Seuz., Privata

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view post Posted on 30/5/2023, 15:15
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My idea of 'help from above',
is a sniper from the roof.

Nel momento stesso in cui le tue labbra si sono avvicinate alle mie mi sono sentito inerme come mai nella vita.
È una strana sensazione. La debolezza mi avvinghia. All'inizio rabbrividisco. Il mio corpo viene assalito da un altro spasmo all'altezza dello stomaco, come se il fulmine mi fosse caduto in testa solo adesso. Non c'è cosa peggiore per me di percepirmi indifeso e incapace di fare niente. Ho solo ricordi nefasti di situazioni simili, e a un tratto il timore di reagire male agli impulsi mi chiede di bloccarmi.
Sprofondo nel tuo bacio, invece. È falso, non è vero che non riesco a fare niente. L'unica cosa che voglio fare è continuare a baciarti e a reggerti per non cadere entrambi. Sei il mio contrappeso, e se ti lasciassi andare tutto ciò che ho disposto sul mio piatto cadrà dalla bilancia.
Io non voglio imbracciare armi, non sento di voler imbracciare armi. Non ne ho bisogno adesso, con te, e se prima mi nascondevo dietro uno scudo era perché combattevo guerre per l'armata sbagliata.
Ora capisco. Tutto ciò che ho affrontato fino a questo momento, tutto le persone che ho perso, tutta la solitudine e il dolore, erano necessari al fine di averti qui in questo infinito presente, fra le mie braccia e le mie labbra, sotto il vessillo di una bandiera di pace.
Ancora una volta dei tuoni rombano vicini. Io però non li sento. I lampi invadono gli interni con la loro luce. Non li vedo. L'unica immagine che appartiene ai miei occhi è composta dalla tua figura, fuori e dentro di me.
La furia si è trasformata in ardore, e ti spingo verso la porta chiudendola sonoramente. Il tuo corpo è contro il mio e farei di tutto per sentirne ogni millimetro contro la pelle. Il mio fianco sinistro sbatte contro l'angolo di un tavolo, e d'istinto la mia mano ne afferra la superficie. Nervosa, cerca le stoviglie tintinnanti e le spazza via senza badare al rumore. Qualcosa cade, qualcosa rotola via. Il pensiero che possano sentirci, che sia inappropriato fare tali scempiaggini nel retrobottega di un locale, non mi tange il cervello nemmeno un po'.
La fame è tanta. Ruoto, in modo tale da farti dare le spalle al tavolo e, prendendoti per i fianchi, consentirti di sederti. Le mani salirebbero lungo la schiena umida sotto la maglia fino a raggiungere le spalle. Baci e morsi si susseguirebbero senza respiri e, non appena la foga urlerebbe di saziarmi dell'intero, i tuoi capelli risulterebbero un intralcio. Una mano, da dietro, li sposterebbe da parte per darmi libero accesso al collo. Bianco, umido, odoroso, invitante. La margheritina, strozzata dalle ciocche tirate, starebbe chiedendo pietà in ginocchio. Io mi piegherei invece sul tuo collo per abbandonarmi ad esso. Non mi appare più tanto folle l'idea di lasciare che tu mi accudisca.

 
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view post Posted on 31/5/2023, 07:28
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Non li cercai, quando gli istanti fiorivano:
i tuoi occhi non li cercai.
Ma adesso, ci tormenta il ricordo.

M
uoversi sulle tue labbra viene naturale, come se fosse un qualcosa di istintivo, al tempo stesso non faccio che bruciare sotto al tuo tocco. Non pensavo di volerlo così tanto. Ma ne sono sempre più dipendente. In me esplodono sensazioni mai provate prima, questo bacio è così forte da farti sentire nella tua interezza. Ti sento vicina, come mai prima d'ora. E non è solo il tuo corpo che voglio, Cas. Sono sicura che questo, una volta persa l'irrazionalità del momento, mi creerà non pochi grattacapi. Sento il tuo ardore spingermi verso la porta, il che non fa che provocare il mio. Ho il fiato corto mentre ti bacio, le mie mani si aggrappano alle tue spalle, giocano con i capelli dietro la tua nuca. I nostri corpi sono stretti, strusciano l'uno con l'altro, creando un certo tipo di elettricità nell'aria. Vedo una parte di te che non avevo mai visto e che maledizione mi attrae ancora di più. Sembri prendere fuoco, sei bellissima. Sei il falò di una notte estiva, sei il profumo delle ombre. Non ti importa di nessun altro in questo momento, mi afferri di nuovo e mi sposti sul tavolo ed io non faccio altro che assecondarti, catturata da ogni tuo gesto. Che trappola che sono le tue braccia. Che trappola per il mio cuore. Lo sento cedere completamente a te, maledizione. Ci ho messo anni a contenerlo da qualsiasi tentazione esterna, me lo ero ripromessa. Ma non lo accetto, non voglio accettarlo, mi lascio trasportare da quel falò le cui scintille sono state provocate da me. Con i danni collaterali avrò a che fare dopo. Sei sul mio collo, le tue labbra umide lasciano una scia che trovo fin troppo piacevole. Fanne ciò che vuoi. Non importa se domani dovrò contare tutti i tuoi segni. Ti prego, non fermarti.
Sto esplodendo, letteralmente. Il mio corpo non è abituato a tutto questo, le emozioni che sto provando sono troppe. Questi sono quei momenti in cui mi ricordo di non essere esattamente normale, avverto dapprima un leggero fastidio al petto. Ricordo questa sensazione, mi è già successa quando sono stata sopraffatta dall'arrivo di Mary. O quando non riuscivo più a contenere il trauma del mio incidente. Sento che sta arrivando dal momento in cui avverto quel fastidio, le punte dei capelli iniziano a colorarsi di un color ambrato come quello del sole. Sono felice, ma non riesco comunque a gestirlo. Perché mi sta succedendo proprio ora? Non ho idea di come fermarla, per cui stringo un lembo della maglia di Cas tra le mani. Il dolore si intensifica.

C-Cas. Aspetta.

La fermo con voce flebile, mi costa fatica parlare. E non voglio, non voglio assolutamente che lei pensi che sia colpa sua, che abbia potuto farmi del male in alcun modo, per cui sebbene il dolore mi spezzi a metà farfuglio qualcosa. La guardo con occhi sinceri e in quello sguardo chiaro inizia a disperdersi dell'ambra. I miei occhi stanno cambiando colore, come quello dei capelli. I nostri visi sono vicini, probabilmente se n'è già accorta di suo. Probabilmente pensa che io sia un orribile mostro non lo so.

Non è colpa tua-- s-sono io. Sono un po' rotta.

La cosa mi crea imbarazzo, ma soprattutto irritazione perché è avvenuta in un momento in cui mi sento debole. Avviene sempre in quei momenti. Affondo con il viso nel petto di Cas, voglio nascondermi. Ho paura ora di venir giudicata. Ho paura che non mi voglia più. Ignoro il dolore al petto, cercando lentamente di abituarmi ad esso. L'ambra delle punte prosegue verso l'alto. Sono davvero diventata un piccolo sole.

Mi dispiace. Da quella volta al lago--Non lo so perché mi succede.

Non oso parlarne, non riesco a farlo comunque. Però voglio darle una spiegazione, quasi come se non fosse colpa mia, anche se lo è. Non ho mai avuto il coraggio di capire cosa fosse, perché vorrebbe dire affrontare un trauma che ho deciso di buttare sotto al tappeto.


 
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view post Posted on 5/6/2023, 14:58
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My idea of 'help from above',
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Le tue mani scorrono su di me. Mi accarezzano, mi tirano, si aggrappano. Mai nessuno mi ha stretto così, con tale foga e desiderio. E altrettanto io, nei tuoi confronti, mi sento una nuova persona che viaggia per mondi inesplorati dall'uomo. Il sangue mi ribolle in seguito alla tua scoperta: pura estasi incontrollabile, alla stregua di una danza dionisiaca.
Le labbra e la lingua scorrono sulla carne, e scindo il sapore della pioggia da quello della tua pelle. Il sale del sudore, il dolce del collo che rabbrividisce sotto lo strato insapore di acqua piovana.
Ho l'istinto di marchiarti. Possesso e desiderio, due anime affini che avevo dimenticato, vogliono incatenarti a me e non lasciarti andare mai più. È questo orribile? È questo possibile?
Ti sento fremere, mi chiami e mi chiedi di fermarmi. Ti divincoli e io mi blocco e mi ritiro incapace di riflettere su cosa sia successo. La maglietta tira e vedo il tuo pugno stretto a un lembo che comprime il tessuto come se volesse strapparlo. Comprendo che non si tratta della tua intenzione di denudarmi quando sposto lo sguardo dal segno scuro che ti ho lasciato sul collo alla tua espressione dolorante. Per interminabili secondi mi assale il terrore di averti fatto del male, esterno od interno, e che tu ti sia appena resa conto che ti ho trascinata in un vortice in cui non bramavi di mettere piede.
Ti lascio andare. Alzo le mani, intenzionato a mostrarmi innocente e pronto ad arrendermi al tuo volere. Piangi e tutta la mia attenzione cade sulle tue lacrime, l'unico mutamento di cui mi rendo conto.
Sei tu che sposti il mio sguardo sul colore dei capelli, che noto sul serio solo quando l'arancione solare si dipana sino alla radice. Gli occhi già rossi di pianto diventano una finestra fra le nuvole che coprono il tramonto. Io rimango di sasso.
Non posso dire di non aver mai visto qualcosa di simile. All'effettivo è la prima volta che vedo una questa magia in atto —perché sì, certamente si tratta di magia. L'innaturalità della cromia delle iridi si allaccia al ricordo del primo impatto con i mutamenti di Nieve: sguardo vacuo, perso, velato, occhi bianchi di chi ha visto il colore della propria vita svanire nel nulla.
Tu sei l'esatto contrario. Esplodi di raggi luminosi, ma non so bene che significato dargli. In questo momento vedo solo il tuo dolore, evidente sul volto e nella stretta alla maglia. È una cosa incontrollata, è un dolore psichico oltre che fisico. Lo comprendo dal profondo.
«Non sei rotta.» Poggio una mano sulla tua, la circondo. Puoi tornare ad abbracciarmi se lo desideri, se non ti faccio male. «Shh, stringimi la mano. Non mi fai niente.»
Affermi qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Da quel giorno al lago…
Ho capito di dover restare in silenzio, di non dover sondare il tuo aspetto con curiosità. Essa freme nel mio cervello, già in cerca di nozioni e deduzioni, ma so che rivolto a me medesimo il fastidio sarebbe tanto. Come quando vivo le mie visioni.
«Non mi sembri per niente rotta, Alice» affermo. Vorrei chiederti cosa è successo quel giorno al lago, prima di trovarti in infermeria, prima di arrabbiarmi con te. Sapevo che per poco non morivi affogata. Ma cosa è successo davvero quel giorno, Alice?

 
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view post Posted on 7/6/2023, 07:01
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Non li cercai, quando gli istanti fiorivano:
i tuoi occhi non li cercai.
Ma adesso, ci tormenta il ricordo.

N
on so se sia stato il mio subconscio ad obbligarmi a fermarci. Forse avevo bisogno di un secondo di calma, forse il temporale che si scatenato lì fuori, come qui dentro, necessita un secondo di quiete.
Forse quel turbinio di emozioni mi è esploso dentro con così tanta veemenza da mandarmi in tilt. Effettivamente ora che ci penso, non ci siamo parlate per un anno intero. Un anno in cui non ci siamo nemmeno sfiorate. Mentre ora mi sembra assurdo anche solo stare lontano più di un soffio di vento. Mio dio, sto impazzendo ecco cosa mi succede. Non lo so nemmeno io. Vedo nei tuoi occhi la stessa confusione, come se quell'ardore dentro di te fosse esploso senza che riuscissi a controllarlo, come fai con tutto il resto. Questo non puoi controllarlo. Il marchio che ho sul collo forse è l'unico segno che ci rende l'una parte dell'altra. Il dolore al petto è forte e il respiro mi si spezza in due. La mia voce è flebile, un sussurro.

E invece lo sono. È solo che è più facile fingere che non sia così.

Non so perché mi esce fuori così di botto, senza che me ne renda conto. Mi sento maledettamente debole in questo momento, ci sono cose che non avrei mai permesso a nessuno di vedere, eppure di fronte al tuo sguardo Cas, anche quando arrabbiato, io mi disfo, crollo come le tessere del domino, una in fila all'altra le mie stupide difese, come se non fossero mai esistite, cadono giù. Non riesco nemmeno a guardarti in faccia, non voglio aprire quella porta è troppo pesante. Ti prego non chiedermi di tornare a quel giorno. Non ne ho mai più parlato, anche se è scolpito dentro di me. Nessuno me lo ha mai davvero chiesto. Ho paura del tuo giudizio, perché in fondo quel giorno la paura mi ha bloccato. Non sono riuscita a salvarmi da sola e l'idea che non ci fosse nessun altro mi ha devastato. E così che ti sei sentita tu per tutto questo tempo?

È su-successo qualcosa di strano vero?

Non posso vedermi, ma sono certa che stia accadendo qualcosa. L'ultima volta ai miei fratelli e mio padre è quasi preso un infarto. I miei capelli hanno preso un colore strano, il buio che tenevo dentro è esploso verso l'esterno e ad un tratto tutto si è colorato di nero. Ricordo il dolore intenso che provai quella volta, esattamente come quello che provo ora. Non ti guardo perché ho paura di sapere cosa pensi. Magari mi sono trasformata in una ranocchia orribile, non ne ho idea. Stringo la tua mano, cercando di ignorare il dolore. Il tuo contatto mi rafforza in qualche modo, ma non mi basta. Non mi basta più.
Poggio il capo sul tuo petto e mi stringo a te, in un abbraccio. Inspiro il profumo dei tuoi vestiti, cerco di pensare al battito del tuo cuore e non del mio, che ora sembra scosso da queste emozioni fluttuanti e intense come non mai, le mie mani si aggrappano alle tue spalle. Come batte il tuo di cuore Cas? Non so nemmeno che ore siano, quante ne siano passate, a che riunione dovevamo andare. Non me ne frega più niente a dire il vero. Per un secondo, forse illusorio, mi sento al sicuro. Gli effetti della Metamorfomagia rimangono sul mio corpo, il sole che tramonta sul mio viso e nei miei occhi, incontra la luna, la tua luna. Come te non ho nessun controllo su questa situazione, non sto giocando, non è come faccio di solito, non lo so cosa sia ma l'idea di aver bisogno di te mi terrorizza e al tempo stesso, qui nelle tue braccia, mi scalda. Il suono della pioggia di fuori sembra essere diminuito, spero che la tempesta si sia allontanata. Mi tiro su sciogliendo appena l'abbraccio, avverto un miglioramento, il dolore sta sparendo. Ma siamo comunque vicine, avverto il tuo respiro sul viso, ti guardo con i raggi negli occhi. Non so cosa mi aspetto di trovare.

Probabilmente abbiamo saltato una riunione importante.

Parlo con fare quasi scherzoso, non so cosa ne pensi a riguardo, ma sei una che prende il suo ruolo piuttosto seriamente, non è una domanda la mia, ma un'affermazione. L'idea è chiaro che non mi dispiaccia, anzi. Rimanere in quegli istanti insieme a te ha mandato il mio corpo in fibrillazione, tanto che appena torno a guardarti riavverto gli spasmi, forse è quello che cerco nei tuoi occhi. Non lo so. Scosto via qualche ciocca di capelli bagnaticcia dal tuo viso, è un gesto intimo che non avrei mai pensato di fare, ma nemmeno ci penso, mi viene automatico. Forse dobbiamo tornare alla realtà perché io riesca a risvegliarmi, anche perché questa mi è sembrata quasi una illusione. Ho paura che una volta uscite da quella stanza la bolla scoppierà e tornerai ad allontanarmi. Sento lo stomaco che si rivolta al pensiero. Sarà la mia fine. Tu sarai la mia fine.


 
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view post Posted on 9/6/2023, 13:37
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Ricerchi il mio abbraccio e sento i miei polmoni tornare ad aprirsi al respiro. Cingo il tuo corpo con delicatezza e lascio che il mio petto e le spalle diventino il tuo cuscino. Ascoltarti ignorando l'assillo dei pensieri intrusivi mi è naturale quanto carezzarti i capelli d'ambra. Tu parli e la mia mano si muove per darti conforto.
Lo stomaco duole nel sentirti dire certe cose. La mia mente vorrebbe confermarti che quanto dici è vero: è più facile fingere che sia tutto normale. Mi riconosco in tale realtà, vedendomi ancora chiudere gli occhi di fronte alle visioni tentando di comprimere la carotide e di trattenere il respiro ostruendo i sensi. Alle domande altrui denuncio solo un forte mal di testa, non gli indizi della mia pazzia.
«Lo so» rispondo. Ci sono tante cose che tu non sai e che di sicuro preferiresti non sapere. Forse conoscendo le parti di me che tengo nascoste comprenderesti le vere ragioni dietro le mie reazioni immotivate. Oppure scapperesti.
«Non sei l'unica persona che lo pensa. Ho fatto anche io così per tutto questo tempo. Ma non è stato utile. Alla fine si esplode sempre.»
È stupefacente per me aver detto simili parole. In passato non lo avrei mai ammesso — esercizio efficacie della tecnica farefintadinulla. O semplicemente, non lo avrei compreso. Tu sei stata spettatrice di molti di questi momenti, e lo rimpiango. Anche se... sono stati proprio loro ad indurci ad avvicinarci. E se prima non capivo e ti rivestivo del ruolo di chi vuole solo farmi continuare a sprofondare nel dolore, ora ti vedo come la mia salvezza.
So che tu sai, so che le mie parole ti rimandano ad immagini del passato. Quando mi cingevi tra le braccia ed io in lacrime mi disperavo, o ti intimavo di non sprecare tempo e fiato nel tentativo di abbattere muri d'acciaio. Io non so quanto possa cambiare tutto questo. Non ho idea delle mie possibilità. Tutto appare come un varco nero sull'Inferno, a volte, ma tutti non fanno altro che ripetermi che non posso prevedere il futuro.
«Può andare meglio di così» dico. Hai tutte le capacità per raggiungere il tuo lieto fine. Tu. «E comunque, tolto il dolore, qualsiasi cosa sia ti rende solo più bella.»
Torno a stringerti a me e bacio la tua fronte. E' naturale che riprenda a ragionare su ciò che ho appena visto. Una dimostrazione di potere, di un dono, che se tu imparassi a gestire e ad amplificare ti renderebbe grandi vantaggi. Cosa che, nel mio personale caso, non sussiste.
Alzi il capo, separandoti. Cerco i raggi nei tuoi occhi e, percependoti più serena, sorrido. Un sopracciglio si incunea parlando della riunione. Me ne ero scordato, ma non me ne può importare di meno. Restare qui è un sollievo.
«Per una volta possono sbrigarsela da soli» sbuffo. «Gli diremo la verità.» Anche l'altro sopracciglio si alza. «Che sono stato sorpreso dal nubifragio e che tu sei rimasta intrappolata al Testa di Porco con me.»

 
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view post Posted on 9/6/2023, 15:37
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Non li cercai, quando gli istanti fiorivano:
i tuoi occhi non li cercai.
Ma adesso, ci tormenta il ricordo.

S
profondo nel tuo abbraccio come si fa in un morbido cuscino, avverto il tuo corpo sostenere il mio peso, il peso della mia stessa anima. Non pensavo potessi confortarmi così, non pensavo di poter essere toccata con tanta tenerezza, dalle tue mani che spesso non hanno fatto che allontanarmi o rigettare il contatto. Non so se questo sia un caso che renda me l'unica capace di abbattere completamente quel muro o se semplicemente tu sia cambiata così tanto durante questo anno. Sento il bisogno di sapere tutto ciò che hai affrontato, la curiosità di conoscerti è da sempre una cosa che mi spinge a rapportarmi a te. Ricordo ancora quando ho cercato di invitarti a quello stupido concerto, senza realizzare il perché fossi così maledettamente nervosa. Ci sono tante cose che non riesco a spiegarmi nemmeno in questo momento, altre che ho paura anche solo di domandare a me stessa, figuriamoci chiederle a te. Eppure tutti questi pensieri che mi assalgono vengono carezzati dalle tue mani sul mio capo e dal tocco gentile che risale lungo la schiena. Non giudichi il mio smarrimento e rimango per un attimo ferma a lasciarmi cullare in quella stretta calda. Parli per esperienza, ci sei passata anche tu in questp dolore.

Si crolla solo con chi ci fa sentire protetti.

Affermo ad alta voce, come se fosse un pensiero che non riesco a trattenere. Il ricordo di te afflitta dal dolore, tremante nelle mie braccia mi pizzica lo stomaco. Vederti così mi ha spezzato il cuore, non mi sono mai completamente ripresa. Ricordo che l'estate successiva fu quella in cui decisi di chiudere il mio cuore al resto del mondo, perché di quella sofferenza ne avevo avuto abbastanza. Quel giorno avevo promesso di proteggerti a tutti i costi, avevo giurato stupidamente, di riuscire a tirarti fuori da quel vortice di buio. Ma non è da me che volevi essere salvata. Perché per te non mi sono mai sentita abbastanza, c'era sempre qualcun altro a valere di più. Ricordo come mi dicessi di averla persa, di aver perso tutto. Io invece ti ho persa poco dopo, quando le tue battaglie personali ti hanno allontanata da me. Una voce nella mia testa mi impedisce di credere che tu sia davvero tornata. Il mio cuore però mi mente spudoratamente. Arrossisco come una rimbambita per ciò che mi dici dopo, rendendomi conto di quanto in realtà le tue parole riescano a penetrarmi nella carne.
Perché, perché ne sono così felice? Ti colpisco piano sulla spalla, un colpetto scherzoso e forse imbarazzato per le tue parole.

Non mi hai ancora detto cosa è successo. Sono diventata blu?

Per quanto ne sappia potrei essermi trasformata in una rana, anche se forse a quel punto non ti sarei sembrata bella. Da quando in effetti, ti sono mai sembrata bella? È tutto piuttosto incerto, non sei una persona che esprime esattamente cosa prova, tanto meno io. Le tue labbra mi sfiorano la fronte e io quasi sobbalzo per il contatto, non sono abituata a vederti così con me. I nostri visi sono di nuovo vicini quando campi in aria la scusa da presentare alla prossima riunione. Sorrido di rimando al tuo anche se un piccolo dettaglio non mi sfugge. Parli di te al maschile. Non è una cosa che qualcuno farebbe mai per sbaglio, per cui la consapevolezza che qualcosa di grande stia accadendo dentro di te mi invade improvvisamente, i miei occhi che lentamente tornano chiari, tornano a immergersi nei tuoi. Non voglio che tu ti senta in obbligo di dirmi niente, ma vorrei provare anche solo per un instante, a sostenerti. Qualsiasi cosa sia io l'accetterò.
Però ho paura di spaventarti. Per cui cerco il contatto. Le mie mani scendono a sfiorarti le braccia, un tocco leggero e delicato, si soffermano sul tatuaggio che hai sul polso.

Possiamo benissimo dire che sia stata io a rapirti e darti dello stupido per una buona mezz'ora.

Ti sorrido perché penso sia esattamente ciò che è successo. Sono più le volte che ti dò dell'idiota di quelle in cui parlo di te con tenerezza. Ho il cuore che mi batte forte, poggio la mia fronte sulla tua, avvicinando i nostri respiri. Voglio che tu sappia della mia vicinanza. Voglio avvolgerti con l'affetto che ho per te. Voglio dimostrarti che puoi fidarti di me e che qualsiasi cosa sia, sei al sicuro qui. Sei al sicuro. Lo giuro.


 
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view post Posted on 9/6/2023, 21:06
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È sensazionale come certe persone riescano a farci sentire a nostro agio e protetti al punto da sfilar via ogni mattoncino dei nostri muri senza alcun preavviso. In un momento riapriamo gli occhi dopo un battito di ciglia e ci ritroviamo inavvertitamente dall'altra parte della parete senza alcuna protezione.
«Già.» Ho annuito. E navigando a ritroso nei nostri incontri comprendo che in un modo o in un altro io ti ho sempre detto la verità.
Te lo ricordi, sulla Torre di Astronomia alla fine di quel ballo, che cosa ti dissi? "Sono Veggente". E ti ho predetto qualcosa, parole rimosse dal vino e dallo sconforto. Tu non mi credesti, e immagino che non considereresti questa possibilità nemmeno nel vedere i miei occhi frugare l'ambiente attorno.
Hai saputo, prima di qualsiasi altra persona, cosa provassi per Megan. Hai conosciuto il mio dolore per prima, hai letto nelle mie parole spezzate dal pianto tutto ciò che io non ho mai rischiato di rivelare.
Così sorrido quando mi spingi via per l'imbarazzo alla mia affermazione. Ridacchio con affetto dicendoti che sei diventata gialla come un girasole. E mi si scalda il cuore ritrovandoti nel mio abbraccio, al punto da non rendermi conto di usare anche con te, nell'ingenuità del momento, i modi alternativi con cui mi riferisco a me stesso.
Sbatto le palpebre, sono oltre il muro. Mi volto ed esso cade a pezzi. Dietro c'è l'oscurità in cui mi ero nascosto, il freddo e il risentimento. Qui c'è una luce —la tua luce— tanto forte che inonda i miei spazi e mi riscalda.
Necessito di qualche attimo per accorgermi di quanto ho detto. Bloccato, indugio, e i battiti del cuore di per sé voraci nel petto assumono tutto un altro aspetto: paura.
Non è nostalgia, ma il muro adesso mi appare lontano e un rifugio sicuro. Vorrei non averlo fatto. Vorrei restare nell'idilliaco far finta di niente che mi teneva in salvo dal giudizio.
E adesso? Non riesco a immaginarmelo. Non so che fare. Non mi muovo.

Tu, sorprendentemente, mi avvolgi. Sbaglio, forse. Forse ho sentito male mentre pregavo il muro di riavvicinarsi. Hai per caso detto lo stesso di me? Hai affermato che sono uno stupido?
Sono di ghiaccio, ancora. Guardo le pagliuzze dorate svanire nel chiaro delle tue iridi come un sole che tramonta dietro il mare. Fa improvvisamente caldo, più di prima. Il binder trattiene l'acqua, la sento evaporare al contatto con la mia pelle.
Hai detto che sono uno stupido. Dovrei infastidirmi. Se avessi detto che sono una stupida ti avrei mandata al Diavolo. Mi sarei incupito, avrei chiuso i lucchetti a chiave e magari ti avrei risposto male. Ma mi hai detto che sono uno stupido, e, Dio mio, questo è sensazionale.
Sento gli occhi bruciare. Sto per piangere? No, lasciamo stare. Ho uno scatto che mi porta ad abbracciarti. Non guardarmi, per cortesia. Fammi solo realizzare ancora per un momento.
Una risata mi fa contrarre la pancia.
Sono uno stupido.
Sì, hai ragione. Lo sono. Per questa reazione così infantile. E per tutto ciò che rivedo alle mie spalle.
Mi viene tanto da ridere. Strizzo le palpebre e le ciglia trattengono il lucore. Che guaio. Rido ancora e ti stringo. Dovrei spiegarti? E cosa dovrei spiegarti? Mi hai capito in un battibaleno. Hai capito tutto, in un modo o in un altro. Mi hai compreso. Forse mi hai accettato.
Avrei dovuto dirtelo prima. Adesso mi sento un po' sporco, come se ti avessi ingannata. Sai dove voglio arrivare, no? Non c'è bisogno che io puntualizzi niente. Saturerei il momento con inutili parole per spiegare chi sono e chi non sono.

«Dovremmo andarcene» dico di punto in bianco. «Partiamo. Ci sono molti posti da vedere.»
La risata cade nelle riflessioni cui mi portano le mie parole. Da tempo sogno una nuova fuga.
«Chi se ne frega delle riunioni, delle ronde, delle lezioni. Andiamo via. Ovunque.»

 
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view post Posted on 9/6/2023, 22:16
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i tuoi occhi non li cercai.
Ma adesso, ci tormenta il ricordo.

I
tuoi occhi verdi sembrano improvvisamente terrorizzati, come se avessi appena realizzato quello che mi hai appena detto. Come se questo fosse un peso che ti porti dietro da secoli e che per un secondo di disattenzione hai poggiato su di me, pensando che lo avrei gettato via. E invece lo accolgo. Lo accolgo perché è parte di te. Parte dei tuoi occhi verdi, dei tuoi capelli colorati di biondo, del tuo profumo che sa di notte. Come potrei mai gettarlo via? Non so esattamente cosa sia cambiato dentro di te, cosa sia successo per farti arrivare a questa consapevolezza, ma improvvisamente riesco a spiegarmi molte più cose di quanto pensassi. La paura del giudizio. La paura di non venir accettato. Le mura che ti sei costruito da una vita per tenere gli altri fuori. Non m'importa, davvero in quale genere ti indentifichi, potrei darti dell'alieno se questo potessi far sorridere come ora. Osservo il cambiamento della tua espressione, da terrore puro a speranza e infine gioia. Gioia come quella di un bambino a Natale. E in qualche modo questa gioia mi riempie, la avverto sulla pelle, la avverto nel tuo abbraccio stretto da togliermi il respiro, nella tua risata spontanea, nel sollievo che le mie parole ti hanno trasmesso. Vorrei che questa felicità ti accompagnasse sempre. Rido anche io, unendomi a quell'abbraccio in cui mi sembra di sprofondare, le mie mani circondano le tue spalle e finiscono per salire fin dietro la tua nuca e carezzarti i capelli. Il tavolino sul quale sono seduta ballonzola per un secondo, mentre tento di ricambiare l'abbraccio. Sono un tantinello più in basso di te ora.

Sei anche un po' fuori di testa, oltre che scemo. Hm.

Ti prendo in giro, con tenerezza, con affetto, ripensando al fatto che forse dovremmo davvero muoverci da lì ed incamminarci verso il castello. Tu proponi un'avventura ed io nel sentirlo avverto già i brividi di adrenalina risalirmi fin sulla pelle. Cerco il tuo sguardo, il sorriso fare specchio al mio e l'eccitazione nei tuoi occhi di scoprire qualcosa di nuovo. Di mettersi anche in qualche guaio. La cosa cattura la mia attenzione, è una cosa che farei senza pensarci nemmeno un istante.

Dove vorresti andare? Elenca almeno tre posti preferiti.

Il sorriso non ha mai lasciato il mio volto e si sente nella mia voce la curiosità della tua risposta e l'entusiasmo che un'idea del genere, anche se buttata lì all'improvviso, ha generato. Saltello quasi sul posto, decidendo di scendere giù dal tavolo, ti dico che possiamo parlarne mentre rientriamo. Ti guardo facendoti cenno di seguirmi. Un po' mi fa ansia uscire dal retrobottega, come se tutto quello che è appena successo potesse scomparire. O il fatto di ritrovarmi improvvisamente distaccata da te, senza il calore del tuo contatto. O qualche commento inappropriato dei tizi di prima. O il fatto di iniziare a pensare a cosa stia davvero succedendo dentro me stessa, cosa tu abbia generato in quegli istanti trascorsi insieme.
Mi volto per cercare il tuo sguardo, in qualche modo metto le paranoie da parte. Faccio un gran respiro. Poi provoco un pochino, dopotutto sono dispettosa. Questo lo sai.

Ti ricordo che mi devi ancora un concerto.

Stronzo.
Questo forse non ti farà piacere sentirlo.

 
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view post Posted on 23/6/2023, 08:50
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We are all immortal until proven otherwise

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Caposcuola
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My idea of 'help from above',
is a sniper from the roof.

Una gelida consapevolezza si innesta nel mio cuore vedendoti scendere dal tavolo. All'improvviso il retrobottega del sudicio locale assume ai miei occhi l'aspetto di una di quelle bocce natalizie, con dentro casette, edifici, persone, che se capovolta viene inondata da una finta spruzzata di minuscola neve sintetica. Fuori dal Testa di Porco pioveva a dirotto e tutto appariva al contrario. Ora mi rendo conto che, mentre tu ti avvicini all'uscio, nella nostra bolla la neve si è già posata, e tutto non aspetta che di poter tornare alla normalità.
La gola si chiude e i pensieri si annodano. Se esiste davvero un Dio allora sono pronto a pregarlo in ginocchio per sapere a cosa pensi. Se esiste un modo per capire come la successione degli eventi ci abbia portati a questo —così in fretta, così sconsideratamente, che il mio scetticismo ha lasciato posto alla speranza che non tutto sia solo frutto del caso— allora vorrei che Egli me lo spiegasse.
Tu sembri così libera. Sei raggiante, e nulla ti preoccupa. Una leggerezza che non mi apparterrà mai. Non so decifrare i tuoi messaggi ora che ti sei separata da me. La paura è una nebbia che impedisce la vista dei segnali più semplici. Sarà che anche tu mi vedi così. Freddo e distante, arrabbiato e giudicante. Ora persino lunatico.
Cerchiamo di tenere a mente ciò che si è imparato oggi: combattiamo tutti battaglie invisibili che non sempre teniamo a svelare. Vorrei assicurarmi che in questo momento la tua non riguardi la ricerca di un metodo efficace per sbarazzarti di me. Perché magari per te è stato solo un momento, e ora faccio parte della lista delle tue tresche.
Per questo, la tua reazione alla mia folle richiesta di andarcene mi pare assecondare una negazione più forte. E' perfettamente sensato dir di no ad una fuga improvvisa e impossibile, frutto del fomento e dell'entusiasmo. Ma in questo momento l'unico fomento che inconsciamente cerco è quello per le mie insicurezze.
Per questo, quando mi chiedi di elencarti tre posti preferiti, la mia mente è talmente un guazzabuglio che visualizzare dei posti in cui potrei sentirmi bene mi è enormemente difficile.
«Qualsiasi cosa. Basta che sia lontano da... tutto.»
Mi sorridi, e questo mi incoraggia a seguirti, a lasciare la nostra bolla. Ti sorrido di rimando, anche se la mia durezza torna lentamente a mascherarmi il volto. E la tua allusione al concerto, cogliendomi alla sprovvista, mi proietta in un groviglio di domande.
Perché ti devo un concerto? Ti ho preso io i biglietti, potevi andarci con chi volevi. Forse ti aspettavi che venissi con te? Mi pungi perché dovevo far qualcosa che non ho fatto? Devo prenderlo come un rimprovero?
Sedo l'istinto di parare il colpo col nervosismo, mi sforzo di dimenticare tutte le possibili frecciate da lanciarti che hanno invaso la mia mente. Bloccato sull'uscio, riprendo a camminare con le mani in tasca mentre ti rispondo nella maniera che credo sia il meno fraintendibile possibile.
«Quando vuoi... io ci sono.»
Avvicinatomi al bancone, vi lascio sopra tutti i galeoni che ho in tasca senza badare a quanti siano. E cercando di non attirare troppo l'attenzione degli altri mormoro qualcosa alla garzona.
«Grazie. Spero di non averti sconvolto troppo.»
A questo punto, tornare all'esterno sembra amaramente facile. Vedo il sole tramontare dietro l'orizzonte, quando prima brillava in uno stanzino. Accetto la possibilità che tutto torni irrimediabilmente come prima (o peggio), come se stessi scivolando sul letto di un fiume diretto verso una cascata. Se l'Occhio si aprisse adesso e mi rivelasse cosa ci attende oltre quell'uscita, stranamente ne sarei grato.

«Ehi, ragazzo!» Mi sento chiamare da una voce familiare. Mi volto e scorgo il vecchio, che possiede una barba piuttosto lunga. Non l'avevo notata prima. «Su col morale! Non tutti quelli che hanno visto un fulmine cadergli così vicino possono raccontarlo. Alla salute!» Alza il bicchiere. Colpito, gli sorrido con sincerità. Dopodiché seguo Alice fra i raggi arancioni che invadono l'uscio.




Grazie per la role c: <3 Casey lascia 5 galeoni sul bancone.
 
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