Madama Piediburro

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view post Posted on 12/3/2022, 22:53
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VIVIENNE PIERCE ✿ prefetto Grifondoro


Vivienne si ritrovava spesso ad avere il proprio umore condizionato da clima che sentiva intorno a sé. Forse era semplicemente molto empatica, forse, essere cresciuta in solitudine le faceva vivere ogni occasione di socialità in modo più intenso rispetto a tutti gli altri. Da Madama Piediburro, comunque, questo sentimento contagioso era positivo e confortante. Era da poco tempo che aveva iniziato a servire nel locale, ma già si sentiva parte di esso, il pezzo di un puzzle che aveva finalmente trovato il suo posto. Non avendo ancora ben capito cosa la rendesse felice, per ora era la felicità degli altri che riusciva a farla sentire in pace con il mondo. Forse, avrebbe dovuto concentrarsi più su se stessa, diventare l'ancora di se stessa e smettere di riporre le speranze negli altri con il rischio di venir delusa, ma da sola non se ne sarebbe mai resa conto.

Stava ripulendo il bancone quando una voce conosciuta arrivò alle sue orecchie. « Oliver! Certamente! » Vivienne rivolse il suo sguardo verso il concasato, rivolgendogli un ampio sorriso. Si pentì subito del suo tono entusiasta, nel momento in cui sentì che c'era qualcosa di sbagliato in lui, non sembrava l'Oliver di sempre, mancava qualcosa. Sempre di nuovo colpa dell'empatia. « Va tutto bene? » Non riuscì a frenare la sua lingua dall'essere invadente. Anche di queste parole si pentì subito. Cercò di correggere il tiro e ridargli i suoi spazi. « Vai pure a sederti, ti porto tutto tra un attimo. » Preparò la scatola di cioccolatini, il tè e il Cremotto con la massima cura possibile, non solo per il normale affetto che provava verso l'ex-caposcuola, ma anche perché sentiva di dover fare di più per lui. Certo, c'era la possibilità di aver semplicemente frainteso quel "qualcosa di sbagliato" che aveva sentito e tutto andava bene, ma Vivienne era più solita ascoltare il cuore che la testa.

« Ecco qui! » Appoggiò tè e cremotto sul tavolo che aveva scelto, poi gli passò il sacchetto con i cioccolatini. « Per qualsiasi cosa, mi trovi al bancone. » Concluse di nuovo con un sorriso.




Aggiornato, scusa il ritardo <3
 
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view post Posted on 11/3/2023, 11:53
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Da Madama Piediburro
Il mondo è un guscio d'ombra, non può essere altrimenti. Intrappola il respiro, spezza il battito del cuore. Ti svegli con un mal di testa lancinante, hai l'impressione d'essere capitombolato altrove – un mondo vecchio, divorato dalla memoria. La mente, oggi, fa parto d'orrori che non hai dimenticato, e la frenesia ti appare un paradosso. Ti muovi di scatto, dapprima come controllato da un sortilegio impercettibile, e poi con una furia che lascia presto i segni peggiori. Hai il volto granitico di chi non ha dormito, di chi non ha più forza. Ogni passo, benché affrettato da chissà quale segreto, ti costa una fatica immensa. I muscoli sono doloranti, ti sembra di camminare su frammenti di vetro... forse, ti ripeti, è esattamente così. Sotto di te, infatti, si consumano i resti di un litigio – non hai certezza, tuttavia, sui dettagli. Potresti aver combattuto contro te stesso, in un acceso, atipico ritrovo che hai temuto per lungo tempo. Potresti aver preso d'assalto il dormitorio, malgrado ora tutto ti risulti velato dall'inconsapevolezza. Cerchi un contatto, un punto d'arresto. Hai bisogno di sederti, di tornare a letto, di misurare l'equilibrio di cui senti, sai d'essere privo. Miserabile, così appelli il tuo nome. Miserabile, codardo, perdente. Comincia a palesarsi una schiera di demoni, gli uni a braccetto con gli altri. Formerebbero una scena bizzarra, una giravolta, e un nascondino, e un gioco cui tu, ahimè, non sei stato invitato. Invece, lo sai, tremi di paura. Il comodino cui ti affidi, accanto, è scheggiato. Il legno è divelto, reca l'impronta del tuo maleficio. Penzola un filo di perle, una collana. O forse, ti dici, è pelle. Quando ti specchi, involontariamente, credi d'essere in confusione, di essere in un limbo che è palesemente sbagliato. La tempesta si spezza con un battito di ciglia. Ombre nuove, imprevedibili, ti si accostano con finta, illusoria gentilezza. Cos'è che temi, Oliver?
Il tuo incedere. Spalanchi gli occhi, ti strappi rapidamente all'incubo. Hai freddo, ti stringi in un cappotto che non ti appartiene... lasci scivolare il cappello sulla fronte, spuntano dei ricci che per un attimo, soltanto uno, ti si tingono di sangue. Strofini la mano sulla superficie gelida della panchina vicina, dove fermarti ti è stato necessario. Avanzi. Avanzi lentamente. Hai la bocca asciutta, l'incarnato del volto è pallido. Passeresti per uno spettro, uno qualsiasi, ma ti basta pizzicare le guance affinché torni un rivolo vermiglio. Quando accedi alla saletta da tè, scendi a patti con te stesso. Il soffio zuccherino che aleggia tutto intorno ti infastidisce, eppure... ti abbandoni alle sensazioni familiari, all'idea di ritrovare lei, oltre il bancone.
Ti adagi al desiderio – Piediburro è casa.
«Ciao Viv, soltanto un milkshake del ghiro.» Sorridi, piegando la bocca in una smorfia leggera. Ti mostri più stabile, in verità... cerchi il primo posto libero, al bancone principale. Hai bisogno di sederti, di fermarti. Hai bisogno di una voce familiare. Eppure, sei in tensione. Lo si percepisce, e in te potrebbe apparire come un campanello d'allarme. Ti sfili il cappello, lo osservi con tale attenzione, come un tesoro. Sei grato di non scrutarne gocce di ferita. Il sangue, ti dici, è in attesa.
«Questo è per te, è Polvere Buiopesto Peruviana. Ne hai mai sentito parlare?» Stringi ancora il cappello di lana, ma ti lasci il cappotto. Potresti avere caldo, la saletta è un'alcova tiepida. Il tuo corpo, però, è di ghiaccio. Passi un sacchetto di tela, all'interno brilla polvere color carbone.

Osservi Vivienne, oltre il presente.
E tremi, tremi, tremi.
Cos'è che non dici, Oliver?

Colpa mia. Se ti va qualche scambio, mi farebbe piacere.

 
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view post Posted on 25/6/2023, 16:48
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VIVIENNE PIERCE ✿ prefetto Grifondoro


Riempio con cura la sac à poche, stando attenta a non lasciare troppi buchi d'aria in mezzo: ho imparato che dove ci sono dei buchi la crema esce male e rovina la decorazione dei cupcake. Ne ho fatti di errori, ma piano piano sto imparando tutti i trucchetti del mestiere. Ovviamente la mia mansione principale continua ad essere quella di servire, ma a volte riesco ad aiutare i miei colleghi in cucina decorando i dolcetti. Tra l'altro, ai clienti piace molto vedere la preparazione in diretta.

Ora che più o meno me la cavo, ho trovato nel mio lavoro un'occasione per rilassarmi: la pasticceria è un'arte che richiede metodo e precisione, mi costringe ad essere super concentrata e a riversare tutte le mie energie su quello che sto facendo, diventando il modo ideale per svuotare la mentre e rilassare lo spirito. Questo ha i suoi lati negativi, quando al lavoro sono tipo in trance: potrebbe scoppiarmi un incendio davanti e non me ne accorgerei, troppo occupata a contare quante stelline di zucchero ho messo su ogni bignè.

E infatti ci metto un po' a capire che qualcuno sta parlando con me. Sento il mio nome, ma non ci faccio veramente caso, ancora impegnata a infilare nella sac à poche la maggior quantità di crema possibile. Alzo lo sguardo un po' stralunata, come se mi avessero svegliata troppo bruscamente nel bel mezzo della notte, e mi guardo intorno, finché il mio sguardo non incrocia quello di Oliver.
« Ciao Oliver! » Il mio tono è genuinamente felice, vedere Oliver è sempre bello. Per me è sempre un punto fermo, qualcosa a cui aggrapparmi in ogni situazione e su cui poter contare sempre, la sua presenza riesce a rendermi tranquilla. Faccio mente locale sulle parole che il cervello ha captato prima di realizzare chi le avesse pronunciate. « Milkshake del Ghiro? Arriva subito. » Cerco di recuperare il tempo perduto nel riconoscerlo per servirlo il più rapidamente possibile. Non voglio farlo aspettare. Rapidamente inserisco gli ingredienti nel frullatore e in pochi istanti il milkshake è pronto. Lo decoro con cura, aggiungendo più panna di quella richiesta e lo porgo ad Oliver. Solo in quel momento poggio il mio sguardo su di lui. Le mie sicurezze vacillano, per una volta quella sensazione di sicurezza che provo in sua presenza non c’è. Forse è perché quello che vedo non mi rassicura per niente, non sembra il solito Oliver, c’è qualcosa che non torna. La sua pacatezza ed eleganza sono sempre lì, ma manca qualcosa, lo sento spento. Mi ritrovo a non sapere cosa dire, non vorrei essere invadente, ma non posso che essere preoccupata e vorrei saperne di più. Oliver mi anticipa e, inaspettatamente, mi porge un sacchetto contenente una polvere nera. « La conosco di nome ma non l’avevo mai vista dal vivo. Grazie, non dovevi. » Sfioro delicatamente qualche granello, intanto rifletto ancora. « Oliver, va tutto bene? » Non riesco a trattenermi oltre e le parole escono da sole dalla mia bocca, serie e preoccupate.





Scusami scusami scusami, ritardo vergognoso
 
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view post Posted on 25/6/2023, 17:54
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Da Madama Piediburro
Catturi il mondo in un battito di ciglia, il tremito di palpebre ti porta via. Non hai agganci, non hai punti d'approdo: è buio, tutto intorno, finché comprendi d'essere in trappola – è un'eterna, sacrilega notte che avanza, e tu... tu sei fermo, non hai forza. Ti sembra d'entrare in dissolvenza, ti sfumano le voci di chi intorno: il canto degli innamorati ai tavolini, il tintinnio dei bicchieri in brindisi, tutto è remoto. Dovresti aver dimestichezza, saper giostrare il paradosso di chi – come te – viola il tempo, eppure ti ritrovi disgiunto ancora, e ancora, e ancora. Le mani, impaurite, cercano il bancone, s'avvinghiano al legno con unghie e carne. Vi premi con tutto te stesso, in modo disarmante, perché il presente ti si consuma in vertigine. Non hai concretezza, non più. La mente è ovunque, benché spenta. E, ovunque, ti scruta con l'ironia tipica della maledizione che ti divora. Il buio è di velluto, somiglia ad un abito dimesso: ricami d'ombra, questi, che scivolano sulle tue braccia, e risalgono, serpeggiano sottilmente. Il volto di Vivienne – già prima della voce che ti risponde – è l'epilogo, la cornice ultima: figure di carbone, come in schiera, le si accostano. Sei tu, Oliver, che insegui l'offensiva in atto; sei tu, benché inconsapevole, che soffri la presenza peggiore. Antichi spettri, in estasi, solleticano la guancia di Vivienne, e un dardo di pece infine le punge la pelle. C'è dolcezza, in un'ombra che t'abbraccia.
Eppure, è orrore. Per te, Oliver, è così vivido da spingerti a trattenere il respiro. Ti risvegli, incerto circa il tempo trascorso, incerto di tutto. Le tue mani, ti accorgi, stringono il milkshake del ghiro. Hai la bocca che implora sete, la gola arida di chi non ha voce. Sei stanco, di nuovo visibilmente. Vuoi già andartene.
«Ho avuto giorni migliori.» Ti senti pronunciare una frase, tanto banale. Diventa un'eco di cui non hai consapevolezza, finché ti porti la bevanda alle labbra. Ti fermi, d'un tratto come a cambiare idea, e sciogli l'altra mano dal bancone. Accosti entrambe al bicchiere di carta, è un ritrovo. Devi andartene, lo sai bene. Questo, per te, è stato un assaggio, e l'Occhio ti attende con impazienza.
«Un giorno la polvere ti tornerà utile. Scappo via, Viv. Io...» Così, di scatto, privo d'ogni logica: desideravi trattenerti, magari incontrare altri. Oltre Vivienne, non c'è nessuno che conosci; e il cuore, di nuovo, batte con minaccia.
«Ci vediamo al Castello, grazie ancora.» Lasci due galeoni, i primi che recuperi dalla tasca della giacca. Torni in piedi, un po' instabile; è come se fossi assonnato, l'espressione distante. Cerchi l'ultimo saluto verso la tua concasata, guadagni infine l'uscita con un occhiolino. La promessa, vana, di stare bene.

Ti libero subito, grazie Viv! Lascio 2 G, il resto è mancia.
 
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view post Posted on 6/8/2023, 17:49
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VIVIENNE PIERCE ✿ prefetto Grifondoro


Oliver è spento, assente. Ora che ci ho fatto caso lo riesco a notare in ogni suo gesto. Non è stato difficile accorgermene: sembra così diverso da come sono abituata a vederlo! Sono sfuggenti anche le sue parole. Certo, non ha risposto il solito “sto bene” che si risponde quando si vuole chiudere la questione senza affrontarla, ma anche quel “ho avuto giorni migliori” non ammette molte altre risposte. E infatti non mi viene in mente nulla da dirgli, ho paura che ogni parola sia di troppo. Lo guardo portarsi il frullato alle labbra. Sorrido leggermente, sperando che capisca che voglio incoraggiarlo. Vuole anche essere un modo per fargli capire che per qualsiasi cosa più contare su di me.

Sto guardando la polvere, saggiandone la consistenza con le dita, quando Oliver mi sorprende di nuovo e fugge via. Solo alcune parole di scuse - alle quali non faccio in tempo a rispondere - e se ne va. « Oliver, perch- » Non faccio in tempo neanche a chiedergli il perché mi abbia lasciato quel sacchetto di Polvere Buiopesto, oppure il perché sia così turbato. Non riesco a trattenermi e provo a seguirlo. Per un attimo mi dimentico di star lavorando, esco dal bancone e mi dirigo fuori dal locale. Ma quando esco lui è già sparito tra la folla, invisibile al mio sguardo.
Oliver, cosa succede?



 
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