| There's no God that does not demand mortal suffering. Silenziosi serpeggiano, sciocchi sibili. Mugugni infranti di una ragazza che, non potendo far altro, giace inerte sopra le loro teste. "N-no..."
Villa Malfoy non è luogo per molti. Inospitale, inerpicata lungo un pervio percorso. Umorale, come il suo legittimo proprietario, si staglia contro una pioggia che non cessa da giorni. Il vento ulula, e questo non fa che aprire e lasciar cigolare le finestre ai piani alti. Con loro quasi si maschera il prego infranto di chi giace nei suoi sotterranei. E, come Lord Voldemort, è cupa, priva di luce, ogni candela preferisce spegnersi pur di non illuminare un sentiero di sangue.
Piegata in un arco innaturale, gli occhi chiusi e stretti in una morsa di dolore. Sotto di lei, il fratello, in piedi come una tremenda statuina al cospetto del suo Signore. In ombra, Voldermort stringe la presa sulla mente di Marco. Un mutuo soffrire lo lega alla sorella, le cui vertebre vengono spezzate una ad una, ed i cui sospiri di dolore sono gli unici echi concessi dal suo vero Dio. «Intendi pregarmi, Marco?» un ringhio dal profondo, scuote le ombre. Il ragazzo tace, piega il capo ed in lui si smuove un livore tanto profondo da scavare solchi eterni. Pregare, soccombere, per il Signore Oscuro questo non fa alcuna differenza. Avanza piano, ed ogni passo, ogni movimento, è un grido di dolore che strappa alla ragazza, lei è già in balico, pronta a varcare la soglia, lì ad un respiro dal perderli tutti. Marco non muove un muscolo, la sua fedeltà è messa a dura prova e - tuttavia - non crolla. Gli occhi fiammeggiano di un azzurro glaciale. Il suo Signore allunga la mano pallida, con le dita affusolate stringe il mento, affinché il suo adepto comprenda il disappunto che ha generato la sua incompetenza. «No, dunque» condanna la ragazza.
Uno scatto. Il corpo della giovane compie un'ultima torsione, prima di cadere in un tonfo sordo. Il corpo giace accanto a Marco, un braccio della ragazza è teso verso un suo piede. Lo scansa senza guardarla, mentre il suo unico padrone stringe appena una mano alla sua gola. «Brami essere il suo successore?» le sue restano domande che esigono risposte ovvie. Ma guai a sbagliarle. Il silenzio viene spezzato rapidamente da Marco. «No, Mio Signore» solido, feroce, Marco mostra una scintilla di pura follia, e questo compiace Voldemort, finalmente. Con un lieve cenno di approvazione, ritrae la mano in una spinta che mantenga il ragazzo distante da lui, piegato lì dove la sorella giace. «Liberatene» ordina. Un cenno a due Mangiamorte accanto al ragazzo, e l'ennesima candela si spegne
Di nuovo solo, colui che troppi anni fa era un uomo, allunga una carezza all'unico altro essere che può tollerare in quella dimora. «Presto, Nagini... presto» mormora, nel permetterle di alzare il muso e mostrarsi. Alla fine della muta, la pelle si rischiara, le scaglie molli del ventre si fanno più lucide. Che meravigliosa donna dev'essere stata. Incapace di una tregua, Lord Voldemort apre i varchi. Tre perfetti specchi ovali fluttuano davanti a lui. Da uno di essi proviene il tepore caldo dell'Egitto, il disgusto di Lord Voldemort, i volti chiari delle Leonesse di Sekmeth. In un altro, la casa del traditore, il ribollire del sangue del Signore Oscuro, la vendetta che verrà masticata osso dopo osso. Nell'ultimo, il disappunto, il sospetto di un tradimento profondo, uno squarcio dai capelli ramati che - stretta una mano - scompare dallo specchio. Uno scricchiolio anticipa l'infrangersi dei vetri, che si fanno polvere.
©harrypotter.it| ©Ârwen Vagnard, prosegui pure con la tua quest, il mio intervento è dato per conferirti la consapevolezza di ciò che si muove intorno ad essa. Ti attendo al termine, buona continuazione.
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