| Chiacchierando, venne fuori che anche la compagna lavorava. Eloise pensò che forse era più probabile trovare Tassi a Diagon Alley che nella loro Sala Comune, anche se qualcuno di loro, come Ophelia, si dava da fare a Hogsmeade. Un po’ li invidiava perché potevano accedere alla cittadina magica, vietata a quelli del primo anno, ma non avrebbe scambiato il suo lavoro con nessun altro. Oltretutto sarebbe potuta andare a Hogsmeade richiedendo a qualcuno dei più grandi di accompagnarla, ma conoscendo quanto lavoro avevano da svolgere Prefetti e Caposcuola non aveva voluto impegnarli per un semplice capriccio. «Ah, ma se lavori da Fortebraccio conosci Elhena!» Esclamò, rendendosi conto un istante dopo che, essendo Elhena la loro Prefetta, era difficile che non la conoscesse o almeno sapesse chi era. Ghignò, ripensando alle loro avventure. Quando si erano conosciute la compagna non era ancora Prefetta, ma era diligente e precisa, con tutte le carte adatte a diventarlo. « Ti trovi bene a lavorare là? È tantissimo che non vado e ogni tanto mi viene voglia di uno di quei milkshake stratosferici...» Mise tutto dentro il sacchetto, facendo attenzione a sistemarlo per bene. Di solito, quando riempiva la sua tracolla, ci ficcava tutto a caso e finiva sempre per andare in giro con un fagotto informe e scomodo da portare. La trattava senza alcuna pietà. Quando si trattava delle cose degli altri, invece, faceva attenzione a mettere tutto con attenzione, in modo intelligente. « Un giorno solcheremo i corridoi e ogni angolo ci suggerirà un ricordo diverso...» Rispose sognante. Pensò che per lei non esisteva casa diversa da Hogwarts. Stava lì, e ci sarebbe rimasta per i sei anni successivi, o poco più. Quella in Irlanda era una cosa diversa. Ci si andava per le vacanze, si passava del tempo con i genitori, ma era come se in quei periodi il tempo si fermasse, come se succedesse poco. Come se Hogwarts fosse il vero fulcro degli eventi. Probabilmente pensava così perché Hogwarts era la novità: non disdegnava le sue origini, ma temeva di staccarsi sempre di più da quelle terre e dal loro tran-tran. Il futuro, poi, era un punto interrogativo. Era troppo lontano per porsi delle domande a riguardo, non si voleva chiedere dove sarebbe finita e perché. Fare scelte preventive bloccava l’apertura alle altre opzioni, per come la vedeva la giovane Eloise, che della vita sapeva ben poco. Al momento c’erano solo le lezioni, i voli con la scopa e le serate passate a giocare a Sparaschiocco. O agli scacchi magici, benché quel gioco le piacesse poco. La Lynch non aveva pazienza e non riusciva a prevedere le mosse dell’avversario, si esasperava e ogni partita la lasciava con il nervoso. Contro Jared perdeva sempre. Con Ned, piuttosto che mettersi davanti alla scacchiera, si mettevano a fare un giro sulla scopa. D’altra parte, l’aspetto tradizionale che le stava raccontando Amber era interessante. « È una tradizione bellissima!» disse ad Amber, mentre pensava a quanti uomini sarebbero potuti diventare gli uomini della sua vita a causa della sua incapacità a giocare. Chissà se poi esisteva l’uomo della vita. Amber sembrava non crederci, ma la teoria che la sua famiglia si portava dietro sembrava curiosa. « Tuo padre ha battuto tua madre? » Senza avere il tempo di aggiungere informazioni sul suo rapporto con gli scacchi magici, vide che una ragazza si stava avvicinando al bancone. Gli altri clienti stavano osservando la merce con tranquillità, senza aver bisogno di consigli, almeno per quel momento. Eloise accolse la ragazza con un sorriso ampio, rispondendo al saluto.«Ciao a te!» Pelle chiara, intensi occhi azzurri, frangetta castana. Quel volto non le era del tutto ignoto: si erano scontrate a Quidditch molto tempo prima. Rivalità tra Tassi e Corvi c’era da sempre, ma in quel momento lei era una commessa, null’altro. «Certo, te li prendo subito!» Disse, rivolta alla ragazza-corvo.«Scusa un attimo» Aggiunse, indirizzando quelle parole ad Amber. Andò a recuperare una scaletta che le serviva a prendere la merce posta più in alto. Poiché era piuttosto bassina, i gemelli le avevano procurato quel regalo e non mancavano di burlarsi ogni santa volta che la usava. Non riusciva a salirci senza ghignare lei stessa. Prese l’ampia scatola, la cui copertina minacciava effetti fenomenali, e tornò al bancone, su cui l’appoggiò.«Ottima scelta, darai spettacolo a Hogwarts?» Domandò alla mora, con aria sognante. Le sarebbe piaciuto vedere le esplosioni colorate.«Sono tre Galeoni... Vuoi un sacchetto?»
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