La triade celeste appare come una minaccia bizzarra, è evidente. Il modo in cui si presentano ricorda un coup de théâtre, uno spettacolo di poco valore posto in scena in tutta fretta. Vestono abiti di candore che s'infrangono lungo i confini del parco, spezzano l'atmosfera caotica del luogo con un guizzo d'armonia che mal s'addice al contesto. C'è tensione, intorno. Lo si percepisce dalle espressioni confuse degli sportivi, dai capannelli di babbani in uscita, soprattutto dalle pattuglie ministeriali in giro. I tre Angeli, difatti, stonano in cornice. Eppure, c'è da sorprendersi? Nell'arco di un mattino, Megan, hai incontrato Fate, Maridi e Angeli di mezza misura. Se solo voltassi l'attenzione alle rive del lago, potresti imbatterti in creature perfino più articolate — Highams Park pullula d'antica stregoneria. Per te è all'ordine del giorno, e tuttavia pone i sensi in risalto. Ancora una volta non indietreggi, non ti releghi al nascondiglio. Forse è per un atto di generosità, forse per coraggio. Forse perché la tua natura non è destinata alle retrovie.
Avanza, divora il momento. Non tutti seguono l'esempio, non tutti avrebbero la stoffa. Rebe, pur audace, è già caduta. Il sortilegio che l'ha colpita è forte, al punto da averle sottratto il respiro. No, non è morta; è soltanto svenuta, e c'è già chi — in un battito di ciglia — interviene a portarla via, al sicuro. Siete voi, tu e Mr Khalwa. La terra risponde all'appello dello stregone, s'origina in tumulto discostante. Spacca il suolo in una linea atipica, un sentiero di serpe che confonde i presenti e che spinge i Babbani — spettatori inauditi — a grida di spavento. Si chiedono se il Paradiso, d'altronde, non ricordi più le grotte d'Inferno: la terra, l'aria, la magia d'assalto... tutto infrange l'illusione della vita beata.
«Abbott, Strige, alla destra.» Mr Khalwa è concentrato, lo si nota dal tono di voce secco, dal cipiglio severo sul volto. Perde i tratti cortesi di poco addietro, eppure è determinato. I colleghi agiscono alle indicazioni: no, non è in battaglia che spetta il loro ingresso; si volgono ai Babbani, stringono tutti loro sottobraccio: parole concitate, frasi, miraggi d'oltre. Alla fine conducono tutti loro altrove, prima di cancellare la memoria. A nulla il tentativo degli Angeli di inseguirli, di svelare il mondo magico in modo perfino marcato. La terra si muove sotto i loro passi, assuefatta al vento che scatena la tua tempesta. Ora più che mai, l'Aria ti si tesse intorno. Soffia in tempesta, un ciclone in estensione: è il tuo Elemento che fortifica la magia, e lo catturi più di chiunque tra i presenti. Aria e Terra giungono in gemellaggio, spezzando l'equilibrio.
«Avis Oppugno» La donna, al centro, solleva la bacchetta e attinge all'innata trasfigurazione; si rimette in piedi in difficoltà, gli occhi volti al cielo. Quasi è come se stesse inneggiando preghiera, ma è solo un incantesimo: macchie di colore infrangono l'azzurro terso del giorno, si mescolano in tinte arcobaleno. Un punto, un altro, un altro ancora, gocce di rosso, d'arancio, di blu notte, e una corona di piume, di artigli e di corpi goffi. Sono almeno dieci, in crescendo: uccelli paradisiaci. Si gettano a capofitto contro di voi, e beccano, stridono, graffiano. Vi piombano addosso come una minaccia, e sembra che il mondo si colori violentemente.
In riverbero il sole del primo mattino intinge la pelle in ferita. Ha in sé la dissonanza di luce e di ombra, dapprima una schiera di raggi dorati, poi una tela d'inchiostro. Albert Scottdale, in morte, si fa custode di una ripercussione peggiore, di certo imprevedibile. Il sole lascia il segno, s'imprime in uno squarcio lungo l'epidermide; è una geometria d'ombra che svezza l'eterno riposo: lui, già destinato alla miglioria della vita, torna indietro. Vi è forzato, preda d'una circostanza maggiore. Il cadavere risorge in dolore, uno spasmo dopo l'altro; è come se stesse animandosi, violato da un potere che gli risulta impossibile controllare. Inizialmente è una vertigine leggera, un tremito che coinvolge il petto e la gola recisa. Nulla di più, consunto in un battito di palpebra. Eppure, è soltanto il principio: la pelle diventa granitica, una patina d'avorio sottrae l'ultimo sprazzo di colore. Appare in metamorfosi, le vene spiccano di più, la pelle si tende a soffi di fiamma. Quasi...
brucia, alla presenza del sole. Albert Scottdale è già morto, e in qualche modo sembra stia morendo di nuovo.
«Oh santi numi. Subito.» Il tirocinante, finalmente, coglie il peso delle parole ascoltate. Perché tu, Adeline, indovini il dramma in atto: è una vita che si origina dalla fine, di fronte i tuoi occhi. Albert Scottdale è altri, al di fuori di sé. Il suo corpo, il suo dolore, le sue condizioni atipiche, tutto già era un campanello d'allarme. E poi il sangue prosciugato, le ferite al collo, il richiamo alle sacche sul foglietto svelato... c'è sempre stato molto di più, in lui. D'altronde, è un déjà vu. Malala Wisk è stata uccisa, ferite analoghe sul corpo; lei... lei è finita, è andata oltre. Ma la stampa aveva annunciato un filo conduttore che trattiene, ora, una parvenza veritiera: il richiamo a Nicholas Black, il fuggitivo, era sbagliato; ma il richiamo alla natura dello stregone era autentico, e tu l'hai colto
in tempo. La terra ti si sgretola poco avanti, inglobando il cadavere in una tomba d'improvvisazione. Cumuli di muschio, di rocce e di terriccio ricoprono Albert Scottdale, interamente. Non hai certezza, non più, ma gli hai appena salvato la "vita". Quasi la terra pare sospirare, appena si richiude. Molti, ora, ti guardano con titubanza. Cosa... cos'hai fatto, sembrano chiederti.
Dr. Pierce, tuttavia, è già scomparso. Si è Materializzato al San Mungo e tornerà presto.
Deve farlo, perché... le circostanze si complicherebbero maggiormente. Sembra finito, allora. Albert Scottdale è destinato a mutare, è questione di istanti. Oppure no? Intorno, s'innalza tensione. L'aria si carica, intensamente: di voci, di dubbi, soprattutto di vento. Il sole si spegne, lentamente. La luce è sottile, punge leggera, finché s'ingloba in un banco di nubi che velano tutto di un buio somigliante al crepuscolo. Eppure. Eppure... è impressionante, perché poco oltre il cielo è un fazzoletto d'azzurro brillante. Sopra di te, Adeline, si svela burrasca.
«Maledettissima ficcanaso.» Ti raggiunge una voce, una voce carica d'odio. Il buio si fa pressante, ti circonda: la luce è oramai oscurata, preludio di tempesta. Di fronte, c'è un uomo trasandato. Veste abiti sgualciti, più e più volte rattoppati: un maglione di lana, un paio di pantaloni lunghi e scuciti, color marrone. Ha un cappuccio che gli copre interamente il volto, si scorgono soltanto gli occhi oscuri e una bocca colta in disprezzo. Ha la pelle nascosta dalle vesti, più pesanti di quanto la stagione primaverile necessiti; eppure... svela la bocca, appena parla. Ha denti aguzzi, canini ben pronunciati. C'è bellezza, in lui. Pur atipica, è una tragedia vivente che lascia di stucco. Discende il braccio dall'alto, al cielo, a te: stringe una bacchetta, e conferma d'aver manomesso l'atmosfera. Ovunque, è un rigagnolo notturno. Si toglie il cappuccio, e lo vedi. Diafano, spettrale, è un uomo di età misteriosa. Ha la voce di un anziano, e l'aspetto d'eterna giovinezza.
«Alfie. Alfie Terrier?» Qualcuno tenta d'indovinare l'identità dell'altro. Pronuncia il nome dello stregone, e ti pone in allerta. Più persone lo riconoscono, più persone gli si accalcano attorno: è lui, Terrier, il produttore musicale di Malala Wisk. Lui, che la stampa ha maldestramente dipinto in più epiteti: l'amante, il segreto spasimante, il musicista fallito... Lui, che ha curato i dischi di successo della cantautrice. E lui, ch'è sparito nel nulla, dopo la morte della stessa Veela Cantante. Alfie Terrier è il nome che zampilla sul foglietto, lui... lui ha ordinato tutte le sacche di sangue al San Mungo.
«Dovevate lasciarlo nel lago, a fondo. Invece voi, voi. Prima quell'uomo-pesce, poi voi burattini in camice. Lui... lui mi ha rovinato, mi ha sottratto tutto. Tutto. Anche lei.» Le sue parole sono caotiche, in confusione. Ha una voce di pianto, spezzata più volte. Non lacrima, ma mostra dolore. E rabbia. Infinita, percettibile rabbia. Guarda te, Adeline. E poi il cumulo di terra sotto cui hai celato Albert Scottdale. Nel tempo di un sospiro, Alfie Terrier appella vendetta. La bacchetta stride in soffio, accende l'aria. Ora zampilla in una scintilla, e un'altra.
«Incendio.» Il fuoco implode, fauci che azzannano il luogo. Serpeggiano come lingue di serpente, ti feriscono in più punti alle braccia, alle gambe; cicatrici leggere, che non lasceranno il segno. Ma c'è sangue, ora, che ti bagna pelle e stoffa del camice. E il fuoco cresce, cresce, cresce. Diventa una pira, una condanna: tutto intorno, e già verso la tomba di terra. Vuole bruciare tutti: te, Albert Scottdale, sé stesso.
Bucky, l'Auror cerca di soccorrerti, in fretta. Nuota con tutta l'energia che ha a disposizione, con un tremito che gli spezza il respiro. Le bolle, intorno la testa, si fanno più grandi e leggere, la magia si consuma nell'atto estremo cui è costretta. Bucky, infatti, reca già ferite: dietro di sé si lascia una scia di sangue, il lago è profanato dal dolore e dalle grida di battaglia. Con un colpo secco cui attinge alla bacchetta, ad ogni modo, libera la presa d'assalto della foresta d'alghe. Hanno impresso ferite profonde sulle gambe, sulle braccia e soprattutto sul torace, Aiden. Ti accorgi di fare fatica a restare lucido, almeno in principio. Gli occhi si annebbiano lungo il lago, le onde ti risultano asfissianti; la morsa al petto è stata violenta, eppure sei di nuovo libero. Sei in salvo, e devi agire di scatto. I pericoli aumentano, catturi i movimenti spaesati tutto intorno. I Maridi crescono in numero, vi accerchiano; è presto, per loro, il sentiero che vi porta vicini: il favore del loro elemento, del regno d'abissi e del moto convulso delle pinne, tutto è differente rispetto a voi, che siete soltanto umani. Ma c'è la magia, in soccorso. Voi, che potete originare il brivido dei mondi ad un solo sortilegio. Bucky, difatti, ti stringe un braccio e ti trascina via. Via dalle alghe, via dalla lancia che un'altra Sirena ha appena scoccato contro di te. Di basso, le tre figure in prigione: l'Antimago Raziah è vigile, ora. Vi chiama, parole che diventano mugugni e gemiti d'incomprensione; è come se stesse cercando di comunicare qualcosa, ma è troppo difficile sott'acqua. Eppure... la sua voce si fa poesia, d'un tratto. Muta in melodia, una percezione che in pochi potranno mai ottenere. Comunica in Maridese, facendo pause continue; cerca le giuste rivelazioni affinché i Maridi possano giungere in pace. In parte... quasi sembra riuscire in intento. Tritoni, Sirene e Avvincini s'arrestano, appena un attimo. Offrono il tempo a Bucky di sciogliere le alghe e le barriere attorno le pietre, cui l'Antimago Raziah, l'Auror Elora e la terza figura (Auror a sua volta, già catturato) sono bloccate. Si liberano, uno dopo l'altro. Vi raggiungono in nuoto, alcuni più destabilizzati degli altri; hanno tenui Incanti Testabolla che permettono loro di respirare, ma il tremito del petto e del cuore del terzo Auror è leggero come piuma. Non può più resistere, deve tornare in superficie.
Uno dei Maridi, di nuovo, vi blocca. Ha squame lucenti, una corazza d'acciaio, rame e pietra a coprire torace e parte della pinna allungata; vi punta una lancia in minaccia, e parla con difficoltà in lingua umana.
«Umano ucciso uno di noi.» Lo sai, Aiden. La coda tranciata di netto del Maride torna in mente, è l'ultimo orrore che hai catturato sulle rive del lago, prima di tuffarti. Eppure, c'è una rivelazione:
umano. Qualcuno dei vostri ha ucciso un Maride.
«Voi lasciare umano a noi.» Non occorre Raziah né un mediatore per capire il messaggio del Tritone. Occhio per occhio. O, per meglio dirla:
sangue chiama sangue.
Caso Malala Wisk – Il Profeta parliamo delle prime ore dell'alba, quando il corpo privo di vita di
Albert Scottdale – nonché marito della oramai defunta star musicale
Malala Wisk – viene rinvenuto nei
pressi del lago da una coppia anziana che passeggiava da quelle parti. Si tratta per certo del caso di
cronaca nera più intricato e complesso della storia Londinese. [...] Quesiti irrisolte che con l’aggiunta di nuovi elementi potrebbero portarci finalmente alla
chiave del mistero.