L'Atelier delle Modernerie (di Camillo)

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view post Posted on 2/2/2024, 22:25
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Frà, Frà
Manilo BestburgerjpgCamillo e Niahndra avevano appena finito di scopare in negozio. Fare le cose alla vecchia maniera era sempre sfiancante, specialmente con una tipa difficile come lei. Lo sguardo soddisfatto dell’olandese si era posato sulla sua figura, tanto esile quanto stremata dalla fatica. In effetti, pensò, era da tempo che non scopavano così bene e lui si sentì in dovere di dare a Cesare ciò che era di Cesare, o per meglio dire, a Niahndra ciò che era di Niahndra. Ohibò! Ora i suoi sensi erano finalmente appagati e la gioia che gli scaldava il petto l’aveva messo in un mood da smancerie.
«Beh, che dire…». Lo sguardo guizzò dalla fanciulletta al pavimento dell’Atelier. Cosa non ci avevano combinato sopra lo sapeva soltanto il buon Signore.
«Quel detergente per superfici che mi hai consigliato è davvero una bomba». Constatò serio, con un sorriso che si dipanava sulle sue labbra come l’entropia nell’universo. Forse era anche un po’ colpa della droga, ma nella sua voce si poteva udire una leggera intonazione commossa. Tutto scintillava a dovere ed il profumo lieve che si sollevava dal suolo immacolato ricordava i campi di papaveri e l’odore della salvia. Si incantò un po’ a guardare i riflessi delle lanterne che si specchiavano a terra, come le luci della città facevano sul Tamigi quando era calmo.
«Direi che hai fatto un ottimo lavoro, finisco di mettere via io». Aggiunse, riferendosi alle scope di varia natura utilizzate durante il processo di sanificazione. Da quelle di saggina al mocio, tutta la strumentazione e via discorrendo.
«Prima di andare, non è che mi venderesti una tavola?» Alzò di nuovo lo sguardo ed incrociò quello di lei, poi con il pollice indicò gli skyteboard.
«Ah, se ti serve uno strappo dimmi. La Bentley parcheggiata qui fuori è mia, prima di attaccare ho fatto un’improvvisata ad un tale. Un trasferimento di beni mobili a sorpresa, diciamo». Concluse, senza malizia, ma con la voglia di farsi un giretto sull’auto presa in prestito.
Neanche aveva la patente – quella di un certo Arthur Pritchard sì –, ma non serviva saper guidare quando potevi obliviare chi tamponavi. Almeno così diceva la legge.
proprietario | analisi del sangue non proprio al top | 20 anni Ogni riferimento caliente è: puramente frainteso dal lettore.
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view post Posted on 2/2/2024, 22:56
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Certo, e la malizia è negli occhi di chi guarda :fix:

Camillo Breendbergh
Niahndra Alistine
jpg
«Più a fondo, Breenbergh. Non ti risparmiare».
Niahndra lo vide dare un altro colpo di reni e cercò di trattenere il sorriso. Stava scherzando, ovviamente; Camillo era tutto fuorché un partner egoista o scansafatiche. E se diceva che ci stava, andava all in.
Niah si passò una mano sul collo per scostare i capelli dalla nuca madida di sudore; per essere una tipa sempre intrappolata nella sua testa, doveva ammettere che sentire i muscoli bruciare per del sano esercizio fisico la metteva sempre di buon umore. Ansiolitico naturale.
«Di più», infierì ancora, giusto perché poteva, ma di ridere non se ne parlava proprio: le mancava il fiato per quello, dal momento che nemmeno lei credeva nel rimanere con le mani in mano e far fare agli altri il lavoro sporco. Sapere che Breendbergh non era tipo da vedere lei e Lex darci dentro e rimanere nelle retrovie invece di aggiungersi alla mischia la caricava di energia. Era una cosa che le piaceva di lui, insieme al bastone che teneva in mano in quel momento.
Da datore di lavoro esemplare quale era, infatti, non si era risparmiato neppure per quanto riguardava i prodotti per le pulizie. Era il minimo, visto che insisteva con quella politica da "mano e olio di gomito", eppure la fece sorridere rendersi conto di essere una diciottenne che passava il venerdì sera a scopare in negozio e discutere col capo di detergenti per superfici, invece di uscire a divertirsi come tutti i cristiani.
Ammiccò nella direzione di Millo. «Ci voleva. Ormai c'erano le ragnatele».
Si sgranchì la schiena vessata e sbuffò dolorante. Non vedeva l'ora di farsi una doccia e infilarsi a letto.
Registrò in cassa l'acquisto di uno skyteboard e lo lasciò imbustato sul bancone perché Camillo lo prendesse uscendo.
«Hai una macchina? Oh». Beh, questo poneva un discreto dilemma morale. Niahndra dette un occhio all'orologio; era tardi e aveva probabilmente perso l'ultima corsa utile per tornare a casa. «Volentieri, se non ti scoccia».
18 Y.O. | Garzone
Camillo spende 30Gaggiornato

 
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view post Posted on 10/2/2024, 23:40
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« Londra - Brixton - 4 settembre »



Promemoria per il futuro: non accettare più passaggi da passaporte altrui. Soprattutto se a prepararle è qualcuno di visceralmente incapace come Ben Hamad jr, cadetto della mia stessa Accademia e figlio del vice rettore.
"Suvvia Alistair non fare capricci, accetta il passaggio. Non vorrai far tardi al colloquio, no?"
E tu vorresti aver propeso per l'eleganza di un ritardo ben giustificato, alla sconcertante realizzazione di aver fatto un viaggio attraverso una brutta brocca di peltro a 1400 giri in dieci secondi, solo per fallire con tanta plateale ostinazione.

Mi appoggio al muro di mattoni vicino al quale mi ritrovo d'improvviso, prima di vomitare in un cassonetto vicino. Fortunatamente ero digiuna, ma confido comunque che nessuno abbia notato il mio arrivo, e il mio ancor meno elegante gesto, al limite mi accontento di passare per una donna che ha alzato il gomito più del solito, alle undici del mattino. Le gambe mi tremano ancora, ma ringrazio gli alti stivali stringati perché mi concedono la sensazione di essere ancora composta tutta d'un unico pezzo. Sistemo i risvolti delle tasche della giacca, che nel trambusto si sono sollevate, e mi accingo a lasciare il vicolo con quel briciolo di ingenua speranza che mi è rimasta. Un cartello di direzione mi indica
[Brixton Hill ➔].
La voglia di spezzarmi in una rischiosa smaterializzazione intercontinentale quasi mi esalta, al pensiero delle mie mani che si stringono sulla trachea di quell'imbecille raccomandato. Stringo i pugni e tengo a freno il sinistro perchè non sferri un colpo sul muro di mattoni. Respira mi dico, hai tempo per una smaterializzazione precisa, conosci questa città, resta concentrata, il Ministero non è poi lontanissi(missim)mo. Il colloquio è alle ore 11:30. Alzo lo sguardo per controllare l'orologio posto sopra una fermata dei bus. Segna le 8:03.

Venti minuti più tardi mi ritrovo davanti l'entrata a doppio battente di un grande stabile. Abbasso gli occhi per controllare se il nome dell'insegna corrisponda con quello riportato nella lettera che ho ricevuto da Niah qualche mese prima. Atelier delle Modernerie, un nome...atipico, come il suo padrone.
Ma che alternative ho per impegnare quelle tre ore di fuso orario dimenticato?
Omicidio, socialmente non gradito. Cordiali visite, socialmente gradito. Mi ripeto, cercando di placare i nervi irritati. Non sono lì per del sano shopping terapeutico, ma per incontrare una vecchia amica che non vedo da tanto. Troppo. Mi tremano un po' le ciglia mentre osservo l'entrata con la lettera stretta ancora tra le dita. Sono cambiate tante cose in tre anni, di sicuro lo siamo noi, ed anche il rapporto che tanto ostinatamente ci siamo impegnate a tener vivo per corrispondenza. Solo che non ho ancora capito quanto.
Sistemo il foulard scivolato leggermente sotto il bavero, spolvero il giubbotto da residui desertici e ravvivo i capelli sfuggiti allo chignon. Ripongo la lettera nella tracolla e con tre passi decisi mi avvicino alla porta, che con delicatezza apro, infilandomi dentro di essa con il riguardo di un ospite inatteso.

IkFiC87
« È permesso? » chiedo più per abitudine, come se ci fosse un solo venditore che trovasse sgarbato l'accesso di un potenziale cliente. Ma quel luogo inaspettato che mi ritrovo davanti non ha per nulla l'aspetto di un negozio tradizionale, giostre di luci balenano in ogni dove e per un attimo fatico a collocarmi nella realtà.
È lo strano incontro tra un lunapark, un negozio di balocchi e una fabbrica di zucchero filato. Il che sul principio mi spinge quasi fuori dall'uscio, come forza repulsiva. Una volta poi che i bagliori diventano più tenui sulle mie retine, inizio a definire i contorni dell'ambiente, nel quale continuo comunque a sentirmi smarrita.
«Alistine? Breendbergh? »
Mi sovviene il dubbio che il negozio sia ancora chiuso, considerata l'ora e il fatto che non ci siano nei paraggi bambini esagitati che corrono con un bastoncino di zucchero su per il naso. Tornando verso la porta sollevo il cartello Open/Close che penzola sul vetro, per controllare.
Sembrerebbe legale la mia intrusione, per cui decido di addentrarmi verso il centro del negozio, camminando col mio solito passo silenzioso. Non voglio battere le suole degli stivali solo per annunciarmi, per cui proseguo di teca in teca cercando di capire cosa venda esattamente il mio vecchio concasato. Oltre ovviamente ai sogni olografici.
Arriccio il naso osservando diversi articoli, dei quali fatico a definirne una reale e pratica utilità. Alcuni sembrano perlopiù giocattoli, incantati certo, ma carini per una cesta in vimini. Ma non dubito che molte persone avranno fatto la fila, e spesso anche azzuffa, pur di accaparrarsene l'ultimo disponibile. Poi qualcosa rapisce il mio sguardo, e mentre attendo che qualcuno di conosciuto spunti per togliermi da quell'impasse, decido che forse un po' di shopping terapeutico non sarà male.




ps. Se non avete un cartello sulla porta ve lo regalo.
pps. Mya è davanti al bracciale Asso nella Manica, interessata all'acquisto
ppps. Vorrei disturbare Lex :flower:

 
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view post Posted on 13/2/2024, 09:25
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Alexander Hydra | commessojpg

Sbadigli. L'alba, come è possibile che si debba aprire il negozio all'alba, mh? Questa è una cosa di cui dovresti parlare con Cam, appena riesci a riacciuffarlo tra uno sfarfallio ed un salto nel tempo - chissà in quale dimensione è adesso.
Però non ti stai davvero lamentando, non quando la tazza di caffè te la sei rimediata anche stamattina. Ti trascini solo lungo tutto l'Atelier, che tanto in genere in settimana non c'è mai nessuno che arriva così presto. «Come dici?» ti appoggi con il gomito ad un menichino, ma solo per rimarcare che tu non parli da solo, nossignore! «Ah, notte selvaggia amico, quanto ti capisco» commenti il nulla, lasciandogli due pacche in petto che... oh cazzo!
Rasenti la tragedia quando i menichini iniziando a danzale l'uno sull'altro come in uno spaventoso domino. Per fortuna hai le braccia lunghe e sai fermarli prima di replicare la scena della piazza in Hercules.
Te la ridacchi da solo, dopo, quanto rimettendoli in posizione li appoggi davvero uno sull'altro, e nell'ammirare il tuo lavoro fai un passo indietro.
Sembrano i protagonisti di "una notte da leoni", a reggersi uno con l'altro come dei bro che hanno esagerato troppo la sera prima.
Ormai ti prende bene 'sta cosa, da quando hai capito che non c'è un vero decoro del negozio da mantenere e puoi creare scene corali anziché limitarti a posizionarli in modo strambo uno alla volta.
Ti cade giusto l'occhio sui bussolacci lì di fianco, ormai hai il radar per quelli intrecciati.
Allunghi una mano verso una calzatura, e sorridi scuotendo la testa.

"No damsel in distress, don't need to save me
Once I start breathin' fire, you can't tame me"



Ava Max risuona per tutto il negozio quando senti il tintinnio della porta farsi largo trai timpani. Il tuo sorriso si allarga, riappoggi la scarpa di cui ti stavi occupando sul bancone, e lo scavalli come nelle vecchie pubblicità dell'olio che guardava tua madre. Agile come una gazzella, mastichi un ghigno quando senti quei cognomi farsi strada.
Ti mostri alla ragazza in tutta la tua bislacca altezza e - incrociando le braccia - ti appoggi ad uno dei tuoi bro di legno. «Ouch» ti porti una mano al petto, come se fosse stato colpito da un pugno proprio adesso.
Oh nessuno chiede mai "Hydra, come stai?"
«Temo di esserci solo io oggi a tenere in piedi la baracca» allarghi le braccia, ché la tua apertura alare prende bene tutto il negozio. «Alexander Hydra, ma Lex per chiunque metta piede qui con indomito coraggio» ti inchini come farebbe un giullare di corte, perché questo sei.
Ma 'sta occhiata gliela lanci per bene lo stesso, sempre senza dismettere il modo giocoso che hai tu di fare, compi giusto un paio di passi indietro, ma per ruotarle attorno e guardare nella sua stessa direzione. Ché l'hai lasciata muoversi qui prima, non sai essere il commesso pressante che ti sta con il fiato sul collo, anzi in genere da quei negozi tu scappi il più velocemente possibile!

«E' questa la tua scelta definitiva?» un sopracciglio ben alzato, non ti sei neanche accorto che nel muoverti per il locale hai mantenuto il ritmo della canzone che stai ascoltando. Ti rigiri un anellino tra le dita, lo fai sparire in un palmo e poi lo rimetti a posto, Theo da piccolo andava matto per queste cavolate.
«Conosco la storia di questi gingilletti alla perfezione, chiedimi tutto quello che vuoi» e per "storia", intendiamoci, sei tu che inventi una bufala diversa per ogni cliente, ma con fervidissima immaginazione.
Ti manca troppo giocare a D&D e non ti affanni a nasconderlo.

"In chess, the king can move one space at a time
But queens are free to go wherever they like"


mezzosangue | 23 anni maqualedisturbo!
Sir Lexy è al suo servizio *inchin.

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view post Posted on 18/2/2024, 11:59
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« Londra - Brixton - 4 settembre »



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La musica, che all'inizio sembrava quasi in sottofondo, inizia a farsi più invadente, quasi eccessiva, nonostante il mio piede ne tenga visibilmente il tempo sul pavimento. Non ho mai mostrato eccessivo apprezzamento per il genere Pop, magico o babbano che fosse, ma questa canzone devo dire ha un suo fascino, nascosto tra le rime scontate e l'evidente abuso del vocabolo Baby.
Così, tra una nota alta ed un falsetto, la musica camuffa l'arrivo in scivolata di qualcuno che non mi aspetto. Evito di sussultare alla sua apparizione ma inevitabilmente vado sulla difensiva, facendo un passo indietro per distanziarmi dalla figura che è appena arrivata. E due passi perché è talmente alto da uscire dal mio cono ottico. Ovviamente non è chi mi aspettavo di trovare, ma il ragazzo si presenta togliendomi il dubbio di aver magari sbagliato negozio. Alistine, probabilmente è a lezione in questo momento, e io sono stata talmente distratta ultimamente da aver dimenticato quel piccolo particolare. Quella giornata continua a mostrare i sintomi tipici di una giornata di merda storta, ma cerco di riportare il treno sui binari prima di vederlo deragliare. Osservo il collega della mia amica e mi chiedo quanto impegno le richieda gestire tanta esuberanza per interi turni. È anche vero che Breendbergh ci ha nutrito a stranezze e no sense per anni.
Eppure quello strano essere umano è strano in maniera strana, diversa rispetto all'altalenante personalità di Camillo. Non è il suo aspetto, per quanto inusuale, ad accendere questa sensazione in me. È la sua presenza, o essenza, che riporta in superficie un ricordo, una memoria di qualcuno che ho conosciuto tanti anni fa. Un essere davvero particolare, un corvonero invadente, chiassoso, fuori controllo, trascinante e bizzarro, con delle rotelle tutte sue nel cervello, che mi aveva trascinato (letteralmente) nell'anno più assurdo della mia vita. Un amico, dal cui lutto ho faticato a riprendermi, se non chiudendo tutte le porte affinché quel posto speciale restasse suo e suo soltanto. Era così petulante che persino il suo ricordo aveva finito per sgridarmi, costringendomi a ricordare di lui solo i salti, le giravolte, le uscite pazze. Anche in questo momento in effetti non sento tristezza o malinconia, al punto che un sorriso sincero mi scappa sulle labbra, mentre guardo il garzone Lex esibirsi in un inchino.
Ruoto leggermente il busto quando lo percepisco girarmi attorno, la sensazione di lasciare le spalle scoperte a qualcuno non è nella mia natura. Mi sposto di tre quarti così da poterlo percepire e lo lascio fare il suo lavoro, dato che ha notato il bracciale che tengo ancora fra le dita della mano sinistra.
« Storia, certo » rispondo con tono sottilmente divertito, sforzandomi oltremodo di non suonare sgarbata, ma l'idea che tutti quegli oggetti possano avere una "Storia" mi induce ilarità. Non puoi fare un lavoro come il mio e non ridere, anche solo toccandoli. Comunque resto interessata all'acquisto, se non ha una storia antica non vuol dire che non possa dargliene io una interessante. So già che quest'oggetto potrà tornarmi davvero utile durante gli scavi. « Sì, lo prendo. Ma ho una domanda per te » sollevo il bracciale rigirandolo con abilità tra le dita affusolate, saggiandone consistenza e leggerezza. Ha un colore scuro, ma che si fa più rossiccio quando la luce lo sfiora lungo i bordi ondulati. Nella teca ne vedo esposti diversi, ma non ho un'esperienza tale da capire cosa io stia effettivamente toccando. « Immagino che, in quanto convogliatori di magia, siano realizzati con legni diversi proprio come le bacchette. Vorrei evitare il frassino, in quanto la mia magia ne è proprio allergica, è disponibile in legno di salice? »
Chiedo sollevando lo sguardo verso il ragazzo, e il collo quasi mi fa male, da così vicino il divario è ancora maggiore. Sembro quasi una Mini Minor parcheggiata di lato ad un Range Rover.


Chiedo scusa a nome di Mya, ava max è una dea

 
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view post Posted on 19/2/2024, 14:36
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Alexander Hydra | commessojpg

Oh, ma a guardare ti lasci guardare eccome. Questa ragazza può squadrarti da testa a piedi e non faresti altro che lasciarla fare.
Non che tu sia un poser ma, beh mi sa che invece un po' lo sei. Abbassi comunque la musica sulle note iniziali di Sweet but Psycho, giusto perché c'è differenza tra quando parli da solo con i tuoi "bro" di legno, rispetto a quando puoi interagire umanamente con qualcuno.
Ignoriamo il fatto che - prima che entrasse lei - stavi perfino inventando qualche contro-canto, giusto per non sbagliare mai e dare l'idea di essere ad American Idol.
Ti gratti la nuca, non hai le pulci, di questo siamo certi, ma è un gesto che fai quando stai per raccontare qualcosa che pecca di realismo, diciamo.
Tu che comunque le bugie non le dici, magari ogni tanto ometti qualcosa... per il bene di tutti, o alteri qualcos'altro: non è mica la stessa cosa, no?
Ma ti accorgi di come lei si muove, e questo ti scalda un sorriso che si fa più profondo. Tu sei felice, e la tua è quella felicità calda che scalda le giornate umide di Londra. A quel "si, lo prendo" il tuo cuore ha un piccolo tuffo. Chi l'avrebbe detto che Mà aveva ragione? Lei che per prima ti aveva messo dietro il banchetto mobile della sua serra ambulante.
Te lo chiedi se sia una cosa innata a questo punto, o se siano gli oggetti ad essere così esagerati da vendersi da soli. Non hai ancora una risposta, ma lei ha una domanda e tu sei sull'attenti.

«Oh, sì il Frassino è intollerabile» non è vero, Lex! «Anzi, di solito lo lascio in fondo, non so proprio come sia finito in prima vista!» Ma sei stupito, ti senti quasi un fiero artigiano, anche se i modi in cui Cam recupera tutti questi bracciali tu, beh, diciamo "non li conosci" o forse non fai domande.
Le fai cenno di seguirti, un po' perché così vedrà di nuovo - non si sa mai - il resto del negozio, un po' perché realmente gli altri assi nella manica sono sotto la cassa.
«Vediamo che possiamo fare per te» sorridendo, replichi il salto al contrario ma giusto per finire dietro il banco di legno colorato e tamburellarci con una mano mentre l'altra scava fino al salice.
Ne estrai un cerchietto perfettamente adattabile al polso della ragazza, lo fai scivolare - guardandola negli occhi - verso di lei, come un croupier che lancia la carta che il cliente ha chiesto per il Black Jack. Sarà più o meno di 21 a sto giro, Lexy?
«Credo sia lui, tu che dici, mh?» e sul bancone appoggi entrambi i polsi, allunghi giusto le dita verso un minichino, come da politica aziendale.
«E, visto che credo tu metta piede qui la prima volta da quando è aperto - ma correggimi se sbaglio - ti spetta anche lui. Chiamalo come vuoi, ma ti prego non fargli male» la implori come farebbe un negoziante con un cucciolo di ippogrifo, più o meno.
Imbusti tutto nei sacchetti di cartone con il logo sgargiante dell'Atelier. Ma prima afferri una piuma d'oca e, velocissimo, scrivi il tuo numero - davvero Lex, nel mondo magico? - sul cartone.
«Se dovessero esserci, ehm, rimostranze, credo.» Ma il tuo è un imbarazzo che colora di poco le guance prima che raddrizzi la schiena e continui a sorriderle. «Ai due che cercavi, devo dire qualcosa?»
mezzosangue | 23 anni MYA: 24G per l'Asso nella Manica
CAMILLO: 24G per il minichino omaggio a Mya

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view post Posted on 19/2/2024, 19:44
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Casa, dopo diverse ore, sa ancora di zucchero e spezie. È il profumo delle delizie tipiche del periodo – calde e appena sfornate –, destinate ad essere distribuite a breve ad alcuni amici. Quando indosso il cappotto per uscire, mi accorgo che anche la stoffa ha con se quel dolce sentore natalizio. «Vado, torno in tempo per cena, giuro.» un ultimo, rapido, saluto alla famiglia e poi via, mi dirigo verso un pomeriggio denso di commissioni. Le strade di Londra sono innevate, candidi cumuli sono depositati lungo i marciapiedi. Il freddo pungente mi arrossa le guance, mentre con calma mi addentro tra le viuzze della periferia – sbirciando nelle vetrine locali, illuminate e piene di addobbi – fino alla stazione della metro più vicina. La mia meta – Brixton – è abbastanza distante da dove abitano i miei nonni, per questo non la frequento spesso, tranne in occasioni specifiche come questa. Dopo venti minuti riesco finalmente ad abbandonare i mezzi pubblici babbani, eccessivamente affollati per i miei gusti. Faccio le scale quasi di corsa e torno in superficie, godendomi l’aria aperta a pieni polmoni. Mi lascio travolgere dal caos cittadino – tra il vociare fitto de passanti ed il rumore del traffico –, camminando finché non intravedo l’insegna del negozio aperto dal mio ex concasato. Lo raggiungo svelta e ne varco la soglia, il tepore all’interno mi accoglie piacevolmente e aiuta le dita ormai gelate a ritrovare un pizzico di sensibilità. Mi guardo attorno, in cerca di coloro che animano quel luogo allegro e vivace. Attendo che si liberino da eventuali impegni con i clienti, per poi farmi avanti a piccoli passi, un paio di buste in carta con buffi disegni a tema che pendono dalle mie mani.

«Ehi ragazzi, come va?» vado incontro a Lex e Niah con un ampio sorriso, pronta a distrarli un po’ dal duro lavoro. Si meritano una pausa, dopotutto «Sono passata per farvi gli auguri di buon Natale e…» metto in bella mostra i pacchetti che ho con me, sollevando un poco le braccia «…e portarvi qualche pensierino.» aggiungo con il mio immancabile entusiasmo. Mi dirigo al bancone per poggiare il tutto, in modo da permetterli di sbirciare con calma e godersi ciò che ho preparato per loro. Rovistando nella prima confezione troveranno tre sacchettini identici colmi di biscotti alla cannella – più qualche cioccolatino ben nascosto a cui dovranno prestare molta attenzione quando gli assaggeranno –, chiusi con un nastrino rosso al quale sono appuntate delle spille – una per ciascuno – e dei bigliettini con il nome del destinatario. Per Millo, però, è previsto un piccolo extra «Breendbergh se ci sei batti un colpo, ho qualcosa anche per te.» alzo di poco la voce mentre estraggo dalla seconda confezione una scatola non troppo grande, di un colore blu notte, che metto assieme al resto. È avvolta con un nastro azzurro chiaro al quale sono appese due missive identiche, al cui esterno sono vergate rispettivamente le seguenti parole: “aprimi” e “non adesso”.
«Prometto che niente attenterà alla tua salute, forse il tono incrinato da una risata leggera, che timida inizia venir fuori.

Camille Donovan | Hifflepuff Prefect








Come promesso, eccomi anzitutto con i regalini :abbraccio: :<31: :<31:

Tutti e tre troverete:
- Un sacchettino di biscotti alla cannella
- Bacio classico x 1: Una nocciola avvolta in pasta di cioccolato e bagnata in cioccolato fondente, ecco la ricetta del cioccolatino più romantico che esista. Ogni volta che si mangia un cioccolatino, per pochi istanti si sentirà un'irrefrenabile voglia di baciare chiunque si incontri sulla propria strada.
- Bacio fondentissimo x 1: Ripieno del Bacio classico, ma bagnato in cioccolato extra fondente 90%. Ogni volta che si mangia un cioccolatino, vi verrà spontaneo commuovervi per ciò che vedrete intorno a voi. L'effetto può essere annullato mangiando un altro cioccolatino, solo dopo aver pianto dalle risate per alcuni minuti.
- Bacio ruby x 1: Ripieno del Bacio classico, ma bagnato in cioccolato rosa Ruby. Se dopo aver mangiato il cioccolatino si bacia una persona, scintille di fuochi d'artificio a forma di cuore scoppieranno sopra le teste. L'effetto dura pochi minuti.
- Spillette: sono state dotate di incantesimo gnaulante e personalizzate. Su quella di Niah e Lex c’è scritto rispettivamente “free Niah” e “free Lex”, per sfondo hanno il disegno di un calzino si, esatto, proprio il simbolo di liberazione degli elfi domestici. Su quella di Millo, invece, c’è scritto “Best Boss Ever”, per sfondo ha il disegno di una cravatta – ormai è un imprenditore – con i colori di Tassorosso – per non dimenticare la sua vecchia casata, ovviamente.

Esclusivamente per Millo, invece:
- Frecce di Cupido: La riproduzione di un cuore umano in cartapesta dorata e spugna, sull'intera superficie sono attaccate dieci freccette rosse. Ogni freccia è intrisa di Amortentia, e se lanciata, non mancherà mai il bersaglio. La persona colpita proverà un leggero pizzicore, cadrà vittima di un'impetuosa attrazione nei riguardi di chi abbia lanciato la freccetta. L'effetto dura pochi minuti (un turno ongdr a freccetta). Dopo aver esaurito le freccette, il cuore va riempito di nuova Pozione d'Amore – reperibile anche dai Tiri Vispi Weasley. Un filtro d'amore ricarica interamente il cuore, che farà riapparire tutte le freccette pronte all'utilizzo.

Buon Natale :*-*: :<31: :<31: Ma SiAmO a MaRzOoooo :wacko:
 
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view post Posted on 20/2/2024, 16:49
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Quando il ragazzo mi fa cenno di seguirlo verso il fondo del negozio, ripongo il bracciale nel suo vano originale e mi avvio a passo lento dietro di lui. Non ho nessuna fretta e il passo agile da gazzella di Lex non mi stimolerà a doverne fare due più del normale, solo per non perderlo all'interno del grande emporio. Io non rincorro, e non sono in caccia. Quando arrivo al bancone lui è già balzato oltre, rovistando tutto concentrato sotto alla cassa. I riccioli biondissimi si agitano sulla sua testa e nell'attesa io finisco per focalizzare la mia attenzione sulle linee di inchiostro che compaiono appena oltre il bordo della sua maglia. Un tatuaggio si avvinghia come una serpe intorno al suo collo, e accende in me quella solita curiosità dell'investigare, e dello scoprire. Come quando sono davanti ad un antico muro e granello dopo granello, ne riscopro le effigi consumate dal tempo.
Ma quella curiosità vado a sedarla sul nascere, prima che diventi una distrazione inopportuna. Alcuni misteri profumano di fascino proprio perché restano tali. L'ignaro essere si risolleva, infrangendo quell'attimo di osservazione, e mi porge il bracciale che già riconosco più mio. Il colore chiaro, ma con una punta di giallo, è uguale a quello della mia bacchetta, e al tocco anche il peso è lo stesso. Lo faccio scivolare sulla mano destra e lo indosso correttamente, confermando essere della mia misura. « Perfetto »
Lex nel frattempo ha allungato verso di me quello che sembra un bambolino di legno, di quelli utilizzati come riferimento anatomico da disegnatori e artisti. Ha le braccia aperte, e stringe nel pugno una bacchetta, e questo mi incuriosisce. Non ho sinceramente idea di cosa farmene, ma rifiutare un regalo sembra un modo pessimo per presentarsi (e delle ripicche di Breendbergh ho un sincero e indescrivibile timore).
Sollevo il braccio destro e punto la mano in direzione del bambolo di legno, facendo attenzione a regolare almeno sul principio la mia magia. *Alarte...* il polso ruota portando il palmo della mano verso l'alto, come se volessi lanciare in aria qualcosa di invisibile * ...ascenderai*. Il minichino trema appena, prima di sollevarsi ad un metro dal bancone, per poi ridiscendere lentamente fino a poggiarsi con delicatezza nella posizione iniziale. Il viola nei miei occhi balugina appena prima di farsi intenso e profondo, e io non me ne accorgo nemmeno mentre un'espressione elettrizzata mi si disegna in viso.
« Il bilanciamento è perfetto direi, grazie » concludo sfilandomi il bracciale e lasciando che il garzone prepari una busta per il trasporto. Porto la mano destra alla tracolla e ne estraggo le 24 monete per completare la transazione, mentre un Lex distratto appunta frettolosamente qualcosa a inchiostro sulla carta della busta. Incuriosita butto un occhiata più attenta e leggo una serie di numeri, che deduco compongano il contatto telefonico del ragazzo. Il gesto li per lì mi perplime, perché quel faccino pulito al limite dell'ingenuità va completamente in contrasto con l'idea di un navigato dongiovanni. Così la risposta che sono costretta a darmi, per cercare di non essere sempre diffidente, è una. Quel ragazzo è un magonò, come mio fratello, e per comunicare non ha altro modo.
Raccolgo la busta dal banco senza distogliere lo sguardo indagatore che ancora scivola fra i lineamenti delicati del ragazzo. « Puoi riferire loro che la Straniera è tornata in città » mi limito a comunicare, prima di far scivolare via le buste dal banco e avviarmi verso l'uscita con un gesto militaresco della mano come saluto.
Appena prima di uscire dalla porta sollevo la busta ad altezza occhi, dopotutto non sembra essere stata una visita del tutto infruttuosa.




 
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camillo breendbergh ▸ 20 anni ▸ negoziante
5mtQebGBattere un colpo non gli capitava spesso, di solito i colpi se li sparava dritti dritti nel sistema circolatorio. Ma in fin dei conti giocare a fare il fantasmino a Breendbergh piaceva e gli bastò quella piccola formuletta per uscire dal séocculto, nemmeno fosse stato una manifestazione demoniaca. Sette sataniche armate di pentacoli e agnelli sacrificali avevano avuto meno fortuna nel richiamarlo, ma ora lui era lì, un diavolo dal sorriso tagliente come un coltello e bianco come i campi di cotone.
«Camille, mia cara, qual buon vento!». Esclamò per farle fare un infarto, affacciandosi alle sue spalle per salutarla, con il fare di chi stava per stamparle un bacio sulla guancia. Si fermò a pochi centimetri dal delitto e riacquisì la sua postura.
Tutto trasfigurato com’era doveva essere irriconoscibile, in apparenza. La sua esuberanza, quel suo modo di comportarsi trooooppo fuori dalle righe, lo tradiva sempre, ed era certo che quella volta non sarebbe stato diverso.
La squadrò allegro, attraverso i buffi occhiali intarsiati e glitterati, mentre si sistemava il completo e la cravatta. Niveo, riflessi perlacei e ornamenti dorati. Le spoglie mentivano, promettevano una gita in paradiso, ma stava per trascinarla dritta dritta nell’abisso della sua quotidiana follia.
«Sei troppo gentile, non dovevi». Sussurrò, malizioso, mentre la circumnavigava senza staccarle gli occhi di dosso. Lo fece solo quando arrivò in prossimità del bancone, per sbirciare i regali.
Inutile dire che non mancò di stupirsi quando lesse la scritta sul bigliettino destinato a lui. Si stupì perché gli pareva impossibile che dopo tutte le sue malefatte, lei pensasse si sarebbe fermato al primo stop.
«Ti dispiace se…». Non era una domanda, sapeva che le sarebbe dispiaciuto. Aprì il regalo e scoprì il contenuto. Dolci, una spilletta e un’arma che lei non avrebbe dovuto portargli.
«Beh, che dire? Grazie mille, mia ingenua amica». Aggiunse, mentre prendeva le freccette intrise di amortentia e gliele lanciava senza pietà una alla volta, in rapidissima sequenza, badando bene alla mira. A freccette era bravo di suo, col pilota automatico diventava tutto piú facile, ma ad ogni lancio corrispose un sussurro. Il nome della destinataria, come un ordine impartito sommessamente perché i dardi incantati non si sognassero di sbagliare bersaglio e colpire Lex o Niah. A costo di far lanci curvi e parabole da campionati mondiali. Camille Donovan. Camille Donovan. Camille Donovan. E così via, finché non rimase a corto di munizioni.
Con le altre faceva lo stupido, con lei giocava a fare cu-pi-do. Una bastava per un’infatuazione di quelle deliranti. E dieci? Si poteva andare in overdose d’amore? Mentre se lo domandava, il ghigno gli tranciò il viso a metà.
«Davvero, non so come ringraziarti, c’è qualcosa che posso fare per te?». Le domandò poi, le braccia ben estese, i palmi appoggiati sul bancone che li divideva, mentre si sporgeva in avanti per far saltellare un’occhiata ammiccante al di sopra della montatura.
Pregava che i due bodyguard gli guardassero il body, perché se gli fosse saltata addosso avrebbe avuto altri guai con la giustizia. Ma in fin dei conti era pronto a tutto, stava diventando un maestro nell’erigere barriere con la magia. Senza, si disse, gli sarebbe bastato un cazzotto sulla mandibola per mandarla orizzontale e farle passare la cottarella – o ustione a seconda dei casi.
Ma in ogni caso, si ripeté per farsi coraggio, si sarebbe fatto una risata.”Dillo al Ministero, dillo al Master Hogwarts” :<31:

 
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Da “battere un colpo” a far “prendere un colpo” ai clienti è un attimo da queste parte, ecco che prossimamente il Boss qui presente sostituirà l’atelier con un agenzia funebre. Non immaginavo Camillo spuntasse letteralmente dal nulla, neanche fosse uno dei fantasmi che si aggirano per il Castello «Cristo, non c’era di bisogno di provocarmi un infarto comunque.» scatto di riflesso, anche se conoscere la minaccia mi fa spuntare un’espressione divertita più che allarmata. Le labbra già incurvate in un principio di risata, sono felice di constatare che non è cambiato di una virgola, la serietà è ancora fuori dal suo vocabolario quotidiano – fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista.
«Oh non devi ringraziarmi, spero possiate sfruttare tutto al meglio gli rifilo un’occhiata piuttosto eloquente. So – più o meno – di cosa è capace, ci sono chicche con cui potrebbe sbizzarrirsi a volontà «Non so se mi spiego?» ecco che, negli istanti successivi, comprendo effettivamente di non essermi minimamente spiegata. O così mi racconto, per illudermi che quello che sta per accadere non sia un pessimo scherzo da lui architettato sul momento. Subisco tutto sulla mia pelle, senza uno scudo con cui difendermi purtroppo.
«Mi dovrei dispiacere per cosa?» armeggia con la scatola colorata, un campanello di allarme suona, ma io non lo ascolto. O almeno, lo ascolto ad attacco già in atto, quando le armi – minacciose – sono sfacciatamente indirizzate contro di me.
«Millo, che diamine stai…?» non sta per farlo, vero? Sale il panico e mi frena il respiro, sento i muscoli tendersi in allerta. Ma l’istinto di sopravvivenza non ha modo di agire, colta alla sprovvista divento preda «Millo, non-» troppo tardi. Neanche mi rendo conto di quante freccette mi lancia – una? due? Tutte? –, già dopo la prima comincio a sentirmi completamente intontita. Alla fine, poi, è come se mi avesse somministrato una pesante dose di allucinogeni. Sento le pupille dilatarsi, la mia mente che si dissocia dal corpo. Un corpo che ormai non risponde più, tento di impedirgli i movimenti, ma lui agisce per conto suo.
«Cos-» balbetto appena riprendo coscienza, scuotendo piano la testa per rimettere in carreggiata i pensieri «Cosa puoi fare per me?» ripeto meccanicamente come fossi un robot, ma con il pilota automatico inserito e senza possibilità di disinnesco. Un ammasso di ferraglia che gli umani non possono più controllare, nemmeno stringendo un metaforico giogo «Potresti darmi un bacio, ad esempio?» il tono è lascivo, lo sguardo diventa languido come quello di un cucciolo in cerca di attenzioni dall’oggetto della sua adorazione. Non l’ho detto seriamente? Che cosa mi prende? I piedi compiono passi che non ordino in sua direzione, dovrebbe spaventarsi se fossi nel pieno delle mie facoltà cognitive. Sono infuriata, vorrei strozzarlo a mani nude. La pozione che ho in circolo però non asseconda la rabbia cieca che mi fa ribollire il sangue, pretende da me ben altro finale. Un finale sdolcinato, che in condizioni normali mi darebbe la nausea. Non sono io, le smancerie alle quali sono costretta a dar vita mi danno i brividi. Lo raggiungo, le dita sfiorano lente la superficie del bancone che ci separa. Scivolano delicatamente – come a voler, goffamente, sedurre – mentre mi sporgo verso di lui in attesa, di cosa non lo so nemmeno io. È davvero così che ci si comporta quando si è infatuati di qualcuno? Da gatti in calore in cerca di contatto fisico? Merlino, mi prenderei a pugni da sola se avessi la certezza che basterebbe a dissuadermi.
Qualcuno mi svegli da quest’incubo, grido inutilmente. Nessuno può udirmi nella prigione in cui sono rinchiusa, io stessa sto prendendo invano a pugni le sbarre che segnano i confini.

Camille Donovan | Hifflepuff Prefect








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view post Posted on 21/2/2024, 23:00
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5mtQebGNell’Atelier delle Modernerie gli esperimenti non si limitavano alla creazione degli articoli da esporre in vetrina, ma si estendevano anche ai clienti. Oltre che, beh… allo staff. La differenza sostanziale tra chi lavorava in quella bomboniera di fantasie e chi ci metteva piede per sognare ad occhi aperti stava proprio nel fatto che i primi ormai ci si stavano abituando. Un’infusione di gaudio di qua, un cambio di colore dei capelli al volo e tra un musical e l’altro, inscenato con i menichini, si finiva sempre travolti in qualche stravaganza firmata Camillo Breendbergh, Alexander Hydra e di tanto in tanto Niahndra Alistine. Principalmente era Camillo a dare di capoccia.
Nemmeno l’Onnipotente sapeva quanto si divertisse con le sue strambe improvvisazioni e, dato che lui se ne stava ben lontano dalla sua Luce e dalla sua Grazia, capitava spesso che si prendesse qualche libertà creativa. Che osasse addentrarsi nei meandri del proibito, spingendosi ad esplorare percorsi al di là del sentiero battuto dai virtuosi.
Camille Donovan era la sua croce, il suo vizio ed al contempo uno dei suoi esperimenti meglio riusciti. L’aveva vista riempirsi d’amore man mano che le freccette la raggiungevano, una alla volta. Aveva visto quell’ardore innaturale accrescere nel suo sguardo ingenuo e fanciullo, spogliandolo della sua innocenza. Il viso che si trasfigurava per regalargli un’espressione estatica, innescata dalla droga che le aveva somministrato.
E sì, gli piaceva giocare con lei, fare di lei la propria cavia per la sperimentazione umana. In quel caso specifico, si domandava quanto potesse esasperare l’effetto del filtro d’amore, quanto a lungo potesse trascinarlo. Sapeva che una freccia, una soltanto, bastava per raggiungere lo scopo con il quale era stata creata, e che avesse un’emivita esigua. Dieci, tuttavia, sarebbero dovute durare piú a lungo. Ragionò sul fatto che il corpo – di un’adolescente, figuriamoci – non le avrebbe smaltite tanto in fretta e si chiedeva quanto tempo ci avrebbero messo a farle raggiungere l’apice dell’infatuazione. Perché, a conti fatti, la reazione della sua Ex-concasata pareva fin troppo fiacca se messa in relazione con il dosaggio somministrato.
Ipotizzò che qualcosa la frenasse. La Donovan era sempre stata una studentessa così morigerata, spaventata dagli eccessi. Forse era la sua indole a rallentare il passo. Sì, decretò che aveva bisogno di una spintarella.
Ora che lei era lì, di fronte a lui, ad adagiare il proprio peso ed il proprio portamento sul bancone che li separava, ora che era lì ad imitare la sua posa domandandogli un bacio, Camillo sentiva di non potersi lasciare sfuggire quella ghiotta occasione. Lui avvicinò il viso a quello di lei, così che i ciuffi biondi che scendevano morbidi trascinati dalla gravità andassero a sfiorare la sua fronte, facendo sì che si rendesse ella stessa conto di quanto breve fosse la distanza che li separava. Quanto fosse insignificante quel piccolo nonnulla che la divideva dal suo capriccio.
Con una mano, delicato, le aveva accarezzato una guancia. Aveva spostato qualche ciocca di capelli per scoprirle il volto e aveva fermato il pollice in prossimità delle sue labbra. Ma quella mano non era messa lì per caso, e lui questo lo sapeva. Era pronta a fermarla in caso fosse stata lei a farsi avanti per prima. Forse perché l’attesa del piacere era essa stessa il piacere e a lui andava di farla attendere ancora qualche istante. Forse perché temeva le manette ai polsi.
«Schiudi le labbra». Le avrebbe detto, poi, imperativo, con la voce calda e accogliente, in un’imposizione sommessa che piú che domandare, prometteva. Se lei gli avesse dato ascolto, l’avrebbe assecondata e, di conseguenza, avrebbe esaudito il suo desiderio.
Un bacio, uno soltanto. Uno che avrebbe accarezzato la sua bocca rosea in tutta la sua dolcezza. Un bacio tentatore dal sapore zuccherino, fondentissimo, al novanta per cento.
Se lo voleva era tutto suo, bastava ricambiare con un morso. E se così fosse stato, avrebbe colto l’occasione per separarsi da lei, tornare a guardarla attraverso le lenti vivaci – vivaci tanto quanto lui – e fare finalmente il suo mestiere.
«Potrei dartene un altro, uno come si deve, se ti andasse di svaligiare il negozio». Avrebbe infierito. Camille aveva tutto un paese dei balocchi per cui commuoversi e di cui innamorarsi. Forse avrebbe potuto riempire il vuoto che le stava lasciando nel cuore con un po’ di shopping consolatorio. In fin dei conti, il materialismo serviva proprio a curare le ferite dell’anima.

Ho una freccia come cu-pi-do
E l’ho lanciata verso di te

 
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view post Posted on 22/2/2024, 22:24
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È assurdo ciò che sto facendo, quello che mio malgrado esce dalla mia bocca. Ma ancora più assurdo è che Millo mi assecondi, come se fossi nel pieno delle mie facoltà mentali. È sbagliato, doveva spingermi via con forza, anche se avessi inevitabilmente protestato di rimando. È tutto terribilmente sbagliato. Eppure la mia reazione dice tutt’altro, invece di scappare resto inchiodata lì davanti a lui. Vorrei ritrarmi e mollarli uno schiaffo così violento da lasciare il segno sulla guancia, ma al suo tocco le palpebre calano come veli e oscurano la vista. Semplicemente mi annullo a suo favore, gli ubbidisco come una schiava che compiace il padrone. Posso anche lasciarlo divertire alla fine, tanto non sa che la vendetta arriverà quando meno se l’aspetta, servita fredda su un piatto d’argento. L’effetto della pozione svanirà prima o poi, non potrà giocare per sempre con me, arriverà il mio turno di divertirmi e godermi lo spettacolo. Le sue labbra si posano sulle mie, dovrebbe essere una bella sensazione, peccato sia priva di amore, o di qualsiasi sentimento puro e autentico. Non ho mai fantasticato troppo sul primo bacio – ho sempre evitato volontariamente di farlo, ad essere onesta –, ma di certo so che non dovrebbe essere così. Non dovrebbe essere estorto con l’inganno, ma al contrario colto con delicatezza e rispetto come un fiore di campo. Il cuore dovrebbe aumentare i battiti, non restare fermo e insensibile, quasi morto oserei dire. Non provo tutta la bellezza che immaginavo, eppure dall’esterno è evidente che la me soggiogata ne tragga piacere. È innaturale che il mio corpo si spinga ancor più in avanti per ricambiare, infischiandosene dell’ostacolo che ci separa. Vuole il suo premio, lo pretende, ne vuole fino alla sazietà. Vorrei mordermi le labbra, dir loro basta, di non cercare le sue come un assetato che sogna l’acqua nel deserto. Le maledico quando scadono nell’irruenza, lo provocano. Le maledico quando, mentre ci separiamo, emettono uno stupido mugugno dispiaciuto. Mi ci vuole qualche istante per realizzare e raggruppare ordinatamente le parole che mi rivolge, a mettere di conseguenza in fila un paio di pensieri all'apparenza sensati – e impedire pure un tentativo di estorsione, magari.
«Senti, biscottino al miele…» Merlino, ho proprio toccato il fondo del calderone e nemmeno troppo piano, il dolore è immediato. L’ho colpito con un tonfo sordo, zero classe ed eleganza, cadendo tra lo schifo delle lavorazioni residue. Adesso, con immenso raccapriccio, le sto raschiando via da me e dalle pareti fino all’ultimo grumo di sporcizia. Se non posso essere salvata, abbiate pietà e abbattetemi vi scongiuro. Voglio il dono della misericordia ora, prima che le mie dita vadano a rifinire uno dei ricci che gli incorniciano il volto «Considera l’offerta accettata, ma purtroppo i Galeoni mi bastano a malapena per quello.» indico una fila di skyteboard, sistemati nel loro espositore «Sarebbe un regalo per una persona cara, a dirla tutta.» premetto, nel tentativo di convincerlo a cedere «Quindi sii buono, d’accordo?» batto le ciglia, sguardo da cerbiatto – o perlomeno è ciò che credo di mostrare. E l’ultima briciola di dignità vola via come una bolla di sapone, giuro che me la pagherà in un modo o nell’altro.

Camille Donovan | Hifflepuff Prefect








 
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view post Posted on 23/2/2024, 13:32
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camillo breendbergh ▸ 20 anni ▸ negoziante
5mtQebGCamillo si pentì immediatamente di non aver conseguito una laurea in medicina e di non praticare la professione. Tutto quel suo divagare sui tempi, sul dosaggio, sugli effetti, andò a farsi benedire nel momento in cui vide Camille pomiciare con un cioccolatino.
Dall’alto della sua postura la scena sembrava grottesca, gli parve addirittura e per un singolo istante che la Donovan fosse uno di quei maiali arrosto con la mela ficcata in bocca.
Distolse lo sguardo immediatamente, con fare colpevole, ed andó in cerca di quello di uno dei due soci in affari. Anzi, di entrambi, prima l’uno e poi l’altra.
«Senti, vecchia mia». Le disse, con un tono che voleva mantenere una discreta neutralità, perché gli sembrava scortese riderle in faccia. Il gioco era stato bello finché era durato, ma ora che le cose stavano sfuggendo di mano, si disse che forse era il momento di defilarsi prima che le cose si facessero ancora piú… piccanti? Fondenti?
Non ebbe il coraggio di guardarla in viso e non seppe cosa ne avrebbe fatto di quel dolciume, ma a questo punto si disse che se lo sarebbe fatto raccontare.
«Facciamo che quello Skyteboard lo offre la casa, io… uhm????? Mi sono ricordato che ho un impegno». Continuò, invitando uno a caso tra i suoi dipendenti a concludere la trattativa.
«Diciamo che il prezzo è stato pagato dall’intrattenimento, ma sai com’è, quando il lavoro chiama, bisogna correre». Ticchettò con l’indice sull’orologio che teneva al polso.
La sua piú grande preoccupazione era passata dall’essere la guardia di finanza alla squadra antimago. La sua presenza lì, in effetti, complicava molto le cose, specie se fossero degenerate.
«Ah comunque la spilletta tiella tu, me la riporti quando avrai sperimentato il vero amore sulla tua pelle. Mille frecce nemmeno si avvicinano ad un sentimento così bello e genuino, alla sua intensità, e tutte le altre menate che ci gravitano intorno. Almeno cre—». E senza concludere la frase, in una piroetta, si smaterializzò, lasciando la disgraziata nelle mani di qualcuno che non l’aveva fatta infatuare. Sentiva di aver bisogno di sedici docce per ripulirsi dai suoi peccati, sentiva di aver bisogno di un bravo avvomago. Doveva solo decidere l’ordine con cui sbrigare le faccende.
Ma nell’Atelier, a quel punto, di lui era rimasto solo il ricordo.

You made me wish that I stayed gone

 
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view post Posted on 23/2/2024, 19:17
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Alexander Hydra | commessojpg

Tu, mister occhiodifalco, attendi in trepidante attesa. La vedi, la ragazza che vi porta i doni, ma non sei il primo a raggiungerla.
Camillo - il biondo di zona - fa il suo perfetto ingresso in scena e tu, da dietro una piccola pila di bussolacci, te la ridi rilassando le spalle. Un po' diciamo pure che ti godi quei momenti, il suo aggirarsi come uno squalo attorno alla preda. Cam a volte è una iena, e tu certe notti giuri di sentirlo ridere sguaiato e spaventoso fuori casa, e non c'è nulla che ti rassicuri più di questo.
Tuttavia, l'occhio lo lasci scivolare un filo troppo in loro direzione, pur non sentendo esattamente cosa si stanno dicendo. E' ovvio che qualcosa bolle in pentola dalle frecce scagliate senza alcuna pietà.
Sul volto ti si dipinge un sorriso che somiglia molto ad un ghigno. Magari è il tuo sesto senso che ti fa rimanere nei paraggi, ma annusi lo zampino di un filtro d'amore dal moment in cui il corpo della ragazzina freme.
Tu la conosci quelle danza, sai come si diviene languidi e non dimentichiamo che i filtri d'amore sono stati la tua droga, un pochino, ogni tanto... Ma solo perché quando ti innamori stai di un bene da far schifo, quindi perché non farlo ogni giorno?
Ecco, magari evitiamo di ricordare che sei andato in un piccolissimo rehab degli A.A: Amortentia Addicted.

«...almeno crede» Ma quando Camille si sporge per un bacio, le tue antenne si rizzano e ciò che vedi passa quasi in secondo piano. Trotterelli a prenderti il tuo premio, quasi scambiandoti uno sguardo lascivo con un Camillo già pronto a dileguarsi.
«Oh, ma questi sono per noi?» innocente, decisamente più innocuo del tuo compare, ti fai avanti tu. Il gomito lungo il bancone, lo sguardo sornione rivolto a Camillo, le sopracciglia ballerine ed i capelli di un rosa shocking: ultimo regalo del tuo datore di lavoro.
«Vedo che ti porterai a casa un buon compagno di voli, ma-» allunghi una mano verso i Bussolacci più vicini, «...non senti il bisogno di qualcosa che ti riconduca esattamente dove vuoi andare tu?»
Magari aspettiamo prima di nominarti "impiegato del mese", mh Lexy?
mezzosangue | 23 anni
:<31:

©Mistake

 
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view post Posted on 26/2/2024, 18:13
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Mi estraneo completamente, non mi rendo conto di ciò che accade nell’ultima manciata di minuti. Sento a stento le parole che Millo mi rivolge, non capisco in particolare perché mi stia facendo una paternale sul vero amore. Alla fine è lui che mi ha cacciato in questo casino, chissà per quanto tempo aggiungo. Da quale pulpito arriva la predica, Merlino. Ovviamente non replico, distendo la mancina mostrando il palmo, accogliendo con cura ciò che mi porge terminato il sermone «D’accordo.» mi limito a dire, accompagnando l’assenso con il servilismo a cui sono costretta. Comincio a sentirmi confusa, il tono che uso non è molto convito nonostante le circostanze. Accetto la spilla, ma non riesco a decifrare correttamente il suo gesto. La pozione poi vorrebbe parlare per me, ma la voce di una terza persona m’interrompe. Lex interviene prontamente, la bocca si richiude bloccando il fiume di parole già pronto a straripare sulla punta della lingua. Dentro di me lo ringrazio di cuore per la sua presenza salvifica, una lucina nel profondo dei miei occhi glielo lascia intendere. Non sarebbe stata una buona idea cominciare a pregare l’ex concasato di restare, con tanto di stucchevoli “non ho nessun’altro all’infuori di te” dettati dagli effetti malsani di ciò che ho in circolo.

«Ehm sì, sono per voi.» rispondo distratta, osservo i suoi movimenti e piano piano mi concentro su di lui «Spero vi piacciano i biscotti e…la cannella.» ritrovo me stessa per il momento, un sorriso dolce solca il mio viso.
«Oh lo skyteboard.» lo sguardo ricade ancora sull’oggetto in questione, l’espressione si fa divertita «Esatto, per fare danni assieme ad un’amica lungo i corridoi della scuola.» di norma dovrei mantenere l’ordine, ma spesso le ronde notturne sono piuttosto noiose. Il picco di entusiasmo si raggiunge solo durante le litigate con Pix, da immaginare la disperazione che porta a fare tale considerazione. L’altro si sporge verso uno degli scaffali, tirando fuori uno dei tanti articoli esposti. La domanda è in grado di farmi dubitare nuovamente della mia labile stabilità mentale, ho paura di cosa potrebbe uscire dalla mia bocca adesso «Dove voglio andare eh?» non credo sia saggio indossarli in questo preciso istante, sia mai seguano la mia volontà alterata, che già sta prendendo il sopravvento «Non so se riuscirebbero a stare dietro a Millo, come vedi è scappato veloce come un boccino d’oro.» rido di gusto, ma in realtà vorrei sotterrarmi tre metri sotto terra al pensiero di rincorrerlo. Per fortuna è sparito, non averlo attorno mi sta aiutando a ragionare un po’ più lucidamente di prima «Ma se non potranno essere utili a me, conosco la persona perfetta a cui affidarli.» mi lascio convincere facilmente, alla fine mi sembra uno dei tanti regali perfetti di cui sono a caccia da giorni per le vetrine della città «Affare fatto dunque se posso anche personalizzarli, una cosa molto semplice promesso.» si tratta di aggiungere le iniziali, una su ciascun capo del laccio. E, ottenuto il via libera, gli riferirei tutto in dettaglio.

Camille Donovan | Hifflepuff Prefect







Perdonate il ritardo, ciccini :flower: :<31:

Dunque, confermo che Camille acquista:
- Skyteboard (30 G)
- Bussolacci (18 G)

:fru: :<31:
 
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