Rivelazioni interessanti parte 2, privata

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view post Posted on 7/6/2023, 11:54
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Il cinguettio degli uccelli accompagna lo scalpiccio degli studenti più in ritardo, è un suono a cui non riuscirò mai ad abituarmi. Li ascolto generare un ritmo tutto loro, come se anche i volatili fossero poco puntuali. Nei sotterranei non c’è niente di tutto ciò; al massimo qualche pesce fa da sveglia andando a sbattere contro il vetro della sala comune. I canti delle creature nel Lago Nero alimentano i miei incubi e mi sveglio nella penombra del dormitorio con, al massimo, il fruscio delle lenzuola in sottofondo. C’è tanto silenzio, sembra fatto apposta per me. Quando raggiungo la Torre di Divinazione sono ancora intontito di sonno e ho sempre la sensazione di ritrovarmi in un altro mondo. C’è luce, c’è vita, forse anche troppa. Me ne sto seduto nel mio angolo in corridoio a rimuginare, in attesa che il cervello si svegli del tutto mentre aspetto che scenda Megan dalla sua sala comune. Da qualche giorno mi sento più rintronato del solito. Quando la mia ragazza arriva mi ritrovo impegnato in un ampio sbadiglio. La giornata non è ancora iniziata e mi sento già stanco; devo aver dormito malissimo anche stanotte. Le circondo le spalle in un abbraccio e la saluto con un bacio. Le sue due compagne di stanza sono animate da un discorso di cui mi disinteresso in tempo record e mi limito a salutarle con un cenno del capo. Megan mi prende per mano e mi affianco a lei. Mi sembra di galleggiare mentre i piedi si muovono per dirigermi verso la Sala Grande; non riesco a svegliarmi, non riesco a dormire come dovrei.
Stai bene? – Megan me lo sussurra appena raggiungiamo il piano terra. Le annuisco, stropicciandomi gli occhi tra due dita.

Un po' rincoglionito di sonno. Ho come l’impressione di aver dimenticato qualcosa, non riesco a dormire bene. – le spiego, prima di doverla lasciare andare sull’uscio della Sala Grande, per via della ridicola regola che mi impedisce di sedermi al suo fianco e passare i prossimi venti minuti di colazione a farmi coccolare da lei piuttosto che ad arrovellarmi sul mio rimbambimento.
Mi guarda risoluta, come a dirmi che il discorso non è chiuso lì anche se non so cos’altro potrei dire a riguardo. La osservo dirigersi al suo tavolo e mi affretto a fare altrettanto verso il mio.
Per fortuna, è ancora molto presto. Considerando quanto mi sento rallentato, non avrei le forze per ingozzarmi di fretta e andare subito a lezione. Mi serve tempo. Ho bisogno di fare mente locale con calma.
Mi accomodo al mio solito posto di spalle sotto una delle ampie finestre della sala. Questo lato non piace a nessuno per via degli spifferi e dell’umidità; a me è sempre piaciuto perché mi tiene spazio libero di almeno un metro e mezzo per lato tra me e il Serpeverde più vicino.
Non so quanto possa essere una buona idea per il me del futuro prossimo che avrà la tachicardia, ma mi verso una tazza di caffè nella speranza che possa intanto aiutare a svegliare il me del presente.
Ho giusto il tempo di prenderne un sorso. Non ho ancora nemmeno estratto uno dei miei libri come d’abitudine, quando mi atterra un gufo con un palmo di naso. Ha gli occhi strabuzzati dallo sforzo, regge una busta nel becco che sembra piuttosto gonfia di roba. Forse fargliela portare a becco non è stata una buona idea.
Rovisto nella borsa scolastica in cerca di qualche biscotto gufico e lo scambio per prendere la lettera senza incappare nell’ira del rapace. Non azzardo a compatirlo con una carezza, visto che la prima e ultima volta che ho provato un gesto simile con un gufo a momenti mi staccava un dito a suon di beccate. Aspetto che se ne vada, prima di aprire la missiva. Ho riconosciuto la scrittura di Eliana dall’indicazione sulla busta per il mittente e non avrei tanta fretta di aprirla, di solito, considerando che mi manda almeno due lettere a settimana. Ma questa sembra contenere qualcosa e sono curioso di vedere cosa sia…
Foto.
Sono foto.
Per la precisione: polaroid.
Almeno una ventina.
Della festa di compleanno di Eliana.
Lei insieme ad amici che non ho idea di chi siano, ma che si è premurata di indicarmi nel retro di ogni foto: “Lei è Francis, la mia migliore amica delle superiori”, “Aaron e Belinda: con loro due ci siamo diplomati al corso da baristi”, “Coleen! Forse lei l’hai vista al bar, è una mia collega. A tua madre piace di più il suo cappuccino, mi rende gelosa”.
Ci sono anche foto insieme a suo fratello, che vive in Spagna e dev’essere andato a Londra solo per l’occasione. Dietro una delle foto con Jorge la scrittura cambia e, presumo, appartenga a J: “Ho occupato la tua stanza per l’occasione, ma giuro che non ho spostato nemmeno un granello di polvere. Mi assicurerò di cambiarti le lenzuola prima di andare via, sia mai che quando torni impazzisci perché trovi qualcosa di storto.”
Il messaggio mi fa sorridere. J mi è piaciuto da subito e non mi dà così tanto fastidio che abbia dormito nel mio letto, ma spero che per davvero non abbia toccato nessuna delle mie cose.
Passo a setacciare le foto con mia madre. Non mi sono ancora abituato a vederla sorridere. Sembra sinceramente divertita e in alcune foto è un po’ in imbarazzo. Tipo in un selfie ha gli occhi sgranati mentre Eliana la bacia; deve averla colta di sorpresa. Ha un’espressione ridicola e mi viene da ridere a guardarla.
Sul retro delle loro foto insieme non ci sono scritti aneddoti o, per ovvi motivi, spiegazioni. Ma continuo comunque a girarle tutte, come se mi aspettassi qualcosa.
Poso le foto di nuovo sul tavolino e apro la lettera. Poche righe, nella scrittura di mia madre. Una specie di riassunto di com’è andata la festa. Leggo veloce e con poco interesse. È sul finale che colpisce la mia attenzione: “Ti avevo avvisato del suo compleanno. Hai una vaga idea di quanto tenga a te? Non fa altro che parlare di te con un orgoglio che non meriti. Non posso credere che ti pesi anche solo scriverle una dannata lettera per farle gli auguri.”
Ogni barlume dell’improvviso buon umore ottenuto dalle foto defluisce dal mio viso. Credo che il cuore abbia saltato un battito nell’elaborare quelle parole. E improvvisamente ricordo ciò che la mia coscienza, molto molto molto in fondo tra le mie priorità, ha cercato di ricordarmi con le ultime notti insonni: la lettera di mia madre. Ancora perfettamente imbustata e nascosta nel cassetto del comodino.
Andavo di fretta il giorno in cui mi è arrivata e l’ho… dimenticata.
Con la coda degli occhi vedo Lyvie avvicinarsi. Uno dei pochi Serpeverde che ha la tempra di sopportare il posto sotto la finestra e la mia vicinanza.
Accartoccio la lettera e ho giusto il tempo di buttarla nella borsa scolastica prima che Lyvie mi si sieda accanto.

Buongiorno. Dormito bene? – esordisco, riprendendo in mano la mia tazza di caffè.

Le azioni con Meganina sono state concordate :fru:


Edited by Draven. - 7/6/2023, 20:15
 
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view post Posted on 8/6/2023, 15:41
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Fece il suo ingresso nell'ampia sala con aria decisamente repellente, di chi quella mattina aveva deciso di non sopportare nessuno. Teneva una mano sulla borsa a tracolla colma di libri, mentre con l'altra si tirava giù quella stupida gonna di quella stupida divisa scolastica che non faceva altro che darle fastidio, ad ogni suo movimento. Con meccanicità naturale si avviò verso Draven, l'unica persona che voleva salutare di primo mattino nonostante la soglia di sopportazione umana già precaria. Anche se non gliel'avrebbe mai detto.
« Dormito bene? »
Questo fu il suo esordio, nel momento in cui Lyvie trascinò i piedi per sistemarsi al suo fianco, sotto la solita finestra al longilineo tavolo dei Serpeverde. Corrugò la fronte, strinse le labbra in una smorfia, aveva tutta l'aria di una che - sì - aveva dormito bene, ma che però aveva avuto un risveglio disastroso. Aveva fatto tardi, si era addormentata sui libri la notte prima e, in più, non aveva nemmeno sentito Marjorie, la sua compagna di stanza, alzarsi. Solitamente si alzava dal letto prima di lei, il fatto di non essere riuscita a fare tutta la sua routine mattutina con calma l'aveva snervata. Era caduta in un sonno profondo la notte prima, causato dalla settimana di stress, ansie e pensieri che tutto quello studio le stava provocando.

« Voglio sotterrarmi. » fu il suo responso, sbuffò e si sistemò di malanimo al fianco di Draven.
Cercò immediatamente sul tavolo una tazza di caffè, ne avrebbe necessitato di parecchio. La trovò, la strinse tra le dita dopo averne bevuto un lungo sorso e ben presto cercò di sistemarsi un po' i ricci con la mano libera, finendo solo per scompigliarseli alla peggio. Sbuffò: non aveva tutta quella pazienza. Non aveva avuto nemmeno la pazienza di allacciarsi la cravatta sopra la camicia, figurarsi quella di rendersi un minimo presentabile.
In quel momento si guardò intorno, rendendosi conto del via vai di gente che man mano popolava la Sala grande. Ragazzini e ragazzine più piccoli, ragazzi e ragazze più grandi, amici per la pelle, coppiette... Stupide coppiette. Lanciò un'occhiata a Draven, un'occhiata di sbieco, mentre cercava di immaginare come potesse essere la sua vita ora, ora che lì per lui c'era Megan. Non come Lyvie che, come andava a dormire da sola, così si svegliava. Sola.
Nemmeno riusciva a capire cosa desiderasse per davvero. Il fatto che non riuscisse proprio a capirsi stava cominciando a diventare davvero frustrante. I sintomi dell'adolescenza li percepiva tutti. E con chi poteva parlarne? Proprio con nessuno.
Ma forse... Draven? Forse avrebbe potuto chiedergli com'era. Farsi un'idea. Non sapeva nemmeno cosa significasse flirtare, nel suo vocabolario, non conosceva nulla della sfera sentimentale. Chissà, avrebbe potuto darle qualche consiglio?
Ma poi pensò che, forse, Draven non era la persona più adatta con cui parlare di certe cose. Se si fosse imbarazzato? O se fosse finita in imbarazzo lei? Non sarebbe riuscita a sopportarlo. Sebbene stesse scoppiando dalla voglia di parlare con qualcuno di ciò che provava, l'espressione di Lyvie - durante tutto questo flusso di pensieri - rimase impassibile.
Bevve un altro sorso di caffè, mentre recuperava un piccolo muffin alla crema per azzannare un deciso morso.

« Che leggevi? Ti ho visto. » chiese a bocca piena infine, voltando il viso per poterlo osservare meglio. Non voleva impicciarsi mica, è che voleva impicciarsi. Sempre affettuosamente.
Non gli diede il buongiorno, non ricambiò la sua premura, Lyvie sapeva che quelle domande di circostanza non servivano a nulla, erano solo parole al vento. Almeno con Draven. Era strano che la maggior parte delle loro conversazioni avvenissero sempre su quel tavolo, a colazione, in quel preciso punto. Forse avrebbe potuto essere, quello, il loro rituale.
 
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view post Posted on 12/6/2023, 12:21
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Nella lettera che mia madre mi ha mandato qualche giorno fa, che non mi sono degnato nemmeno di aprire finendo per dimenticarmene, dev’esserci stata l’informazione inerente il compleanno della sua fidanzata. Il primo compleanno di Eliana da quando la conosco, credo sia il terzo o il quarto che passa insieme a mia madre, quindi sarebbe dovuto essere un evento solo per me. Prima di questo momento, però, non avevo la minima idea del periodo in cui cadesse, tantomeno mi è mai passato un briciolo di curiosità di saperlo. Non per mancanza di interesse, credo che Eliana mi piaccia nonostante sia impicciona e logorroica, è che semplicemente non è mai stato un pensiero che ho avuto. Temo che questa mancanza mi verrà rinfacciata in eterno da mia madre; devo confidare nel perenne buonismo di Eliana affinché le faccia dimenticare l’accaduto, perché la sola idea di discutere con mia madre anche per questa stronzata mi priva di ogni goccia di pazienza. È comunque colpa sua perché non mi scrive mai e nella rarità del caso penso sia per avvisarmi della morte del vicino o qualcosa del genere. Sono abbastanza sicuro che il giorno in cui ho ricevuto quella fatidica missiva sia stato un giorno in cui non avevo alcuna voglia di farmi girare i coglioni più del dovuto… Ma alla fine ho solo rimandato la cosa a oggi.
Appallottolo il foglio contenente le sue parole cariche di affetto materno e ho giusto il tempo di nasconderlo nella borsa scolastica, prima che Lyvie mi si sieda di fianco. Non mi sembra sia di buon umore, le sue parole in qualche modo lo confermano, ma non indago oltre.
Resto in silenzio a sorseggiare il mio caffè e la osservo di sottecchi mentre inizia a fare colazione anche lei. La vedo guardarsi intorno che sembra indispettita. Mi concentro a domandarmi che le passi per la testa, solo per tenere la mia distratta. Poso la tazza vuota di caffè e la riempio di cereali; mentre ci verso dentro anche del latte, mi sento addosso il suo sguardo e so che sta per arrivarmi una qualche osservazione o domanda. È una tipa silenziosa, il più delle volte, ma se ha qualcosa da dire non si trattiene.

Non si parla a bocca piena. – la rimprovero e prendo poi una prima cucchiaiata di cereali.
Come previsto, qualcosa da dire l’aveva, o meglio: credo che per togliersi di dosso i suoi pensieri stia cercando di ficcanasare nei miei.
Abbasso lo sguardo sul pacco di foto che ho appena passato in rassegna e glielo indico con un cenno del capo.
Non credo che Lyvie abbia mai visto mia madre, anzi ne sono abbastanza sicuro. Quando Lilien venne a prendermi in orfanotrofio, la prima persona che incontrai fu Iris, la nonna di Lyvie e Kiros. Conobbi anche loro nei giorni a seguire, ma sebbene con Lyvie si sia parlato, credo un paio di volte, di quei momenti ormai lontani, non ne ho ricordi. Non fu proprio il periodo migliore della mia vita e un qualche tipo di meccanismo di difesa deve avermi rimosso i dettagli. Ma comunque, rimanemmo solo Lilien ed io con loro e, considerando quanto mia nonna abbia sempre avuto fin troppo a cuore la regola di dover tenere mia madre ben lontana dal mondo magico, dubito fortemente che abbia mai pensato di portarla da Iris per consentirle di poterla ringraziare di quanto fatto per il suo unico figlio orfano di padre e buttato in una catapecchia dai servizi sociali babbani.
Con l’egocentrismo di cui sono fatte le donne della mia famiglia, trovo sorprendente che siano in grado di giudicare il mio.

È stato il compleanno della fidanzata di mia madre. Mi hanno mandato una lettera. Questa è mia madre. – rispondo, senza inflessioni nel tono della voce, indicandole svogliatamente la donna bionda nel selfie insieme a una mora. Sembro annoiato, forse lo sono. Il buonumore percepito alla vista di quelle foto è durato meno della tazza di caffè.
 
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view post Posted on 16/6/2023, 16:25
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Mandò giù quel boccone di muffin proprio quando Draven la rimbeccò per aver parlato a bocca piena. Serrò le palpebre in una finta espressione minacciosa che gli rivolse, ma ben presto si sciolse in un piccolo sorriso. Il primo di quella giornata di merda.

« Scusa, papà. » ironizzò lei, addentando un altro po' di dolce.
Per lei che un padre non l'aveva mai avuto, da ormai dieci anni, la frase di Draven non poté che toccare le corde giuste del suo cuore di ghiaccio. Per lui sarà stata una semplice frase buttata lì, per lei no: perciò sorrise. Sembrava quasi una premura da parte sua, una premura che avrebbe voluto udire proprio da suo padre, che ormai era andato via. Non aveva alcuna certezza sul suo ritorno, il che non faceva altro che alimentare tutte le sue speranze: avrebbe preferito che fosse morto, probabilmente si sarebbe rassegnata più velocemente.
Il fatto che rimuginasse su ogni singola cosa che le capitava quella mattina era davvero impressionante, spaventoso a tratti, per cui prese un profondo respiro come per scacciare via tutti quei pensieri brutti. Si concentrò su ciò che Draven le stava indicando, ancora una volta per evitare come la peste la propria testa.
Quel che vide fu un accumulo di foto, probabilmente spedite a lui da qualcuno di esterno. Senza mai distogliere lo sguardo curioso da esse, ascoltò nel frattempo anche le sue parole. In un primo momento credette di aver sentito male.
"Fidanzata di mia madre?"
Lo guardò per un attimo, l'espressione incerta. Alternò lentamente le iridi verdi tra il suo viso e quello della donna che le aveva indicato, poi non poté fare a meno di notare l'altra donna, quella che apparentemente stava con sua madre. Per una delle poche volte nella sua vita, Lyvie rimase a bocca aperta, senza fiato, senza parole. Sentì lo stomaco aggrovigliarsi, d'un tratto le sue orecchie - che si intravedevano tra un riccio e l'altro della sua chioma - arrossirono violentemente.
Invidia.
Era così che ci si sentiva? Quando ci si rendeva conto di se stessi?
Lei lo voleva, quello che avevano loro. Sembravano così felici.
Ingoiò il nulla, cercando di azzeccare una o due parole insieme per potergli rispondere e non sembrare strana in quel momento. Cosa estremamente difficile.

« Ehm-... Beh, che bella donna. Perché ti secca? » chiese, non capendo il perché della sua reazione. Era impossibile non notare quanto la cosa lo annoiasse.
Forse odiava la compagna di sua madre? Forse odiava entrambe? Ma Draven non le aveva mai dato modo di intuire un possibile sentimento d'odio nei confronti di sua madre. Madre che lei non aveva mai conosciuto: l'unica conoscenza in comune che i due avevano mai avuto - effettivamente - erano le rispettive nonne.

« Cioè... Fammi capire. » non riuscì proprio a trattenersi, rimuginandoci su per cercare di trovare le parole giuste.
Una domanda le martellava la testa, proprio non riusciva a passarci su come una persona normale avrebbe fatto. Avrebbe potuto dire qualcosa di normale, tipo: « Ohw, ma che carine! Stanno proprio bene insieme ». E invece no. No, perché in fondo le invidiava.
Perché loro erano felici e lei no?

« Stanno proprio... Insieme insieme? » riuscì solamente a domandargli, sperando di non risultare in un qualsiasi modo offensiva. Si sentì quasi sporca dentro, rendendosi conto di quanto fosse fuoriluogo quella domanda: ma doveva capire. Ora, voleva sapere tutto. Sperò solamente che Draven non fraintendesse le sue parole, sperò che capisse che - quella - era pura, semplice curiosità, di qualcuno che stava cercando di capire di più se stessa, riflettendosi su altre persone.
 
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Al secondo boccone questi cereali assumono un sapore strano, temo sia colpa della bile che mi è salita in gola per le parole di mia madre. Il continuo rimuginio che mi vortica nella testa facilita il senso di nausea palesato alla lettura. Di sicuro si è freddato il latte e preferisco dare la colpa a quello che alla mia coscienza, per cui allontano la tazza sul tavolo e mi verso altro caffè in una tazza pulita. Mi è passata la fame.
Sorseggio la dose di caffeina, in silenzio, lasciando a Lyvie il tempo di scandagliare le mie foto, così da tenerla occupata nel maggior tempo possibile. Mi irrita meno l’idea di condividere con lei cose che mi riguardano, piuttosto che dovermi impegnare a cercare un argomento di conversazione così presto di prima mattina; con tutto che rientra nella ristretta schiera di persone che non mi dà fastidio avere intorno, ho comunque i miei limiti. Inoltre, al momento, ho i coglioni che mi girano a mille.
Questo fatto che ricevo la posta di mattina mi scatena una serie di inevitabili conseguenze emotive nelle ore a seguire. Il mio umore della giornata sembra dipendere da questo, il più delle volte; tipo quando ricevo una lettera di mia nonna o di mia madre tendo a innervosirmi e, come in un circolo vizioso, mi innervosisce che loro abbiano questo potere su di me. Non so uscirne, finché non vado a letto a fine giornata, stremato, e al sicuro tra i miei incubi notturni riesco a imporre al cervello di rimuovere quel disagio.
È ancora troppo presto, dunque, per aspettarsi da me qualsiasi cosa.
Ciò nonostante, Lyvie azzarda una prima domanda. Mi soffermo, con la nuova tazza di caffè alta a mezz’aria, a chiedermi perché le abbia dato l’impressione che la questione delle foto mi secchi. Non è stato questo a indispettirmi, anzi. Penso dipenda dal tono annoiato con cui, di solito, interagisco con le persone; perché le è sembrato diverso? Forse sto peggio di quanto voglia ammettere.
Mentre indago tra i recessi della mia psiche per fornire una risposta che abbia senso a qualcuno che, per quanto asociale come lei, ha comunque sempre la buona volontà di sforzarsi a comunicare con il prossimo senza sembrare di aver appena ingerito un limone, la sento pormi un’altra domanda. Questa mi giunge al cervello per direttissima agganciandosi, immediatamente, alle sinapsi che fungono da agente nervoso. Sento le cicatrici sulle labbra tirarsi, mentre la bocca si storce in una smorfia che, temo, mi faccia apparire più incazzato di quanto in realtà non sia. Razionalmente credo che Lyvie non giudicherebbe mai mia madre e la sua compagna, ma quella piccola parte di me che si sente in dovere di difenderle mi fa sembrare più scontroso del consueto.

Stanno proprio insieme insieme. – ribatto, acidamente, anche se vorrei aggiungere che la madre di mia madre è all’oscuro di questa loro storia, che la fidanzata di mia madre è una babbana che, presumibilmente, scapperebbe via a gambe levate se sapesse del mondo magico e che, soprattutto, mi piace più di quanto mi piaccia la donna che mi ha fisicamente generato. Non so se essere grato a mia madre per aver scoperto la sua bisessualità o se odiarla ancora di più per avermi fatto conoscere una vera figura parentale che potrebbe sparire da un giorno all’altro; esattamente come l’uomo che l’ha preceduta.
 
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view post Posted on 22/6/2023, 15:04
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La sua espressione le fece capire al volo che, sì, quelle parole dovevano averlo infastidito. Avrebbe dovuto usare altri modi, magari meno bruschi, di chi voleva solamente capire, senza offendere. Era curiosa, invidiosa, dispiaciuta, mille emozioni si presentarono sul suo viso, proprio nell'attimo in cui l'espressione di Draven cambiò così radicalmente. Non poté evitare un arrossamento istantaneo sul viso, che le arrivò - ancora - alle orecchie.
Sicuramente, l'amico non l'aveva mai vista in quello stato.

« Scusa, io... Ho sbagliato con le parole. Io non ho niente contro tua madre e la sua compagna, anzi. Sono solo, ecco... Curiosa. » esordì, cercando di giustificarsi velocemente, per fargli capire che non aveva avuto intenzione di offenderlo in nessuna maniera. Ci teneva a lui, al loro rapporto, non voleva mandare tutto all'aria per uno sciocco fraintendimento.

« Ultimamente non ci sto capendo più niente. » aggiunse poi, passandosi una mano fra i ricci. Senza nemmeno accorgersene, aveva cominciato a sudare freddo, i palmi delle mani erano arrossati dal sudore.
Come spiegarglielo a parole, senza metterlo in difficoltà? Come poteva mettergli sulle spalle una simile questione, senza le sue conseguenze? L'avrebbe accettata, nonostante tutto? O l'avrebbe odiata a morte?
Un moto d'ansia la scosse, cercò di prendere dei profondi respiri nel tentativo di riprendersi, recuperò un bicchiere d'acqua fresca sul tavolo per potersi dissetare, la gola improvvisamente così secca da farle male. La bocca si schiuse, sembrava pronta a dire una parola o due. Ma proprio non le uscì niente.
Doveva sembrare una stupida incapace, ai suoi occhi. Solo dopo qualche attimo prese coraggio.

« Io... » cercò di parlare, evitando il suo sguardo in tutte le maniere possibili. Solo così avrebbe potuto aprirgli il cuore. Guardò il proprio caffè a metà nella tazza, che ormai non le andava più, spostò lo sguardo sulla mano che teneva il bicchiere freddo e appena scolato, si focalizzò su quello, per non vedere altro.
In quel momento, si fidò ciecamente di Draven.

« Io capisco tua madre. E la sua compagna. Stavo cercando solo di capire, di capirmi. Io... Non provo nulla per i ragazzi, mi sento stupida. E strana. » confessò, stringendo quel bicchiere tra le dita senza mai guardarlo, dandogli solamente il profilo per far sì che non la guardasse in faccia. Altrimenti, avrebbe ceduto.
Per fortuna, erano distanti dagli altri compagni di casata. Non era solita a confessioni del genere, né a conversazioni così. Non aveva mai parlato così intimamente con nessuno di quell'argomento, di quella paranoia che la faceva sentire diversa, strana.

« Non vorrei appesantirti la giornata con le mie ansie, scusa per questo. E comunque... Sembrano felici, tua madre e la compagna. Sono una bellissima coppia. » riuscì a dire infine in un piccolo sorriso appena accennato - stavolta davvero sincero -, prendendo le ultime briciole di coraggio che le erano rimaste.
Si sentì in colpa. Avrebbe dovuto chiudere la questione lì, dire quelle quattro parole senza farsi prendere dal panico come una sciocca fin dall'inizio.
 
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view post Posted on 27/6/2023, 21:30
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Credo sia la prima volta che mi ritrovo, così apertamente, a scontrarmi con questa realtà. Quando ho conosciuto Eliana, quando ho saputo che stava con mia madre, lo shock è stato più per il fatto che mia madre avesse una relazione già da più di due anni, di cui non sapevo nulla, che per il fatto che l’avesse con un’altra donna. Non l’ho visto come un problema, non l’ho visto come qualcosa di diverso. L’unico fattore di stranezza si era scatenato nel vedere mia madre essere felice. Sono passati mesi, da allora, e ancora non riesco ad abituarmi a vederla sorridere.
Per quelli che credevo essere stati sette anni l’ho immaginata sempre da sola, perché anche quando ci sono io a Londra con lei non faccio la differenza. Non ci parliamo come due persone civili da almeno dieci anni; quando mio padre andò via di casa, eravamo troppo tristi per affrontare la questione e quando poi tornò, fummo troppo scossi per accettarla. Crescendo, ho capito che siamo troppo simili di carattere, al punto da non riuscire a piacerci nemmeno un po’.
Sebbene il modo in cui sono venuto a sapere di Eliana non sia stato proprio il massimo, sarei un idiota a non ammettere, almeno a me stesso, quanto le cose in casa siano migliorate da quando c’è lei. Certo, mia madre non ha smesso di odiarmi, ma perlomeno ha incanalato la maggior parte delle sue energie altrove. E io ci ho guadagnato una vera madre… Nessuno, da che ne ho memoria, mi ha mai considerato come Eliana. Mi manda lettere tutte le settimane e, per quanto mi ci sia voluto un po’ ad abituarmici, a capire che il suo essere impicciona è solo un modo per dimostrare interesse per me e tutto ciò che mi riguarda, credo mi piaccia. Credo di non aver mai pensato ad altro che a cosa significhi la sua presenza nella mia vita, indipendentemente da tutto. Non ho mai dato peso alla possibilità che per la società siano altri i dettagli che risaltano all’attenzione.
Nonostante resti accigliato, alleggerisco la smorfia tenendomi impegnato a bere il mio caffè. Non oso immaginare la tachicardia che avrò nelle ore a seguire, ma ormai è andata così. È iniziata male la giornata, non mi aspetto finisca tanto meglio.
Percepisco Lyvie irrigidirsi al mio fianco. Non mi volto di nuovo a guardarla, ma l’insicurezza unita alle parole basta a farmi capire la situazione.
Mi irrigidisco di rimando.
Non sono la persona più adatta ad affrontare un discorso che mi sembra così importante. E non per il mio sesso, genere o orientamento… ma perché sono cinico e ingoio un’altra buona dose di amara caffeina solo per temporeggiare, per capire cosa cazzo mai potrei dirle di –almeno vagamente– rassicurante.
Quando i secondi in silenzio iniziano a scorrere, non c’è più caffè nella tazza e capisco che non ho niente di socialmente appropriato da dirle, poso la tazza sul tavolo; incrocio le braccia sul legno e inclino la testa di lato, volgendomi verso di lei.

Sei strana, ma non perché ti piacciono le ragazze. E non sei stupida, non lasciarti condizionare. Tanto, non potrai mai piacere a tutti. Avranno sempre qualcosa da dire per farti sentire inadeguata, che ti piacciano i ragazzi o no: il problema non sei tu. – rispondo, sollevando le spalle con nonchalance.
Immagino che dovrebbe dispiacermi per ciò che sta provando, ma non riesco a capirlo.
Riprendo in mano le foto e le scorro una dopo l’altra.
È inconcepibile che per alcuni cosiddetti esseri umani sia più normale una tradizione autoimposta che il proprio benessere. Il fatto che Eliana e Cecilia siano circondate da persone che la pensano come me, come noi, mi restituisce un briciolo di fiducia nell’umanità; d’altro canto, mi viene da chiedermi se prima di arrivare a questa felicità non siano dovute passare anche loro attraverso un disagio simile a quello che sta provando Lyvie.

Finisci la colazione. Non bere solo caffè, ti fa male. – esordisco poi. Metto le foto nella borsa scolastica e riempio la tazza vuota di caffè con una nuova manciata di cereali. Ci riprovo. Forse più per dare il buon esempio che per effettiva fame.
 
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view post Posted on 1/7/2023, 10:45
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In quel momento, sperò solo di non aver messo troppo a disagio Draven. Non che mettere a disagio qualcuno normalmente le importasse, ma di sicuro lui risultava nella piccola, piccolissima cerchia di chi - per lei - era importante. Per cui, semmai per colpa sua si fosse ritrovato a disagio, Lyvie ne avrebbe risentito in altrettanto modo. Non l'avrebbe dato a vedere, ma il suo cuoricino avrebbe potuto spezzarsi facendola sentire estremamente in colpa. Quelle erano troppe emozioni da gestire in una sola colazione, si sentiva travolta da un uragano di sentimenti che era difficile da gestire.
La calma di Draven e il suo silenzio l'aiutarono. Il suo silenzio non la ferì, la riccia capì che stava cercando le parole giuste da dirle. Aveva sempre apprezzato quel suo lato caratteriale, quel silenzio servì proprio per calmarla. Distolse lo sguardo, che non era mai stato ricambiato effettivamente, sospirò e sentì i nervi finalmente allentarsi. Si portò i dorsi delle mani sulle guance bollenti per cercare di allietare quel rossore fastidioso, che non era da lei.
Stava crescendo. Realizzare determinati aspetti di sé era talmente arduo che avrebbe preferito seppellire il tutto con una buona dose di indifferenza. Ma tutto ciò non era possibile. No, perché anche lei poteva scoppiare. Il povero malcapitato della situazione, per fortuna, fu uno dei suoi più cari amici. Era vero, loro non parlavano tutti i giorni, loro non parlavano affatto, ma c'erano sempre l'una per l'altro e viceversa. In un unico e contorto modo, ma c'erano. Non erano necessarie le dimostrazioni d'affetto, quelle erano solo stronzate per dimostrare alle persone di avere qualcuno dalla propria parte, nella vita. E, in effetti, era certa che qualsiasi effusione d'affetto avrebbe causato un'espressione da insopportabile mal di pancia in ambo le parti.
Un pezzo significativo di un enorme macigno che era cresciuto a dismisura nel suo cuore si sgretolò, grazie alle parole di Draven. La verde-argento cercò nuovamente il suo sguardo, stavolta un piccolo sorriso si formò sul suo viso, il primo della giornata. Il problema, di base, era che non poteva parlarne con nessuno. Le uniche due persone che sentiva giornalmente erano sua madre e nonna Iris, per cui di certo non poteva andare a dire a loro dei suoi problemi di orientamento sessuale. L'avrebbero accettata? Forse sì, forse no. Non poteva correre quel rischio.
Ma Draven l'accettò, e lei si sentì come quando ci si fa una doccia fredda in piena estate. Come se quello che lei considerava un problema, non lo fosse affatto. Lyvie stavolta non disse una parola, accettò il supporto dell'amico e lo ringraziò con lo sguardo, certa che non ci fosse bisogno di dirlo a voce. Avvertì un calore pervaderla per tutto il corpo, anche lui lo stava ringraziando. Percepì un sentore di estrema leggerezza. Si sentì capita, compresa.
Presto la intimò a continuare la colazione, forse per cambiare argomento che - sì - di primo mattino si rendeva conto essere spinoso, così lei fece come le disse. Mandò giù il groppo alla gola, che le aveva impedito di parlare fino a quel momento. Si prese un attimo prima di replicare:

« Hai ragione. Caffè e ormoni non sono migliori amici. » ironizzò a voce bassa, stropicciandosi un occhio con la mano con finto fare disinvolto, mentre recuperava il proprio muffin mangiucchiato per metà.
Forse lui non se n'era accorto, ma gli occhi le erano diventati incredibilmente rossi dallo sforzo di non piangere. Lyvie non piangeva, non l'aveva mai fatto davanti a nessuno e non sarebbe mai successo se non davanti al suo topo.
Prese qualche morso dal suo muffin, si sentì automaticamente meglio. Era proprio vero che i dolci aiutavano il sistema nervoso ad assestarsi. Fu quando finì il suo muffin, in pochi secondi, che si rese conto di aver reso quella mattinata pesante per lui con tutti i propri problemi e pensieri, da non avergli nemmeno chiesto quello che in realtà avrebbe voluto chiedergli dall'inizio.

« E tu? Come ti fa sentire la loro relazione? Ti sembrano felici insieme? » azzardò a chiedere, voltando il viso per poterlo guardare meglio, mentre recuperava un po' d'acqua fresca per mandare giù il dolce.
Teneva a lui, per cui sincerarsi sui suoi pensieri e opinioni le veniva naturale.
 
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view post Posted on 5/7/2023, 13:24
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Osservo la tazza di cereali senza il minimo interesse. Giro il cucchiaio nel latte per generare piccoli vortici.
Sebbene il discorso con Lyvie mi abbia distratto dalla lettera di mia madre arrivata con le foto, le sue parole mi vorticano ancora in testa a ogni silenzio.
Sarà una giornata lunga, mi dico. E sospiro rassegnato, riprendendo a mangiare svogliatamente; solo perché sprecare il cibo mi sembra un crimine e sono consapevole, al contempo, che se i cereali finissero per ammorbidirsi troppo e il latte raffreddasse, la mia indole contraddittoria mi spingerebbe comunque a sprecare anche quella seconda tazza.
Almeno una nota positiva: con la coda degli occhi, mi rendo conto che Lyvie ha ripreso colore. Sorride, addirittura. Sembra sollevata. Credo si sia agitata più di quanto mi sia reso conto negli istanti precedenti e quasi, quasi, mi sento in colpa per aver dato per scontato che intendesse giudicare il rapporto tra le mie mamme.
Nonostante sia del pensiero che le persone dovrebbero disinteressarsi della vita altrui e di come decidono di viverla, accennando il discorso con Lyvie sono entrato automaticamente in modalità difensiva: come se, inconsciamente, stessi dando per scontata un’interpretazione negativa da parte sua, come se io stesso definissi strano il rapporto.
Per quanto mi disinteressi dei costrutti sociali, è in momenti come questo che mi rendo conto che viviamo in una società di merda e che ne faccio parte, volente o nolente.
Alzo la testa, cerco Megan con lo sguardo. Ho avuto un sacco di problemi con lei all’inizio della nostra relazione, alcuni ancora ne ho, e non riesco a fare a meno di chiedermi perché avrebbe dovuto essere più difficile se al posto di Megan mi fossi innamorato di un ragazzo.
Prima di conoscere Christelle, di arrivare a Hogwarts e lasciare la scuola babbana ho vissuto anni di intense relazioni infantili, volendo darvi una specie di definizione. Ero un bambino sempre silenzioso e cupo e la cosa sembrava dividere i miei coetanei tra chi si teneva a debita distanza da me e chi si premurava di starmi sempre intorno; tra questi ultimi, mi piacevano più i bambini, che le bambine.
Ipotizzando un ragazzo con gli stessi tratti di Megan, lo stesso carattere e vissuto. Perché, per alcuni, sarebbe diverso? Non riesco a capirlo.
Riporto lo sguardo su Lyvie al suono delle sue domande e mi stringo istintivamente nella spalle.

Non è che faccia propriamente parte della loro vita, passando dieci mesi l’anno qui. – rispondo, dopo aver mandato giù l’ennesima cucchiaiata di cereali.

Sembra stiano bene. – aggiungo, con un’altra scrollata di spalle.
Non so cosa si aspetti che dica a riguardo. Sono felice per loro? Immagino di sì, ma non è che mi interessi concretamente della questione. Mi dispiacerebbe se Eliana non facesse più parte della famiglia? Credo di sì, ma sono pronto all’eventualità.

Perché adesso? Intendo, il senso di stranezza. Qualcuno ti ha detto qualcosa? C’è stato qualche problema?
 
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view post Posted on 12/7/2023, 01:21
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Si ritrovò a pensare al fatto che sua madre e la compagna avessero una mentalità così aperta da manifestare il loro amore liberamente, includendo anche il figlio in quelle piccole cose. Draven, nonostante tutto, sotto questo punto di vista poteva considerarsi molto fortunato. Dare un valore a queste piccole cose era importante: dal canto suo, per esempio, non aveva mai visto l'amore tra i suoi genitori rivelarsi davanti ai suoi occhi o, almeno, era sempre stato così da quando ne aveva memoria. Dalla scomparsa di suo padre, quello che ricordava vividamente erano solo i pianti di sua madre nascosti ai figli, troppo piccoli per capire. Ad oggi non era mai abituata alle dimostrazioni d'affetto, ed era proprio questo il motivo.
Dunque ascoltò le sue parole, ritrovandosi ad annuire. Forse, non aveva avuto molto modo di conoscerla bene. Ma, tutto sommato, non si lamentava affatto del suo rapporto con la madre. Il che era positivo.

« Ne sono contenta. Suppongo che l'importante è che tua madre sia felice. » aggiunse Lyvie, incrociando le braccia sulla superficie piana del tavolo dei Serpeverde.
Credeva che l'argomento che l'aveva mandata in crisi si fosse concluso, eppure Draven incalzò altre domande, spiazzandola un po'. Tuttavia, erano domande più che lecite. Il fatto che sembrò preoccuparsi di sé e delle proprie condizioni mentali le fece, comunque, estremamente piacere. Si sentiva a suo agio a parlarne, con lui.

« Di base, non è successo niente, nessuno mi ha detto niente. Ma è perché non ne ho parlato mai con nessuno, a parte te, ora. » iniziò lei, senza distogliere lo sguardo dal suo viso, in una piccola scrollata di spalle. Ora che Draven sapeva tutto, si sentiva di parlare senza sembrare un palloncino in procinto di scoppiare.

« È che vedo tutte queste coppiette... » ammise, pensandoci su mentre storceva il muso nel volgere lo sguardo verso palesi coppie del castello, che sembravano sbocciare in quel periodo come fiori in piena primavera.
Quelle coppiette un po' le facevano venire voglia di vomitare, un po' le invidiava. Ma questo era perché, semplicemente, non ne sapeva niente. Dell'amore, di ritrovarsi in una relazione, di come ci si sentiva ad affidarsi completamente ad un'altra persona.

« A volte penso a te e Megan. Non mi fraintendere, vi trovo bellissimi insieme ma, per quanto mi riguarda, non ci capisco niente. Io non sono mai stata con nessuno... Il fatto è che ho sempre cercato di farmi piacere qualche ragazzo, ma ogni sforzo è stato vano. Non so nemmeno se qualcuna ci ha mai provato con me, capisci? Non sono brava a flirtare e mi fa pure strano parlarne, mi sento troppo inesperta e a disagio. Il fatto che mi piacciono le ragazze amplifica tutto ciò. Anche se so che non dovrebbe farmi sentire a disagio, la cosa in sé. » aggiunse la riccia in un flusso di pensieri e parole, cercando subito dopo nuovamente il suo sguardo quando aggiunse, senza pensarci su: « Tu cosa provi? Quando sei con lei, intendo. »
Era stata troppo diretta? L'avrebbe scoperto presto.
 
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view post Posted on 26/7/2023, 12:45
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La sensazione di non essere all’altezza dell’argomento in discussione con Lyvie si fa più concreta di minuto in minuto. Sorvolando sul presupposto che non concepisco nemmeno l’idea di dover esprimere il proprio orientamento sessuale, che nessun etero ha mai provato pressione sociale nel farlo, come se fosse dato per scontato, mi rendo conto di non avere un’esperienza o una conoscenza in merito da poterle fornire –se non proprio le rassicurazioni di cui ha bisogno– quantomeno dei consigli su come essere semplicemente se stessa. Nel momento in cui hai timore di ciò che ti circonda, dei giudizi, dei costrutti entro i quali dovresti mantenerti… Come ti dovresti comportare? Il solo pensarci basta a generarmi un’emicrania lancinante. A me non potrebbe fregare di meno di ciò che pensa la gente, di ciò che faccio o non faccio. Ognuno è libero di vivere la propria vita come vuole e se il resto del mondo prova più interesse a sprecare energie su di me che a pensare ai cazzi suoi la cosa non mi riguarda. Ma Lyvie, purtroppo, ha una sensibilità diversa dalla mia. Si mostra sempre così tosta e disinteressata, ma dal modo in cui l’ho messa in soggezione semplicemente ponendomi in difensiva per le mie mamme mi sono reso conto che per lei, tutto quello che sta provando, è ben più complicato di come lo affronterei io.
E io non sono proprio ciò che si definirebbe empatico.
Porca merda.
Mi ingozzo di cereali per avere una scusa per non parlare, come se dentro di me stia sperando che il discorso si chiuda lì. Vorrei darle le risposte che cerca, essere in grado di capire ciò che prova, ma non so nemmeno come fare, capita così di rado che mi interessi di qualcuno che non sia io. Rimuginarci mi sta mandando fuori di testa.
Sono quasi tentato di darle i contatti di Eliana e suggerirle di parlare con lei. La fidanzata di mia madre ha una propensione particolare che definirei al limite del logorroico quando si tratta di dare consigli e parlare con le persone; insomma, non so se sia sempre stata così, ma per avere a che fare quotidianamente con mia madre, da cui ho ripreso la splendida indole introversa e misantropa, credo che abbia sviluppato, o coltivato, un certo talento nell’essere empatica e paziente.
Mi va di traverso un cereale quando il discorso verte sulle coppiette. So dove andrà a parare ancora prima che la senta pronunciare il nome di Megan. Siamo stati più o meno discreti per mesi, finché non mi sono rotto i coglioni di nascondermi tra corridoi e aule abbandonate solo per stringerle la mano come un bambino infelice e ho iniziato ad approfittare dei piccoli momenti nella giornata, tra una lezione e l’altra, prima e dopo i turni di lavoro, per poter stare con lei; immagino che ciò non sia passato inosservato in una scuola in cui il massimo divertimento è gossippare. Gli stessi quadri e fantasmi che bazzicano nel castello si interessano della vita degli studenti, figuriamoci gli stessi umani coinvolti più o meno attivamente. Insomma, non che pensassi di essere invisibile, ma comunque davo per scontato –principalmente per mancanza di vita sociale– di non ritrovarmi mai a parlare di lei o di noi. Nelle rare volte in cui qualcuno ha provato a cacciare l’argomento solo per dare sfogo alla sua curiosità, mi è capitato di ringhiargli addosso senza concedere risposta. È il modo in cui Lyvie costruisce la sua domanda che la salva da una reazione simile. Non mi chiede com’è la relazione, non mi chiede di lei, mi chiede solo di me.

Mi sento a mio agio. – rispondo di getto, con tutta la sincerità di cui dispongo, ma senza accennare alle mie innumerevoli paure. Ho sempre il timore che un giorno Megan possa capire che non ho niente da offrirle o che i miei modi scorbutici la mettano in imbarazzo, che un giorno possa stufarsi della mia apatia e mancanza di originalità, dei miei silenzi, di qualsiasi cosa. Al contempo, però, mi viene spontaneo flirtare con lei, giocare e scherzare in un modo che non credevo di avere in me e che ho scoperto con lei. Mi sento sicuro in superficie a starle vicino, pur percependo tutte le mie insicurezze di fondo, perché mi fa stare bene e mi rende felice; non in un modo effimero o estemporaneo, ma proprio nel concetto di vivere ogni giorno sapendo che c’è lei con me, anche quando non c’è.

Quando qualcuno ci sta provando lo leggi negli occhi. Che dipenda da un’emozione o da attrazione, è come se gli occhi si illuminassero di aspettativa. Non so se hai mai avuto qualcuno che ti ha guardato così, ma forse non hai mai nemmeno voluto farci caso. – aggiungo, riagganciandomi al suo discorso.

Io non ci ho mai fatto caso, per esempio. Ma so che i miei occhi erano così quando l’ho vista per la prima volta. Non mi sono fatto domande, non mi sono nemmeno chiesto cosa pensasse di me, credo… Le ho semplicemente detto che mi piaceva, perché era giusto lo sapesse. E credo che io non le piacessi affatto. Non spicco per simpatia e fascino. – continuo, accennando uno sbuffo divertito.
Prendo in mano la tazza di cereali e l’avvicino alle labbra per bere il latte rimasto. Non so se l’improvvisa tachicardia sia un effetto del caffè bevuto poco fa o di quanto ho appena raccontato a Lyvie, ma ignoro la cosa e mi volto a incontrare il suo sguardo.

Se ti piace qualcuno diglielo e basta. Se resti nel dubbio senza esprimerlo non ottieni nulla, tanto vale accettare un eventuale rifiuto e andare avanti, piuttosto che restare in balia delle onde, no? Non ti serve saper flirtare e cose così... viene tutto da sé. – proseguo a dire, con la consapevolezza di averle appena suggerito un consiglio che io stesso, a suo tempo, mi rifiutai di accogliere. Per paura di un rifiuto evitai Megan per mesi dopo la mia dichiarazione lanciata come una bomba senza preavviso. Ripensandoci, col senno di poi, capisco di aver solo perso tempo, ma nel mio caso il tutto era dipeso da una stupida speranza senza fondamenta, come se non consentendole di rifiutarmi apertamente mi fosse concessa una possibilità. Forse non ha molto senso, ma lo aveva per me allora.
 
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view post Posted on 7/8/2023, 12:07
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Non voleva intromettersi assolutamente, né soddisfare alcun tipo di curiosità nei confronti della relazione di Draven con Megan. Fin quando sembrava filare tutto liscio, fin quando stavano bene l'uno con l'altra, andava benissimo. Quel che le interessava era solo il benessere di Draven, ma sentiva di potersi fidare al contempo anche di Megan. Sembravano una coppia solida, per cui farne un pettegolezzo era irrilevante per lei. Sapeva di aver fatto un azzardo a domandargli una cosa del genere, ma lei doveva sapere. A chi altro poteva chiedere? Di Draven si fidava, sperò solo che non fraintendesse le sue parole.
Per fortuna, andò tutto liscio. Le rispose immediatamente, con cinque parole, cinque parole che la fecero però riflettere a fondo. Si sente a suo agio. Era quello il segreto? Sentirsi a proprio agio con qualcuno fino a lasciarsi andare e sentirsi liberi di fare qualsiasi cosa? Quella, era una sensazione che non aveva mai provato. Anche tempo prima, al ballo, non era mai riuscita a lasciarsi andare completamente come avrebbe voluto. Il timore di sbagliare, la paura del rifiuto, quello l'aveva fregata. L'allontanamento fu repentino: era ritornata ad essere la solita, fredda Lyvie.
Lasciò che parlasse, pendendo letteralmente dalle sue labbra, con tutte le intenzioni di fare tesoro delle sue parole. Accennò una smorfia divertita quando parlò della sua mancanza di "simpatia e fascino", non potendo che dargli ragione. Ma avrebbe potuto anche dargli torto: forse era proprio la sua mancanza di simpatia e fascino a renderlo unico nel suo genere. I due sembravano molto affiatati, Lyvie non poteva essere che felice per il loro andazzo come coppia.
Le ultime sue parole furono come la ciliegina sulla torta, il consiglio che stava cercando e che avrebbe provato a seguire.

« Grazie. Giuro di provarci. E di non pensarci troppo. Perché so che anche quello è un bel problema. » ammise in uno sbuffo stavolta più leggero e giocoso, rendendosi conto che tutto quel flusso di pensieri non era altro che un flusso di ansie e paranoie che da sola si creava nella sua testa. Complice anche il realizzare del suo orientamento sessuale.
Ci pensò su un attimo, incerta sul lasciarsi andare fino in fondo con lui. Ma, d'altronde, che aveva da perdere? Era sicura che Draven sarebbe stato muto come una tomba.
Spostò lo sguardo verso il proprio piattino vuoto.

« Beh... Ci sarebbe una ragazza. » il fiato le si mozzò in gola nel momento in cui terminò la frase, incapace di continuare.
E così diventò rosso pomodoro in pieno viso, pentendosi immediatamente di averlo anche solo accennato. Ora, non poteva più tirarsi indietro. Inspirò a fondo, quando si decise ad approfondire quella frase.

« Però... Ecco, io non sono niente per lei. Ci siamo incrociate per caso solo al ballo, io per lei sono stata solo un ripiego quella sera. Beh, ovviamente mi sono allontanata. Anche perché si è trattato di una sola sera, che diavolo poteva mai succedere? Che mi potevo mai aspettare? Boh, tutte queste cose mi confondono solamente. » ammise, accennando un nuovo sorriso che era un misto tra il confuso e il pensieroso, un po' forzato data la situazione.
Ma non voleva annoiarlo ulteriormente, dunque sganciata la bomba cercò di alleggerire la cosa. Stavolta un sorriso ironico le stese le labbra.

« In ogni caso, ci proverò. Tu mi sopporterai se mi rifiuta? »
 
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view post Posted on 7/9/2023, 13:49
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Credo sia questa, l’amicizia. Dare consigli onesti e logici… che tu stesso non sai seguire.
Mi rendo conto di aver aperto bocca e lasciato che il raziocinio mi facesse esprimere ciò che penso sia più ‘normale’ fare in una situazione in cui ti piace qualcuno, ma mi accorgo immediatamente dell’ipocrisia del mio essere.
Quando parlai a Megan per la prima volta, sulla torre di divinazione, fu come ricevere una freccia in pieno petto. Quella sensazione che nei romanzi descrivono come ‘colpo di fulmine’, a cui la maggior parte della gente non crede e nemmeno io stesso pensavo che potesse davvero accadere. Succede solo nelle fiabe a lieto fine, non nella vita reale. Eppure, mi era bastato guardarla negli occhi e perdermi dentro quel blu così intenso, velato di una tristezza che d'impulso sentii l'esigenza di toglierle di dosso; ancora adesso, dopo quasi due anni da quell’occasione, mi capita di restare intontito dalla profondità del suo sguardo. Non aveva senso allora, non ha senso adesso; nonostante la stia conoscendo sempre di più, giorno dopo giorno. Era stato strano accettarlo, per via dell’assoluta mancanza di logica: non avevo idea di chi fosse, al di là del suo ruolo di Caposcuola, non conoscevo nemmeno il suo nome e non sapevo nulla di lei, del suo passato e del suo presente. Eppure, mi sentivo certo dell’affinità che avremmo avuto se solo mi avesse dato una possibilità di conoscerla. Volevo che lei conoscesse me, volevo che mi accettasse e facesse entrare a far parte della sua vita… Qualcuno di cui non sapeva dell’esistenza fino a quello scambio di sguardi. Mi ci vollero mesi per capire che non c’era alcuna logica dietro quei sentimenti e che, al contempo, non si trattava di sola attrazione nonostante non sapessi nulla di lei. Presi ad alternare momenti, molto lunghi, in cui la ignoravo totalmente a momenti in cui le stavo addosso per convincerla a parlarmi, a darmi attenzioni.
Credo che il tutto sia nato e si sia sviluppato sotto condizioni particolari e che, normalmente, l’amore non funzioni proprio così.
Forse per questo il raziocinio mi è venuto incontro cercando di dare a Lyvie una spiegazione, un suggerimento, che fosse più… consueto. Nonostante la mia mancanza di esperienza diretta a riguardo.

Non è facile smettere di pensare, eh? – commento divertito, inarcando un sopracciglio. Questo so bene cosa significa. Il rimuginio è la piaga degli adolescenti introversi.
Finisco il mio latte in un ultimo sorso che quasi mi va di traverso alle sue parole seguenti. Riesco a fingere nonchalance, forse, tenendo il muso nascosto nella tazza per qualche istante in più.
Ok che siamo entrati in un discorso particolarmente confidenziale, ma non mi aspettavo che potesse aprirsi così tanto con me. Mi sorprende che a Lyvie piaccia qualcuno. Non so perché, forse per via del fatto che ci conosciamo da bambini, ma non avevo mai pensato che sarebbe arrivata a un punto in cui anche i suoi ormoni si sarebbero risvegliati.
Poso la tazza vuota sul tavolo e prendo un tovagliolo per pulirmi il viso. Le faccio cenno con il capo a indicarle l’uscita dalla Sala Grande. Ho bisogno di fumare prima di andare a lezione e anche un po’ per scaricare la mole d’informazioni condivise da ambo le parti.

Prima di pensare che possa rifiutarti, hai provato a parlarle? Dopo quell’occasione, intendo. Insomma, se frequentate gli stessi corsi trova occasione per studiare insieme, capire cosa le piace, se avete interessi in comune... - inizio a dire, ormai lasciando che le parole fluiscano a ruota libera e senza alcuna coerenza per quanto mi riguarda.
Io non so letteralmente nulla di queste di Megan e mi sento sempre più stupido man mano che il discorso prosegue…
Mi alzo dalla panca dietro la lunga tavolata Serpeverde e con lo sguardo, di nuovo, cerco la mia ragazza. Chissà se lei sa queste cose di me? Abbiamo interessi in comune?
Per Merlino.
Forse dovrei imparare a gestire meglio i nostri tempi insieme, sacrificare il sesso per ascoltarla un po’ di più?
Non mi piace granché come idea. Però vorrei trovare il modo di conoscerla e uscire con lei come una più usuale coppia farebbe.

Invitala a uscire. Alla prossima gita a Hogsmeade chiedile di prendere un gelato insieme o qualcosa così. - aggiungo, in risposta anche ai miei stessi pensieri.
Recupero le mie cose dal tavolo, mi assicuro di non aver lasciato in giro nemmeno una delle foto di Eliana, poi avanzo con Lyvie verso il massiccio portone d'ingresso.
 
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view post Posted on 24/9/2023, 01:49
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Si sentì capita. Si sentì affine a lui, data l'introversione di entrambi ad accomunarli. Chi meglio di un introverso poteva capire un altro? Fu per quella domanda retorica che Lyvie sorrise sinceramente, annuendo di conseguenza. Era troppo strano. Fino a poco tempo prima, mica ci pensava a queste cose! Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi in una situazione del genere, situazione che - di base - era niente, ma era come se fosse tutto per lei. All'improvviso, da un giorno all'altro, il suo cervello aveva cominciato a galoppare verso nuove vedute, un modo di percepire le cose anche diverso, positivo o negativo che fosse. L'adolescenza non era proprio il suo forte, la rendeva vulnerabile. E la cosa non le piaceva proprio. Ma, doveva ammetterlo, quella chiacchierata con Draven le servì. Le servì a farle capire molte cose, sebbene metterle in pratica fosse la parte più complicata di tutte. Facile a dirsi.
Non voleva ammorbarlo ulteriormente, così pensò di congedarsi. Avrebbe semplicemente fatto tesoro dei suoi suggerimenti, rivedendo in lui una figura quasi fraterna, che quella reale si era ormai disintegrata nel tempo. Chissà come sarebbe stato parlarne con Kyros. L'avrebbe accettata?
Ma la tacita proposta del Prefetto la sorprese e, siccome non avrebbe avuto altro da fare fino all'inizio delle lezioni, decise di seguirlo a ruota. Si alzò a sua volta Lyvie, annuendo in un'altrettanta tacita risposta, per poi affiancarlo fino a superare il portone d'ingresso.
Ben presto giunsero in giardino, uno spazio aperto con panchine di pietra nei lati. La brezza mattutina era indescrivibile, sebbene lei fosse più un tipo notturno. Quando era ad Hogwarts, però, le piaceva sentire attraverso le narici quell'aria di nuova giornata. Una nuova, solitaria, dedicata giornata. Forse era un po' abitudinaria, noiosa a tratti. Ordinaria e stramba, si sentiva così.
Era passata una vita dall'ultima volta che aveva avuto una conversazione così lunga e prolissa con Draven, per cui decise di godersi ogni momento. Non solo poteva approfittare dei suoi consigli, ma poteva anche capire com'era che funzionava, il suo cervellino.
Sorrise nuovamente alle sue parole, nascondendo le mani nelle tasche della toga verdeargento, guardandosi ora brevemente attorno. Come spiegarglielo?

« Credimi, è più complicato di quanto sembra! Pensa che un tempo eravamo delle specie di... Nemiche, diciamo così. Quindi è una situazione piuttosto strana, e poi la becco davvero, davvero raramente. Ti è mai capitato di non riuscire a perdere interesse, nonostante quella persona che magari ti piace non ti caga di striscio? Ecco. » cercò di spiegare, senza comunque accennare a lei. Voleva che fosse ancora un piccolo segreto, tenerla gelosamente dentro di sé.
Quel che le propose era un azzardo. E se l'avesse rifiutata? Come diavolo avrebbe dovuto gestire un rifiuto? Avrebbe solo pianto lacrime amare e si sarebbe solamente sentita come una pezza. Che fifona.

« Se - e dico se - riesco ad acchiapparla. Anche se non mi sembra la tipa interessata alle ragazze. Capire se a una ragazza potresti piacere è complicatissimo - soprattutto se ci provi da ragazza - e io, come già ti ho detto, non mi accorgo di un piffero. » a dirla tutta, questo lo pensava davvero. Ovviamente, non l'avrebbe mai acchiappata per un gelato.
Non ne avrebbe mai avuto le palle, non se si ritrovava tra le mani zero certezze.
 
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view post Posted on 1/10/2023, 23:11
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Ho avuto l’impressione che il discorso fosse ben lungi dall’essere concluso, motivo per cui faccio cenno a Lyvie di seguirmi fuori, invece di liquidarla in fretta e furia. Abbiamo poco tempo prima dell’inizio delle lezioni, ma ci scappano una sigaretta e qualche altro consiglio poco originale.
È evidente che la situazione la confonda e che, se si sia ritrovata in extremis a parlarne con me, non ha qualcun altro con cui parlarne. Qualcosa, molto molto in fondo nel mio essere poco capace di empatia, mi suggerisce che dovrei sentirmi dispiaciuto per lei, quantomeno un po’ in pensiero. Posso capire l’essere sempre da soli, ma io non me ne faccio un problema. A me piace, lo preferisco di gran lunga all’avere interazioni sociali.
Insomma, capita anche a me di sentirmi depresso se sto troppo tempo completamente da solo, ma so anche che mi succede non di certo per l’assenza di persone intorno a me, quanto per il fatto che la mia scarsa tolleranza per la psiche umana, dopo un po’, non mi fa sopportare nemmeno me stesso.
Lyvie, invece, è come se fosse introversa “non per scelta”. Come se le piacerebbe avere un’amicizia di cui potersi fidare, ma non riuscisse a trovarla. Forse la sto psicanalizzando troppo e non dovrei. Questo lo so per esperienza diretta: alle persone non piace che gli si spiattelli in faccia considerazioni sulla loro persona, soprattutto se non richieste; tantomeno che tu ci spenda tempo a pensarle. E lei non mi ha chiesto di simpatizzare per la sua presunta inabilità di trovarsi delle amicizie come si deve. Che poi, “inabilità”… Anche se avessi ragione su questo, mi sento di dire con una discreta sicurezza che non dipende minimamente dal suo modo di essere.
In questa scuola primeggiano gli altezzosi, quelli in ricerca perpetua di accettazione, che non vedono l’ora di stare al centro delle attenzioni di tutti e se ne fregano se sia per merito o demerito, purché se ne parli.
Lyvie è intelligente, è scaltra e diretta. È un passo avanti rispetto a qualsiasi coetaneo che pensa solo alla figa o allo smalto sulle unghie come massima priorità nella vita.
Presa la questione sotto questo aspetto, temo sia decisamente più arguta anche di me… Anche se, almeno, non ho mai avuto interesse negli smalti per unghie.
Usciti dalla Sala Grande mi sento già più a mio agio; lontano dal vociare fastidioso a cui, triste a dirlo, nel tempo ho dovuto fare l’abitudine.
La brezza mattutina mi sferza il viso e la sento agire sul mio essere meglio della caffeina, da cui attendo ansia e tachicardia nelle prossime ore con la stessa consapevolezza degli studenti che sanno che usciranno col mal di testa da una lezione di Peverell.
Mi scosto dall’uscita per il giardino e mi accendo una sigaretta, mettendomi un po’ in disparte, praticamente in modo da essere nascosto a qualsiasi eventuale docente possa avere lo schiribizzo di passare da lì per andare chissà dove proprio in questo preciso momento. Non che fumare nei confini scolastici sia contro le regole, ma in qualche modo penso che dovrebbe esserlo per non ispirare pessime idee di intrattenimento per i più piccoli.
Riporto la mia attenzione su Lyvie, cercando di impormi di non divagare mentalmente col rischio di dissociarmi dalla conversazione. Più lei parla, però, più mi rende facile restare interessato all’argomento; non tanto per la sua nemica/cotta di cui vengo a sapere, quanto per le similitudini che, inconsapevolmente, continua a fare tra la sua e la mia condizione; o meglio, forse più che vere e proprie similitudini, vaghe assonanze che mi riportano Megan alla mente. Non che mi ci voglia molto per pensare a Megan, è un chiodo fisso, ma insomma… Va beh. Non ho una giustificazione. Ci penso sempre e basta.
Sospiro e, nel farlo, emetto un perfetto cerchio di fumo. Lo osservo allontanarsi e disperdersi nell’aria mentre la mia testa reagisce da sola, annuendo a Lyvie.

Sarebbe così grave se ti rifiutasse? – mi ritrovo a dire, voltando lo sguardo di nuovo a incontrare il suo. Tanto ormai il cerchietto di fumo non si vede più, ne dovrò fare un altro.

Ti ho detto una marea di stronzate incoerenti, prima. Non so perché, m’è presa così. Consigli che ho visto in film babbani scadenti e letto nella letteratura contemporanea di altri babbani fattoni e idealisti. Roba che non sono mai riuscito a mettere in pratica io, ma ho pensato fosse giusto suggerire a te. Non ho la minima idea di come ci si approcci, in maniera che sia ritenuta “normale” secondo chissà quali cazzo di costrutti sociali, a una persona che ti piace. Non so come si capisce se le piaci a tua volta. Ma quale cazzo sarebbe il problema se una tizia decidesse che non ti vuole? O che non ti accetta? La tua vita non dipende dalla sua, grazie a Merlino siamo tutti esseri svincolati dall'esistenza del prossimo. Non esiste nessun altro come te. Qualsiasi cosa accada, non dovrebbe farti abbassare la testa.
 
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19 replies since 7/6/2023, 11:54   449 views
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