Il Ballo dei Draghi

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view post Posted on 23/2/2024, 12:24
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Sono sicuro di aver preso la bacchetta, è solo che non ricordo dove l’ho messa. Di solito approfitto delle tasche interne nelle giacche o di quelle laterali nei jeans, per cui l’istinto è di tastarmi il petto e le coscie, con quelle mani luride di terra che in tempi di sobrietà non avrei mai sopportato di avere. I pensieri su germi e batteri avrebbero avuto la meglio, concedendomi di mantenere una parvenza di ordine e pulizia; se solo, al momento, non avessi altre preoccupazioni ben più rilevanti… In quel tocchiccio senza risultati, che mi sembra durare un’infinità, mi sento stringere la camicia all’altezza del petto. Le parole di Confa mi carezzano le sinapsi come una sorta di minaccia velata, che non riesco a decifrare. Mi ci vuole un po’ per reagire, per capire che è lui a bloccarmi sul posto e a toccarmi. Lo scanso di malomodo, praticamente spingendolo via e l’istinto si assicura di farlo senza che le mie dita entrino in contatto con la sua pelle. Avambraccio contro avambraccio, con un tonk sordo e così violento che probabilmente scaturirà in un bel livido per entrambi. Il gesto, inevitabilmente, mi porta a indietreggiare pur di distanziarmi. E di qualsiasi cosa accada in quel frangente non capisco un emerito cazzo. Mi rendo solo conto che Megan è nervosa e mi appare come inchiodata dallo sguardo di Confa.
Ci risiamo. Il deja-vù mi colpisce dritto al petto come una stoccata ben assestata. Stessa identica situazione vissuta alla festa a Hogsmeade. Solo che in quell'occasione fu con Casey. Passo sempre in secondo piano quando si tratta degli affetti di Megan appartenenti a un passato di cui non facevo parte.
In qualche modo, la rabbia e la frustrazione che mi avevano dato l’energia necessaria a rimettermi in piedi e a far emergere quel po’ di orgoglio personale che mi resta, svaniscono sotto il peso dell’accettazione. Soffrii a suo tempo. Mi provocò un tale dolore da generarmi una sorta di scudo difensivo affinché non potesse più procurarmene in futuro e ora, a vedere loro due guardarsi in questo modo, comunicare con sguardi di cui solo loro conoscono il significato, mi sento a posto con la coscienza. Afflitto, perché non posso fare nulla per cambiare qualsiasi cosa abbiano condiviso, ma al contempo tranquillo, perché non dipende da me. Ho dato tutto me stesso a Megan e se non dovesse essere abbastanza, se un giorno, fosse anche adesso, dovesse capire che non è abbastanza, che Confa o chiunque altro sia un partito migliore, non è per colpa mia. Nessuno è meglio di me.
Mi distanzio di qualche passo, lateralmente, quasi a granchio, e mi sorprendo dell’improvvisa lucidità, o presunta tale, con cui la mia testa mi suggerisce semplicemente di andarmene e lasciarmi alle spalle l’episodio. Mi affianco a Megan e le annuisco, ma ritiro la mano percependo il suo tocco; non voglio si sporchi anche lei, consapevole, comunque, di come interpreterà male il gesto. Mi tengo a qualche centimetro di distanza.
Tanto per la cronaca: non ti detesto. Mi stai sul cazzo, è semplice così. Ma se ti azzardi a toccarmi un’altra volta, Megan o non Megan, quel braccio te lo spezzo. - esordisco, voltandomi un’ultima volta a guardare Confa negli occhi, prima di proseguire, indipendentemente dalla sua eventuale replica.
Mascella tesa e sguardo dritto davanti a me, cerco di individuare eventuali segnali che mi indichino un bagno in cui poter andare a darmi una ripulita. Comunque mi serve una mano.
Resto in silenzio per diversi passi, aspetto di aver messo una certa distanza tra me e Confa, prima di voltarmi verso Megan.
Avresti modo di pulirmi il vestito? Per favore. Non trovo la mia bacchetta. - le chiedo, mentre con la coda degli occhi mi accorgo del tumulto tutt’intorno a noi, ora che ho lasciato il mio posto sicuro in quell’isola infernale. Drappeggi giallo/neri mi riempiono lo sguardo e deduco che sia stato annunciato il vincitore della coppa delle case. Mi basta un’occhiata sul palco, in lontananza, per averne conferma e l’unica reazione che ho all’ennesima sconfitta dei Serpeverde è di roteare gli occhi al cielo.

Menzioni: /
Interazioni: Kevin, Meg

Posizione: A spasso qua e là (?)
 
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view post Posted on 26/2/2024, 14:54
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MEGAN M. HAVEN || o u t f i t


Dove? Vicino a un tendone.
Menzioni: Kevin.
Interazioni:Draven.

Incontro lo sguardo di Draven. Lui annuisce ed io sento il peso alleggerirsi sul petto quel tanto che basta per consentirmi di tornare a respirare regolarmente. Inumidisco le labbra, il sapore di Whisky e l’esigenza di berne almeno un altro bicchiere. Il desiderio aumenta quando la mia mano stringe il vuoto. Draven si fa da parte, mi affianca e ciò che percepisco all’inizio non è delusione bensì fastidio. Stringo i pugni, le nocche impallidiscono per la forza che esercito mentre le unghie si conficcano nei palmi. Quel poco di lucidità alla quale mi aggrappo, tuttavia, mi induce a seguirlo: come posso biasimare un simile comportamento quando a parti inverse, probabilmente, avrei potuto fare lo stesso?
Passerà, penso. Così, nel breve silenzio che intercorre tra noi, lo sento un'ultima volta rivolgersi a Kevin. Lo fa con aria minacciosa e scelgo di non dare più importanza a quella situazione giacché sento il fastidio che mi procura. No, non è legato all’uno o all’altro, bensì alla teatralità che eccede in una scena che già dal principio mi è parsa surreale e alla sensazione di avere gli occhi puntati addosso.
Avanzo al suo fianco e non dico una sola parola. Il corteo di studenti ha occhi puntati in direzione del palco mentre il Preside si avvicina alla conclusione del suo solito discorso. Tassorosso vince e tanti cari saluti, questo è il risultato. Tra il vociare festoso degli studenti giallo-neri, non cerco lo sguardo dei miei compagni. il discorso affrontato in Sala Comune qualche giorno fa deve essere bastato a imprimere nelle loro testoline quanto sia necessario fare di più.
Faccio cenno a Draven di seguirmi a riparo dalla calca, lontano dalla musica che ora circonda l’intero luogo e lascia scatenare corpi caldi in festa. Gratta e netta, dico silente e più volte, mentre porto la bacchetta sulle vesti di lui cercando di ripulire qua e là le macchie che ricoprono l’intero abito, sino a farle sparire. «Ora hai bisogno d’acqua» gli faccio cenno di aspettare, «rimani qui, ci metto un attimo.» Qualche passo in direzione del bancone fuori dal tendone più vicino, a pochi metri di distanza e torno con un bicchiere d’acqua fresca. «Ecco, bevi» dico con espressione serafica, il tono della voce rimane calmo sebbene io sia costretta ad alzarlo per coprire la musica che ci circonda. Cerco il suo sguardo annebbiato dall’alcol e tento di trovarne un minimo di lucidità tra le iridi smeraldine che rifrangono il cielo, un tramonto lontano che accoglie la sera.
«Come ti senti?» Chiedo. Non riesco a mascherare la delusione. Gli occhi vibrano, le labbra si arricciano appena. Il battito del cuore si assottiglia nell’esigenza di nascondere ciò che provo. Mi affianco a Draven, spalla contro spalla se possibile, lo sguardo ora rivolto in un punto lontano. «Laggiù dovrebbero esserci i bagni. Non vedo tua nonna in giro, dovresti riuscire a cavartela» indico un punto non troppo distante e rimango lì senza sapere che altro fare per lui. Poi, l’aria smossa dalle grandi ali iridescenti di un L'Opaleye degli Antipodi mi accarezza la testa, le vesti e ripercorre il mio corpo con la stessa delicatezza ed intensità. Porto lo sguardo in alto, il blu contro l’indaco del cielo: la gigantesca creatura gira su se stessa e si allontana.
«Ti stai perdendo tutto questo» dico infine, schiudo le labbra in un profondo sospiro.

 
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view post Posted on 27/2/2024, 10:01
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ballo dei Draghi
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Isola di Hirta Ho partecipato a tanti eventi, nel corso degli anni. In parte come studente, in parte come spettatore curioso, credo di aver visto volti, mondi e confini che la magia ha coniugato in modi sempre più sorprendenti. Ricordo il Ballo delle Orme, il Ballo delle Fate, forse i miei preferiti in assoluto. Ricordo altri incontri, in giro per il paese. Ed è piacevole, mi accorgo sottilmente, scoprire che in ognuno di tali eventi ci sia stata la tua impronta. Credo con tutta sincerità che il Ballo dei Draghi sia stato sorprendente, di certo più del previsto. La sola idea che non fosse in programma, per me, mi destabilizza; per molto tempo ho immaginato di non prendervi parte, di relegarmi alla solitudine com'è accaduto — a malincuore — negli ultimi mesi. Inaspettatamente, il tuo Gufo mi ha riportato indietro. Qui, a te. Al presente. Stento a crederci.
«Io sono arrivato al galoppo del mio Cavallo Alato. Voglio che tu conosca Ira, ti piacerà!» Cerco di fare mente locale, di capire se ti abbia già raccontato dell'Alato. Intimamente giurerei di sì, perché... con chi altri avrei voluto condividere un'emozione tanto grande? Ma c'è anche da dire che sia stato lontanissimo, perfino da me stesso. D'istinto, infatti, vorrei trascinarti via di nuovo, stringerti le mani e portarti oltre i tendoni, là dove Ira con tutta probabilità sta riposando. Ad essere sincero, c'è un'idea folle — in me, repentina — che mi invita a proporti di volare con me, di tornare al Castello di Hogwarts in sella ad una creatura tanto magnifica.
Mi fermo, quasi mordendo la lingua, soltanto perché lucidamente so bene quanto Ira sia stanca: volare oltremanica, dalle coste iberiche fino alle britanniche, non è stato facile; per di più ancora non ho certezza di rientrare a Scuola a mia volta. Trattengo per me la consapevolezza, un po' amara, di non avere un luogo in cui lasciarmi andare, una casa che possa dirsi tale. Certo, c'è la mia stanza in dormitorio: il mio letto a baldacchino, il mio bagno, il mio comodino. Ci sono tutte le mie cose, ad Hogwarts.
E c'è il mio Passato, in agguato. Farò in modo che tu non ti perda.
«Hai la mia parola che la conoscerai presto, io... io non sparirò di nuovo nel nulla, Camille.» Forse è un sussurro, mi dico. Forse non sono riuscito a pronunciare tali parole per davvero. Oppure, ecco, l'ho fatto in un modo che pecca di stabilità, almeno per me. Io, abituato alla sincerità, divento ombra delle mie paure ancestrali. Il fascino della serata, per opera tua, già assopisce l'effetto anestetizzante che ha avuto fino ad ora.
Sento, però, di aver detto la verità. Ho il desiderio di fare rientro: cosa mi attenderà è un mistero anche per me, per la prima volta non ho alcun interesse ad anticipare i tempi né a svelare il futuro. Ti seguo verso il prossimo traguardo, e cerco di cancellare l'espressione titubante sul mio volto. C'è un velo spettrale, su di me. Lo stesso velo che mi ha condotto via e che, curiosamente, neanche i miei occhi di fuoco potranno spegnere.
Accade tutto in un battito di ciglia, un frammento che ricorda una stella cadente. Mi vedo lontano, catturo il momento — il tendone dai colori dell'oro e dello smeraldo, il "pass" che esibisco prontamente, l'espressione confusa e il turbinio di emozione che mi spinge a sorridere come un bimbo. Credo di cogliere soltanto la metà delle parole di Eliza, di non aver compreso per bene la portata del regalo — il migliore, da moltissimo tempo — che tu mi abbia fatto stasera. Mi omaggi del futuro, Camille.
Draghi che si uniscono in simbologia, viaggi in organizzazione, occasioni e traguardi che ho soltanto sognato fino ad oggi. O che, forse, non ho mai neanche lontanamente immaginato. Una parte di me si chiede, con imbarazzo, quanto a lungo tu abbia lavorato a tutto questo; quanto impegno tu abbia dedicato per me, che in risposta ho solo regalato un bracciale di scaglie stregate. Eppure... eppure c'è molto, in questa serata. C'è un messaggio, una conferma. C'è resistenza.
Di te, che non sei scappata. Non mi hai abbandonato. Ti accorgi di come io tenti, invano, di ringraziarti. Di come il mio volto risplenda, finalmente. E di come — ancora una volta — io sia profondamente affascinato da ogni singola tua sorpresa. Vorrei dirti tante altre cose, vorrei aver modo di dimostrare il bene che io provi per te — ieri, oggi, domani. Tu, che sei diventata parte di me, della mia vita. Tu che sei nel mio tempo.
«Non potrò mai ringraziarti abbastanza.» Neanche io, Veggente, ho il potere di arrestare i mondi; e mi sento piccolo, in difetto, alla sola idea. Ti abbraccio, di nuovo. Che tu lo permetta o meno, il mio è un gesto spontaneo, che vorrei durasse in eterno. Ti stringo a me, io che divento stella, costellazione e notte. Ho scaglie di Drago sul polso, ho Confini di luce sul collo — i tuoi doni, negli anni. E tu, che sei qui. Di fronte a me.
La voce di Peverell è ovunque. Trionfa di una gioia che coinvolge rapidamente anche me, mentre annuncia tonante la classifica della Coppa delle Case. Sento Eliza farsi da parte e presentarsi disponibile, per ogni ulteriore domanda sul Lungocorno Rumeno (ho appena modo di precisare di avere già adottato perché, difatti, sono innamorato di questa tipologia di Drago); la folla si fa caotica, i primi studenti escono di corsa dal tendone. Mi accorgo di come stiano gridando in festa i nomi di Helena Whisperwind e Min Haru, e penso si tratti proprio della vittoria come Reali dei Draghi. Sono curioso, ingenuamente, di vedere il loro aspetto, i loro abiti. Sono felice per persone che non conosco in prima linea, non perfettamente; perché questo, mi dico, non è il Ballo delle Rose e delle Spine. Non c'è corona tumefatta di sangue, cenere e futuro. Mi piace, paradossalmente.
«Congratulazioni, Tassina.» Ti lascio un bacio sulla guancia, se lo permetti. Veloce, con dolcezza, finché Tassorosso esplode d'armonia alla consacrazione della vittoria. Non ho rimostranza: né per l'amara scoperta che la mia Casata sia arrivata ultima (duro colpo, lo ammetto) né per altro. Ti lascio andare, presto ti chiameranno. Sei Prefetto di Tosca, e sei vincitrice. La bacchetta scivola oltre la manica, l'afferro rapidamente; mi basta poco — un disegno, un soffio sottile — affinché riesca ad evocare un mazzo di fiori. Somigliano a brillanti, rose color dell'oro e dell'inchiostro. Richiamano Tassorosso e presto, penso, parteciperò ai festeggiamenti. Forse da lontano, forse già in volo. Che sia stasera o domani.
«Ci vediamo presto, Cami. Te lo prometto.»

Io, che non prometto mai.
Perché il tempo mi è beffardo, e non lo sottovaluto.
Io, che ti ringrazio. Il Ballo dei Draghi mi riporta a casa.
OutfitOliver

Interazioni: Camille

Grazie di cuore per questo regalo e questo Ballo meraviglioso.
Congratulazioni a Tassorosso! Alla prossima ♥
 
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view post Posted on 27/2/2024, 13:14
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Ho la vista annebbiata, fatico a mettere a fuoco. Mi sfrego gli occhi tra indice e pollice, arricciando il naso in un’inevitabile smorfia. Quando riporto lo sguardo davanti a me, è tutto più sfocato di prima; in aggiunta, si sono uniti al disagio dei puntini luminosi da sotto le palpebre. Ogni volta che le sbatto, mi sembra mi stiano scattando foto col flash.
In qualche modo, però, riesco a deambulare senza andare a scontrarmi contro niente e nessuno. Considerando che mi sta impiegando davvero tante, troppe energie, mantenere la concentrazione sui miei passi, mi stupisce la scioltezza con cui… non riesco ad andare dritto. Sebbene abbia l’impressione di stare a farlo, è umiliante il modo in cui barcollo. Se Lilien mi vedesse ora mi taglierebbe le palle. Senza contare la quantità di studenti e professori che potrebbero notarmi conciato in questo modo: un Prefetto davvero esemplare.
Tiro indietro la testa. Non ci voglio pensare alle conseguenze. Con un po’ di speranza, domani avrò dimenticato ogni singola cosa di questa serata di merda.
Fisso in alto lo sguardo per distrarmi dal contesto che ho intorno. Lo faccio contro ogni logica, poiché in questa posa la nausea minaccia di peggiorare.
Stranamente, il silenzio di Megan non mi indispettisce. Forse per quel po’ di lucidità che ho riacquisito, mi ritrovo a credere che sia meglio non sapere cosa le stia passando per la testa in questo momento. Solo io so quanto la beata ignoranza mi abbia assistito in questi mesi con lei e la condizione in cui riverso mi fa credere di non essere particolarmente in grado di gestire un’eventuale lite. A fanculo se ne vanno i buoni propositi di migliorare la nostra comunicazione. Ma è solo per stasera, una tregua dal raziocinio. Solo finché non sarò al sicuro, lontano da questa marmaglia e dall’aria festosa che mi appesantisce il petto.
La seguo, quando mi fa cenno. Mi limito a riportare lo sguardo davanti a me e i piedi insistentemente uno davanti all’altro. Mio malgrado, non riesco a stare in piedi fermo e ondeggio appena; mi ritrovo a pensare che se allargassi le braccia potrei emulare l’andamento di quegli strani gonfiabili che usano nelle concessionarie. Un sorriso ebete sfugge al mio controllo, mentre Megan procede a ripulirmi dello schifo che ho addosso. Ho come l’impressione che sia diventata una sorta di abitudine tra di noi risolvere l’uno i problemi dell’altra e, come al solito, come per gran parte di ciò che ci riguarda, non so dire se sia un bene o un male.
Mi appoggio di spalle contro il tendone verso cui ci siamo avvicinati, così da placare l’elevata percezione del moto di rotazione terrestre, non appena finisce di lanciare incantesimi contro le zolle di terra che mi sono portato dietro. Già mi sento meglio ad avere una parvenza d’ordine; sebbene senta l’esigenza di una pulizia ben più approfondita, per il momento mi accontento.
Annuisco al suo ordine gentile, per poi rialzare lo sguardo in aria. Sento il chiasso generato dai draghi, dai festeggiamenti, ma da quella prospettiva vedo solo un cielo limpido, tante stelle luminose. Mi fisso sulla più brillante di tutte. La vastità del cielo mi ha sempre generato un moto di angoscia, come se il solo osservarlo portasse con sé la consapevolezza di non essere altro che un essere infinitesimale al confronto, ma ora come ora lo trovo stranamente rilassante.
Mi ci vuole qualche istante di troppo per reagire al ritorno di Megan. Con eccessiva lentezza, raddrizzo il collo e punto gli occhi nei suoi. Resto a fissarla e sento le labbra tendersi in un sorriso mentre, sdolcinatamente, penso di essere passato da una stella a un’altra. Davvero brilla di luce propria e io sono un buco nero che ne minaccia la luminosità.
Prendo il bicchiere che mi porge con la sinistra, mentre l’altra mano si protrae verso di lei.
Grazie. - dico, posando una carezza sul suo viso con il dorso delle dita.
L’acqua è fresca e mi scorre nella gola in maniera incredibilmente piacevole. La mando giù fino all’ultima goccia e mi rendo conto che non mi è sufficiente a sedare l’arsura.
Riporto lo sguardo a incontrare quello di Megan, alle sue parole seguenti, ma non resisto granché… Non riesco a interpretare la sua espressione, o non voglio farlo per negare l’evidenza di averla ferita col mio atteggiamento, per cui mi ritrovo subito dopo a testa china.
Uno schifo. - le rispondo, secco, perché non ho molto altro da dire a riguardo.
Mi concedo un respiro profondo. Restare fermo così è piacevole. Fingere di essere solo noi due è rassicurante. Ma mi ridesta dopo pochi istanti indicandomi il bagno. Le annuisco, con lo sguardo ancora basso, e convinco gli arti inferiori a reagire per farmici arrivare.
Ignoro il moto di ansia che mi si genera nel petto man mano che mi distanzio da Megan, pensando che tornando indietro potrei non ritrovarla, e una volta giunto a destinazione mi concedo un lungo momento di relax, buttando la testa sotto il getto d’acqua gelata del lavandino.
Non era così che doveva andare, ma è sempre così che va. Stavolta si è solo aggiunto il whisky.
Asciugo i capelli alla bell’e meglio, poi mi decido a tornare indietro.
Tengo lo sguardo fisso sui piedi constatando che, rispetto ai minuti precedenti, sembrano procedere un po’ più in linea retta. Me ne compiaccio, se non altro per apparenze di cui, in altri contesti, mi disinteresserei altamente. Incolpo la presenza di Lilien per il mio stato d’animo, pur essendo consapevole di quanto questo tipo di eventi, con o senza di lei, abbiano sempre una pessima influenza sul mio umore.
Credo di essere a pochi passi di distanza da dove ho lasciato Megan quando un ruggito spezza l’aria sopra di me. Alzo lo sguardo d’istinto e, a una distanza che mi sembra davvero irrisoria, vedo il cielo aprirsi al passaggio di un drago enorme. È di un grigio lucente, quasi metallico, con striature di un rosso così vivo da sembrare sangue, dello stesso colore di cui sono iniettati i suoi occhi. Resto a bocca aperta perché, per un lungo momento, avevo dimenticato l’unico vero motivo per cui essere entusiasti di essere qui.
Mi volto di scatto a cercare Megan.
Ho trovato il mio drago! - esordisco, con quella che credo sia un’espressione di infantile gioia e un gran sorriso.
Voglio lui. - dico, con assoluta convinzione, indicandole il Panciasquamato Ucraino che va a posarsi a un paio di tendoni di distanza.

Menzioni: /
Interazioni: Megan

Posizione: Al tendone dell’Opaleye
 
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view post Posted on 27/2/2024, 17:36
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MEGAN M. HAVEN || o u t f i t


Dove? In direzione del tendone del Panciasquamato.
Menzioni: -
Interazioni:Draven.

IGli occhi seguono il profilo di Draven. Lui avanza, lo fa a fatica. La difficoltà che vedo chiaramente non fa nascere in me alcuna pena, né tentativo di aiuto al di fuori di quanto non stia già facendo. Penso che rendersi conto delle sue percezioni visive e motorie alterate, possa convincerlo abbastanza a non riprovare l’ebrezza di un rifugio nell’alcol. Mi assicuro che entri nel bagno e quando lo vedo scomparire rivolgo l’attenzione alla gente che ho attorno. Sono abbastanza lontana dalla marmaglia, eppure una parte di me vorrebbe essere lì in mezzo. Muovo un piede seguendo il ritmo della musica, le spalle poggiano sul tendone. Rimango in attesa fissando il vuoto. Passano secondi, forse interi minuti prima di udire il ruggito di un altro drago sopra di me. Gli occhi seguono il suono, né individuano la direzione: un Panciasquamato Ucraino, l’inconfondibile texture delle scaglie che ricoprono il suo corpo di rosso vivo. Rimango con il naso all’insù, ammirando nuovamente la bellezza che quella lunga serata porta con sé. Non è finita, dico a me stessa convincendomi che ho ancora qualche ora davanti per provare a cambiare la situazione. La presenza di Draven, anche se in condizioni che non avevo previsto in alcun modo, mi rincuora.
«Ho trovato il mio drago!» Draven richiama la mia attenzione. Torno su di lui e sorrido, incontrando l’espressione di gioia che incornicia il suo volto. Mi rendo conto quanto vederlo felice come un bambino cambi il mio umore e tutto quello che ho appena vissuto svanisce.
«Voglio lui» continua con entusiasmo. «Allora bisogna raggiungere quel tendone, firmi ed è fatta» rispondo avvicinandomi. Non oso toccarlo, una parte di me teme di essere scansata di nuovo e di reagire, per poi pentirmene l’istante seguente.
«Io ho adottato un Grugnocorto Svedese, qualche anno fa. Un esemplare bellissimo, di cui ho notizie di tanto in tanto tramite posta. Sono un'associazione molto seria» continuo. Stuzzico la sua curiosità mentre lo affianco e proseguo in direzione del tendone. «La cosa straordinaria è che in base ai paesi di provenienza di queste creature, ci sono usanze e credi diversi. Mi sono ripromessa di visitare il golfo di Botnia, dove si trova la riserva del mio drago» guardo davanti a me, seguo una via laterale evitando così qualche spallata di troppo. «E poi c’è una gara fantastica che si svolge in quelle terre, non so se la conosci» cerco i suoi occhi, una risposta e proseguo subito dopo. «Da Kopparber ad Arjeplog» pronuncio con errato accento svedese, rido per quel gioco di parole che si intrecciano in bocca. «Insomma: si gareggia su manici di scopa per quattrocentotrentasette miglia e si passa anche attraverso la riserva dei Grugnocorto. Niente di semplice, ovviamente, a volte si perde la vita ma credo sia un’emozione indescrivibile poter affiancare queste creature con tutti i rischi del caso.» Alzo e abbasso le spalle, conscia di desiderare qualcosa che potrebbe portarmi alla morte. Lo sguardo indugia oltre la linea che divide terra e cielo: la volta sprofonda nell’oscurità e i draghi sono ombre variopinte nella notte. Ombre lontane e vicine, assenti.
«Ho delle foto del mio esemplare. Ora è un giovane adulto che pesa tre tonnellate ed è lungo circa poco più di sei metri senza contare la coda» dico con entusiasmo. «Allevatrice di Draghi... Che ne dici? Potrei pensarci» abbozzo un piccolo sorriso. Quella bizzarra idea si dirama nella mente e prende forma come nuova consapevolezza in un futuro incerto.
 
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view post Posted on 27/2/2024, 21:16
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entropia.

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Sei gentile, attenta e dolce. Non dovrei stupirmene perché ti conosco da che eravamo due stupidine pronte a lanciarsi in inaspettati valzer con le armature della scuola. Il fatto è che non sono più abituata ad avere tanto calore intorno, cambiata dall’isolamento in cui mi sono costretta e dalla rabbia che ho lasciato mi guidasse.
Con questa consapevolezza alzo un sopracciglio e, insieme, ti sorrido. In effetti, avrei potuto tirare qualche pugno in meno e consegnare qualche compito in più quest'anno. Non che pensi di possedere una chissà quale grande capacità di riportare Grifondoro ai vecchi fasti — non con tutti i tuoi dannati Tassorosso incapaci di togliere il naso da libri e pergamene —, ma almeno i rubini nella clessidra della Sala Grande non sarebbero così impietosi.
«Vuoi che ne scateni una adesso per rendere più spumeggiante la premiazione?!»
La mia minaccia è vana; solo una provocazione per risponderti a tono, mentre ti vedo andare via verso il palco. Sono così fiera di te, Thal. Per tutto il tormento che sembri aver affrontato, sei ancora capace di risplendere. E lo so, so che non te ne rendi perfettamente conto; che c’è una componente di modestia troppo grande in te per spingerti ad accettare questo complimento, ma lo sei. E sei in gamba. Non che tu abbia bisogno di sentirtelo dire da me. I successi della tua Casa parlano chiaro e rimandano al mittente qualsiasi rimostranza.
Il mio cipiglio si fa severo quando sento alcuni fischi provenire dalla platea. Un paio di secondi dopo, sto conficcando il gomito nel costato di un Corvonero alto due metri. Lo osservo grugnire col fiato mozzato e, per quanto divertente sia la scena, continuo a guardarlo in cagnesco. La mia fama di attaccabrighe è sufficiente a fargli storcere il naso ma anche a raffreddare il suo risentimento. Lo prova — eccome se lo prova —, eppure sa che iniziare uno scontro sotto un cielo dominato da draghi e sotto lo sguardo ancora più spaventoso di Peverell non è il massimo. La mia faccia, di contro, dice “Dammi solo un motivo”.
La mia attenzione torna sul palco e lo sguardo corre sui Reali designati per questo ballo: Helena, che ho conosciuto in Sala Grande, risplende di una bellezza capace di infiammare l’isola più del fuoco di un Grugnocorto; la piccola in armatura che sta all’altro fianco di Thalia è deliziosa — riesco a immaginarmela perfettamente sul dorso di quello stesso Grugnocorto con in canna un “IH-HAAAA”.
«Moran, sei uno schianto!!!»
Grido tra le urla di giubilo con le mani a coppa attorno alla bocca per ampliare il suono della mia voce. Poi, fischio come la pecoraia che sono. Un fischio di apprezzamento. Per un attimo, sembra che il nastro del tempo si sia riavvolto. Questa scena non è poi tanto dissimile dalle centinaia di altre che abbiamo vissuto prima della separazione: tu composta nella tua ironia, io… beh, sopra le righe a voler essere gentili.
Continua a splendere, Thal. Io ho il privilegio di rimirare.

©Mistake (layout e codice) ©petrichor. (codice)

Interazioni: Thalia
Menzioni: Haru, Helena, Peverell
Luogo: davanti al palco



 
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view post Posted on 28/2/2024, 14:04
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda • Ballo dei draghi

Non si stupì nel momento in cui Helena riuscì a capire chi fosse suo fratello. Si stupì, invece, del fatto che - da quello che riuscì a capire - anche lei fosse stata vittima di atti di bullismo da parte di quella cricca di idioti. Le rivolse un’occhiata eloquente, di chi capiva bene di cosa stava parlando.

« Ci vorrebbe una bella lezione. » commentò semplicemente, mentre nella propria testa già stava elaborando un piano per fargliela pagare.
Era da un po’ che ci stava pensando ma, forse, con il suo aiuto sarebbe riuscita meglio nell’intento. Un richiamo nell’ufficio del preside non sarebbe bastato a mettere a tacere una volta per tutte Kyros e la sua banda, ne era certa.
Le sue successive parole e il suo sguardo le fecero capire che, sì, Helena era molto sincera. Apprezzò incredibilmente l’empatia provata nei propri confronti, forse per la prima volta con qualcuno in tutti quegli anni ad Hogwarts.
Che potesse confidarsi con lei?
Non se la sentiva ancora di farlo del tutto. In fondo, si erano incontrate solamente due volte. Per quanto fosse una frana nelle relazioni con le persone, credeva anche che la fiducia si costruiva col tempo, perché bastava un attimo per romperla in mille pezzi. E non voleva arrivare a quel punto. Doveva essere prima estremamente certa di potersi fidare di lei.

« Non so. Per ora è molto lontana come possibilità. » si limitò a dire, tagliando corto il discorso e tornando di conseguenza sulle sue, certa ora di non volerne parlare più.
Quella situazione scottava, bruciava nella propria pelle, soprattutto per ciò che sono sempre stati lei e suo fratello. L’allontanamento è stato drastico, il loro rapporto fu reciso agli inizi del primo anno scolastico.
Non c’era modo di tornare indietro.
A differenza sua, Helena non si fece problemi a rivelarle altro su di sé. Un po’ si sentì in colpa per non aver parlato ma, d’altro canto, sapeva ascoltare. Pensò di poter compensare il suo lato molto chiuso con la spiccata abilità di ascolto e comprensione nei confronti degli altri. Era quando si parlava di sé che andava in totale tilt.
Lo stupore sul suo viso si notò immediatamente, quando la Tassina le raccontò della sua presunta sorella ad Hogwarts. Mille domande le passarono per la mente, ma non seppe come dirle a voce per puro timore di sembrare troppo invadente. Come faceva a saperlo? E com’era che non si riusciva a capire chi fosse, se erano sorellastre? Da parte di madre o di padre?
Tornò l’argomento Draven, ma solo a metà. Il preside era salito sul palco, in procinto di annunciare la casata vincitrice della Coppa delle Case e di proclamare il re e la regina del ballo. Ma, quest’anno, ci fu una doppia vittoria al femminile. E tra le due, c’era Helena. Le iridi verdi cercarono il suo viso, accerchiate ora da persone che applaudivano e fischiavano: avevano la vincitrice della serata a due passi!
Si sentì incredibilmente in imbarazzo, così come lei a giudicare dal suo viso rosso come il fuoco. Deglutì appena, annuendo semplicemente alle sue parole. Sì, doveva andare. E lì la serata si sarebbe conclusa, almeno per lei. Se non con lei, come pretendeva di sopportare l’atmosfera festiva che si sarebbe creata da lì a poco?

« Sì… Vai, congratulazioni! » cercò di fare un tentativo, mostrarsi felice per lei. E in realtà lo era.
Le sue parole seguenti interrotte a metà giunsero con sorpresa alle proprie orecchie, ma non avrebbe avuto modo di scoprire il continuo. La salutò con la mano, rivolgendole un sorriso di incoraggiamento mentre altri studenti la trascinavano via da sé.
Ora che aveva cominciato ad abituarsi alla sua presenza, d’un tratto si sentì piuttosto sola. Tuttavia, non era niente che non avrebbe saputo gestire da sé. Nascose le mani nelle tasche dei pantaloni, osservando la premiazione di Helena e Haru - che conosceva solo vagamente - e la conseguente vittoria dei Tassorosso. Anche quest’anno, i Serpeverde erano lontani dalla vittoria, ma forse un po’ più vicini del solito.
Sospirò appena, guardandosi infine attorno quando decise di alzare i tacchi, allontanarsi dalla folla per permettere a se stessa di respirare meglio. Odiava stare in mezzo a tutte quelle persone. Si voltò con la consapevolezza che, sì, presto sarebbe tornata nel proprio dormitorio e sarebbe stato lì che avrebbe potuto tirare un vero sospiro di sollievo.
Finalmente un altro ballo giunto al termine. Ma quella sera avrebbe dormito più a cuor leggero. Contrariamente a quanto pensava, Helena era stata bene quella sera con lei. Ed era questo quello che contava di più.



Interazioni: Helenina
Menzioni: Haru

è stato un piacere :notte:



Edited by Hoiuth - 28/2/2024, 14:29
 
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view post Posted on 29/2/2024, 08:40
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Weave, weave the sunlight in your hair...

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In my defense,
i was left unsupervised
oie_vtQcDnjz1OMw
“I
nvito quindi M.me Whisperwind e Min a raggiungermi, preparandosi al... peggio?”.
All’annuncio del Preside, gli occhioni improvvisamente spalancati e increduli di Haru si mossero rapidi alla ricerca dell’altra Sovrana nella folla. La gloriosa partita all’ultimo sangue a nascondino in cui era stata impegnata con la sua adorata professoressa e il suo amico dorato per buona parte del Ballo l’aveva assorbita al punto tale da farle perdere completamente la cognizione del tempo (e di ciò che le stava accadendo attorno, ovviamente) – non che ce ne fosse comunque poi così tanta in partenza da perdere, eh. Nessuno era sorpreso, insomma. La piccola Tassorosso si era giusto giusto dimenticata che l’essere ad un ‘Ballo’ implicasse l’evenienza di (spoiler) poter e/o voler ballare.
Haru decise che avrebbe raggiunto Helena a furia di piccoli saltelli laterali, a mo’ di granchietto iperattivo e determinato a raggiungere il suo obiettivo a costo di falciare (senza troppe remore) il marasma di ostacoli – animati o meno – che lo intralciavano. La missione da portare a termine era tanto lampante quanto il sorriso ebete e spudorato che sentiva di avere stampato in faccia. La timida ritrosia che avrebbe forse potuto provare in un qualsiasi altro momento in cui fosse stata invitata a danzare di punto in bianco di fronte a tutti era stata completamente spazzata via dall’onda di irresistibile entusiasmo dei suoi concasati. L’euforia che provava la ragazzina in quel momento rasentava l’ubriachezza.

NULLA avrebbe mai arrestato la sua cavalcata obliqua da valchiria con le chele. Eccetto…
Si arrestò repentinamente, l’indice accusatore già sollevato a mezz’aria contro il colpevole di quella inevitabile battuta d’arresto. “TU”, esordì. Lo sguardo nocciola che appuntò sul reo era insolitamente intenso. “SEI-IL-DRAGO-BIANCO-OCCHI-BLU-PIÙ-BELLO-CHE-IO-ABBIA-MAI-VISTO”, osservò in un’unica emissione di fiato, incapace di credere ai propri occhi. Inclinò la testa di lato. Aveva le guance infuocate per lo sforzo. Poi, in tono più sommesso, un “E wow. Sei così alto che saresti un diplodoco perfetto”. Che meraviglia.
Poi, senza preavviso di alcun tipo, si riscosse bruscamente dalla sua rêverie e riprese a correre, schizzando via come un bolide impazzito. Tutt'appost'.

NULLA avrebbe mai arrestato la sua cavalcata obliqua da valchiria con le chele. Eccetto…
“Helena, sembri un incendio”, farfugliò finalmente in direzione di M.me Whisperwind non appena se la ritrovò abbastanza vicina da essere a portata di rivelazioni scabrose. Quell’abito le stava d’incanto. La nota di ammirazione nella sua voce era inconfondibile. Suonava quasi commossa. La ragione della sua chiara commozione era forse da addurre alla tanto sudata vittoria di Tassorosso? Oppure alla nozione stessa di rogo? Si ripromise di ripensarci in un secondo momento. Riflettere sulle mille e una gioia del crime brûlée in quella specifica istanza (ovvero circondate da materiale altamente infiammabile e da creature altamente infiammanti) non sembrava particolarmente saggio. Al tempo stesso, le risultava piuttosto difficile non focalizzarsi su quel tipo di pensieri quando le fiamme dell’abito di Helena sembravano rifulgere di una luce che veniva riflessa dalla propria armatura. L’altra Tassorosso era indubbiamente incantevole. E decisamente microscopica, ma nel senso–, aggiunse Haru tra sé e sé con una risata intenerita. Infervorati (e notoriamente fuori di testa pure in situazioni mondane) com’erano, gli altri Tassi dovevano essere riusciti a trascinarla di fronte a lei senza particolari difficoltà. Indirizzò un sorriso un po’ sghembo ad Helena, nella probabilmente vana speranza che gli altri scoppiati della combriccola non l’avessero strattonata o ammaccata eccessivamente.
Tutto ad un tratto, l’espressione di Haru si fece sobria e meditabonda. Poi, serissima, si rivolse alla concasata. “Ascolta, è vero che quest’isola non sembra nemmeno avere una rete di infrastrutture abbastanza sviluppata da includere tratturi; quindi, figuriamoci una tangenziale. Ed è anche vero che noi personalmente non abbiamo un trattore”. Si fermò ancora un istante a meditare. “Fatta questa doverosa premessa, io direi che io”, disse indicando la propria cotta di maglia, “te”, aggiunse additando l’adorabile co-monarca, “e te, e te, e te, e te”, continuò indicando tutti i Tassi entro il suo raggio visivo “oRA ANDIAMO A COMANDAREEEEEE!” . Il sorriso che le esplose in viso era incontenibile. Tempo di aprire le danze.

It's only illegal if I get caught


INTERAZIONE: HELENA WHISPERWIND, ALEXANDER HYDRA

MENZIONI: CAMILLO BREENDBERGH, ADELINE WALKER

POSIZIONE ATTUALE: ALL OVER THE PLACE A SEMINARE IL CAOS? :sbrill:



Edited by ~ En - 29/2/2024, 09:20
 
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view post Posted on 29/2/2024, 12:53
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Il Panciasquamato sferza l’aria sopra di noi. Le imponenti ali sembrano in grado di spazzare via le poche nuvole presenti. Ne osservo il moto fin quando non va a posarsi in prossimità del suo tendone. Sebbene sia ancora a una considerevole distanza, nonché ancora alticcio, non fatico a rendermi conto di quanto sia mastodontico. Di tutte le creature, magiche e non, credo che i draghi siano gli unici ad avere una qualche forma di attrattiva nei miei confronti, nonostante sappia molto poco di essi. Ne associo il fascino alle mille leggende lette da ragazzino, con gli occhi di un babbano che mai avrebbe potuto pensare che esistessero davvero; ancor di più, che esistessero davvero in un mondo di cui avrei fatto parte di lì a poco. Sorrido, perché non posso farne a meno. Incontro lo sguardo di Megan e, nel notare nei suoi occhi un cambio repentino d’umore, mi si alleggerisce il peso nel petto. Annullo la distanza che ci separa e la prendo per mano, ora che ho una parvenza di pulizia. Riportando lo sguardo davanti a noi, lì dove il Panciasquamato si è appollaiato indisturbato, ho come l’impressione che la priorità di dedicarci all’unica cosa bella di questo evento stia prendendo il sopravvento su quanto vissuto nell’ultima ora o giù di lì. Non sono molto in grado di calcolare quanto tempo sia passato dal mio arrivo qui, considerando che sono partito da Hogsmeade già ubriaco. Il solo ripensare ai movimenti fatti fino a questo momento mi provoca un peculiare senso di vertigini, come se gli effetti del whisky avessero deciso di sedimentarsi in me con una prepotenza che non avevo affatto previsto. Ho mancato di lungimiranza, con il solo intento di sopravvivere mentalmente a una condizione che da sobrio ho sempre faticato a tollerare; col senno di poi, devo dire che da ubriaco non mi è andata tanto meglio.
Ascolto Megan. Presto effettiva attenzione alle sue parole, ma più che a queste faccio caso al tono di voce, all’entusiasmo che se ne evince e al modo in cui anche il suo corpo si sia improvvisamente alleggerito cogliendo al balzo un argomento di conversazione che la mette a suo agio. Vederla così è incredibilmente soddisfacente, soprattutto considerando i minuti precedenti su cui, comunque, ho deciso di soprassedere come se non fossero mai accaduti. Meglio così. Per entrambi, penso… Almeno per il momento.
La scelta di un Grugnocorto Svedese è molto Serpeverde. - commento, divertito, prima di cingerle le spalle con un braccio e accostarla a me.
Mi piace l’idea. Ti ci vedo come allevatrice. La dedizione non ti mancherebbe, visto come ne parli. Riesci a gestire me, che vuoi che sia avere a che fare con un drago… - aggiungo poi, posando un bacio tra i suoi capelli.
Guardandomi intorno, non posso che apprezzare il tempismo con cui ci siamo mossi nel momento in cui la maggior parte degli avventori si è indirizzata verso il palco. Mi tocca apprezzare, in casi come questo, l’utilità dei Tassorosso.
Entro nel tendone addetto al Panciasquamato Ucraino e, in un batter d’occhio, eseguo l’adozione. Oltre che a farlo per mia gioia personale, con questo certificato potrò placare l’animo sicuramente adirato di Lilien quando si renderà conto che non mi sono solo limitato a sparire, ma che l’ho fatto ubriaco lercio e con tutta l’intenzione di andarmene presto da qui insieme alla mia ragazza, senza ulteriori interessi.
Continuando a passeggiare in quell’angolo di calma apparente, ci ritroviamo in prossimità dello stand per gli items. Megan mi riferisce di aver già fatto degli acquisti in mia attesa e decido di non replicare, perché il tono mi sa di accusa e non ha tutti i torti…
Mi concedo un breve istante per adocchiare qua e là gli oggetti in vendita, puntando qualche valido acquisto, e Megan ritira i suoi averi, prima di riprendere la tranquilla passeggiata.
Mi piace questo vestito. Sei stupenda. Avrei dovuto dirtelo subito...

Menzioni: /
Interazioni: Megan (concordate)

Adozione:
NOME COGNOME: Draven, Enrik Shaw
DRAGO ADOTTATO: Panciasquamato Ucraino
INDIRIZZO DI POSTA: Stanza n.2, Dormitorio Serpeverde, Sotterranei, Hogwarts

Acquisti:
Maleficium, 38G
Intreccio di scaglie, 15G

E congratulazioni ai Tassini!
:zalve:

 
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view post Posted on 1/3/2024, 11:27
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«I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno.»

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dZZ2UwN
Noah D. Von Heinrich
vice-ministro
B
eh, alla fine la gamba non si muove e rimane lì, un po' a sostegno, un po' indecisa ancora. Non più per questo ragazzo, ma più che altro per il pericolo ancora imminente che quel tizio del Cavillo si ripresenti a spron battuto ai miei danni. Ogni tanto lo sguardo saetta attorno a me, troppo veloce affinché il misterioso tizio che ho davanti possa rendersene conto. Sorrido amabilmente e sospiro di sollievo
«Oh, meno male! Di questi tempi non riesco a fare due passi senza che qualche giornalista arrivi ad importunarmi.» Dichiaro con una risatina nervosa. So già cosa vogliono chiedermi: "che fine ha fatto Camille Pompadour?" Io mantengo un dignitoso silenzio (argomento spinoso, cari amici), ma quelli mica mollano.
Poi, vabbè, a quello del Cavillo non frega assolutamente una mazza: quello vuole sapere solo se mia madre o mio padre siano cacciatori di Gorgosprizzi o chessò. Certo ignoro totalmente che abbiano in realtà azzeccato la mia natura di vampiro, ma questo ahimè lo scoprirò solo fra qualche mese.
Anche il giovane con cui sto parlando, però, sembra interessato alle mie conoscenze. Scocco un'occhiata (stavolta più lenta e palesemente percepibile) alla gigantesca impalcatura di corna sulla sua testa biondissima e scuoto il capo con educazione.

«La deluderà sapere che non ho mai visto un drago del genere!» Poco ma sicuro.
«Si deve sentire solo come unico esemplare della specie?» In realtà sembro stupido, ma mi diverte la faccenda. Il suo ghigno ha qualcosa di familiare, ma visto quante persone ho conosciuto nella mia (fin troppo) lunga vita, non ci bado granché. Spesso ho botte di nostalgia e malinconia accentuate dal vampirismo. In queste occasioni mi àncoro al presente e mi concentro così sulla voce divertita del mio interlocutore.
«Scherzi a parte, quindi è Lei l'autore straordinario di questo bell'abito?» Sono sinceramente curioso e mi concedo un attento studio osservando dal basso verso l'alto l'altissssssimo ragazzo. Il cui nome continuo ad ignorare totalmente.
«Ma senta un po'... Posso avere il piacere di conoscere il Suo nome?» Tanto me lo scordo fra due minuti: in questo l'essere vampiro non aiuta minimamente. Tutto il resto me lo ricordo molto bene, eh, ma i nomi... vanno in una specie di angolo costantemente colpito da un Oblivion perpetuo. Almeno, però, posso dire di averci provato, ecco. Sto per scoprire come posso rivolgermi al giovanotto quando d'improvviso una ragazzina esagitata ci piomba fra capo e collo. Arriva così velocemente che io sussulto in modo piuttosto palese.
«ODDIO!» Esclamo fortissimo, quasi allo stesso volume della bimba. La guardo con tanto d'occhi non riuscendo a capire nemmeno un'acca. Poi lei se la fila e io rimango basito a cercare di stapparmi un orecchio che fischia.
«Mica si chiama "drago-bianco-qualcosa-che-non-ho-capito", eh?» La butto a ridere piegando il capo e dandomi una pacca sul padiglione auricolare.
Caspita, che ugola la fanciulla!

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Disquisendo con Alexander, assordato da Haru.
 
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view post Posted on 3/3/2024, 18:40
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Già di per sé questa è un’esperienza piena di meraviglie, tu non fai che aggiungerne altre alla lunga lista che sto stilando da quando sono arrivata. È uno dei tanti motivi per cui è bello stare al tuo fianco, quella percentuale di assi che cali sul tavolo e ti costringono a rivalutare la strategia per ottenere l’esito vincente.
Un cavallo alato.
Ho ipotizzato di vederti arrivare con qualsiasi mezzo, ma non questo. Gli occhi si fanno grandi, colmi di genuino stupore. La bocca si schiude appena, avrei tante domande a riguardo, ma giochi d’anticipo e mi fornisci spontaneamente dettagli in più sul conto della creatura «Ira.» ripeto il nome con tenerezza, provando già ad immaginarla in tutto il suo splendore mentre solca cieli tersi, la sua figura in contrasto con l’azzurro intenso dello sfondo «Sarei onoratissima di conoscerla, non te lo nego.» ma non è l’unica cosa in grado di sorprendermi, di spiazzarmi e indebolire le mie difese già fragili.
Non sparirò di nuovo.
Le tue parole, quelle hanno il potere di farmi perdere un battito – in positivo. Per quanto tenti di raccontarmela diversamente, forse avevo davvero bisogno che tu lo dicessi apertamente per esorcizzare la mia paura. Una paura che mi ha impedito di affrontare in maniera diretta l’argomento, di lasciarlo pendere sulle nostre teste come la spada di Damocle.
Annuisco con decisione.
Lo so. Ora lo so.
Ingoio il nodo che mi occlude la gola e mi blocca il respiro, il mio volto diventa così una maschera di serenità. Non dubito nemmeno un secondo, ho sempre avuto fiducia in te, non smetterò di averne adesso. Come non smetterò mai di tenere a te, che tua sia accanto a me o meno. Non potrei mai dimenticarti, o accantonare in un angolo ciò che ci lega con tanta forza. Ogni mio gesto, ogni pensiero che ti rivolgo, è un modo per dimostrartelo. Ti ho cercato perché avevo un vuoto che mi doleva in petto, mi mancavi da morire. Tu, in risposta, sei venuto ed è il dono più grande e prezioso per me. Poterti toccare, poterti ascoltare di nuovo, tornare a condividere con te stralci di quotidianità, tutto questo non ha eguali al mondo. Mi sento fortunata a passare questa serata con te, un pezzo importante del puzzle che si aggiunge al resto dei ricordi che abbiamo collezionato assieme. Ne prendo atto mentre sono qui che ti osservo parlare con Eliza, attingo dalle tue emozioni come una spugna. Emozioni che mi ricadono addosso con gentilezza, mi avvolgono come le braccia che ti stringono salde quando mi cerchi.
«Non devi, non…» non sentirti in debito, non ne hai motivo con me. È un sussurro leggero, ti giunge all’orecchio mentre mi scosto di poco e mi specchio nel tuo sguardo smeraldino «Mi basta solo che porti un saluto al piccolo Astreaus da parte mia, deve assolutamente sapere che ha conquistato un’amica…o due il riferimento a Yvaine è sottointeso, ma chiaro «E che mi recapiti una vostra foto, ovviamente.» non ho pretese eccessive, mi basta che tu ti diverta e ti goda quest’avventura a trecentosessanta gradi. Io aspetterò i tuoi resoconti sul viaggio, curiosa e appassionata come mio solito. Non ho occasione di aggiungere altro, l’incantesimo si sgretola allo scoccare di una metaforica mezzanotte. E io, come Cenerentola, mi sento smarrita, circondata dalle macerie di un sogno su un sentiero che nessuno ha il coraggio di battere.
La voce del Preside Peverell si spande per tutta l’area allestita per l’evento, Tassorosso si aggiudica ancora la Coppa. Vorrei esternare la mia solita felicità, che trabocca finché non grido di gioia a pieni polmoni, unendomi al coro che odo in lontananza. Una reazione normale, no? In viso invece ho solo una pallida imitazione dell’entusiasmo che dovrei mostrare, è appannato da un sottile strato di malinconia. Uno strato che non riesco a sollevare, consapevole di cosa accadrà a breve. Presto i miei concasati verranno a portarmi via, con l’intenzione di trascinarmi in mezzo ai festeggiamenti che si protrarranno fino a notte inoltrata in Sala Comune. Non ho niente per cui festeggiare se ti lascio qui però, non voglio andarmene. Non voglio scrivere fine sull’ultima pagina di questo capitolo, anche se il prossimo è già sviluppato e pronto per essere vissuto. «La prossima sarà vostra, ne sono sicura.» magari è una frase di circostanza, inutile ad attutire il duro colpo per il quarto posto. Riflessioni silenziose che accantono in fretta, il calore del nostro breve contatto mi porta con la mente altrove. Non siamo più qui, con i minuti contati per una separazione che mi pesa come un macigno. Il corpo si rilassa, i muscoli si distendono perché con te sono a mio agio. Le palpebre calano, ogni cellula cattura la scena dipingendola nel buio che offusca la vista. Rallentano il tempo, prolungano il momento e io me ne beo finché mi viene concesso.
«Aspettati delle visite da parte di Caramello durante le vacanze natalizie, d’accordo?» accompagno l’affermazione con un sorriso dolce, t’invierò sicuramente qualche lettera prima del rientro a scuola. So anche che la tua non è una promessa fatta con superficialità, per questo il mio cuore ti è estremamente grato e si quieta. Accetto i fiori e mi faccio più vicina, ti sfioro anch’io una guancia con un bacio, sull’altra poso una carezza delicata come una brezza primaverile. Una brezza che, una volta o più all’anno, culla gli uccelli migratori. Questo siamo noi oggi, viandanti che migrano e intrecciano le loro anime lungo percorsi comuni. Cambiano i luoghi, ma quando ci riuniamo – ovunque noi siamo – ci sentiamo a casa. Il nostro è solo un arrivederci mi ripeto, l’addio non può essere una possibilità.

code by Camille


Interazioni: Oliver :<31:

Grazie ad entrambi per questa meravigliosa esperienza, non la dimenticheremo facilmente. Grazie, per tutto, davvero. Già sai :<31:

E ancora bravissimi i miei Tassini, mamma a zia Tassa sono fiere di voi :<31:
 
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115 replies since 23/12/2023, 17:03   4522 views
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