indiani era stato uno dei primi gialli che aveva letto da ragazzina, ed era stato subito amore. Era uno di quei libri che dà l’effetto *wow* reale solo la prima volta che lo si legge, ma era scritto in modo talmente magistrale che riusciva comunque a meravigliarsene ogni volta. Questa era la quarta rilettura, e non sarebbe stata l’ultima. Ne era così assorta da aver smesso di dare peso al tempo che passava. Non seppe, infatti, quanto tempo fosse passato quando Derek si presentò al suo tavolo.
« Ciao Jean, scusa per il ritardo. »
Ancora col libro in mano, un po’ imbambolata, istintivamente guardò l’orologio: le 18:05. Quello non era ritardo, per lei. Ma Derek era un ragazzo con un’educazione fuori dal comune, questo lo aveva già capito. Jean gli rivolse un sorriso naturale, spontaneo, e ricolmo di emozioni differenti di cui stava prendendo consapevolezza di attimo in attimo. Innanzitutto, il solo percepire l’ombra della sua alta figura in avvicinamento le aveva fatto provare un leggero crampo allo stomaco. La prima emozione era stata certamente la gioia. Era contenta che fosse venuto, che avesse accettato il suo invito. Subito dopo aveva provato un inaspettato sollievo, come se avesse capito solo in quel momento quanto in realtà avesse temuto che non si presentasse, anche se non voleva ammetterlo. E subito dopo era arrivato un pizzico di ansia. Che fare? Che dire? Ora che si trovavano uno di fronte all’altro, da soli, per la prima volta da quando si conoscevano, che cosa avrebbero potuto dirsi?
Ancora seduta, mise il segnalibro tra le pagine prima di chiudere il libro e posarlo sul tavolo. Poi, seguendo un impulso senza senso del suo corpo, si alzò in piedi. L’enorme differenza di altezza tra un Derek in piedi e lei seduta l’aveva messa un po’ a disagio, per cui si era alzata in piedi. Ma ora si sentiva una deficiente. In piedi per cosa? Sentiva il panico appendersi alla sua gola e non ne capiva il motivo. Deglutì, cercando di ricomporsi, e finalmente riuscì a spiccicare parola.
«Ciao, Derek. Non ti preoccupare, in realtà sei puntualissimo. E poi non stavo facendo troppo caso all’ora. » Un po’ era vero, un po’ no. «Perché non ti siedi?» gli chiese con un sorriso, indicandogli la sedia. *Come se lui non la vedesse, cretina*. Si riaccomodò anche lei dov’era seduta prima, il libro ancora posato sul tavolo. Decise di sciogliere subito il ghiaccio con il motivo più banale. «Che prendi? Io vorrei un gin. È il primo che posso bere legalmente, sai?» Rifletté un attimo, e poi si rese conto che non aveva idea di quale gin chiedere. Sceglilo pure tu per me, io sono poco pratica. È Megan l’esperta del gruppo, di norma!» Rise, sentendo di aver già limato un po’ la tensione. Avrebbero chiamato un cameriere una volta che anche Derek avesse deciso la sua ordinazione. Era strano averlo davanti, così vicino, senza un motivo specifico. Era proprio un bel ragazzo, Derek, oltre a essere una persona dai modi gentili e di grande intelletto. E più pensava ciò, più si rendeva conto di essere incredibilmente curiosa all’idea di conoscere meglio quella persona che aveva sempre visto come un collega più grande, bello e inarrivabile. Non sapeva di cosa parlare, ma c’era sempre un bel modo di iniziare una conversazione. Banale, forse, ma meno scontato di quanto potesse sembrare. «Come stai?»


 
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view post Posted on 15/6/2023, 17:57
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Vide Jean chiudere il libro ed alzare gli occhi su di lui, per un momento la guardò negli occhi color nocciola ma distolse lo sguardo per guardarsi intorno, nella sua avanzata verso il tavolo in cui era seduta la ragazza non aveva lo aveva fatto. La vera ragione era che non riusciva a guardarla negli occhi perché le ricordava i momenti di profondo silenzio vissuti al ballo di fine anno. Sebbene avesse voluto non farlo dopo pochi secondi tornò a guardare la ragazza concentrandosi su tutto il viso e non solo sugli occhi.
Era stata carina a scusare il suo ritardo, benché fossero pochi minuti non era comunque rispettoso arrivare dopo l'orario concordato, forse era uno dei retaggi della sua vita all'orfanotrofio, dove si doveva arrivare sempre cinque minuti prima dell'inizio di ogni evento della giornata, dalla colazione alla cena. Provò una fitta in un punto imprecisato dello stomaco nel ricordare quante volte era rimasto senza un pasto prima che imparasse ad arrivare puntuale.
Rimase spiazzato quando lei si alzò per indicargli la sedia, ovviamente l'aveva vista, ma non avrebbe preso posto finché la ragazza non avesse proferito verbo, anche questo era un retaggio di una vita passata, nessuno che arrivava in ritardo si sedeva se la direttrice non dava il permesso, e benché Jean non potesse essere più diversa della vecchia megera era come un riflesso incondizionato, qualcosa di così radicato nella sua mente che non poteva fare a meno di agire in quel modo, sperava tanto che la ragazza non avesse capito ciò che ci celava dietro quello strano comportamento.
Accolse la richiesta di Jean e si mise a sedere di fronte a lei dicendo
Grazie! Sorrise, era una delle buone abitudini che aveva preso da qualche tempo, al dire il vero dall'inizio del torneo, sebbene vi erano stati momenti in cui non avrebbe potuto sorridere nemmeno se si fosse sforzato in altre occasioni era stato quasi naturale. Nella sua mente baluginò qualche immagine del compleanno della ragazza, il sorriso si estese mentre la guardava rivolgergli la domanda sul cosa avrebbe pvoluto prendere da bere, rimase nuovamente spiazzato alla richiesta di scegliere per lei un gin da bere, questa volta lo stupore avrebbe potuto leggersi sul suo viso. Rise all'allusione alla Caposcuola, era certo che se fosse stata li avrebbe avuto il giusto suggerimento. Solitamente, in occasioni speciali come questa, prendo del whisky incendiario o dell'idromele barricato. Raramente il vino elfico. Si soffermò a guardare i duri lineamenti del volto della ragazza e si scoprì più calmo di quanto si aspettasse, quasi a suo agio, era davvero strano perché si trovava davanti una ragazza che per lui era quasi sconosciuta, solitamente avrebbe avuto paura di dover iniziare la conversazione oppure di dover rispondere a domande troppo difficili Comunque, oggi è il tuo giorno! Per cui ti farò compagnia per il primo giro con un gin Dopo di ciò si sentì stupido nell'averlo detto, non che volesse fare compagnia a Jean nel bere ciò che evidentemente l'attirava di più, perché voleva, ma non aveva idea di quale gin scegliere, e non era poi così sicuro che in quel luogo avrebbero trovato l'unico gin che conosceva. Devo dirti la verità Disse con volto falsamente contrito, non era poi la fine del mondo ma non voleva deludere la ragazza per cui optò per la sincerità Non sono proprio un esperto di gin, e non ho idea di quali abbiamo qui, l'unico che conosco è il Bombay Sunset Disse con un leggero tono di scusa nella sua voce. Mentre guardava la ragazza accadde ciò che temeva, benché si potesse pensare che la domanda "Come stai?" fosse banale, era in grado di mettere in crisi la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze di quell'età. In primo luogo portava sempre a chiedersi come andava, domanda che di rado la mente proponeva a se stessi, e poi metteva sempre nella sgradevole posizione di dover scegliere se mentire o dire la verità, di solito variava da come la proprio mente rispondeva alla domanda, non si era soliti dire "male" o ciò che andava male. Derek iniziò a sondare i suoi pensieri e sentimenti, come stava? Partendo da ciò che viveva, la scuola dava le sue soddisfazioni, la sua condizione talvolta lo avviliva altre volte lo esaltava, ma ciò che riempiva veramente la sua mente in quei giorni era la lotta interiore sul suo futuro, era estenuante ma doveva pensare al suo futuro e alla ricerca delle sue radici. Per non far passare troppo tempo rispose sinceramente, sapeva che Jean avrebbe capito, non aveva paura in quel momento, forse per farsi coraggio la guardò negli occhi sperando di non prendere il filo del discorso, come molti ragazzi che non aveva frequenti chiacchierate con altri essere umani sostenere lo sguardo poteva essere un problema, ma c'era qualcosa che lo calmava in quegli occhi e che al contempo lo agitava Tutto sommato non posso lamentarmi, ormai passo il mio tempo a studiare, credo che mi manchi il Quidditch, gli allenamenti, almeno. Erano una piacevole pausa, mi permetteva di pensare a qualcosa che non fossero compiti. Non andò a fondo, va bene essere sinceri ma non aveva intenzione di dire che gli mancavano i componenti della squadra, o almeno non al momento Ultimamente sto cercando di capire cosa fare dopo scuola Lo disse in tono neutro, come se quelle battaglie non lo rendessero spesso infelice e pieno di dubbi. Addirittura abbozzò un sorriso, forse non proprio ampio come avrebbe voluto, ma il quel momento era il meglio che potesse fare. Tu, come stai? Chiese infine cercando di mostrare interesse, forse aveva sbagliato nell'essere sincero, non che la compagnia non meritasse, ma adesso la sua mente aveva iniziato a pensare nuovamente. Fermò quei pensieri, aveva intenzione di dedicare se stesso alla conversazione per una volta, e forse a richiamarlo alla realtà fu quel profumo che innondò le sue narici, era strano che non lo avesse ancora sentito, quando aveva ricevuto la lettera era stato il primo particolare a notare. Forse non c'era troppo d stupirsi, un profumo come quello era normale che predominasse in quella baracca che puzzava di puzzo di sudore e fumo e nel momento in cui portò il busto in avanti lo sentì più chiaramente. Si concentrò su quel profumo, un'arma a doppio taglio ma gli permetteva di non badare ad altro, di non cadere nel suo vortice di pensieri.

 






 
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view post Posted on 4/9/2023, 10:41
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Jean Grey
17 anni - emozioni miste

Non c'era incontro con Derek che non la lasciasse stupefatta. Era così beneducato da sembrare quasi impostato, ma in realtà si capiva perfettamente che si trattava di un comportamento naturale. Era semplicemente così, Derek: un galantuomo dalle maniere impeccabili, riservato e dedito agli studi. Anche se Jean aveva sempre avuto la sensazione che dietro quel ragazzone così a modo si nascondesse un mondo, un mondo che forse non era accessibile a nessuno all'esterno.
Quando Derek prese posto di fronte a lei, Jean non poté non notare quanto risultasse alto anche da seduto. Si soffermò una manciata di secondi sul suo stato d'animo. Non era certa di come si sentisse, aveva un po' di emozioni che si sovrastavano e nessuna stava prendendo il sopravvento sulle altre. Dovette constatare, però, di essere contenta di averlo lì, e di sentirsi molto più a suo agio di quanto non avesse immaginato. Aveva come la sensazione di avere una sorta di legame con lui, un legame di una natura ancora sconosciuta. Forse era solo un vaneggio, ma non riusciva a togliersi questa sensazione di dosso.
Rimase in ascolto del suo discorso sugli alcolici, ritrovandosi a sorridere di cuore quando Derek nominò il Bombay Sunset. A farla sorridere fu la tenerezza che emerse dal volto di Derek, dall'aria mesta che assunse come se si dovesse scusare di non essere pratico di gin.
«Non ti preoccupare, non ne so molto nemmeno io! Ci faremo consigliare dagli esperti. Chiederemo di farci portare due bicchieri del miglior gin che hanno!» Si guardò attorno, in cerca dello sguardo di un cameriere, decisa a richiamare la sua attenzione non appena qualcuno avesse ricambiato il suo sguardo.
Sorrise nuovamente, e poi prestò totale attenzione alle parole di Derek. Lo ascoltò parlare degli studi, del fatto che gli mancava il Quidditch - e su questo doveva concordare - e che fosse impegnato a pensare al suo futuro. Non avvertì alcuna inflessione nelle sue parole, nessuna tensione o preoccupazione. Pareva quasi che fosse abituato a rispondere a quella domanda, o forse aveva ormai accettato di portarsi appresso quel peso e riusciva a gestire meglio la pressione. Poi Derek le chiese come stesse. Normalmente avrebbe risposto un generico "bene", come spesso si fa in questi casi, ma per qualche motivo sentì che parlare con Derek non era come parlare con un conoscente qualunque. Con lui sentiva di potersi spingere oltre le formalità. Prese il libro dal tavolo e lo sistemò in borsa, e poi tornò a guardare il ragazzo negli occhi.
«Non sto male, ma onestamente non ti posso nemmeno dire di stare bene. In questo preciso istante, qui» *con te*, avrebbe voluto dire, «sento di stare bene. Ma se riporto la mente a tutto il resto, devo ammettere di sentirmi un po' sopraffatta. Ho tanti pensieri per la testa, tante cose da fare, e così poco tempo ed energie per farle.»
Quando finì la frase, si ritrovò a guardare il tavolo. Non si era accorta di aver spostato lo sguardo. Non aveva alcun problema a guardarlo negli occhi, semplicemente per rispondere a quella domanda il cervello si era attivato e aveva iniziato a pensare. Avrebbe raccontato tutto a Derek, se lui gliel'avesse concesso. Non era così normale per lei sentire di potersi aprire in quel modo, ma tant'è, con lui pensava di poterlo fare. Ma si interruppe, temendo di averlo travolto di parole.
«Scusami, mi hai solo educatamente chiesto come stessi e io ti sto già ammorbando. Piuttosto, se ti va, dimmi su cosa sei indeciso per il post-Hogwarts. Che idee hai in mente?»
Aveva pensato a quell'incontro come occasione per conoscere meglio il suo concasato, quel ragazzo che tanto la incuriosiva e affascinava, e non avrebbe perso l'opportunità di farlo.


Non so bene come funzioni, ma se possibile vorremmo ordinare!

 
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view post Posted on 8/9/2023, 10:17
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Quel giorno le capitò il turno serale. Non che fosse particolarmente contenta di prendervi parte, difatti dalla sua espressione si poteva ben evincere tutto ciò. Non che odiasse lavorare lì, nonostante l'ambiente già di per sé talmente angosciante da farle passare la voglia di vivere, ma il pensiero delle lezioni e di tutte le nozioni che aveva da recuperare in quel periodo le rendeva il lavoro più difficile. Si ritrovava spesso con la testa tra le nuvole, di chi si trovava lì ma non era lì.
Si sistemò il grembiule più stretto in vita, che puntualmente si sfilava e allargava in una maniera che le dava immensamente fastidio; strinse il mezzo chignon sulla testa che si allentava ogni due per tre subito dopo. Quella sera la situazione era abbastanza tranquilla: in fondo, non era ancora orario di cena. C'era solo qualche cliente sparso per il pub, di cui la maggior parte già serviti. Lyvie si premurò di preparare al volo una globingrappa appena ordinata al bancone, quando nel posto giunse un viso conosciuto solo vagamente.
La rossa non sembrava assolutamente in linea col pub, che era frequentato principalmente da uomini di mezza età, donne losche e tizi inquietanti. Inoltre, tutta quella polvere e l'atmosfera tetra e sinistra che aleggiava nell'aria rendevano quel posto un anti-gioventù. Era, difatti, raro che uno studente di Hogwarts venisse lì. Eppure, eccola. In un angolo del posto, tra il muro e il tavolino, mentre leggeva un libro. Proprio per questo, Lyvie attese volutamente: forse aspettava qualcuno.
E così fu. Un ragazzo che non conosceva, ma che sapeva facesse parte del gruppo studenti del castello, la raggiunse. Si domandò se fossero o meno della stessa casata, osservando semplicemente la scena da lontano. Come garzone lì, in cui ormai lavorava dal primo anno, la giovane Serpeverde aveva grossomodo capito quando avvicinarsi ad un tavolo e come farlo. Li lasciò un po' parlottare, quando si sfregò le mani con lo strofinaccio attaccato vicino al bancone, per recuperare il blocchetto e la penna per l'ordine. Tutto ciò perché la ragazza aveva cominciato a guardarsi attorno, invece che concentrarsi sul suo interlocutore.
Uscì dal bancone lateralmente, avanzando qualche passo verso di loro. Giunse al tavolo e sorrise, un sorriso un po' abbozzato, di chi era già stanco di quel turno e che voleva solamente portarlo a termine. Non aveva bisogno di carinerie particolari per rigirarsi per bene il cliente: la fama del Testa di Porco lo precedeva e, in fondo, chiunque consumasse lì non era mai chissà quanto amichevole di per sé. Non che lei lo fosse particolarmente, amichevole.

« Cosa vi porto, ragazzi? » esordì, carta e penna alla mano e le iridi verdi che si alternavano tra i due.

15 anni • garzone • II anno • Serpeverde • Scheda
 
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view post Posted on 24/12/2023, 10:50
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Derek si mise in ascolto della ragazza, non avrebbe voluto perdere nulla di quell'incontro. Nessuna parola, o inflessione del tono della voce che potesse dirgli qualcosa di particolare su quella ragazza. Era forse la stessa curiosità, che da buon Corvonero, provava per ogni libro o nozione sui quali riuscisse a mettere le mani? O quella voglia era dettata da tutt'altro?
In quel momento non si permise di scoprire quale delle due fosse la verità. Non era importante. La sua attezione era proiettata sulla ragazza, sperò davvero che tutto ciò non si riflettesse sul suo volto, di sicuro aveva spinto leggermente la schiena in avanti, come prova incontrovertibile del fatto che lì c'erano solo loro. D'altra parte, chi o cosa altro avrebbe potuto attirare la sua attenzione in quel pub?
Forse, avrebbe potuto essere distratto dagli olezzi che si alzavano inesorabili da ogni parte, ma per qualche strano motivo le sue orecchie, che solitamente sentivano molto più di quanto avrebbe voluto, erano solo per la ragazza. Persino il naso recepiva solo l'odore che era certo aveva sentito quando il gufo aveva portato l'invito a quell'incontro.
Sollevato dal fatto che Jean propose di farsi consigliare quale gin prendere.
Aveva quasi dimenticato il motivo per cui era lì, le parole della ragazza avevano riempito la sua testa. Era straordinario come avesse espresso un pensiero o un sentimento comune.
Per Derek era stato sempre difficile capire i suoi sentimenti, e l'essere lupo mannaro aveva accentuato la difficoltà di riconoscere i suoi sentimenti. Aveva capito con sgomento che talvolta, quando era perticolarmente percettivo, riusciva a provare i sentimenti altrui. Ma in quel momento, il benessere che provava, non aveva nulla a che fare con i sentimenti di altri. Sentiva che era proprio il suo essere, per la prima volta: si sentiva a suo agio.

Capisco, è un po' come andare sulle montagne russe.
La guardò negli occhi, come a voler enfatizzare il fatto che lo stare della ragazza era in tutto e per tutto simile al suo.
Credo sia parte della vita, per quanto ci si provi ci sara sempre qualcosa che possa tirarci giù o preoccuparci. Forse il segreto sta nel godersi i momenti di pace, per quanto possano essere rari.
Sorrise, non era proprio il caso di indugiare sull'argomento, aveva come l'idea che avrebbe fatto scendere un velo di gelo e di pensieri che in quel momento non voleva avere, e per qualche motivo non avrebbe mai voluto essere la causa di pensieri non piacevoli pee Jean.
Per cui accolse con piacere l'opportunità di cambiare discorso, anche se inevitabilmente lo portavano a parlare del suo futuro, argomento, che per quanto di conversazione, non avrebbe giovato alla sua mente così rilassata.
Scoprì però che i suoi penseri non era turbinosi come al solito, erano molto più lineari in quel momento di quanto non lo fossero mai stati. Si soffermò sul volto della ragazza prima di parlare, come se quel benessere di una mente limpida potesse derivare prooprio dal fatto che si trovava lì con lei.

Per essere onesto non ho proprio le idee chiare, mi piacerebbe fare qualcosa di davvero utile e che posssa appassionarmi. Non so se riesco a spiegarmi.
Si morse un labbro per la paura di non riuscire a spiegare i suoi penseri, poi continuò.
Inizialmente avevo pensato ad un lavoro al ministero, ma ultimamente mi sono scoperto abbastanza insofferente al lavoro d'ufficio. Forse ho passato troppo tempo dietro un tavolo a studiare, per voler stare dietro una scrivania.Forse aveva aggiunto un'argomentazione che potesse spiegare meglio la sua posizione.
Di una cosa sono certo...vorrei lavorare con le creature magiche, fare qualcosa che possa aumentare la nostra conoscenza su quanto siano straordinarie, magari questo mi porterà a viaggiare.
Le ultime parole lo avevano fatto invervorare, parlare di ciò che gli piaceva solitamente di traduceva in una luce che era visibile nei suoi occhi e nel suo petto. D'improvviso si accorse di aver confidato più a Jean di quanto avesse mai confidato a se stesso. Forse era stato il semplice fatto di dire ad alta voce i suoi penseri latenti a renderli molto più concreti. Di scatto guardò la cameriera, non l'aveva sentita avvicinarsi, fu quasi una sopresa, solitamente non poteva fare altro che sentire i passi di chiunque si avvicinasse a lui.
Beh, gradiremmo, se possibile, due bicchieri del vostro migliore gin
Poi tornò a guardare Jean come ad attendersi un segno di consenso per quella scelta.

 






 
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view post Posted on 17/1/2024, 15:19
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Jean Grey
17 anni - serena

Mentre gli parlava, Jean notò che Derek si era proteso verso di lei, come se volesse dedicarle tutta la sua attenzione, o almeno così aveva interpretato lei. Non era abituata a vedersi rivolgere atteggiamenti simili, e si sorprese nel sentirsi lusingata da quel gesto. Sentirsi, per una volta, il centro dell’interesse di qualcun altro, soprattutto di qualcuno come Derek, le piacque davvero. Quando fu lui a prendere la parola, Jean gli ricambiò il favore, concentrando tutta sé stessa verso il ragazzo. E improvvisamente, in quel locale non c’erano altri che loro.
Derek la guardò negli occhi, e Jean percepì un brivido, ma diverso dal solito. Non era un classico scambio di sguardi languidi di quelli a cui era abituata, era più uno sguardo che sembrava comunicare “so come ti senti”. E uno sguardo del genere era prezioso. Dalle parole successive del ragazzo, Jean iniziò a pensare che, anche se certamente per motivi diversi, entrambi si sentivano o si erano sentiti schiacciati dal peso dei propri problemi ma provavano a conviverci al meglio delle loro possibilità. Anzi, aveva la sensazione che Derek fosse molto più avanti di lei in questo processo, percepiva che avesse già dovuto fare i conti con qualcosa di pesante. Tutto di lui glielo faceva pensare, dalla postura, all’atteggiamento, alle parole.
Jean gli chiese poi dei piani per il futuro, e rimase assorta in ascolto. Tutto ciò che le disse era ovviamente nuovo per lei, considerato che di lui sapeva poco e niente. Dunque, a quanto pareva era interessato alle creature magiche, avverso al lavoro d’ufficio e desideroso di viaggiare. Per un attimo, una frazione di secondo che però riuscì a cogliere appieno, come rapita dall’idea di una fuga dalla realtà e dai problemi che la attendevano, pensò di dirgli *portami con te nei tuoi viaggi*. Ma non lo fece.
La sua eclissi negli occhi di Derek fu interrotta dall’arrivo della cameriera. Era certa di conoscerla, doveva averla vista al Castello qualche volta e forse anche a un ballo, ma non ne era certa. La salutò con un sorriso cordiale e lasciò che Derek parlasse. Annuì alla sua proposta di ordinare due bicchieri del loro migliore gin, sorrise nuovamente alla cameriera e poi tornò a guardarlo.
«Mi sembra che comunque le tue idee sul futuro non siano poi così confuse. O almeno» sorrise, senza volerlo, sentendosi un po’ stupida «considerato il casino che ho in testa, per me sarebbe un lusso avere anche solo una vaga idea di cosa vorrei fare dopo la scuola… invece per ora sto a zero.» Si fermò un momento a ripensare alle parole che aveva appena pronunciato, a quanto fosse cambiata dall’ingresso a Hogwarts. Gli avvenimenti degli ultimi anni, in particolar modo le scoperte su suo padre e il complicarsi del rapporto con la madre, l’avevano drasticamente cambiata e le avevano mischiato completamente le priorità. «Quando sono entrata a Hogwarts avevo le idee molto chiare su cosa avrei voluto fare, o meglio, sapevo che avrei solo voluto studiare perfettamente ogni cosa in modo da avere un lavoro sicuro ed essere certa di poter essere di supporto a mia madre… ma ora non è più così, non so come sia ma di certo non è così. Non ho più a fuoco il mio futuro, probabilmente perché non riesco a mettere a fuoco nemmeno il mio presente…»
Qualche istante dopo aver finito di parlare, si rese conto di aver preso di nuovo a fissare il tavolo, assorta nel proprio discorso, e si dette uno scossone. Aveva parlato a ruota libera e aveva detto più cose di quanto non potesse sembrare. Era come se i due si stessero raccontando a vicenda senza scendere nei dettagli, perché forse dei dettagli non c’era bisogno. Anche se Jean, in effetti, sentiva davvero che a quel ragazzone avrebbe potuto raccontare tutto, si sentiva stranamente a suo agio all’idea di parlargli. Forse non sarebbe riuscita a esternare tutto di sua spontanea volontà su due piedi, ma se le avesse chiesto qualcosa di specifico avrebbe risposto tranquillamente. Allo stesso modo, era desiderosa di sapere di più su Derek, sulla sua vita, ma non era certa di quale fosse l’approccio migliore. Chiedergli “parlami di te” non era certo la cosa più bella da fare, avrebbe rischiato di metterlo in soggezione. Decise, momentaneamente, di considerare concluso il suo turno di parola e sperare che avanzasse lui qualche domanda. Sperando di incoraggiare quella scelta, gli rivolse uno sguardo sereno e gli sorrise.



Se possibile, ordiniamo due normalissimi bicchieri di gin!

 
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view post Posted on 17/1/2024, 18:02
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Parlare con Jean era una liberazione, per qualche motivo dire quelle parole ad alta voce rese più chiare le sue idee, persino le sue sensazioni e sentimenti sembravano essere calme come non lo erano mai state da quando era stato morso. Da tempo, ormai, aveva capito che percepiva le emozioni di chi gli era vicino. Una volta aveva sentito quel misto di rabbia e delusione cocente di una studentessa alla scoperta di essere stata tradita dal ragazzo. Non aveva mai sentito emozioni così forti, era come se il cuore volesse uscire dal petto lacerando ossa e carne.
Ma in quel momento, per quello che reputava una grande benedizione, era tranquillo e non era una sensazione di qualche sconosciuto, era sua e la stava assaporando come il succo di zucca fresco d'estate.
Per tutto il suo discorso sul futuro non smise di guardare Jean negli occhi, altra sorpresa. Non era solito parlare di se stesso a quel livello di informazioni e riuscire a reggere lo sguardo del suo interlocutore. Fu la prima volta che nella sua mente passò un flebile pensiero, come se questo fosse sepolto da altri, a metà tra l'inconscio ed il suo io cosciente: Questa ragazza deve avere qualcosa di speciale.
L'eco nella sua mente si spense ben presto, tanto che Derek avrebbe potuto giurare di fronte ad una giuria che non lo avesse mai pensato.
Nemmeno l'arrivo della cameriera ebbe la possibilità di distrarlo più di tanto, dopo l'ordinazione tornò a guardare Jean, nel suo parlare percepiva ciò che non era stato detto, ciò che vi era sotto le righe, comprendeva perfettamente l'idea di sentirsi smarriti, specie se dopo eventi drammatici, anche se non poteva dire se Jean ne avesse vissuto uno, eppure sentiva che era così, la capiva e probabilmente la ragazza non avrebbe mai saputo quanto, era la roccaforte di eventi traumatici, talvolta aveva pensato che il fato avesse voluto accanirsi in modo vergognoso. Aveva percepito anche la distanza tra lei e la madre. Certo, l'idea iniziale di aiutare la madre avrebbe potuto significare che non c'era un padre? Non ebbe cuore di chiederlo. Sapeva bene come il portare i pensieri su un ricordo doloroso non era affatto piacevole. A lui non sarebbe piaciuto se qualcuno, da nulla, gli avesse chiesto dei suoi genitori. Però, notò come il quel momento il ricordo lontano della loro morte, o forse più del fatto che un tempo fossero in vita, non fece breccia nel suo cuore come una spada ghiacciata, tuttalpiù sembrava un leggero spillo.
Quel pensiero, esattamente lo stesso, sopito tra l'incoccio ed l'io cosciente fece nuovamente capolino, ma andò via come prima.
Vide la sua testa abbassarsi per fissare il pavimento ed ebbe l'irrazionale voglia di prenderle una mano, addirittura di abbracciarla cingendole un braccio sulla spalla per farle sentire la sua solidarietà, o voleva confortarla con il suo supporto? Forse era un bene che il quel momento non si guardassero negli occhi. Ma Jean si riprese quasi immediatamente e gli diede la chiara immagine di una ragazza forte.
Sai disse piano e con un tono di voce pieno di gentilezza, senza inflessioni che potessero rasentare la compassione, Jean non ne avrebbe avuto bisogno, lo sentiva. Talvolta può sembrare che ciò che abbiamo davanti sia insormontabile, sono certo che verrai a capo di questa matassa. Serve pazienza, a volte ti svegli la mattina con la consapevolezza di aver fatto un passo in avanti o di aver lasciato cadere quel peso che ti portavi dietro da troppo tempo. Comprendi che ciò che ti schiaccia non era poi così pesante da non poter essere sollevato, e quel dolore...non era poi così insopportabile La luce nei sui occhi si spense per qualche secondo, negli stessi perdurò il silenzio. Poi come a voler fare un tentativo per tirarla su di moraleE poi se ancora al terzo anno, sarei stato stupito di sapere che avessi già le idee chiare Si grattò il mento e penso *Non come me che sono in dirittura di arrivo* Forse non sono nemmeno affari miei... iniziò cautamente guardandola negli occhi con intensità quasi volesse trasmettergli la sua calma e la sua comprensione Potremmo pensare al tuo presente, se vuoi, come vorresti vederti? Sperava davvero di non averla spaventata. Il suo tono lasciava intendere che era libera di scegliere se farlo o meno, e ci mancherebbe altro! Forse avrebbe dovuto fare il primo passo verso quella strada che avrebbe portato più affondo nella loro conoscenza Per esempio, mi vedo studiare fino allo sfinimento per l'arrivo dei M.A.G.O., anche se in realtà dopo i G.U.F.O non vorrei perdermi qualche occasione per staccare e vivere questo percorso con la giusta calma e godermi momenti come questo Aveva parlato senza riflettere, sperava davvero che il suo volto mantenesse il suo solito colore, nei fatti non aveva sentito il calore aumentare in zona viso, forse perché gli era venuto così naturale? Riprese dopo qualche secondo Mi vedo prendermi cura delle mie creature magiche e non, non mi potrei mai perdonare se si sentissero abbandonate. Era appena divenuto il fiero compagno di una gatta e un Jobberknoll, sorrise al pensiero Mi vedo provare nuove esperienze, sono stato troppo tempo con il naso sui libri, a volte mi sembra di non aver mai vissuto realmente. Ancora una volta si aveva parlato a ruota libera, senza riflettere. Perché era così naturale? Perché sentiva così libero da ogni peso che la sua vita gli aveva, ingiustamente, posto sulle spalle. *Mi vedo liberarmi dal mio peso più grande* Pensò alla fine, che liberazione sarebbe stata avere qualcuno che conoscesse il suo segreto, poterne parlare senza paura di esse giudicato. Ma per farlo avrebbe dovuto raccontarlo, avrebbe dovuto fidarsi tanto di quella persona. In quel momento non sentiva la mancanza di fiducia In Jean, ma la paura che le avrebbe potuto alzarsi ed allontanarsi era un prezzo che non avrebbe voluto mai pagare. Seppur sentiva di poter raccontare se stesso alla ragazza che aveva di fronte, c'era una parte di lui che non avrebbe mai voluto che la ragazza conoscesse o incontrasse. Quella preoccupazione spense per un solo istante la luce nei suoi occhi, quella luce che era divampata nel momento in cui aveva deciso che per Jean avrebbe fatto un sforzo che per altri non avrebbe mai nemmeno pensato di fare, come se una luna avesse oscurato il sole per pochi istanti. Tornò a protendersi verso di lei, tentando di allontanarsi da stesso e da quel pensiero, sperando che non lo giudicasse come se stesse valicando il confine della sua zona di comfort, si sarebbe ritratto al minimo segnale di disagio.

 






 
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view post Posted on 19/1/2024, 23:00
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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Il motivo per cui i due si erano incontrati lì era a lei ignoto, e poco le interessava. Tuttavia, si domandò chi fossero e qual era il legame che li accomunava. Le piaceva fare quel giochino nei momenti di noia quando era il suo turno al Testa di Porco, quando il tempo sembrava non passare mai. Le storie che si inventava erano degne di Oscar, a partire da quelle ordinarie a quelle più strampalate.
Ma stava divagando col pensiero.
Alternò ogni tanto lo sguardo tra i due, concentrando principalmente gli occhi verso la rossa al tavolo. Era una splendida ragazza, doveva ammetterlo. Ordinò il tizio per entrambi, così Lyvie semplicemente annuì dopo avergli lanciato un’occhiata veloce. L’annuire di lei le diede conferma.

« Subito. » e senza dire altro si congedò, sparendo dietro al bancone polveroso.
Questione di attimi, e tornò al loro tavolo col vassoio che abilmente teneva con una mano; sopra, due bicchieri con una quantità moderata di gin.

« Ecco qui. » si piegò leggermente in avanti e, un bicchiere dopo l’altro, prima lo porse alla rossa, poi al ragazzo che l’accompagnava.
Sorrise appena cordiale, facendo retro-front per ritornare al suo posto. Era una giornata fiacca, morta a tratti. Avrebbe dato loro il tempo necessario di parlare standosene al proprio posto, magari occupandosi di faccende apparentemente utili che l’avrebbero aiutata a passare il tempo.
Avrebbero potuto pagarla direttamente al bancone, in tutta tranquillità, anche nel momento in cui si sarebbero alzati dal loro angolino.

15 anni • garzone • II anno • Serpeverde • Scheda



A testa sono 2 Falci, fanciulli! :zalve:

 
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view post Posted on 26/1/2024, 12:55
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Jean Grey
17 anni - serena

Per fortuna, Derek prese la parola come da lei sperato. Sollevata, ascoltò le bellissime parole del ragazzo, e ciò che sentì non fece altro che confermare i suoi sospetti: era sempre più certa che Derek avesse vissuto qualcosa, più di qualcosa anzi, che gli avesse lasciato un segno profondo. Solo una persona con determinate esperienze alle spalle poteva parlare in quel modo. Provava la stessa sensazione quando parlava con Megan di argomenti importanti: la sua amica non avrebbe mai potuto dirle le cose che aveva detto se non le avesse vissute sulla sua pelle. Era allo stesso tempo confortante, perché si sentiva meno sola, ma anche molto triste sapere che le persone a cui teneva avessero più o meno tutte vissuto qualcosa di brutto o pesante, ma ormai aveva capito che la vita non dà sconti a nessuno, tanto meno a chi meriterebbe solo cose belle.
Le parole di Derek la fecero sentire bene. In quel momento Jean sentì alleggerirsi il peso che si portava appresso, almeno un pochino. Iniziava a credere che quel peso potesse diventare ancora più leggero se condiviso ulteriormente. Già la conversazione con Megan di qualche tempo prima era stata incredibilmente liberatoria. Per quanto non riuscisse a togliersi dalla testa l’idea che confidare cose simili fosse come scaricare su qualcun altro i propri problemi e fosse in qualche modo sbagliato, aveva iniziato a capire che forse la fiducia, l’amicizia e la complicità erano fatte anche di queste cose: farsi carico di parte del peso di una persona cara per alleviarle la pena. Jean, dal canto suo, era più che disposta a farlo, quindi magari non era poi così sbagliato pensare che anche Megan, e forse anche Derek, lo fossero a loro volta.
«Potremmo pensare al tuo presente, se vuoi, come vorresti vederti?» Era davvero una bella domanda. Era la prima volta che qualcuno le chiedeva una cosa del genere, tanto che nemmeno lei si era mai posta questa domanda. Prima di fermarsi a rifletterci, però, rimase in ascolto di Derek, e ciò che disse la turbò: aveva appena realizzato che la permanenza di Derek al Castello non sarebbe durata ancora a lungo, e nonostante la loro conoscenza non fosse così profonda, nonostante effettivamente a stento si potessero definire più che conoscenti, questa idea le procurò una spiacevole fitta allo stomaco. Improvvisamente, Hogwarts senza Derek le parve vuota.
Il gin arrivò nel momento in cui i pensieri di Jean si erano fatti più bui, e fu un sollievo. Ringraziò ancora la ragazza, prese il suo bicchiere e lo levò verso il centro del tavolo per fare un brindisi con Derek. Lo guardò in quegli occhi che si facevano sempre più belli e profondi, e gli sorrise. «Cin cin» avrebbe fatto tintinnare i loro bicchieri se Derek avesse ricambiato il gesto. Poi, bevve il primo sorso legale di alcol della sua vita. Storse un po’ il naso, ma alla fine il gusto non era affatto male. «Beh, dai, ci sta. Certo, non è come quelli che ho bevuto con Megan, Merlino solo sa da dove li recupera gli alcolici lei… però è buono, vero?» Le uscì una risata spontanea, e poi bevve un altro sorso. Il liquido freddo le percorse tutto il corpo fino a raggelarle e bollirle lo stomaco contemporaneamente, ma nel modo piacevole che solo gli alcolici sanno fare. Si rese conto in quel momento di non aver mangiato nulla dall’ora di pranzo, e che probabilmente avrebbe dovuto andarci piano per non sbronzarsi accidentalmente per via di uno stomaco vuoto.
Dopo il terzo sorso, iniziò a pensare alla domanda postale da Derek. «Come vorrei vedermi oggi… Non ci ho mai pensato a essere sincera, vivo giorno per giorno pensando al futuro lontano ma mai al presente… vediamo un po’.» Guardò un momento verso il soffitto, pensierosa. Poi, effettivamente qualche idea le venne in mente. «Di sicuro mi vedo via da casa. Voglio bene a mia madre, ma ultimamente le cose con lei sono molto strane e pesanti, e se penso di passare ancora altre vacanze in quella casa, o ancor peggio di viverci, mi viene la nausea.» Era una cosa che sapeva già da un po’, ma parlarne a voce alta aiutava a sentirla più vicina, più necessaria. Ormai era maggiorenne, per cui non c’era più nemmeno alcun problema legale a frenarla. «Non so se lo capirà, ma se ne dovrà fare una ragione.» Si accorse di aver assunto un tono serio, e il motivo era che dietro a quella scelta, dietro alla necessità di allontanarsi dalla madre, c’erano motivazioni importanti. Quello che Jean avrebbe dovuto fare per trovare l’assassino, o gli assassini del padre doveva essere fatto, e senza che sua madre fosse messa in mezzo. Non avrebbe retto ancora per molto a guardarla in faccia e mentirle spudoratamente.
Vedere il gin di fronte a sé la aiutò a riprendersi al volo. Bevve un altro piccolo sorso. «Per il resto, vorrei riuscire a riprendere il ritmo con gli studi. So di essere brava, mi piace molto studiare – non tutto, ma quasi – ma ho la testa da altre parti ormai da troppo tempo.» Per una frazione di secondo, il suo cervello indugiò sulla chioma rossa della ragazza che di recente l’aveva tanto turbata. Eppure, in quel momento quel pensiero era meno disturbante del solito. «Ma ora che ne parlo con te, sento quasi di poterci riuscire. Se devo essere sincera,» sollevò lo sguardo per portarlo verso quello di Derek «non mi sentivo così serena come in questo momento da parecchio.» Non poteva vedersi, ma riuscì a sentire il viso scaldarsi, forse per l’alcol, forse per le sue stesse parole. Ma era vero. Era così grata che Derek fosse lì, che non l’avesse ignorata. La sua sola presenza le aveva migliorato l’umore e allontanato i problemi, almeno finché stavano seduti a quel tavolo. «Dovremmo farlo più spesso, non trovi? Abbiamo tanto da dirci, secondo me. Perché ad esempio non inizi raccontandomi da dove nasce questa passione per le Creature?»
Voleva imparare a conoscere quel ragazzo, non avrebbe perso più alcuna occasione per farlo, e non c'era momento migliore di quello per cominciare.



 
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view post Posted on 28/1/2024, 17:57
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Andava detto quelle parole lo aveva lasciato con un certo benessere, Jean era la prima persona a cui aveva detto ciò che davvero sentiva in merito alla persona che voleva diventare o meglio essere in quegli ultimi anni nella scuola che per lui aveva significato casa. Ma ogni volta che pensava a quel concetto non poteva fare altro che emergere un'urgenza che sentiva sempre più forte in quei giorni che cercava di capire se stesso e cosa avrebbe dovuto fare della sua vita. Si dice che senza passato non ci sia futuro e Derek sapeva che era vero. Lui non conosceva nulla del suo passato, da dove veniva? Chi erano i suoi genitori?
L'unico ricordo che aveva riguardava l'incendio che li aveva uccisi, ogni volta che ci pensva portava la mano verso il pesso dove teneva il pendente contenente le foto moventi dei suoi genitori, unica certazza su di loro era che loro fossero stati un mago ed una strega. Altrimenti come avrebbero fatti le foto a muoversi.
E poi veniva la classica domanda, come era sopravvisuto a soli 7 anni?
era una domanda a cui non riusciva a trovare risposta, un po' come avesse potuto un incendio uccidere due maghi, quando lui stesso aveva imparato come rendere innocue le fiamme al suo primo anno?
I suoi pensieri vennero interrotti da tintinniò del vetro contro il legno del tavolo, guardò la cameriera andare via e poi i suoi occhi tornarono su Jean che stava alzando il bicchiere per un brindi, Derek afferrò il bicchiere e le sue dita lughe avvolsero tutta lacirconferenza del bicchiere basso. E mentre faceva tintinnare il suo bicchiere contro quello di Jean con un lieve movimento.
Al presente Poi sorrise, un sorriso genuino e quanto mai vero che si estense al suo sguardo posato sulla ragazza. Poi bevve e sentì il liquida ardegli la gola e poi scendere fino allo stomaco. Una sensazione di calore s'impadronì di lui, era piacevole.
inarcò le sopracciglia in un segno sorpreso quando Jean alluse al fatto che avesse già bevuto con Megan. Rise. Fors era l'idea che una prefetto ed una caposcuoloa avessero infranto le regole della scuola o forse l'alcool che iniziava a fare il suo effetto. Infatti, aveva già bevuto tre sorsi quando Jean iniziò ad immagginare il suo presente. Derek capì di aver avuto ragione a pensare che la situazione con la madre non era distesa. Gli dispiaceva. Dal canto suo aveva fatto sempre tutto in mniera indipendente essendo da solo. La durezza nella voce di Jean fece pensare a Derek che la ragzza avesse un sicurezza che poteva derivare da una decisione necessaria più che voluta.
Lascio che la ragazza parlasse finchè non avesse finito, voleva conoscerla e non voleva perdersi nessuna battuta. Il conitnuo richiamo al suo bicchiere indivìcava, forse, che quelle parole le costassero molto?
Da quando sono stato smistato in Corvonero ho sempre pensato che lo sutdio fosse tutto, conoscere ogni minimo dettaglio fosse l'unica
missione degna di uno studente della nostra casa.
Guardò Jean con intensità quasi volesse leggerle nella mente. Gli era già capitato di vedere ricordi di altre persone, in quell'occasione aveva scoperto di essere un legilimes, ma sapeva bene che non poteva farlo senza incantesimo al suo stadio, ne avrebbe voluto farlo con Jean. L'intensità del suo sguardo riferiva più all'importanza di ciò che aveva capito sulla sua pelle. La verità....è che ci sono cose più importanti. Concluse con semplicità.
Arrosì all'usione di Jean di trovarsi serena lì con lui, non era alcool neil suo calore corporeo. ma era possibile che la ragazza lo scambiasse per tale, è quel pensiero era rassicurante.
Persino l'allusione a nuovi incontri per parlare gli aveva fatto piacere e non vedeva nessun motivo ostattivo alla possibilità di rivedere la ragzza, anzi.
GLi aveva chiesto della sua passione per le creature, non sapeva bene da dove derivasse quella passione.
Ho sempre avuto una particolare predilizione per la natura...fin da quando mi nascondevo nel bosco vicino all'orfanotrofio quando era arrabbiato o spaventatoo. Aveva parlato senza riflettere, era la prima volta che alludeva alla sua precedente situazione con qualcuno, parlare di ciò che aveva vissuto faceva, solitamente, nascere sentimenti di pietà in chi ascoltava, sperava davvero che non accadesse quella volta. Non era un bel posto, gli amali del bosco erano gli unici a cui potevo parlare e confidare come mi sentivo. Poi abbassò la testa e parlò al bicchiere Non so perchè, mi trovavno e mi ascoltvano. Sono dei confidenti discreti Disse rialzando lo sguardo e cercando di sorridere. Forse è da questo che nasce la mia passione per gli animali. Mi hanno aiutato, e continuano a farlo, nei più bui. Poi come ripensandoci continuò con un tono che più normale non avrebbe potuto trovare Poi da quando... Cosa gli stava accadendo, stava per rivelare di essere un lupo mannaro? Si trattenne quasi in tempo. Per quanto parlare con Jean fosse liberatorio non era certo quello il modo di dire qualcosa che non era nemmeno tanto sicuro di voler rivelare in quel momento. Era vero, comunque, che la sua connessione con le creature magiche era diversa da quando era stato morso, ma ripiegò per una motivazione più blanda, seppur altrettanto vera. ho iniziato a studiare cura delle creature magiche non ho potuto fare a meno di innamorarmi delle creature magiche, possono dare molto. E non parlo solo di ingredienti per pozioni. Bevve un altro sorso di gin, il liquido arse la sua gola un po' secca per il parlare. Ancora non riusciva a capire come avesse potuto essere così sventato da quasi rivelare ciò che avrebbe potuto porre fine a quell'incontro. Forse, nel profondo, sapeva che dirlo a qualcuno avrebbe rappresentato la liberazione più grande, ma c'era tempo. Dimmi di te, che passioni hai? Tornò a sorseggiare il suo gin.

 





 
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view post Posted on 13/3/2024, 11:24
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Jean Grey
17 anni - carica di emozioni

««La verità è che ci sono cose più importanti».»
Era proprio vero. Si rispecchiava molto nel concetto espresso da Derek. Anche lei sin da bambina, da prima ancora di entrare a Hogwarts e ancor di più da quando il padre era morto, aveva sempre pensato che il suo unico obbiettivo dovesse essere studiare tutto, imparare tutto. Le erano bastati un paio di anni – che le erano parsi una vita, a dirla tutta – a farle cambiare idea. C’erano davvero cose più importanti dello studio. Le amicizie, le farfalle nello stomaco, il dolore, la vendetta, l’empatia, l’esperienza pratica delle cose: il mondo era fuori dai libri, questo ormai le era chiaro. Questo non voleva dire che lo studio non avesse la sua importanza o che non le piacesse, semplicemente non era più così centrale nella sua vita. E a quanto pare Derek la pensava allo stesso modo.
Continuò ad ascoltare le sue parole tra un sorso di gin e l’altro, senza lasciarsi sfuggire niente, nemmeno i suoi gesti e le sue espressioni. E a un certo punto Derek disse una cosa che, per quanto non l’avesse sorpresa più di tanto, le fece provare un tuffo al cuore. Derek era orfano. O comunque, era stato in orfanotrofio, quindi era cresciuto senza genitori, fossero questi morti o l’avessero abbandonato. Improvvisamente Jean capì. Dentro di sé lo aveva sempre sospettato, aveva immaginato che Derek si portasse appresso un peso notevole, e aveva sempre avuto la sensazione che questo peso fosse in qualche modo simile al suo. Lei aveva perso il padre da piccola, aveva ancora la madre ma da quando lui era morto le cose erano cambiate. Jean aveva iniziato a sentirsi responsabile per lei, come se dovesse essere lei il genitore di sua madre, nonostante nessuno glielo avesse chiesto. E di anno in anno aveva sentito Cara sempre più distante. Il loro rapporto aveva subìto una rottura da quando erano rimaste sole, e Jean non era certa che fosse sanabile. Probabilmente la sua situazione era molto diversa da quella di Derek, non ne sapeva niente, sapeva solo da mezzo minuto che era orfano. Ma, nel suo piccolo, pensava di poter comprendere almeno in parte il suo dolore.
Sentirlo parlare della sua connessione con gli animali, e a cosa questa fosse dovuta, fu un’emozione unica. Si sentì commossa da quanto profondo fosse come concetto. Non le sfuggì un tentennamento nel suo discorso, sembrava essere in procinto di dire qualcosa ma che avesse cambiato idea. Decise di non insistere: se avesse voluto dirle qualcosa lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà.
««Dimmi di te, che passioni hai?». »
Altro domandone. Era incredibile come domande così semplici le fossero così estranee. Non parlava mai di queste cose, con nessuno, nemmeno con le amicizie più strette. Con Megan di norma le conversazioni erano o molto più leggere e cazzone oppure decisamente più impegnate, mentre con Connor non avrebbe certo potuto parlare di nulla che riguardasse la magia. Buttò giù un altro sorso mentre rifletteva. «Un po’ mi vergogno a dirlo, lo ammetto, ma non ho mai pensato nemmeno a questo. Vediamo un po’…» ci avrebbe pensato sul momento, avrebbe espresso a voce alta i propri pensieri. «In questi anni ho scoperto di essere portata per l’Erbologia, anche se ho sempre trovato strano questo fatto, visto che in realtà non mi piace tanto come materia. Invece ho scoperto di detestare Storia della Magia, quando in realtà prima di entrare a Hogwarts ero certa che sarebbe stata la mia preferita. Assurdo, vero?» Ridacchiò, era davvero assurdo come ogni sua certezza, anche la più banale, si fosse sgretolata al giorno uno a Hogwarts. «Per il resto, mi piacciono molto le lezioni pratiche, Incantesimi, Difesa. Al contrario di quanto pensavo da bambina, che stavo solo appresso ai libri, ho notato che apprezzo molto l’uso pratico della magia. Non so ancora nulla del mio futuro, ma in questo momento ti direi di essere più indirizzata verso una carriera pratica piuttosto che una che preveda di stare dietro una scrivania o a riordinare scaffali in biblioteca.» Sorrise, sia perché ogni volta che guardava Derek le veniva da sorridere, sia perché per la prima volta aveva avuto un pensiero concreto sul suo futuro, e tutto questo solo grazie a una semplice ma mai banale domanda. Probabilmente sorrideva anche per l’alcol: normalmente quella quantità di gin non l’avrebbe scombussolata, ma lo stomaco vuoto sicuramente non era d’aiuto. Non era certamente alticcia, ma si sentiva senza dubbio surriscaldata.
Dopo un altro sorso di un gin ormai quasi finito, sollevò lo sguardo e tornò a guardare il ragazzone seduto davanti a lei. Le piaceva davvero tanto quella situazione, più di quanto non avrebbe potuto pensare, e sperava che quella serata potesse andare avanti ancora a lungo. «Sappi che, se hai tempo e voglia, tra poco ne ordinerei un altro.» Non mancava moltissimo nemmeno a lui per finire il suo, quindi a breve, se lui fosse stato d’accordo, avrebbero potuto prenderne ancora dell’altro. Forse era il calore dell’alcol, o forse l’emozione di quella serata, ma Jean sentiva un bruciore al petto, e non riuscì a trattenersi. Sentiva il bisogno di dirlo, e l’avrebbe detto. «Derek, senti…» riuscì a mantenere il contatto visivo. «Non so se sei il tipo di persona che parla di queste cose, se non lo sei va più che bene così e anzi, ti chiedo scusa, però ti ho sentito dire una cosa e sento la necessità di dirtela anche io. Hai detto che stavi in un orfanotrofio, presumo che a un certo punto da bambino tu abbia perso i genitori in un modo o nell’altro… beh ecco, volevo dirti che anche io ho perso mio padre, da bambina. Avevo nove anni credo, a essere sincera il mio cervello tende a confondersi a riguardo. So quanto questa cosa mi ha segnato, e soprattutto so quanto ho odiato ogni sguardo di pietà o accenno di perbenismo che mi sia stato rivolto in questi anni, soprattutto quando ero ancora piccola. Quindi niente, volevo solo dirti che se qualche volta senti il bisogno di parlare di questo, o di qualunque altra cosa, con qualcuno che ti ascolti senza farti sentire un “povero orfanello”» mimò con le dita il gesto delle virgolette, per far intendere quanto detestasse essere additata in quel modo, «io sono qui.»
Disse tutto questo dal cuore, quasi di getto, semplicemente perché lei per prima avrebbe voluto sentirsi rivolgere quelle parole. Le poche persone con cui si trovava bene a parlare erano appunto quelle in grado di comprenderla senza giudicarla, che avevano la maturità e la sensibilità emotiva di capire quello che provava senza definirla, senza pregiudizio, senza pietismi. Sperava in cuor suo che Derek avesse già attorno a sé persone del genere con cui poter parlare, ma se così non fosse stato, o se ne avesse voluta una in più, lei sarebbe stata lì per lui.



 
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12 replies since 13/4/2023, 14:13   389 views
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