Fiocchi di glassa e cristalli di zucchero, Cucine - Privata

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view post Posted on 26/2/2024, 20:38
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entropia.

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I am the storm that never leaves
Mi pento immediatamente della mia esclamazione di dolore e delle parole che sono seguite. Gli occhi della Walker, adesso così vicina, e la colpevolezza insita nella sua voce mi recano un colpo al cuore. Non volevo turbarla. Non volevo rovinare tutto come al solito. Non sono nemmeno in grado di tagliare a cubetti una cazzo di patata senza mandare ogni cosa in vacca.
Mi muovo prima di pensare e le prendo delicatamente il polso, lo sguardo fisso nel suo. Cazzo quanto è bella, realizzo ora che i nostri volti hanno abbattuto gli ostacoli della distanza. Un calore liquido si diparte dal ventre e invade il petto, accalorando la mia espressione. Istintivamente, gli occhi saettano in direzione delle sue labbra. La bacerei, prof, qui e ora. E la spingerei contro il bancone dove ci siamo rifugiate per trascorrere insieme questo piccolo momento, non curandomi degli elfi o delle imposizioni socialmente accettabili. Poi, la prenderei per mano e cercherei la via per un’aula vuota — quella di Pozioni, magari — dove stenderla e farla mia.
È talmente strano prendere atto dei miei pensieri che una parte di me, quella che ai tempi di Channing non vide altra soluzione che rimuovere il primo ricordo di lui, si agita. Sono così incorreggibile, mi fa notare. In un certo senso, sono anche inopportuna. Scoprirò solo tra qualche mese che la Walker ha intessuto una relazione romantica con quel vecchio volpone di Breedenbergh — e ne sarò vagamente invidiosa —, ma adesso non importa perché non è accettabile pensare questo di un’insegnante. Esiste un’altra parte di me, tuttavia: quella che vive nel presente e non riesce a farsi scappare un’occasione quando le si presenta. E, nel qui e ora, la bocca della Walker rimanda il messaggio di un sapore delizioso.
«Prof, non ha nulla di cui scusarsi» soffio senza farmi indietro, scrutando le iridi bicrome. Il suo polso è ancora avvinto nella presa delicata in cui l’ho imprigionato. «E, poi, io sono un disastro. Che colpa può avere lei?!» Parlo e lo faccio solo affinché questo istate duri più del dovuto. So che si distaccherà da me e io la lascerò andare, ché non ho mai costretto nessuno a rimanere al mio fianco contro la sua volontà. È solo che, ora, il profumo di vaniglia che emana da lei confonde i miei sensi; mi rende, da studentessa, predatrice. «Non è successo nulla. Va tutto bene.»
Non so con quale sfacciataggine io allunghi la mano libera e sfiori una ciocca dei suoi capelli biondissimi, incastrandogliela dietro l’orecchio. Forse, potrei anche spingermi avanti e baciarla in barba ai perbenismi. Solo che il gesto mi ricorda un’altra persona, un momento diverso, un’intensità travolgente e d’un tratto mi faccio indietro, rilasciandole il polso.
Non posso pensarci. Non posso pensare a lui. È vietato.
Porto lo sguardo altrove. Del mio errore non è rimasta più alcuna traccia. Allora, per darmi il tempo di infoltire la nebbia che nasconde i ricordi e riprendermi da quanto appena accaduto, raccolgo la fialetta che mi viene allungata. Accenno un sorriso, prima di far stillare qualche goccia sulla ferita. Arriccio appena il naso per il bruciore, ma non è che una sensazione passeggera, veloce.
«Anche lei ha fame?»
Forse, mi dico, potrei mangiare insieme ad Adeline Walker.
Sicuramente, divorerei lei.

never trust a survivor until you find out what they did to stay alive


Millo, TiVuBi. :<31: :shrekface:
 
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view post Posted on 2/5/2024, 22:15
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Che stupida.
Finisce sempre così.
Non so stare accanto a qualcuno – senza che questo ne resti turbato, si ferisca – ancora meglio, gli procuri tanto più o meno generico disagio, che io stessa infine, sia costretta ad allontanarmi.
Nieve mi circonda il polso – ed io tanto annebbiata dai miei sensi di colpa, a malapena me ne rendo conto.
Tutt’a un tratto, quasi mi scoccio con me stessa – e metto su un broncio degno di essere chiamato infantile tale.
Dovrei imparare a starmene al mio cazzo di posto – al posto di saltellare qua e là, cucinare valanghe di calorie richieste proprio da nessuno - perché nessuno alla fine me lo chiede mai, di cucinare per lui o lei – ma dai - sono io che prendo stupide iniziative, io che non imparo le lezioni mai - meraviglioso, detto da una docente - io che vedo cose che non ci sono, le inseguo pensando di far piaceri e favori qua e là in giro per il mondo ”Piaceri e favori che nessuno ti chiede, Adelineee - - -
Sono talmente arrabbiata, ora – talmente tanto che quando lo sguardo bicromo dal polso risale a quello della Rosso Oro..
Complice la furia autodiretta già ben rimescolata entro arterie, vene e capillari – nel momento in cui mi scontro con ben altro (?) nello sguardo, nel respiro (?) – nel tutto (?) di Nieve Rigos – le mie guance avvampano, colorandosi di un rosso acceso che infiamma la pelle normalmente chiara, sino alla punta delle mie piccole orecchie.
-Prof, non ha nulla di cui scusarsi.-
”Non credo proprio – mhmh.”
Riesco comunque a rispondere quantomeno a tono, anche se solo nella mia testa.
-E, poi, io sono un disastro. Che colpa può avere lei?!-
In barba a distanze chiamiamole così, incazzature e - beh varie altre.. vibes? per qualche caotico secondo spingo e sospingo a gran forza i miei oceani in tempesta e rispondo sì a tono sul serio – il tono di chi da mamma cerbiatta si impunta persino sulle sue posizioni, con tanto di naso all’insù – e persino a voce alta adesso:
-Oh, non sono affatto d’accordo Nieve Rigos – un disastro proprio no.-
Strizzo gli occhi sicura e faccio anche per scuotere la testolina dorata – talmente convinta delle mie parole, da dimenticare in quei rapidi istanti il quadro generale che sta andando delineandosi – una pennellata dopo l’altra.
E’ quel gesto però – il sistemarmi con delicatezza una ciocca di capelli dietro l’orecchio – è quel gesto che torna a farmi spalancare lo sguardo di bosco e di mare sul mondo, sui lineamenti della mia studentessa – e beh, ira a parte, posizioni da mamma-cerbiatta pure.. quello rimane.
Così palese anche per me - ineluttabilmente reale e impossibile da ignorare anche per me - strega sufficientemente famosa per le acrobazie mentali e più di una volta per i chili di prosciutto sugli occhi.
Quel gesto mi fa aprire lo sguardo, letteralmente, metaforicamente -mente in generale, e in contemporanea alla Grifondoro.. mi faccio, di scatto, indietro.
Razionalizzo finalmente un po' il tutto – il che tra le altre cose, mi permette momentaneamente anche di sopire quella rabbia calda e accecante, di pochi istanti fa – e il mio primo pensiero, in realtà, non va a Camillo: non subito almeno, a lui penserò tra pochissimi istanti - ma in effetti, in primissima battuta.. penso ad Alice.
Che una vita fa, con la stessa delicatezza, si era mossa specularmente a Nieve – e poi le uscite, i disastri, la scuola, i tentativi, i fallimenti – il dolore – la distanza – il vuoto ancora, sempre.
Non conosco i pensieri di questa mia Rosso Oro, non ne conosco lo stato d’animo attuale, le intenzioni, i bisogni e desideri – ma quando mi lascia il polso, ed un nebuloso quanto quieto nulla di chè inizia a riempire gli spazi tra noi, io non posso sapere come anche a lei quel momento abbia ricordato un altro qualcuno, un altro quando, un altro dove – ma ne sono intimamente sollevata.
Per lei, in primis.
Si può concludere che frequentarmi, agli atti, non porti nulla di buono ad oggi, anzi – e se il tribunale non sbaglia e non sbaglia mai le uniche eccezioni alla regola.. usufruiscono di sostanze stupefacenti in svariati momenti della giornata vita.
A parte Rocky.
Ehm.
-Anche lei ha fame?-
La voce di Nieve mi trae in salvo – ad un secondo dal crudele battere del martelletto.
-Oh, un sacco..- sorrido, a dispetto delle mie intime attuali difficoltà, scrollo la testolina dorata come se così facendo mi liberassi da chissà quali pesi pensieri, e aggiungo: -Di cosa hai voglia?-
Un attimo di silenziosa apnea – e poi, dal nulla, scoppio a ridere:
-Per le mutande di Merlino- inizio, anche se il solo esprimere ad alta voce il concetto che mi è balzato in testa mi fa ridere sempre di più -ti ho costretta metà pomeriggio con una docente, ti ho buttata qui ai fornelli con me, a cucinare, a sentirmi raccontare ricette persino e..- mi copro il volto con una mano e scuoto lenta la testa, ancora ridendo -E adesso ti chiedo di cosa hai voglia!?!-
Torno a guardare la Grifondoro mentre le braccia si alzano per un attimo per poi ricadere sui fianchi, con fare molto da “ma ti pare davvero possibile?!” – io rido ed Abith mi ignora – persin troppo abituata a me, ormai.
E ridacchio ancora, preda di una ridarella che mi costringe attimi dopo a cercare di regolarizzare il respiro con ampi sbuffi a guance gonfie per placarla – anche se cerco lo sguardo di Nieve con un guizzo di serietà, seppur ugualmente luminosa, in più dietro le iridi chiare: -Io.. chiedimi quello che vuoi. Te ne prego, quasi – accidenti, quasi.. quasi te lo devo.-
E solo adesso, riesco a dar pace alle risa, alle guance.
Forse, una punta di triste verità - tale la percepisco io - vena sullo sfondo del mio subconscio le ultime parole - ma il sorriso dolce rimane, tanto quanto la luce nello sguardo:
è proprio il minimo, dopo questo.. disastro (?).
 
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16 replies since 2/9/2023, 17:50   482 views
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