Hadiat min alraml, Evento straordinario | Horus

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view post Posted on 30/8/2023, 18:02
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– Daedalus –
24 yrs – cursebreaker – Il Cairo

PS 331 PC 253 PM 300 EXP 89
Le mie mani non tremano.
Il braccio che tiene immobilizzato Ra è un sostegno solido ed immobile e le dita che raggiungono il petto sono dure come pietra. Trattengo il respiro, nella testa continua la mia preghiera silenziosa ad Amon.
Poi sento il suo pigolio e ho il cuore in una morsa: riprende a battere quando comprendo che il suo fa lo stesso. Mi sembra assurdo pensare che fino a pochi secondi fa i miei battiti erano sconvolti totalmente da altri sentimenti. Ora la gabbia toracica è squassato da un continuo martellare, una rincorsa che non ho potuto fermare e che, sicuramente, non finirà a breve.
Sondo con gli occhi il corpo di Ra e quando vedo l’ala divelta, mi si mozza il fiato.
Annuisco in silenzio alle tue parole: non ho mai visto nulla di simile, non con questa violenza.
« La mia bacchetta. » Ti chiedo spiccio, accennando col mento al muretto dove le nostre voci sembrano ancora permanere come fantasmi affacciati sulla notte, ignari.
Torno a guardare Ra, poi alzo gli occhi sopra di me ed un’espressione contrita mi deforma il viso mentre un pensiero mi colpisce le tempie, già strette dalla morsa della paura ma costrette a mantenere lucidità.
Lui stava volando. Stava volando poco prima di cadere, ma con un’ala ridotta in questo modo, come diavolo gli è stato possibile? Si è immobilizzato solo per un momento… poi è caduto. Ma stava volando, ne sono certo.
L’adrenalina mi attraversa in un fiume in piena, in rapide che travolgono il terrore e lo portano lontano, alla deriva. Tornerà ad affacciarsi sulle rive della mente, ma non ora.
Stendo la mano verso di te, Sitra, e prendo la bacchetta che mi porgi. Ho ancora l’altro braccio sotto il peso di Ra perciò cerco di prenderti anche il polso per avvicinarti a me, adesso, però, con intenzioni diverse.
« È successo ora. C’è qualcuno qui. » Scandisco in un sibilo, guardandoti dritta in viso. Stavolta noto in te la mia stessa determinazione, la stessa razionalità che ci spinge ad agire e sono grato che tu sia qui. Non perché da solo non riuscirei, ma perché… credo di averne bisogno nel profondo.
« L’Homenum… » Suggerisco, prima di adagiare con incredibile delicatezza Ra a terra di fronte a me. Sto attento a non toccare troppo l’ala ferita, a tenere in fretta a bada la mia preoccupazione perché comprendo che non siamo al sicuro lui sta soffrendo. Ci sarà tempo per provare rabbia.
Non sono mai stato particolarmente bravo con gli incantesimi curativi solo su me stesso, il che è un controsenso visto quanto odi qualsiasi Medimago o Guaritore o Infermiere o chiunque di quella maledetta razza; per il mio lavoro, però, devo essere pronto a proteggere e curare, se necessario.
Si dà il caso che Sekhmet non sia solo Dea della Guerra, ma sia anche una divinità curatrice: così come è in grado di evocare epidemie e pestilenze per l’uomo è anche in grado di porvi rimedio.
È quindi a lei che mi appello e a Thot, signore della Medicina: sotto il loro sguardo, richiamo alla mente gli incantesimi da me conosciuti.
« Ala Emendo. » Ruoto il polso seguendo il verso orario, punto la bacchetta verso l’arto spezzato ponendo la giusta distanza, incanalando tutto il mio amore per lui.

Non oso immaginare il tuo dolore, fratello mio.
Sei tu la mia priorità ora, ma dammi tempo, fammi assicurare che tu stia bene.
Chiunque sia stato, lo spezzerò, arto per arto, osso per osso.


– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Generi di viaggio.
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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Ra è forte. L'hai sempre visto tanto fiero e sciocco, pronto a volteggiarti sulla testa anche solo per infastidirti. Così come fieramente tornava al braccio di Osiris. Bastava uno schiocco, un secondo - solo un battito di ciglia. Ra è tuo fratello, il parente perduto nelle sabbie del deserto. Tu che piano piano capirai dov'era quando ti ha privato della sua presenza, dei trilli.
Hai cacciato con lui, e lui ha cacciato con te. Ti ha difeso, ti ha adorato e tu te ne sei preso cura. Ma mai come adesso il suo cuoricino trema. Anche lui, benedetto dal volere degli Dei. Ra è forte.
Tra le tue mani è così indifeso, il petto si alza e sia abbassa troppo lentamente. Puoi sentire però la bacchetta al tuo fianco, Sitra sta solo facendo tutto ciò che le chiedi, con precisione e senza alcun cenno di cedimento.
Lei è pronta, ha imbevuto velocemente la stola consacrata con l'acqua del Tempio, così per poter avvolgere il falco al sicuro non appena gli avrai sistemato l'ala. Non fiata, annuisce.

5mtQebG
Chiude gli occhi quando pronunci la cura, attende con la consapevolezza che sentirà quel "crack" contorto e sinistro delle ossa che tornano al loro posto. Ra emette un pigolio infastidito. Ma Sitra riprende a respirare solo adesso. «Avvolgilo qui...» suggerisce, inginocchiandosi solo per proteggerlo con te. Ma sarai tu a dover fare ogni cosa per Ra. Egli ti appartiene. L'ala si ristabilisce, e con lei gli scricchiolii si diramano alle piccole ossa che tengono salde le piume.
Una dopo l'altra, finché non torna tutto in posizione. Ma Ra non apre ancora gli occhi, è stanco, batte piano le ali solo per dirti che va bene, che sta bene, ma che ha bisogno di riposo. E della copertina calda.

Ma tu non hai chiesto solo questo a Sitra. E lei - ancora - esegue. La bacchetta si trascina lenta, ma non ha bisogno che quei fili raggiungano tutti i presenti, per capire che ce n'è uno di troppo.
«No.» Sussurra, scattando in piedi. La bacchetta puntata nell'ombra, all'angolo tra la terrazza e la scalinata esterna che dà sulla strada. C'è solo un punto poco illuminato, lì prosegue il filo dell'Homenum.«Horus»

5mtQebG
«Horus Sekhmeth» ti raggiunge una voce macchiata di metallo. Il tono fresco, giovanile, si fa più acuto del tuo. E' una voce maschile, un uomo - un giovane? - esce piano dall'ombra. Sul volto l'inconfondibile maschera dei seguaci del Signore Oscuro. La cappa lunga e nera, è logora sulle estremità. Non puoi vedere il sorriso comparire sotto la maschera, ma sai leggere la calma marziale dei suoi passi. Le scarpe scure ticchettano sul pavimento, sposta i cuscini con la punta. Nessuna bacchetta in vista.
Gli occhi vitrei si spostano, da te a Ra, ma si chiudono su Sitra.
«In dolce compagnia» annota l'informazione, si ferma a 5 metri da voi.



HORUS
PS: 331 PC: 253 PM: 300
...
SITRA
PS: 320 PC: 300 PM: 320
...
???
PS: ??? PC: ??? PM: ???
...




 
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Lo scricchiolio mi ribalta lo stomaco, mi spinge a rafforzare la presa sulla bacchetta ma non distolgo lo sguardo. Non lo farò perché non posso lasciarti solo, nemmeno in questo.
E tuttavia non riesco a parlare, la gola è chiusa, ma i miei sensi sono all’erta, consapevoli che qualcosa di malevolo sta inquinando l’aria mite di questa notte. Non mi soffermo a pensare a pochi minuti fa, quando guardavo Sitra col cuore in uno strano momento di stasi. Ora mormoro una preghiera mentre avvolgo Ra nel telo sacro che ho raccolto dalla mano di Sitra. Ho sfiorato il suo dorso in un silenzioso ringraziamento o, forse, nella richiesta muta di un sostegno. Ringrazio ancora Amon per averla qui con me, in uno strano, dimentico momento in cui non mi rendo conto di aver minato la sua sicurezza. C’è solo l’eco delle sue parole, della sua mano sul petto, del suo sguardo fiammeggiante d’orgoglio… per me.
Scosto Ra con tutta la delicatezza di cui sono capace nella rapidità di un gesto che non posso permettermi più lento di così, spostando la bacchetta nella mano destra. Deve essere al sicuro, protetto dai cuscini che lei ha spinto sotto la mia schiena, ma il pericolo risale il mio collo e la mia nuca. Sento mormorare Sitra quando mi rialzo e i fili si dipanano sotto il metallo dei miei occhi. Il sangue mi si congela nelle vene e si cristallizza quando sento il mio nome pronunciato dalla notte.
Lo vedo uscire dall’ombra come un ratto, l’apparire letale del baluginio latteo che la luna evoca sulla maschera di morte che copre il volto di un giovane. Diversamente da tutti i Mangiamorte che ho incontrato la sua voce non è viscida, è quasi musicale, stridente contro quella cappa scura e il teschio che ne oscura i lineamenti. Vedo i suoi occhi indugiare su me, su mio fratello, su Sitra. Ed è quando lo intercetto che afferro il polso di lei e me la tiro dietro con un gesto rabbioso per proteggerla col mio corpo nello scattare del mio braccio armato contro il nemico.
Una volta sarei stato cauto: una volta avrei cercato di carpire qualsiasi informazione utile prima di fare qualsiasi cosa.
Ma ora sono dominato dall’Istinto. E dalla rabbia.
L’arto irrigidito e teso dall’ira ricorda la sofferenza di Ra, lo scrocchio di ossa cave risanate ma sottoposte ad una pressione che i miei muscoli ricordano perché colmi dell’empatia che mi ha stretto l’anima. È quella stretta a condensarsi in me mentre ruoto il braccio ed il polso secondo manuale, in un gesto che so esser rapido per necessità mia, ma anche dell’esecuzione e della promessa sussurrata sotto lo sguardo degli Dei. Mi contraggo in un fascio di muscoli e nervi che mi strappano un ringhio che mi scopre i denti come un leone in difesa dei suoi cuccioli.
Quello che avrebbe dovuto fare mio padre.
Ho giurato che avrei indotto lo stesso dolore a chiunque ti avesse fatto del male, fratello, e così farò. Non mi interessa null’altro.
« Perstringo. » Decreto.


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▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
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All'interno:
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– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
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▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


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Hai covato questo odio per anni, Horus. Ed ora un esponente di questo mondo oscuro e corrotto, si fa largo tra le tue conoscenze, presume di camminare con noncuranza nel tuo territorio. Vigliacco, no? Perché nascondersi dietro una maschera quando il marcio cresce così tanto ormai da non necessitarne. E chiunque sia lì sotto, lo sa.
Sa anche che stai per scattare, che questo non è per te null'altro che una spinta. Ti sei tenuto a bada, malamente, come una molla pronta a colpire.
Vendetta? Ma per cosa? Perché ride di fronte a te?

Il tuo è un colpo preciso, quasi al limite di una perfezione dolorosa. Puoi immaginare le sue ossa stridere fino a spezzarsi, perché nessuno è tanto flessibile da resistere alla tua morsa.
E' un ringhio ne nasce dal cuore, ma nel momento in cui la stretta dovrebbe dare del suo meglio, non lo fa. Anche lui, lì sotto, aveva stretto le dita attorno ad un legnetto pallido.
La bacchetta di questo Mangiamorte è nodosa, si arriccia in punti che la rendono imprecisa, di un colore quasi argenteo.
La vedi bene quando schiva il tuo attacco, ma non tiene conto di Sitra.

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«Sicàmen» sibila, feroce, fendendo l'aria. E' altrettanto rapida, altrettanto pronta a tendere i nervi accanto a te. Non abbassa la guardia, né smuove gli occhi dal suo obiettivo.
Ti saettano accanto queste lame antiche. Quattro pugnali intarsiati dalla lama lucente, si scagliano contro il vostro avversario. E lui, preso in contropiede, può deviarne solo un paio, li rimanda a Sitra ma non con la forza sufficiente per ferirla.
Per contro, invece una lama gli si conficca all'altezza del ginocchio destro [-11PS], strappandogli un ringhio, mentre il secondo incide un fianco e cade a terra. [-9PS]

5mtQebG
Ridendo, sadico, l'uomo non tocca il pugnale, lo lascia atterra. Congiunge velocemente le mani all'altezza del petto - come in preghiera - la bacchetta dritta ed in linea con la punta del naso. Gli occhi su Sitra. «Animae Dux» sibila, mortifero.
Ciò che vedi, Horus, sono gli occhi di Sitra farsi improvvisamente vitrei. Il Mangiamorte si sposta appena, per poter manovrare la ragazza come un burattinaio. Lei replica le mosse dell'uomo.
Sitra raccoglie una lama da terra, la sua punta ti incide di poco un fianco. Gesti che l'uomo fa a vuoto ma che lei replica perfettamente.

«Il tuo ardore è fastidioso»
«Il tuo ardore è fastidioso»
Le voci si uniscono in una polifonia disarmante, sibilata. La mano ferma per manovrare Sitra a sua immagine. Non muove altri muscoli.

«Dovresti ricongiungerti a quello sciocco di Osiris»
«Dovresti ricongiungerti a quello sciocco di Osiris»



HORUS
PS: 331 PC: 253 PM: 300
...
SITRA
PS: 320 PC: 300 PM: 320
...
DE
PS: 260/280 PC: 280 PM: 280
- Lieve ferita al fianco destro
- Pugnale conficcato nel ginocchio destro




 
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Il ringhio si fa più feroce quando l’incantesimo si libera dalla mia bacchetta ma s’infrange contro la difesa fulminea di questo stronzo; avrei dovuto immaginarlo che sotto quel cencio che indossa, la mano sarebbe stata pronta a scattare verso di me. In un qualche modo –sebbene ancora io pretenda le grida di dolore di questo Mangiamorte– è comunque servito a coglierlo di sorpresa fornendo alla mia alleata un’occasione. Sento Sitra muoversi rapida, una leonessa che balza, l’aria che viene tagliata dalle lame i cui riflessi deviano la luce del fuoco e della luna sopra di noi. Il mio primo pensiero, però, è riprenderla per un braccio, tirarla indietro ancora una volta, ma so che è inutile. Sarebbe un affronto anche solo pensare di farlo, un’umiliazione per lei che, più di tutti, è figlia della Dea. Qualcosa, però, mi fa gelare maggiormente il sangue nelle vene: è il lugubre tintinnare dei pugnali a terra. No, penso, no Sitra: hai sbagliato. Hai offerto a questo Mangiamorte un’altra arma e d’istinto penso al mio, di pugnale, che giace al sicuro alla tasca che tengo sempre agganciata alla cintura. Non farei mai in tempo a prenderlo ed indietreggio di un passo, non per fuggire, ma per prepararmi all’attacco. E tuttavia, questo non giunge, ma colpisce in pieno Sitra in una formula che mai ho sentito prima d’ora. Sulle labbra mi muore il grido del suo nome e spalanco gli occhi, inquietato dalla vacuità che individuo nelle sue iridi così brillanti. Una paura viscerale mi attanaglia, si unisce all’apprensione per Ra, si coagula nel mio petto.
Merda.
La risata isterica dell’uomo che ci ha attaccato è uno spillo fastidioso nelle mie orecchie e fa seguito al cuore che sembra scoppiarmi nel petto.
Una parte in fondo al mio cervello dice: “E se al posto di Sitra ci fosse stata Emily? L’avrebbero riconosciuta e uccisa. Hai fatto bene, cazzo, hai fatto bene”.
Che idiota sarei a dare adito a questo pensiero, adesso? Non me ne accorgo nemmeno, tanto l’adrenalina mi scorre nelle vene. Forse mi verrà in mente, forse no, se sopravvivo a questo attacco. E sopravviverò, puoi starne certo.
« Figlio di puttana. »
Sibilo, immobile, mentre Sitra di fronte a me si muove manovrata dal Mangiamorte. Il suo sadismo mi disgusta e sento a malapena il pizzicore del pugnale sul fianco. Davanti a me, Sitra è come spenta della sua luce, offuscata; ma, più pericoloso di tutti, è il suo porsi fra il suo burattinaio e il mio corpo. Sento il suo respiro giungermi caldo sul viso e l’eco della sua voce farmi sprofondare in un orrore senza pari: questa risonanza grottesca tra loro mi fa salire la nausea. La sua voce, così dolce, è spettro delle parole di lui, il suo sguardo vitreo: ora è una notte senza stelle. Serro la mascella quando sento nominare mio padre, gli occhi brillano furenti, ma non cedo alla sua provocazione perché non posso, non posso anche se il mio cuore si stringe, s’inceppa, ed il suo nome –Osiris– mi risuona nella testa.
Ma sono una fiera, in fondo: il mio istinto di sopravvivenza supera qualsiasi cosa, è un meccanismo che non posso impedire.
Mi dispiace, Sitra. Lo mormoro quasi mezza voce nell’esatto momento in cui il mio corpo scatta, il mio istinto reagisce. È per il tuo bene, devo toglierti da questa traiettoria.
Reagisco in fretta sulla scia del suo nome: carico come una molla il braccio libero e con la base del palmo colpisco la spalla di Sitra per sbilanciarla. Non voglio farle male, ma non ho scelta e devo sfruttare la mia forza fisica contro la sua, la velocità di reazione del mio corpo. Sono pronto anche a ferirmi, se necessario. Ma devi togliersi lei, deve andare in svantaggio lui, devo liberarmi io.
***Approfittando di un’eventuale perdita d’equilibro –o sorpresa–, punto su un’azione contemporanea: piego appena il ginocchio sinistro per darmi stabilità e faccio slittare rapidamente la gamba destra, tesa, sotto i piedi di Sitra per farla cadere. Banalmente: uno sgambetto. È, però, una mossa rapida, la prima cosa che mi è venuta in mente. La bacchetta è ostacolata dal corpo di Sitra: troppo rischioso per me –e per lei– anche solo pensare di scagliare un incanto. Troppo pericoloso offrirla come scudo.
Ho però notato il pugnale conficcato nel ginocchio di questo stronzo, così come ho notato –e udito– che il loro corpi sono in un qualche modo legati dalla sua magia. Se lei cade, lui cade; se lui cade, la lama penetrerà più a fondo offrendomi tempo e possibilità d’attacco. Forse accadrà lo stesso a me se qualcosa non va a segno, ma è un prezzo che sono disposto a pagare, se lei è fuori traiettoria ed io libero.
« Che cazzo vuoi? » Lo grido, con controllata furia, per distrarlo, per capire davvero cosa diamine voglia da noi, da me. Ho compreso che è stato lui ad attaccare Ra in uno stupido, crudele monito. Vuole parlare e ha cercato di mettermi alle strette, non ci vuole un genio. Non vuole uccidermi, non ora.
Stai giocando con la persona giusta. Hai la mia attenzione.



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**** = inizio parte ipotetica
 
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Non esiste un confine morale per un Necromante. Qualunque cosa sia in grado di appagare il suo ego e la sua pura soddisfazione, è perseguibile. E' giusta. Tuttavia vi è un ordine che viene da un capo ben più importante della Morte stessa, fulgida piaga notturna.
Una voce che si insinua nella testa di quel Mangiamorte, che sa essere perentoria: melliflua e dolce tanto quanto spietata se si concretizza.
Ma tu non puoi sentirla, Horus: hai davanti un uomo che ha la presunzione di parlarti di tuo padre. Così, come se non esistesse nessun trauma o, nel sapere il punto esatto da premere, non avesse rimorso a metterti in ginocchio. Puoi leggere nella staticità dei movimenti, il desiderio di metterti alle strette.
Ha colpito Ra, ed ora Sitra. Chissà a chi altri potrebbe arrivare.

5mtQebG
Ma tu agisci, nel tentativo di smuoverlo e puntare ad una ferita evidente, sbilanci Sitra - sua vacua ancella - e quel corpo perfetto ed equilibrato scivola a terra.
Tuttavia è solo Sitra a scendere ai tuoi piedi, pronta a rimettersi in piedi anche dormiente. Anche se gli occhi le tremano, sfiancati da un controllo contro cui sta ovviamente combattendo. Puoi vederle la fronte corrugata, il fiato affaticato ed i polmoni compressi. Sta lottando, perché questo sa fare. Ma il seguace dell'Oscuro non si smuove, è lui che ha il controllo del corpo di lei, ma non viceversa. Ha raggiunto un distaccamento tale che è la ragazza obbligata in seguito a rimettersi nella posizione assunta dal Necromante.

E' frustrante, non è così?

5mtQebG
Ride, quest'uomo. Ride di te, del tuo modo di affrontarlo, di grida che si perdono nella stanza di un padre assente.
Non è qui per darti risposte, Horus, forse è solo qui per giocare. Magari è qui per capire con chi ha a che fare, con chi potrà divertirsi quando avrà il via libera per farlo.
Sono tutti cani per qualcuno che stringe il guinzaglio. Qualcuno che tu non vuoi davvero incontrare, con cui non v'è speranza muso a muso. A ringhiare come bestie siete tutti così capaci, Horus.
«Vuoi vedere la maschera di tuo padre? Ti manca?»
«Vuoi vedere la maschera di tuo padre? Ti manca?»
Sibili all'unisono anche se quella di Sitra ora è un sussurro, la ragazza ciondola nel risollevarsi. Taglienti, le parole del Mangiamorte ti rimbombano nella testa. Ti accorgi ora che non ha lame in mano, eppure Sitra stringe ancora la propria. E' veloce, si pugnala per finta al fianco. Ma il grido che invece emette Sitra è reale, crudo tra le tue mani. -50PC

5mtQebG
Sitra sgrana gli occhi, trattiene una smorfia di dolore, ma il Necromante scompare. Così il suo corpo è libero di tremare, la sua mano insanguinata di aggrapparsi alla tua spalla. Prova a parlare ma non ci riesce, si piega contro il petto. Ansima in cerca di fiato, non è da lei andare in panico, ma qualcosa la confonde. Ti cerca, alza gli occhi arrossati verso di te, infastidita da troppe cose in pochissimo tempo.
«So-... so dov'è» biascica, stringendo i denti. Ha lavorato. ha contrattaccato mentre lui la obbligava a non avere alcuna forza. «L'ankh, è-... devi prenderlo tu, prima... prima di l-oro» estrae la bacchetta, le cade dalle dita. Impreca. «Giza» esala, stanca. La fronte si appoggia a te.



HORUS
PS: 331 PC: 253 PM: 300
...
SITRA
PS: 320 PC: 250/300 PM: 320
Ferita profonda al fianco sinistro.
DE
PS: 260/280 PC: 280PM: 280
- Lieve ferita al fianco destro
- Pugnale conficcato nel ginocchio destro



Molto bene, Horus!

Nonostante questa fosse una parentesi, un altro tassello si aggiunge al complesso inganno di Dedalo. Ti chiedo un post di chiusura.

Avrai tutte le informazioni che vorrai chiederle, in privato.
Procederemo dopo all'ultimo passo del tuo ritorno in Egitto.



 
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view post Posted on 3/10/2023, 21:58
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– Daedalus –
24 yrs – cursebreaker – Il Cairo

PS 331 PC 253 PM 300 EXP 89
Queste parole detonano nel mio petto e deflagrano nella cassa toracica; i frammenti d’ osso, lo sento, si conficcano nel mio cuore.
Avevo già messo in conto, quando ho letto quelle missive tra lui e Cavendish, che poteva esserci ben più di una fredda ed obbligata collaborazione fra loro.
Avevo già supposto che poteva esistere una versione di mio padre ancora peggiore di quanto avessi preventivato nel saperlo a due passi da noi, distante mille vite.
Pensavo già che mio padre sarebbe potuto essere un Mangiamorte.
La provocazione di questo stronzo, perciò, non dovrebbe destare in me nessun tipo di sorpresa né panico.
Eppure entra in risonanza con il nome di mio padre da lui pronunciato con scherno e che ancora rimane nell’aria come pulviscolo: fa tentennare quella minuscola speranza che nascondo ancora in fondo alla mia anima e che io nego con tutto me stesso. Perché sono stanco di sperare, sono stanco di lottare nel buio, proprio come ho ammesso con Sitra.
Quindi forse, quello a farmi vacillare e ad annebbiare per un attimo la mia vista e la mia mente, è sentire quelle parole pronunciate dalla bocca di lei.
La maschera di tuo padre.
Quello sciocco di Osiris.
Non sei più ben visto tra i tuoi amici, padre?

Scoppio a ridere io, questa volta. Non è un’eco alla risata dell’uomo, ma un ringhio.
Mi manca?
No.
No, vorrei rispondere, non mi manca, non più. Ho passato anni a dormire raggomitolato sulla poltrona del suo studio, sperando di sentire ancora quello stesso profumo che sento attorno a mia nonna, nella nostra casa qui, nel tempio di Sekhmet. È diverso dall’odore che c’è a Nekhem, nel tempio di Horo e che dovrebbe essere a me ben più affine.
Eppure è quel profumo a dirmi: ”sei a casa.”

Ho passato anni a correggere chiunque usasse il passato per raccontare o descrivere mio padre.
Ho trascorso ogni attimo della mia vita a convincere me e mia madre che lui sarebbe tornato, anche quando la luce negli occhi di lei ha cominciato a svanire, drenata dal tempo e dal silenzio.
Quindi, cazzo, no. Non mi manca.
Ma… non voglio vedere la sua maschera.
Non voglio avere conferma della mia paura più grande.
« Fottiti, schiavo di merda. » latro, alzando la bacchetta.
Nel mio sangue sento ribollire la rabbia che sto tenendo faticosamente sotto controllo, ma che esula la mia padronanza nelle parole che pronuncio, avvelenate da una frustrazione e da un odio senza pari.
Sto volutamente ignorando Sitra nella stupido tentativo che lui si dimentichi di lei, che si concentri solo su di me e sulle sue provocazioni. Posso sopportarle come posso sopportare il dolore fisico.
Tuttavia sono un ingenuo e ho sottovalutato la meschinità di questo inutile pezzo di carne da macello.
Quando lo vedo puntarsi il fianco capisco cosa sta per succedere.
Non faccio in tempo neppure a scattare e bloccare il braccio di Sitra: la mia mano rimane aperta in sua direzione, le sfioro a malapena la spalla.
È il suo grido a gelarmi l’anima: spalanco gli occhi e un’espressione di sofferenza riverbera sul mio viso come su quello di lei. Ho a malapena il tempo di rendermi conto che quel bastardo è sparito.

« No… » Mormoro.
L’orrido déjà-vu che mi si presenta davanti mi schiaccia a terra, mi stringe alla gola e mi toglie il fiato.
Abbasso lo sguardo sul fianco di Sitra per notare la macchia scura allargarsi sulla stoffa del suo abito. Il mio respiro accelera mentre la sostengo, senza pensare se sia ancora sotto gli effetti di questo incantesimo che, maledizione, ho mal interpretato.
« Ti prego, non parlare ora. » Bisbiglio.
Ciò che dice rimane sospeso a mezz’aria perché sto cercando di concentrarmi solo su di lei, ma non riesco. Il panico sta serpeggiando dentro di me, impazza senza controllo ed è solo perché c’è Sitra che non mi sono lasciato andare alle urla.
Ciò che odierò di più, dopo questa notte, è la capacità di un singolo di aver frammentato totalmente la mia armatura. E di colpire al di sotto, fra le pieghe di metallo, dritto agli organi più importanti: Ra, Sitra, e chi altro?
Emily?
Mi costringo a ritornare alle informazioni che Sitra mi sta dando e provo, col terrore a tenermi la mano, a riacchiappare quei suoni rochi di un inglese pronunciato da un accento aspro. Queste parole uscite dalla sua bocca sono ancora più stonate delle precedenti. Mi sorge il dubbio, visto l’utilizzo della lingua, che possa essere una trappola e che il Mangiamorte possa ancora avere controllo su di lei.
È, però, un timore che scivola via con la sofferenza che percepisco nel suo respiro affannato, nel modo in cui si aggrappa a me, con la sua fronte sul mio petto, il viso coperto dal velo di capelli neri.
Capisco, nell’immediato, a cosa fa riferimento. La pergamena con disegnata l’Ankh che il cubo di legno ha rivelato… è questo che vuole, Voldemort?
Un manufatto… il simbolo della Vita. Una Chiave.
Ora, però, non riesco a pensare lucidamente, non con il sangue di Sitra addosso al mio corpo.
La sento venir meno e mi accascio a terra con lei, inginocchiandomi sul pavimento e guardo terrorizzato la ferita.
Non andartene, ti scongiuro, Sitra, rimani qui. Rimani qui.
Trovo il coraggio di cercare il tuo viso.

Ti metto un braccio sotto la schiena: non voglio che ti sdrai a terra. È come se sul pavimento ci fosse una voragine che potrebbe trascinarti giù in un mondo oscuro e senza ritorno.
O forse, sono solo io che non voglio lasciarti andare.
Questo non è l’Oltretomba e non è il Cielo dove rinascere: siamo sospesi sulla Barca della Vita, immobili.
Dov’è Geb, dov’è Nut?
Dove sono Sekhmet e Horo e Iside?
Dove sei, mio Signore Amon?

Dove siete, tutti?
Sento solo il rimbombare della mia voce, delle mie grida, qui.

Digrigno i denti per l’ira.
Per la seconda volta devo fronteggiarmi con il mio punto debole, ma devo fermare l’emorragia che vedo esondare dalla ferita come il Nilo che rompe gli argini.
Sei pallida, come la luna, ma non hai più quel suo meraviglioso bagliore.
Chiudo gli occhi e stringo la presa sulla tua schiena; il tuo petto si abbassa e si alza troppo veloce.
« Respira piano. Segui me. »
Mi chino ed è solo per te che sto cercando di calmare il tumulto e il panico.
Perché ho una paura fottuta: per Ra è stato più semplice, paradossalmente. Un essere umano è molto più complicato, ma devo farlo. Devo. O morirai, lo so.
Quando sento calmarsi il tuo respiro, allora punto la bacchetta contro la ferita. Traccio flessibile la rotta dell’incanto, effettuo un semicerchio che discende verso il taglio. Come una nenia mi ripeto la formula, mi concentro sulla sutura. Non so quanto in profondità è arrivata la lama, ma è tutto ciò che posso fare per ora. Mia nonna saprà cosa fare, anche se questo significherà dirle tutto.
Ma non ora. Ora ci sei solo tu.
Medèor Vulneràtio.

Sospiro di sollievo quando vedo l’energia sprigionarsi e risanare il tuo fianco martoriato, così mi arrischio ad alzarti col busto per farti respirare meglio.
Poi lascio cadere la bacchetta a terra. Il suono ticchettante che ne deriva scandisce i miei movimenti mentre ti prendo il viso fra le mani. Le dita sporche del tuo stesso sangue si insinuano tra i tuoi capelli: stanno tremando come mai prima d’ora.
Ti sto cercando Sitra: sto assicurandomi di rivedere nei tuoi occhi scuri quella notte piena di stelle che ho ammirato solo pochi minuti fa, in un’altra vita.
Le mie iridi vacillano sul tuo viso stanco e febbricitante.
Tu hai lottato, non è così? Perché se pronunci parole in inglese, significa che hai rubato qualcosa a quell’uomo. 
Sei tu, sei sempre stata tu la figlia di Sekhmet. Sei tu, la leonessa.

E allora, quando ti vedo, quando sono sicuro che tu sia qui, sei qui con me, ti attiro al petto.
Ti avvicino a me per sentire che sei viva, per percepire il tuo respiro sul mio collo, per assicurarmi che non te ne andrai da nessuna parte.
Non ci sarai anche tu a infestare i miei incubi.
Ti tengo stretta, preziosamente, e appoggio la guancia alla tua tempia.
« Dio… » A malapena trattengo un singulto.
« Pensavo di averti persa. »
Puoi sentirlo il cuore esplodere nel mio petto?
Persino io non mi rendo ancora conto della paura che ho provato e che sto provando al solo pensiero di cosa abbiamo –che ho rischiato.
Ti stringo ancora di più a me, giro la testa e ti bacio i capelli di seta; aspiro il loro profumo.
Lo stesso profumo che mi ricorda dov’è casa.

« Ora sai... sai perché non posso avere legami con nessuno... »
Nemmeno con te.
Soprattutto con te.

Cedo alla disperazione e nascondo su di te il mio viso deformato dal dolore.

Le tue mani si liberano quel tanto che basta per avvinghiarti alla mia schiena e stringere forte.
Mi aggrappo disperatamente a te.
Sopra di noi i volti degli Dei, dispersi nel cosmo, lontani da noi miseri, minuscoli mortali.


– Tell me would you kill to prove you're right –

Abilità
– I°, II°, III° no Fattoriam:
– IV°: Proibiti Colossum
– V°: Proibiti Stupeficium
– VI°: Proibiti Perstringo
– I° Chiara: Atlantis Cage
– Smaterializzazione;
– Abilità Runica;
– Animagus Esperto;
Equipaggiamento
▸ ANELLO DIFENSIVO: Pezzo unico. Pietre: Acquamarina. Protegge da danni fisici e incantesimi. Anche dall'Avada Kedavra ma poi si spezza. [1xQuest] (usato come orecchino)
▸ PIETRA PER BACCHETTA: Una pietra sconosciuta che amplifica la potenza del mago.
▸ ANELLO DELLA GORGONE: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
▸ PUGNALE NORMANNO: Argento lavorato, pulizia in linee, disegno essenziale. [Tasca posteriore]
▸ SACCHETTA MEDIEVALE: All'interno è stato praticato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile [x5 oggetti medi][+3 PC +1PM][Agganciata alla cintura]
All'interno:
– Generi di viaggio.
– Mantello della resistenza: Protegge dalle fiamme. [+8PC]
– Guanti Sostegno del Paladino: Guanti ignifughi, impermeabili, resistenti all'acido, alle basi, al freddo... Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
– Artiglio di Fenice: Usato come ciondolo protegge parzialmente dalle ferite. [1xQuest]
– Polvere Buiopesto Peruviana: Permette, se lanciata in aria, di far calare l'oscurità a proprio piacimento. Ottimo se usata come diversivo prima di una fuga. [x2]

▸ RUNA HAGALAZ DELLA SEPARAZIONE: Utilizzabile in Quest, una volta ogni 5 turni. Rende l'utilizzatore in grado di creare uno o più proiettili di vento, che possono essere scagliati contro i nemici, e provocano gli stessi danni di un proiettile babbano di piccole dimensioni. In alternativa, può essere utilizzata per creare un "muro" invisibile e impenetrabile, della durata di un turno; in questo secondo caso, però, la runa avrà bisogno di sette turni per ricaricarsi. Ad ogni utilizzo, tuttavia, l'evocatore ha un contraccolpo al mana e alla salute pari al 2% del mana e della salute totale, che persisterà fino alla fine della quest. [incastonata in un anello, dito medio sx]


Code © HorusDON'T copy



Incantesimo giunto a buon fine su accordo del Master.

Ti amo, Master.
 
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