L'Atelier delle Modernerie (di Camillo)

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view post Posted on 21/9/2023, 17:44
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Londra d’estate era piacevolmente fresca. Sebbene negli ultimi anni il clima avesse subito cambiamenti significativi, poche volte la temperatura rendeva impossibile muoversi tra le vie della capitale.
Megan aveva appena varcato l’entrata della stazione di High Street Kensington, percorso il lungo corridoio di vetrine e preso la scala che l’avrebbe condotta alla Circle Line, diretta verso Victoria Station. Con in mano un nuovo libro - acquistato non appena messo piede in città al ritorno da Hogwarts - aveva preso posto su uno dei sedili della metro dando una fugace occhiata ai pendolari intenti a guardare - la maggior parte - i cellulari. Di tanto in tanto le loro espressioni mutavano: a volte ridevano, altre s'incupivano ma la maggior parte rimaneva immobile con gli occhi fissi e il pollice a scorrere sullo schermo in un gesto automatico privo di alcun senso. Trovava assurdo perdere tutto quel tempo dietro quegli aggeggi tecnologici.
Passati i primi dieci minuti con il naso tra le pagine, Megan scese appena in tempo alla fermata. Viaggiare come i babbani richiedeva uno spreco di energie tremendo, non tanto fisico ma più che altro mentale. Tutta quella gente, l'odore nauseabondo e i rumori... Per certi versi preferiva più smaterializzarsi da un luogo all'altro, per altri perdersi nei dettagli del percorso che la separava dalla meta lo considerava 'stimolante'. Si potevano fare un sacco di cose, oltre a leggere ovviamente.
Proseguì risalendo le scale mobili per poi prendere la Victoria Line. Poche fermate, un altro capitolo del libro concluso e una volta arrivata a Brixton scese definitivamente dalla metro risalendo per le vie della città.
Il negozio di cui non si faceva altro che parlare da giorni non era molto lontano da lì, Megan aveva ricevuto indicazioni da alcuni clienti dell’Ars Arcana proprio qualche ora dopo la sua apertura ufficiale. La ragazza superò qualche via prima di imbattersi in una parte del quartiere piuttosto lontana dalle strade principali. L'edificio, un vecchio magazzino abbandonato, era stato accuratamente restaurato e miriadi di colori caleidoscopici abbellivano l’intero scheletro.
L'Atelier delle Modernerie, citava l’insegna.
«Buongiorno» disse varcando la soglia, prima di essere presa alla sprovvista dall’esplosione di luce naturale che la costrinse a portare il palmo della mano a coprire per qualche secondo il volto.
Bello!
Lo sguardo percorse l’intero perimetro e per qualche minuto - forse almeno dieci - Megan scrutò ogni oggetto presente rimanendo affascinata. Gadget moderni e accessori classici, regalavano un'esperienza visiva caotica ma allo stesso tempo eterea; non riusciva a dare una spiegazione alle sensazioni che sentiva.
Salì le scale, fece un giro al secondo piano e la bellezza che l’aveva colpita appena attraversata la porta d’entrata aumentò a dismisura da quella prospettiva. «Come ha progettato tutto questo?» chiese mentre riscendeva la rampa sul lato destro del locale. Avanzò verso l’imponente bancone di legno massiccio, poggiò la borsa e sorrise cordiale «Camillo è stato davvero bravo!»
«Prendo tutto. Posso avere un pacchetto regalo per lo Skate?»



C'è sempre una certa soddisfazione quando si spendono i galeoni bene.
Complimenti Millo! ✿


 
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view post Posted on 21/9/2023, 22:52
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Ayumo Vanille
ps: 188/188 PC: 110/110 PM: 117/117 EXP: 25
Aveva avuto notizia dell’apertura di un nuovo negozio da parte di quello che era un suo ex-compagno di Casata, non aveva avuto modo di scambiarci particolari parole, ma Ayumo d’altro canto era rimasta stupita dal fatto che un ragazzo così giovane fosse stato in grado di mettere su un’attività in proprio in così poco tempo.
Proprio per questo motivo si era diretta a quello che le era stato descritto come un ex-magazzino, totalmente rimodernato, che apparve come un luogo incantato e dall’apparenza straordinaria anche a lei che faceva parte di ciò che i Babbani consideravano totalmente impossibile.
Non aveva una approfonditissima conoscenza della realtà babbana, però molti oggetti lì dentro prendevano ispirazione da quella realtà così vicina e allo stesso tempo distante.
Legno, Plastica e Magia si fondevano in un connubio di colori e effetti che non potevano che stuzzicare l’attenzione di un qualsiasi mago.
In ogni oggetto vi era un che di retrò che si affiancava a qualcosa di sorprendentemente nuovo.
Fu estasiata dall’ingegnosità, dall’idea dietro ad ogni singolo oggetto che portava ad una trovata unica e che finora era stata inesplorata.
Veniva da chiedersi se non vi fosse la necessità di apprendere un po’ di più da maghi del genere, per lasciarsi alle spalle le vecchie, e in certi casi persino vetuste, abitudini per innovare e trovare finalmente una strada che si avvicinasse al mondo babbano.
Certo, secoli di comodità magiche avevano rallentato l’innovazione eppure di fronte a tale splendore e tali ricercatezze, ci si chiedeva semplicemente perché non si erano pensate prima.
Fu altrettanto felice di notare dietro al bancone una sua concasata, con Niahndra non aveva chissà quale rapporto stretto, eppure era sempre un piacere incontrarla e scambiarci quattro parole.
D’altra parte l’altro commesso rimaneva per lo più sconosciuto, un ragazzo biondo e dal carattere certamente frizzante.
Vi era fondamentalmente una ragione, oltre alla curiosità, che l’aveva spinta fin lì.
Per un paio di anni si era negata la gioia di comprarsi qualcosa per il suo compleanno, con l’avvento del nuovo anno scolastico non solo aveva deciso di non limitarsi più alle possibilità che il mondo le offriva, ma anche ogni tanto di concedersi qualcosa… Che fosse uno svago, una chiacchierata o come in questo caso, un regalo per sé stessa.
Non si aspettava doni da parte di altre persone al di fuori dei propri genitori, ma non vedeva perché non tornare a cogliere quell’evento come qualcosa di gioioso piuttosto che un evento nefasto.
Conclusasi l’ispezione ad ogni singolo oggetto, Ayumo decise di avvicinarsi al bancone per richiedere quegli oggetti che avevano colto e catturato totalmente la sua attenzione.

« Ciao, è possibile avere una Macchinocamera, un paio di Catenocchiale, un Minichino, un paio di Bussolacci e uno Skyteboard. Fate gentilmente un conto pari, per non star a perdere tempo in quisquiglie del genere, 90 Galeoni e direi che dovremmo essere a posto.
Complimenti davvero per il locale e per tutto… Sono convinta che farete grandi affari nel futuro. »


Chiedo clemenza per il post orrendo, ma il compleanno in Real mi ha assorbito più del dovuto... Comunque ricapitoliamo gli acquisti.
• Macchinocamera
• Catenocchiale
• Minichino
• Bussolacci
• Skyteboard

Totale: 88 Galeoni, 3 Falci e 27 Zellini.
Arrotondato tutto a 90 perché mi stanno antipatici gli spicci :hedgehog:
Ps: Rifate i calcoli perché di me stessa non mi fido, non sta sera!
 
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view post Posted on 22/9/2023, 17:47
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Bellocci miei, sconti terminati!

Ringrazio tutti per essere passati per l'inaugurazione <3
Sono commosso.


A breve arriveranno i miei frà a servirvi, tanto amore per tutti voi!

 
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view post Posted on 23/9/2023, 16:58
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NIEVE RIGOS
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L'hai vista, Lex. I tuoi sensi di commesso si sono allertati - seppur dolcemente - quando la ragazza ha fatto il suo "ingresso", se così lo si può definire.
Certo non che avessi il tempo di seguire ognuno di loro, il negozio è placidamente nel caos da quando avete aperto, ma nonostante la stanchezza tu non ti lamenti.
Non avrebbe senso: sei nel posto giusto, al momento giusto, in alcuni casi è perfino perfetto. Camillo può girarsi ogni gioco tra le dita, ma alla fine della fiera, sei solo felice - come sempre.
L'occhio sulla ragazza lo tieni ben stabile, non solo perché in parte ti sembra di riconoscere alcuni pattern, ma perché il suo candore apparente ti attrae. Hai bisogno di capire.
Ma continui a servire i clienti nel frattempo, con una mano su un cartone, una dedicata alla gestione della cassa e la vista periferica su di lei.
Un sorriso tenue fa poi capolino tra un "Grazie a te, e se dovesse rispondere a tono, riportacelo in negozio" ed un "ti guideranno dove hai bisogno", ma non rivolto ai dovuti destinatari.

Te la ricordi la prima volta che hai provato gli acidi? Io si. Eri un brodo d'amore e caos, mi ricordo che ti sei appoggiato al tuo van e non ti sei mosso da lì - seppur sei rimasto convinto di aver viaggiato sopra il mondo. E che la terra fosse effettivamente un disco piatto e multicolore in cui tuffarsi.
Non è che tu sia un fan, hai un po' sperimentato, ma per il resto ti dai solo all'erba ultimamente, non hai quasi bisogno che ti venga strappata l'ansia di dosso, poiché ne sei immune.
Quindi si, come l'hai guardata prima, la guardi anche adesso. Il modo in cui il lecca lecca finisce a terra, ti fa rizzare le antenne, ma solo perché vuoi assicurarti che lo getti dove si deve e di non doverlo fare tu, sfaticato.
Non sei certo del motivo per cui sia nata nella tua testa quell'analogia con gli acidi, ma uno sguardo più profondo gliel'hai dato davvero.
Hai questa stupida tendenza a voler capire come sono fatte le persone, cosa nascondono e cosa lasciano in bella mostra, ma soprattutto hai bisogno di capire "prima" se sono sul punto di vomitare in negozio.
Perché se c'è una cosa che ti spaventa, è il vomito. Hai sempre avuto il timore di soffocare. O innescare una risposta identica.

«Sicura che voli?» rispondi, facilmente ironico. Se c'è una cosa che ami fare, è stare al gioco. Anche quando le regole non solo non le conosci, ma non le fai neanche tu.
Trattieni lo skyte, come se dovessi studiarlo, come se ne testassi l'abilità di sospendersi in aria - a prescindere o meno dalla fretta altrui - alla cassa sanno chi sei. «Andata! Qualche Galeone, ed è tuo-» accenni al prezzo da pagare, per quanto tu saresti molto generoso ed a volte non la capisci l'economia. Vivresti di baratto.
«AH» aggiungi mentre lo imbusti, se te lo lascia fare, altrimenti sbrigato il conto glielo lasci tranquillamente in mano. Aggiungi un Minichino alla «Willy Wonka ti regala anche questo, è un piccolo omaggio per-» per cosa lo useresti tu? Oh, non dirlo ti prego. Ecco, tienilo per te «- ogni evenienza» Aspetti comunque che esca dal negozio, prima di tornare ai tuoi affari, ed a quelli di Camillo.
mezzosangue | 23 anni E dunque, eccoci qui!

NIEVE spende: 24 Galeoni, 1 Falce, 3 Zellini
CAMILLO (per un Minichino omaggiato a Nieve) spende: 19 Galeoni, 10 Falci, 20 Zellini

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view post Posted on 23/9/2023, 16:59
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EDWARD EDMUND KNIGHT
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A Londra piove, e non è una novità. Beh, almeno non per Londra. Per te le cose sono ovviamente diverse.
Abituato ai ritmi caldi del tuo Perù ed a quel clima perfetto che si respira in Olanda, un po' ti spegni se piove per giorni. Non viene meno però la capacità di trovare punti luce dappertutto.
E certo uno di questi non t'aspettavi entrasse in negozio. Quando si muove nel locale quasi ne cambia i connotati.
Sollevi un sopracciglio, da dietro la cassa, scivoli sul bancone sedendotici prima sopra, per poi appoggiare i piedi a terra.
Sei solito perderti in acrobazie rocambolesche quando lo spazio te lo consente.
Lo fai anche solo per sgranchire le gambe e distenderle come un bravo airone. Dio, se conoscessi quanto è ironica la sorte.
Ad ogni modo l'ingresso di un uomo tanto distinto genera in te quel senso di fierezza indiscusso.
Non ti chiedi mai se un posto sia - o meno - adatto a qualcuno, perch tutti possono essere tutto.

E, tuttavia, quando ti si avvicina con quel bigliettino ben scritto, ti si stringe il cuore. E' un nonno, non sta comprando cose per sé ma per il nipote e-... può essere che si ricolleghi a quel ragazzino che era già passato? Un po' circondato da troppe imposizioni?
Lungi da te giudicare, regali un sorriso anche a quest'uomo, annuendo a quel discorso in cui non sai rivederti.
«Un menichino, certo-» ormai hai imparato come si chiama ciò che vendi, e mantieni il sorriso - ti spezza che sia venuto fin qui per acconsentire ad una richiesta dei suoi nipoti.
E quando ti dice che, insomma, se sarai nonno non le dovrai fare le differenze, tu un filino ti commuovi. Non sai avercela, per quanto abbia definito il tutto una frivolezza. Gli vuoi già bene.
«Credo che Phil apprezzerò questo-» allunghi solo una mano per prendere una Cotterocamera, quel piccolo oggettino volante e curioso con cui, da ragazzino, avresti giocato incessantemente.
Camillo sa renderti un bimbo felice anche ora che hai 23 anni suonati.

Con l'esortazione alla fretta sorridi, non sai prenderlo come un vero bacchettarti, ma certo con quel "giovanotto" ti ha conquistato. E dunque poi - si - prepari il pacchettino per il più piccolo e rassicuri che il resto verrà spedito a dovere. «Alla prossima» scherzi, fin troppo dolce.
mezzosangue | 23 anni Pace fatta, orgoglio ristorato ♡
EDMUND spende: 80 Galeoni 15 Falci 17 Zellini

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view post Posted on 23/9/2023, 17:05
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ELOISE LYNCH
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Ci sono ancora pochi attimi di pausa tra un momento di frenesia e l'altro, e ringrazi si. Perché rispetto a Niahndra non saresti capace di metterti lì a fare e compilare tabelle numeriche.
In realtà quello che vorresti è romperle un po' le scatole, studiarla con serafica calma da dietro le sue spalle - ignorando che magari anche solo la tua altezza potrebbe essere fonte di disagio.
Si, diciamo che quando tu ti rilassi non stai comunque fermo, tanto che non è raro - soprattutto se non c'è la tua collega - vederti appollaiato trai piani o seduto con le gambe incorciate sul bancone.
In fondo sei pulito, profumi sempre, ma sei anche un quindicenne nella tua testa. Ti vedrei bene trasfigurato in un cebo cappuccino da circo.
Non dare mai quest'idea a Camillo. Sai fin troppo bene di cosa è capace!

E' che poi il tuo sguardo viene attratto in un punto preciso. Due chiome rosse che giocano trai Menichini, un po' come sapresti fare tu.
Scodinzoli, torni morbidamente a guardarli ed hai anche una dottria in più del dovuto per accorgerti di quanto sia terribilmente bello il rosso. Il cuore palpita lasciandoti mezzo istante a bocca aperta, una che prontamente richiudi sul nastrino di liquirizia rossa con cui giochi tra un morso e l'altro. Dio, Lex. Non sei più abituato a questi colori europei, a queste tinte tra il freddo e l'atrocemente bollente. Tanto che deglutisci e accenni con un sorriso impeccabile alla ragazzina. Certo che può provare gli Skyte! Anzi, vuoi proprio vedere di cosa è capace.
E' quando la vedi andare verso Camillo che - con gli occhi - cerchi il suo accompagnatore. Non morderti le labbra!

Ti fa morire come Camillo sia in grado di generare tutto questo movimento, e così come il volteggiare della ragazzina ti piace, ti piace che lui si sporga per darle un bacio trai capelli. In risposta a quel nonnesco approccio.
«Mia dolce moglie, sono contento che tu sia passata:che dici del business di famiglia?» Nel guardare poi il suo essere perfettamente a suo agio a quasi un metro e mezzo da terra, sorride scaltro. E tu lo sai già che dovrai fare, senza alcun bisogno che te lo dica. Lo senti, poi, accennare qualcosa al ragazzo. «Ah, devi essere mio cognato! Eloise del mio cuore mi parla sempre bene di te. Ti prometto che la tratterò come una regina» Ti chiedi con quante persone sia immaginariamente sposato, ma probabilmente la risposta è "tutte". E va da Dio così, va talmente bene che ridacchi mentre gironzoli qui e lì in cerca di registrare per bene i movimenti di Eloise, e ritrovarti casualmente a riordinare qui e lì vicino a Ned.

Fai fatica a resistere all'impulso di salire su uno Skyte e farci un doppio, con quella ragazzina meravigliosa. E, nel farlo, sospendi un respiro tra le labbra. Possono girare quanto ti pare, l'hai appena deciso tu. Se volessero farlo anche a negozio chiuso, lo terresti aperto solo per vederli esplorarne ogni singolo anfratto.
Quindi forse è un momento un po' triste quello che li vede ritornare alla cassa, seppur pronti a comprarsi tutto l'Atelier.
Tuttavia tu li accogli con un applauso silenzioso, ed un inchino reverenziale, ché stai accogliendo la campionessa indiscussa del campionato - immaginario nella tua testa - di Skyteboard! Una celebrità nel tuo negozio: ci credi?
E le sorridi, tamburelli sullo Skyte, te l'ho detto che sai bene che cosa devi fare.
«E questo fa di me il garzone rapinato più felice ed appagato di tutta Londra», e lo dici che già ridi, divertito, mentre trovi una borsa in cui - seppur spezzettati - stiano dentro tutti gli oggetti presi. Fai particolare attenzione a dividere quelli di lei da quelli di lui.
E lo guardi. Credi di aver percepito qualcuno chiamarlo Ned. Ma da dove diamine è uscito? Ritrovi un ghigno ironico che incastri piano sulle labbra, quando lei ti chiede come ti trovi qui.
Ti appoggi con le braccia all bancone, sei un cospiratore. Appoggi il mento su di essere e...
«Sai, ho il sospetto di non potermi lamentare» sussurri, abbassando il tono verso di lei. E la guardi negli occhi, preso. «Devo aver firmato un contratto per-.. beh è tutto un po' confuso» ma sorridi, anche solo per renderla tua complice di una battuta che crea un mondo, una storia, un racconto di fantascienza.
Ma è davvero diverso da quello che sarebbe potuto succedere? Non rifletterci, Lex.
«Dici che ho venduto la mia anima?»
Ma sei talmente raggiante che penso sia palese che tu sia davvero felice. Sia di lavorare lì, sia di- beh, di tutto e basta senza farne un lunghissimo elenco.

«Questi due-» fai cenno al Minichino ed allo Skyte, «- te li regala quello strano signore laggiù» indichi Camillo come fosse un ricercato per omicidio, uno di quelli che all'improvviso dietro il cappotto celano una mazza chiodata. Gli fai un cenno di rispetto abbassando la coppola immaginaria che indossi. E - ancora - ti muore il verbo in gola quando ritrovi gli occhi di Ned.
«Ah e vorrei che tornassi» per le prime due parole guardi lui e sorridi, scaltro. Ma poi torni su Eloise - credi di starlo dicendo ad entrambi? «- non puoi vincere se non hai qualcuno con cui gareggiare»
Le spingi vicino la busta con gli acquisti ma accenni allo Skyte adesso.

E non scherzi, dentro la borsa per il ragazzo - hai il sospetto che sia il fratello? - hai seriamente lasciato il tuo numero. Tanto che quando hai salutato Eloise, hai lasciato uno sguardo vagare solo distrattamente verso l'altro. Ora, ti prego, rimetti il cuore nella sua scatola d'ossa.
mezzosangue | 23 anni ELOISE: 120 Galeoni, 3 Falci, 5 Zellini
CAMILLO (per un Mini + 1 Skyte omaggiati a Eloise): 43 Galeoni, 12 Falci, 2 Zellini

NED: Riceve il numero di telefono di Lex


[Camillo è stato mosso con il suo consenso, azioni concordate]

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view post Posted on 23/9/2023, 18:19
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Lyvie, Megan & Ayumo
Niahndra Alistine
jpg
Quel giorno in negozio era un delirio.
Per ogni cliente che usciva, tre ne entravano e diventava impossibile stare dietro a ciascuno. Lei e Lex si stavano alternando tra cassa e scaffali, ma c'era da uscirci pazzi perché il lavoro sembrava moltiplicarsi. Niahndra avrebbe giurato che fosse già la terza volta che riposizionava i grossi menichini: a quanto pareva, qualche cliente si divertiva a posizionarne le braccia ad angolazioni che rimandavano sospettosamente a degli orientamenti politici disapprovati, ma che stavano raccogliendo i fondi per un ritorno col botto. Anche se i sequel, si sa, non reggono mai il confronto con l'originale.
Poi era stata placcata da una vecchina ricurva sul bastone che spiccava come una verruca sul naso, con quel suo orribile abito a pois rossi e gialli al neon. Aveva la faccia strana, i lineamenti un po' confusi, anche se il fatto che fosse tutta ripiegata su sé stessa come un origami non le aveva permesso di vederla bene.
Le aveva scassato i boccini perché cercava dello stabilizzante verdemuschio "ma quello da un litro aromatizzato al limone come lo ha comprato la mia amica Bernadette". Dopo dieci minuti Niahndra era riuscita a farle capire che "purtroppo, signora, qui non vendiamo niente del genere" e a reindirizzarla a Mondomago.

Era tornata al bancone a smaltire la fila quando una cliente attirò la sua attenzione chiedendo in particolare di "suo fratello Camillo" [Lyvie]. Breendbergh aveva una sorella? Niahndra si bloccò a metà del movimento —stava battendo i prezzi degli articoli in cassa— per squadrare meglio la ragazza in questione, in cerca di una qualche somiglianza. Aveva un bel viso, pulito e fanciullesco, che provò a sovrapporre a quello più furbo e da schiaffi del vecchio Tassorosso. Era allibita, ma si guardò bene dal mettere in dubbio l'informazione.
Piuttosto, recuperò la voce e, mentre già un primo timido rossore si diffondeva sulla gobba del nasco coprendo le lentiggini, Niahndra sorrise per scusarsi dei secondi persi a squadrarla. «Oh». Fu il commento intelligente che riuscì a produrre. I due avevano due accenti completamente differenti, ma —decise— non veniva pagata abbastanza perché diventasse un suo problema. «Benvenuta, allora. Purtroppo in questo momento lui non c'è, ma gli dirò sicuramente che sei passata...mmh?» Lasciò in sospeso la frase, con quel tono vagamente ascendente mentre decideva se chiedere esplicitamente il suo nome o lasciar stare. Optò per un'espressione interrogativa come via di mezzo.
Poi fece scivolare sul ripiano la busta con gli articoli venduti, ma prima di lasciarla completamente andare si sporse un po' —gomiti puntati sul bancone, un guizzo di divertimento a danzarle negli occhi— verso la ragazza. «Okay, scusa, devo chiedertelo», capitolò con aria complice e trattenendo a stento la smorfia obliqua e beffarda. «Ma da piccolo lo tiravano su col leviosa e poi lo lasciavano cadere, vero?»
Le venne anche una mezza idea di chiedere eventuali foto di Camillo da bambino, ma poi pensò che l'altra ragazza, che fosse sua sorella per davvero o meno, potesse risentirsi. Troppo tardi.
«Ah, prima che mi dimentichi— Un minichino venne appellato dallo scaffale e infilato nella busta con gli acquisti. —Un omaggio della casa», spiegò con un sorriso obliquo.

Quel negozio conteneva tutto ciò che Niahndra detestava: luci intense, colori sgargianti, gadget molesti, musica fastidiosa e... Camillo. Ciò nonostante, checché ne dicesse, ogni volta che individuava l'espressione rapita e meravigliata dei neo-clienti, Alistine non poteva fare a meno di sentirsi orgogliosa dell'impresa dell'amico. In pochi a scuola gli avrebbero dato due spicci al tempo e, di certo, il suo era stato un percorso poco convenzionale; eppure, si era fatto il mazzo quadrato per mettere e tenere in piedi quella baracca e tutti i suoi sforzi stavano ripagando.
Niahndra non si illudeva che fosse stato facile. Ancora adesso, Breendbergh spariva di tanto in tanto brontolando per qualche affare andato male o per qualche permesso revocato, ma poi la ricompensa arrivava sottoforma di clienti soddisfatti e complimenti sentiti.
«Già, lo è stato», confermò solenne in risposta alle parole del caposcuola [Megan] che si era fatto strada fino al bancone. Per una volta tanto, nessuna traccia di ironia aveva macchiato le sue parole. Era orgogliosa e basta.
«Uno di tutto, pacco regalo per lo skyteboard», ripeté l'ordine annuendo e appellò a sé una copia di ciascun articolo. «Il minichino lo offre Camillo», precisò. Alla fine si era semplicemente arresa a quella politica aziendale.
Intanto, carta e nastri incantati andavano ad avvolgere la sagoma oblunga della tavola.
«Grazie mille, speriamo di rivederti presto qui!»

Faceva male la schiena. Buttò giù un sorso del tè nero che Lex le aveva portato e si ributtò nella mischia.
«Ayumo, ciao». Sorrise caldamente alla concasata quando questa ebbe raggiunto il bancone. Viveva sempre con una certa ambivalenza incontrare facce note fuori da Hogwarts, ma quando si trovava in negozio di solito le cose filavano lisce perché si concentrava sul compito che doveva portare a termine, più che sulle chiacchiere di circostanza.
«Grazie mille! Breendbergh si è impegnato come non gli ho mai visto fare, onesta».
Se il ragazzo avesse messo metà di quell'impegno negli studi, Tassorosso avrebbe vinto grazie a lui tutte le coppe dal suo primo anno a Hogwarts invece che solo l'ultima.
Nel frattempo gli articoli vennero appellati uno ad uno e infilati nelle fantastiche buste biodegradabili che riportavano il logo del negozio. Quando mise le mani sul minichino, Niahndra lo indicò ad Ayumo. «Questo è offerto dalla casa». Valeva a dire da Camillo.

--
Camillo compra tre minichini e li regala a Lyvie, Megan e Ayumo
18 Y.O. | Garzone
Lyvie spende 38G 15F 14Zagg
Megan spende 188G 13F 6Zagg
Ayumo spende 68G 10F 7Zagg
Camillo spende 58G 15F 2Zagg

 
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Già solo per arrivarci fino a Brixton c’erano voluti pazienza e ben tre cambi di metro. In più, aveva dimenticato da Magie Sinister il volantino pubblicitario su cui aveva segnato gli articoli che era interessato ad acquistare; ovviamente, non ne ricordava nemmeno uno. Partendo alla volta del quartiere londinese, aveva pensato di entrare, comprare ciò che aveva intenzione di comprare e andare via nel tempo di scarsi dieci minuti. A ridosso dell’ipotetico orario di chiusura, nel tardo pomeriggio, si era convinto del fatto che non ci avrebbe trovato troppa gente.
Era da giorni che si diceva di doverci andare, da quando il tipo che non aveva riconosciuto da Sinister gli aveva regalato uno degli oggetti in vendita proprio in quell’atelier. Si era incuriosito parecchio, soprattutto dopo aver appurato quali altri articoli avesse in vendita. Vuoi per il lavoro, vuoi per impegni vari, i giorni erano passati uno dopo l’altro e aveva finito col perdere la possibilità di andarci nel periodo di apertura, quando gran parte degli oggetti in vendita era in sconto.
Poco male, s’era detto. Ultimamente gli affari erano andati piuttosto bene. Poteva concedersi il lusso, per così definirlo, di fare un po’ di shopping.
Nonostante il suo pessimo senso dell’orientamento, sceso alla stazione di Brixton fu abbastanza facile riconoscere nella zona, satura di magazzini e palazzi abbandonati, l’unico locale rimesso in sesto per ospitare un nuovo e, almeno in apparenza, un-po’-troppo allegro negozio.
Draven avanzò fino all’ingresso. Non era una giornata particolarmente calda, il cielo era plumbeo, eppure i riflessi di luce che dalle ampie vetrate illuminavano il locale lo colpirono immediatamente. Fu così che si accorse di quanta gente ci fosse e maledì il suo solito metodo di organizzazione che non teneva mai conto dell’effettiva esistenza di persone che potevano pensarla come lui. Chissà quanti, tra tutti quei clienti, avevano pensato di andare a fare acquisti proprio quel giorno e in quell’ora con la convinzione di non trovarci nessun altro.
Non invidiò i commessi e, dribblando prima uno e poi l’altro avventore, si apprestò a raggiungere il bancone.
Nell’avanzata, almeno, l’occhio catturò uno degli articoli che aveva visto nel volantino.
A chiunque lo avesse notato lì e poi servito, si sarebbe rivolto con gentilezza ed educazione; nonostante la smorfia sul viso lo facesse apparire disgustato.

Vorrei acquistare un Menichino. Do un'occhiata intorno per altro, va bene?

Dividiamo l'acquisto in due post :fru:
 
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atelier camillo —
shark boys
«Non sbagliare.» La mia civetta delle nevi è famosa per essere dispettosa, oltre che incompetente. Ha il piumaggio di un candore esasperante, artigli affilati e ben curati, occhioni vivaci: è il ritratto di un allocco gentile, molto elegante, ma nulla è mai stato così fittizio. Il viaggio del giorno è breve, un battito d'ali per giungere a destinazione: in effetti è già di strada, sorvola la Capitale inglese da qualche ora; un'altra consegna ha guidato la civetta verso le stradine più conosciute, con la tappa finale presso l'Atelier delle Modernerie di Camillo — l'ultima, spettacolare giostra delle meraviglie che ha rallegrato la città. Non si spiega, per l'appunto, perché la civetta arrivi soltanto in tarda serata al negozio. Per un istante di più, con tutta probabilità, avrebbe trovato la porta chiusa, e di certo avrebbe lasciato il pacchetto soffice in qualche vicolo dimenticato. Invece, sfrutta il passaggio di alcuni clienti — una zampa sulla testa di uno, una beccata sulla spalla di un altro — fino a spiattellarsi sul bancone. Minaccia confusione, un versetto stridulo come lo squittio di un topolino. Non guarda nessuno, non si ferma. Lascia tutto, scappa via come una furia. Benché strappato in più punti, il dono — almeno in contenuto — è intatto. Vi è una bottiglia di Boom-Boulevardier (molto a tema con il resto), stretta tra le pinne di uno squaletto di stoffa. Basta un istante per animarsi, sgusciando via come una saetta; sembra nuotare, purché in volo, fino a tornare al bancone. C'è una lettera che stringe tra le fauci, dentro c'è un biglietto di poche righe e un rettangolo di carta con l'immagine stilizzata di un fiammagranchio (è fuoco che gli spunta dal sedere?). Non c'è altro, ma il mittente è tracciato a chiare lettere in superficie: Camillo Breendbergh. In firma: Brillantino.

***

Ciao Squaletto,
congratulazioni per il negozio. Quando vuoi, batti un colpo e partiamo per le Fiji.

Sempre tuo,
Brillantino.


Camomillo Nel pacchetto troverai:
Squaletto – Peluche dalle sembianze di uno squaletto buffo, è animato per magia per sfrecciare in volo. Tra le fauci stringe il certificato d'acquisto per un Fiammagranchio [click]. Se / quando desideri, occorrerà svolgere un iter ministeriale. | Classificazione XXX: nonostante il nome, somiglia moltissimo ad una grossa tartaruga con il carapace pesantemente incrostato di gemme scintillanti. Nelle native isole Fiji, un tratto di costa è stato trasformato in una riserva per la sua protezione. Ad oggi è severamente proibito rimuovere gemme e pietre preziose dalla creatura, incorrendo in multe e sanzioni gravissime: tuttavia, nel corso degli anni può accadere che alcune si stacchino in modo naturale dal carapace, i maghi orafi ne realizzano così gioielli a propria scelta. Anche se è una creatura innocua, in caso di pericolo si difende espellendo fiamme dal didietro.
Boom-Boulevardier – a base di bourbon, vermouth, whisky incendiario e semi di fuoco; è aromatizzato all'arancia, ha un gusto forte e pungente; favorisce energia, iperattività e forza, lascia probabili innocue scintille di fuoco dalla bocca e dalle dita.


Ciao belli, per ora non acquisto nulla, ma tornerò. La consegna è dopo una settimana dall'apertura del negozio, per la bottiglia divertitevi tra voi!
 
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view post Posted on 8/10/2023, 19:57
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Frà, Frà
Manilo BestburgerjpgTutto apposto? Difficile dirlo, ma certamente tutto era come doveva essere.
Camillo, stranamente carico di vitalità, si destreggiava qua e là per esaudire le richieste dei clienti che affollavano l'Atelier, mentre questi si perdevano tra gli ampi spazi della bottega e le rampe di scale in legno che separavano i due piani. Lui li invitava, con il suo sorrisetto anarchico, a gettarsi a capofitto alla ricerca dell'oggetto dei propri desideri. Perché la gente entrava nel negozio per fare acquisti, era vero, ma anche per sognare, per fuggire dalla monotonia della vita quotidiana e avventurarsi alla scoperta di un universo parallelo in cui tutto sembrava possibile. Dove il nuovo e l'antico si mischiavano un po' alla cazzo di cane, lasciando confusi, perplessi, ma anche divertiti.
E poi c'era Draven, con la sua solita aria da chi proprio la gente non riusciva a digerirla, mentre il tumulto di corpi dalle tasche gonfie – o appena svuotate – lo inghiottiva nell'alveare materialista, come se tutte quelle anime avessero formato una mostruosità apocalittica dalla coscienza fusa. Quando lo individuò, glielo lesse in volto che avrebbe preferito vedere tutta quella gente fare puff, togliersi dalle palle in un battito di ciglia e rimanere solo a fare le sue spese per poi defilarsi. Ma volente o nolente, in quell'andirivieni c'era rimasto incastrato.
Gli si avvicinò facendo slalom tra i potenziali acquirenti, furtivo, ma non troppo, in quel mix di grazia e della sua assenza che faceva sorgere dubbi sulla sua sanità mentale. Una tarantola con una zampa in meno ed un propulsore a fusione nucleare sulla gobba avrebbe fatto meno strano. Ma lui era strano, come lo era il suo negozio, ed era sceso a patti con la questione.
«Ma certo caro, benvenuto, un Menichino hai detto? Fai pure». Camillo aveva risposto all'amico sbucando da dietro un cristiano, quasi sghignazzando per l'entusiasmo. Lo sguardo piantato negli occhi del serpeverde come un arpione.
«Dimmi che sei venuto a portarmi la buona novella: il vecchio bastardo, finalmente, non consuma più il nostro prezioso ossigeno» Salutava tutti in modo eccentrico, senza filtri. Il buon vecchio Shaw sapeva bene a chi si stava riferendo, ma lo disse un po' con leggerezza, come si faceva con gli inside jokes e i tormentoni. Ogni volta che lo incontrava, gli domandava se finalmente il sepolcro si fosse riempito con le ossa artritiche dell'anziano rimbambito, senza aspettarsi davvero che fosse così. Ma – perché così funzionavano le cose – un giorno ci avrebbe azzeccato. Un po' come la pagina di Nonciclopedia di Roberto Saviano, che ogni giorno dell'anno riportava la data della sua morte, aggiornandosi puntuale alla mezzanotte.
Si ricordò di aver fatto un salto da Sinister qualche giorno addietro, e che il secchioncello non l'aveva riconosciuto.
«Già che ci sei dammi un feedback, sei già riuscito a provare il Minichino che ti ho portato?». Gli domandò con nonchalance, sperando che finalmente il collegamento partisse spontaneo. L'altra volta, giusto perché gli piaceva sperimentare con la trasfigurazione umana, si era presentato un tantinello piú abbronzato, ma ancora non l'aveva perdonato per non essere riuscito a sgamarlo. Se perdeva colpi in quel modo, rischiava di diventare una preda facile per burle future. In ogni caso trasparì l'orgoglio con cui aveva sollevato la questione, quegli affari li aveva inventati lui. Li aveva distribuiti a destra e a manca, in lungo e in largo, e ancora nessuno gli aveva fatto una recensione. Si era detto che magari Draven aveva avuto occasione di cincionarci.
«Ah sì, occhio a non far partire il Menichino in modalità buona fortuna, altrimenti ti fa». Gettò una rapida occhiata alla sfilza di statuette di legno a grandezza umana, notando che alcune stavano facendo un saluto vecchio di ottant'anni o poco piú.
«Non sono tutti nazisti, è che ai clienti piace trollare e me li posizionano in base allo humour del momento». Concluse, sentendo di averlo già ammorbato a sufficienza, quasi scusandosi. In realtà era anche un po' colpa del dipendente che pagava in… nero?
proprietario | analisi del sangue non proprio al top | 20 anni Scasso le scatole a Dravenino, poi a lui ci pensa Niah o Lex
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view post Posted on 12/10/2023, 22:13
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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È un'esperienza affascinante entrare in un posto che non dovresti conoscere e che, invece, in qualche modo ti risulta familiare. Quell'Atelier era tutto fuorché qualcosa che potesse essere associato a Draven, eppure ogni cosa lì - dalle vetrate, alle luci, alla clientela e agli articoli in vendita - lo faceva sentire tranquillo; per quanto un disagiato sociale fosse in grado di sentirsi tranquillo in un luogo pubblico che era, oltretutto, troppo appariscente per essere gradevole. C'era comunque tanta gente e, allo stesso tempo, tanto spazio in esubero per ritenerlo un luogo piacevole. Ma era tollerabile, come fosse un posto che già aveva imparato ad apprezzare per quel che era, con gente che non gli dava poi così tanto fastidio, perché troppo impegnata a badare al contesto per accorgersi di lui.
Una combo attrazione/ripudio che gli fu immediatamente chiara non appena l'ex Tassorosso gli si palesò davanti. In effetti, tutto gridava Camillo in quel locale tra bizzarrerie e originalità.
Come aveva fatto a non pensarci prima? A discolpa, si era completamente disinteressato di quali fossero stati i suoi piani post-accademici.

Quindi lavori qui adesso? - esordì, con il solito tono distaccato che non lasciava trapelare grande curiosità a riguardo. La domanda sorse spontanea, per quanto a quel punto fosse da ritenere retorica. A meno che il caso non avesse voluto che si trovassero lì nello stesso momento affinché potesse impersonare un commesso tanto per prenderlo in giro. Ok che Camillo era strano, ma non era così strano strano. Troppo impegno e preparazione per un semplice scherzo; Camillo gli aveva sempre dato l'idea di essere uno più da improvvisazione e "minimo impegno per massima resa".
Alle sue parole seguenti, strinse le labbra con un'espressione accigliata e scosse la testa per rispondergli silenziosamente che no, tristemente, il vecchio stronzo era ancora vivo e vegeto. Camillo sapeva che il giorno in cui Sinister fosse morto sarebbe stato con immenso piacere che gli avrebbe riferito la notizia; ma non era quello il giorno.
Anzi, a tal proposito, era anche uscito prima dal negozio proprio per andare fin lì. Non poteva andarsene a mani vuote o con solo uno degli innumerevoli oggetti su cui aveva puntato l'occhio dal volantino. Maledetta memoria selettiva che gli aveva già fatto dimenticare i nomi di quegli articoli! Non aveva altra scelta che girarsi tutto il negozio alla ricerca disperata di quella roba.
Mentre si perse un istante nel filo dei suoi pensieri, la voce di Camillo irruppe tra i suoi ragionamenti.

Che TU mi hai portato?! - ripetè, confuso, accigliando di nuovo lo sguardo, ma stavolta non per fare il drammatico. Era confuso, decisamente.
Qualche giorno prima aveva ricevuto un regalo proveniente da quell'Atelier, da parte di un uomo che si era mostrato un po' troppo amichevole per essere uno sconosciuto...

Cazzo. Non ci credo. Eri tu?! Ma come hai fatto? - le parole gli sfuggirono dalle labbra ancora prima di realizzare all'effettivo il collegamento che la sua testa aveva elaborato per dare un senso a quella stranezza. La trasfigurazione umana era assai complessa, al punto da non averla presa minimamente in considerazione quando l'uomo era andato via da Sinister e lui si era ritrovato a chiedersi perché non gli avesse dato fastidio che un tizio sconosciuto gli si fosse rivolto con tanta nonchalance, addirittura lasciandogli un regalo. Ecco spiegato il motivo: era quel coglione di Camillo. Aveva senso; al punto che nemmeno si sorprese.
E se nel caos generale, un po' intorno a lui e un po' nella propria testa, non aveva ancora ripreso a guardarsi intorno lasciandosi distrarre dalla presenza di Camillo, si concesse un'occhiata alle proprie spalle, lì dove aveva visto i Menichini che gli avevano ricordato almeno uno degli articoli che intendeva acquistare.
Li vide in posa, per così dire. Non in maniera tanto diversa da come aveva visto le mani in legno da Ikea col dito medio alzato con garbo.
Sorrise e scosse la testa tra sé.
Superò l'amico con l'intento di riprendere la sua missione e vide a terra uno dei volantini che aveva trovato da Magie Sinister; forse se l'era lasciato sfuggire qualcuno dei clienti che si era distratto col saluto anacronista.

Dove trovo queste cose? - chiese poi, rivolto a Camillo, indicando uno dopo l'altro gli articoli sul volantino. Si sarebbe fatto aiutare, poi sarebbe tornato nei pressi del bancone per pagare il tutto.

Menichino
Asso nella manica
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view post Posted on 14/10/2023, 10:10
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° Draven Shaw
Alexander Hydrajpg

Ad una certa te lo chiedi, si. Ti chiedi quanti amici sia riuscito a farsi Camillo in questi anni. E lo fai con ammirazione, mai con gelosia, ma con quella sana curiosità nel capire quanti di loro lo conoscano davvero.
Ok forse sei un po' protettivo in questo, senti smuoversi il viscerale bisogno di conoscerli a tua volta, pur rimanendo nel tuo, da bravo spilungone quale sei. Ad esempio, no, il tipo che viene avanti con l'aria di essere nel posto sbagliato al momento giusto: come lo conosce Cam?
Certo il novantapercento di loro sarà lì per via della scuola, magari conoscenze di corridoio ma ti pare poco il tipo incline a giocarci assieme.
Si in un termine un po' più adulto, diciamo. Cioè non a quei livelli, Lex, ma andarci d'accordo ecco quello pensi.
Oh non che tu sia stato a digiuno di "amici" nel corso di 'sti anni folli tra il Perù e l'Olanda, tuttavia su di loro c'è una piccola ombra che si allunga piano. Sarai abbastanza bravo da non farli cadere dentro?

Ma sei comunque fiero di Cam. Non solo ha aperto un negozio da paura - e per buona pace di dio ti ha pure dato un lavoro - ma è circondato da persone che gli vogliono bene: servi davvero anche tu?

«Sì, certo, tutto il tempo che v-...» lasci vagare quella frase quando l'altro è già andato, inglobato dal primo olandese della bottega, e muovi presto una mano verso l'ennesimo paio di bussolacci intrecciati. Forse per questo ami slegarli, ti districano i pensieri. Va beh, poco ti cambia.

«Magia... credo, ed un pizzico di appropriazione culturale» Non senti il tuo amico rispondere, noti solo il modo in cui lo fa. C'è un piccolo e stupido meccanismo che ti smuove un po' dentro. Tuttavia non perdi alcun conteggio, non li segui in modo ossessivo, ti prendo il tempo di slacciare l'ennesimo paio di Bussolacci attorcigliati.

Ti illumini quando il ragazzo torna al tuo cospetto - forse su suggerimento di Cam, in fondo parte del tuo "lavoro" è questo - spingi piano la scarpa a lato, e richiami quello che serve per fare di tutto una sorta di "pacchetto unico". In fondo, anche a questo sei piuttosto abituato e - tuttavia - i tuoi occhi chiari saettano in cerca dei suoi.
«Ti porti a casa un bel bottino» commenti, con un sorriso che apre la cassa in un semplice "click", quasi un colpo d'anca. Non ti fai problemi a studiare le persone, seppur senza mai alcun intento bellicoso.
Ci pensi, e basta. «Sono-... oh, beh, 147 Galeoni» trattieni la frase sulla lingua. Aspetti solo di essere pagato, no? E, quando accade, respiri.

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view post Posted on 12/1/2024, 15:22
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28a7ee05ce915c7c7fee0bce3f388bb6«Novantasette, novantotto...novantanove!! LEX!»
No, non stavano giocando a nascondino in negozio. Anche se, in effetti, la cosa sarebbe potuta apparire meno bizzarra di quelle che succedevano normalmente lì dentro.
Comunque no, l'entusiasmo di Niahndra era tutto per il gruzzoletto d'oro che scintillava davanti a lei, frutto dell'assommarsi delle ultime buste paga ricevute. Novantanove. E rotti, in realtà. Stentava a crederci. Aveva contato e ricontato le monete con fare maniacale, arrivando quasi sempre ad un conteggio diverso perché l'emozione la deprivava evidentemente delle competenze aritmetiche di uno studente di terza elementare.
«Li vedi, questi? Sai cosa significano?». Era impossibile frenare il sorriso che le illuminava il volto, mentre con le mani indicava il piccolo tesoretto sul bancone come se fosse stata una qualche presentatrice in un qualche programma televisivo babbano. Non attese che il collega le rispondesse, era troppo eccitata.
«Significa che posso finalmente dire— e qui prese un bel respiro raddrizzando le spalle e puntando un indice verso l'alto per nessun motivo particolare —Vorrei comprare gentilmente un Menichino!». Rise. Era da quando aveva aperto il negozio che ci stava facendo la posta e ok, forse, forse!, si era lasciata sfuggire una volta o due o centocinquanta che prima o poi quell'articolo sarebbe stato suo. Finalmente quel giorno era arrivato.
Spinse i soldi verso il biondo. «Pago anche anche i due Minichini che avevo messo da parte l'altro giorno».
Breendbergh li aveva pagati, tanto valeva spendere in grande stile.
Ora si trattava solo di capire dove infilare quel manichino giga enorme nel modesto appartamento in cui abitava. Era certa che a Sam sarebbe venuto un coccolone. E poi sarebbe morto d'invidia, già lo vedeva.

----
Niah compra un menichino e due minichini.
*sbrill
.

 
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Ti basta sentire la sua voce per drizzare le orecchie. Come una volpina che si rianima dal freddo inverno, mezza in letargo e mezza letargica, ti stiracchi.
Eri in magazzino ma con la porta apertissima e sicuramente tu nooooooon ti stavi facendo una pennichella, nossignore.
In ogni caso sobbalzi, le gambe lunghe da capriolo le distendi e scrocchi i muscoli del collo, proprio perché nel tuo non aver per nulla chiuso gli occhi per un'ora e mezza, sei rimasto piegato malamente con il collo bloccato tra due scatoloni,
«Novantanove...?» pecore? sassi? ore di sonno arretrate? chili guadagnati durante le feste? rapimenti alieni solo dall'inizio di quest'anno?
Riemergi dalla nebbia dell'incoscienza, ma lo fai con la stessa velocità con cui si accende l'interruttore della luce in una stanza. Zac, scatti.
Lo fai perché lei è esaltata e tu rispondi all'esaltazione come un fanatico di sport estremi all'adrenalina. I tuoi occhi brillano in riflesso ai suoi, e giochi con lei girandole intorno. D'altro canto, non siete voi i Willy Wonka degli accessori estremi?
«Oh, ma cosa vedo, qualcuna qui ha sbancato a Las Vegas!» dove per altro tu sei stato, ma questa è un'altra storia - ché in effetti non è che ti ricordi bene tutto, è andata da dio che almeno tu non ne sei uscito sposato. Anche se il croupier te lo ricordi carino.
All'indice puntato in alto, rispondi agitando le mani imitando un rullo di tamburi che poi in effetti fai risuonare contro uno scaffale.
«Cooon...» prendi fiato, il rullo di tamburi cessa, e tu zompi sul bancone e punti il grosso menichino con la bacchetta, pronto a chiamarlo vicino a Niahndra, così può fermarsi lì dopo una giravolta degna di una gara di Valzer. «... piacerissimo» Sipario, scendi, inchino.

Nell'aprire la cassa noti il piccolo bigliettino di velatissime minacce a meno che tu non... «Ah ah, uno di questi, si insomma, lo sai come funziona e vogliotenermiilmioposto, quindi...» le punta il dito contro, docilmente, «123 caramelle e te la scampi senza una denuncia per furto» l'occhiolino basta e avanza a dire che si sono capiti, eccome.

«Senti-» soffochi uno sbadiglio, mentre le impedisci di servirsi da sola ed impacchetti anche quell'energumeno del menichino. «- si chiama Sam il tuo amico, vero?» le rivolgi uno sguardo per nulla disinteressato, ed ancora meno disinvolto. «Beve, ogni tanto?»
mezzosangue | 23 anni Niahndras: 123 Galeoni
Camillo: 24 Galeoni

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view post Posted on 13/1/2024, 18:29
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28a7ee05ce915c7c7fee0bce3f388bb6Lex eguagliò la sua euforia, esattamente come lei era certa che avrebbe fatto. A volte sembrava che neanche gli interessasse il motivo di eventuali celebrazioni, Lex era semplicemente molto bravo ad armonizzarsi con gli altri e lasciar trasparire quell'aura da "just happy to be included" che a Niahndra era tanto estranea, ma dalla quale finiva travolta nonostante i suoi migliori propositi.
Motivo per il quale lei rise più forte, senza preoccuparsi di coprire il suono, senza preoccuparsi —nemmeno— di risultare ridicola nel godersi il teatrino, bearsi delle attenzioni e permettersi qualche spacconeria in più sullo sfondo del rullo di tamburi improvvisato dal collega.
«Cha-ching, baby».
Si sfregò platealmente le mani prima di allungarle avide verso il menichino che arrivava a passo di danza verso di lei. I minichini erano passati quasi in secondo piano, ma il commento di Lex la riportò al presente assai in fretta.
«Alcuni giorni mi pento di non essere scappata con quegli occhiali quando ne ho avuto l'occasione», sospirò drammatica rigirandosi il fusto da un metro e ottanta tra le mani. «Ma oggi dico che ne è valsa la pena».
Sì, era decisamente facile lasciarsi coinvolgere dallo strambo e inusuale savoir faire del biondo, da quella sua aria docile e fluida che pareva sussurrare lusinghiera "non c'è alcuna minaccia qui, sei sempre tu in controllo". Niahndra ci aveva quasi creduto, all'inizio.
Ogni volta che lei arrivava ad un passo dall'imparare ad apprezzarlo nella sua interezza, Lex finiva per dire o fare qualcosa che ne scopriva l'insidia.

«- si chiama Sam il tuo amico, vero?»
Pericolo.
Niahndra aveva ancora gli occhi incollati sui suoi acquisti quando sentì il corpo irrigidirsi istintivamente, ancora prima che la sua mente potesse dare un senso alle parole di Lex. Era improvvisamente all'erta, dolorosamente vigile. Con la mente rintracciò ogni singola occasione in cui lui e Sam potessero essere mai venuti in contatto; per qualcosa che lei aveva detto, per quella volta o due in cui gli aveva dato appuntamento in negozio alla fine di un turno.
Si costrinse all'immobilità lasciando che fosse quella, insieme al silenzio, a strappare il resto delle informazioni. Era un appostamento.
Lex era bravo ad armonizzarsi, bravo a mimetizzarsi; così abile che, persino Niah, solitamente sintonizzata sulle stringhe più rilevanti, talvolta se lo lasciava sfuggire. Una parte di lei lo ammirava per quella capacità, ma il sentimento era macchiato d'invidia. Laddove Niahndra strideva come un freddo ingranaggio arrugginito, Lex era olio che scivolava senza attrito. Possedeva una naturalezza che a lei sarebbe sempre risultata estranea e inarrivabile, e che le aveva reso intuibile come l'amicizia tra lui e Breendbergh fosse diventata tanto salda da resistere al tempo e allo spazio. Ma Sam...Sam era un affetto che custodiva morbosamente.
Sentiva lo sguardo del biondo addosso, sapeva di doverlo incontrare e comunque decise di prendersi il suo tempo. Quando infine si voltò lo fece lentamente, ruotando e raddrizzando il corpo per fronteggiare il collega. Un braccio venne appoggiato con studiata pigrizia sul bancone, in un gesto che voleva farle occupare più spazio di quanto la sua statura avrebbe dovuto fisicamente permettere, almeno in teoria. La sua postura suggeriva un'apertura ingannevole, la corolla invitante di una pianta carnivora.
Gli rivolse finalmente lo sguardo da sotto le palpebre leggermente abbassate, l'espressione —benevola ed enigmatica da Gioconda, almeno nella sua testa— tradiva qualcosa che correva al di sotto della comprensione.
«Oh?». Uno spasmo lungo la mascella che culminò in un sopracciglio inarcato, a cui seguì un risolino malizioso che in un altro contesto avrebbe anche potuto simboleggiare una sorta di cameratismo tra loro.
«Ti va male». E sembrava sincera (oltre che un po' dispiaciuta), a guardare i muscoli del volto. «Sam è già impegnato». *Sì, a spolverare i mobili*. Ma quello Niahndra non lo disse.
Invece, passò la lingua sui denti mentre studiava la reazione di Lex. *Questo risponde alla domanda che mi stavi davvero facendo?*, sembrò dire.

 
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