I sat alone, in bed 'til the morning
«
Nulla di dannoso, è più per gioco».
In realtà non ne era così sicura, ma non le sembrava neppure una buona idea suggerire che Lex potesse correggerle le pozioni con sostanze potenzialmente nocive. Era solo che sul momento non le era venuto in mente nient'altro. Era difficile sostenere il tipo di
focus, intenso e mirato, al quale l'altro stava sottoponendo lei e qualsiasi cosa la sfiorasse anche solo tangenzialmente. Soprattutto, rendeva difficile
ragionare. Il commento su Lex era scivolato via dalle sue labbra portandosi dietro un rimpianto immediato; non tanto per aver disseminato informazioni —era stato in parte intenzionale—, ma per non averle falsate quel poco che sarebbe bastato a capire se
Cain avrebbe riconosciuto la bugia oppure no. Lo sguardo rapace con cui lui aveva studiato il negozio, gli appunti di Niah e adesso il retrobottega facevano presupporre che molti dei dettagli della sua vita gli fossero sconosciuti; ma questo portava soltanto più dubbi e più domande. Era entrato a colpo sicuro in negozio, in un giorno in cui sapeva di trovarla sola a fine giornata: aveva avuto fortuna o aveva iniziato a osservarla molto prima? Impossibile, era rimasto sorpreso dal sentire di Sam.
*No, era incazzato. Ferito, forse, ma non sorpreso*.Okay, forse Sam era un tabù ma non necessariamente un tassello oscuro per lui. Cosa significava? Provò a dare uno strappo leggero a quel pensiero, ripercorrerlo a ritroso per vedere quale altra tessera del domino avrebbe fatto cadere con sé. Era maledettamente difficile ragionare in quel momento, tenere in bilico più piani allo stesso tempo, ma ci provò comunque. Sam, l'orfanotrofio, le adozioni, le donazioni...
Avevano sempre saputo dove trovarla, per tutto quel tempo. Per forza. Non era stata Suor Prudenzia a dirglielo, o almeno il suo ricordo? I Lindsay sovvenzionavano l'orfanotrofio e in cambio Niah era rimasta lì dentro, almeno fino a quando Sam non l'aveva presa con sé. Suor Prudenzia sapeva anche quello. E, comunque, non era come se Niahndra fosse totalmente sparita dai radar, dal momento che frequentava Hogwarts. Persino
Cain aveva fatto un commento a riguardo. Ma allora perché lui le aveva dato ad intendere che non sapesse che fine avesse fatto? Niahndra partiva dal presupposto che lui fosse rimasto con la sua —la
loro— famiglia, ma forse...non era quello il caso? Era stato tenuto all'oscuro? Perché? Era stato un danno collaterale, tanto quanto lei?
Benché si fosse rifiutata di ripercorrere la strada delle proprie origini con Sam, Niahndra non aveva avuto alcun motivo di dubitare della veridicità delle sue informazioni né l'aveva tutt'ora, se non per un puro esperimento mentale —di quelli che le piacevano tanto.
Cain, in fondo, non l'aveva contraddetta quando aveva menzionato l'orfanotrofio.
*Niah...*Aveva già detto che era difficile ragionare? Avrebbe dato qualsiasi cosa in quel momento per del tempo e della solitudine totale, così da potersi rigirare tra le mani le tessere del domino fino a trovare l'incastro giusto. Prima, però, avrebbe dovuto raccoglierle tutte. E quello era un altro paio di maniche ancora.
Non biasimava lo sbigottimento sul volto dell'altro. Niahndra sapeva di star evitando domande decisamente più sensate e che premevano tutt'ora sulle labbra per uscire; ma sentiva anche l'urgenza del momento, la scarica febbrile che permeava l'aria, le potenzialità inespresse. La ghigliottina sospesa nel vuoto, pronta a calare sulla sua testa. Su quella di Sam.
Per quanto l'idea di poter usare la magia senza il vincolo di una bacchetta l'affascinasse, era più preoccupata di capire l'estensione delle capacità di
Cain. Qual era l'utilità del portabacchette vuoto? Era qualcosa che l'aveva disturbata dall'inizio, insieme al modo calcolato con cui si muoveva nello spazio, insieme a come il suo primo istinto fosse ostruire le vie di fuga —l'aveva fatto anche col ragazzino odioso, prima che con lei. Più lo guardava e più l'unica cosa che Niahndra riusciva a vedere era la violenza che prometteva.
*Bimba–*.
Era sembrato sincero, prima, almeno a sprazzi; aveva pensato di aver intravisto delle crepe nel breve istante di vulnerabilità che si erano concessi entrambi, ma era disposta a scommettere tutto su quello? Magari non dipendeva nemmeno da lui. Ricorrere alla magia in quel modo per lui era sembrato naturale, quasi automatizzato, ma se era abituato a non usare la bacchetta perché tenere il fodero? Magari non ci aveva rinunciato volontariamente, il che significava che potesse avere dei conti in sospeso; significava che
Cain potesse non essere la cosa peggiore che sarebbe arrivata a bussare alla sua porta.
«Me l'ha insegnata un compagno di cella sudafricano, studiava a Uagadou».
Niahndra rimase impassibile, ferma in quell'immobilità innaturale di chi è acutamente consapevole di essere sotto osservazione. Come se, sforzandosi di tenere tutto
fermo in lei, anche il resto sarebbe rimasto sotto controllo; una compulsione alla quale non riusciva a sottrarsi, malgrado l'irrazionalità della sua natura.
Sotto l'apparenza granitica, magma fuso. Era pericoloso? Ovviamente sì. Che cazzo aveva fatto per finire in cella? Qualcosa di terribile, sicuro:
andiamo Niah, l'hai visto? Ti sei vista? Era uscito...legalmente? Cristo, c'era qualcuno sulle sue tracce?
*Niah–*.
Non adesso, doveva ragionare.
*Tesoro, questo non è ragionare. Sei in una spirale ossessiva*.
No. Era solo che le informazioni erano troppe e al contempo troppo poche. Era solo che
Cain rubava l'aria in una stanza già satura di residui di ingredienti pozionistici. Era solo che non riusciva a stringere la bacchetta abbastanza da permettere al dolore di schiarirle la testa, e le schegge di vetro erano state aggiustate. Era solo che l'unica cosa a cui riusciva a pensare era di trovare un modo di andarsene da lì, toccare casa per il tempo necessario a prendere l'essenziale, pescare Sam e sparire senza lasciare traccia. Anzi. Al diavolo le valigie, li avrebbero soltanto rallentati.
«
Cain—», interruppe secca. Il nome pizzicò bugiardo sulla lingua, una svista. «
non fraintendermi, sto amando questa inutile partita a scacchi in cui mi dai informazioni a cazzo e io devo fare i salti mortali per capire cosa vuoi *arriva al punto arriva al punto sei fuori tempo sei fuori tempo*
Ma ho bisogno di sapere chiaramente se Sam...se io e Sam siamo in pericolo, perché l'ultima volta–». L'aria fischiò tra i denti quando ingollò un respiro. «
Non voglio ripetere l'ultima volta».
Era possibile, si rese conto, che fosse davvero in una spirale; ma non era forse legittimo il terrore che le stritolava i polmoni tra dita nodose? Aveva già visto quel pattern, era stata colpa sua anche quella volta. Stava ritardando l'inevitabile. L'ombra di Suor Prudenzia l'aveva raggiunta.
Tip. Tap. Tip tap. Taptaptap.All'improvviso, Niahndra se ne rese conto.
L'odore di sangue nella vasca degli squali era il
suo.
I'm crying, "They're coming for me"