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| 20 yrs – (Dis)order – St. Ives |
Non capisco esattamente che cosa sta accadendo, ma intuisco di aver centrato un punto che non stavo cercando e di cui non conoscevo l’esistenza; mi sovviene all’improvviso il ricordo delle mie sorelle, che s’impuntano a volermi nascondere la verità delle loro bravate sperando di farla in barba a me - e per estensione, quindi, di prendere in giro nostra madre, dea vendicativa e terribile -, salvo tradirsi con un cenno nervoso delle mani, lo sguardo rivolto ovunque (ma mai a rispecchiare il mio) e balbettando come le assurde adolescenti che sono. Nieve non si discosta molto da Fiona ed Iris, dunque, e scatta in me il sesto senso della sorella maggiore che intuisce il problema, pur non sapendo identificarlo, attende qualche informazione in più prima di procedere alla sentenza definitiva e poter passare poi alla ricerca della soluzione più congeniale per tutti. Non ho mai incalzato le mie sorelle per avere le risposte che volevo: ci sono voluti anni di sguardi truci, alcuni meno di altri, e con Nieve intendo adottare la stessa tecnica. Lascerò che sia lei a sciogliere la matassa del mistero avvolto intorno al suo fottutissimo guaio. Alla sua definizione, tra l’altro, mi accorgo di aver fatto una smorfia con la bocca - una di quelle che condivide quello che si sta dicendo, ma senza aver il coraggio di mettere nero su bianco con le parole il concetto stesso; me ne rendo conto quasi immediatamente e scuoto velocemente il capo per cancellarmi il sorrisetto che altrimenti spunterebbe quando sento il resto della frase. Sì, Nieve è decisamente una regina nel cacciarsi nei guai, ma se siamo amiche - credo sia assodato ormai che lo siamo ancora, no? - ci sarà un perché. Con tutte le scelte sbagliate che abbiamo fatto finora ci si potrebbe lastricare ex novo tutta Diagon Alley e sono certa che anche stavolta quello che avrà da dire aggiungerà un tassello importante a questa nuova opera metaforicamente infrastrutturale.
Vorrei dire che non mi stupisce la sua reazione al Ministero e vorrei chiederle perché si trovasse lì in quel momento, ma me lo impedisce: il fiume in piena di parole si riversa nella mia cucina, mi travolge e mi costringe a mantenere la posizione. All’accenno della sua probabile natura di Obscurus - fortunatamente smentita - le mie sinapsi hanno un momento di shock; non ho idea di come si risolvano i problemi di un Obscurus, ma ora che me lo ha accennato mi incuriosisce saperne di più. Accidenti a me che non ho seguito il corso di Midnight quando potevo, forse l’unica cosa utile della sua intera carriera accademica ad Hogwarts. Il racconto prosegue con un’enfasi crescente, un climax di emozioni pari alla vittoria della lotteria indetta dalla Gazzetta del Profeta o dal Settimanale delle Streghe, solo che qui la persona che ho di fronte sta per collassare a causa del peso della rivelazione. Pendo chiaramente dalle sue labbra e mi riscuoto dal pensiero precedente - quello sull’Obscurus - solo per dare la giusta attenzione alla definizione della posizione assunta da lei e questo fantomatico Ministeriale. Decido di sorvolare sul fatto che prima di chiedere aiuto a me abbia cercato asilo altrove, perché ricostruendo la cronologia degli eventi a spanne, questo era il periodo in cui l’anguilla nella mia cucina mi causava fortissimi e penosissimi attacchi di panico. La vedo agitarsi, contorcersi perfino, parlando così velocemente da ingarbugliare le parole tra loro. Vorrei dirle che va tutto bene, che possiamo pure sederci e parlarne con calma, e faccio per muovermi verso di lei - certo, scelta discutibile visti i precedenti -, ma sono lì con la mano tesa pronta a guidarla al tavolino alle sue spalle quando il nome della persona con cui è finita sul pavimento in orizzontale mi blocca. Il palmo che tengo aperto si contrae e si chiude in un pugno, per poi rilasciare le dita - non vorrei mai pensasse che intendo picchiarla, insomma - e, probabilmente, lasciare che sia il fatto che sto boccheggiando a definire lo stato di shock in cui mi trovo.
Horus Ra Sekhmeth. Il mio Caposcuola. Il Campione di Tassorosso del Barnabus. La crush segreta di almeno il cinquanta percento di Hogwarts ai tempi in cui la frequentava e - lo confesso - pure la mia per cinque minuti abbondanti. Poi ho capito tante cose, ma questa è un’altra splendida storia da lasciare ai posteri. Lo scopamico di Nieve Rigos, regina dei guai e causa dei miei infarti.
Mi rendo conto che non posso starmene lì in sospeso, con lei che mi guarda così, senza dire una parola. Però non so che dire e quindi apro e chiudo la bocca come un pesce fuor d’acqua in cerca di ossigeno da respirare. Non so nemmeno perché mi stupisca tanto il fatto che sia riuscita là dove frotte di ragazzine adoranti - e qualche ragazzino pure, nei corridoi della scuola se ne sentono di ogni - hanno solo sperato di riuscire ad arrivare. Per le mutande viola di Merlino. Non so se essere scioccata, compiaciuta, invidiosa o cosa. Non lo so. Mi limito a puntarle l’indice contro, in silenzio assoluto, come a volerla redarguire per questa relazione scandalosa. La supero, lasciandole intatto lo spazio vitale e mi siedo, facendo barcollare la tazza di tè sul tavolo. Mi sorreggo il volto con il palmo della mano e la guardo, questa creatura strana nella mia cucina, che mi redarguisce sul sesso occasionale, quasi ne sia effettivamente esperta, e poi è la prima che cade dritta nella trappola. Beh, vorrei vedere. Insomma. Horus. Sekhmeth. C’è bisogno di dire altro? Tra le altre cose, con i capelli lunghi faceva proprio la sua bella figura anche al ballo dei Ruggenti Anni Venti, seduto al bancone dello speakeasy col suo drink. Che ci fosse qualcosa tra loro già allora? Mi è venuto in mente solo adesso di averli visti discutere con troppa - ma ora ne capisco il motivo - confidenza. Sento che dovrei dire qualcosa, ma mi limito ad appoggiarmi allo schienale della sedia di tutto peso e a sospirare. Ci sono tante cose che vorrei dire, taaaante.
«Lasciando perdere il fatto che credo tu abbia appena superato te stessa nel volermi scioccare…» e lo penso, Nieve, diamine se lo penso! «...credo che non ti parlerò per i prossimi cinque minuti. Devo elaborare questa cosa. E’ come se avessi appena sorpreso mio fratello a letto con la mia migliore amica.» Sì, perché alla fine dei conti Horus è stato per me, Amber ed Eloise il punto di riferimento per così tanto tempo da essere entrato di diritto nella famiglia allargata che ciascuno di noi si costruisce col tempo al di là del legame di sangue fine a se stesso. L’attenzione per qualsiasi Tassorosso in difficoltà, le riunioni all’inizio dell’anno per la gestione dei turni come Prefetti, le festività e le piccole festicciole in Sala Comune. Prima che si diplomasse e Amber prendesse il suo posto, ricordo di aver sentito una specie di strappo dentro, come se il fatto che - finalmente - avesse preso i suoi meritati M.A.G.O. fosse una ferita aperta; non ho mai dubitato di Amber, ma Horus è sempre stato qualcosa di più, la figura di cui avevi bisogno e non sapevi di averne, ma che ogni volta era lì, pronto e presente. Ad undici anni, quando ti ritrovi davanti un ragazzo del genere non puoi far altro che sognare un po’, ma - almeno nel mio caso - quella fiammella si è spenta in favore di un rapporto molto diverso. Non abbiamo mai parlato molto di questioni personali, a dire il vero proprio mai, ma questo non ci ha mai impedito di svolgere bene i nostri compiti per la Casa di cui facevamo entrambi parte. Oggi, qualche anno più tardi dal suo diploma, me lo immagino realizzato e indipendente - com’è sempre stato del resto - e guardo Nieve che è esattamente l’opposto di Sekhmeth: finge di riuscire a vivere da sola, di bastare a se stessa, ma cerca il contatto umano con una disperazione tale da suscitare tenerezza. Forse capisco meglio, adesso che ci ragiono un po’, perché si trovino a vivere questa cosa insieme. Messa sotto questa luce la questione mi appare diversa, ma lo shock rimane invariato; assumo però un’espressione e un tono più concilianti quando apro bocca di nuovo. «Immagino che il casino vero e proprio sia che ti sei innamorata, non è così?» Povero Kurt, penso, ci avevi provato tanto, ma non sei e non sarai mai Horus Ra Sekhmeth.
–The truth is, everyone is going to hurt you. You just got to find the ones worth suffering for.–
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