Madama Piediburro

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view post Posted on 14/2/2021, 19:13
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AVVISO
Solo per questo mese, visto l'iniziativa, dopo aver postato qui potrete ritenervi già serviti senza attendere il mio post. Ovviamente, tenterò di arrivare il più presto possibile. Merci. :flower:

 
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Martian
view post Posted on 15/2/2021, 18:15




mGe2F9e

Era all'esterno del famoso cafè di Madama Piediburro.
Fissava le vetrine decorate da fiori, tazze danzerine e pasticcini decorati con colori associati all'amore.
Era fermo davanti alla soglia, a braccia conserte, indeciso se entrare o meno; Alanis, il suo corvo imperiale, era appollaiata sulla sua spalla e lo sollecitava ad entrare gracchiando e sbattendo appena le ali.
"Lo so che ci sta aspettando! Non mettermi fretta." le rispose Thomas, sbuffando.
La sua attenzione venne poi catturata da una coppietta che si affrettava ad entrare nel locale, ridacchiando come due piccioncini innamorati. Erano eleganti e acchittati di tutto punto, chissà che non fosse il loro primo appuntamento quello.
Thomas, invece, era come sempre vestito come un cacciatore di vampiri in pensione.
I capelli mossi lievemente arruffati, il cappotto nero di pelle, i pantaloni scuri e la casacca marrone scuro, il tutto reso più rassicurante dal suo paio di anfibi.
Il suo look dark sarebbe sicuramente passato inosservato una volta immersosi in tutto quel rosa.
Alanis gracchiò nuovamente, doveva muoversi, era già in ritardo per il suo appuntamento;
A quel punto Thomas sospirò tirando in su gli occhi e si avviò all'entrata del cafè, facendosi sorpassare da un'altra coppietta intenta ad entrare.
Venne accolto da una breve melodia provocata dalle campanelle infisse sulla porta.
Si guardò attorno spaesato. Non aveva mai visto un posto tanto luminoso e, soprattutto, profumato.
Un odore di fiori misto ad eaux de parfum lo travolsero, stordendolo per brevi istanti.
Tutti i presenti si voltarono a guardarlo. Dalle coppiette sedute ai tavoli, ai piccoli Cupidi intenti a fare qualche dispetto.
Thomas alzò un dito, rivolgendosi ai cherubini che sembravano quasi averlo puntano, e fece un gesto di "NO", ben deciso.
Alanis mosse lievemente la testolina piumata, confusa da tutti quegli sguardi puntati su di loro.
Thomas, a quel punto, decise di far finta di nulla. Tirò su il colletto del cappotto e si avviò al bancone, per fare più in fretta possibile.
"Salve.. umh, sì, vorrei delle bustine di tè. Sono un regalo." chiese, al garzone di fronte a lui.
Lentamente si voltò a guardare alle sue spalle. Le coppiette lo stavano ancora fissando. Alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa e sorrise nervosamente al garzone, lasciando sul banco i galeoni con i quali avrebbe saldato il conto.


Bonsoir! Thomas si considera servito <3
Acquistati tre tipologie di Tè:
1xTempesta= 1G
1xOceano= 1G
1xForesta= 1G
 
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view post Posted on 16/2/2021, 11:16
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Mister, this hug is for you.168069a76b872a0831c799273272e7c33 febbraio.
«Mary, chiudi tu stasera?» Nonostante il tono interrogativo della proprietaria, la grifondoro sapeva si trattasse di un ordine. Le sorrise annuendo mentre era occupata, insieme a Mikaela, nella creazione delle ultime scatole da inviare il giorno dopo. La magia aiutava molto, ma anche praticarla per tutto il giorno era stancante e delle volte alternava gli incantesimi alla manualità, che tanto più preferiva. «Ci sono delle pizze, potete portarle a casa se volete.» In tutta onestà, fu quella affermazione che portò le due ragazze a muoversi più velocemente, l’idea di mangiare aiutava molto quando lo stomaco borbottava scontento. Decisero di cenare insieme a casa di Mary che era lontana sì, ma Mikaela sapeva materializzarsi e quindi il gioco era fatto. Recuperò le tre pizze e per un attimo rimase interdetta a guardarle: sapeva che la proprietaria le intendeva come regalo per le due, ma tre galeoni erano pur sempre tanti. Tentennò per un attimo, indecisa sul da farsi. Quando il suo sguardo si posò sulla pergamena che lei stessa aveva scritto per San Valentino, un sorriso malizioso spuntò sul suo volto. Alla fine, scavò i tre galeoni e scappò via da Mikaela con una scatola di cioccolatini alla nocciola nella borsa. Che le sfide abbiano inizio!

***

Era stanca, palesemente. I suoi movimenti erano più lenti, i suoi occhi leggermente più chiusi e di certo le leggere occhiaie non passavano inosservate. Riusciva egregiamente a nascondere il tutto dietro un sorriso misurato, cordiale e sempre ben gradito a tutti. Quel giorno aveva usato la magia più del solito, facendo ben attenzione a far volare con cura e grazia tazze di tè e bicchieri di madreperla a destra e a sinistra. Quando un uomo vestito di nero entrò, sorrise immediatamente. Louis, un corvonero al quarto anno con cui era molto amica – forse anche troppo – le aveva promesso che sarebbe entrato nel locale vestito di nero e avrebbe urlato “L’amore fa schifo!” prima di scappare a gambe levate. Fu la conoscenza del ragazzo che spinse Mary verso di lui, fino ad abbracciarlo da dietro, congiungendo le mani attorno al suo stomaco. «Louis, sei arrivato finalmente!» Quando tirò su con il naso per percepire l’odore tanto conosciuto del suo amico, rimase freddata. Louis aveva sempre lo stesso profumo, quello di cacca di guferia misto a colonia costosa. Il terrore si tramutò in realtà quando allontanò il suo corpo dall’altro e notò l’uomo. Aveva combattuto i mangiamorte, la battaglia di Hogwarts, creature poco raccomandabili eppure il terrore sul volto di Mary non era mai stato così palpabile. «Oh, mi scusi signore, io-» Cercò di sistemarsi, sfregando graziosamente le mani sul grembiule. Abbassò la testa nel tentativo di formulare un pensiero, poi tornò da lui. «Mi scusi tantissimo, pensavo si trattasse di un’altra persona. Prego, la servo io oggi.» Tornò in sé, ascoltando infine l’ordinazione dell’uomo, facendo ben attenzione a non scambiare mai uno sguardo con lui, visto l’imbarazzo. La bacchetta portò sul bancone le tre varietà di tè, mentre Mary si occupò di aggiungere alla confezione anche un bel Muffin Neverosa in segno di scuse. «Ecco a lei signore, sono tre galeoni. Se attende un attimo qui, le portò una tazza in regalo.» Si assentò dopo un cenno, tornando poi con la Tazza dell’Amore, direttamente dalla collezione, e la scatola di cioccolatini fondente, come pensò potesse piacere all’uomo. «Grazie mille e mi scusi ancora per l’equivoco. Torni a trovarci!» O forse non tornerà, chi lo sa. Intanto, il bigliettino nella sua tasca era diventato rosso come il suo viso, ma a quale prezzo?



Mary: 3 galeoni + Tazza dell'Amore + scatola di cioccolatini.
Thomas: 3 galeoni + Tazza dell'amore + scatola di cioccolatini + Muffin Neverosa (in regalo) + abbraccio a tradimento da parte della tua nuova grifondoro preferita. :fru:
 
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view post Posted on 16/2/2021, 15:31
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The North remembers. ♥

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once upon a time I was falling in love
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Doveva ammetterlo, San Valentino era una festività che non le era mai piaciuta: indipendentemente dalla sua situazione sentimentale, non aveva mai apprezzato quando la gente sbandierava al mondo intero il proprio amore, scambiandosi effusioni in pubblico, davanti a tutti.
Dava la colpa al suo carattere riservato ma sapeva che in fondo era perché un po’ si vergognava: quando frequentava il primo anno di scuola elementare, in mezzo ai suoi amici babbani senza sapere di essere una strega, il giorno di San Valentino aveva trovato sul banco una margherita e un biglietto a forma di cuore, senza firma. Ancora ricordava le prese in giro e le risate alle sue spalle mentre reggeva il cartoncino rosso tra le mani e provava a nasconderlo, e anche se non il gesto era tanto innocente quanto carino, non aveva voluto scoprire chi fosse il mittente; inoltre, quel ricordo aveva preso posto nella sua mente tra le situazioni spiacevoli.

Crescendo, la situazione non era cambiata, nemmeno ad Hogwarts, e aveva trascorso ogni San Valentino al castello provando imbarazzo per i compagni che si trovavano gnomi canterini ad allietare i pasti e per le compagne che ricevevano mazzi di rose durante le lezioni, sperando sempre che non accadesse mai lo stesso anche a lei: se avesse potuto, si sarebbe nascosta in infermeria ogni volta. Per sua fortuna, non aveva mai avuto relazioni con persone troppo romantiche – per quanto il terrore che Haryel le inviasse delle rose a San Valentino fosse stato tangibile, ed era riuscita ad uscire da scuola indenne da figure del genere.

Fu per questo che quando Michael, il fidanzato di Isabel, le mandò un gufo chiedendole aiuto per organizzare una sorpresa a San Valentino per la cugina, Jane avrebbe voluto fingere di non aver mai letto quella lettera: le chiedeva il favore di andare da Madama Piediburro per acquistare alcuni dolci per il picnic che stava preparando, e se i centrini e i merletti di quel locale bastavano a farla rabbrividire durante l’anno, osava solo immaginare quanto potesse apparire mieloso a San Valentino.

Purtroppo per lei, era troppo buona per non dare una mano, e quando si trovò fuori dal locale si chiese se esistesse un corso “Come dire di no in cinque semplici mosse” per evitare di accettare di nuovo proposte del genere: fece un respiro profondo e prese coraggio, aprendo la porta ed immergendosi nell’aria zuccherina di Madama Piediburro.
Come si era immaginata, il locale era stracolmo di coppiette intente ad amoreggiare: in mezzo al tripudio di decorazioni in varie gradazioni di rosso e rosa, Jane dovette fare lo slalom tra risatine, sussurri e schiocchi di baci, trattenendo il respiro come se fosse sottacqua. Alzando lo sguardo, notò dei piccoli Cupido volante, e affrettò il passo in direzione del bancone, sperando di non diventare il nuovo bersaglio di quei malefici angioletti; non voleva saperne di amore, dichiarazioni ed effusioni.
Non appena raggiunse il bancone, fece un sospiro, sperando di essere in salvo da eventuali frecce incantate: il volto si distese in un sorriso non appena riuscì a scorgere tra i dipendenti Mary Grenger, e le fece un cenno sperando che la notasse. Non aveva sue notizie da Natale, complici gli innumerevoli turni che avevano occupato Jane al San Mungo, ed era contenta di poterla incontrare nuovamente, seppure in mezzo a tutto quell’amore che aleggiava nell’aria.

« Mary, ciao! » le sorrise, felice, « Come stai? Devo ammettere, sei una Grinfondoro in tutto e per tutto: lavorare in questo periodo da Madama è proprio una prova di coraggio! »

Sperò che l’amica cogliesse l’ironia nelle sue parole, perché era consapevole che non tutti potevano essere cinici come lei nei confronti di San Valentino. Estrasse dalla tasca del cappotto l’elenco che le aveva affidato Michael, sperando che Mary avesse tempo di occuparsi del suo ordine.

« Oggi sono in missione per conto del fidanzato di mia cugina, potresti aiutarmi? Avrei bisogno di questi dolci. » posò la lista sul bancone, in modo che la ragazza potesse leggerla, « Ovviamente non c’è fretta, posso attendere senza problemi. Anzi, nel frattempo se possibile ordinerei un caffè Spensierato macchiato e… quali erano i muffin che mi avevi fatto assaggiare l’altra volta? Erano squisiti! »

Jane Read - 18 anni - Medimago


Ciao Mary bella, Jane vorrebbe acquistare:
- 2 Cuore di Pizza al pomodoro;
- 1 Scatola di Cioccolatini;
- 10 Macaron Corazón (e direi che con tutte queste cose Michael può essere felice :mke: );
- 1 Caffè Spensierato;
- 1 Muffin Neverosa;

Dovrei aver raggiunto la cifra per avere sia la Tazza dell’Amore che la scatola di cioccolatini, per la gioia di Jane 🌸

Come da te richiesto, mi sono considerata servita (diamo il via alle prove) :<31:
 
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view post Posted on 19/2/2021, 11:10
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K3UP7aR
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Madama Piediburro
Lasciando l'Aula di Pozioni, portò via con sé una nota dolce che continuava a ricordargli il profumo dei fiori primaverili. Aveva indagato più volte i calderoni dei suoi compagni di banco, certo che qualcuno tra loro stesse adoperando ingredienti nettamente diversi da quelli che invece erano stati assegnati all'intera classe. D'altronde, la Pozione Antilupo non avrebbe dovuto avere in alcun esito un aroma tanto delizioso. Desiderò esserne cullato a lungo, man mano che abbandonava i Sotterranei per tornare ai piani superiori, infatti, aveva come l'impressione di addentrarsi in un giardino d'estasi. Era un'essenza in grado di svelare memorie che non credeva di comprendere, e quel che sapeva - intimamente - altro non riguardava che un battito più delicato del proprio cuore. Un sapore tenue, molto zuccherino, era tutto quello che lentamente carezzava la bocca, e tanto gli bastava per catturarne spensieratezza; era come un rientro ad un luogo conosciuto, prettamente familiare, a tal punto da aver immaginato - troppo fantasiosamente, a buona ragione - di aver appena varcato la staccionata di vernice bianca e il sentiero di ciottoli grigi che ricamavano vividamente il cortile di casa, in Irlanda. Un sospiro, un pizzico sul braccio da parte di Penny al suo fianco, e tutto si era spento così com'era iniziato. Una sensazione nostalgica, più impressionante di quanto non fosse stata fino ad allora, riuscì a strapparlo nettamente ad ogni altra più illusoria verità. Quel che rimase, a fior di labbra, custodiva ancora il gusto più longevo delle sue Visioni, nell'ultimo periodo. Un gusto d'eccellenza, un gusto mellifluo, che spinse la lingua ad assaporare quello che difatti non v'era. Il miele, dominio dei tempi, acquisì in Oliver il senso di una rivelazione, e quello di un volto limpido. Lo distingueva insieme al profumo più radicato della pelle e del cuoio, oltre a quello più cupo delle ceneri in fiamme.
«Che bomba l'Amortencia, Brior. Mi sembravi un Troll.»
La voce di Penny, ancor più che il suo pizzicotto, infranse ogni idillio. Batté le palpebre, una, due, tre volte, accorgendosi di come la testa gli apparisse ben più leggera, così sovrappensiero. Un cipiglio bizzarro accolse l'espressione inebetita, all'effetto di una pozione che anche lui - come tutti - avrebbe dovuto temere e ammirare di pari modo. Un cenno di saluto finale verso il concasato, risparmiandogli ogni risposta a tono, e si avviò così ben più lucido verso l'ingresso principale del Castello di Hogwarts. Si avvicinò così al gruppetto di studenti lì in attesa, e con un sorriso cordiale indicò oltre, verso l'esterno. «Andiamo pure.»
Lasciò che gli altri alunni lo precedessero, semplicemente. Da parte propria si premurò di chiudere la fila, approfittandone per svestire mantello e divisa scolastica, e lasciando la camicia azzurrina più allo scoperto. All'esterno, le temperature continuavano ad essere rigide, ma quel giorno l'aria era già più frizzante, meno pungente di quanto non fosse stata appena la settimana precedente. Strada facendo, raccolse un germoglio in fiore, infilandone la corolla rosea direttamente nel taschino della camicia. Da lì in poi, con qualche commento, arrivò a sua volta con gli studenti al Villaggio di Hogsmeade.
«Appuntamento tra un'ora fuori Mielandia, non perdetevi.» Non avrebbe aggiunto molto altro, fare da accompagnatore era uno di quei compiti che come Caposcuola svolgeva da tempo, e mai una volta gli era dispiaciuto. Per fortuna, poi, non gli sembrava di aver visto in gruppo né Timothy né Brian, e il livello di pericolosità era drasticamente, fortunatamente ridotto. Sorrise, gentilmente.
«Chi vuole fare una tappa da Piediburro, può venire con me.» Non ne aveva necessità vera e propria, ne era consapevole. Anche a distanza dai Sotterranei di Hogwarts, tuttavia, sentiva ancora quello stesso profumo - di miele, di braci in camino, di cuoio - che delineava un volto e un altro tra i pensieri, e che vivamente tornava ad una persona in particolare. In più, Piediburro era sempre un'ottima scelta. Si avviò così verso la saletta da tè, e senza pensarci troppo - non avrebbe retto ad un confronto con i suoi sentimenti, non in quei giorni - lasciò che chiunque fosse dietro di sé entrasse prima di lui, e via a sua volta. Gli bastò un sospiro, leggero come soffio di vento, per sentire il cuore in risveglio. Tra tutte le dolcissime essenze da un angolo all'altro dei tavolini in pizzo, quella del miele vi si adagiò sulla bocca come una carezza, e a passo rapido raggiunse così il bancone. Sapeva di trovare lei, e non poteva negare di essere lì per quel motivo. Mary Grenger cominciava a divenire un punto fisso nelle sue memorie, e sebbene non fosse mai stato chiarissimo nelle sue intenzioni, sapeva di esserle legato più di quanto immaginato. Fare i conti con se stesso, lo sentiva, era qualcosa che avrebbe dovuto prendere presto in esame. Qualora i loro sguardi si fossero incrociati - lui già seduto sul primo posto libero al bancone -, le avrebbe sorriso, e un occhiolino divertito avrebbe reso il saluto d'esordio. Se vi fossero stati altri clienti, infatti, lui avrebbe atteso. Nel paradosso della sua stessa identità, anche come Veggente sentiva di poter attendere per lei. Al momento opportuno, invece, avrebbe preso parola, non prima di aver recuperato di sfuggita i tre piccoli fiori nel taschino della camicia, affidandoli all'altra direttamente sul bancone. Come un gesto d'affetto.
«Inizio Febbraio e ti ritrovi nella Culla di Cupido. Non vedo le tue frecce, però.» Scherzò. «Ad Hogwarts parlano tutti delle Prove dell'Amore. Non so cosa siano, ma se c'è di mezzo il cioccolato, contami. E già che ci sono, prendo una Scatola di cioccolatini, quelli pieni d'Amortencia.» Un leggero rossore, proprio sulle guance. «Lunga storia. Prendo poi un Milkashake del Ghiro, come sempre, e un Cremotto Lancillotto. Con tanto pistacchio, lo sai L'ultima frase gli uscì come un sussurro, nel frattempo lasciò sul bancone i primi quattro Galeoni che recuperò dalla tasca dei pantaloni, e lasciò intendere subito dopo di non voler resto. Un po' di tempo da Piediburro non gli sarebbe dispiaciuto. E il rientro ad Hogwarts, insieme al gruppetto, gli sarebbe parso già più delicato.

Se qualche primino e/o studente ha bisogno di un accompagnatore, aggiungetevi pure. Da parte mia prendo Milkshake del Ghiro, Scatola di cioccolatini, Cremotto Lancillotto: se possibile, Mary, considera direttamente 4 Galeoni (mancia inclusa). tanto pistacchio
 
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view post Posted on 19/2/2021, 13:45
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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20210121-11202720210121-114352

Le lezioni erano terminate per quel giorno e la tassina tornò rapidamente in dormitorio per cambiarsi, battendo l'ormai familiare ritmo sulla botte che apriva l'accesso alla Sala Comune. Più tardi era prevista una visita ad Hogsmade per i primini e non vedeva l'ora di partecipare, non le capitava spesso di passeggiare per il paesino, se non per recarsi a lavoro. Di solito faceva il tragitto con calma, soffermandosi ad osservare le vetrine, pur consapevole di non poter entrare.
Appena mise piede in camera fu accolta dal solito trillo di gioia di Pinky, che le dava il bentornato.
-Ehi, piccoletta, pronta per prendere una boccata d'aria? Oggi si va ad Hogsmade.- si mise rapidamente dei vestiti più comodi, controllò che anche Kermit stesse bene, gli dette da mangiare e si affrettò ad uscire. Prese delicatamente Pinky e la posò sulla spalla, percorrendo il dormitorio e la Sala Comune a passi svelti, l'appuntamento era davanti all'ingresso principale e non voleva fare tardi. Quando arrivò c'era gia un nutrito gruppo di studenti, mentre altri stavano arrivando. Dopo poco arrivò anche il loro accompagnatore, Oliver Brior, il Caposcuola Grifondoro, che fece strada al gruppo di neofiti. Tra una chiacchera e l'altra, che aveva alimentato l'entusiasmo lungo il tragitto, erano arrivati al Villaggio. Nessuno sapeva da che parte iniziare, c'erano un sacco di cose fare e da vedere, ma la tassina venne attirata dal nome "Madama Piediburro", pronunciato dal Caposcuola. Erano vicini a San Valentino e per i corridoi di Hogwarts giravano voci su una nuova iniziativa, "Le Pove dell'Amore", proposta dal negozio. Ultimamente non era difficile vedere eclatanti dichiarazioni d'amore, piccoli gufi trasportare enormi mazzi di fiori, fino addirittura sentirsi abbracciare a tradimento, senza nessun preavviso. San Valentino per adesso non era certo la sua festa, ma l'idea di provare a cimentarsi in queste sfide la tentava parecchio. Per cui, a passo deciso, segui il Caposcuola e altri studenti alla volta della Sala da Tè.
Varcata la soglia della locale era impossibile non essere colpiti da ogni sorta di stimoli sensoriali, nell'aria il profumo di dolci e tè solleticava piacevolmente le narici. Per non parlare delle decorazioni fatte appositamente per la festività imminente, l'intera sala era arredata con tendaggi, cuscini e soprammobili delle più disparate tonalità di rosso, in diversi angoli erano disposte delle piccole statue di Cupido, il leggendario Dio dell'amore. Una di queste improvvisamente si animò, scoccando una delle frecce a disposizione, che per poco non colpì in pieno Camille, se questa non si fosse spostata con una rapida mossa felina. *Schivata per un pelo* pensò, guardandosi in giro, con l'ansia di un nuovo attentato. -Pinky, ti conviene stare attenta, altrimenti rischi di dichiararti al primo Puffskein che passa- disse scherzosamente alla puffola. Attese il suo turno, per poi avvicinarsi al bancone. C'erano così tante varietà di Tè tra cui scegliere, ma dopo aver dato una rapida occhiata scelse quelli che rispecchiavano maggiormente i suoi gusti.
-Ciao, complimenti per l'allestimento del locale. Vorrei prendere una confezione di Tè alla frutta e una di Tè di Ginevra.- l'occhio però le cadde anche su tutta una serie di dolcetti, disposti in bella vista, in particolare su dei Muffin dall'aria decisamente golosa.
-E anche uno di quelli, se non è un problema- aspettò il conto, sperando di ricevere in omaggio quei famosi ciccolatini tanto buoni, quanto infidi, che nascondevano le famose prove con cui si stavano cimentando molti studenti.

20210121-114352

Allora, ricapitolando, prendo:
- 1 confezione di Tè alla frutta (1 G)
- 1 confezione di Tè di Ginevra (2 G)
- 1 Muffin Neverosa (5 F)

In omaggio, la tazza dell'amore (visto che siamo in tema :fru: ) e la scatola di cioccolatini (pronta per le sfide :ph34r: )


Edited by Camille Donovan - 19/2/2021, 14:02
 
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view post Posted on 20/2/2021, 12:32
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Jolene arrivò a Hogsmeade che era un po' trafelata – il respiro sfuggiva accelerato alle labbra dischiuse, mentre un velo di rossore all'altezza delle guance spiccava sull'incarnato altrimenti pallido. Aveva tutta l'aria di qualcuno che fosse in ritardo, ed in effetti, quando raggiunse Ariel al punto concordato per l'incontro, le sue prime parole furono: «Eccomi! Scusa, mi sono dovuta fermare un po' di più in infermeria, mi è arrivato un gruppo di ragazzini con i baffi da gatto». Il respiro successivo le uscì nel suono di una mezza risata. Accaldata per la corsa, arrivò a sbottonarsi il cappotto, facendo del suo meglio ad usare solo la destra, avendo l'altro braccio impegnato a reggere un paio di vassoi incartati. «Ho portato dei biscotti» disse a mo' di spiegazione. «Un vassoio per noi, uno per Mary. Ti ricordi di lei, vero? Lavora proprio al Madama.» Ariel aveva avuto modo di conoscere la Grifondoro unicamente durante il Ballo degli Elementi, ma per Jolene c'erano state più occasioni di rivederla – l'ultima, per la precisione, aveva avuto luogo proprio alla sala da tè, e si era conclusa su una nota piuttosto stonata. I biscotti erano, per l'appunto, la rassicurazione, da parte di Jolene, che l'incidente di quella volta non aveva avuto importanza.
Mentre proseguivano verso il negozio, Jolene alzò su Ariel uno sguardo carico di impazienza: «Sei pronta? È la giornata perfetta per stare fuori, ho visto che sono anche spuntati i bucaneve». Il che spiegava l'evidente buonumore di cui era animata, oltre alla decisione di non ricorrere alla Smaterializzazione per evitare qualche minuto di ritardo – sembrava un grande peccato privarsi di una giornata come quella, dolce di un sole che presagiva la vicina primavera.
Per un momento Jolene esitò, premendo le labbra tra di loro, lo sguardo che scivolava distrattamente sulla figura di una Strega che passava loro accanto. Poi, come se finalmente avesse trovato le parole giuste, o si fosse decisa a pronunciarle, disse: «Ne avrei raccolto qualcuno per farne un mazzolino e regalartelo, ma poi ho pensato che è più bello se troviamo un posto dove mangiare vicino a dove fioriscono. Sai, hanno un profumo meraviglioso, quasi quanto quelle rose». Le sorrise, certa che sapesse di cosa stesse parlando: quando le era arrivato il dono – un mazzo di rose color arancio, una vecchia copia dell'Amleto di Shakespeare –, nonostante esso fosse anonimo, Jolene aveva subito pensato ad Ariel. Era una delle pochissime persone che sapessero del suo legame con la figura di Ophelia e, tra quelle, decisamente la più vicina a lei, colei da qui si sarebbe potuta aspettare una sorpresa del genere. I fogli del Profeta in cui era stato avvolto il mazzo di fiori sembravano corroborare quella ipotesi; il fatto che non avesse riconosciuto la civetta che presumibilmente glielo aveva consegnato non significava nulla, dal momento che in redazione Ariel avrebbe potuto disporre di quanti gufi postino avesse voluto.
Jolene, naturalmente, era rimasta sorpresa. Si era domandata come avrebbe dovuto rispondere, e perché mai Ariel avesse deciso di rimanere anonima. Si sentiva leggermente in imbarazzo a parlargliene, ma voleva farlo. «È stato... un pensiero che ho apprezzato molto.» Il sorriso che le rivolse, questa volta, appariva timido. Durò un solo istante, prima che la risposta di Ariel facesse nascere sul viso dell'altra un'espressione dubbiosa.
Guardò Ariel, la mano sulla maniglia del Madama e pronta ad entrare, la trasparenza di sempre a renderne eloquente ogni moto del viso e degli occhi. Per quanto potesse essere interdetta dalle sue parole, Jolene non poteva dubitare della loro sincerità. «Le rose,» cercò di spiegare, mentre i suoi pensieri già correvano ad altre interpretazioni, «il mazzo di fiori e il libro che mi sono arrivati via gufo. Pensavo li avessi mandati tu».

L'iniziale confusione lasciò presto spazio ad un'aria pensierosa, tale da chiudere l'espressione di Jolene mentre questa muoveva i primi passi dentro al locale. Non fece caso all'ambiente – non avrebbe saputo dire se fosse affollato o meno, se vi fossero persone che conosceva oppure no, tanto lontane erano le sue riflessioni. L'unica realtà di cui era consapevole era la presenza di Ariel al suo fianco, dove avrebbe potuto sfiorarla se avesse teso la mano. Si sentiva in imbarazzo per la gaffe appena fatta, ma più di tutto era incerta e curiosa, curiosa di sapere chi fosse il vero mittente del regalo che, solo pochi giorni addietro, le aveva illuminato le ore di una mattinata altrimenti anonima.
Più ci pensava, più un nome solo emergeva come possibile risposta: Mary. Non lo disse ad Ariel, non ancora; tuttavia, forse avrebbe intuito qualcosa da sola, guardando semplicemente il modo un po' ansioso con cui Jolene d'un tratto si mise a sondare la sala. Stava cercando Mary, mentre il dubbio la rodeva girando in tondo intorno al suo nome: Mary sapeva di Ophelia, ne avevano parlato al ballo. Se non era stata Ariel, perché ne aveva appena avuto la conferma, e nemmeno Mireen, perché non le sembrava il modo d'agire dell'amica, allora era abbastanza certa che l'unica altra persona che potesse fare un'associazione così mirata fosse proprio la Grifondoro. Era curioso, certo, anche perché Jolene era piuttosto sicura che non avesse il suo indirizzo. Tuttavia, volendo dare corda a quel sospetto, si chiedeva: perché quel gesto? E soprattutto, perché in anonimo? Si dette della stupida, perché il motivo per entrambe quelle scelte era piuttosto palese, e lei che aveva creduto che la cotta di Mary fosse ormai acqua passata aveva scelto di vedere solo ciò che desiderava.
Prima che potesse proseguire nelle riflessioni, venne il loro turno di ordinare. Jolene cercò di nascondere i propri dubbi e, qualora si fosse trovata di fronte proprio la Grifondoro, le avrebbe sorriso come sempre. «Ciao Mary! Come sta andando? Ormai ti sarai stufata di vedermi da queste parti, ma credo che il Madama sarà il mio locale preferito fino a quando non ne apriranno uno ancora più rosa.» Seguì una breve risata, prima che si voltasse parzialmente verso Ariel. «Ti ricordi di Ariel, vero?» Sperò, pregò e implorò di non vedere sui volti delle altre due la stessa ombra che aveva oscurato Ariel solo qualche minuto prima. Sapeva che le due non potevano serbare ricordi molto felici della situazione che aveva permesso loro di incontrarsi, e così si sarebbe affrettata ad andare al sodo: «Volevamo ordinare un po' di cose da portare via, se è possibile. Io prenderei una pizza al formaggio, dieci Ali di Cupido e un tè di Ginevra. Oh, e anche una confezione di tè di Merlino, quei cofanetti saranno la mia fine».
Attese che anche Ariel ordinasse; avrebbe poi dato a Mary il tempo di preparare tutto, mentre, dal canto suo, si domandava se fosse o meno il caso di fare un accenno al regalo. Avrebbe potuto trovare un modo indiretto per suggerire un collegamento, e comprendere, dalla reazione di Mary, se i suoi sospetti erano fondati. Tuttavia, le sembrò una mossa azzardata: le bastava ricordare la spiacevole situazione creatasi al ballo per convincersi che non fosse una buona idea.
Jolene si crogiolava nell'indecisione. Sentiva esageratamente concreto il peso dei vassoi di biscotti tra le braccia. Per lei, quel piccolo pensiero era la rassicurazione ultima che tutto andasse bene, e che non ci fossero rancori, fraintendimenti o malcontenti di sorta per quanto avvenuto con la torta dell'amore. Sapeva di aver espresso un giudizio fermo e severo sul tipo di pozioni di cui era impregnato il dolce, e una parte di lei temeva che Mary potesse ancora tormentarsi nel ricordare il vecchio episodio. Tuttavia, non poteva sapere con certezza come la studentessa avrebbe letto il suo gesto, e in quel momento più che mai desiderava evitare fraintendimenti.
Impedendosi di indugiare oltre, avrebbe posto un taglio netto a tutte quelle elucubrazioni: dopo aver pagato avrebbe appoggiato sul bancone uno dei vassoi che teneva in braccio, incartato e legato da un sottile nastro rosso. All'interno del locale, tra il profumo già inebriante di tanti dolci, era difficile che si distinguesse l'aroma di biscotti che emanava dall'involto. «Questo è per te. Non c'è paragone con quello che vendete qui, ma giuro che non mi sono mai usciti dei biscotti così buoni.» Le scappò una breve risata.
Infine, quando sia lei che Ariel avessero avuto tra le mani le loro pizze e tutto il resto, Jolene avrebbe salutato Mary e si sarebbe avviata all'uscita insieme all'amica. La sensazione dominante sarebbe stata, inevitabilmente, quella amara di aver fatto qualcosa di sbagliato – di non essere stata abbastanza attenta a tutte loro, di aver peccato di egoismo o ingenuità. Non vedeva l'ora di essere fuori per poterne parlare con Ariel, della cui impressione si fidava.

Jolene White - infermiera - 21 anni - outfit
compere
- 1 x cuore di pizza al formaggio
- 10 x Ali di Cupido
- 1 x tè di Ginevra
- 1 x confezione di tè di Merlino
In totale dovrebbero essere 4 galeoni e 3 falci, ma non fidarti troppo :grat:

Per quel che riguarda il pensierino per Mary: il pacchetto contiene dei biscotti assortiti fatti da Jolene con le sue manine da gran impedita. I gusti sono burro, burro e cioccolato, e cannella. Definiamoli ben cotti. Si aggirano comunque nello spettro del "buoni, ci stanno", e Jolene ne è decisamente troppo fiera.
E scusa la lunghezza del post ;;

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Edited by Unconsoled - 20/2/2021, 14:02
 
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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Ariel era arrivata in anticipo per evitare traffico pedonale durante l'ora di punta nel raggiungere il punto metropolvere che l'avrebbe portata da Londra a Hogsmeade. Dopo essersi ripulita con un colpo di bacchetta dai residui polverosi della nicchia da dove era comparsa, aveva deciso di raggiungere con calma Madama Piediburro, armata di una delle sue macchine fotografiche più piccole per poter collezionare qualche ricordo di quella giornata di festa.
Jolene l'avrebbe trovata subito di fianco ad una delle vetrine della bottega col volto schiacciato contro il mirino della macchina retta nella mano sinistra in posizione verticale. Stava cercando di scattare una foto ala viuzza secondaria in cui sorgeva la sala da tè, catturando in movimento il passaggio di alcuni passanti armati di buste e pacchetti tematici con San Valentino.
La mano destra ogni tanto faceva capolino dal fianco reggendo una sigaretta accesa che veniva portata fra le labbra nel fare un tiro.
Scattò la foto per impulso, non appena sentì la voce di Jolene riportarla alla realtà.
«A volte sono triste di non lavorare con te ad Hogwarts solo perché non posso fotografare queste cose.» Trattene una risata, unicamente per la sigaretta accesa che le pendeva dall'angolo della bocca. «Biscotti.» Le si illuminò lo sguardo, mentre alla cieca portava la tracolla della macchina fotografica oltre la testa. Portava un cappotto color cachi, aperto sul fronte per mostrare parte di un vestito chiaro dalla trama floreale multicolore, accordato al basco verde sulla testa. «Ah sì! Certo che me la ricordo: carina, completo giacca e camicia e super a disagio perché io sono fuori luogo.» La mano destra si sollevò per fare il segno dell'"ok", prima di accostarsi al filtro della sigaretta, sfilarla dalle labbra e poi soffiare verso l'alto il fumo, prima di schiacciare la stecca contro uno dei cestini lì vicini e gettare la cicca al suo interno. Non nascondeva una punta di nervosismo nella voce: si notava dalla fretta con cui parlava e da come lo sguardo aveva cominciato ad alternarsi fra il vassoio di biscotti e la porta d'ingresso del Madama.
«Bucaneve?» E niente, si era distratta già in tempi record. Le brillavano gli occhi di nuovo e le labbra rosse per il rossetto si erano tese in un sorriso ampio. «Dobbiamo assolutamente rotolare sul prato e salutarli tutti mentre li incontriamo.» Il freddo scozzese di Febbraio le avrebbe fatto rimangiare quella proposta ai posteri, probabilmente, ma per ora era entusiasta abbastanza da aver messo (che novità) da parte la logica in favore dell'avventura. «Oh non, Libi.» Il soprannome le sfuggì di nuovo fa le labbra, in un sussurro che era solo per loro due. L'esitazione, seppur leggera, non le era sfuggita allo sguardo attento. Si sporse in avanti, sfiorando con le nocche il braccio dell'infermiera. «I bucaneve hanno una famiglia e una casa in quel prato: non vorremmo certo portargliele via, no? Hai fatto la cosa più giusta. Anche se ... c'è un prato con rose e bucaneve selvatici? E' una cosa super mega assai difficile da trovare.» Ora esaltata all'idea di trovare qualcosa che non esisteva. Difficile per lei comprendere Jolene si stesse riferendo ad un dono di cui non conosceva nemmeno l'esistenza. Il fraintendimento è un intreccio subdolo.
«Ehm ... prego?» Si sarebbe fermata sui suoi stessi passi con la mano chiusa attorno alla maniglia portone di Madama Piediburro, pronta a sospingerla per accedere insieme alla sala da tè. «Anche se ho paura di non aver capito cosa abbia fatto di preciso.»

La confusione che prese piede poco dopo sul volto di Jolene, portò Ariel a mettere totalmente da parte le sue priorità.
L'empatia la rendeva particolarmente capace a preoccuparsi degli altri e se questi ultimi corrispondevano all'Infermiera, era ormai abbastanza facile per lei assumersi un ruolo protettivo: che fosse panico, disorientamento o ansia, Ariel era sempre pronta a ricondurre Jolene in uno stato di quiete, indipendentemente da quanto tempo fosse necessario e in comodo portasse a termine il suo compito.
In questo caso la mano destra venne protesa dietro la base della schiena altrui. Non la toccava, se non occasionalmente per dirigerla verso il bancone e la fila in scorrimento, facendo una leggera pressione con le dita contro il cappotto. Erano gesti delicati, mossi con affetto e occasionalmente accompagnati dallo sfiorare della mano di Jolene contro il suo corpo per la vicinanza.
A metà fila si limitò a lasciarsi andare ad un unico commento, un sussurro contro l'orecchio dell'Infermiera, solo per loro due: «Respira. Concentrati sull'affetto del gesto. Sii felice del momento: a volte la verità viene a galla da sé senza rincorrerla.» Frasi costruite, forse un mero contentino, ma mosso dall'intenzione di aiutarla a superare quell'improvvisa tensione che il fraintendimento aveva tirato fuori.
Quando raggiunsero il bancone e Mary rientrò nel suo campo visivo, scivolò lentamente di lato, rompendo il contatto fisico in favore di una vicinanza meno ambigua. Le mani vennero infilate nelle tasche del cappotto e le labbra tese in un sorriso leggero. «C'est moi!» Era impercettibile, apparentemente un'espressione consona ad una persona francese sempre così luminosa. Jolene, d'altra parte, sapeva che se Ariel parlava francese in Inghilterra, solitamente non era una cosa che faceva consapevolmente, ma solo quando si sentiva sotto stress in qualche modo.
«Mh-mh!» E non parlava, annuiva soltanto a quanto detto da Jolene, prima di incalzare con il suo ordine «Pizza doppio pomodoro, una confezione di tè della foresta e se potessi chiederti una scatola di biscotti Petali di cuore: tre biscotti per fiore.»
"Per gusto, dovevi dire per gusto. Ficcati i fiori fuori dalla testa"
Il sorriso tremò, mentre lo sguardo vagò d'istinto lontano dal campo visivo di Mary, trovando rifugio nel retrobancone. «E da consumare qua al volo potrei avere un Caffè Spensierato?» Era proprio il caso di calmarsi un po'.
Probabilmente non avrebbe parlato più, se non per sussurrare cortesie del caso con Mary e chi altri avrebbe potuto portare le loro ordinazioni.
I soldi verrebbero dati precisi, tirati fuori dalla tasca del cappotto in un gesto meccanico e distaccato. Si sarebbe caricata di buona parte del loro ordine, usando come scusa il non voler rovinare i biscotti di Jolene, solo per avere una pila di contenitori dietro cui nascondere la faccia.

Ariel A. Vinstav - Fotoreporter - 23 anni - scheda
riassunto ed Interazioni
Siamo prolisse? Yess. Chiedo scusa? Moltissimo assai.
Interazione con Jolene per la prima metà del post + Interazioni tristi con Mary e ordine

compere
• Un Caffè spensierato da bere sul momento (5 Falci)
Da portare via:
• Un Cuore di Pizza (1 Galeone)
• Scatola di biscotti Petali di Cuore da 12 biscotti (12 Falci)
• Una confezione di Tè della Foresta (1 Galeone)

In totale dovrebbero essere 3 galeoni, ma io non ho mai indovinato il prezzo di un mio singolo acquisto in un anno di gdr, quindi mai dire mai :<31:

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the worst day of my life, but make it sweet.168069a76b872a0831c799273272e7c3Jay.
Grazie a merlino la magia esisteva!
Mentre si stava affrettando a servire un tavolo, l’ennesimo – non ce la faceva più ormai – un bambino la spinse da dietro, finendo per farle cadere addosso la tazza di tè ai mirtilli. «Perfetto.» sussurrò tra i denti, mordendosi la lingua per non dire altro. Ovviamente, il rumore della tazza attirò tutta la sala, così come i cupidi che, ai quattro lati del locale, iniziarono a ridacchiare e a riempirla di coriandoli. «Buon San Valentino a tutti!» Bastò eccessivamente poco per far distogliere l’attenzione da lei e dal vassoio per terra, visto quanto tutti fossero presi dalle rispettive relazioni. Con la bacchetta – e grazie a merlino la magia esiste, giusto sempre ricordarlo – Mary spazzò via il casino e si riparò nel retrobottega per prendere un respiro. In occasioni come quelle le andava di prendere una pausa e fumare una sigaretta: non le piaceva né il sapore né la sensazione in bocca, ma era un modo semplice per evadere. «Mary, c’è gente al bancone!» roteò gli occhi con fare eccessivamente drammatico e proseguì borbottando parole tipo Mary, occupatene tu o ancora Mary fai questo, Mary fai quello, blabla. Era evidentemente stressata, nulla da aggiungere. Una sistematina ai capelli, raccolti in uno chignon alto, e di corsa verso il bancone. Vedere Jane la riempì di gioia. Quando era in compagnia di amici non le sembrava neanche di lavorare, si sentiva come quando a casa si offriva un caffè o dei biscotti. Si schiarì la voce: «Signora medimago, salvatrice del San Mungo, quale onore per noi! Cosa possiamo fare per lei?» aveva afferrato una banana al volo e l’aveva portata alla bocca stile microfono. Poi, aveva concluso porgendolo in direzione di Jane, prima di ritirarlo velocemente. Una cosa che si ricordò velocemente dell’ex-corvonero era la sua timidezza e di certo Mary non voleva imbarazzarla. «Solo un vero corvonero riconosce il coraggio di un vero grifondoro.» Le uscì così e non era sicura avesse un senso, ma non era più lei a parlare, lo era la stanchezza. «Sono in piedi per miracolo, ma è bello vedere tutte queste persone felici. Tu stai bene? Il lavoro non ti stressa molto, vero?» le sue sopracciglia si corrucciarono, riportandola a quando aiutava l’infermiere ad Hogwarts: lo stress di cui parlava Mary era più mentale che fisico. Finiti i convenevoli, prese il foglio che Jane le porse e lo ispezionò. «Ah, un romanticone eh? Abbiamo tutto, nel frattempo ti preparo il caffè. E i muffin, oh mia cara non sei pronta per quelli che abbiamo preparato stamattina. Sono subito da te!» scappò via, per poi ritornare poco dopo con il caffè, con il vapore che fuoriusciva sotto forma di scritte romantiche. Poi, vi aggiunse il muffin, che aveva quella volta la panna di color rosso. Poi, scappò per prendere il resto. Vi aggiunse la tazza per la collezione e la scatola di cioccolato al gusto gianduia, sperando rientrasse nelle preferenze dell’amica. «Allora, eccoci qui. Sono quattro galeoni e undici falci. Per te in regalo la scatola di cioccolatini e occhio a ciò che troverai dentro, mi raccomando! Grazie mille Jane, ci vediamo presto, magari fuori di qui.» L’ultima era quasi una supplica. Aiuto! «Ah, Jane!» Un sorriso malizioso e divertito accompagnò i suoi movimenti. Con entrambe le braccia si spinse in avanti per poi stampare un sonoro bacio sulla guancia dell'amica. «Il prossimo è il tuo.» Un occhiolino e l'allusione alle prove che presto avrebbe colto.

***
Olly e Mille
«Mi ripete il gusto della torta, per favore?» «Limone.» Aveva sentito bene, allora. Sorrise, allontanandosi dal tavolo. L’idea delle prove dell’amore, misto al fatto che febbraio era davvero il mese dell’affetto, aveva riempito il locale in maniera inaspettata. Madama Piediburro era sempre stato un bar ad Hogsmeade altamente frequentato, ma mai così tanto. Sia lei che i suoi collaboratori non si aspettavano tanta partecipazione, anche se ne era felice. Il locale riusciva a creare un’atmosfera travolgente, gioiosa, romantica. Aiutava molto la temperatura quasi sempre calda e le luci soffuse che creavano un’ambiente tranquillo e rilassato, oltre che intimo. Mary saltellava allegramente da un tavolo all’altro, sorrideva a tutti allegramente, portava le mani dietro la schiena mente ascoltava educatamente le ordinazioni. Nel vederla lì, vestita di rosso, dava l’impressione di essere una suppellettile del locale, di esserne parte integrante, di portare con sé una dolcezza che apparteneva a quel luogo. La grifondoro sapeva che tra i giovani di Hogwarts pochi apprezzavano davvero quel luogo, ma a lei stava bene esservi associata. Stava ritornando con la torta al limone quando, spostando lo sguardo verso la porta di ingresso, notò Oliver. Rimase imbambolata in mezzo alla sala, il vassoio stretto tra le sue mani. «Ehm, signorina?» durò poco, come tutte le cose belle. Si scusò e consegnò tutto poi, con uno sguardo da “sono la più anziana qui, rispettami” ad un suo collega, gli fece cenno di occuparsi del resto dei tavoli mentre lei si dirigeva al bancone. Quando Olive le parlò, coprì subito la sua risata abbassando la testa, poi nel rispondere si assicurò di guardarlo diritto negli occhi. «Le mie frecce sono per pochi.» un sorriso si estese su di un lato della bocca, poi un piccolo rossore sulle guance. Le prove dell’amore. Non era già quella una prova per Mary? riuscire a mantenere un certo contegno di fronte a lui? «Penso non esista prova che tu non possa superare, Olly. Ma sì, c’è di mezzo il cioccolato.» Aggiunse, perdendo le parole in una risata. Ascoltò la sua ordinazione, sicché non poteva perdersi troppo in chiacchiere, sfortunatamente. Abbassò la testa e avendo proprio lì gli ingredienti, procedette con il preparare la sua ordinazione. «Sai, la proprietaria voleva togliere il milk-shake dal menu. Non sono tanti che lo ordinano, oltre te.» iniziò a raccontare, mentre le sue mani si muovevano meccanicamente. «So che ti piace molto, anzi penso sia la tua ordinazione fissa qui.» Lo sapeva per certo, ma continuò alzando per un attimo lo sguardo verso il ragazzo. «Ma sei fortunato, alla fine le abbiamo parlato e siamo riusciti a farle cambiare idea.» quello che mancò di dire era che, per evitare la cancellazione del prodotto, Mary aveva ordinato cento milk-shake a nome di Francisco Deremos, un noto intenditore di dolci spagnolo. All’epoca, per evitare di creare un dispiacere ad Oliver, le sembrò la scelta più logica, una cosa che farebbero gli amici. Sapeva bene non fosse per quello. «Ecco a te, dovrebbe essere tutto. In più, c’è qui la tazza dell’amore.» nel pronunciare l’ultimo termine scambiò uno sguardo imbarazzato con il ragazzo. «E questi sono i cioccolatini per la prova, in omaggio.» aveva scelto una scatola di cioccolatini assortiti, non conoscendo i gusti del caposcuola.
Intanto, insieme ad Oliver anche una ragazza aveva fatto ingresso. Era molto piccola rispetto a loro, ma il suo viso trasmetteva una tale dolcezza che Mary ne fu subito assorta, nonostante un occhio andasse sempre a controllare Oliver, dolcemente. «Ciao!» il suo entusiasmo era nuovamente alle stelle. L’ascoltò con educazione, sorridendole sempre. Ricordava l’imbarazzo quando doveva parlare a qualche sconosciuto o quando si ritrovava a dover ordinare qualcosa. «Grazie mille e che bella puffola che hai lì. Come si chiama?» Le chiese cordiale. Ascoltò il suo ordine e procedette a confezionare tutto il necessario. Chiuse tutto in una busta di carta, di quelle di Madama con su scritto “Madam-ami d’amor”, una di quelle buste che riservava ai pochi fortunati o sfortunati, chi lo sa. Vi aveva già aggiunto la tazza dell’amore e la scatola di cioccolatino al latte. «Ecco a te, sono tre galeoni e cinque falci in tutto. Grazie mille per essere passata!» con la mano salutò la puffola. Che adorabili creature.

***
Jo e Ari
Basta. Basta San Valentino, basta amore, basta lavorare in quel locale, basta lavorare per quella proprietaria. Ah no, lei era davvero carina. Però basta. Stavano per entrare nella quarta settimana di febbraio e non ce la facevano più, né Mary né i suoi colleghi. Le prime settimane erano state divertenti, gioiose, che bello l’amore, i fiori, il cioccolato, l’odore perpetuo di biscottini. Ora, i camerieri sembravano usciti da un film di paura, i loro sorrisi sghembi e non sempre educati, i loro vestiti sgualciti, le ordinazioni prese con più lentezza. Mary, al pari, era esausta. Cercava di sorridere, di essere cordiale, di non sbattere il vassoio sul tavolo quando qualcuno si ricordava che “no, il caffè lo volevo macchiato, ma forse non gliel’ho detto signorina?” e doveva ritornare a farlo, sorridendo. Sorridendo sempre. Il pensiero che la faceva andare avanti era la consapevolezza che febbraio stava volgendo al termine e che avrebbe ricevuto una settimana di vacanza. O così sperava lei. La sua coda di cavallo sembrava fatta da un bambino per quanto era poco sistemata, ma poteva porvi rimedio velocemente. Erano le occhiaie che la tradivano. Quando Jolene varcò la soglia, divenne subito consapevole del suo aspetto. La cosa più logica fu nascondersi subito nel retrobottega, ovviamente. Forse era anche la cosa più matura, dalla sua ottica. Aveva le spalle tese e i piedi doloranti e appoggiò le mani su di un tavolo mentre prendeva dei respiri. Era stressata: Mary aveva una snervante necessità di apparire agli occhi di tutti sempre al meglio, sempre solare e amichevole. Ma non lo era e non riusciva ad esserlo. Gli occhi le divennero umidi, ma tirò su quando sentì la voce di Maiden. «Torna di là Mary, non ce la facciamo senza te.» Uno, due, tre respiri, le lacrime asciugate con un fazzoletto e fuori di nuovo. Le toccava il bancone, ovviamente. Ma che lavorava da sola lì (ihih, sì cara)? Da lontano notò Jolene accompagnata da un’altra donna e ne notò la vicinanza. Scosse la testa, perché aggiungere una supposizione nella sua mente in quel momento non le era d’aiuto. La conferma, comunque, arrivò quando si avvicinò a loro, al di là del bancone: quando Ariel – la riconobbe – si distaccò dall’altra, ebbe l’impressione di aver capito tutto. Perché allontanarsi davanti a lei? «Jolene.» La sua voce non uscì dolce come al solito e la sua mascella sembrò dotata di vita propria per quanto si stava muovendo. «La tua presenza è sempre ben accetta, Jolene.» Mantenne il tono piuttosto neutro, sul suo volto un sorriso di circostanza. Quando l’infermiera si spostò di nuovo su Ariel, Mary si sentì subito in colpa. In quel momento, la stanchezza e la delusione si erano uniti provocando in lei un misto di rabbia e gelosia. Ma non poteva, non doveva e non ne aveva il diritto, in conclusione. Nascose l’ampio respiro in un sorriso ora aperto mentre i suoi occhi si spostavano sulla bionda. «Certo che mi ricordo di lei. Ciao! Tu sei la giornalista, vero? No, fotografa? Entrambe?» rise, alla fine. Era chiaramente una risata leggermente forzata, atta a distendere la situazione nella sua stessa testa. Spostò l’attenzione di nuovo su Jolene, la stanchezza le impediva di notarne i particolari, quella volta. Ascoltò la sua ordinazione per poi annotare anche quella di Ariel. Tante pizze, eh? Magari una festa? Si presentavano già i rispettivi amici? Le famiglie? Oh, mio Silente, si sposavano? «Basta!» lo disse ad alta voce, purtroppo. «Cosa? Avete aggiunto qualcosa?» Bene, fai la finta tonta che sicuro funziona. Ah, non funziona? «Scusate, ho degli orecchini che mi fanno comunicare con il resto dei cam- sapete cosa? Ariel, ti preparo subito il caffè.» mio dio. Si allontanò da loro, raggiungendo la postazione per preparare il caffè. Intanto, la sua bacchetta aveva già chiamato a sé le pizze così come tutto il resto. «Mi incarti tutto, Max? Grazie.» posò con gentilezza il caffè sul tavolo, la scritta “je t’aime” del vapore che si alzava sempre più dinanzi agli occhi delle tre non era per nulla imbarazzante, amici.
Di nuovo, Jolene prese parola. Un regalo. Ma allora Jolene cercava di dirle qualcosa? Forse no? Che esasperazione. «Io non so che dire.» E, insieme a quello, di certo c’erano cose che non poteva dire. Prese la scatola tra le mani, esaminandola. Sorrise subito: i regali fatti a mano erano una delle cose più belle esistenti al mondo. I dolci poi, avevano tutto un altro sapore. «Non ha nulla da invidiare a quelli di Madama, davvero. Grazie mille Jolene, non so che dire. Vorrei averti fatto anche io qualcosa a parte i fio- oh c’è la neve fuori? Fiocchi di neve?» Ma che cosa stava facendo? Spostò subito l’attenzione verso la finestra, senza notare davvero qualcosa. Il ritorno di Max, senza neanche sottolinearlo, era stata la sua salvezza dall’imbarazzo continuo. «Ah, allora. Jo, per te sono quattro galeoni e tre falci.» Il diminutivo le scappò e per tanto non ci fece davvero caso (oh sì, Ariel guardaci mentre ci diamo dei nomignoli carini, ok?). «Per Ariel sono quattr-ah no, tre galeoni.» Niente, non ce la faceva proprio. «Per entrambe ci sono queste tazze in regalo e i cioccolatini per San Valentino in omaggio. Grazie per essere passate e grazie ancora per i biscotti Jo, sono sicura che saranno perfetti, un po’ come le rose arancioni.» Basta, si licenziava.



Non ci credo, ce l'abbiamo fatta, il Perservence è atterrato.
Jane: 4 galeoni, 11 falci.
Oliver: 4 galeoni.
Camille: 3 galeoni, 5 falci.
Jolene: 4 galeoni, 3 falci
Ariel: 3 galeoni.
Tutti avete la tazza dell'amore e la scatola di cioccolatini. Andate in pace. :flower:


Edited by Héloïse - 20/2/2021, 18:05
 
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view post Posted on 23/2/2021, 17:35
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Mìreen
Fiachran
«Promozione di San Valentino»

► Sangue BANSHEE ► 25 anni ► Doc. ERBOLOGIA

S
an valentino era sicuramente il periodo che Mìreen più adorava insieme alla primavera. Era così bello vedere cuori e piccoli cupidi appesi ai negozi, fiori che decoravano le vetrine avevano colori che sfumavano dal bianco candido al rosso della passione, passando dal rosa della dolcezza. Le canzoni e frasi d'amore che si ascoltavano addirittura per strada, il sorriso che scorgeva nei volti dei passanti innamorati. Non era di per sè il farsi doni ad attrarla, ma piuttosto l'atmosfera che sembrava invogliare la gente ad esser più romantica, come poi faceva il Natale nel rendere "tutti più buoni".
Per una ragazza come lei, tanto romantica e che fino a 17 anni aveva avuto davanti agli occhi due esempi di amore vero (i suoi genitori), come poteva non adorare quella festa? Sì, anche lei pensava che fosse sicuramente al solo scopo commerciale, poichè una coppia si deve amare e dimostrare amore sempre, non solo 1 giorno all'anno, ma era ugualmente bello ammirare come la città, l'aria stessa si trasformasse, saturandosi di amore e sentimenti a lungo celati per esser finalmente confessati.
Eppure quella festa che lei tanto amava, non poteva che lasciarle un sapore dolce-amaro in bocca... infondo era normale, per una ragazza tanto desiderosa di innamorarsi, ma ancora single.
L'unica volta che le era successo di amare, era ora un ricordo custodito in una piccola fiala, decisione presa da sua madre che voleva soffrisse per come era finito quell'amore così struggente da poterla annientare... E lei era stata codarda, non aveva avuto il coraggio di riappropriarsi di quell'amore che le avrebbe donato il batticuore, ma che alla fine l'avrebbe fatta anche piangere lasciandole un senso di vuoto.
Non era pronta a soffrire, aveva troppe cose per la testa per perdersi un ricordo, per adesso il passato doveva restare in quella fiala.
Ma anche se sola, poteva pur sempre godersi la dolce atmosfera di San Valentino, e quale posto migliore di Madama Piediburro?

Impiegò un bel po' di tempo a decidere cosa comprare, soprattutto perchè, molte scelte sul menù, erano state sicuramente pensate per esser divise con qualcuno. Si pentì di non aver chiesto a Jolene di tenerle compagnia, le mancava così tanto l'amica da fermarsi davanti all'infermeria ogni volta che vi passava davanti per andare alle Serre, ma poi il lavoro accumulato in tutto quel tempo di supplenze nella sua materia, la richiamava all'ordine, mettendo in standby quel bisogno di rivedere a riabbracciare la bella rossa.
Alla fine optò per quello che le sembrava una degna merenda da single, rivolgendosi gentile alla commessa:
<< Salve! Vorrei un tè di Ginevra e un Muffin Neverosa da mangiare qui... e compro una Confezione di Tè dei Cavalieri e una di Tè di Excalibur da regalare.>>
Li avrebbe portati alla madre e alla nonna, la altre due donne il cui unico amore era stato strappato ingiustamente e troppo presto e che in quella giornata stavano segretamente soffrendo.

Prese le 2 confezioni di tè e l'ordine da consumare al tavolo, scelse si sedersi all'esterno, nella speranza che l'aria fredda di quell'inizio febbraio, alleviasse quel sentimento di solitudine che le attanagliava il petto.




// Compro:
1 tè di Ginevra
1 Muffin Neverosa
1 Confezione Tè dei Cavalieri
1 Confezione Tè di Excalibur

Tot. 3 Galeoni e 15 Falci || Accedo alla Promozione di San Valentino e alle Prove dell'Amore <3
 
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view post Posted on 28/2/2021, 10:35
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is this love enough?168069a76b872a0831c799273272e7c3«Mary, devi mangiare qualcosa.» La richiesta di Joshua era arrivata più volte quel giorno. Da quando avevano iniziato il turno, effettivamente, la grifondoro non aveva ancora avuto modo di fermarsi per gustare il suo pranzo. Neanche uno spuntino si era concessa. La fine dell’evento era alle porte e ormai lei, come gli altri, era stanca di dover lavorare così tanto. Certo, la paga extra le faceva comodo, ma Mary non era una spendacciona e quindi i soldi non sembravano prendere più di tanto il suo interesse. «C’è una fetta di torta sul bancone, è tua.» La dolcezza dell’amico fece quasi arrossire la bionda, che gentile accettò con un cenno della testa. Il suo stomaco brontolò un paio di volte mentre serviva i tavoli e capì di dover cedere all’evidenza: aveva fame. Si diresse allora verso il bancone, dove trovò oltre alla torta, anche la professoressa Fiachran ad attenderla. «Professoressa, buongiorno! Che piacere vederla qui, come posso aiutarla?» Oltre che a lezione e al ballo di qualche tempo prima, la grifondoro non aveva avuto mai occasione di vederla o di parlarle. Pensò che quella potesse essere un’ottima occasione per mettersi in mostra, magari parlando anche di erbologia, una delle sue materie preferite. Prima di ascoltare l’ordine, prese distrattamente una forchettata di torta: subito, il sapore inebriante della torta millefoglie crema e fragole raggiunse il suo palato e chiuse gli occhi assaporando quel gusto perfetto ed inconfondibile. Ma aspetta: da Madama Piediburro non servivano nessuna torta millefoglie, benché meno a quel gusto. Oh, no. Mary se ne rese conto subito: aveva erroneamente mangiato un pezzo di torta dell’Amore. Ormai quella torta era diventata la sua congiura, soprattutto dopo lo spiacevole evento con Jolene. Poi, attirata dall’ordine della professoressa, alzò lo sguardo. Se ne innamorò all’istante, i suoi occhi erano così profondi, il suo viso delineato così perfettamente. «Io la…la ammiro tantissimo, professoressa Fiachran. Il modo in cui spiega la materia, la sua passione. E poi lei-lei è bellissima. Ma no, cosa sto dicendo-» si fermò e i suoi occhi raggiunsero per un attimo lo sguardo incredulo di Joshua alle spalle della donna. Mary pensò banalmente che l’effetto fosse svanito ma no, anzi stava raggiungendo il picco più alto. Salì sul bancone agilmente, aprì le braccia e rivolse lo sguardo alla donna. «Io, professoressa Fiachran, io la amo!» ok, male. Molto male. Ovviamente, nel momento stesso in cui quelle parole uscirono dalla sua bocca, la grifondoro tornò in sé. La sua faccia era paralizzata dal terrore e portò velocemente le braccia lungo i fianchi per poi scendere dal bancone con rapidità. Guardò l’insegnante ed era pronta a scusarsi. Certo, sarebbe stato incredibilmente difficile giustificarsi, ma lo avrebbe fatto, sì. Aprì la bocca, ma fu la voce di Joshua la prima a risuonare nella sala. Iniziò ad applaudire. «Complimenti! Complimenti professoressa Fiachran, lei è la nostra duecentesima cliente!» Timidi applausi partirono nella sala e Mary vi si unì non capendo però cosa stesse effettivamente succedendo. Scambiò uno sguardo con l’amico e questo le rispose con un occhiolino. «E per questa ragione ha ricevuto una dichiarazione d’amore dalla nostra cameriera, Mary! Congratulazioni! Chi sarà il prossimo?» Sì, era in realtà una scusa molto buona, no? Tornò con lo sguardo alla sua insegnante e le sorrise imbarazzata. «Mi scusi, sa, è lavoro.» Lo sussurrò quasi, portando le mani dietro la schiena per evitare di muoverle troppo. Comunque, riuscì a servirla portandole tutto quanto richiesto. All’ordine aggiunse la tazza dell’amore e la scatola di cioccolatini e tante care cose. Intanto la grifondoro iniziò a vedere dove trasferirsi dopo quella figura deplorevole. Thailandia? Brasile? Sidney? Nessun luogo le pareva abbastanza lontano dalla vergogna. L’unica certezza era il bigliettino rosso nella tasca, ma avrebbe preferito evitare.



Lady: 3 galeoni e 15 falci + Tazza dell'Amore + scatola di cioccolatini + vittima della mia prova dell'amore. :fru:
Grazie per l'imbarazzo! :flower:
 
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view post Posted on 5/3/2021, 17:02
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Emma C. Green
San Valentino: per molti è un giorno meraviglioso in cui si può esprimere tutto l'amore che si prova per il proprio animale domestico, amico/a del cuore, mamma, padre, il cugino figo, fumettista di fiducia, ma anche semplicemente al proprio fidanzato o alla propria fidanzata, dipende dai vostri gusti, dagli sbalzi d'umore del ciclo mestruale o semplicemente da quello che dice il vostro segno zodiacale quel giorno. Il 14 Febbraio, appunto, è il giorno in cui tutti voi potete sbizzarrirvi, è il giorno in cui anche con tre metri di corna la dolce metà del vostro cuore vi regalerà di tutto, soprattutto DOLCI. Esatto... i dolci: quei cosini dalla varie forme e gusti, ricchi di zucchero, tanto, ma tanto zucchero da non poter rifiutare… in pratica il giorno preferito dei dentisti che aspettano ansiosi di curare le vostre carie post-San Valentino, insomma, un vero e proprio caos d'amore e mal di denti. Ma San Valentino non è fatto solo di dolci, no no… assolutamente. E' fatto anche di coccole, di lettere d'amore, di "ti amo, bambola!" urlati la mattina da sotto al balcone della propria lady (che non è ancora truccata e sistemata… e quindi fingerà di stare ancora dormendo per non farsi vedere dalla propria fiamma con i capelli arruffati e le occhiaie che farebbero invidia al più coccoloso dei panda), ma tranquilli… perché tutto il resto della giornata sarà tempestato da sbaciucchiamenti compulsivi, abbracci improvvisi e bombardamenti di ormoni come non li avete mai provati. E chi ha detto che è finita qui?? Il giorno di San Valentino ci si sentirà in vena di spendere i propri galeoni in modo fuori dall'ordinario… beh, per la persona amata questo ed altro! Preparatevi a ricevere cioccolatini, torte rosa, palloncini a forma di cuore, fiorellini e chissà quale altra diavoleria. Ma tranquilli, il giorno dopo tutto tornerà alla normalità. Forse. Per Emma invece, quello era semplicemente un giorno come un altro, alla veneranda età di 14 anni non aveva ancora un fidanzato e aveva baciato solamente un ragazzo come pegno per aver perso una scommessa, quindi nessun bacio vero. Ricordava ancora come se fosse stato oggi l'alito cattivo di Scott Liroy, come poteva dimenticarlo? Si era lavata i denti così tante volte di seguito dopo il bacio da far sanguinare le sue povere gengive. "Se riesco a stare più di 3 minuti vicino al Platano Picchiatore senza farmi male... mi darai un bacio!" Aveva detto Scott, alias... L'alito assassino. Emma accettò la scommessa, era convinta che non avrebbe resistito nemmeno venti secondi, ma purtroppo si sbagliava, e da buona Grifondoro non aveva potuto tirarsi indietro, così diede il suo primo bacio a Scott. Se provate a chiedere alla povera strega particolari sull'accaduto vi dirà che alla prossima scommessa persa preferirebbe baciare un Dissennatore, oppure potrebbe lanciarvi un MangiaLumache perché glielo avete ricordato. Emma sapeva che Mary aveva organizzato da Madama Piediburro un evento a tema a cui era intenzionata a partecipare e se ne stava in giardino quando Oliver passò di lì ricordando a tutti quelli del primo anno che sarebbero potuti andare con lui. Emma sollevò il braccio e lo salutò con la mano, ma Oliver forse non l'aveva vista. Preferì non chiamarlo, le sembrò andasse di fretta in quel momento.

La Grifondoro non aveva parlato molto quel giorno. Esiste anche una festa per i single? chiese al gruppo. Quando finalmente arrivarono al Madama lasciò gli altri e si mise a girovagare da sola per il locale. Era la prima volta che andava lì, non aveva mai visto quel posto, sapeva che lo zio Cam ci aveva portato Mitchell una volta e ne era rimasto incantato, e in quel momenti la Grifondoro capì il perché: quel locale emanava amore in ogni angolo e un romanticone come lui non poteva restare di certo indifferente. Poi tutti quei dolci, nessuno al mondo avrebbe potuto resistere di fronte a tutto quel ben di dio. Evrebbe voluto andare a parlare con Mary, ma si era accorta che stava parlando con Oliver, non volle intromettersi così aspettò prima di andare a pagare la roba che aveva deciso di comprare.





Emma compra:
1 confezioni tè dei Cavalieri (1 G)
Rubacchiotti (3 F)
2 fette di Torta di Mordred (30 F)
2 fette di Torta dell'amore (30 F)
Milkshake del Ghiro (10 F)

2 Galeoni di mancia per te, cuoricì!


Edited by Miss Effe - 5/3/2021, 17:25
 
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view post Posted on 7/3/2021, 10:11
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i smile when you're next to me168069a76b872a0831c799273272e7c3Oliver aveva portato con sé più persone di quanto si fosse aspettata. Mary aveva catalizzato la sua attenzione su di lui, com’era prevedibile, e tutto ciò che non profumava di limone era passato in secondo piano. Tutto, tranne Emma. L’aveva notata con la coda dell’occhio mentre preparava il milk-shake per il suo Caposcuola, l’aveva leggermente seguita con lo sguardo. Nonostante i loro occhi non si fossero mai incrociati, la piccola grifondoro sapeva Mary lavorasse lì. Si chiese spontaneamente perché non fosse venuta a salutarla, parlarle: erano amiche, no? Forse era stata lei a fare qualcosa di sbagliato? Non ricordava nulla del genere, in realtà. Con Emma aveva un rapporto molto dolce, scherzoso. Delle volte si sentiva la mamma del gruppo composto da lei, Vivienne e Alice, e le teneva costantemente d’occhio preoccupata potessero fare qualcosa di pericoloso; delle volte era la sorella maggiore che chiudeva un occhio sui loro scherzi stupidi; delle volte ritornava ragazzina come loro e si divertiva nei modi più stupidi possibili. Pensare ad Emma la fece sorridere immediatamente. «Scusami Oliver, torno subito.» Un timido sorriso laterale all’amico, poi i suoi passi si spinsero fino a raggiungere Emma, affiancandola. «Emma!» Arrivata lì, si appoggiò con il braccio sul bancone, ignorando platealmente i tavoli che andavano serviti. «Come stai? Non ci siamo proprio viste questo mese.» Il suo tono era un po’ più triste ma veritiero: Mary era stata assorbita con i compiti al Madama e aveva passato molte notti nel suo appartamento a Londra più che ad Hogwarts. «Colpa mia, ovviamente. Ma posso rimediare!» aveva avuto l’idea già qualche giorno prima insieme ai suoi colleghi di lavoro, ma la cosa poteva essere estesa alla sua amica, così come ad altri grifondoro. «Domani sera organizzo una serata giochi da me, a Londra. Pizza e burrobirra. Ti va di venire?» Ora, il corpo di Mary sembrava saltellare d’eccitazione in vista della serata. «Ah, ovviamente per te analcolica, giusto?» alzò di una tonalità la voce come se volessi farsi sentire dalle persone intorno, poi rise. Con un movimento preciso della bacchetta nell’aria, l’incanto pronunciato nella sua testa, tutto ciò che venne chiesto da Emma si presentò sul bancone, insieme alla Tazza dell’Amore e alla scatola di cioccolatini al latte. «Sono 5 galeoni e 5 falci.» Emma accennò ad una mancia ma Mary la rifiutò con un sorriso: da Madama guadagnava bene, non voleva togliere galeoni all’amica più giovane. Dalla pila prese la scatola di cioccolatini, consegnandola all’amica. «Dovresti aprirla ora, c’è una prova che potresti fare qui al volo!» con l’indice destro picchiettò Mary picchiettò due volte sulla sua guancia destra. Potesse essere lei a ricevere il bacio?



Emma: 5 galeoni e 5 falci + Tazza dell'Amore + scatola di cioccolatini + l'amore del mio pg! :fru:
 
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view post Posted on 7/3/2021, 19:01
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Emma C. Green
Una voce che conosceva più che bene pronunciò il suo nome. Emma si voltò sorridendo ritrovandosi davanti a sua volta il viso grazioso e sorridente di Mary. Ehi! Esclamò felice del fatto che la sua amica l'avesse raggiunta. Hai ragione, non ci vediamo da molto, infatti spero di recuperare! Emma le voleva molto bene, Mary spesso era stata una guida per lei, soprattutto i primi mesi passati ad Hogworts, quando dimenticava la parola d'ordine, e in tante altre occasioni. Per non parlare dei suoi consigli, sempre saggi e preziosi. Insomma, Mary era una sorta di sorella maggiore, e ultimamente Emma aveva sentito molto la sua mancanza. Ma certo... la giovane strega fu molto contenta dell'invito della sua amica Mi farebbe un sacco piacere. Ci sarà sicuramente da divertirsi. Emma fece un occhiolino d'intesa a Mary quando citó la Burrobirra analcolica Certo, analcolica. disse trattenendo una risata. La strega, con un colpo di bacchetta fece apparire sul bancone tutto quello che Emma aveva richiesto. Adoro la magia! disse sincera. La sua amica però, non volle accettare i due galeoni di mancia che Emma le avrebbe lasciato volentieri: la cosa la fece rattristare da un lato, anche se in fondo era consapevole di non avere molti galeoni da parte, nell'ultimo periodo non aveva consegnato molti articoli alla Gazzetta, doveva assolutamente rimettersi in carreggiata, Oliver le aveva assegnato un articolo molto interessante, aveva intenzione di non deluderlo. La giovane strega ascoltò il consiglio della sua amica e aprì i cioccolatini offrendoli anche a lei. Lesse divertita tutte le prove che avrebbe dovuto eseguire per ricevere i premi dell'evento che proprio lei, Mary, aveva organizzato con tanto impegno e dedizione. La strega aveva indicato la sua guancia dicendo ad Emma che magari avrebbe potuto eseguire una prova lì, subito, e la Grifondoro, date le circostanze, intuì che si stava riferendo a quella del bacio. Ma certo, che pensiero carino! Si avvicinò all'amica e le stampò un sonoro bacio sulla guancia Spero di non averti rovinato il trucco! Di certo non aveva bisogno di truccarsi, Mary era meravigliosa così com'era, anche a prima mattina sembrava una di quelle principesse di cui parlavano alcune fiabe babbane.

 
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view post Posted on 20/1/2022, 21:42
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Da Madama Piediburro
Questo luogo porta il tuo nome, svela il tuo passaggio. Sento il cuore tremare, un battito che coinvolge ogni memoria d'incanto; non ho bisogno di percorrere di nuovo il passato, perché tu... tu sei in ogni mio tempo. Sollevo la mano destra, sostengo il peso dell'assenza – è d'aria, è di tempesta, il singulto che strazia un animo già spezzato. Dove sei, chiedo. Dove sei, dove sei. Mi perdoni, sento qualcuno chiedere dietro di me: è una voce gentile, è una voce che non ha colpe, e io invece vorrei spegnerla, disarmarla, intrappolarla in un sortilegio eterno. Non interrompermi, vorrei gridare. Non farlo, non adesso. Come un'imposizione che sfuma in preghiera, come una nostalgia che mi circonda dolcemente, terribilmente. Dove sei, ripeto. Dove sei. Mi lascio travolgere, è un passo soltanto quello che compio sulla sinistra – una strega anziana avanza lentamente, si volta appena a sorridermi. Non sa che in quest'empatia, oggi, si insinui l'intreccio di una mancanza; non sa che in questo gesto, oggi, non vi sia altro che necessità. Dove sei, bisbiglio. Si forma una fila, clienti, acquirenti, innamorati – parole addolcite dai toni dimessi, mani strette le une alle altre, corpi che si sfiorano in tacite promesse. Punge la stilla d'egoismo, punge il cuore: perché nell'orrida espressione che si dipinge sul mio volto, comprendo d'esserne... geloso, soltanto geloso. Nel paradosso che si compie di fronte, nella solitudine che mi vede davanti la porta di Madama Piediburro, c'è tutta una serie di domande, e nessuna tra queste troverà mai risposta. Quello che sfugge al controllo della mia bocca è un sospiro, vi si accompagna il sorrisetto abbozzato di chi affronta l'imbarazzo. Sono qui, è vero; è una mia scelta, è altrettanto evidente. Dietro di me, vestigia d'ombra, foglie di smeraldo – è l'impronta della Materializzazione, e anche questa... anche questa non è più congiunta. Scoppio a ridere, è una follia. Fai ridere, sento accusarmi. C'è una maledizione che trascino con me da lungo andare, ha il gusto del fiele, il prezzo del più vivido rimorso. Dove sei, dove sei, dove sei. E forse... forse sei via, forse sei vicina, forse. Ho perso un po' di me, perdendo te – codardo quale sono, non indago le trame in divenire; potrei farlo, invece mi ancoro al presente come l'ultimo tra i dannati. Questa è una miseria che ha il mio nome, ne sono consapevole già entrando a mia volta in locale. Ed è una giostra, una giostra che spalanca gli orizzonti – il bancone dov'eri solita poggiarti, il profumo dei tuoi capelli, le note del cioccolato sulla tua pelle. Dove sei, dico. Sei qui, sei davvero qui. Come in miraggio, io ti vedo. Infinita, maestosa bellezza, sei in ogni tessitura d'estasi. Sento vacillare ogni parte di me, ne accolgo ogni peso perché qui c'è parte di te. Madama Piediburro è nostro, vorrei dirti. Lo è sempre stato, fin da quando vi trascorrevamo ore per partite e allenamenti di Quidditch; lo è sempre stato, fin da quando ho memoria. E forse, forse tu non l'hai mai saputo – questo è il mio locale preferito, lo è fin dal primo giorno. Non ho paura.
«Buonasera, vorrei una scatola di cioccolatini da portare via.» Pozione d'Amore, è il privilegio che non ho mai saputo concedermi. Mi accorgo di conoscere la figura che ho di fronte: per un attimo, soltanto uno, immagino possa essere di nuovo tu. Mi perdo ovunque nel tempo. Nei miei ricordi c'è caotica armonia.
«Vivienne, che bello trovarti qui. Prendo anche un tè della foresta e...» – c'è indecisione, somiglio ad un cliente che non sa scegliere, invece sei tu, sei sempre tu a guidarmi – «...un Cremotto Lancillotto, vado matto per il pistacchio.» Mi pento immediatamente d'aver svelato qualcosa che, nella sua semplicità, apparteneva solo a noi. Perché tu, soltanto tu aggiungevi più granella in superficie; perché tu, soltanto tu, avevi un'accortezza per me. Sorrido, un po' distratto. Scelgo un tavolino, indico poco più avanti – appare come casuale, la saletta è già gremita: ma è l'unico tavolino che risulta più vicino al nostro, in fondo alla parete e con le vetrate che svettano sulle stradine acciottolate di Hogsmeade. E ora, ora che non sei qui con me, c'è una coppia proprio ai nostri posti. Siedono accanto, l'uno verso l'altra: si stringono delicatamente, è un abbraccio che neanche i Cherubini del locale possono interrompere. Lei poggia la testa sulla sua spalla, lui le carezza la fronte. Ed io, io resto qui. Spettatore indiscreto, l'odore di terra e di pioggia a pizzicare le narici – il tè arriva, la scatola pure, il cremotto... C'è pistacchio, e forse Vivienne è stata gentilissima tanto quanto tu lo sia stata per me molte, moltissime volte. Eppure mi manchi, mi manchi tanto. Una parte di me vorrebbe scattare in piedi, afferrare la bacchetta e sferzare ogni innamorato. Se non posso, se io non posso, non potete neanche voi – vorrei scriverlo con gocce di sangue, vorrei ferire, colpire, combattere. Sento il fremito della pelle e dei pensieri, sorseggio il tè. Ha il gusto delle radici, ha il gusto degli alberi: l'essenza dei limoni mi avvolge teneramente. Una porta verde, una memoria. E ti ritrovo, ti ritrovo ancora.
Caro Babbo Natale, inizio a scrivere poco dopo; è una lettera di Natale (#2), è un foglio di pergamena che è già macchiato d'inchiostro. Ed io, che sono impeccabile in ogni parola, mi accorgo d'aver lasciato segni oscuri tanto sulla carta quanto sotto il palmo della mano che impugna la piuma. Non importa, non importa più – Vorrei che il tempo tornasse indietro, vorrei cambiare il dono che mi è stato concesso: riavvolgere i ricordi, riavvolgermi anch'io. Vorrei tornare indietro, vorrei farlo davvero. Bussare alla sua porta con una scatola di decorazioni natalizie, un porcospino, un mazzolino di fiori di lavanda, una piantina di cespuglio farfallino. Vorrei tornare indietro, apparire a lei, lasciare che mi accolga ancora, ancora una volta. Che fosse l'ultima, mi dico, non avrebbe importanza; che fosse l'unica volta, mi dico, avrebbe già valore. Potrei vederla, potrei cercarla lì dove nessuno sguardo potrà mai inoltrarsi. Ho paura, però. Ho così paura. Forse... forse ho paura di scoprire che lei, invece, non possa vedermi, non possa più. Perché il tempo è maledetto, e il nostro, il nostro tempo lo è stato perfino di più. Allora non resta che un cremotto, un gusto, una memoria. E segreti, così tanti segreti. Babbo Natale, ovunque tu sia. Porta a lei ogni mio segreto, ogni sospiro, ogni abbraccio, tutto quello che non ho mai avuto modo di offrirle. Babbo Natale, ovunque tu sia... portale il mondo. Chiudo la lettera, è uno scherzo che mi ha ferito. Perché mi manchi, vorrei dire. Mi manchi, è tutto quello che valga la pena scrivere ad ora che non ci sei. La coppia infine va via, lascia l'impronta dell'amore che noi non abbiamo avuto, che forse mai potremo avere. Perché il mio tempo è altrove. E forse, forse lo è anche il tuo. La lettera vola via oltre la porta, insegue gli amanti che avremmo potuto essere, e che non siamo mai stati; e si solleva in alto, sempre più alto, fino a dissolversi nel cielo calante. Ed io, oramai solo, cambio di posto: quello che mi resta è il nostro tavolino. Soltanto quello, ripeto. O forse... almeno quello.
Mi amor, mi amor, mi amor. Ovunque tu sia, sei già qui con me.

Oliver ordina:
Tè della foresta (6F)
Cremotto Lancillotto (6F)
Scatola di cioccolatini (15F)

Perdona tutto quello che è di cornice, è stato un flusso di coscienza anche per me. Ho dato per scontato vi fosse Viv perché è l'unica commessa. ♥
 
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