| Salvata la Puffola, calmate le acque, sui Tiri Vispi sembrava essere scesa una calma quasi innaturale per gli standard da negozio di scherzi. Certo, era meglio non dirlo a voce troppo alta, pensò Eloise, prima che le Puffole si rimettessero a vagare selvagge per il locale. La Tassina decise che, se nel pomeriggio uno dei gemelli si fosse palesato, avrebbe fatto una scappatina da Florian Fortebraccio per prendersi un milkshake. Chissà, magari avrebbe incontrato Elhena o Amber, sempre che non fossero in vacanza da qualche parte. Al momento, però, si trovava davanti a una cliente e, invece di pensare ai gelati, era il caso di servirla al meglio. Alla donzella la frase di Fred pareva esser piaciuta a tal punto da volerla usare a sua volta. Eloise alzò l’estremità sinistra delle labbra e fece un cenno del capo per sancire il permesso di utilizzarla a suo piacimento. «Ma certo che puoi! Non è mia, in realtà, è di Fred…» Disse la Tassa, omettendo il cognome del gemello e dando per scontata la fama del proprietario. Vedendo lo sguardo sconcertato che si era dipinto sul volto della cliente, Eloise si chiese se non avesse sbagliato a offrire quello sconto. Era forse un’offesa? Un gesto inappropriato? Una manifestazione di grandezza, un modo di vantarsi? Lei non voleva mettere nessuno in difficoltà, ma stava iniziando a preoccuparsi di averlo fatto involontariamente. Aggrottò le sopracciglia, ascoltando la ragazzina mentre esprimeva il suo disagio. Una volta svelato l’arcano, una volta scoperto che la difficoltà risiedeva nell’imbarazzo di aver ricevuto lo sconto, l’espressione sul volto di Eloise si rilassò, mentre un sorriso cordiale si impadroniva delle sue labbra. Quella ragazzina si stava preoccupando troppo, la strega pronta all’azione che aveva visto in opera con il salvataggio-Puffola si nascondeva dietro a un volto timido e imbarazzato. Alla fine aveva optato per accettare lo sconto e portarsi a casa la ribelle, ed Eloise constatò che lei avrebbe fatto lo stesso. «Ammetto che merita davvero in questa versione… Con le corna!» Concluse, osservando la piccola Puffola Pigmea, che stava prendendo confidenza con la sua padroncina. Prese i soldi e li fece cadere, tintinnanti, nella cassa. Mentre eseguiva questo gesto la ragazza le disse che, se avesse dovuto fare spese da Magie Sinister, sarebbe potuta andare a trovarla. Eloise alzò lo sguardo giusto in tempo per cogliere l’occhiolino della ragazza, che significava che anche lei avrebbe avuto uno sconto. Era stupita: Magia Sinister? Si trovava a Nocturn Alley e sua mamma le aveva sempre detto di tenersi alla larga, perché non sapeva cosa avrebbe potuto trovare. «M-Magie Sinister? Uaao…» La ragazza dietro la timidezza doveva essere ben più tosta delle apparenze.«Non ci sono mai stata, ma ci passo volentieri… Io comunque mi chiamo Eloise Lynch.» Le era sembrato corretto presentarsi a sua volta, cosciente che quella piccola avventura con le Puffole Pigmee aveva fatto di Mary Evans una cliente fuori dagli schemi. Allungò la mano verso la ragazzina e aprì il palmo verso l’alto. Al suo interno conteneva una Gelatina d’Oro. «Questa è per gli acquisti che hai effettuato. A te scoprire come meglio utilizzarla!»
I giorni del Caos Indomabile – era così che Eloise aveva iniziato a chiamare i giorni prima dell’inizio della scuola – erano al loro massimo splendore e, ancora, non c’era un attimo di respiro. Sembrava che i Tiri Vispi si fossero trasformati in una sorta di meta religiosa, un luogo sacro in cui i pellegrinaggi garantivano una vita più florida e gioiosa. “Ehi, devo comprare i libri al Ghirigoro, perché non facciamo un salto ai Tiri Vispi?”, “La mia prima bacchetta, uao, e ora tutti da Tiri Vispi!” Eloise non poteva dirsi scontenta di tutto quell’andirivieni, ma non era abituata a gestire tutta quella clientela. Di solito entravano una ventina di clienti al giorno, mentre ora le cifre superavano di gran lunga le decine. Inoltre, si era imposta un rigido regime di svolgimento compiti, quindi le sacre ore di sonno notturne non venivano quasi mai rispettate e si ritrovava a sbadigliare nel bel mezzo dei dialoghi con i clienti. Era mercoledì, e la giornata lavorativa stava volgendo al termine. I clienti erano quasi tutti usciti, rimaneva solo qualche silenzioso individuo a saggiare un cappello o provare una trottola. La porta si aprì, ed Eloise si voltò a vedere con quante persone avrebbe ancora dovuto avere a che fare. Stava dietro al bancone, in piedi, accaldata e affaticata, ma quando riconobbe l’individuo che aveva appena messo piede ai Tiri Vispi si rianimò. Camillo si stava dirigendo verso il bancone e, prima che Eloise potesse dargli un amichevole benvenuto, le parlò con tono formale e accompagnò le parole con un inchino. La Tassa rimase interdetta per un attimo, chiedendosi se si era persa qualche pezzo, ma quando il ragazzino parlò ancora fu tutto più chiaro. Come d’abitudine, la ragazzina non riuscì a trattenersi dall’unirsi alla farsa. «Benvenuto nella mia umile residenza, milord.» Disse, facendo una riverenza e sollevando i lembi di un vestito invisibile.«E’ passato del tempo, avrei voluto inviarle un corvo, ma gli affari oltre la Barriera me l’hanno impedito…» Aggiunse, allargando le braccia, come se fossero affari più grandi di lei. Era complicato mantenere le risate ma, rispetto alle ultime volte, si trovava più allenata. Chi stava interpretando non lo sapeva neanche lei. «A che cosa stava pensando, milord? Si dà il caso che io tratti solo merce pregiata.» Un sorriso divertito, nonostante la sua forza di volontà, cercava imperterrito di farsi strada sulle sue labbra. Doveva resistere almeno un altro minuto.
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