Il Ballo dei Draghi

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view post Posted on 9/1/2024, 10:52
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Al suono delle suo parole, mi trovo di nuovo a guardarla negli occhi. Penso che abbiano una sfumatura di grigio molto bella e che non è del cielo che mi preoccupo standole troppo vicino. Un brivido mi attraversa la spina dorsale al pensiero di toccarla e non per rispetto a Mike, a Megan o per evitare che Lilien si costruisca dei castelli in aria… Semplicemente, non mi piace toccare le persone o che le persone tocchino me. La trovo interessante, senza contare che è la seconda volta che la ‘sfrutto’ per sfuggire da una situazione incresciosa e non sembri darle il benché minimo fastidio; ma ciò non toglie la mia necessità di restare a una discreta distanza anche da lei nonostante non mi dispiaccia.
Cammino, comunque, al suo fianco e seguendo la sua andatura. Praticamente fissando le sue scarpe tutto il tempo e chiedendomi perché, anche se stanno bene con il vestito, abbia ceduto alla tentazione di stare scomoda; non che sia l’unica a farlo, è solo che non ne capisco l’esigenza.
Un whisky anche per me. Grazie. – dichiaro, una volta raggiunto il tendone, rivolto a uno di quegli inquietanti finti-draghi che bazzicano tra la gente.
Prendo il tumbler come se fosse una coppa d’ambrosia e l’avvicino alle labbra. Mi rendo subito conto che l’odore pungente del whisky inizia a darmi la nausea e sarebbe anche ora, visti quanti ne ho già mandati giù. Ne sorseggio comunque un po’. Me la rischio, per il bene di una sbornia che devo mantenere attiva pur di sopravvivere a questa serata.
Quando è stato detto e certificato che l’essere umano è una creatura sociale, non si è preso in esame i sociofobici che rischiano l’alcolismo pur di sopravvivere in condizioni di non solitudine imposta.
Mando giù un altro sorsetto, mentre alla rossa al mio fianco sembra andare di traverso. La mano destra, tornata a stagnarsi nella tasca dei pantaloni, tentenna per l’impulso di darle una pacca dietro la schiena, ma desiste. Per sua fortuna, e anche la mia, si riprende subito e quasi rischio che il whisky vada di traverso a me quando riprende a parlare. Tossicchio per l’assoluto shock che la sua schiettezza mi provoca e resto a fissarla a bocca aperta per un paio di secondi, prima di scoppiare a ridere.
Cazzo. È esilarante. Se solo mia nonna sapesse che ha speso migliaia e migliaia di galeoni per finanziare i migliori ricercatori al mondo per un esperimento fallimentare. La truffatrice che viene truffata.
A malapena riesco a riconoscere il suono che esce dalla mia bocca. Rido fin quasi alle lacrime e, quando la Tassorosso sembra sul punto di pentirsi di ciò che ha detto, mi sforzo di riprendermi solo per poter scuotere la testa e rassicurarla.
No. No. Hai ragione. Cazzo, se hai ragione… - commento, ancora un’espressione ilare a deformarmi il viso solitamente inespressivo. Sfrego le palpebre tra due dita e mi concentro per smettere di ridere, anche se è tremendamente difficile. Chissà come appare ai suoi occhi il mio divertimento a riguardo, ma il semplice fatto che abbia fatto due più due attraverso l’omonimia mi fa credere che potrebbe non interpretare male questa mia reazione.
Vorrei poterle dire che non ho niente a che fare con Lilien, per cui evito proprio di rispondere alla sua osservazione. Avvicino il bicchiere al suo e lo faccio tintinnare in un brindisi.
L’importante è crederci. - esclamo, mandando giù in un lungo sorso e con una smorfia inevitabile il resto del whisky.
In tutta questa vicenda c’è di buono, almeno, che si possono vedere dal vivo così tanti draghi. Sono cresciuto tra i babbani, non avrei mai potuto immaginare una simile situazione… - commento, alzando lo sguardo al cielo.

Menzioni: Megan, Mike
Interazioni: Thalia

Posizione: Vicino a uno dei tendoni
 
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view post Posted on 10/1/2024, 19:33
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Rivolto a: Mattia (png)
Posizione: in arrivo allo stand articoli
Niah ringrazia (quasi) chiunque la salvi dall'appassionato di draghi che l'accompagna
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«Prima andiamo al seminario delle 17.30, voglio assolutamente avere l'autografo di Mrs, Moore! E anche quello del dottor Hackworth, quindi alle 18.45 dobbiamo seguire "dal cuore alle scaglie". Prima però passiamo alle bancarelle, ho paura che le copie del libro finiscano. Muoviti, o non riusciamo a fare tutto!»
Era difficile per Niahndra seguire il flusso ininterrotto di parole. Un po' perché Mattia finiva per mangiarsene tre su cinque e un po' perché quelle che rimanevano erano storpiate da un accento italiano calcato per l'entusiasmo. Da sopra la spalla del ragazzo, Niahndra sbirciò il quadernetto che lui teneva per le mani e sul quale, a quanto pareva, aveva riportato nei minimi dettagli sia il programma dell'evento che la loro folle tabella di marcia. Un dettaglio in particolare la preoccupò.
«Le hai programmate le pause pipì?».
L'aveva detto per scherzare, ma lo sguardo di fiamma che Mattia le scoccò da dietro la montatura sottile la fece rivalutare un paio di cose.
«Stai scherzando, spero. Non c'è tempo per il bagno».

Quell'anno, Niahndra aveva avuto tutte le intenzioni di saltare il ballo scolastico. Un po' perché ormai la tradizione le era venuta a noia, un po' perché —in tutta sincerità— le mancava l'entusiasmo per il tema. Per quel motivo, quando si era ritrovata per le mani la lettera di Mattia in cui lui declamava a caratteri cubitali il prestigio e la fortuna di organizzare un evento in collaborazione con l'Associazione Draghi Uniti per il Mondo, aveva dovuto leggerla due volte per capire che, no, il ragazzo non soltanto era serio, ma addirittura si stava auto-invitando a casa da lei e Sam per poter partecipare all'evento. Il che, in automatico, obbligava Niahndra a fargli da chaperon.
Mattia era arrivato a Londra la sera prima, aveva sistemato le valigie nella stanza vuota di Niah e le aveva dato appuntamento con la prima passaporta disponibile per le Ebridi. Era la prima volta anche per la ragazza nell'arcipelago e subito il panorama l'aveva rapita con quel taglio da cartolina. Tuttavia, la meraviglia era durata poco, interrotta dall'arrivo caotico e rumoroso del suo amico di penna.
Avevano a malapena avuto il tempo per i convenevoli prima di guadare la folla di partecipanti e attaccare la prima delle tappe sulla luuuuunga, lunghissima lista di Mattia.
«OH MY- guarda lì!!».
Con la voce che rasentava gli ultrasuoni e il naso a patata rigorosamente puntato verso il cielo, Mattia non aveva occhi a sufficienza per ammirare tutte le attrazioni presenti. Né mani a sufficienza per indicarle a Niahndra.
«Quello è un Ungaro Spinato», continuò a sciorinare informazioni. «Lo sai che la sua fiammata supera quella di tutte le altre specie di drago? Per fortuna che il cucciolo evaso dallo zoo quando siamo andati era troppo piccolo per sputare fiamme, ancora».
«Un vero miracolo», convenne Niahndra. Quel testa a testa col cucciolo di Spinato spiegava forse il settanta percento della sua ritrosia a partecipare al ballo. Chiunque avesse pensato che potesse essere una buona idea confinare dozzine di draghi in un'area ristretta e a contatto-non-contatto con degli esseri umani aveva tutta la sua sarcastica gratitudine.
«Qual era il libro che volevi farti autografare?»
Meglio spostarsi su lidi più sicuri.
«"Bacchette e draghi". Lo vendono a quegli stand laggiù».

 
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view post Posted on 11/1/2024, 11:20
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ballo dei Draghi
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Isola di Hirta Ho una paura tremenda d'aver perduto tutto, perfino me stesso. S'attanaglia al corpo come una seconda pelle, s'avvinghia alle caviglie e risale, risale in alto, finché punge dolorosamente il petto. Il cuore è nudo, stasera. Non ha freni, non ha vincoli. Mi chiede troppo, più di quanto possa sostenere. Forse è una sensazione perfino peggiore del Ballo delle Rose e delle Spine, quando io — preda facile — sono stato divorato dai tempi. Invero, ora, siamo solo noi: io, il presente. Alla mercé dei volti — i più familiari, i meno noti. In dissolvenza, copro i ricci disordinati con il cappuccio del lungo, elegante mantello d'ombra. Ricordo uno spettro, un cane, un arcano dimenticato dal mondo. Dimenticato da te? Non c'è domanda, difatti, che mi preme di più. Benché non faccia nulla per mostrarmi nitidamente, io che relego me stesso al nascondiglio, mi accorgo d'imbattermi in un moto più vivido, ben più intimo. Diventa desiderio. Di carne, di sangue, di vita. Desiderio di tornare, di tornare a me. Mi guardo intorno, allora, in modo già più frenetico. Ho gli occhi iniettati di fuoco, lamelle che infiammano le iridi smeraldo; è un connubio di guerra, il mio volto. Sono io, il Drago che s'estingue; e l'Ardemonio che consuma il mio passato, il mio presente, il mio futuro. Trattengo un respiro, forse più a lungo del previsto. La fitta ai polmoni è un campanello d'allarme, la mente s'annebbia. Ovunque, lampi di luce, costellazioni in epilogo: i pattini volteggiano, vezzeggiati all'incanto. Portano tutti lontano, e lontano, e lontano. Per un istante vorrei essere tra loro, scivolare sulla pista di pattinaggio, cadere sul ghiaccio. Quand'è stata l'ultima volta che abbia fatto qualcosa di tanto semplice, e divertente? D'impronta, in memoria, m'adagio al giorno in cui abbia costruito un pupazzo di neve alle rive del Lago Nero; le carote come naso, i ramoscelli delle querce solitarie come braccia e gambe, infine la sciarpa dai colori lucenti. E una polaroid, una delle poche che porto sempre con me. Ho paura d'essere andato via. Ho paura di non essere riconosciuto, di essere stato dimenticato... anche da te.
«Camille.» La mia voce è tumefatta, è silenzio. S'innerva in confusione, condizionando il cuore in un battito che si spezza e si riforma in modo incostante. Avanzo di un passo, e di un altro. Mi allontano dalla folla, raggiungendoti. Di fretta, lascio cadere via il cappuccio. Ora mi vedi, Camille. Io, l'Eremita, il Viandante — ho i segni del mare e del tempo sulle mie guance, ti porto il sortilegio e il grido del Mare. Questa, per me, è armonia: differente, eppure a suo modo singolare.
Ora mi vedi, Camille. E io vedo te. Vorrei dirti tante, tantissime cose; vorrei ringraziarti per la lettera, per aver cercato me oltre oceano. Vorrei dirti di aver pensato a te, alle avventure trascorse, alle esperienze che avremmo potuto ancora fare in Estate. Adocchio la Regina di Cuori, e ti sorrido. Per me è la prima vera volta da mesi, con tutta probabilità. Me ne accorgo perché le pieghe del volto stridono al momento, le guance s'affievoliscono rapidamente; è una cicatrice che tinge la nostalgia invisibile.
«Mi sei mancata tantissimo.» Ti stringo, veloce. Divento un'aquila, e una preda, e un cacciatore. Divento un mostro, e un angelo, e un mondo che perde forma, e la riacquista, e la consuma. Divento tutto, e nulla. Arcani silenti, in attesa, s'accostano: il tempo si sgretola all'abbraccio cui ti pretendo, non voglio più lasciarti andare. Ora, Camille. Ora sì che mi perdo. C'è un cielo d'azzurro, e un temporale; c'è l'Alato che sorvola terre di sabbia, e il profilo del Castello di Hogwarts; c'è un nugolo di Folletti della Cornovaglia, un vicolo di Nocturn Alley, un'esplosione di fuochi d'artificio; e c'è una fiamma, un soldato, una maschera d'avorio e di pece. C'è il tempo, ora, in successione. Inspiro il tuo profumo, torno a te.
«Mi sei mancata.» Ho paura che sia una Visione, una delle ultime. Mi sciolgo all'abbraccio, e mi discosto l'attimo dopo con un brivido che coinvolge tutto me stesso. Afferro con entrambe le mani i rispettivi lembi del mantello, e fingo un mezzo inchino, un po' per gentilezza, un po' per mascherare — almeno un attimo — il volto intero.
La voce riacquista compostezza, e trema appena.
«Sei splendida come sempre.» C'è una cosa che ho capito in questi mesi. Amore è un dio dai mille volti. E tu sei parte del mio cuore.
OutfitOliver

Pensare d'aver scritto per te e per Cami ♥
Menzioni: Camille
 
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view post Posted on 11/1/2024, 12:59
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Ocean eyes.

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MEGAN M. HAVEN || o u t f i t


Dove? Tendoni
Menzioni: Draven
Interazioni: Grace (png)

«Dunque la nonna di Draven sarà presente al ballo di fine anno? Ho capito bene?»
Grace chiude la porta e si avvicina al letto a baldacchino sedendosi ai miei piedi. Alzo gli occhi dal libro, lo appoggio sulle gambe.
«Sarà tra gli ospiti, o una cosa del genere. Draven me lo ha detto qualche settimana fa...» mi tiro su, lascio la testa appoggiata tra la spalliera e il cuscino, poi butto fuori un lungo respiro.
«Cosa ti preoccupa?» chiede Grace rannicchiandosi vicino ad una delle assi di legno che sorregge il baldacchino.
«No, niente. È solo che… Pensi possa presentarmela?» non so perché glielo stia chiedendo.
«Draven? No, credo proprio che ti terrà tutta per sé» mi lancia uno sguardo soddisfatto, io alzo un sopracciglio e arriccio le labbra per soffocare un sorriso.
«Che c’è? Vuoi dirmi che non è così?» incalza lei.
«Non ti azzardare a chiedermi niente!» ribadisco io che ho capito subito dove vuole tornare a parare. «No, no… Non ti chiedo niente, l’ho già fatto e ho avuto la mia risposta tempo fa» alza le mani con fare innocente e poi se le passa tra i capelli biondi. Le tiro un cuscino e la manco per poco; lei, prontamente, mi afferra i piedi portando il peso all’indietro ed io scivolo sul letto.
«Hey!» cerco di divincolarmi, tento anche di mantenere un tono serio ma alla fine scoppio a ridere. Lascio cadere la testa sul materasso e fisso il cielo fatto di tessuto.
«Preparati piuttosto. Devi essere impeccabile, soprattutto se avrai delle mani da stringere questa sera» mi canzona mentre con un balzo scende dal letto e se ne va.

Scendo le scale del dormitorio reggendo il lungo vestito tra le dita per non calpestarlo. Lo sguardo si posa sui presenti in sala; Abigail è seduta su una poltrona vicino alla libreria e alza appena lo sguardo per poi tornare a guardare il foglio, dove scrive frettolosamente poche righe.
«Non ci sarai questa sera?» Le chiede Grace.
«A fare cosa? A festeggiare il fallimento dei Corvonero e vedere alzare la coppa ai Tassorosso? Nah, me la risparmio questa umiliazione» risponde lei accartocciando quella che ora mi sembra una lettera; la butta a terra, ne prende un’altra. Io la ignoro. Da quando è successo l’episodio in treno ha smesso di tormentarmi, trovo così strano da parte sua questo silenzio ma è sicuramente una liberazione di cui voglio godere a pieno finché posso.
«Ho saputo che la nonna ha avuto gravi problemi finanziari e che sarà costretta a trasferirsi fuori Londra» mi sussurra Grace non appena superiamo la soglia della Sala Comune.
«In che senso? Cosa è successo?» Chiedo curiosa, come se avessi davvero a cuore le sorti di Abigail. In realtà, vorrei evitare che il tragitto da qui a Hogsmeade abbia come principale argomento la lista dei ragazzi che Grace avrebbe il piacere di portarsi al letto.
«Non saprei nello specifico ma la tipa che frequenta del settimo anno ha fatto girare la voce. Quello che penso è che semplicemente ha investito male il suo denaro. Lei è mezza babbana, genitori separati. La madre ha rilevato la fabbrica dove tagliano e trattano pezzi di legno per la costruzione di violini; la nonna si occupava della parte burocratica e finanziaria, da quanto ne so» alza le spalle.
«Ne sai molto, vedo» rispondo con tono compiaciuto e un mezzo sorriso.
Arrivate al piano terra attraversiamo il portone principale insieme. Porto il mento verso l’alto, chiudo gli occhi per esigui istanti; mi godo la brezza invernale, stringendo attorno a me il mantello per trovare riparo dal freddo. Non siamo le uniche a camminare lungo il viale e mi sforzo nel concedermi a qualche saluto circostanziale.
Una volta giunte ad Hogsmeade nell’orario predefinito per la seconda passaporta mi arrendo all’idea di dover combattere la nausea nei minuti successivi alla smaterializzazione. Trovo un po’ di distrazione sulla fattura degli oggetti dedicati al trasporto e vi poso la mano nel momento esatto della partenza.
Stringo. Sento il familiare strappo all’altezza dell’ombelico che mi lascia vorticare nel vuoto; una frazione di secondo e sono con i piedi a terra sull’isola di Hiort, la nausea riempie lo stomaco e risale in gola.
Grace mi saluta e va via. Qualche secondo prima di rimettere a fuoco lo spazio, poi le iridi blu oceano si soffermano su ogni minimo dettaglio con evidente stupore. I draghi sono un colpo al cuore e il solo averli davanti ai miei occhi rappresenta un enorme privilegio: sono davvero grata di poter essere qui.
Mi avvio lungo i tendaggi. Il bisogno di bere arriva l’attimo successivo. Uno dei migliori Whisky torbati viene proprio da qui e sono molto curiosa di assaggiarlo. Avanzo sicura verso alcuni tendoni, mi faccio spazio lungo il cerchio nel quale si sviluppano con colori diversi a seconda del drago che li rappresenta. Non ci sono indicazioni specifiche per la zona bar, dunque suppongo che in qualsiasi tendone io entri possa trovare ciò che cerco.
 
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view post Posted on 11/1/2024, 19:49
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Tutto scompare: l’isola, i Draghi, gli invitati. Tutto si dissolve dentro una nube mentre mi avventuro in un labirinto di cui conosco ogni anfratto, in cui mi oriento alla perfezione senza mappe o bussole. Il tuo abbraccio infatti è casa, lo è sempre stato per me. È un luogo in cui rifugiarsi, scappare dal tempo che scorre inesorabile. Scappare da tutto e tutti, lontano, godendomi la pace che mi culla come un bimbo. Mi accogli e io, ad occhi chiusi, mi perdo nella tua vicinanza. Un po’ come una ladra approfitto del tuo calore, mi inebrio dal tuo profumo fino a stordirmi, mentre il volto affonda in quel contatto tanto cercato. Un profumo che sa di salsedine, mari ai confini di terre sconosciute che affiorano davanti ai miei occhi. Non mi è in alcun modo familiare, non l’ho mai associato in nessuna occasione a te – sbagliando, magari. Paradossalmente però anche ciò che sembra nuovo adesso diventa improvvisamente casa, ma solamente perché è la tua pelle ad indossarlo.
Mi sei mancata.
Vorrei dirti che tu mi sei mancato di più, che la tua assenza in questi mesi ha fatto male come una pugnalata dritta al cuore. Vorrei dirti che ho avuto paura di perderti, per poco o per sempre non ha non ha importanza perché il dolore è il medesimo. Poi ti ho visto qui. Vorrei dirti che ti ho visto e quella paura, quel macigno che opprimeva il petto sono svaniti di colpo perché tu sei qui con me.
Non andartene, ti prego.
Non lasciarmi, non di nuovo.
Non dico niente, ogni parola resta vagamente implicita tra le righe che solcano l’aria attorno a noi «Anche tu, non immagini quanto.» ecco, non immaginarlo se non vuoi ferirti. Non immaginarlo perché quell’unica lacrima, che a stento sto trattenendo con ogni briciola delle mie forze, rotolerebbe giù e io non voglio. Non stasera. Stasera non c’è spazio per la negatività e la tristezza, dobbiamo solo riprendere in mano la nostra spensieratezza. Il sorriso ampio che ti rivolgo, appena sciogliamo l’intreccio, lo dimostra senza che io aggiunga altro. Lo dimostra nonostante la voce un po’ rotta, che a contrasto stride quanto le unghie sulla lavagna. Lo dimostra nonostante lo sguardo umido, che sul momento spero passi per un brillio di gioia. Una gioia che, ti assicuro, in realtà provo in abbondanza ora che sono in tua presenza.
I tuoi complimenti poi sono al solito una carezza per l’anima, mi riportano con i piedi per terra e mi aiutano a ritrovare la lucidità che credevo di aver perso ormai. Mi servirà, oh se mi se mi servirà, presto scoprirai cosa ho in serbo per te «Tu di più, credimi.» ti dedico anch’io una mezza riverenza, delicata e lesta. L’espressione schietta e sincera muta quando torno a ergere il busto, un sopracciglio scatta in alto colmo di curiosità «E questo cos’è.» allungo il braccio, come uno Snaso che adocchia una pietra preziosa e ne desidera il possesso. Le dita della destra sfiorano le pieghe del tuo mantello, che fluido drappeggia la tua figura e scende lungo il fianco. Poche mosse ed estraggo, forse magicamente, una lettera. È color avorio, sul retro è vergato il tuo nome. Le lettere splendono come le tue iridi, una coincidenza che genuinamente mi diverte. Più tardi mi riprometto di chiederti come ci sei riuscito, è un trucco che attira la mia attenzione e – per un secondo – mi distrae.
«A quanto pare è per te, carta canta.» picchietto piano sulla pergamena, per poi porgertela con gentilezza. Il contenuto è un cartoncino rettangolare, candido quanto il suo involucro. Su di esso, in nero, è impresso un indovinello. La grafia ovviamente ti è nota, è la mia:

“Fuoco. Fuoco ovunque.
Tra tanti falò, uno solo è innocuo. È arte, con le sue variegate forme ti farà sognare.”


È un richiamo, ancora una volta, all’arte delle illusioni. Un po’ come quella che ho provato a mettere in scena, ma non sono certo all’altezza dei grandi maestri babbani come Houdini. Spero invece che ciò che stiamo vivendo non lo sia, che non sia solo un gioco di doppi fondi e specchi. Ma se lo fosse, se fosse tutto un sogno, non svegliarmi. Lascia che Morfeo mi porti via con sé nel suo mondo, non fermarlo.

code by Camille


Interazioni: con i miei stellini preziosi :<31: Oliver :<31:
 
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view post Posted on 11/1/2024, 22:55
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Thalia
Draven
La mia vita è come una candela spenta, lo è stata per tante settimane. Le giornate a Stoccolma si consumano in una routine monotona, talvolta fastidiosa al punto da insinuarsi come tortura. Le immagini recenti si imprimono in memoria, le lascio scivolare attraverso un turbinio di sensazioni contrastanti, di visioni, e incertezze a seguire. Percepisco una terribile nostalgia di Londra, riesco ad avvertirla in modo nitido, e la voglia di ritornare si ripercuote in visibilio sul corpo. Gli occhi cristallini si assottigliano maggiormente, permeati da un tremito che si propaga lungo le palpebre. Le mani, libere da qualsiasi impedimento, afferrano un biglietto dalla scrivania - il Profeta, ancora una volta, mi invita a partecipare al gran ballo di fine anno di Hogwarts.

La stanza risulta silenziosa, spogliata di ogni vibrazione esterna possibile: resto immobile per qualche secondo, le mie intenzioni si focalizzano fin nel profondo. Non c'è motivo che mi dissuade dal non andare, nessuna ragione apparente. Il brivido lungo il petto si dissipa rapidamente, è come un sospiro liberatorio. Ho l'impulso di sorridere, di lasciarmi andare, e istintivamente lo faccio: è giunto il momento di fare ritorno.

La passaporta a forma di uovo, il lieve senso di nausea che avverto all'altezza dello stomaco, e il traguardo conclusivo in un luogo che sembra fiabesco. Così parte la mia nuova avventura, con un guizzo di curiosità malsana; draghi che sorvolano il cielo notturno, fiammate improvvise che si infrangono contro la barriera protettiva (purtroppo), qualsiasi elemento lì presente riesce a catturare la mia attenzione. Le tante presenze attorno mi suscitano curiosità, comincio a cercare volti famigliari nelle vicinanze; dopo qualche secondo, il respiro mi si rallenta di sfuggita, e d'istinto prendo a camminare in quella stessa direzione. La presenza di Thalia Moran a pochi metri di distanza diventa d'improvviso un punto di riferimento, una sfida che contro ogni pronostico desidero affrontare. Convincermi che tra noi fosse finita, è una consapevolezza verso la quale ho imparato ad accettarne i risvolti negativi e che, malinconicamente, percepisco in modo decisamente più leggero adesso. Ogni passo diventa più sicuro, una rinnovata certezza che si propaga lungo il petto. Rammento ancora il mio ultimo incontro con la Tassorosso, e nonostante il nostro trascorso, le sensazioni che percepisco sono decisamente più serene.
Lei si trova impegnata in un brindisi con un misterioso accompagnatore, un ragazzo differente rispetto a quello già incontrato nel recente passato. Decido così di raggiungerla, andando a colmare la poca distanza che ci separa. Che sia il nuovo compagno della Moran poco mi importa. Infondo, non c'è più nulla tra noi, nulla che debba preoccuparmi. Non sarà il nostro primo ed ultimo incontro, dopotutto, mi dico. Meglio mettere un punto definitivo fin da subito, giusto?. Non ho più voglia di fuggire, e così avanzo fino alle loro spalle, affinché possano sentirmi.
«Perché il bello del nostro lavoro non è e non deve essere fine a se stesso, piuttosto un mezzo per intrattenere il pubblico lettore, una filosofia utilizzata per creare l'illusione che soltanto noi possiamo raggiungere la notizia per primi.»
ho ascoltato parte della loro conversazione. Sono in leggera agitazione, ma la mia voce trabocca sicurezza pur in sussurro lieve. Ho l'impulso di grattarmi la barba, che di recente ho lasciato crescere, tuttavia evito di farlo.
«Capire come questo avviene spetta ai lettori più attenti. Come la nostra Moran!»
l'istinto, mi suggerisce di non guardarla, non ancora. Forse, non sono così pronto per un confronto ravvicinato. Percepisco la difficoltà del momento prendere largo. In cerca di un'altra distrazione, allungo il braccio in direzione dell'altro ragazzo in segno di presentazione.
«Perdona l'intrusione. Mi chiamo Lucas Scott, e scrivo per la Gazzetta del Profeta.»
 
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view post Posted on 12/1/2024, 12:52
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«I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno.»

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Noah D. Von Heinrich
vice-ministro
R
iordino le carte sulla mia scrivania fingendomi molto occupato in questo compito.
La mia segretaria cerca di attirare la mia attenzione sventolandomi davanti il naso questa fastidiosa cartellina color pulce.

«Signor Vice Ministro! Non può rimandare ancora! » Mi rimbrotta. Ha un cerchietto color carta da zucchero in mezzo ad una vaporosa testa di riccioli (tinti) biondo cenere. Ha una certa età, ma credo se ne sia dimenticata da quel dì. La fisso un po’ sbalordito: quel fiocchetto sul capo la fa sembrare un pingue ovetto di Pasqua. Non molto grazioso invero.
«Ehm… Sì ecco, non possiamo mandarci, che so, Perkins?» Domando, grattandomi distrattamente la mascella coperta da una leggera barba. Mi diverto sempre ad aggiungere con la magia questi piccoli dettagli che possono dar l’idea, agli altri, che io sia ancora… beh… un vivente.
«Assolutamente no!» Replica Calista Zaubera, la peggior e la miglior segretaria che il Ministero mi potesse appioppare. Mi schiaffa la cartellina sulla scrivania e poi con fare da matrona si porta i pugni ai fianchi tondi. La sua aria severa mi spinge a prendere in gran fretta il plico. «Ora che… sappiamo… quel che sappiamo…» Mi scocca un’occhiata in tralice e io mi faccio severo al punto da portarmi un indice sulle labbra, invitandola a non andare oltre. Calista si morde un labbro sottile con un po’ troppo gloss sopra. Posso sentirne l’odore zuccherino da qui e mi viene quasi da arricciare il naso e … oh, quel fiocco! Ma perché non te lo levi, mia buona Calista?
«Beh, insomma! Lo sa! Deve esserci, Vice Ministro. La gente a malapena sa che faccia ha!»
«Ed è una gran fortuna!» Ridacchio, sfogliando le pagine del dossier sui draghi fornitomi. Poi mi affretto ad alzare gli occhi verso la strega. «Ma sì, ma sì, si calmi. Ci vado.»
«Oh!» Batte le mani estasiata. «Vado subito da Madame Malkin’s a prenderle un abito!» Trilla, trotterellando verso la porta del mio ufficio.
«Ah, signorina Zaubera!» Mi affretto a richiamarla. Lei si gira con uno sbuffo di nastri e boccoli. «Sì?» Fisso il cerchietto. «Per favore niente fiocchi sull’abito…»

C’è un gran viavai nell’isola di Hirta, Scozia. I poveri abitanti del luogo, probabilmente, non hanno mai visto così tanta gente dai tempi in cui Bogart Bingham, un campione di Quidditch dei miei tempi, non si è strigliato il deretano volando sopra una tana di Nero delle Ebridi mentre era in vacanza qui.
Io mi guardo estasiato intorno, cercando di allontanarmi un po’ da quei due energumeni che Rhaegar Wilde mi ha dovuto mettere alle calcagna. Mi indisporrei, ma non posso farlo visto il mio ruolo. Nessuno può impedirmi di andarmene fra i tendoni guardando il meraviglioso capolavoro che è questa festa. Di tanto in tanto vengo fermato da quel giornalista o da quel funzionario il cui nome figuriamoci se me lo ricordo. Sorrido cortese, mi faccio distrarre dal baluginio di qualche splendida scaglia e poi inventando scuse me la squaglio. Sto cercando il palco per la presentazione, ma ad esser sincero non è che mi sto mettendo tutta questa fretta. Non sono mai stato ad Hogwarts, ma sicuramente posso dire che a Durmstrang robe del genere non ne ho mai viste.
Che invidia!
Giungo al palco dove ai piedi trovo già un piccolo comitato di benvenuto con tanto di vassoi: muovo il capo in segno di cortese negazione (“Niente tartine, sapete, ci ho messo
una vita a entrare in questo completo!”) e stringo la mano di dieci persone diverse, dimenticandomi il loro nome esattamente due secondi dopo. L’unico che ricordo (e per fortuna) è ovviamente mr Kowinski con cui ho avuto già il piacere di parlare. Chiacchiere varie ed eventuali, poi su, salgo questi benedetti scalini e mi ritrovo al di sopra di una piattaforma che mi permette di vedere decine e decine e decine di teste.
Madonna, se potessi vomiterei. Non un bello spettacolo per chi è di sotto.
Comunque, mi punto la bacchetta alla gola ed eseguo un bel
Sonorus.
Non credo sia necessario presentarmi… o sì? Va bene non è che faccia tutte queste apparizioni in pubblico, ma…? Ma no, santi numi, sono il Vice Ministro che figura ci farei? Come uno scolaretto o al circolo degli alcolisti anonimi: “Ciao a tutti sono Noah Von Heinrich e piuttosto che essere qui tornerei a bruciare il culo ai nazis–––“
«Buonasera a tutti! Un caloroso Sul serio, Noah? UN CALOROSO?! –benvenuto a tutti voi a questo splendido evento!»Via, tanto lo so che la voce che il Vice Ministro è qui ha cominciato a girare. Ho visto uno del Cavillo, già sarà partito a scrivere che in realtà sono un vampiro.
Strano a dirsi, ma per una volta si potrebbe dire che ‘sto giornalaccio c’avrebbe pure preso.
Vabbè, dicevo?
Non guardarli negli occhi, Noah, sono come i lupi mannari: se ti fingi morto non si accorgono di te. Tu giochi in vantaggio: sei già morto.
«È un vero piacere essere ospite di questo splendido evento e sono qui con immensa gioia e senso di dovere nell’avventurarci in questa nobile causa che ha un fine comune: la salvaguardia dei nostri draghi!» Allargo le braccia come a voler comprendere tutti i tendoni. «Siamo abituati, sin da bambini, alla loro magnifica presenza, alle storie sui libri e persino nelle nostre stesse bacchette possiamo contare sulla forza di queste splendide creature. Eppure come purtroppo sappiamo, la loro esistenza su questa terra non è più così scontata.» Un teatrale sospiro. «Bracconieri, mercato nero e distruzione del loro habitat naturale ha reso la vita dei draghi assai più complessa di qualche secolo fa. Eppure sono per noi fondamentali, non solo per l’uso del loro prezioso sangue, cuore e scaglie ma anche per la biodiversità del nostro ecosistema. Vorrei ringraziare…» Qui mostro presento il gruppo di due streghe e un mago che salgono facendo ciao ciao con la mano «…L’associazione dell’A.M.A. che si impegna quotidianamente per un utilizzo delle risorse dei draghi in modo più etico e sicuro per la loro salute.» Grandi applausi, più o meno annoiati. Io, almeno, lo sarei.
«Infine voglio enormemente ringraziare mr Kowinski che con il suo continuo e straordinario impegno ha contribuito a realizzare questo splendido evento di sensibilizzazione, grazie anche al supporto della sua associazione “Draghi Uniti per il Mondo”.» Kowinski sale, ci stringiamo la mano con mio enorme imbarazzo (ma sono molto bravo a nasconderlo quindi et-voilà, Vice Ministro perfetto). Lui dice due parole di introduzione poi io riprendo parola e torno alla folla che ha finito di applaudire altrettanto educatamente. Chissà se qualcuno ha ascoltato davvero.
«Ed infine grazie a tutti voi per essere qui! Che la magia di questa notte possa accendere una fiamma nei nostri cuori, una fiamma che alimenta la nostra responsabilità di proteggere le creature magiche che rendono il nostro mondo veramente straordinario. Ed ora, via! Tutti a ballare, abbuffarsi e a brindare ai nostri amici squamosi! » Ma veramente? L’ho detto davvero? Grosse risate. Vabbè, comunque la gente applaude e ridacchia quindi il mio l’ho fatto. Privatamente stringo ancora qualche mano, scambio due parole sull’evento che in effetti è molto molto bello e poi scendo dal palco mentre ancora Kowinski illustra i vari convegni, intrattenimenti e via discorrendo al gentile pubblico.
«Molto bene, Vice Ministro, grazie mille per il suo intervento!»
Annuisco distrattamente, mentre mi si avvicina qualche giornalista a cui tento di rispondere gentilmente ma piuttosto lapidario. Voglio farmi un giretto, accarezzare qualche drago e poi tornarmene a casa a piangere.
… No, dai. Però voglio davvero tornarmene a casa.

«Vice Ministro Von Heinriiiiiich!!»
Oddio! Quello del Cavillo!
Sperando non mi veda mi infilo fra alcuni ragazzi tutti belli agghindati con tante scuse e “permesso permesso” nel tentativo di dileguarmi. Ne supero tre, ne supero due, ne supero altri tre, madonna santa sono circondato. Quello mi becca, ne sono sicuro. E per di più per poco non mi buco un occhio con le corna di uno.

Aiuto?
Code • Oliver



Ciao, il Vice Ministro è stato chiamato in causa per l’evento, faccio dunque la mia trionfale entrata dopo circa mezzo secolo e scusate tanto. :fru: 
Ho deciso che Noah scappa da quello del Cavillo passando discretamente fra Draven, Thalia e Lucas (sia chiaro NON vi butta giù come birilli :ihih: Lo fa con garbo) e per poco non s’acceca con le corna di Alexander, quasi investendo Lyvie. Si avvicina come un razzo anche a Oliver e Camille, ma non voglio rovinarvi il momento, quindi non vi importuna.
Non so dove siete, immaginiamo che lui se la dia molto a gambe ma così, giusto per darvi un po’ di pepe e scombussolarvi i piani. Ignoratelo pure.
Liberissimi di insultarmi via PM. :zalve:

Un grazie speciale a Oliver per il bellissimo codice!
 
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view post Posted on 12/1/2024, 22:35
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
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Sono mesi che non mi faccio vedere in giro e questo è uno dei primi eventi pubblici a cui prendo parte, sono stata rintanata nelle mie paranoie per buona parte dell'inverno. Ho smesso di frequentare i gruppi d'amici cui ero solita perché questa storia di Cillian mi sta mandando fuori di testa. i sembra di sentirmi i suoi occhi addosso che osservano ogni mio movimento e ho paura che legare troppo con qualcuno alla luce del sole possa ritorcersi contro. Mentalmente so che Hogwarts è un luogo sicuro e che nessuno può davvero spiarmi mentre sono qui, ma continuo ad avere incubi orribili e sensazioni che tengono i miei sensi in allerta. Inoltre non faccio altro che ricercare informazioni su di lui, per avere una minima pista da cui partire. Quest'estate mi sono trasferita da Mary lasciando casa di mia nonna e non dando praticamente più nessuna notizia sul mio conto. Una infinità di lettere sono state mandate nel dormitorio Grifondoro da parte di nonna Rose, ma nonostante questo l'idea di rispondere ad una sola di esse mi crea dolore fisico, ho un rigetto completo. Non voglio vedere nè lei nè tantomeno mia madre. Sono ancora arrabbiata e ora a quello s'è aggiunto il terrore di aver scoperto un segreto terribile. L'idea di adottare un drago mi ha incuriosito enormemente ed è stata una della poche cose a ridarmi un po' di luce e speranza, senza contare i doveri in quanto prefetto che mi avrebbero comunque obbligato ad accompagnare alcuni dei miei concasati. Diciamo che ho deciso di alleggerire l'onere delle mie mansioni con qualcosa che potesse interessarmi. Oltre che ovviamente il fatto di volermi prendere una sbronza colossale. Mi sono auto-imposta di non lasciare quel posto se non trascinandomi sulle dita dei piedi. Il luogo in cui prende vita l'evento è di per sè bellissimo, sullo sfondo è possibile vedere i draghi librarsi nel cielo, l'aria è così densa di calore come se il fuoco sputato riuscisse a scaldarci fin dentro l'anima. L'unica nota negativa per me è l'enorme e inutilissimo lago sul quale verte l'intero palco e intorno al quale sono sparsi le botteghe dei negozietti. E' ghiacciato e percorso da gente schiamazzante sui pattini, solo l'idea di guardare quella scena mi dà il voltastomaco, sento i brividi attraversarmi la schiena e mi ripeto come un mantra di voler rimanere sulla terra ferma. Non sono obbligata a spostarmi da qui in fondo, posso semplicemente adottare un piccolo uovo di drago, svuotare il bar e perdermi nell'oblio del dolce liquore. Peccato che il bar non si veda da nessuna parte...ma in che senso non esiste? Continuo a fissare sbalordita la faccia di Joe, un Grifondoro del quarto anno, che ho fermato mezza disperata per chiedergli informazioni.

«No vabbè ma è uno scherzo. Ma in che senso non c'è il bar?»
«Eh oh avranno voluto organizzare così-»
«MA IN CHE SENSO?»
«Alice calmati- ci saranno modi per bere, sicuramente. Ho sentito dire che ci sono dei draghetti che distribuiscono bevande »
«Devono essere belli veloci, perché stasera ho la gola che mi arde. Vabbè ci becchiamo dopo.»

Mi guardo in giro abbastanza perplessa, ricercando le statuette menzionate per ordinare immediatamente qualcosa da bere. Non posso soffrire la vicinanza ad un fottuto lago ghiacciato da sobria. Inoltre questa roba strettissima che mi avvolge come un cotechino mi sta togliendo lievemente l'aria, cerco di respirare mentre vago alla ricerca disperata dei cosiddetti statuini. Quando ne trovo uno, nelle prossimità dei capannoni sollevo perplessa un sopracciglio mentre studio la figura con aria truce. Ma in che senso sono camerieri? Vi giro intorno sentendomi stupida a parlare con una scultura di pietra. Ci tappetto su una mano. Mi pare di essere Mushu con il tamburello che deve risvegliare il drago di pietra. Pronti a partire per la guerra? Mi schiarisco la voce.

«Hey pietrone, svegliati?»

Come si parla alle statue?




________________________________________________________________________

Luogo: Vicino ai capannoni da qualche parte(?)

Menzioni:

Interazioni: Se qualcuno vuole, avverto che la bimba morde :secret:


Edited by Nontiscordardime - 13/1/2024, 09:19
 
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view post Posted on 12/1/2024, 22:41
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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La sua risata, per quanto poco, mi contagia e abbozzo un sorriso quasi complice come se volessi ridere anche io della questione, ma non sapessi bene perché, in fondo, dovrei farlo. Eppure, per un riflesso quasi atavico le labbra si curvano all’insù e non emetto né suono né fiato. Per certi versi mi limito ad osservare il miracolo: non avevo idea che bastasse così poco per strappare un sorriso a Draven Shaw e, mentalmente, spero che Megan sia in grado di allietare il suo spirito allo stesso modo - e anche di più; e mentre lui cerca di trovare la forza di rispondermi a parole in qualche modo, ragiono su quanto si meriti qualcosa di leggero e spensierato, senza doversi indurre quelle sensazioni basilari con l’alcol.
Non mi è sfuggita la reticenza di poco fa al mio invito per un cocktail e il fatto che si sia piegato tanto repentinamente alla mia richiesta mi induce a pensare che non sia il primo della serata. E se, da un lato, non ci conosciamo abbastanza da permettermi di rendere la questione un affar mio, d'altra parte vorrei in qualche modo che questa conoscenza non si fermasse soltanto ai momenti in cui, tacitamente, lo salvo da situazioni scomode. Dietro la facciata, insomma, deve esserci un ragazzo con la testa a posto - per quanto gli ormoni e l’adolescenza possano permetterlo.
Rispondo d’istinto al suo brindisi e lo ascolto, inibita dall’aroma del whiskey, parlarmi di un pezzo della sua infanzia. Questo dettaglio, unito al sorriso e alla risata di pochi secondi fa, mi fa credere di non essere poi così estranea ai suoi occhi. O, forse, l’alcol sta sciogliendo quei nodi che Shaw si porta dentro.
«Ne ho visti un paio--» sto per dire, quando odo un’altra voce.

La sua voce.
Scanzonata, come se il cielo fosse dipinto di colori rosei e gli Schiopodi - invece di tentare di ucciderti - indossassero un tutù in tulle, e irriverente insieme. Un perfetto giornalista rompiscatole e puntiglioso.

Il gelo mi scorre dentro e stringo le dita affusolate attorno al bicchiere, ma non riesco a muovermi né a dire una parola che possa quantomeno mantenere intatta la facciata di noncuranza che in questo momento vorrei poter sfoggiare con sicurezza. Senza maschera sono esposta al suo sguardo e quello che Scott potrebbe vedere non corrisponde alla persona che ha conosciuto e, forse, amato per un istante fugace.
Se sono cambiata lo devo anche a lui, ma questo non significa che abbia il diritto di comparire e scomparire dalla mia vita con la facilità di uno schiocco di dita. Alla fine, anche se io non sono andata da lui - quel giorno a Diagon Alley - lui ha trovato me. Ora.

Lo sento punzecchiarmi a parole, giocando con la mia pazienza e la mia fragilità al tempo stesso, e questo mio silenzio non fa che indurlo a continuare. Lo so, maledizione, che dovrei dire o fare qualcosa, ma non ci riesco. Lo lascio parlare e, nel mentre, mi sento un’idiota fatta e finita.
Avvicino il bicchiere alle labbra e non appena il liquido color ambra sfiora le mie papille si scatenano flashback e memorie che non posso condividere con nessuno. Mi rivedo in quel salotto, sola con lui, e - come se non bastasse - rivivo ogni singolo momento. Il fremito della pelle sotto l’abito di seta, ora, che diventa pelle d’oca su quella scoperta. Sono certa che le mie guance siano più rosee di quanto non fossero prima che la mia conversazione con Shaw fosse interrotta.
Sento l’urgenza di mettermi in disparte, di riguadagnare una compostezza che non so se riavrò stasera - o mai -, e mi vergogno per aver pensato ancora ai miei momenti con Scott quando dovrei pensare a Mike che, questa sera, non può essere qui. Mi sento mancare l’aria, ma fingo di star bene, anche se il mio sorriso è falso come i draghi che ci offrono da bere.

La maledizione s’infrange quando il suo braccio separa fisicamente me e Draven ed è allora che mi impongo di guardarlo, anche se non è facile. Ricordo come, all'ultimo ballo, se ne sia andato con l'espressione più irata che gli abbia mai visto negli occhi. Ora quello sguardo è carezzevole e gentile, senza tormento, ma so bene che è una finta. Il caos che ci portiamo dentro scorre a fior di pelle e non aspetta altra occasione che quella di poter emergere e scombussolare ogni cosa.
Lo esamino come si fa con un quadro, quando si cerchi la bellezza e il difetto insieme, e non trovo nulla che mi sconvolga. Non è cambiato di una sola virgola in tutti questi mesi e, devo ammetterlo, la barba gli dona. Il resto, in ogni caso, è rimasto dannatamente invariato e faccio mezzo passo indietro perché la memoria di quelle dita che mi sfiorano è raccapricciante per il solo fatto che, in fondo, rievochi quell'immagine e quel momento con un seppur minimo piacere.

«Credevo fossi a Stoccolma.» intervengo, glaciale senza volerlo, e lo scruto con un’aria di sufficienza che non mi appartiene più, ma capisco che è quella che lui si aspetta. Prima mi istiga a parole e poi mi ignora mascherando il tutto con una stretta di mano. E’ questo il tuo gioco, Lucas?
Sto per aggiungere altro, ma una quarta figura ci separa con una certa fretta seguito da un altro individuo trafelato. Dall’abito e dalle esclamazioni del secondo uomo deduco che il primo sia il Vice Ministro della Magia e, in un altro momento, mi sentirei elettrizzata per un contatto tanto ravvicinato con un personaggio di tale spessore.
Tuttavia, sul mio carnet di ballo, al momento c’è già abbastanza confusione.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
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Menzioni: Noah o “Vice Ministroooo”
Interazioni: Draven, Lucas
 
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view post Posted on 13/1/2024, 11:49
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ballo dei Draghi
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Isola di Hirta Se qualcuno mi chiedesse cos'abbia fatto durante le vacanze estive, non saprei rispondere per davvero. Potrei dire d'aver indugiato in malinconia, in tuffi al passato e salti confusionari al futuro; potrei dire d'aver profanato il tempo segreto, in una costrizione feroce che ha coinvolto l'Occhio, e la mia identità per intero. Lungo le coste iberiche, la pace è di casa. Il gorgoglio del mare, il girotondo dei gabbiani, la raccolta di conchiglie da infilare strette e veloci in tasche di cappotti, tutto questo ha scandito la mia routine. Non c'è stato altro, non molto perlomeno. Tu, Camille. Tu ci sei stata.
Ti osservo di sottecchi, come un viandante che è incredulo al miraggio. In me, il cuore rinnega la dolcezza dei primi incontri, delle attese traboccanti di desiderio. Il cuore, ora, si fa violento: e pretende, pretende di stringerti, di averti a me e con me. Il cuore è meschino, stasera. Si rende invadente, mi consuma in carne, sangue e memoria. Ho creduto d'aver perduto anche te, Camille. D'altronde, sarebbe stato semplice, e forse conseguente a tutto quello che abbia fatto. O che io, solitario, non abbia fatto. Sparire. Disilludermi. Cancellarmi.
Torno in Scozia, in quest'Isola, con l'imbarazzo — benché affatto sciocco — di essere preda di un sogno, o di una visione più grande di me. Più grande, vivida di noi. Impiego più istanti, allora, a lasciarti andare. Le mie mani scivolano lungo le ombre dell'abito, e rimpiango l'assenza di nascondigli — tasche, ad esempio. Non ho nulla, con me. Oltre la bacchetta, celata dietro la manica destra. Per la prima volta, non ho nulla. Mi piange il cuore a credere d'aver peccato anche in questo, è una consapevolezza che mi trascinerò per tutta la serata e che, lo prometto, saprò attenuare. Il Ballo dei Draghi è un evento di spicco che ha raggiunto il mondo magico, perfino me. Sebbene in disparte, in tana, i sortilegi del luogo e dell'organizzazione hanno solleticato anche la mia attenzione. Dicono vi sia un vero e proprio mercato delle meraviglie, all'Isola di Hirta. Manufatti stregati di cui ho sentito soltanto parlare, e cui vorrò fare tappa. Non ti deluderò, Camille.
«Grazie, per tutto.» Perdonami, allora. Perdonami per le parole sconnesse, per le titubanze, per il mio sguardo distratto all'emozione. Perdonami per non averti scritto, per non aver risposto (pur volendo, credimi) alla tua lettera. Sono tornato, ora e qui. E pretendo di giocare ad una caccia a tesoro che tu hai realizzato soltanto per me. Mi sento vivo, più di quanto non sia stato per molto tempo. E ti sorrido, inseguendo i tuoi modi da giocoliere. Il prestigio d'aurora brilla in un rettangolo di carta. Lo raccolgo delicatamente dalle tue mani, mi basta un'occhiata per divorarne — giacché commosso — le indicazioni. E mi basta un attimo ancora per indovinarne la tappa. C'è un mondo in fiamme e in luce, oltre noi.
È arte, con le sue variegate forme ti farà sognare.
«The Ironbelly Circus.» Com'è che lo conosca, potrai chiederti. Eppure, io già sto camminando a passo svelto; ti cerco l'avambraccio e ti porto avanti, con me. Veloce, come se il tempo fosse in dispersione, come se fosse una corsa tra me, te e l'infinito.
«Dimmi sia la giusta destinazione, mia zia Calliope è fortemente innamorata della loro arte del fuoco. Dice che se fosse stata più giovane, avrebbe spostato Kostyantyn. Ho letto che siano al Ballo, vero?» Potrei anche sbagliarmi, lo metto in conto. Comunque vada, vorrei lo stesso vivere le loro esibizioni. Ora o più tardi.
«Zia Calliope... abita in Spagna.» Commento dopo, un filo di voce più sottile. «Ho trascorso le vacanze estive lì, dai nonni materni.»
Vorrei aggiungere altro, lo farò. Mi incuriosisce, però, la corsa scellerata di uno stregone, e di un altro subito dietro. Anche questo è un gioco in corso? Per poco non colpiva anche noi.
OutfitOliver

Interazioni: Camille
Menzioni: Vice-Ministro
 
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view post Posted on 13/1/2024, 13:35
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Jonathan Wilson - III Anno - Serpeverde
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Ero indeciso se andare al ballo o meno, il tema mi intriga assai e la possibilità di vedere da vicino dei draghi mi elettrizza, non capita spesso di poter ammirare quelle eteree creature; c'era solo un problema, non sono molto avvezzo alle interazioni sociali, e so bene che ci sarà moltissima gente, ho sentito parlare di questo balla da tantissimi studenti e non dubito che ci saranno anche tanti adulti. Certo non è necessario che io rimanga fino alla fine, tanto meno che mi metta a parlare con i
Immagine%20WhatsApp%202023-12-24%20ore%2008.04.10_cdd86c7a_100x100-17051490983105
partecipanti, però potrei anche trovare punti in comune con alcune persone che non vanno lì solo per passare una serata insieme ai loro amici senza pensare alla scuola e ai vari impegni o a bere per divertirsi, cosa che non capirò mai, ma forse sono solo io che non so come si fa.
Dopo un'ora passata a passeggiare per il Dormitorio semi vuoto, mi sono deciso. Vado, vedo quello che
devo vedere e poi torno al castello cercando di dare meno nell’occhio possibile.
Mi metto su l'outfit che ho scelto, sono piuttosto orgoglioso della mia scelta, anche se penso che sia un po' vistosa, quindi il mio piano di passare per invisibile credo sia irrealizzabile. e mi dirigo fuori dal castello.
Non ci vuole molto prima di imbattermi in una delle passaporte indicate per il ballo.
Di certo la fantasia non è il loro forte penso mentre mi appresto a toccare l'uovo di drago che funge da passaporta. Ne ho già usato una e mi ricordo il senso di nausea che mi provoca, quindi sono già pronto a quella orribile sensazione.
Appena metto i piedi sul terreno cerco di trovare il mio equilibrio, ma è difficile con gli occhi chiusi, spero sempre che funzioni per evitare la nausea, ma non ha mai funzionato. Dannata la persona che me lo ha consigliato!
Maledetto metodo di trasporto! nella mia mente questo pensiero urla con una forza tale che mi provoca quasi mal di testa. Per fortuna, dopo qualche respiro profondo, riesco ad aprire gli occhi e sento che la nausea sta passando, di sicuro non berrò niente per un po’ e tanto meno mangerò.
Finalmente riesco a vedere il posto in cui mi trovo, non ero mai stato sull’Isola di Hiort e devo dire che è un posto incantevole; vedo dei draghi che volano nel cielo, mentre alcuni sono a terra per farsi ammirare, visto che sono qui solo per loro mi avvicino a uno degli esemplari, la sua imponenza mi fa venire qualche brivido, ma sono affascinato dalla sua possenza, sembra proprio che sia fiero di farsi ammirare.
Dopo qualche minuto mi guardo intorno e vedo che c'è abbastanza gente, però sembra che nessuno si sia accorto della mia presenza.
Il mio obbiettivo sono le grandi tende colorate, quindi, cercando di non dare nell'occhio mi dirigo verso uno dei tendoni, voglio sapere il più possibile sui draghi senza dover per forza interagire con le altre persone presenti, ma sento già che non potrò evitare tutti quanti, con qualcuno mi scontrerò di sicuro.
©harrypotter.it


Luogo: Vicino a uno dei tendoni
Menzioni:
Interazioni: Se volete interagire con lui fate pure non vi arrostisce, per adesso :flower:



Nome e cognome: Jonathan Wilson.
Drago adottato: Lungocorno Rumeno.
Indirizzo di posta: Dormitorio Maschile Serpeverde.


Edited by Astra~ - 18/1/2024, 10:41
 
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view post Posted on 13/1/2024, 16:51
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Con lo sguardo verso l’alto mi concedo di sognare ad occhi aperti un momento. Dimentico il motivo per cui sono qui, la presenza di mia nonna soprattutto. Ho interesse solo per queste maestose creature che vedo volteggiare in aria, il vero motivo per cui mi sono nascosto dietro le esigenze da Prefetto per giustificare la mia presenza qui e che mi è servito da sprono per andare oltre le mie ansie sociali. Con la coda degli occhi ne intravedo qualcuna appollaiata alle spalle del tendone e non credo sia ammesso, ma penso che se muovessi qualche passo verso di loro e protraessi un braccio potrei arrivare ad accarezzarle. Chissà come sono le loro scaglie al tatto, chissà qual è il loro vero odore senza schermature magiche che gli impediscono di bruciarci tutti vivi; chissà a che pensano, se pensano, vedendo questa massa informe di inferiori essere umani guardarle dal basso verso l’alto con meraviglia e un pizzico di umiltà.
Mi gira la testa.
Nell’istante seguente, mi sento mancare la terra sotto i piedi e le gambe si fanno improvvisamente di gelatina. Le dita della sinistra, strette intorno al bicchiere vuoto, rischiano di cedere per un improvviso formicolio e l’istinto mi porta ad allungare il braccio oltre la rossa per poggiare il tumbler alle sue spalle, su una roccia; meglio così che a terra frantumato.
Il movimento repentico mi scatena un brivido lungo la schiena, percepisco del sudore freddo sulla nuca e inizio a pensare che tutto ciò non abbia a che fare con l’emozione per i draghi, bensì per il whisky…
Comunque, non ho tempo di interrogarmi ulteriormente. A rimpiazzare la voce della Caposcuola subentra quella di un uomo che non riconosco. Mi volto a guardarlo e faccio una fatica immane a seguire il filo delle sue parole. Non ho idea di che tipo di espressione io abbia in viso in questo momento, ma sento le sopracciglia corrugate e gli occhi sgranati come se fossi sul punto di avere uno scatto omicida.

Draven Enrik Shaw. - riesco ad articolare, con mia immensa sorpresa, quando mi porge la mano e gliela stringo al meglio delle mie attuali capacità.
L’istinto mi suggerisce di allontanarmi, ma mi sento fiacco e rallentato, è come se non avessi più il controllo del mio corpo e osservassi la scena dall’esterno. Ciò che segue la pessima sensazione, avviene molto velocemente e senza che io possa in alcun modo gestirlo.
Quello che, a detta della scimmia urlatrice che gli corre dietro, dovrebbe essere il Vice Ministro taglia lo spazio tra me e i due interlocutori di fronte. Forse per non averlo minimamente notato, mi ritrovo a indietreggiare per riflesso, sebbene i nostri rispettivi spazi vitali non richiedessero una simile accortezza; ma non ne ho il controllo. Ed è il punto di non ritorno.
Forse aver mantenuto una posa statica nell’ultimo paio di minuti ha favorito una sorta di status quo che poi, scosso dal movimento repentino, ha ceduto brutalmente. Fatto sta che la bile mi risale in gola a una velocità disarmante e ho giusto la prontezza di riflessi per spostare bruscamente il giornalista di lato, praticamente gettandolo addosso alla rossa, per evitare di vomitargli addosso. Lo faccio al suo fianco e spero di non averlo preso. Temo sia la scena più pietosa e imbarazzante della mia intera vita e non ho nemmeno la forza di riconoscerlo o di preoccuparmene.

Scusatemi.
È tutto ciò che dico, dando le spalle ai due. Con una nonchalance senza eguali, mi incammino poi, barcollante, verso chissà dove. Senza meta. Lontano dalle persone, dai draghi, dal whisky.

Menzioni: Vice Ministrooooo
Interazioni: Thalia e Lucas (CHIEDO PERDONO :cry2: )

Posizione: In mezzo a qualche frasca
 
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view post Posted on 13/1/2024, 18:44
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No rain, No flowers

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HELENA S. WHISPERWIND • 13 Y.o. • 1st year • Outfit
N
on è semplice darsi un tono e ri-assumere un atteggiamento composto ed elegante, degno di un abito sfarzoso e di un contesto sociale come il Ballo Invernale, dopo aver preso una stramaledettissima passaporta.
Helena questo lo sa bene, nonostante la sua giovane età e nonostante il numero di volte in cui è stata risucchiata da quello strumento (dannato ma dannatamente utile) può essere contato sulle dita di una mano, o al massimo due. Si rassetta il vestito al meglio delle sue possibilità, ascolta le istruzioni di Camille, la ringrazia per aver accompagnato lei e gli altri primini al ballo e finalmente può dedicarsi all’ammirazione del paesaggio che la circonda.
Lì sull'isola di Hiort, a ovest del nord della Scozia, è tutto così incantevole da lasciarla senza fiato, col naso all’insù. Draghi diversi e imponenti sorvolano il cielo con elegante naturalezza, qualcuno atterra, osserva curioso qualche minuscolo umano e poi dispiega le ali e torna su, a manifestare la propria maestosità. Le coste frastagliate e i monti fanno da sfondo al bacino di ghiaccio, talmente belli da sembrare dipinti ad acquerello dal più bravo tra gli artisti.
È lì, Helena, ferma ed incantata ad osservare ogni dettaglio con attenzione, ad inspirare a pieni polmoni l’aria frizzante e salmastra che sa tanto di casa.
È lì, e ci resta per un po’. Probabilmente troppo. Uno sconosciuto che le pesta i piedi la fa rinvenire e la guarda stupito quando al proprio “scusa” si sente rispondere «Grazie!».
Sarebbe rimasta lì per ore e se non fosse stato per la sua gamba invadente e con ogni probabilità avrebbe iniziato e terminato il suo Ballo sempre lì, nella stessa posizione.
C’era poi da cercare Lyvie, che la sera prima le aveva inviato una lettera d’invito decisamente asettica ma decisamente diretta, a cui non aveva avuto la possibilità (né la volontà, invero) di dire di no.

─ · ─

«Lyvie! Ciao!» Si può arrivare in ritardo perché ci si è dimenticati del tempo e di tutto, rapiti dalla meraviglia del paesaggio? A quanto pare sì. Helena sorride alla Synfenir, ma non si sente di chiedere scusa per il ritardo, perchè nel suo modo di interpretare l’invito la questione era più un “vediamoci lì” inteso come “vediamoci lì, quando capita”, piuttosto che un “vediamoci al ballo alle ore x e y, questo è un appuntamento”. Insomma, un po’ come quando incontri una persona che conosci vagamente per strada e poi la saluti con “ciao, ci vediamo” e poi né il destino, né la volontà, ti portano ad incontrarla e finisci per non vederla per mesi.
Helena osserva Lyvie per un attimo, con un sorriso che va a sfumare, con ben poche cose da dire data la scarsa confidenza con lei, ma con una genuina allegria per aver ricevuto il suo gufo e per essere riuscita a trovarla in mezzo a tutta quella gente. Per questi motivi, e perché la gentilezza è sempre una buona idea, ritorna sui suoi passi e inizia a considerare anche che se la serpina si era presa la briga di inviarle un gufo, forse incontrarsi al ballo non era poi così tanto una questione lasciata al caso.
«Mi spiace essere arrivata tardi, draghi e paesaggio mi hanno proprio rapita!» Il sorriso di prima riacquista nuova luce «Comunque stai proprio bene così, sai? Molto meglio che con la divisa serpeverde!» L’allusione alla divisa che veste o ha vestito quasi tutto il suo parentame paterno, con cui non corre particolare simpatia, sicuramente non verrà colta, ma non se ne cura e passa oltre, venendo attirata dalla presenza di una figura conosciuta.
«Oh, ma guarda chi c’è!» Camillo Breendbergh, ex concasato, splendidamente vestito di nero, rosso e oro, ha lasciato Hogwarts da un tempo che non è tanto, ma che appare ad Helena quasi come un’eternità. La sua assenza, in Casa Tassorosso e in sala comune, si percepisce ogni giorno con la stessa intensità, che non accenna a sfumare. Non sono mai stati amici intimi, probabilmente a causa della grande differenza di età, ma con le sue battute e riflessioni fuori luogo ma al contempo brillanti e tremendamente schiette, lui ha da subito conquistato un posto speciale nel cuore della tassina. Per non parlare del fatto che Camillo è il padre del suo caro Tucaburgo, una trasfigurazione meravigliosamente riuscita di un tucano capace di svolgere più che egregiamente il suo lavoro di postino. È bello, per lei, avere con sé Tucaburgo; le dà ogni giorno la certezza che, ovunque sia, Camillo stia bene. O quantomeno sia sempre vivo.
«Millo, ma sei un Petardo Cinese! Anch’io!» Helena, gioiosa, fa una piroetta sul posto mostrando con orgoglio l’opera di zia Juls: spallacci dorati, un corpetto lavorato con scaglie di drago che sfumano dal nero più intenso allo scarlatto, fondendosi gradualmente con il raso della gonna nella parte inferiore.
Presa dall’entusiasmo dell’incontro, è solo poco dopo che Helena nota tre cagnoloni che siedono rilassati poco distanti da Camillo. Si china e li accarezza tutti, due alla volta, rivolgendosi a loro con complimenti e moine e quelle solite vocine sceme che per qualche strano motivo si è soliti fare a cani, gatti, bambini, e in generale a tutto ciò che c’è di animato e che appare carino e coccoloso. Si ferma per un attimo quando vede due grandi piedi lì accanto, che non possono essere di Millo perché quel bianco dei calzari stonerebbe troppo col suo outfit e un errore di stile di questo calibro non sarebbe di certo da lui. La tassina alza piano lo sguardo e nota un altissimo ragazzo sconosciuto, pallido, biondo, proprio carino e ben vestito, sullo stile ricercato di Camillo. Si schiarisce la voce per darsi un tono, si rimette in piedi e nuovamente si meraviglia dalla differenza di altezza che c’è tra loro, nonostante il cambio di prospettiva. «Ciao! Sono tuoi questi bei canini?» Non si esime infine dall’ennesima carezza, a quello che tra i tre le è più vicino.
outfit-Helenina
Interazioni: Lyvie-Camillo-Lex • Menzioni: Camille


Helena è ancora una primina perciò arriva a destinazione accompagnata da Camille! ♡
 
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view post Posted on 14/1/2024, 15:50
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Thalia
Draven (mai letta un'uscita di scena migliore :ihih: )
Menzioni:
Vice Ministro
Ho la testa piena di pensieri, uno più rumoroso dell'altro. Si uniscono a frammenti di quella serata trascorsa a Villa Scott, a sensazioni di contrasto e paure mai cancellate. Lei è fuggita. È la mia voce della ragione che imperversa la mente, secondo dopo secondo. Diventa straziante, l'incubo di un labirinto nel quale ho già perduto me stesso. Cresce di continuo, si tramuta in una malinconia profonda che non intendo più affrontare.
Perfino il petto mi si ribella. Il suo defilarsi è rimasto in memorie che vorrei aver superato, un tradimento dal quale non riesco ancora oggi a districarmi. La cruda verità che strappa l'idillio del momento, il mio cuore che si dimena, il gemito di un sentimento che subdolo tenta di riaffiorare. Confuso, mi risveglio da questa battaglia interiore; il ragazzo che ho davanti appare in difficoltà, lo stato di alterazione che ripercuote i suoi movimenti risulta evidente. Cerco di cogliere la parte ironica di quel comportamento, finché la mia attenzione si ritrae di scatto, come una preda allertata da un rumore sinistro: è il Vice Ministro che scivola nelle nostre vicinanze, seguito da un'altra figura della quale ignoro l'identità. Vorrei tentare di mescolarmi alla loro camminata veloce, fuggire lontano ed evitare il confronto con Thalia che tanto avevo desiderato fino a qualche secondo prima; eppure le gambe restano immobili, ancorate al terreno.
Sto per rispondere alla sua affermazione, quando una spinta improvvisa mi porta in avanti, oltre qualsiasi reticenza; ho come l'impressione d'avvicinarla, di ritrovarla finalmente accanto. Sento il corpo muoversi da sé, spingersi in quella direzione che tanto bramava. Mi accorgo che per non perdere l'equilibrio sono avvinghiato con entrambe le mani sopra i suoi fianchi, percepisco in modo distinto l'aroma del whisky adesso, è un'istante che consuma il cuore.
Batte, batte fortemente. Il rancore che albergava in partenza si è sciolto come neve al sole. Mi accorgo di aver perduto il controllo, di essermi abbandonato in quel contatto così tangibile; è la bile rigettata da Draven a riportarmi con i piedi a terra - in modo quasi inaspettato è riuscito a non vomitarmi in faccia.
«Credo che il tuo amico abbia esagerato con il bere!»
la mia voce è un sussurro. Mi sfilò da quel contatto delicato, le mie dita solleticano delicatamente il corpo di Lei in fase di distacco, e tremo appena. Mi sei mancata, vorrei gridare. Eppure, non ci riesco. Non sono ancora capace di palesare le mie debolezze.
«Ho bisogno di bere qualcosa. Forse dovresti accettarti delle condizioni del tuo amico..»
mi mordo quasi la lingua nel pronunciare quelle stesse parole, il mio è un chiaro pretesto per fuggire lontano. Comincio a voltarmi indietro con il corpo, quando in realtà vorrei soltanto restare.
 
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view post Posted on 14/1/2024, 19:51
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Faccio ancora fatica a realizzare a pieno la situazione, anche se mi mostro calma e concentrata nello sviscerare un paio di trucchi di prestigio imparati in fretta e furia in due giorni scarsi. È come avere l’ovatta nelle orecchie, un mondo ammutolito da un Muffliato ben castato in cui riesco – come per miracolo – a percepire con chiarezza solamente te.
«Oh non-» mi esce dalle labbra come una lieve brezza, talmente leggera da sentirlo a malapena io stessa. Vorrei dirti che non è necessario ringraziarmi, perché cercarti e strapparti un sorriso sincero – anche uno soltanto – è il minimo che io possa fare. Per me sei importante in una maniera che non riesco a descrivere, se tentassi non vi renderei giustizia. Te lo dimostro così però, con quelli che considero piccoli gesti. In più occasioni ti ho donato frammenti di me, continuerò a farlo in futuro se me lo permetterai. Ci sarò sempre per te, anche se non siamo fisicamente fianco a fianco. I chilometri – che siano dieci o decine di migliaia – come vedi possono sì separarci, ma non mi faranno dimenticare di te. Sei sparito, mi hai fatta preoccupare e non poco, è vero. Ma non pensare che io ce l’abbia con te nemmeno per un secondo, se sei qui adesso significa che – nonostante tutto – nemmeno tu ti sei dimenticato di ciò che abbiamo costruito. E mi è bastato vederti per accantonare in un angolo tutte le paure, le ansie e le paranoie che mi attanagliavano lo stomaco. Puoi leggermelo nello sguardo colmo d’affetto che ti rivolgo, nell’ennesima tenera carezza che ti sfiora il viso «Per così poco.» l’unica frase di senso compiuto che, infine, riesco a pronunciare. Ti risulterò scontata, ne sono consapevole «Dovresti aspettare più tardi a ringraziarmi, semmai. E solo se ne varrà la pena, ovviamente.» provo a mantenere invano un tono scherzoso, gli occhi che ti osservano recuperare la lettera e divorarne il contenuto. Mi assale una certa soddisfazione quando mi dai la risposta, anche se lo celo dietro una maschera modellata ad arte. Mi conosci ormai, non resisto ai giochetti «Sono stata troppo buona, lo ammetto.» alzo le mani, in resa. Non lo esplicito, ma la soluzione è ovviamente corretta «I prossimi indovinelli saranno più difficili, preparati!» aria falsamente minatoria, l’indice della mancina che mira alla tua figura a rafforzarla. Ma faccio presto ad abbandonarmi alla leggerezza, il tuo entusiasmo mi travolge e non oppongo resistenza, anzi mi concedo ad esso e non potrei esserne più felice. Ti porgo l’avambraccio, lasciandomi trascinare ovunque vorrai. Ad accompagnare i nostri passi ci sono i tuoi racconti, un’altra consuetudine che mi è mancata durante le monotone giornate al Castello.
«Davvero?» un sopracciglio scatta curioso «È una loro ammiratrice?» sono piacevolmente sorpresa, lo ammetto «Beh allora tua zia è una donna fortunata, perché sono qui in giro per l'isola, dobbiamo solo scovarli. Magari incontriamo proprio Kostyantyn, allora potremmo farle avere un omaggio da parte sua!» la butto lì, una proposta che spero possa essere apprezzata da entrambi «Immagino ne sarebbe felice, che dici?» assimilo le parole successive e il resto mi muore in gola.
In Spagna […] Ho trascorso le vacanze lì…
Per un istante mi blocco, il passo si arresta. È impercettibile, ma il petto si alza e si abbassa, piano, guidato dal sollievo. Sapere che in questi mesi di lontananza non eri solo, ma circondato da persone che ti amano è rincuorante. Sembra sciocco, ma per me è un dettaglio estremamente importante.
«Oh attenzione.» un buffo duo, affannato a rincorrersi e scappare rispettivamente – come il gatto con il topo –, mi dà la scusa per giustificare il mio corpo momentaneamente fermo al pari di una statua. Mi stringo a te, cercando di evitare una brutta collisione. Scuoto il capo e trattengo a stento una risata, tornando poi a noi con un’espressione più composta «Dunque, la Spagna.» ritrovo il controllo di me stessa, finalmente. La voce al solito è dolce, ma stavolta è puntellata di altro, una nuvola di domande sospese. E rimarranno tali quelle domande, è giusto che sia tu a scegliere quando e se dirmi di più, con i tuoi tempi «Dev’essere stupenda.» lo dico un po’ sognante, mentre comincio ad associare quel profumo che porti addosso a delle immagini più definite, reali. Ad associarlo ad una parte di te, che pian piano si apre davanti a me come una feritoia in cui sbirciare. Ma vi sbircio con delicatezza e rispetto, senza esagerare «Almeno, per quello che mi hanno raccontato i miei cugini.» mi affretto ad aggiungere, purtroppo non ho ancora avuto il privilegio di visitarla «Un viaggio che hanno fatto per festeggiare il superamento dei M.A.G.O.» un modo come un altro per fare baldoria, questo alla fine ho appreso «Pensa che volevo seguirli, ma ero piccola per cimentarmi in una simile avventura. Quindi ho tenuto il broncio a casa finché non sono tornati.» e se ci rifletto a posteriori è stato meglio così, decisamente. Vorrei fornirti altri dettagli piuttosto divertenti, ma alcuni schiamazzi attirano la mia attenzione.
«Ehi, guarda là!» non molto distanti, vicino all’ingresso dei primi tendoni, si possono intravedere tre dei componenti dell’Ironbelly Circus. Un nutrito gruppetto di ospiti è riunito attorno a loro, attraverso gli spazi lasciati liberi dall’intreccio di arti s’intravedono lingue rossastre. E, coincidenza, c’è Kostyantyn a tenere le redini dello spettacolo. Da qui ancora non possiamo vederlo nella sua interezza, ma il pubblico sì e grida il suo nome.

code by Camille


Interazioni: Oliver :<31:

Menzioni: Vice Ministrooooooo :ihih:
 
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115 replies since 23/12/2023, 17:03   4528 views
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