(P)resent, privata

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view post Posted on 28/6/2023, 08:56
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Vedo i suoi occhi passare dalla furia al sollievo nel poco tempo in cui lo tranquillizzo con le mie parole. Non è la prima volta, ormai ho imparato a conoscerlo, riesce a farsi prendere dal panico perfino dai suoi stessi pensieri. In un certo senso mi ricorda il rapporto che avevo con Cas, entrambi hanno cercato di allontanarmi, nei loro modi. Entrambi riversano la bile della loro frustrazione sui poveri malcapitati. Ovviamente con le loro differenze. Cas ha sempre avuto un maledetto effetto ammaliante su di me. Non sono mai riuscita a stargli lontano, ne sono sempre stata attratta e il mio affetto per lui è cresciuto con il tempo in maniera incontrollata. Mentre con Drav sono riuscita sempre a parlare di tutto, con naturalezza e schiettezza fin dal primo istante, ma ho ancora molta insicurezze su di lui. Non so quanto gli importi di me, non riesco quasi mai a capirlo e il fatto che sia così senza filtri spesso è un'arma a doppio taglio. Mi tiro su, guardando la sua maschera di indifferenza tornare perfettamente al suo posto.

Che domanda è? Stiamo supervisionando una gita se non lo hai notato. I miei piani sono di non finire in infermeria con un moccioso urlante.

Avverto un vuoto allo stomaco.
Ogni volta che mi faccio in quattro per gli altri, rimango con questa sensazione di vuoto dentro. Mi prendo la loro rabbia e frustrazione e la trasformo così che non possa più far loro del male. Nessuno mai pensa a quanto questo mi costi. Draven compreso. Mi sento sollevata dal veder cambiare la sua espressione, ma quell'acciglio di immotivata indifferenza mi ferisce. Posso capire sia esausto ma il suo egoismo è come veleno per me. Come se una volta stata utile per qualcosa, potesse gettarmi via con una conversazione che potrebbe fare con il commesso di un negozio. Ripenso a Cas, al momento passato insieme. In quell'istante gli ho lasciato prendere tutto di me, mi sono offerta nella mia interezza, il mio cuore privo di difese. Perché cedo a lui così? E se per lui tutto questo non fosse stato che un gioco? Eppure la sensazione del suo abbraccio mi porta brividi sulla pelle. In quel momento ho potuto far cadere tutto, ho potuto essere debole. Lui mi ha sostenuto e io non volevo che questo, come se lo avessi aspettato per tutto questo tempo. Non mi è mai successo con nessun altro. Mi rendo conto di essermi persa nei miei pensieri per più tempo del dovuto, mi volto verso la direzione di Mielandia.

Vado a controllare se qualcuno ha bisogno di aiuto.

Gli do le spalle perché sento il cuore scoppiarmi ogni volta che penso a Cas. Tristemente, non mi fido di Draven abbastanza. Ho paura che possa ferirmi se gli rivelo una cosa del genere. Lo ha già fatto la volta scorsa e io sono così stupida da averlo perdonato e anche aiutato a mettere in ordine le sue paranoie. Mi chiedo perché. Forse pensa che io lo faccia con chiunque, ma se così fosse sarei già spezzata in due. Alle persone non importa un cazzo di me. Sanno però che sono molto brava a farle star meglio, a farle ottenere ciò che bramano. Vogliono il mio sole, più di ogni altra cosa.
E io devo proteggermi o finisco derubata della mia stessa luce. Non sono sicura che Draven mi tenga al suo fianco per i motivi giusti. Sono più le volte in cui mi ferisce che quelle in cui mi comprende. Sa essere davvero terribile nei miei confronti.
Forse soffro di una dipendenza emotiva, vorrei solo che qualcuno riuscisse ad amarmi nello stesso modo in cui faccio io con loro, ma nessuno ci riesce, perché io do sempre tutta me stessa. Come un'idiota. Dio santo, ma perché ora sono io quella in panico? Mi allontano senza aggiungere altro. Ho bisogno di rimettere a posto le cose dentro di me, c'è troppa confusione, c'è troppo rumore e non voglio nessuno, tanto meno Draven a spiare nei miei pensieri.

 
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view post Posted on 28/6/2023, 10:44
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Sono ben consapevole di essere bloccato in questo villaggio di merda per tenere sott’occhio i mocciosi, ma comunque pensavo che Alice avesse in programma di fare qualcosa per tenersi impegnata. L’ho avviluppata nelle mie necessità, con risultati spiacevoli e un attacco di panico sfiorato. Mentre penso a fare mente locale su cosa dare la priorità per un’eventuale lettera per Megan, realizzo di aver voluto cambiare discorso perché il consiglio di Alice non mi serve più. Approfondire l’argomento, a questo punto, mi darebbe solo noia e fastidio. Mi sono convinto, quindi, che la Grifondoro potesse avere avuto in mente qualcos’altro da fare per quel pomeriggio, prima che la tediassi con la mia richiesta, ma la vedo alzarsi in piedi e darmi le spalle, come se all’improvviso nemmeno lei fosse così interessata a proseguire il discorso. Mi risponde che è lì per accertarsi dell’incolumità dei ragazzini e mi alzo di rimando anche io. Sbuffo, perché su quella panchina al fresco ci si stava bene. Mi rimetto la giacca in bilico su una spalla e sbuffo ancora, perché mi fa un caldo snervante.

Sì ma… Che pensavi di fare? – insisto a chiedere, con vago interesse. Non voglio ammettere che mi indispettisce averla distratta dai suoi doveri perché avevo bisogno che pensasse solo ai miei. Voglio che mi dica qualcosa come “pensavo di passare il tempo andando a giocare a gobbiglie per strada” oppure “volevo un gelato ma le tue paranoie mi hanno fatto venire la nausea”. Insomma… Qualcosa che mi aspetterei da Alice. Non quest’apatia. Ma poi, Alice che segue le regole così ligiamente… S’era mai vista?!
La seguo.
In primis, perché non ho di meglio da fare, io, e non ho alcuna intenzione di ritrovarmi da solo a gestire qualche ragazzino isterico.
In secundis, perché questo suo strano modo di fare è appena tornato a incuriosirmi. Ora che, più o meno, mi sono tolto di dosso il peso che mi dava pensare a un regalo per Megan e ho la mente impegnata a elaborare pseudo-poesie da mettere per iscritto per esprimerle ciò che a voce non saprei come definire, ho spazio emotivo per tenermi occupato anche in altro. E ci sono solo lei e la sua stranezza a tenermi indaffarato.

Non pensi che, se ci fosse un problema, ci verrebbero a cercare? Cercherebbero almeno te. – le rispondo, restando dietro di lei, a un passo di distanza, ma comunque tampinandola.

“Non fate niente che io non farei” non è tipo il tuo motto per lasciare che i ragazzini si divertano a fare cazzate innocenti? – dico poi, lasciando vagare lo sguardo tra destra e sinistra in cerca dei suddetti mocciosi. Se ne vedono pochi in giro per strada; probabilmente, e comprensibilmente, la maggior parte di loro si è rinchiusa nei vari negozi a sperperare i soldi dei loro genitori su cazzate senza senso e materiale diabetico.
 
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view post Posted on 29/6/2023, 08:24
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Il vortice nel quale lentamente mi disperdo non sembra volersi fermare, nemmeno quando Draven prosegue al mio fianco. Come se niente fosse. Come se non fosse successo niente. Come se due secondi prima non avessi raccolto la sua anima in pezzi, sgretolati all'ombra di una panchina. Non lo sopporto. Non sopporto andare avanti come se niente fosse quando quello che ho provato io ancora brucia sulla pelle. Il suo umore cambia velocemente e lo sento dettar le regole di fin dove io riesca a spingermi. Mi sento come se a volte riuscissi a captare frazioni di sè che lui stesso non riesce a gestire. Le rimetto al suo posto e poi niente, lui non sembra volersi esporre, ritorna a ignorare il resto del mondo, ritorna nella sua caverna. E io rimango lì come un'idiota a cercare di metabolizzare la cosa, mentre Draven si rimette su la maschera. Io non sono cosí, non lo sono. Sono troppo ovvia, non riesco a nascondere niente che non provi. Forse sono irrazionale in questo momento o decisamente impulsiva, ma non ce la faccio più. Non capisco cosa sia il nostro rapporto, i suoi alti e bassi mi fanno girare la testa. Non voglio perdere tempo con qualcuno a cui non importa di me e con Draven non ho mai la certezza di cosa provi. È estenuante. È mio amico? Allora perché sembro interessargli solo per suo tornaconto? È un mio conoscente? Allora perché mi racconta cose così private di sè?

Basta. Smettila.

Gli dico di punto in bianco, voltandomi e puntando gli occhi nei suoi. Non m'importa più ormai, mi stanno succedendo troppe cose insieme. Sto esplodendo. Non riesco a reggere tutto questo. Devo delineare le cose una volta e per tutte. Sono stanca di prendermi i pugni in faccia e di fingere che vada tutto bene. Sono stanca di vivere nell'incertezza del non capire.

Cos'è che siamo noi eh? Amici? Compagni di classe? Estranei? Non mi è mai ben chiaro. Non capisco come tu faccia ad andare avanti come se niente fosse dopo una cosa come quella.

Forse risulterà una cosa di poco conto per lui, ma per me non lo è. Magari semplicemente è così con tutti, quindi alla fine che differenza c'è? Si rende almeno conto di quanto è difficile riuscire a stargli accanto senza tutti i suoi ritagli? Prende un pezzetto di una situazione e lo stacca, come se non fosse esistito. Mi manda in bestia, davvero.

Prima mi dici una cosa, poi non vuoi più parlarne, poi crolli, poi ti rialzi come se nulla fosse e mi parli come se fossi una che ti ha appena urtato per strada! Non ti rendi nemmeno conto di ferirmi. Perché non ti importa di nessuno, a parte te stesso! Mi dici sempre di essere troppo buona... che le persone si approfittano di me, quando non ti rendi conto di non essere diverso da nessuno di loro.

Non vuole condividere con me un bel niente della sua relazione, quando provo a chiedergli qualcosa o a mostrarmi felice per lui mi disintegra. Però se ha bisogno di un consiglio allora torna a cercarmi. E io lo aiuto, perché penso, così si fa con gli amici.

Basta. Ne ho abbastanza. Mi fai sentire come se non valessi niente.

Sono dura o forse cattiva, ma è così che mi sento in questo momento e ho bisogno di dirglielo. Perché è la verità. Ci sono stati tanti momenti in cui ci siamo divertiti, in cui la spensieratezza ha fatto da padrona, ma alla fine tutto gira sempre e solo intorno ai suoi momenti di panico. Alla frase detta da me che lo fa riversare nelle sue paranoie e paure, alla bile che tira fuori per cercare di proteggersi dal mondo. Che senso ha continuare così? Mi volto perché non voglio guardarlo in faccia. Voglio solo finire questa maledetta gita senza crollare sul pavimento, ma sembra impossibile oggi riuscire a fare qualcosa di normale.



 
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view post Posted on 29/6/2023, 16:10
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Ho di nuovo sete, ma penso che se mi fermassi ancora, al Testa di Porco o altrove, peggiorerei solo l’improvviso senso del dovere di Alice. Devo resistere, anche se mi si è seccata la gola e il sapore di sangue ci si è stagnato di prepotenza, come ogni volta che un principio di panico mi assale. È snervante, addirittura avvilente… Non mi capitava da un po’. Non così.
Mi ci sono voluti mesi per convincermi di non essere così tanto inadeguato insieme a Megan ed è bastata una minima incertezza per rimescolare le carte in tavola. Mi sento ancora a disagio all’idea di stare con lei insieme ai suoi amici o a scambiarci effusioni a scuola, ma credevo di non essere più così insicuro riguardo noi due. Realizzare quanto fragile sia tutto questo è stato come essere travolto da una valanga. Non me l’aspettavo, mi ha colto di sorpresa, ma non impreparato; tristemente, è qualcosa a cui sono abituato da tutta la vita. Quando si tratta di Megan è solo più intenso.
E se resti in vita dopo che una valanga ti ha travolto, che fai? Resti a contemplare il casino che ti circonda, chiedendoti come sia potuto accadere, oppure ti alzi e te ne vai, sollevato di essere sopravvissuto? Nell’analogia, ho sempre agito come quello che si alzerebbe e riprenderebbe a vivere come se nulla fosse. Non so se sia un modo giusto o sbagliato. Non so nemmeno se esista, in una circostanza simile, un modo giusto o sbagliato di agire. È semplicemente quello che farei io. E lo faccio, da sempre. Così com’è successo, è finito. A ricordarmi la brutta esperienza resta solo il mal di gola.
Mi passo le mani tra i capelli per tirarli indietro e togliermi, almeno in parte, il calore che quel dannato sole mi sta facendo patire. Ho la fronte sudata e, mentre maledico il caldo e l’arsura, continuo a guardarmi intorno, cercando di adocchiare i ragazzini nella vana speranza di riconoscere almeno qualche volto. Mi distraggo al punto che, quando le parole di Alice mi assalgono, mi fermo di botto e mi ritrovo con le braccia ancora a mezz’aria e la bocca spalancata.
Quel fiume di parole mi arriva, se possibile, più inatteso dell’attacco di panico.
Un altro imprevisto impossibile da prevedere, con la differenza che una cosa così non l’ho mai gestita.
Abbasso le braccia. Riesco a chiudere la bocca, ma la faccia resta distorta in un’espressione smarrita: le sopracciglia inarcate, gli occhi sgranati che la fissano come se non l’avessi mai davvero guardata con tanta attenzione.
Il punto è che le donne incazzate mi terrorizzano.
E Alice è furente.
Se non fossi io la vittima di questo sclero, riderei nell’immaginarla col fumo che le esce dalle orecchie e un fischio alla Looney Tunes in sottofondo.
Il problema, però, è che la vittima sono io. Anche l’artefice, a giudicare dalla sfilza di accuse che mi riversa addosso.
Faccio fatica a elaborare tutto ciò che mi dice, ho una percezione lenta quando si tratta di interagire con le persone, ma mi ci impegno.
L’unica cosa che so per certo è che, se una donna si incazza con te, devi chiedere scusa. A prescindere. Nel dubbio, chiedi scusa e almeno qualche punto difesa lo guadagni.
Però la via che prende il discorso isterico di Alice va affrontato, in qualche modo. Credo. Non so come, ma credo necessiti di una risposta più articolata di un solo e semplice ‘scusa’.
Più lei prosegue nel turpiloquio, più mi accorgo di stare gradualmente a indietreggiare come dinanzi a un leone ferito.
Sono pienamente consapevole di non essere tanto migliore della gente di cui si circonda, ma ciò che mi contraddistingue da tutti loro è che non l’ho mai presa in giro. Sfruttata? Sì, anche parecchio. Ma senza nasconderlo. Non l’ho mai gettata in un angolo da sola a leccarsi le ferite. Cazzo, passo con lei il 70% delle mie giornate in questa cazzo di scuola. Passo più tempo con lei che con la mia ragazza!

Non lo so che significa essere amico di qualcuno. Mi dispiace. Ma non mi dai fastidio, anche se sei impicciona e iper-disponibile con chiunque all’inversomile e non fai altro che ridere anche quando ti rode. Non sei irritante quando parli, il più delle volte. E di solito la voce della gente mi snerva. È divertente quando ti incazzi in tedesco o mi idispettisci per ogni minima stronzata che fai o perché non hai voglia di studiare. Se questo fa di te la mia amica, per me è ok. Se non vuoi, va bene uguale. Lo capisco, non ti biasimo. - rispondo, sollevando le spalle.
Prendo un respiro profondo che sa quasi di sbuffo. Parlare lo trovo sfiancante, non so farlo mai nel modo giusto e ho l’immediata impressione che possa travisare il senso delle mie parole. Non credo di averne altre, però. Che senso avrebbe spiegarle che sono fatto così? Sono fatto male, forse, dal suo punto di vista. Non lo faccio di proposito a essere così disinteressato. Non sempre mi piace essere in grado di fregarmene di tutto e di tutti. È un’abitudine, un’indole. È complicato.
Con Megan non ho mai dovuto pensarci, viene tutto naturale e basta, è sempre stato istintivo l’interesse per lei.
Non so perché non ci riesca anche con altri, con degli amici. Con Alice.

Scusa.
 
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view post Posted on 1/7/2023, 09:02
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Per la prima volta nella mia vita mi sento dura, ferma, nemmeno un po' traballante. Certo sono arrabbiata ed è possibile cogliere l'emozione nella mia voce perché la persona che mi sta davanti è qualcuno a cui ho concesso la mia amicizia. E non quella di facciata, ma quella più profonda e sincera. Quella in cui mi sono permessa di essere me stessa senza filtri. Ma se c'è qualcosa che sento di aver imparato in questi anni e che ora, come un fulmine a ciel sereno, pare colpirmi è che devono guadagnarsela. Devono guadagnarsi la mia purezza, la mia lealtà assoluta, non possono semplicemente starmi di fianco e approfittare del mio buon cuore. Lo vedo quasi indietreggiare di fronte alle mie accuse, sul suo viso comprare un'espressione che penso di non aver mai visto. Quasi come se le mie parole lo avessero colpito, avessero scalfito l'indifferenza che indossa ogni giorno. La cosa non mi soddisfa come potrebbe fare con qualcun altro, perché non è mia intenzione ferire. La mia intenzione è fargli capire che così non possiamo andare avanti. Lo guardo sperando aggiunga qualcos'altro alla sfilza di cose che gli ho gettato addosso, ma se ne esce con una sola minima parte. Rimango in silenzio per qualche istante. La mia voce esce fuori bassa, come se stessi confidando un segreto.

Mi sono aperta con te Drav. Ma c'è un muro tra di noi. Non riesco a valicarlo perché tu continui a tenerlo su. La tua indifferenza mi ferisce, il tuo disinteresse anche, ma soprattutto i tuoi alti e bassi mi mandano fuori di testa.

Non riesco ad estrapolare una volontà concreta dalle sue parole, mi sembra solo uno che indietreggia senza nessuna prospettiva in mente. Chiede scusa di default come se fosse stato abituato a farlo durante tutta la vita. La cosa mi fa arrabbiare ancora di più perché mi sembra di parlare con un messaggio di posta automatico, di quelli che rifilano la solita tiritera a tutti. E io non sono tutti. Questa non è una situazione qualsiasi. Non puoi giocarti le carte jolly da mettere nel mazzo per aumentare le possibilità di vittoria.

Tu non ti fidi di me e io non posso continuare a dimostrarti ogni giorno che puoi farlo. Perché non è giusto. Devi prendere qualche rischio se vuoi essere amico di qualcuno. Così come faccio io con te. Penso di essere stata una buona amica fin'ora e penso di valerne la pena.

Faccio una pausa perché sento davvero che le parole da lui pronunciate mi hanno mandato più in bestia di prima. Come se io avessi voluto delle semplici scuse. No. Non era quello che volevo. Ma sembra che me ne renda conto solo io qui. Torno a guardarlo in viso, avvicinandomi appena per non metter su una scenata in mezza piazza, come in effetti sta accadendo.

Ma da come tu ne parli sembra quasi che tutto sia una mia scelta, come se io decidessi di essere tua amica e tu lo accettassi passivamente. E la tua scelta qual è eh? Troppo facile buttarla così come a dire "eh io sono difficile, se vuoi restare bene, senno mi dispiace." Se la cosa non ti interessa così tanto da esporti, allora lasciamo perdere.

Non è che stia chiedendo molto. Voglio solo che smetta di trattarmi come se fossi un'estranea, che si renda conto di quanto anche i miei sentimenti siano importanti, che mi dimostri di tenerci a questa cosa. Perché altrimenti sto sprecando il mio tempo. E non ho intenzione di farlo ancora. Rimango in attesa di una sua risposta. Stavolta deve essere chiaro, deve esporsi. Basta nascondersi dietro la facciata del ragazzo a cui non importa nulla di nessuno.




 
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view post Posted on 1/7/2023, 11:11
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Non riesco a capire. L’espressione sul viso di Alice sembra celare una furia che fatica a trattenere. Quando mi risponde, il tono di voce è diverso, più attenuato, ma non mi sembra meno frustrato.
Ho sempre apprezzato le persone che dicono in faccia ciò che pensano, senza filtri; è più facile elaborare e accettare la verità quando ti viene sbattuta addosso. Anche con cattiveria, con tristezza o qualsiasi sia il modo. Lo preferisco ai giri di parole, alle conversazioni di circostanza, alla superficialità dietro cui, di solito, le persone si nascondono per non mostrare la loro vera essenza. È solo sconvolgente che sia Alice a farlo e che l’abbia fatto così all’improvviso.
Io lo faccio costantemente. La mia maschera d’indifferenza non è finta. Il fare finta non è un’imposizione, semplicemente mi riesce bene, è una naturale conseguenza. Uno schiocco di dita e qualsiasi sia stato il motivo del mio dolore sparisce. È un’abitudine, lo faccio da sempre. Non è perché non voglia parlare dei miei problemi, è semplicemente che non me ne creo nel momento in cui decido che li ho risolti o non voglio più pensarci. Annullo. Tutto. Perché niente e nessuno può avere il potere di intaccarmi. A quel punto, anche se volessi parlare e affrontare il discorso davanti a una tazza di tè, non avrei niente da dire. Qualsiasi cosa abbia provato nell’istante di panico svanisce come una nuvola di fumo che non puoi catturare tra le mani per comprenderne la consistenza. Che cazzo dovrei dire?! È fumo! Il fumo svanisce!
Resto inerme, a guardare Alice, con quell’espressione basita in volto. Lo sguardo si corruccia appena, perché sto provando a riflettere e cerco di capire. Ma non capisco. Mi immagino come un non vedente a cui vengono spiegati i colori. Qualcosa, nelle sue parole, ha mandato in cortocircuito il mio cervello.
Invece di elaborare il suo discorso, mi ritrovo a pensare di aver scelto il momento peggiore per decidere di smettere di fumare. Le mani mi tremano di nervosismo, vorrei poterlo riversare in un’azione meccanica e soddisfacente come l’atto di causarmi malattie polmonari. Ho spezzato tutte le sigarette che avevo nel pacchetto, non ho altro tabacco con me. A un certo punto, fumare è diventato tipo il mio modo per tenermi occupato e, al contempo, concentrato su ciò che mi circonda. Tenermi in movimento, come nell’atto di avvicinarmi la sigaretta alle labbra, inspirare, espirare, riabbassare la mano e rialzarla in un ciclo perpetuo affievolisce l’iperattività mentale.
Al momento, comunque, mi sento più cerebroleso che riflessivo. Probabilmente non sarebbe così utile fumare adesso; forse me lo dico perché è razionale, o forse solo perché non mi sono dato una scelta e, anche in questo caso, più che rimuginare sul problema lo ignoro.
Mentre lei si avvicina, io indietreggio ancora.
Non capisco cosa mi stia chiedendo. Quando si sarebbe aperta con me? E che significa aprirsi con qualcuno?
Immagino che di una persona come Alice ci si possa fidare, ma non so come si fa. Come ci si fida di qualcuno? Che significa? Che dovrei fare per fidarmi di lei?
Con lei parlo sempre, anche se non mi piace parlare. Mi affatica, mi annoia, mi irrita. Dico solo ciò che sento di voler dire, altrimenti sto zitto, ma con lei mi viene abbastanza facile espormi. Perché mi sta dicendo tutto questo? Dove cazzo ho sbagliato?
Non si dice che gli amici si scelgono? Non ho mai avuto un amico, o un’amica. Non di quelli da definizione di dizionario. Forse Lyvie, perché l’ho conosciuta da bambino, in un momento specifico della mia vita che ci ha settato i rispettivi caratteri. Forse Alice intende che l’amicizia non è solo un tecnicismo? Ma che dovrei fare? Accompagnarla a correre all’alba quando si sente agitata? Non le starei dietro, comincerei a sputare polmoni dopo trenta metri. Ascoltarla quando ha un problema? Credevo di farlo sempre, di averlo fatto spesso. Aiutarla con i compiti, farle compagnia, essere sincero con lei… Che cos’è stato tutto questo? Che cazzo è?
Mi ritrovo a scuotere la testa tra me e me. Mi stringo nelle spalle. Non so che dire.
Perché adesso? Perché con me? Sono solo un capro espiatorio su cui riversare le sue frustrazioni o c’è dell’altro?

Non capisco. Che ti aspetti che dica? Che cazzo dovrei fare? – lo dico con il tono di voce più tranquillo di cui dispongo, tenendo lo sguardo fisso di lei.
Non sento niente, ho solo troppi pensieri per la testa.
 
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view post Posted on 10/7/2023, 14:52
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Essere empatica è una cosa davvero irritante a volte. Per la maggior parte non ne hai nessun cazzo di vantaggio, sei solo uno strumento che può essere usato per migliorare la vita agli altri. Di conseguenza, per il mondo di oggi sei come carne fresca da gettare ad un branco di lupi affamati. Per me è difficile riuscire a controllarlo, gli eccessi sono le cose nelle quali sfocio da sempre, non so mai a che punto battere in ritirata e fuggire. Non so se tapparmi le orecchie o coprirmi gli occhi per non vedere. Durante un litigio è perfino peggio, devo obbligarmi ad ignorare i segnali che l'altra persona mi manda, perché seppure io provi dolore fisico nel vederli in difficoltà e capisca esattamente il loro problema, loro non riescono mai a capire il mio. Quando vedo Drav indietreggiare e guardarmi spaesato, vengo colpita da un senso di colpa immediato. Non mi sono spiegata bene, l'ho costretto in un angolo buio senza dargli via d'uscita. Perché questo è il mio modo di esplodere, perché questo è quello che evito di fare finchè non ho più spazio, finché tutte le mie paure escono fuori e le tiro in faccia a chi ho di fronte. In questo momento non riesco a smettere. Sono arrabbiata e questi sentimento prevale sul resto. Non sono una persona violenta, non scoppio d'ira come qualcuno di mia conoscenza, che al sol pensare mi fa venire le farfalle nello stomaco, ma esplodo nei miei modi. Mi sono avvicinata per parlargli senza urlare in mezzo all'intero villaggio, lo sguardo chiaro non lascia il suo smeraldo.

Pensavo fossi abbastanza intelligente da capirlo, Shaw. Sei il secchione della classe, tu e i tuoi cazzo di voti perfetti. Com'è che a questo giro non ci arrivi?

Lo pungo con il mio veleno, perché non posso fare altro. Sono ferita e sanguinante e non è la prima volta che mi succede di esserlo, per merito suo. Succede di continuo, ogni volta che vedo la sua indifferenza tornare su. Ogni volta che parla senza prendermi in considerazione. Ogni volta che mi scredita con parole di poco conto, o quando preferisce attaccarmi piuttosto che essere sincero e vulnerabile. Quanto cazzo mi dà ai nervi quando per non mostrare la sua insicurezza rigetta il problema sugli altri.

Quando il tuo cazzo di mondo crolla all'improvviso, quando avverti il panico avvolgerti, credi di essere da solo? Credi che sia solo tu a provare qualcosa? Credi che io non lo veda?! Credi che non faccia tutto ciò che riesco per riportarti alla realtà? Cristo, Draven. Non vedi niente sei completamente cieco. Pensi che lo farei per chiunque? Lo sai quanto cazzo fa male vederti andare avanti come se nemmeno fossi stata lì?

Non urlo ma le parole mi escono fuori con furia e rabbia, tanto che difficilmente riesco a controllare le lacrime. Avverto gli occhi gonfi e rossi ma le ricaccio dentro. Non posso crollare così. Non ora. Ho troppe responsabilità e cose di cui occuparmi. Cerco di riprendere fiato, mi volto e respiro lentamente. Non lo so che cosa stia succedendo ultimamente ma tutte le mie relazione sembrano crollare. Forse sto cambiando, forse ho bisogno di più sicurezze. Forse ne ho abbastanza di muri e barriere e castelli in aria. Devo darmi un contegno, questa cosa non può andare avanti così. C'è un gruppo a cui pensare, persone che dipendono da me.

Non so se lasciandomi cadere all'indietro tu mi prenda.

Aggiungo in un filo di voce più sottile, può comunque sentirmi se vicino. La discussione finisce per me perché mi rendo conto che sono stata anche troppo egoista ad affrontare un argomento del genere in questo momento. La mia concentrazione dovrebbe essere altrove, sulla spilla, che pesa come un macigno sul mio petto, ogni giorno di più. Probabilmente non cambierà comunque nulla, perché Draven ora è in corto circuito. E sono stata io a gettargli l'acqua addosso.
Non so nemmeno io cosa mi aspetti, davvero. Forse niente, forse so che in fondo è tutto come le mie paure me lo hanno raccontato. Basta. Proseguo in avanti, verso Mielandia. Ho troppa paura di sapere la risposta, se ce ne dovesse perfino essere una. Voglio vivere nell'ignoranza di non aver scelto ancora una volta la persona sbagliata. Se prima me me serviva una di distrazione, ora me ne servono altre diecimila. Deve succede sempre tutto insieme.


 
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view post Posted on 12/7/2023, 12:38
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Ho la mente annebbiata. Non riesco a ragionare. È come se ogni sua parola emettesse del fumo denso che, man mano che prosegue a parlare, si unisce al precedente sbuffo generando una nube così fitta da farmi sentire… perso. Vuoto.
Non capisco perché stia succedendo, ma sento che non mi piace la piega che sta prendendo questo scontro unilaterale.
Non ho interesse, né voglia, di provare ad agire e impegnarmi a pensare in un modo che accontenti gli altri, che accontenti lei, ma che non sarebbe da me. Comprendo che per mantenere rapporti sociali sia necessario esporsi, in qualche modo, e credevo di averlo fatto con lei: le ho sempre parlato senza peli sulla lingua, non le ho mai mentito, l’ho ascoltata quando aveva voglia di parlare e non l’ho mai pressata a confidarmi i cazzi suoi se non era lei a volerli condividere. Credevo di averla rispettata, credevo di essermi affezionato alla sua presenza più o meno costante nella mia quotidianità, ignaro di ciò che provasse perché, alla fine dei conti, non mi interessava. Non mi interessa. Che pensi bene o male di me non mi tange, ma è evidente che per lei sia un problema ciò che penso io e, ancor di più, il modo in cui mi comporto con lei. A me lei piace, io non piaccio a lei: la storia della mia vita. Niente di diverso rispetto a qualsiasi altra pseudo amicizia abbia mai provato ad approfondire. Ma, comunque, realizzarlo mi dà la stessa sensazione del ricevere una secchiata d’acqua gelata in piena estate. È improvviso e inaspettato. Se in passato mi ha dato segnali di avvertimento di questo suo disagio con me… Beh, mi pare evidente che non li ho colti.
Non capisco cosa c’entrino i miei voti e il mio impegno scolastico in rapporto alla mia capacità di comprensione e, sebbene la cosa mi confonda, l’espressione sul mio visto non accenna alla minima smorfia o cambio di tono.
Sono rimasto a fissarla sotto shock e non riesco a muovermi. Non riesco a elaborare pensieri sensati.
Perché mai dovrebbe soffrire per un mio attacco di panico che non la riguarda minimamente? Anche se non sono solo, che sia quando sto male o quando sto bene, ciò che è mio non riguarda nessun altro che me; al massimo, se nella mia condizione è coinvolto qualcuno, riguarda anche quella persona e nessun altro. Se anche passassi ore del mio prezioso tempo a sciorinare i dettagli della mia relazione con Megan o qualsiasi altra cosa mi riguardi… Che senso avrebbe? Tutto ciò che Alice mi chiede, ottiene risposta. Se non le piace la risposta che ottiene, non è un mio problema.
Se non parlo troppo nello specifico di Megan è perché ritengo che spetti solo a lei parlare di sé, non a me; anche se ci riguarda entrambi, sento comunque che non sia giusto parlare di lei senza che lei sia presente. Come può essere sbagliato?!
Così come gli attacchi di panico, l’ansia, l’insicurezza e qualsiasi altra cosa mi riguardi. Se Alice è consapevole che ne soffro è perché io le ho concesso di vedermi.
Le parole sono solo un mezzo di comunicazione, ma non l’unico e decisamente non il mio preferito.
Mi sentivo abbastanza a mio agio con Alice da non preoccuparmi di me stesso, convinto di poterlo essere senza ripercussioni; per qualche motivo, che al momento mi appare totalmente infondato, ci credevo.

Ti prenderei, se me lo chiedessi. – mi ritrovo a rispondere di getto, la voce poco più di un sussurro rauco. Mi duole la gola, è secca e arsa da un respiro piuttosto irregolare e dal fatto che, mi accorgo solo ora, sono rimasto a bocca aperta per chissà quanto. Serro le labbra, le inumidisco con la punta della lingua in un movimento nevrotico che, in qualche modo, riesce a sbloccarmi da quella paresi/trance in cui ho annaspato fino a pochi istanti fa.
Sposto il peso del corpo da un piede all’altro, inclino la testa di lato e l’espressione del mio viso, finalmente, torna la solita maschera d’indifferenza che lo contraddistingue. Nessun segno di sorpresa, pura rassegnazione.
 
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