Il rientro dalle vacanze era stato traumatico, non avrebbe saputo dirlo in altra maniera. La coppia di bauli che aveva trascinato con sé a colpi di bacchetta attendeva semplicemente sul letto a baldacchino, nel dormitorio comune del Castello di Hogwarts. Avrebbe dovuto sistemare tutto, dai nuovi capi d'abbigliamento che aveva ricevuto in doni natalizi fino ai blocchetti di pergamena, alle boccette d'inchiostro e alle brillanti piume da scrivere che aveva acquistato in prima persona. C'era poi la consapevolezza di prendere seri provvedimenti per il bacello di Pugnacio, non poteva più trattenersi in camerata sotto gli occhi dei suoi concasati più stretti. Soltanto quel mattino una liana sfuggente aveva tentato di strappare via il succo di zucca tra le mani del piccolo Timothy, lasciando sul palmo destro un segno violaceo più simile ad una crosticina di sangue rappreso che ad un banale ematoma. Aveva rassicurato l'altro Grifondoro con gentilezza, passandogli in fretta l'ultimo flacone di Cancella-Lividi che aveva con sé. Intimorito dal carico di impegni e di attività che aveva appena lasciato in sospeso, tuttavia, non aveva resistito e a passo spedito si era infilato tra un gruppetto di concasati in uscita dal ritratto, e da lì a breve aveva potuto così abbandonare i confini di Hogwarts. All'esterno l'aria era gelida, ne apprezzò i fiocchi di neve in caduta. Un manto candido intrecciava cristalli di ghiaccio e germogli superstiti di fiori d'inverno, e nei dintorni delle Serre d'Erbologia sembrava che qualcuno avesse costruito da poco una schiera di pupazzi di neve, soldatini a guardia delle migliori, pregiate piante della Professoressa Fiachran. Non poté che sorridere, bizzarramente attratto dai pupazzetti più di quanto volesse ammettere; al di fuori dai Cancelli di Hogwarts, scoccando all'arcigno Custode un'espressione più vicina ad una smorfia, finalmente si avviò lungo le stradine del Villaggio di Hogsmeade. Mancavano alcuni giorni per il viaggio in programma con i Grifondoro, ma anticiparsi - almeno in quello - non sarebbe stata una cattiva idea. La tappa principale, allora, sarebbe stata proprio il suo locale preferito in assoluto, in tutto il mondo magico: Madama Piediburro. Perfino a lunga distanza poteva sentire, come memoria intima, il profumo delicato di spezie in infusione, gli aromi dolcissimi di boccioli di rosa in tazzine di ceramica, e quelli più intensi del cioccolato, del caramello, delle creme. L'estasi dei sensi era lì, a pochi passi dal maniero scozzese. Ne approfittò per procedere lentamente, ora che finalmente si trovava da solo, e recuperò così un libro che aveva con sé nella tasca del cappotto.
I crimini della pasticceria di Hillhouse di Primma C. Adems gli parve quanto mai una scelta... meravigliosamente calzante, a ben pensarci. Era uno dei volumi estivi che non aveva avuto modo di leggere, e doveva ammettere - in cuor suo lo sapeva fin dal primo momento - di aver acquistato quel romanzo semplicemente dietro consiglio indiretto dell'articolo di Jolene White, e della rubrica letteraria del Profeta. Come lui, era stato lo stesso per molti altri coetanei, ma pochi giorni prima aveva sentito Herbelia parlarne con tale partecipazione da incuriosirsene a sua volta. Alla gentile proposta di prestito da parte della concasata, aveva sorriso e risposto che, in effetti, ne avesse già una copia in baule. Forse non era stata l'idea migliore, perché Herbelia a quel punto l'aveva guardato con un misto di disprezzo e di confusione, a chiedersi come mai non l'avesse ancora iniziato. Quello che non sapeva, l'innocente Herbelia, riguardava l'istinto di Oliver di accumulare libri a più non posso, e anche quello era un cruccio che avrebbe dovuto risolvere in termini di spazio, in dormitorio. Ad ogni modo, il naso infilato alle prime pagine, si accorse di come il romanzo scorresse deliziosamente, in una narrativa che aveva in sé del sorprendente. Non era ai livelli di
Notturni incantati di Macovei - era a pagina centosette di quello, e ne era affascinato -, ma comprendeva come mai fosse stato così apprezzato dal mondo magico. Quando si ritrovò alla porta di Piediburro, più per familiarità di percorso che per altro, sentì qualcuno bussargli sulla spalla.
«Ciao Oliver, devi- devi entrare?» Si volse allora di scatto, consapevole immediatamente di essere stato stregato dalla lettura - dov'era arrivato? Avrebbe dovuto segnare il punto nel libro. Chiuse il libro, e ticchettò sulla copertina.
«Primma Adems.» Sottolineò il nome dell'autrice, a chiare lettere anche per il ragazzino di fronte.
«Se vuoi conquistare Herbelia, amico mio, devi regalarle qualche suo libro.» Un occhiolino - l'aveva riconosciuto, era Julien del terzo anno, Corvonero -, e infine si premurò di spingere le porte, lasciando che lo studente entrasse prima di lui. L'atmosfera di Madama Piediburro, quando seguì a sua volta nel locale, gli parve più incantevole di una carezza, e lasciò che lì - proprio all'ingresso - vi danzasse attorno come Cherubino. Socchiuse gli occhi, il romanzo di Adems stretto al petto, e con l'espressione sognante, e qualche occhiaia di stanchezza degli ultimi giorni, Oliver trasse un sospiro di profondo, agognato sollievo. Poco dopo poté raggiungere il bancone, e sebbene stesse continuando a voltarsi indietro verso i tavolini, desideroso com'era di trattenersi lì a sua volta, comprendeva di non avere tempo sufficiente. Se avesse incontrato Mary, tra l'altro, sarebbe stato per lui come il coronamento di un vero e proprio idillio. Era rientrato quel giorno al Castello e non aveva visto ancora molti concasati, e lei... lei era stata tra i suoi pensieri per lungo, lungo andare - cosa che Penny Laurence, con il quale aveva trascorso il Natale, non aveva mai dimenticato di sottolineare, fino a punzecchiarlo. Comunque, gentile, avrebbe eventualmente chiesto come fossero andate le feste e se fosse pronta per l'avventura in programma nei prossimi giorni. A quel punto, avrebbe posto un foglietto sul bancone, in bella vista. La calligrafia elegante, che da sempre gli apparteneva, delineava una e più ordinazioni.
«Serviranno per sabato prossimo, prima delle sei di pomeriggio. Posso passare anche io a prenderli, non è un problema. Vorrei per favore che fossero ben sistemati in... non so, una scatola, un baule, un contenitore che possa mantenere tutto al caldo e al fresco, a seconda delle pietanze.» Lasciò due Galeoni di mancia, anche solo per tutto l'impegno che ne sarebbe conseguito. Se fosse stata Mary, sarebbe stata già informata al riguardo: qualora non fosse stata lei lì da Piediburro, non avrebbe impiegato troppo a spiegare tutto. Era molto semplice, e si premurò di pagare tutto in anticipo, lasciando il foglietto.
«Porto via con me ora un Milkshake del Ghiro, invece.» Sorrise, stranamente incantato. Una frase di Penny fece capolino tra i pensieri proprio in quel momento, e non poté fare a meno che abbassare lo sguardo. Forse, diceva l'amico, Piediburro gli piaceva anche per altri motivi.
Dal Conto di Casata Grifondoro
Cremotto Lancillotto (x10)
Cuore di Pizza (10)
Focaccia di Faccia (x10)
Petali di Cuore (x34)
+2 Galeoni mancia
Qualora vi sia una Tazza, a te la scelta circa quale (mettiamo poi in inventario per futuri risvolti)
Dal mio conto, un Milkshake del Ghiro, e tanti bacini.