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| 24 yrs – cursebreaker – morning; portobello road market |
Non è proprio facile lasciarmi senza parole. Credo, però, che in questa giornata si siano accumulati così tanti miei silenzi sorpresi da bastare per un anno intero.
Richiudo di scatto la bocca senza trovare cosa dire. I miei occhi saettano dalla mia mano a quella di Alexander che mia madre stringe accorata. Sembra pendere dalle labbra di lui e io fisso un punto della tovaglia immacolata.
La voce di Lex è flautata, di una dolcezza che assomiglia a quella di mamma. Pensavo, visto che mi sono convinto sia un adescatore, che sorridesse con più malizia e se ne uscisse con un “sissignora”. In realtà non solo perché mi sono convinto della sua identità, ma più che altro perché ho immaginato –viste le mie precedenti pressioni– che stesse al gioco anche in una situazione così particolare. Invece, ora, mi domando se la mia intuizione sia corretta o meno.
« Ora capisco, tesoro, perché non mi hai mai presentato nessuna ragazza! » La mia testa scatta verso mia madre e sul mio viso si delinea un’espressione così incredula che lei la scambia con un sentimento di paura. Mi accarezza il dorso della mano con il pollice e io provo un moto di tenerezza tanto forte che ricambio la stretta anche se, oddio, mi viene veramente da ridere perché… beh. Non è che io abbia tante ragazze da presentare. Sarebbe decisamente meglio di no, mamma, credimi.
« E capisco perché ti ostini tanto a non voler sposare Sitra. »
Ecco, questo è stato un colpo basso, sebbene sappia che non era intenzionale da parte di mia madre infilare il coltello nella piaga nominando Sitra. Per questo cazzo di matrimonio combinato mia madre è fin troppo accondiscendente: quando mai è stata d’accordo con Meresankh? Non che io ne abbia memoria. Il mio umore cambia repentinamente e mi ritrovo ad osservare infastidito, e per la seconda volta, l’anulare senza la fede e la guardo in viso con i lineamenti improvvisamente induriti.
Eppure lo sai, che significa, un matrimonio combinato.
Ringrazio che ci sia Lex a catalizzare l’attenzione di mamma, così io posso sfilare piano la mano; lei nemmeno se ne accorge e si appresta ad afferrare con entrambe quella libera di lui, sicuramente per comunicare a gesti il suo sostegno. Chissà perché me lo aspettavo che lui non fosse una persona a cui piace inquadrarsi; mi dà l’idea di essere uno spirito libero, già a partire dalla ricerca di contatto presumibilmente casuale con me. Non sono, quindi, stupito dal suo punto di vista.
Io, invece, non voglio mentire a mia madre perché non mi risulta di essere gay –anche se…
Con la coda dell’occhio guardo nuovamente Alexander. Mi soffermo sul viso, sul naso diritto, sulle labbra incurvate sempre in un’espressione gioiosa, i ciuffi biondi che si arricciolano sul collo… Poi scuoto impercettibilmente la testa. Oh, no Horus, ti ci manca pure questa.
Non voglio ricordare la prima e ultima volta che ho baciato un uomo, il mio cervello scorre così velocemente la memoria da non essere nemmeno lontanamente inquadrabile per me; perché questo vorrebbe dire ricordare lui. E dunque non è semplicemente esistito nulla del genere.
Anche se…
Anche se un cazzo.
Decido di non dire niente e di mantenere un dignitoso silenzio. Non me la sento di dirle una bugia, ma non me la sento nemmeno di contraddirla, visto quant’è felice per me e Lex. Si è sempre preoccupata per la mia situazione sentimentale anche se con molta, molta discrezione devo dire, una cosa di cui sono grato. Mi alzo e li guardo per qualche istante dall’alto: un solletichino alla gola minaccia il mio scoppiare a ridere da un momento all’altro per la drammaticità con cui è intriso questo presunto coming out.
« Sono contenta che mio figlio abbia trovato un ragazzo come te, Alexander.»
Finalmente mamma lascia andare Lex e si sistema i capelli fluenti dietro le spalle, soddisfatta. Ancora una volta mi guarda radiosa. Io, invece, poso delicato la mia mano sulla spalla di Alexander, stringendo appena la stoffa della sua camicia; noto solo ora che, più o meno, è simile alla mia e questo non fa che acuire la mia ilarità immaginandoci come una coppietta felice che veste in pendant. Tuttavia devo capire come diavolo ha fatto mia madre a collegare questo con l’informazione che mi sono lasciato sfuggire in maniera piuttosto stupida.
« Mangia con calma. Vado a pagare. »
Gli dico con tranquillità, recitando un’ottima parte e li lascio con appena l’accenno di un sorriso. Sento alle mie spalle gli sguardi di Ainsel ma ostento un ghigno di cui forse potrei pentirmi in seguito.
Sono una merda, ma forse posso sfruttare questa cosa a mio vantaggio per evitarmi il suo insistere in combo con mia nonna.
Il problema è se la cosa raggiungesse l’orecchio di Sitra che potrebbe smentire. Ma ora che ci penso, lo direbbe mai, a mia nonna, di noi due? Ma certo che sì. Mia nonna è ovunque.
Ainsel, nel frattempo, dopo aver atteso che Lex terminasse il dolce, si alza con estrema grazia e si fa accompagnare da lui all’uscita. Li sento passare dietro di me mentre il proprietario mi attacca una storia infinita su come siano fieri dei vini della casa e blablabla. La verità è che è contento come una Pasqua visto che mia madre ha ben pensato di ordinare una delle bottiglie più costose e io la maledico mentalmente. Comunque, non mi accorgo che lei ha ripreso l’attacco ai miei danni: non le par vero di potersi informare su cose che io, invece, taccio. Per buon costume, oserei dire, visto il mio esser diventato più –come direbbe Isabella? Ah, libertino.
Esco fuori dal ristorante proprio per sentire mia madre dire:
« Ma, quindi, Alex –posso chiamarti così?– da quanto state insieme tu e mio figlio? »
Mi fa ridere come, anche se nessuno dei due ha confermato, lei vada avanti in questa rosea illusione.
– there's an ordinary world somehow I have to find –
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