Il Ballo dei Draghi

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view post Posted on 14/1/2024, 22:04
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CodiceSi era preparata alla battaglia come una metaforica guerriera dei draghi.
E tra le altre cose, al suo fianco aveva scelto una delle migliori combattenti al mondo a suo parere – ed entrambe si erano organizzate quanto e come possibile.
Una volta vestita – a questo giro aveva lasciato a casa i mille e uno strati di leggero tessuto che l’avevano accompagnata al primo ballo scolastico cui aveva preso parte, preferendo invece delle linee molto più semplici, ricamate e aderenti, in ogni caso comode e .. funzionali (?) *da leggere con risata malvagia in sottofondo* - si era presentata puntuale all'appuntamento con la sua Tassina preferita: appuntamento organizzato particolarmente in anticipo e anche questo faceva parte del loro grande piano:
-Sei bellissima Haru! .. Hai tutto? Pronta?-
E dopo quelle (apparentemente) banalissime domande – le mani di entrambe avevano sfiorato la passaporta dorata – e il vuoto le aveva inghiottite.

-Dunque io propongo di sbrigarci con i vari acquisti – magari passiamo velocemente da tutti gli stand- non perché questo potrebbe magari anche vagamente rallentare degli accidenti di cani da tartufo sulle nostre tracce mh -e in questo caso solo due regole: mentre si cammina si studiano tutte le potenziali vie di fuga, nascondigli e simili - e i regali si accettano senza tante proteste, d’accordo?-
Aveva ridacchiato contenta e prendendo a braccetto la sua piccola quanto fidata combattente – si era diretta verso la zona degli stand.
Nel complesso, di acquisti ce n’erano stati: ben tre bracciali “Intreccio di scaglie” di cui uno era obbligatoriamente volato al polso della Giallo Nero al suo fianco, uno al suo e – beh – uno prima o poi sarebbe stato consegnato a Camillo –
un paio di Maleficium, e una fiamma Sempiterna per sé.
Poi, ovviamente - conclusi i giri e zompettato e sbirciato di qua e di là – i tendoni per le adozioni:
Adeline quasi si era commossa entrando negli stand preposti.
Aveva dato le somme dovute – per entrambe – e dopo aver accompagnato Haru alla ricerca del suo – lei aveva optato per un Dente di Vipera Peruviano (perché la passione per la Pozionistica sempre – l’ossessione per Veleni e Antidoti di più).
Alla fine, contenta e soddisfatta come poche, lo sguardo bicromo era tornato per l’ennesima volta a sondare quello dolce e nocciola della studentessa: -Bene.. stanno arrivando i primi ospiti – e noi dobbiamo farci trovare preparate.-
Una luce di estremo divertimento e gioco le illuminava le iridi chiare, un sorriso luminoso tra le labbra.
-Ci divertiremo un sacco!-
Aveva trillato un po' troppo, forse, con la voce –
ma d’altronde a tutti i giochi serve uno squillo di trombe – no?


***

Location: prima in giro per gli stand – d’ora in avanti.. non specifichiamo chiaramente qui sotto che è meglio/mi pare proprio il minimo :rainbow: :*-*:
Interazioni: Haru :<31:


Sorratemi ma a sto giro Adels ha la vita in ballo – quindi fa gli acquisti rapidissima e subitosubito perché non si sa mai.
Compra:
- 1 Fiamma Sempiterna (che si fa recapitare in ufficio)
- 2 Maleficium
- 3 Intreccio di Scaglie


Inoltre, versa i galeoni dovuti per l’adozione di due draghi (la sua quota + quella di Haru) e per quel che riguarda il suo:

Nome e cognome: Adeline Walker
Drago adottato: Dente di Vipera Peruviano
Indirizzo di posta: Ufficio di Adeline Walker, Hogwarts.


 
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view post Posted on 14/1/2024, 22:33
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Accade tutto in una frazione di secondo, troppo velocemente perché la mia mente possa razionalizzare i singoli eventi e possa trovare una logica correlazione; anche se ne avessi il tempo, presumo, non ve ne sarebbe alcuna.

Prima il Vice Ministro che ci separa, passando tra i nostri corpi alla ricerca di un rifugio dai giornalisti accaniti; poi il malessere di Shaw - originato dal nulla - che ci fa piombare di nuovo al presente e ci getta nella confusione. Lo vedo sbiancare un poco, ritraendo la mano da quella di Scott, e farsi avanti incontro a quest’ultimo, salvo scansarlo repentinamente e vomitare l’anima tra gli steli d’erba.
Quello che succede poi lo riesco a capire dalla pressione sui miei fianchi di mani che conosco fin troppo bene e che, volenti o nolenti, mi favoriscono nell’evitare di perdere l’equilibrio. Verso un po’ di whiskey a terra e mi sporco le dita della mano destra, mentre la sinistra corre a cercar sostegno dove può. Peccato che l’appiglio che mi serve sia la spalla dell’uomo accanto a me. Lo guardo, non potrei fare altrimenti anche se volessi, e vedo nei suoi occhi la stessa espressione dei miei: i ricordi, quelli condivisi, che riaffiorano con la prepotenza di un’onda anomala. Un calore inatteso si sprigiona da un punto non ben chiaro al centro del mio essere, ma comprendo che possa essere imbarazzo per questa situazione e ciò che quel contatto comporta. Vorrei ritrarmi - dovrei farlo per l’amor del cielo! -, ma non riesco a fare a meno di chiedermi se anche lui, ora, non si penta di avermi avvicinata così.

Annuisco alle sue parole, sbirciando oltre la sua spalla, ignorando il brivido che il suo sussurro mi provoca solleticandomi la pelle del viso. I gorgheggi di Draven non sono incoraggianti e una parte di me vorrebbe fisicamente accertarsi che stia bene, mentre l’altra si trova impigliata a fare i conti una rete di ricordi e sensazioni discutibili, oltre a dita ferme su di me come artigli piantati nella carne.
Il mio sguardo vaga più volte tra il Serpeverde e il giornalista, indeciso quanto me sul da farsi.
Quasi in sincrono, poi, sono loro a togliermi il lusso della scelta: Shaw si rimette in piedi, scusandosi, e Lucas mi libera dalla presa delle sue mani. Sento scivolare tra le dita il tessuto del suo abito e recupero una postura dignitosa, come se nulla fosse accaduto, provando a darmi un contegno. La scelta che mi resta è più che altro una cortesia e d’istinto gli chiedo «Shaw? Ce la fai?» ma mi ha già voltato le spalle barcollando, diretto chissà dove tra la boscaglia. Sul volto ho dipinta un’espressione quasi ferita, dispiaciuta per quell’abbandono improvviso, ma d’altra parte mi cresce dentro una forma di fastidio che sconfina in una sensazione a pelle, simile a un prurito insistente: le parole di Scott sono come vetro. Sento la gelosia al fondo di quella frase, vedo il suo sconforto nella sua ricerca di un drink e penso che non ne ha il diritto. Ci siamo presi e lasciati con la consapevolezza che fossimo diversi, fin dal principio, ma l’unica disposta ad accettarlo sembro essere io.
«Shaw ce l’ha già una ragazza.» Milford, trovalo. prego mentalmente. Mi stupirei di credermi tanto preoccupata per lui, se non fosse che - almeno per quanto mi riguarda - in Draven ho trovato quasi un'anima affine, con la quale non serve colmare i silenzi o dare spiegazioni. Inoltre, sono ben convinta che sappia badare a se stesso, anche in circostanze come questa; e poi, non voglio che Megan pensi che mi faccio gli affari suoi. Non scorre buon sangue tra noi e non credo sarebbe saggio avvelenare ancor di più il nostro rapporto.

«Il whiskey non porta consiglio, se ben ricordi.» gli dico, prima che sia troppo lontano, e un sorriso beffardo mi si dipinge in faccia.

In qualche modo, forse un po’ masochisticamente, cerco quel confronto che ho rifuggito quest’estate e che - invece - avrei dovuto affrontare. Non ho idea se le mie parole faranno centro sul bersaglio, ma mi sento potente nel ricordargli che anche io conservo memoria dei nostri momenti e che andarmene, quel mattino, è stato difficile per me quanto lo è stato per lui trovarsi solo in una casa vuota.
Non indosso nuovamente la mia maschera - anche se vorrei - e gli volto le spalle, l’aria fiera nel passo e nelle movenze, ed entro nel tendone dietro di me. Bevo di getto l’ultimo sorso del mio distillato e penso a quanto sono stupida a sperare che mi segua: ho delle cose da dirgli, ma voglio che sia consapevole di dovermi ascoltare, poiché non è mia intenzione metterlo all’angolo - non del tutto almeno - e se, dopotutto, non riuscirà ad affrontarmi, vorrà dire che non è pronto a sentire quello che ho da dire.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
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Menzioni: -
Interazioni: Draven :cry4: , Lucas
 
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view post Posted on 15/1/2024, 18:55
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Interazioni:
Thalia
Il tempo è sovrano, s'allarga in confini solitari, ed è rimpianto che brucia, è maligno, è verità inconfutabile. La sue parole mi trafiggono, è dolore che scorre in vene; una ferita che sanguina ancora, che logora da dentro. Mi sembra di esplodere, in modo malsano.
Più sensazioni si risvegliano, fanno capolino come infima speranza; s'insinuano lungo l'incertezza del momento, l'espressione incolore che trapela un finto sorriso. Il corpo è rigido. Perfino i pensieri si rincorrono, e avanzano, e colludono gli uni verso gli altri. Lo sguardo, libero dal turbamento, spezza lo stato di riflessione, e indugia nella fuga dell'altra all'interno di un tendone. Mi lascio trasportare indietro dai ricordi, che in modo subdolo, accompagnano il mio pensiero oltre le reticenze dell'orgoglio; il salotto di Villa Scott, il distacco improvviso, le controversie di un sentimento autentico, tutto appare finalmente in dissolvenza. Magari è solo uno spiraglio di furore che mi punge il petto, un'energia positiva che mi costringe a tornare. Accantono l'incertezza, oramai profonda, e decido di raggiungerla: benché sia minima la distanza da percorrere, ho come l'impressione d'essere altrove, via da qualsiasi cruccio, via da qualsiasi impedimento. Questione di attimi, una manciata di secondi e mi ritrovo alle sue spalle; mi manca il respiro, il cuore è frenetico, è un battito che m'impone di non arretrare.
«Dovresti bere whisky più spesso.. ti aiuterebbe a non fare sempre la scelta più comoda.»
la voce scoppia, in soffio beffardo. Non distinguo più il flusso d'emozioni, seppur rumorose. Mi accorgo che ci sono altre persone all'interno del tendone, e mi pento di aver parlato con voce troppo alta. Gli occhi si assottigliano, trattengono il velo d'audacia ritrovata da poco, concludendo un avvicinamento verso Thalia che ha il sapore di una sfida. La mano destra, lentamente, si posa sulla spalla dell'altra, costringendola a voltarsi.
«Come quella sera a Villa Scott.. dimostrami che sbaglio!»
è tutto quello che riesco a dire. Lasciare la decisione a Lei, è il primo nodo da sciogliere. Le voci attorno s'offuscano come echi lontani, e tutto ora, mi si porge in attesa.
 
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view post Posted on 15/1/2024, 21:27
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Ocean eyes.

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MEGAN M. HAVEN || o u t f i t


Dove? Tendone blu
Menzioni: Noah, Draven
Interazioni: png "x"

Alcuni passi prima che io mi fermi. Un boato mi conduce a portare lo sguardo verso l’alto. Non è difficile riconoscere un Ungaro Spinato che dispiega le ali verso il cielo e con una spirale ricade nel vuoto in direzione di alcuni studenti che lo ammirano ammaliati. Una fiamma si fa spazio dalle fauci, che si aprono in pochi istanti, e il fuoco si disperde senza bruciare nulla. Wow, penso. Seguo il percorso costeggiando i primi tendoni, indugio qualche istante sulle bancarelle di legno a bordo della pista di pattinaggio e mi faccio avanti superando i lunghi tendaggi - simili ad eleganti e sottili ali di drago - a coprire l’intera struttura. I miei occhi si perdono tra manufatti, oggetti e libri interessanti; ne studio la fattura, li stringo tra le dita esaminandoli da vicino: alcuni più di altri attirano la mia attenzione.
«Buonasera, mi piacerebbe prendere questi qui e passare a fine serata. Cognome Haven, grazie» sorrido gentilmente ad uno dei commessi e poso sul banco tutto ciò che sono riuscita ad impilare con attenzione sotto i due libri che mi fanno da base. Dalla borsa estraggo i galeoni necessari e poi mi muovo altrove congedandomi da quella breve interazione.
Il percorso prosegue in direzione del tendone che più mi interessa, non che non abbia curiosità di sbirciare un po’ ovunque ma decido di partire da lì. Attraverso l’entrata proprio nel momento in cui le parole di Noah Von Heinrich invadono la scena. Il Vice-Ministro fa la sua gloriosa comparsa e non mi aspetto nulla di diverso del solito discorso pieno di luoghi comuni e privo d’interessi se non quelli prettamente personali a favore dell’organo ministeriale. Parla di salvaguardia e importanza dei Draghi quando a malapena il Ministero riesce a gestire la comunità magica. È patetico, mi ritrovo a dire mentre un brivido di disgusto accompagna quel pensiero attraversando la spina dorsale dal basso verso l’alto e viceversa. Scuoto le spalle per allontanare quella sensazione e varco finalmente la soglia. L’ambiente è decisamente più grande all’interno, merito degli incanti di estensione; mi faccio spazio sino a raggiungere la piattaforma, che dovrebbe accogliere il Grugnocorto Svedese ma è vuota. Mi piacerebbe molto poter parlare con il Dr. Andréas Illmari, avere notizie del mio drago e chiedere quando sia il periodo migliore per raggiungere Södermalm e magari partecipare a quella famosa gara di corsa.
«Due Whisky, per favore» chiedo gentilmente mentre trovo posto su uno sgabello; tamburello le dita in attesa, poi estraggo lo specchio dalla borsa. Lo osservo e lo passo tra le mani lisciando la superficie, mentre nella mente prendono forma una serie di sequenze senza un’apparente logica ma che mi portano ad un unico pensiero: Lilien Shaw. Che stia tergiversando, che abbia in qualche modo il terrore e, allo stesso modo, un’innegabile curiosità nel stringere la sua mano, è ormai una cosa certa alla quale nemmeno rifuggo più.
«Grazie» accenno un sorriso non appena ricevo i due bicchieri di Whisky, ne butto giù uno tutto d’un fiato e il bruciore si dilaga nella gola così nello stomaco per esigui intensi istanti, tanto da farmi scuotere la testa e buttare fuori un profondo respiro.
«Coraggiosa» mi dice un giovane uomo dal lungo mantello color blu oceano e un cappello a punta; ha lunghi baffi ben curati, i capelli argento legati dietro la nuca che scoprono il viso pallido e ovale; gli occhi zaffiro mi scrutano con curiosità, stringendosi appena alla luce che permea in quel posto. Il mio sguardo si sofferma su di lui il tempo utile per rivolgergli un sorriso appena abbozzato, poi torno sullo specchio che finalmente apro.
«Drav? Dove sei? Non ti ho visto da nessuna parte» mi rivolgo all’oggetto sperando che dall’altra parte qualcuno mi risponda.



Acquisti:
- FIAMMA SEMPITERNA +3 PS | 14 GALEONI
- INTRECCIO DI SCAGLIE + 2 PC | 15 GALEONI
- MALEFICIUM + 8 PS | 38 GALEONI
- LIBRO "BACCHETTE E DRAGHI" + 1 PC | 8 GALEONI
- LIBRO "CORDIS DRACONIS" + 2 PM | 10 GALEONI

TOT: 82 GALEONI
 
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view post Posted on 15/1/2024, 21:46
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Conto mentalmente i secondi che passano lenti dal momento in cui ho fatto il mio ingresso nel tendone, in attesa di sentirmi afferrare un polso con gentilezza o strattonare - addirittura - in una perfetta imitazione del maschio alpha in procinto di validare i propri privilegi. Mi guardo attorno e appoggio il bicchiere di whiskey ormai vuoto sulla prima superficie solida che ho a disposizione; continuo a contare ed esamino chi mi circonda per pura curiosità, per capire quale pubblico - qualora Scott decidesse di volermi affrontare davvero - sarà testimone della nostra discussione; lo faccio come se non avessi di meglio da fare, perché in fondo è così. Penso a Draven, chino chissà dove a rimettere ordine nello stomaco o, quantomeno, a provarci e provo pietà per lui, per lo scomodo viaggio in treno che gli toccherà sopportare. Tergiverso, senza andar troppo lontano dall’ingresso e volgendo le spalle a chiunque possa entrare. Godo nell’attesa di constatare se avrò ragione.

Sfrego i polpastrelli della sinistra tra loro, confermando quanto del mio whiskey sia andato sprecato a quella maniera. E, intanto, continuo a contare. Sette, otto...
Porto le dita alle labbra, certa che nessuno stia badando a me, ma quando lo faccio - quasi per pareggiare i conti e cogliermi nel momento di peggior intimità che si possa immaginare in un gesto tanto innocente - lui è lì. E prima della mano sulla spalla me lo dicono le sue parole, che mi fanno sorridere, fermare sul posto e voltare - in quest’ordine - al suo gentile comando.
Adesso sì che la gente ci guarda, bravo Scott. Era questo che volevi?
Lo guardo, senza smettere di fare quello che stavo facendo poco prima, ma il mio sguardo è supponente in un modo che - lo so - lo infastidirà da morire. Non sopporta che gli si mettano i piedi in testa e, invece, questo a me riesce bene. Spiazzarlo - e innervosirlo nel mentre - è la mia specialità.
«La scelta più comoda, dici?» finalmente la smetto e porto le braccia lungo i fianchi, la voce limpida e un’espressione quasi sorniona in volto. Faccio un passo avanti, accorciando la distanza tra noi, guardandomi attorno con leggerezza e fingendo convivialità; quante volte ho finto di trovare interessanti conversazioni e persone che non lo erano? Riconosco all’alcol la capacità di inibire quella che è la mia nuova realtà, fatta di ansia e paure in mezzo alla gente. Ed è allora che intravedo Nieve con la coda dell’occhio, ma per un secondo sento il bisogno di ignorarla. Non posso gestire anche lei. Non qui e, soprattutto, non adesso.

«Da quel che ricordo ha fatto comodo anche a te la mia scelta, quella sera.» sussurro, donandogli ancora una volta, è il caso di dirlo, la mia attenzione. Ultimamente gliel’ho negata, spinta dall’esigenza di preservare la mia decisione iniziale, ma adesso? Adesso stiamo giocando entrambi a un gioco che è affascinante, certo, ma è anche pericoloso. Penso a Mike e dismetto il pensiero così com’è arrivato. Lui non c’entra in questa storia, ma sono sicura che lui lo tirerà in ballo. Non ho scordato il modo in cui se n’è andato dall’ultimo ballo estivo.
Quindi è la supponenza che gli offro. Le labbra strette e le sopracciglia aggrottate lo sfidano apertamente a negare l’evidenza: quella sera è costata tanto ad entrambi e non è stata sempre comoda. Non esattamente. Appagante, sì, ma comoda mai.
«E’ stato il non bere che mi ha fatto vedere davvero che cosa stava succedendo.»
La mattina dopo. L’alba che ho visto da sola, camminando tra le strade di Londra ammantate di brina e silenzio, mentre tornavo a casa col cuore spezzato. Percorrere i marciapiedi lastricati pensando di essere stata ingenua, stupida e arrogante nel pensare di cambiare lui e cambiare me. Se pensa davvero che quella sia stata la scelta comoda, allora, è proprio uno stupido. Gli lascio vedere qualcosa dietro la facciata, gli occhi che diventano più lucidi al ricordo che provo mentalmente a scacciare.
«Credo che Stoccolma sia stata comoda. Ci sei rimasto per un po’, no? Ti sei divertito? Hai fatto altre scelte comode?» ringhio sottovoce, rabbiosa quanto ferita.
So che gli sembrerà che stia parlando di altre persone, di altre esperienze, ma non è questo che intendo. La lettera che ho ricevuto prima che partisse era eloquente abbastanza da farmi presagire il peggio. Che finisse a letto con altre non era la mia massima preoccupazione per lui, né ora né allora, perché i suoi occhi mi dicono tutto quello che ho bisogno di sapere. Lo avevo in pugno.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
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Menzioni: Draven, Nieve
Interazioni: Lucas
 
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view post Posted on 16/1/2024, 15:44
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[Camillo & Lyvie & Helena] Oh ma Lex sa bene che Theo si sarebbe divertito come un pazzo a questa festa, anche solo per l'idea di poter conoscere qualcuno all'infuori dei soliti giri. Non che non abbia amici in Perù, ma, beh una festa con Lex è diversa. E così come sa questo, sa che avrebbe apprezzato questa sorella acquisita.
«Credo che sarai ufficialmente invitata a conoscer-... sarete L'invito si estende alla nuova arrivata, con un sorriso che lascia brillare gli occhi di Lex. Chiamatelo sesto senso, o qualunque altra cosa, ma le sottotrame invisibili sono pane per i suoi denti. Per questo, quindi, arretra quando lo fa Camillo, in un inchino che promette balli in sospeso e serate Netflix da lasciar gestire a Theo. Quel posto stava diventando la tana perfetta di una combriccola di draghi mica da niente eh, tanto che il sorriso lo estende anche ad Helena.
Non si meraviglia dell'ennesimo animale sbucato fuori dalla manica di Camillo Ventura, che una ne fa e di nulla si cura, tanto che sorride ancora. Forse più di quando è arrivato sull'isola.
Non c'è modo di sentirsi spaesato, ha solo quel piccolo blocco che gli ricorda che forse gli inglesi sono un po' più rigidi ed è la rigidità quella che ci si aspetta anche da lui? Naaah!
[Noah & il Cavillo]E' che proprio pensandoci arretra quel tanto che basta a rischiare di accecare un uomo. E, cristo, che uomo! «Cazzo-» impreca stringendo i denti, fermandosi prima che sia tardi mentre l'uomo è già sgattaiolato via, in realtà si non è un tipo a caso. E' il Vice Ministro, ma è vero che nemmeno Lex ha badato troppo al discorso, in parte perché rivolto agli inglesi, in parte perché non si è mai curato neppure della politica in Perù o in Olanda. Però ride nel vederlo rincorso da quello che ha tutto l'aspetto di un giornalista molesto, ed è realmente sul punto di allungare casualmente un piede. In fondo, non è illegale camminare, no? Poi che qualcuno cammini per sbaglio sopra il tuo piede è un'altra faccenda.

«Ehi, pensavo di essere vestito anche io per le conquiste!» borbotta scherzoso, quando finalmente lasciano le due ragazzine alla loro dovuta rimpatriata e tornano a cercare la prossima vittima, localizzandola in Niah. Non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello di non disturbarla. Anche se tutto dalle energie che emena gli fa credere che sia meglio che sia sempre lei a fare la prima mossa. Ecco, si, non le ha mai davvero considerate. E' anche un po' dell'idea che a volte una spintarella non faccia male, e giuro che è onestamente sincero quando pensa di piacerle almeno un pochino.
Non si è ancora licenziata, dev'essere un segno, no?
La creazione del macaco, comunque lo distrae, ma rispetto a quel piccolo despota del suo migliore amico, Lex sorride alla bestiola, rivolgendole un occhiolino. Quel tacito "non è vero" che smonta un po' la profezia del poliziotto cattivo.

[Niah] «Oppure puoi volercene ma ti ricordo che lui è il boss ed io sono nel suo libro paga» segue le parole di Camillo, elargendo un sorriso stupido e insensato, ma fondamentalmente divertito. Affianca Niahndra braccandola dall'altro lato, senza darle granché di scampo, ma forse con una tenerezza che lo rende un filino meno duro dell'amico. «Stai una bomba stasera» sussurra, in un sorriso complice che le rifila con tanto di sincero stupore. Che poi fosse anche pronta ad esplodere - forse - non faceva che renderlo entusiasta.
Giusto il tempo di un saltino a commerciare e spendere con dovuta noncuranza quasi tutti i suoi soldi (vedi sotto il code per gli acquisti) prima di passare di fianco a...

«Ehi ehm, mi date un minuto o due?» Sfila il braccio da Niah, guarda negli occhi Camillo, gli fa cenno verso un cespuglio di frasche. «Vi ripesco sul ghiaccio, e vediamo se la sono trovo prima io dei nostri nasoni» sussurra a Camillo, in fondo, lui sa, no?

[Draven] Non si può dire che Lex sia attratto dai conati, tuttavia qualcosa in lui si muove. La sua anima pura non è fatta per il perculo, ancora meno se si tratta di approcciare qualcuno che non si conosce. In cuor suo è semplicemente un tentativo di risollevare una situazione scomoda. Non segue come i segugi di Camillo, ma zompetta con le gambe lunghe da cicogna. Si posiziona a quella che possiamo considerare una "debita distanza di privacy" in modo che il ragazzo possa sentirlo, ed al contempo non ci sia modo di vedersi come uno stalker con il binocolo puntato sul... beh. «Bella festa, eh?» ci gira attorno, lento lento, estrae un fazzoletto dal taschino dei pantaloni, e lo lascia fluttuare leggermente verso il giovane. «Se dai tutto subito, però, ti perdi quello che sta per arrivare» sogghigna, leggerlo, per niente infastidito, dà ancora le spalle ad Draven sempre per quella questione di privacy di cui sopra. Se solo fosse più bravo con la magia, farebbe comparire un bicchiere d'acqua gelida, ma Lex non è così in forma e - dopotutto - parla solo dal suo essere un profondo conoscitore delle sbronze. Anche se ha sempre preferito bene in posti meno... affollati. «Credo di aver quasi accecato il vostro Vice Ministro» cerchi solo di coprire l'imbarazzo parlando.

Interazione: Lyvie - Helena - Camillo - Niah - Draven

Menzioni: Vice Ministro, tizio del Cavillo

Posizione attuale: Nelle frasche (?)


Also Lex al volissimo acquista queste meraviglie:

- Scettro del Drago: 35G
- Intreccio di scaglie: 15G

 
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view post Posted on 16/1/2024, 16:02
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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«Scherzi, è un pensierino. Ma sono felice che ti piaccia». Camillo aveva dato un buffetto leggero sulla punta di una delle corna di Lyvie, sfoggiando un sorriso divertito. Nere come un’ombra di morte. Gli piaceva vedere che un po’ tutti a quella festa si erano calati nella parte. Del resto, anche lui non era stato da meno, per una volta. Merito forse dell’influenza di Lex, che gli aveva fatto passare la voglia di ficcarsi un noiosissimo completo e sticazzi minuscoli, mentre gli altri partecipanti si gettavano a capofitto tra le spire di una creatività fatta di squame, spine e scaglie.
«Sono dei teneroni, credo andrebbero d’accordo con tutto e tutti». Spiegò poi, osservando sua sorella minore giocherellare con Pane, Burro e Marmellata. Loro reagivano con un placido entusiasmo, come dei peluche dal respiro affannato, che passivamente subivano l’affetto, senza però andarne direttamente in cerca, ma che tutto sommato sembravano apprezzare. In fin dei conti quelli erano i suoi cani da lavoro, o almeno così li aveva pensati quando gli aveva dato vita; immaginava volessero conservare le energie per la caccia.
Alexander già aveva fatto le sue presentazioni, introducendo l’incognita di un ennesimo membro della famiglia allargata.
«Anche Theo, l’altro fratello. Secondo me vi stareste simpatici». Aveva aggiunto, gettando un’occhiata al biondo spilungone. Glielo si poteva leggere nello sguardo intriso di follia che già stava architettando una qualche sorta di cena di famiglia – quella che si era scelto. O comunque qualcosa con questa vibe un tantinello frizzante, quanto incasinata. In realtà, la vera incognita era Rocky, ma di quello non si preoccupò molto. Anche perché non ne ebbe il tempo.
«Nipotini forse, stavamo pensando di adottare una bimba un po’ grandicella, è che l’unica opzione disponibile per il momento è un pacco che arriva dalla Cina, probabilmente è fake e ci rifilano uno gnomo giallo». Fece giusto in tempo a toglierle il dubbio.
Ora, sarò onesto. Camillo non si era minimamente cagato il discorso del Vice della Pompadour, preso com’era dalle chiacchiere. In piú la politica non era qualcosa che lo affascinava particolarmente, almeno non quella magica. Di quei tempi, d’altro canto, quella dei non-maghi gli aveva regalato meme deliranti, tra Boris, la Brexit, la dipartita di BB2 e tante altre B a seguire.
Ma Noah Dietrich Von Heinrich – ditelo cinque volta di fila il piú velocemente possibile, vi sfido – era sfrecciato tra di loro come una saetta impazzita, rincorso dalla stampa. Aveva allertato in cani, mettendoli sull’attenti e si era quasi accecato su una delle corna di Lex. Poi s’era dato.
In vero, l’olandese non l’aveva visto bene in faccia e se qualcuno non avesse gridato le sue generalità, nemmeno si sarebbe reso conto di chi fosse. Lo considerava un tipetto buffo, tuttalpiù, ma non aveva fatto in tempo a guardarlo bene. Eppure qualcosa era scattato nella sua testa, qualcosa che gli suggeriva fosse una figura famigliare. Fece due piú due. Isola sperduta, minorenni ovunque, politici e vip sparsi qua e là in una notte all’insegna del divertimento e della sregolatezza.
«Ma quello era Epstein?» Domandò, mentre ripensava al fatto che, stando alla versione ufficiale, il buon vecchio Jeffrey si era impiccato in cella. Al di là del fatto che le circostanze fossero un po’ sospette, Breendbergh era una di quelle persone che: “non ci credo finché non vedo il cadavere”. Chi non muore – per davvero – si rivede. Stando a quel proverbio si sarebbe dovuto affrettare a prenotare una visita dall’oculista. Non c’è una vera morale in questa fiaba, sto solo divagando.
La comparsa della signorinella Whisperella gli risollevò il morale. La salutò con un cenno della mano draconica, lasciandole lo spazio per i convenevoli con Lyvie. Doveva essere lì per lei.
Scambio di bicchiere, da una mano all’altra, poi frugò l’ennesimo incantesimo all’interno del suo drappo orientaleggiante. Controllò che Alexander fosse ancora tutto intero e soprattutto che fosse ancora lì, poi gli rivolse un sorriso divertito. Quando venne richiamato all’ordine, rispose.
«¡Hola Helenita! A te il Petardo Cinese dona di piú, devo dire. Ne hai uno anche tu?». Chiese entusiasta, lasciando che la tassina facesse amicizia con le sue tre fiere. A quel punto, il suo intervento era diventato qualcosa di terapeutico, considerando quanto si fossero agitate per il repentino passaggio di un tizio che tutti pensavano fosse deceduto in circostanze misteriose. Come biasimarli?
«Tieni, un amico per il tucano. A proposito, non mi hai piú scritto come sta…» si finse offeso, mentre una mano fatta di scaglie rosse e decorazioni d’oro riemergeva dalla stoffa. Sull’indice una Ghiandaia di Lidth dal piumaggio vivace, quasi come i colori che indossava l’amica, ed il temperamento mansueto. Un po’ scombussolata per il contatto con la realtà, ma non per questo meno attenta al nuovo mondo che l’aveva accolta, pronta per essere acchiappata dalla sua futura proprietaria. Fece una smorfia buffa a Helena, invitandola ad accettarla, poi lasciò che il biondo spilungone gestisse la sua nuova conoscenza come meglio sapeva fare, sicuro che avrebbe fatto colpo anche su di lei.

Pausa drammatica.

«Fanciulle, noi vi lasciamo ai festeggiamenti. Un’unica raccomandazione: la prossima volta che vi invitano per partecipare ad un festino su un’isola di qualsiasi genere, fatemelo sapere con il giusto anticipo, così vedo quali teste far saltare. Intanto buon divertimento!». Un commento a metà tra lo scherzo e la serietà. Se ne sentivano di ogni, anche da parte di chi per una svariata serie di ragioni pareva insospettabile. Si ripromise di chiedere ad Epstein se quella cosetta riguardo al famoso – e come lui “schiattato” – genietto su due ruote e i nanerottoli fosse vera. Poi salutò, tornando relativamente allegro e diede una pacca sulla spalla a Lex.
«Ho localizzato Niah, ha un apparecchio mandibolare ed è vestita per… fare conquiste». Si risparmiò perché c’erano due minorenni. Strano! Gli occhi illuminati dalla solita fiamma di follia. O forse dal riflesso di uno dei mille fuocherelli appiccati in giro e sparsi qua e là come il prezzemolo.
«Andiamo a raccattarla? Pare quasi abbia un accompagnatore. Povero disgraziato…»

Altra pausa drammatica.

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Le pupille del macaco si aprirono su una realtà in festa. Milioni di stimoli che giungevano come dardi euforici da tutte le parti. Cose, persone, altri animali. Il gioco di luci ed il vociare allegro dei festanti lo ammaliò. Camillo lo vide commuoversi, mentre si accomodava sulla sua spalla, con le zampette inferiori a tenerlo ben saldo perché fosse stabile ed il musetto che respirava l’aria fresca dell’inverno, con tutti i profumi naturali e artificiali di cui era intrisa.
«Il tuo unico compito è tenermi la bibita, sei venuto al mondo solo per questo». Gli spiegò, stoico, insensibile. E lui divenne un macaco deprimido quando le sue piccole manine si avvinghiarono intorno al bicchiere, conscio che avrebbe dovuto sorreggerlo per tutta la sera. Quello e molti altri probabilmente. Fare solo e soltanto un’unica cosa. Così era stato progettato e quello era il suo scopo.

Qualche ampia falcata e furono dalla signorinella Alistine.
«Riunione aziendale!» Le gridò dalla lunga, mentre si avvicinavano, ineluttabili come l’orgasmo di Hawking quando faceva risolvere equazioni ai midgets su lavagne comicamente alte.
Poi il tono divenne pacato e suadente quando si rivolse a Mattia, che mai aveva visto e di cui mai aveva sentito parlare prima.
«Questo è un sequestro di persona, non volercene». Gli sussurrò, gli angoli della bocca che si alzavano come le corna di un demonio infelice.
«Lex, mio caro, al tre?» Disse, posizionandosi al fianco di Niahndra, sperando che suo fratello lo seguisse, imitando le sue movenze dal lato opposto. Andando ancora piú in là, dalla parte di Breendbergh, la scimmia depressa – Sun Wukong, decise di chiamarla così –, Pane, Burro, Marmellata parevano pronti per una lunga passeggiata.
«Tre?» Aggiunse, cercando di essere abbastanza rapido per cogliere la Alistine alla sprovvista e prenderla a braccetto. A lei il braccio con le scaglie e tutti i ghirigori.
Per disorientarla ulteriormente…
«Ah incantevole comunque! Per caso hai visto Circe, già che ci siamo?». Un complimento, poi una domanda a cui non avrebbe dovuto rispondere nel modo sbagliato, pena una punchline tremenda.


INTERAZIONI: Lex, Lyvie, Helena; nella prima parte. Niah nell’ultima.
MENZIONI: Faccio menzioni pericolose, menzioni che uccidono
Acquisti futuri, conducono le danze Lex e Niah a 'sto round:
~ (2x) Maleficium, dal conto dell’Atelier, per miei due soci.
~ Entrambi i libri per me, dal mio conto

 
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view post Posted on 17/1/2024, 16:57
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Interazioni:
Thalia
La certezza muta in sospiro, uno profondo; coinvolge l'intera espressione del volto, gli occhi desiderosi che mutano nel riflesso della figura che mi è di fronte. La suggestione improvvisa che sgretola il muro di diffidenza, il cuore che batte in modo frenetico. Nel mio animo, lo ammetto, scompare ogni traccia di paura; l'energia che avverto è palpabile, torna a suscitare un senso d'aspettativa. Non ho intenzione di soccombere, soprattutto senza combattere.
Lo sguardo, per un istante, si sofferma sulle dita della Caposcuola - poggiate sopra le labbra, catturano la mia attenzione come tentacoli; e il corpo, ancor prima d'acquietarsi e invitarmi a procedere, s'arresta in difetto all'ascolto.
Ho avvertito la potenza del colpo, una fitta di nervosismo che ignoro a stento: un atteggiamento supponente, la chiara provocazione che inibisce la mente, infine la cornice dietro le parole che carica l'aria di tensione. In altre circostanze avrei consumato ogni briciolo di forza pur di rivendicare le mie ragioni. Ma è il battito di palpebre, leggermente umido sul volto dell'altra, che mi lascia desistere nella risposta. Per la prima volta dopo mesi, infatti, penso al suo stato emotivo.
E mi sento terribilmente in colpa di non aver considerato le sue condizioni, in che modo la nostra separazione abbia impattato sulla sua vita. Thalia, la studentessa modello conosciuta mesi addietro, è una figura lontana che fatico a riconoscere in questo frangente.
Forse involontariamente, forse per necessità è riuscita a maturare consapevolezze che soltanto le sofferenze più estreme possono ricamare. Mi accorgo di stringere ancora la sua spalla, nella mia mano destra, come una bacchetta; sfrutto il momento con un'intensità tale da trattenere il respiro. La presa si abbassa lungo la schiena, lentamente, e cingendole il fianco la strattono in avanti; voglio assicurarmi che nessuno possa sentirci, voglio palesarle tutto il mio rancore.
«Hai preferito voltarmi le spalle e non tendere la mano.. questa è la verità!»
c'è freddezza, nella mia voce. È una speranza già spenta, nella morsa che strazia il cuore. Resto fermo, impassibile. Lo sguardo penetra quello ardesia di Lei, mi sforzo di non volgerlo altrove.
«Ti avevo supplicato di restare in un momento di difficoltà.. e oggi come allora nulla è cambiato, sei sempre la stessa codarda!»
nell'accusa che mi riporta indietro nel tempo, le sensazioni mi si capovolgono nuovamente. Mi lasciano l'amaro, la delusione tangibile per come le trame del nostro sentimento fossero cambiate.
Il battito accelerato in petto mi ricorda la malinconia provata ancora prima che riesca ad accettare quel suo momento di debolezza. Il senso di rivincita si tesse attraverso una rete indistinta, di trame, di presente. Mi butto maggiormente in avanti, in modo rapido; il lieve sussurro che solletica l'orecchio sinistro dell'altra.
«O meglio, qualcosa è cambiato.. prima il damerino di quest'estate, adesso l'allocco di prima che beve e vomita..»
manca, tuttavia, il guizzo conclusivo. Se anche i miei occhi trapelano innocenza, la mia mente è impaziente e decisa. Mi affido ad un tono provocatorio, mentre tento di solleticare il volto dell'altra con il mio caldo respiro.
«Questo tuo continuo cambio di rotta è straordinario!»
avrei potuto ferirla, metterla fuori gioco in altri modi decisamente migliori a livello di etica, eppure.. voglio allontanarla, quel tanto che basta, per sopravvivere a quella serata.
 
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Weave, weave the sunlight in your hair...

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In my defense,
i was left unsupervised
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N
iente da fare.
Era perfettamente inutile tentare di mascherare o – ancora peggio – frenare l’entusiasmo. Altro che fremere, Haru stava visibilmente vibrando dall’emozione. Avrebbe fatto invidia persino al Nokia 3310 più prepotente, pensò con un sorrisetto sghembo.

Tutto di quell’occasione la mandava in visibilio, a partire dall’outfit che aveva assemblato con particolare cura nei giorni che precedevano il Ballo, per continuare con l’idea di poter ammirare dal vivo uno stormo di pseudo-pterodattili fatati e fiammeggianti volare felici, e per finire con l’improbabilissima partner in crime al cui fianco già trotterellava fiduciosa. Di lì a poco, avrebbero dovuto affrontare in una sfida all’ultimo sangue l’ultimo allenatore della Lega Pokémon, l’Eccellentissimo Fato Turchino, l’unico e solo Gormito Maximus: il suo Golden bestie del cuore.
"Gyeah", si disse sottovoce. Gyeah, le rispose mentalmente una voce scura ormai così familiare che la ragazzina l’aveva interiorizzata.

Scosse la testa, ancora incredula. Nulla aveva senso, tutto era assolutamente magico. Si strinse automaticamente alla professoressa Walker, incantevole nel suo abito cangiante, lasciandosi avvolgere e travolgere completamente dalla sua euforia. Ringraziò mentalmente il cielo per l’aria frizzantina che pizzicava un po’ la pelle di quella giornata dicembrina. Era talmente su di giri che il gelo era seriamente l’unica cosa che potesse forse tenerla ragionevolmente vigile. Perché sì, era tutto vero: Haru e la giovane docente avevano una missione fondamentale da portare a termine, MA la ragazzina stava ancora cercando di processare il complimento ricevuto per l’abito (di cui andava molto fiera) quando la professoressa l’aveva attaccata di nuovo. Kaboom. Prima, prendendola a braccetto. Doppio kaboom. Poi, promettendole regali categoricamente irrifiutabili. Triplo kaboom. Haru non aveva fatto nemmeno in tempo a pensare di poter protestare che un Intreccio di scaglie si era materializzato sul suo polso, solido come una promessa che sarebbe stata mantenuta. La ragazzina aveva incrociato lo sguardo bicromico dell’insegnante solo quando era stata assolutamente certa che i lucciconi grati che le avevano riempito gli occhi all’improvviso fossero pressoché invisibili. Quadruplo kaboom carpiato con avvitamento.
“Ci sto”, aveva replicato con profonda serietà. Non era chiaro nemmeno ad Haru se in quel momento stesse rispondendo esclusivamente alla proposta del piano d’attacco dell’insegnante o anche ad una più profonda, implicita richiesta che non le era stata pienamente verbalizzata. Ma con la professoressa Walker andava bene così.

Quando poi si offrì di regalarle un cucciolo di Ungaro Spinato, Haru prese a saltellare felice sul posto, una sorta di molla perfettamente elastica e incapace di contenere l’esaltazione. Il tutto senza ovviamente liberarsi un secondo dal braccio della professoressa. Dopotutto, era stata l’insegnante a prendersela a braccetto, e ad Haru non passava per l’anticamera del cervello neanche l’ombra dell’idea che se ne sarebbe staccata lei. Invece, con fare un po’ maldestro posò per qualche breve istante il capo sulla spalla della giovane donna e sussurrò un timido “Grazie, però” a occhi chiusi.
Quel Ballo aveva proprio il vibe chill da gita scolastica fuori porta, e cose che normalmente le sarebbero sembrate fuori posto apparivano invece ora perfettamente regolari ai suoi occhi a forma di cuore. “Non posso credere di avere finalmente il mio lanciafiamme domestico”, ridacchiò poi gioiosa. Non dubitò nemmeno per un istante del fatto che la professoressa Walker non avrebbe approvato dei suoi hobbies.

Riflettendoci, una delle ragioni per cui la docente le piaceva così tanto era il fatto che – come Haru – chiaramente prendesse molto sul serio cose che i più avrebbero invece ritenuto di poco conto: come lei, stava trattando quella partita a nascondino come un vero e proprio affare di stato. Roba seria, da gente del mestiere, mica da principianti da quattro soldi. Com’è giusto che sia, annuì solenne tra sé e sé la ragazzina.

Le piaceva inoltre moltissimo la complementarità un po’ stramba e mismatched dei loro outfit, della meccanicità argentea della sua simil-armatura e della sinuosità regale dell’abito della sua mentore. Lowkey, si sentiva il bodyguard della professoressa Walker. Cercò di immaginare come dovessero apparire loro due agli occhi degli astanti e il cuore le si riempì di uno strano tipo di orgoglio. Sì, ne era davvero certa. Per qualche strano motivo, quella combinazione funzionava eccome.
Il ghigno che le si dipinse sul volto prometteva malefatte inconcepibili e imbrogli immancabili – forse addirittura crimini di guerra inenarrabili?
“Che i giochi abbiano inizio”, replicò in un soffio malintenzionato e sogghignante al trillo squillante della professoressa Walker. Perché chiaramente non c’erano santi che tenessero: anche Adeline Walker sarebbe stata un avversario formidabile per i Nokia 3310 più agguerriti.
It's only illegal if I get caught


INTERAZIONE: ADELINE WALKER
MENZIONI: CAMILLO BREENDBERGH
POSIZIONE ATTUALE: NEI PEGGIORI INCUBI DI CAMILLO? :sbrill:



Per quanto riguarda il draghetto che Adeline regala ad Haru ( :cry2: :<31: ),
Nome e cognome: Min Haru
Drago adottato: Ungaro Spinato
Indirizzo di posta: Sala Comune Tassorosso, Dormitorio Femminile, Camera n°4.

 
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view post Posted on 17/1/2024, 18:58
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Non ho ripreso la mia storia con Mike per gioco o per noia, tanto meno per abitudine o per paura della solitudine a cui mi ero assuefatta. I miei sentimenti per lui sono reali, proprio come i timori per il nostro futuro - qualunque esso sia -, e sono maledettamente tangibili. Anche adesso temo possa comparire all’improvviso, scoprendomi vicina ad un altro. Troppo vicina.
Mi rendo conto che i nostri corpi si sfiorano senza malizia, ma non posso fare a meno di sentirmi colpevole. Quest’uomo mi ha conosciuta in un modo ignoto a chiunque altro. Sa quali corde toccare e come farlo, senza pentirsi di trascendere nella malignità delle parole che mi rivolge. I miei occhi, già velati, riescono comunque a vedere la ragione di quell’astio e soffro internamente per quello che sta insinuando.
Come posso dargli torto? Sono stata una codarda. Ho preferito la sicurezza della normalità al brivido inebriante che la nostra relazione, invece, mi avrebbe dato ogni singolo giorno. L’essere scoperti, il terrore del tradimento, la clandestinità in sé e per sé di quello che facciamo quando nessun altro può vedere. Le battaglie che abbiamo accolto come nostre, quando in realtà siamo talmente piccoli da risultare insignificanti nel grande disegno generale. Eppure, per quanto generico sia quel piano, è bastato a spaventarmi. Dovrei dirgli che ha ragione, ma poi? Che cosa resterebbe?

Accetto il suo insulto e quello successivo, faccio mia e indosso la codardìa che giustamente mi imputa e non ne faccio segreto. Non chino il capo, ma ricambio il suo sguardo con coraggio. Ho smesso di essere supponente quando la sua mano è discesa, dalla spalla alla schiena, in un gesto d’intimità che in circostanze diverse mi farebbe rabbrividire. Ora, invece, non riesco a non pensare di aver perso qualsiasi privilegio nei suoi confronti anche se non ne vorrei nessuno, a dire il vero. Non ne dovrei aver bisogno.

Odio sentirlo parlare di Mike in quei termini, ma odio di più che mi stia implicitamente dando della puttana. Un compagno diverso per ogni giorno, è questo che sta dicendo? Che non sono stata coraggiosa e fedele abbastanza? Che l’ho usato per un fine becero quanto il piacere fisico? Crede davvero questo di me?

Mi irrigidisco, questa volta non per imbarazzo o paura, ma per rabbia. Si è avvicinato ancora di più, il suo alito caldo sulla mia guancia e lo sguardo in tralice che lascia poco spazio ai dubbi: il rancore non gli si addice, nemmeno un po’, e la ragione - ne sono certa - risiede nella gelosia. Non ho scelto lui e tanto basta per farlo reagire come un animale ferito in una gabbia permanente.

«La verità è che ti manco.» mormoro, acida «E non sopporti di stare senza di me. Per questo ti sei avvicinato a me, stasera. Non di certo per dirmi che pensi sia una puttana.»

Sento montare la rabbia e la controllo a stento all'inizio, tanto che la voce trema per un attimo, prima di riacquistare vigore e sicurezza. Mi ribolle il sangue nelle vene e sono sicura di poter fare qualsiasi cosa, adesso, che non sia cadere tra le sue braccia. Sono furiosa al punto che potrei attaccarlo, qui e adesso, senza alcuna inibizione. Non mi importerebbe né della presenza degli Auror o del Vice Ministro - per quel che vale - e mi stupirei se non sapessi di essere in completo controllo della mia persona. Non sono l’anima che ha conosciuto, che rischia di spezzarsi pur di non cedere alle avversità; sono capace di ben altro, da prima ancora che lui - più di chiunque - mi conoscesse davvero.
«Adesso lasciami.» gli intimo a denti stretti. Non simulo nemmeno più il piacere di quella conversazione. Non ne esiste alcuno e lo sappiamo entrambi. Speravo fosse tornato per dirmi che ci aveva pensato, che potevamo riportare in vita il piano di fuga che l’avrebbe reso libero dal giuramento a vita con il Signore Oscuro.
Ovviamente mi sbagliavo.

Mi divincolo, o almeno ci provo, e gli punto un dito al petto invece di schiaffeggiarlo, come meriterebbe.
«Ti avevo detto che non sarebbe durata. Ero stata chiara.»
Dovrei girare i tacchi e andarmene, ma spero ancora in un atto di redenzione. Voglio vederlo realizzare di essersi allontanato da me ancora di più.
Forse il noi di quella sera d’inverno è rimasto ibernato nel ghiaccio, ma io esisto ancora e posso fare qualcosa per lui. Lui, che se solo lo volesse, potrebbe restare e giocare secondo le mie regole.



THALIA J. MORAN | 20 Y.O. | HUFFLEPUFF HEADGIRL |
outfit



Menzioni: -
Interazioni: Lucas


Thalia, in questo momento, così.

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Io, intanto...

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view post Posted on 17/1/2024, 22:57
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Camillo aveva visto l’espressione mutare sul volto di Niahndra e aveva assaporato piano quella sensazione, come si faceva con l’erba buona o con un sorso della sua bevanda preferita. Viveva per quei momenti. Viveva per il disagio. E di disagio gliene aveva procurato tanto, talmente tanto che aveva deciso di darsi. Non la biasimava, non aveva mostrato pietà. Si conoscevano da quando ancora le tigri fumavano la pipa e nonostante questo cadeva ogni volta nei suoi tranelli.
Circe, Circe. Amata Circe. Le punchline che regalava erano qualcosa che non conosceva eguali.

Ma adesso che lei e Lex si erano defilati, lui era rimasto solo, in compagnia del piccolo zoo che si portava appresso. Prese la bibita dalle zampette di Sun Wukong e fece un lungo sorso, prima di porgergliela nuovamente. Ed il Macaco la tenne, neanche fosse il suo tesoro. Un po’ lo era per davvero, in fin dei conti era venuto al mondo con un unico scopo, esattamente quello di tenergli la bibita.
Ad acquisti fatti, vagabondando qua e là, si era imbattuto nuovamente in una di quelle statue che servivano i partecipanti alla festa. Gli aveva chiesto gentilmente un refill della sua cola e una piadina; contro ogni aspettativa – dovevate vederlo, con quel muso sembrava volergli far brutto ad ogni costo, ma quello veramente brutto dei due era Camillo – l’aveva servito sul momento. Poi aveva buttato giú una pasta rosa grossa come un Chupa Chups, per dare il via al divertimento in grande stile.
Era quando si stava quasi per strozzare con la pastiglia che si era accorto di non essere troppo distante da una sua vecchia conoscenza. Strizzò un po’ gli occhi e la riconobbe, cosa che fece comparire un sorriso nostalgico sulle sue labbra e quasi gli fece scordare di essere arrivato a qualche millimetro da una manovra di Heimlich o dal decesso. Era in compagnia.
Guardò Pane, Burro e Marmellata, poi il suo Wukong. Si disse che un animaletto in piú avrebbe solo potuto rendere le cose un po’ piú frizzantine e così, tirò fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro. O meglio, l’ennesimo volatile dal drappo rosso che indossava. Lo guardò, appollaiato sull’indice che gli faceva da trespolo e quasi gli venne da ridere, ripensando a tutta la faccenda dei gabbiani e del passerotto, allo scambio di missive con annesse riflessioni filosofiche e minacce di trascinare la questione lungo percorsi legali insidiosissimi. Ma quando l’aveva fatto, l’aveva fatto mettendoci tutto l’affetto che si portava nel cuore e dei ricordi felici che avevano condiviso, sperando di poterglielo trasmettere. Non erano tanti, a ripensarci bene, ma qualcuno c’era, come il McDonalds durante il corso di Smaterializzazione, tanto per tirarne fuori uno.
«Vai da Thalia, sii gentile». Gli aveva sussurrato, prima di schiccherarlo in sua direzione e mettersi in moto a sua volta. Lo trovava buffo, una palla di piume dall’aspetto particolarmente soffice, un po’ troppo forse. Per quanto piccolo e leggero, pareva un ciccione.

Quando arrivò sul luogo, ampiamente preceduto dalla bestiola, trovò la sua Caposcuola – Tassofrasso una volta, Tassofrasso per sempre – in compagnia di un volto relativamente familiare. Ora, metti che la droga dà e la droga daje, metti che di suo, Breendbergh non era noto per curarsi dello stato emotivo altrui quando decideva di comparire, non capì la dinamica in corso tra i due. Un po’ flirtosetta, a giudicare da quanto erano vicini. Un po’ furibonda, a giudicare dal modo in cui Thalia stava reagendo al contatto. Che dire, follettini e follettine? Ignorò completamente la cosa.
«Mia dolce Thagliatella!» Esordì a pochi passi da loro, con i tre Sant’Umberti legati al fianco che fiutavano l’aria senza sosta. Le rivolse un sorriso radioso.
Poi guardò meglio e si rese conto che il ragazzo in sua compagnia l’aveva già visto. Alla redazione della Gazzetta, sì, ma lui era uno di quei Giornalisti di Ruolo, e non un freelance che si faceva vedere sporadicamente. In effetti, ripensò, non avevano mai interagito direttamente.
«E tu devi essere Luke Scotch, piacere, Camillo, grande ammiratore!» Lo guardò, come si guardava la scacchiera quando [1.e4 e5 2.Nf3 Nc6 3.d4 exd4 4.Bc4]. Invece di porgergli la mano, gli allungò la piadina che ancora non aveva toccato. Il bastardo gli aveva messo rucola, fontina e il crudo invece del cotto, ma se n’era reso conto troppo tardi. E poi non voleva certo lasciarlo a mani vuote, aveva intenzione di rapire la Moran. Si voltò nuovamente verso di lei, allungandole l’altra mano, quella draconica, per invitarla a prenderla.
«Non disturberei se non fosse urgente, ma avrei bisogno di parlarti un attimo ed in privato. Mi concedi un ballo o qualcosa di simile? Ad ogni modo sei splendida». Aggiunse, facendole un occhiolino un po’ troppo evidente.
Poi ruotò il capo in direzione di Lucas.
«Te la riporto intera, giurin giurello». Ma stava mentendo, nessuno ne usciva veramente intero da un’esposizione prolungata a Breendbergh e lui lo sapeva. Gli importava? Troppo fatto per capirci qualcosa.


INTERAZIONI: Niah nella prima parte; Lucas e Thalia nella seconda.
MENZIONI: Faccio menzioni pericolose, menzioni che uccidono

 
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view post Posted on 18/1/2024, 17:33
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Isola di Hirta Per così poco. Mi fermo anch'io, come in difficoltà. Se solo sapessi, Camille. Se solo sapessi quanto ogni tuo gesto sia stato e continui ad essere prezioso, per me. Da sempre, con te, ho avuto l'impressione di non essere in grado d'esprimere ogni affetto più sincero, più profondo. Vorrei tessere il presente tutto intorno, ricamarvi un ricordo dopo l'altro. Vorrei condividere con te ogni mio dolore, ogni gioia, ogni cambiamento. Mi hai colpito dritto al cuore, di nuovo, nel giro di pochi istanti. Alla fine, lascio correre — un cenno di pura sorpresa sul volto, a sottolineare che tutto questo sia invero infinitamente vicino. Ha già lasciato il segno, credimi. Mi avvio al tuo fianco, un po' come ai vecchi tempi. Allora è facile, oltremodo meraviglioso, immaginare che tra noi non vi sia stata assenza. Né un giorno, né un mese. Né una stagione per intero. Forse, Camille, è sempre stato così tra noi. Diventa tepore, una sensazione che riscalda il petto, e innerva in me vita dimenticata. Tu mi riporti indietro l'Estate che ho rinnegato, me la concedi in veste nuova. Perfino questo, sai, è un dono del tutto inatteso. Smetterò di ringraziarti?
«Pronto ad ogni sfida, anzi dimmi di più. Quali piani malvagi hai organizzato, Donna Camilla? Sai... tu e i Draghi allo stesso posto, allo stesso tempo, mi spaventa un po'.» Ti sorrido, e pure mi sembra bizzarro. Le guance recano le intemperie dell'apatia, e per un attimo è come se dolessero terribilmente. Chi, cosa sono diventato. Torno a te, avanzando lungo la folla. In parte mi guardo attorno, un po' per curiosità, un po' alla ricerca dei frammenti di chi abbia lasciato indietro. Mi piace credere che stasera possa essere un rientro, a tutti gli effetti.
«Non preoccuparti, c'è sempre occasione per un viaggio in Spagna. I miei nonni hanno una villetta sul mare, alla baia di San Sebastián, verso il Nord. Il nome è tutto dire, si trova nella bahía de la Concha Forse è la prima volta che ti pronuncio parole in spagnolo, eppure è un guizzo gioco che mi fa bene; riprendo subito dopo. «Letteralmente è la Baia della Conchiglia, è un luogo di pura pace. Certo, quando non c'è zia Calliope. Dire sia un fuoco vivente è riduttivo, Kostyantyn le piacerebbe tanto.» Penso a zia Calliope (che, in verità, è soltanto zia acquisita), all'abilità da Elementalista, al Fiammagranchio che porta con sé di giorno e notte. Vorrei raccontarti di come mi sia sentito in tranquillità, lì con lei. O meglio, di come mi sia sentito distaccato perfino da me stesso. Il Ballo dei Draghi, però, esige attenzione. Si svela come una costellazione in espansione, il fuoco rimbalza in cornice. The Ironbelly Circus è di fronte, una coppia di figure — Kostyantyn, il più giovane, mi è indicato da te — attira l'attenzione dei più. Sono circondati dalle fiamme più vivide, lingue d'arancio e rubino che serpeggiano lungo le braccia e il torace, la pelle nuda è un reticolo luminescente. Ricordano stelle in esplosione imminente, si spostano tra nembi di fumo e di cenere, ogni turbinio è come una visione a cielo aperto. Saltano, spiccano il volo, ridiscendono in giochi circensi che mozzano il respiro; è pura arte, il fuoco in dominio alla loro magia. C'è un ché di snervante, di pericoloso. Qualcosa che strega tutti, me per primo. Ovunque, l'atmosfera è riscaldata notevolmente, il fuoco è reale e tangibile intorno. Gli spettatori si avvicinano, alcuni si allontanano. Ci supera una coppia adulta, un bambino inerpicato stretto stretto alle spalle del padre.
«Guarda lì, Cami.» Ti indico oltre, la mia presa sull'avambraccio si fa più sottile. Avanti a noi si unisce una terza figura, ha le stesse caratteristiche degli altri mangiafuochi. Eppure, sulla schiena e sull'incavo del collo scoperti scivolano tatuaggi di rettili e tribali d'antico splendore, l'inchiostro talmente vivido poiché animato dalla magia. Sembra che l'epidermide stessa stia partecipando alle danze del fuoco, e l'uomo ne è ben consapevole. Ha a sé un cerchio di ferro, che lancia rapidamente in alto. Si ferma a mezz'aria e via, s'espande in tante altre geometrie: quadrati, triangoli, rettangoli. Si allungano alla folla in attesa, finché con uno schiocco delle dita dell'altro s'infiammano. I cerchi, di fuoco, sono più lucenti degli altri. Uno è proprio davanti a noi, almeno tre metri in estensione.
«Buonazera, zignori.» Ha l'accento forte delle terre lontane, un cipiglio minaccioso. I tatuaggi si muovono più velocemente sul corpo.
«Fate atto di coraggio, entrate in cerchi di fuoco.» Nulla di più, quasi avesse detto: "vi invito a prendere un tè". Ti guardo, un po' sorpreso.
«Saltiamo? Al massimo ci bruciamo un po'» ti chiedo. Il cerchio davanti è come un invito, un salto di fiducia assoluta.
OutfitOliver

Interazioni: Camille
 
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view post Posted on 19/1/2024, 00:44
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda • Ballo dei draghi

Il tipo affianco a Camillo le sorrise, sorriso che Lyvie ricambiò di buon grado al suo piccolo inchino. Sollevò le sopracciglia dalla sorpresa nel momento in cui capì che la sua famiglia si era appena - nuovamente - allargata. Non aveva mai avuto così tanti fratelli in una sola sera. Ben presto, si lasciò andare a un’espressione un po’ sconsolata, di chi aveva il bisogno di elaborare un po’ tutte quelle informazioni.

« Beh, allora aspetto di incontrarlo. » scherzò la giovane ma solo nel tono della voce, perché aveva davvero intenzione di fare la conoscenza del suo nuovo fratello acquisito, di cui non conosceva nemmeno il nome.
Nel frattempo, il ballo aveva cominciato a popolarsi sempre più, finalmente di qualcuno che conosceva: da lontano poté scorgere Draven, Thalia e un altro uomo di cui non riuscì a distinguere il viso. Si disse che, più tardi, avrebbe potuto almeno salutare il suo adorato concasato.
In lontananza, il Vice Ministro aveva appena terminato il suo discorso, ma alle parole di Millo le iridi verdi di Lyvie tornarono veloci a lui.

« Theo? » ripeté un po’ confusa, incerta nel momento in cui le disse che avrebbe potuto trovarlo anche simpatico.
Difficile a dirsi, perché la Serpina raramente trovava qualcuno di piacevole compagnia: spesso si scocciava dopo due minuti, altre volte invece l’ansia sociale prendeva il sopravvento. Ecco perché evitava chiunque solitamente; ma non ai balli. Ai balli concedeva una chiacchiera o due a chiunque, ma era una circostanza che si applicava solo in quella specifica situazione.
Per tutto il resto dell’anno, rimaneva gelida come il ghiaccio.
O pungente come un ago.
Un’ultima carezza a ognuno dei cagnoloni e ben presto alle parole dell’ex-Tassorosso si lasciò andare a uno sbuffo divertito.

« E bravo Millo. Guarda che però gli gnomi gialli mica crescono. » ironizzò, lanciandogli un’occhiata complice.
La buona notizia di lui e la professoressa Walker le aveva messo un certo - e strano - buonumore, anche perché teneva a entrambe le figure nella sua vita, sebbene in maniera diversa.

« Conto di scendere nei dettagli, prima o poi voglio sapere tutto! » ammise, sinceramente incuriosita da quella tresca inaspettata.
D’un tratto, qualcuno con la velocità di un fulmine passò tra loro: la prima vittima fu Alexander, la seconda Lyvie. Era riuscito a farla sbilanciare un po’ sul posto, in una maniera che la portò a indietreggiare di qualche passo, allargando le braccia nel tentativo di non cadere; cosa estremamente difficile, dati i tacchi vertiginosi che portava. Normalmente non era abituata a tutta quell’altezza, sebbene di per sé fosse molto slanciata.

« Ehi! » esclamò in un’occhiataccia truce, osservando la figura che ora si allontanava alla medesima velocità con cui era passato di lì, seguito a ruota da un membro del Cavillo. Solo allora capì che si trattava del Vice Ministro, di cui non aveva nemmeno mai notato i tratti del viso.
Si lasciò alle spalle quella breve intrusione, sistemando il draghetto nano sulla propria spalla destra, quando Helena si aggiunse al gruppetto. Ce ne aveva messo di tempo, ma finalmente era arrivata a destinazione. La salutò con un caldo sorriso sincero, felice di rivederla dopo il lontano incidente capitato in sala grande: l’aveva vista menare Metallo per Vivienne, non fu una scena molto da esordio di una grande amicizia. Vivienne. Aveva pensato anche a lei; si ritrovò a pensarci anche in quel momento. Ma solo per un attimo, come un soffio di vento. Non poteva rimuginarci troppo sopra, non lì.

« Ehi! Finalmente. » aggiunse con un tono volutamente scherzoso, soprattutto perché di sicuro non le aveva imposto alcun orario né luogo.
Invitare Helena fu impulsivo da parte sua, ma non se ne pentì affatto. Si conoscevano poco, era vero, ma quella forse poteva essere l’occasione giusta per potersi conoscere meglio.

« Sei salva per un pelo, Millo e Lex mi stavano facendo compagnia. » scherzò ancora, alternando per un attimo lo sguardo tra lei e i due ragazzi. « Sai che siamo tutti fratelli? »
Ovviamente, lei e Millo già si conoscevano e - ironia del caso - erano finiti allo stesso ballo col medesimo mood di outfit. Alla piroetta di Helena, Lyvie si limitò a osservare la scena in silenzio, nascondendo le mani nelle tasche mentre percepiva il draghetto appollaiarsi comodamente sulla propria spalla. Si lasciò andare a un sorriso quando anche lei prese ad accarezzare quei cagnoloni irresistibili e, soprattutto, quando l’ex-Tassorosso decise di farle un dono simile al proprio. Doveva averlo come vizio, un adorabile vizio.
La premura di Millo toccò profondamente la Serpina, ma non lo diede a vedere.

« Rassicurante. A voi, non ubriacatevi troppo! » commentò lei mentre salutava con la mano entrambi i suoi fratelloni, quando finalmente poté rivolgere tutte le proprie attenzioni a Helena.

« Anche tu stai benissimo. Io dovrei essere un Dorsorugoso di Norvegia, ma temo di non essere riuscita a centrare il punto. » si grattò un po’ nervosamente - ora che erano sole - il capo tra i riccioli, con l’unghietta in prossimità delle corna.

« Vieni, gli stand ci aspettano! » le fece cenno col capo di seguirla, cambiando immediatamente argomento - soprattutto perché i complimenti la imbarazzavano molto -.
Lungo la pista di pattinaggio e nei tendoni, ecco finalmente le bancarelle. Lyvie non perse assolutamente tempo, acquistando ciò che reputava interessante e cercando di rimanere sempre al fianco di Helena, nel tentativo - intanto di non eccedere troppo nell’entusiasmo. Per quanto asociale, aveva curiosità per qualsiasi cosa da vendere.

« Che mi dici degli stand dei draghi? Andiamo? Scegli tu quale! » gli occhi, vispi, cercarono il suo sguardo.
Era sinceramente incuriosita da lei, per cui avrebbe cercato di imprimere nella mente ogni particolare. A partire dalla sua scelta.

« Io ho già un draghetto adottato. E non parlo di questo qui. » indicò con un cenno del capo il suo nuovo amico, ancora comodamente sulla sua spalla che quasi sonnecchiava, di cui non aveva scelto ancora nemmeno il nome.

« Occhiodopale degli Antipodi, lo adottai diverso tempo fa. »



Interazioni: Camillo, Lex, di sfuggita Vice Ministro, Helena
Menzioni: Draven, Thalia, Lucas, Vivienne :cry:


Lyvie acquista:
x1 intreccio di scaglie (scegliamo le scaglie dell'occhiodopale degli antipodi) 15G
x1 libro "scoprire i draghi" 6G
x1 libro "cordis draconis" 10G

Totale se non erro: 31G :fru:

 
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view post Posted on 19/1/2024, 10:54
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Mi rimbomba nel cervello il suono dell’erba calpestata sotto la suola delle scarpe. È come schiacciare vetri, lo stridio irrealistico mi pungola l’udito e disturba il mio equilibrio; o questo, o il whisky che mi è ancora rimasto in circolo.
So di aver esagerato e sono perfettamente consapevole, nonostante l’ebrezza, di quanto l’ipocondria mi renda terrorizzato alla sola idea di vomitare, figuriamoci farlo per davvero… Ma non sono preoccupato, non per il momento, almeno. L’esigenza di tenere duro per il resto della serata ha avuto la meglio. A posteriori mi chiedo come sia riuscito a sopportare questi eventi gli altri anni senza l’assistenza del whisky.
Sento la voce della rossa chiedermi se ce la faccio e, in qualche modo, riesco a mostrarle il pollice mentre continuo a barcollare per allontanarmi da lì e lasciarmi indietro la figuraccia appena fatta.
Il vociare perpetuo che mi sento intorno mi irrita e vorrei solo riuscire a trovare un posto tranquillo in cui riacquistare un po’ di lucidità; non troppa, però. Devo imparare a trovare il mio equilibrio tra l’essere abbastanza brillo da riuscire a tollerare la gente e il non sentirmi male per aver bevuto troppo.
Dietro il tendone che mi sono lasciato alle spalle trovo un po’ di solitudine. Sono tutti concentrati tra draghi e attrazioni di cui ancora ignoro l’interesse, ma che do per certo esistano, come in tutte le altre occasioni come questa. A parte per la presenza delle mastodontiche e affascinanti creature, queste feste sono sempre la solita merda.
Mi butto a sedere per terra, sperando che la camicia bianca non risenta troppo della scelta. A gambe divaricate e gomiti sulle ginocchia, mi tengo il viso tra le mani, a testa china. Non la migliore delle idee, perché presumo che dovrei tenere il mento all’insù e inalare quanta più aria riesca a incamerare per ridurre il senso di nausea, ma in questa posizione non mi gira la testa. Così sto bene, ma se finissi per passare la serata seduto in un angolo dell’isola non sarebbe tanto meglio che averla passata al sicuro della mia stanza.
Che palle… Perché mi lascio convincere ogni singola volta?
Ho giusto il tempo di un sospiro, prima che la mia bolla di solitudine venga fatta scoppiare da una voce che non riconosco. Riapro gli occhi, che non mi accorgo fino a questo momento di aver chiuso, e rialzo la testa un po’ troppo velocemente; basta così poco per farmi voltare di lato ed espellere altra bile.
Non sto vivendo il mio miglior momento, ma posso andare fiero dei riflessi, almeno.
Accetto il fazzoletto e sposto poi lo sguardo sulla sua figura. Osservandolo dal basso verso l’alto, mi ritrovo a inarcare un sopracciglio con stupore. Vado parecchio fiero della mia altezza, ma in qualche modo in adolescenza ho finito con l’ossessionarmi all’idea di voler arrivare al metro e novanta; non che possa in alcun modo dipendere da me. Questo tizio ha le gambe lunghissime e non so se sia una sorta di effetto ottico dato dal guardarlo dal basso, per via della distorsione generata dall’alcool o se sia semplicemente fatto così. Merlino solo può sapere perché la mia mente decide di concentrarsi su questo dettaglio e ignorare del tutto le sue parole.

Quanto sei alto? - chiedo, le sopracciglia corrucciate e il naso arricciato in una smorfia di puro fastidio, nemmeno mi avesse appena preso a calci.
È stato anche gentile, obiettivamente lo riconosco. Ma le persone che non conosco le guardo tutte con sdegno.
Comunque, non faccio a tempo a finire di parlare che la voce di Megan riempie l’aria intorno a me.
Cazzo. Megan.
Sgrano gli occhi e faccio cenno al ragazzo davanti a me di concedermi un minuto.
Schiarisco la voce, tiro indietro i capelli per apparire più ordinato, poi estraggo lo specchio magico dalla tasca dei pantaloni.

Hey, stella. Ehm… Ho avuto una specie di contrattempo?! Poi ti spiego. Dammi dieci minuti e ti richiamo, ok? - le rispondo, il tono incerto e le parole strascicate di chi è palese non sia particolarmente in grado di intendere e di volere. Ma va bene così. Le spiegherò dell’increscioso incidente e di quanto non sappia bere…
Mi rimetto subito in tasca lo specchio e sospiro. Torno ad appoggiare i gomiti sulle ginocchia e le mani intorno al viso; sfrego le palpebre chiuse contro i polpastrelli.
Ho già dimenticato della presenza del ragazzo altissimo.
Mi richiudo in me stesso perché non potrei fare altro. Non riuscirei ad alzarmi nemmeno se volessi. Ho tipo perso sensibilità nelle articolazioni dal momento in cui mi sono messo a sedere a terra.

Menzioni: Thalia
Interazioni: Lex, Megan

Posizione: In mezzo a qualche frasca
 
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view post Posted on 19/1/2024, 12:30
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Alexander non perde occasione per appoggiarsi ad un tronchetto appena più resistente, un ginocchio piagato perché il tallone si stabilizzi bene contro la corteccia sottile. Le braccia ricadono molle lungo i fianchi, ma questo serve a dargli lo slancio per infilare una mano in tasca e tirare fuori un piccolo vaporizzatore.
Non che dubitasse di divertirsi a prescindere, in fondo c'è anche un motivo per cui non è qui da solo, ma la voglia di esplorarlo non gli viene in questo momento.
No, Lex guarda lo sventurato vittima del troppo alcol o di una tartina avariata, in effetti questo ancora non si è messo ad indagarlo.
Per lui ha un sorriso scaltro cucito in volto, come se fosse una bambolina di pezza - quella di una volpe, gli piace il richiamo al Piccolo Principe, con dei bottoni luminescenti al posto degli occhi.
Inquietante, ma carino. A modo suo, estremamente dolce.
Si lascia guardare dall'alto al basso senza emettere un suono, come ad aspettare la rincorsa di quello sguardo, con la curiosità che si muove nel suo. Ricambia, ovviamente.
Gli sfugge una risata cristallina che scuote un po' le spalle. Oh beh, Lex è veramente alto, va ammesso ed è qualcosa di cui è particolarmente felice in certi contesti. Come quando deve raggiungere una mensola più in alto perché sua madre a malapena raggiunge il metro e sessanta.
Lo sente l'attrito nelle parole, ma la cosa non lo preoccupa minimamente. Ci scherza su, meschino con quel tono che si abbassa leggermente.
«Abbastanza da farti girare la testa?» non ha bisogno di spiegare alcuna allusione, dato che davvero è bastato guardarlo per star male di nuovo.
E sì, certo che lascia la privacy a chiunque lo stia chiamando. Aspetta senza problemi, in uno scenario molto simile ad un film visto di recente. Peccato che non ricordi minimamente il titolo.

Dolcemente, si piega sulle ginocchia, restando a distanza di gittata di un ennesimo conato, non si sa mai. Inclina il muso per guardare meglio il ragazzo.
«Prova a distenderti» suggerisce, perché starsene raggrumato in quel modo non fa che comprimere lo sterno, e questo - beh - generalmente non aiuta. «Puoi sempre dire che ti piace guardare le stelle con gli spilungoni» e magari anche con gli sconosciuti, seppur a guardarlo bene, di lui si ricorda. «Respiri profondi»
Porta alle labbra lo svapino, una piccola nube di fumo d'erba si spinge verso il lato opposto a Draven, disegnando arabeschi strani.
«Assurdo che la musica si senta meglio da qui»

Interazione: Draven

Menzioni: \\

Posizione attuale: Nelle frasche (?)

 
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