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| 23 yrs – Head of DMLE – Devonshire |
PS 449 PC 382 PM 403 EXP 94,5 Bramato per così tanti anni, il passato giace ora su questo muro dimenticato dal tempo. Il coraggio di sollevare lo sguardo, però, mi manca.
I miei occhi errano nell’oscurità, s’affannano a ritrovarti, John, per dirti che non desidero stare qui, che vorrei fuggire. Portami via.
Resto in silenzio, perché è la tua voce a riempire l’ambiente, e trattengo il respiro quando pronunci frasi che, oltre ogni cosa, vorrei smentire.
La voce assume un’inclinazione strana, non mi piace, allerta i sensi e la mente mi proibisce di esternare a gran voce ciò che desidero confessarti. Nel baratro, traggo un profondo respiro e socchiudo gli occhi. C’era luce, un tempo, qui. E forse echeggiavano risate. Gioia. Amore.
Il mio cuore, armato di rancore, esalta l’ingiustizia. Forse, mi dico, quelli come me non meritano questo tipo di felicità.
« Non sono ancora sua » mi lascio sfuggire. Se sia per me fonte di speranza o insoddisfazione, non puoi saperlo. Puoi vederle i miei occhi però, che scendono sul braccio candido, su cui, l’unico simbolo invisibile, è quello che ci ha condotti qui. Il marchio, d'altronde, pende come spada di Damocle sulla mia testa e lo so, lo so da tempo che, nel momento in cui farò visita alla Villa, Lui riscuoterà il conto delle mie azioni. Tu stesso hai avuto fretta di affermarlo, che la mia è stata un’ottima copertura, e sebbene l’accesso al Ministero fosse inerente al volere di Voldemort solo in apparenza… In ogni mio respiro, so bene che la mia esistenza è intrecciata alla sua.
Aryadne, Vagnard, William… Kevin… Horus.
Quant’è lunga la lista?
Quanti sono i nomi che abitano i miei sogni, ormai?
Sorrido, triste, dinanzi all’onestà che mi travolge. Tu, che paventi di conoscermi così bene, pensi davvero che voglia farlo? Consegnarti a lui… Perché poi?
Pensi voglia punirti per non aver seguito le orme di tuo padre?
Dinanzi a questa inaspettata verità, qualcosa, all’altezza del mio petto, non tarda a farsi sentire. Come vorrei, ora, tornare da te e dissolvere quella fragilità con cui poco fa ti ho marchiato - poter sentire davvero il sapore delle tue labbra. Me lo concederesti?
Il Nome influenza le scelte dei più deboli.
Ma non le tue. E nelle mie iridi, puoi vedere una luce diversa.
Lo avverto, sai? Il tuo sguardo che solletica la mia pelle, risale i punti che hai sfiorato.
E l’istinto che mi guida nuovamente sull’albero che ho di fronte, l’urgenza di risolvere ciò che ne è della mia esistenza.
Muovo un passo nell’oscurità. Con l'oscurità. Un albero, imponente, si dipana alla luce del Salice. Radicato nel suolo di questa dimora, espone alle vedute la decadenza delle foglie, lambite dal pungente gelo di un inverno crudele.
Il dolore accecante accompagna il mio crollo contro il finto tronco.
È un urlo che mi porta alla vita. Piango. Piango per te, mamma.
È la paura che mi guida tra le fauci della morte.
È la solitudine che mi accompagna verso il tuo ultimo respiro.
Accolgo le loro urla, che ora sono un po’ anche le mie.
Non farla nascere, Lulu.
Non farmi nascere, mamma.
Questo dolore non è nulla in confronto a quanto vedo; niente, dinanzi all’impotenza che preme sul petto e affiora nei miei occhi.
Scuoto freneticamente il capo fra le ombre, i ricordi sfuggono come fumo spinto da deboli venti.
Ti cerco ovunque.
Ti vedo—No non sei tu.
No…Lei, non capisci!
Ma l’uomo contro cui protesti, Lilian, non può sentirti. E non può udirti Lei quando le intimi di non tornare da mio padre.
Sei così bella, mamma, così forte nella tua vulnerabilità.
Allungo una mano quando la tua voce mi spezza. Lacrime incandescenti bruciano sulla soglia delle mie iridi ma io non posso, non oso, chiudere le palpebre, nemmeno per un secondo, perché questo momento, l’eco che attanaglia la mia mente e placa il dolore, è tutto ciò che possiedo di te. E se svanissi, se questa sofferenza che soffoca il respiro e costringe la mente dovesse ora trascinarmi via, non mi interesserebbe.
Portami via. Portaci via.
Andiamo da lei, da zia Lilian. Lei può aiutarti.
Il passato e il presente si fondono. Non sei reale, non più ma per me, qui e ora, sei più radiosa di qualsiasi realtà possa concepire.
Vengo strappata da te ancora una volta e il pianto si fa forte, s'intreccia a quello che ha accompagnato la tua morte. A quello di Lilian. Scuote un uomo tra le braccia. La mia mano si posa sulla sua spalla ma non la tocca. Vorrei dirle che neanche lui é qui.
La verità è che in questo luogo non c’è più nessuno.
Nessuno di loro.
Solo noi.
Solo te, John, ed io.
Riapro gli occhi. Le tue mani sulle mie spalle. Il corpo è scosso dal pianto, e quando l’argento dei miei occhi si posa sui nomi che mi vengono rivelati, il dolore diviene ancora più forte. L'albero, testimone muto di innumerevoli vicende, sa più di quanto i suoi rami possano narrare. È un archivio di memorie, un custode di segreti, e in qualche modo, una guida che mi conduce verso la verità celata nel labirinto del tempo. Le sue radici, immerse nel terreno fertile del passato, si estendono verso il cielo come speranze indomabili, radici e rami che si abbracciano nella danza eterna dell’esistenza.
Per un istante, nella fragilità in cui riverso, sono quasi pronta a dirti tutto ma non credo di riuscirvi. Le mie mani si posano sulle tue e la schiena viene in avanti, ad attutire dolori invisibili.
I capelli scivolano lungo le guance, nascondono il viso e stringo, stringo le tue dita come per trovarvi appiglio.
« Le ho viste. Le nostre… Mamme. »
Ed io, che mai ho avuto l’ardire di pronunciare una parola simile, resto vittima dell’ennesima fitta impetuosa che trapassa il ventre e risale il petto.
Respiro, prima a fatica, poi in maniera sempre più controllata e allento la presa su di te. Non ne ho bisogno, non ho bisogno di nessuno.
La sinistra si libera del tutto e va ad asciugare gli occhi. Tremo ma sento di potercela fare.
La schiena risale lentamente e così fa il mio sguardo, dall’ultimo ramo al primo.
Emily
John Junior
Aryadne
… Hope
La figlia di Lilian. La mia insegnante.
La mia famiglia.
Questa nuova consapevolezza libera i pensieri e rivedo il suo volto. I lunghi capelli dorati, lo sguardo sognante. L’ennesima vittima del destino, figlia di sorelle dannate. Cerco il nome di Lilian e non fatico a trovarlo, cancellato dalla morte che dev'essere sopraggiunta quando ho lasciato l’ospedale. Quando Cavendish…
È su di lui che ora mi concentro, con la rabbia che mi rende nuovamente lucida. Il ricordo della cenere posata sul cuscino di Lilian, il bastone che riecheggia nell’atrio… Suoni, immagini, profumi sgradevoli accompagnano le mie iridi che carezzano il suo nome e a lui, infine, rivolgo il mio Sangue.
Cosa sa che io non so?
Perché vuole consegnarmi a Lui?
Cosa ha a che fare con la maledizione che ha raso al suolo tutti i Narcisi?
Non tutti, mi correggo.
E la mia mano, ancora sulla spalla, s’intreccia alle tue dita.
Sto sbagliando, lo so. Ma a parte te, cos’altro mi rimane?
– Spend the rest of my lifetime trying to unlearn your lies
Only one of us is built to survive. –
Abilità – Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium – Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus; – Smaterializzazione – Elementalista inesperta (△); – Banshee
| Equipaggiamento Coerentemente alla situazione: ▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida ▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore) ▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco. ▸ CIONDOLO PREZIOSO RICORDO: Legato alla catena di Ashwinder. Si può conservare un ricordo dentro il ciondolo. ▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon. ▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.
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