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| 23 yrs – Head of DMLE – Devonshire |
PS 449 PC 382 PM 403 EXP 94,5Ciò che offusca la tua vista non è il fuoco che ammanta l’accampamento ma la volta celeste. Lo sguardo rivolto verso l’alto, il cielo plumbeo decorato da punti di luce che, nella caverna in cui hai accettato la sentenza, non puoi di certo permetterti.
E’ il più bello che tu abbia mai visto, saresti pronta a dire, se non fosse per il fatto che il fumo ne nasconde la visuale o perché, infondo, questa meraviglia, non può raccontarti proprio nulla del suo splendore. Non percepisci nient’altro che desolazione; nelle profondità delle tue viscere, sai che il dolore non ha ancora raggiunto il suo culmine. E che, ancora una volta, non potrai esimerti, nonostante le promesse di John e la bellezza degli astri.
Una morsa al petto, lieve e familiare, ti costringe a chinare lo sguardo sull’ammasso di bende che viene trascinato via ma non hai ancora il coraggio di accettare la realtà, non riesci proprio a soffermarti sugli indizi che possano narrarti dove l’UAS ti abbia condotto. Forse non sei forte abbastanza in questo momento per affrontarlo, ma non lo eri nemmeno quando ti sei coperta della salma illusoria di tua madre, facendo inconsapevolmente attenzione a non sfidare il riflesso degli specchi, affinché tu non cedessi qualora le iridi avessero carezzato il volto di Louisa per la prima volta.
Segui le linee di sangue come hai fatto con i rami contorti del tuo albero, distingui il corpo mutilato nei dettagli. Ignori l’ennesimo particolare, cammini oltre come stessi ancora muovendoti sulla lastra lucente per avvicinarti alla nube che t’accoglie indisturbata dalla tua presenza. La maschera da Mangiamorte si staglia contro al cruore fresco e il cuore non può fare a meno di torcersi dinanzi al timore spontaneo. Ma i capelli di lui sono di un argento vivido, e il corpo lo hai già visto. Non è nessuno di coloro di cui tanto ti curi e ciò basta per proseguire nella tua visita non richiesta.
Il sangue ti porta infine da Lui, così vicino ai pezzi del seguace, che per un attimo di puro orrore non riesci a comprendere dove termini la vita spezzata e inizi la fatica della persona ancora in vita. La paura t’assale prima della comprensione perché, quando la confusione che hai negl’occhi si scioglie per circondare il capo vermiglio di Horus, lo riconosci; e tutti i pezzi che hai ignorato vanno al loro posto.
E quasi ti senti sollevata della figura che si staglia troppo vicina a lui, perché vuol dire che non è solo, che si stanno prendendo cura di lui. Eppure vorresti correre, spingerti in avanti. E ci provi solo che…
Ra, un soffio sfugge le labbra e gli occhi tornano a riempirsi dello stesso timore che t’ha assalito quando hai preso consapevolezza di Darren e del suo destino.
Eccola, pensi improvvisamente quando una forza più grande, una volontà che non t’appartiene ma ti permea, ti costringe a cercare - e trovare - l’ANKH spezzata che Lui tiene tra le mani.
Chiudi gli occhi, come se lo scettro in tuo possesso comandasse ogni tuo respiro, ogni sforzo di ricordare qualcosa che non hai mai conosciuto. Lo senti, l’UAS che ti trascina in avanti, quasi potessi davvero toccare l’altra reliquia e nel riaprire gli occhi, convinta di esservi vicino, ti viene mostrato il frammento mancante, di cui non puoi entrare in possesso. La frustrazione del legno che reggi con fare possessivo diventa un po’ anche la tua e la rabbia offusca i contorni del volto mentre vieni strappata nuovamente via.
Basta, arranchi nella mente stringendo gli occhi, quasi infastidita da quel che potrà rivelare la prossima scena perché non riesci a stare al passo coi pensieri. E forse non hai tutti i torti perché quando ti costringi a volgere lo sguardo verso l’ignoto, è l’ira di Horus che incontri.
E fa male.
Più delle innumerevoli fitte che t’assalgono senza sosta; incrementa la sofferenza, l’ingiustizia che pulsa nelle vene. Riscalda i palmi, invocando urla che mai strazieranno l’aere perché, così vicino al suo viso da poterlo quasi sfiorare, non osi muoverti.
Scettro e chiave si cercano, risuonano nel medesimo istante in cui i vostri occhi s’incrociano ma non come la sua anima che rinnega la tua e l’allontana. Stringi il labbro tra i denti con una forza tale che in un attimo una stilla di sangue macchia la pelle bianca, come nel tentativo di rispecchiare ciò che hai davanti. La rabbia contornata dal sangue, che è la tua rabbia.
Ma non il tuo odio.
Non quello che ti sembra leggere sui suoi tratti mentre gl'occhi si annebbiano dinanzi alla luce di un torto familiare.
Il tuo volto m’appartiene ma solo per momento eterno che si stabilisce in un fragile attimo; e tanto basta per sapere che, al di là del tuo rancore, dovrò cercarti.
La consapevolezza di ciò s’imprime sotto pelle e comprendo la tendenza vitale della reliquia in mio possesso, come se la conservazione della sua essenza dipendesse unicamente dall’esistenza dell’altra.
Chiudo gli occhi nell’istante in cui serri i tuoi perché non riesco più a sopportare il modo in cui mi guardi, non riesco a pensare che da quel giorno in cui hai deciso di “salvarmi”, tu mi abbia solo donato frustrazione e risentimento. Come ci si sente? A sapere di aver fallito?
A sapere che, alla fine, nel falso tentativo di proteggermi, sei stato l’unico a farmi effettivamente del male?
Ma non sarai la ragione che porrà fine alla mia esistenza, e forse non lo sarà nemmeno la decisione che ho preso quando ho accettato il simbolo che marchia il polso. Perché era inevitabile che l’Oscuro fosse coinvolto in tutto questo, persino prima che John lo rivelasse.
Mi muovo con calma tra le pareti di una dimora che casa non lo è mai stata, che ha visto il mio sudore, sangue e disperazione macchiare il marmo intatto. E le mie preghiere, Dio!, le mie preghiere al Vuoto che si cela tra le costole di queste mura e nel cuore di colui che le abita.
La pietra m’avvolge con il sollievo con cui nemmeno le tue mani, John, hanno potuto e cammino facendomi forza sulla calma che s’irradia nel corpo, e cancella ogni dolore.
Cammino verso la mia sentenza, la sento avvicinarsi a ogni passo e la testa lavora, frenetica, ora che le fitte sono un ricordo lontano e la lucidità permea i pensieri.
Cammino perché, ora che sono qui, non ho altra scelta e prima ancora di scrutare lo sguardo sovrumano che mi desidera, è lo DJED che vedo e dinanzi al quale sento lo scettro tendersi ancora una volta.
Le dita affusolate di Voldemort mi cercano e, anche se non possono toccarmi, chino lo sguardo, abituata al gelo delle sue carezze sul volto quando ero ancora una bambina.
Perché sono anni che lo evito ogni volta che la sua commiserazione me lo concede; perché sono passati anni da quando ho compreso quanto abbia giocato con le mie disgrazie per provare ad oscurare il mio cuore. È forse è questa la cosa migliore che io abbia fatto nella mia breve, screziata vita: non gliel’ho permesso; e così facendo, sono riuscita a ritagliare un angolino che nemmeno la sua ombra, potente e tetra, ha potuto intaccare.
E mi ci rifugerò, con ogni fibra della libertà a cui anelo da tempo, perché so che lì, viva o morta, non potrà raggiungermi.
Il suo cenno, però, è ancora un ordine a cui non mi sottraggo perché so che avrò bisogno di tempo e che preferirei morire qualche ora più tardi per mano dell’UAS che per sua vendetta.
Perché siamo solo cadaveri che s’agitano tra le mura di questa Villa e a cui permette di danzare su note stonate fin tanto che è lui a dettarne i movimenti. E quando taglierò i nastri che mi legano a lui, ho bisogno che la sua vista sia offuscata dalla mia artefatta fedeltà per non accorgersene.
Non sei infallibile, Voldemort.
E al suo comando io annuisco, un lieve sorriso a increspare la bocca quando vedo il freddo piacere riverso nei miei occhi e, insieme ad esso, il mondo che può offrirmi.
Ed è il mio godimento che percepisce perché, nell’annunciarmi un’ineluttabile sentenza di morte semplicemente guardandomi, gli do esattamente la reazione che s’aspetta da me.
Non v’è distinzione, infondo, tra la gioia di poter sedere alla sua destra donandogli l’oggetto e la felicità di sognarsi liberi dalle sue mani.
Non chino il capo per congedarmi, non l’ho mai fatto e lo facessi ora, potrebbe risultargli strano. Dopotutto, son poche le cose che mi ha concesso, consapevole della grandezze di quelle che avrebbe potuto avere in cambio.
Non chino il capo perché nel tempo che intercorre nel battito di ciglia volto a nascondere l’orgoglio, mi strappi via, John, e il tuo palmo che si posa sull’addome ha la stessa intensità del dolore fisico che torna ad invadermi.
Le ginocchia cedono quando è la desolazione del villaggio ad accogliermi e il pensiero delle vite che hai cancellato è nulla in confronto a ciò che ho avvertito tra le mura di Villa Malfoy. Cado a terra, la testa tra le mani ma il corpo non trema e il mio volto non si contorce per la sofferenza.
« Devo andare in Egitto » la consapevolezza viene mormorata a denti stretti perché mi costa davvero molto rivedere il viso di Horus, perché anche io avrei voluto che le sue scelte fossero servite a qualcosa. E ci avevo creduto, mentre abbandonavo per sempre Didi e mi dicevo che avrei fatto di tutto per salvarlo.
« L’Oscuro vuole che gli porti l’UAS », sentenzio con la freddezza della lama palpabile posta al centro del mio capo, « Credo di aver guadagnato qualche giorno », ed è in questo momento che alzo il viso verso di te. Intatto, etereo, come se nessun turbamento l’avesse deturpato se non l’incoscienza di chi si crede troppo furbo da poter sconfiggere non uno, ma ben due decreti di morte.
E tu puoi vederlo, puoi andare oltre il velo sbiadito che spegne il mio sguardo, e capire che non sono mai stata sua e che l’unica cosa che tra poco mi terrà nuovamente in piedi non è altro che la volontà di non esserlo mai.
E te lo suggerisco, poggiando un palmo sul ginocchio ora piegato e facendomi forza, spontaneamente, sullo scettro che ho nella destra, Non sarò più sua.
Sarò libera, anche vivessi solo per poco.
– And I won't fight in vain.
And this blood, this blood, this blood, it drains from my skin, it does. –
Abilità – Incantesimi fino alla VI classe + Repsi Genitum, Stupeficium – Oscuri: Sectumsempra; Vielente; Essenza Converto; Segreto Ombrae; Protego Totalus; – Smaterializzazione – Elementalista inesperta (△); – Banshee
| Equipaggiamento Coerentemente alla situazione: ▸ BACCHETTA: Legno di Salice, Crine di Unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida ▸ STILETTO DELLA BANSHEE: Pugnale di antica e pregiata fattura (tasca posteriore) ▸ SCAGLIE DI ASHWINDER: Collana. Indossando questa collana, si amplifica la forza degli incantesimi di fuoco. ▸ CIONDOLO PREZIOSO RICORDO: Legato alla catena di Ashwinder. Si può conservare un ricordo dentro il ciondolo. ▸ CIONDOLO, NARCISO: legato a un bracciale e indossato sul polso sinistro. Molto antica e facente parte della collezione della famiglia Gordon. ▸ ANELLO LUMINOSO: Acceca l'avversario per due turni, facendo scaturire dalla pietra incastonata in esso, un raggio di luce molto chiaro ed abbagliante. Sull'anello sono presenti incisioni non ancora decifrate.
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Edited by Emily Rose. - 24/11/2023, 21:10