Come tutte le cose belle anche questa giunge inevitabilmente al termine, ma non senza la sua generosa dose di ricordi indelebili. Mi congedo dagli altri con la promessa di vederli più tardi al castello e, cosa più importante, con la consapevolezza di aver passato una piacevole giornata in loro compagnia: tra risate di gusto, confidenze e un drink di troppo. Prima di andare però, ho ancora qualche commissione da fare. Prima tappa è l’angolo bar, un paio di passi e lo raggiungo. Per fortuna non c’è fila, quindi riesco a sbrigarmela in fretta.
«Salve, sono venuta a ritirare le bottiglie che ho acquistato poco fa!» mi rivolgo al membro dello staff con un sorriso, uno dei tratti che mi contraddistinguono. Il barista per fortuna sembra riconoscermi, ci mette pochi secondi a porgermi il tutto. Ringrazio gentilmente prima di passare oltre, dirigendomi ad uno stand lì vicino – quello che ammirava prima Eloise per la precisione – per scambiare gli ovetti d’oro comparsi nella sacchetta di velluto rosso. V’intravedo infatti la sua figura mentre conclude i suoi affari. Curiosa, quando il commesso risulta libero, vado a ficcanasare anch’io tra la mercanzia. Uova scintillanti, dai colori brillanti coccolano i miei occhi.
«Sono bellissime, come funziona?» chiedo incerta, il mio viso esprime totale fascinazione
«Sì, insomma, per ottenerle?» suonerà stupido, ma ancora non mi sono chiari tutti i dettagli.
«Quanti di quelli piccoli e dorati hai?» mi domanda di rimando, i suoi occhi nocciola che mi fissano. Onestamente non lo so, mi duole ammetterlo. Con l'indice gli chiedo di pazientare un secondo, quasi vergognandomi mi metto a contarli con attenzione.
«Dieci esatti.»«Ohhh din din, abbiamo una cliente fortunata!» l’espressione del giovane si fa compiaciuta
«Puoi averli tutti quanti!» entusiasta batte la mano sul bancone
«Ecco a te, zuccherino!» detto fatto me li consegna senza troppe cerimonie, non immaginavo di portarmi a casa questo bottino con un semplice baratto. Vorrei aggiungere altro, ma mi sento strattonare la manica della camicia. Quando mi volto mi ritrovo davanti Abigail, stranamente appare come la reincarnazione della preoccupazione.
«Dov’eri finita?» da quando si esprime come una mamma apprensiva?
«Ero proprio qui, ho solo incontrato degli amici, mi sono fermata a salutare…» un sopracciglio indagatore guizza in alto
«Perché?» la interrogo con tono sospettoso.
«Credo sia meglio se ce ne andiamo, dei tizi si sono seduti vicino a noi poco fa e si sono ubriacati di brutto.» esordisce
«In pratica, presi dall’euforia, hanno rotto un tavolo!» sbuffa scocciata, lo sguardo che ruota verso il cielo. Che cosa?
«Dovevi vedere i pezzi di legno che sono volati in giro, bacchette sguainate!» racconta in modo teatrale
«Insomma, sia mai che finiamo nei guai per colpa loro, ecco!» dritta al nocciolo della questione
«Quindi…F-I-L-I-A-M-O-C-E-L-A!» m’incalza
«Ti ho portato le tue cose.» neanche finisce la frase che mi allunga lo zaino.
«Grazie!» di riflesso lo prendo, agganciandolo immediatamente alla spalla destra
«Va bene, andiamo, tanto qui ho finito.» acconsento
«Dan dov’è?» a questo punto comincio a pensare si sia unito al gruppo di vandali, anche se forse è un’idea troppo estrema persino per lui.
«Ci sta aspettando fuori.» non faccio in tempo a replicare che gira i tacchi, a me non resta che seguirla a ruota e di corsa. Zigzaghiamo tra la folla finché non usciamo dal prato allestito appositamente per la festa, le nostre scarpe fanno scricchiolare il ghiaino che ricopre la High Street.
«Oh eccovi finalmente!» ci accoglie il ragazzo
«Insomma, vi siete divertite?» ci viene incontro, le braccia aperte con cui – come suo solito – ci tira a sé prima d’iniziare a camminare.
«Direi di sì, voi?» sono sincera. Quasi mi dispiace non si siano uniti a noi, non sanno cosa si sono persi a restare in disparte.
«Credo di aver mangiato troppo.» non fatico a credergli
«Ma d’altra parte non avevo altro da fare. Tu sei sparita, Aby ha passato tutto il tempo attaccata al suo ragazzo come un Avvincino!» mima un bacio con la bocca, le labbra arricciate in maniera buffa.
«Ehi!» lo rimbecco, il gomito si conficca nel suo costato.
«La prossima volta devi strozzarti con qui panini, Dan!» lo minaccia l’altra. Alla fine le battute portano ad un’atmosfera divertente, mentre imbocchiamo in tutta calma la via del ritorno.
Camille Donovan | Hufllepuff Prefect | 15 y.o