In my defense,
i was left unsupervised
N
iente da fare.Era perfettamente inutile tentare di mascherare o – ancora peggio – frenare l’entusiasmo. Altro che fremere, Haru stava visibilmente
vibrando dall’emozione.
Avrebbe fatto invidia persino al Nokia 3310 più prepotente, pensò con un sorrisetto sghembo.
Tutto di quell’occasione la mandava in visibilio, a partire dall’outfit che aveva assemblato con particolare cura nei giorni che precedevano il Ballo, per continuare con l’idea di poter ammirare dal vivo uno stormo di pseudo-pterodattili fatati e fiammeggianti volare felici, e per finire con l’improbabilissima
partner in crime al cui fianco già trotterellava fiduciosa. Di lì a poco, avrebbero dovuto affrontare in una sfida all’ultimo sangue l’ultimo allenatore della Lega Pokémon, l’Eccellentissimo Fato Turchino, l’unico e solo Gormito Maximus: il suo G
olden bestie del cuore.
"Gyeah", si disse sottovoce.
Gyeah, le rispose mentalmente una voce scura ormai così familiare che la ragazzina l’aveva interiorizzata.
Scosse la testa, ancora incredula.
Nulla aveva senso, tutto era assolutamente magico. Si strinse automaticamente alla professoressa Walker, incantevole nel suo abito cangiante, lasciandosi avvolgere e travolgere completamente dalla sua euforia. Ringraziò mentalmente il cielo per l’aria frizzantina che pizzicava un po’ la pelle di quella giornata dicembrina. Era talmente su di giri che il gelo era seriamente l’unica cosa che potesse forse tenerla ragionevolmente vigile.
Perché sì, era tutto vero: Haru e la giovane docente avevano una missione fondamentale da portare a termine,
MA la ragazzina stava ancora cercando di processare il complimento ricevuto per l’abito (di cui andava molto fiera) quando la professoressa l’aveva attaccata di nuovo.
Kaboom. Prima, prendendola a braccetto.
Doppio kaboom. Poi, promettendole regali categoricamente irrifiutabili.
Triplo kaboom. Haru non aveva fatto nemmeno in tempo a pensare di poter protestare che un Intreccio di scaglie si era materializzato sul suo polso, solido come una promessa che sarebbe stata mantenuta. La ragazzina aveva incrociato lo sguardo bicromico dell’insegnante solo quando era stata assolutamente certa che i lucciconi grati che le avevano riempito gli occhi all’improvviso fossero pressoché invisibili.
Quadruplo kaboom carpiato con avvitamento.“Ci sto”, aveva replicato con profonda serietà. Non era chiaro nemmeno ad Haru se in quel momento stesse rispondendo esclusivamente alla proposta del piano d’attacco dell’insegnante o anche ad una più profonda, implicita richiesta che non le era stata pienamente verbalizzata. Ma con la professoressa Walker andava bene così.
Quando poi si offrì di regalarle un cucciolo di Ungaro Spinato, Haru prese a saltellare felice sul posto, una sorta di molla perfettamente elastica e incapace di contenere l’esaltazione. Il tutto senza ovviamente liberarsi un secondo dal braccio della professoressa. Dopotutto, era stata l’insegnante a prendersela a braccetto, e ad Haru non passava per l’anticamera del cervello neanche l’ombra dell’idea che se ne sarebbe staccata lei. Invece, con fare un po’ maldestro posò per qualche breve istante il capo sulla spalla della giovane donna e sussurrò un timido
“Grazie, però” a occhi chiusi.
Quel Ballo aveva proprio il
vibe chill da gita scolastica fuori porta, e cose che normalmente le sarebbero sembrate fuori posto apparivano invece ora perfettamente regolari ai suoi occhi
a forma di cuore.
“Non posso credere di avere finalmente il mio lanciafiamme domestico”, ridacchiò poi gioiosa. Non dubitò nemmeno per un istante del fatto che la professoressa Walker non avrebbe approvato dei suoi hobbies.
Riflettendoci, una delle ragioni per cui la docente le piaceva così tanto era il fatto che – come Haru – chiaramente prendesse
molto sul serio cose che i più avrebbero invece ritenuto di poco conto: come lei, stava trattando quella partita a nascondino come un vero e proprio affare di stato.
Roba seria, da gente del mestiere, mica da principianti da quattro soldi. Com’è giusto che sia, annuì solenne tra sé e sé la ragazzina.
Le piaceva inoltre moltissimo la complementarità un po’ stramba e
mismatched dei loro outfit, della meccanicità argentea della sua simil-armatura e della sinuosità regale dell’abito della sua mentore.
Lowkey, si sentiva il
bodyguard della professoressa Walker. Cercò di immaginare come dovessero apparire loro due agli occhi degli astanti e il cuore le si riempì di uno strano tipo di orgoglio. Sì, ne era davvero certa. Per qualche strano motivo, quella combinazione
funzionava eccome.Il ghigno che le si dipinse sul volto prometteva malefatte inconcepibili e imbrogli immancabili – forse addirittura crimini di guerra inenarrabili?
“Che i giochi abbiano inizio”, replicò in un soffio malintenzionato e sogghignante al trillo squillante della professoressa Walker. Perché chiaramente non c’erano santi che tenessero:
anche Adeline Walker sarebbe stata un avversario formidabile per i Nokia 3310 più agguerriti.