Tiri Vispi Weasley

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view post Posted on 27/7/2022, 11:36
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Mary J. Grenger
Ansietta

Sembrava una stalker appostata lì fuori al negozio. Una stalker con un livello d'ansia più alto del normale. Aveva paura della reazione di Alice, semplicemente perché erano da sempre stare così simili e sapeva come avrebbe reagito lei a parti inverse. Continuava a torturarsi il labbro inferiore mentre rifletteva su come esternamente dovesse apparire come una sedicenne impaurita. Sedici anni, l'età di Alice. La sua piccola era una donna ormai, forse non era neanche la stessa ragazza che aveva conosciuto lei. Forse non era più la sua sorellina ma un individuo con una personalità diversa e completa rispetto a ciò che conosceva lei. Eppure, qualsiasi variante potesse immaginare di Alice, Mary voleva fare assolutamente parte della sua vita, far parte dei suoi ricordi, dei suoi momenti migliori e peggiori.
Non era mai stata una persona egoista, e di sé stessa quella era certamente una caratteristica che apprezzava: Mary tendeva a mettere il bene degli altri davanti al suo, non sapeva neanche come si facesse altrimenti. L'unica volta in cui aveva fatto una scelta egoista, l'unica volta in cui aveva pensato a sé stessa lasciando Londra per andare in Niger, aveva rovinato tutto. Aveva messo a repentaglio tutte le sue relazioni, si era lasciata alle spalle tutto e tutti, Alice compresa. Non solo lei, ma anche Vivienne, Jaime, Katie. Aveva lasciato indietro Oliver e il suo cuore - non l'avrebbe ammesso facilmente - ancora tremava al pensiero. Non si pentiva certo di essere andata via, il ricordo di Olivia era una tortura per lei e la necessità di respirare, nel vero senso del termine, era ciò che l'aveva spinta al di là dei confini europei. Provava rimorso per non averla saputa gestire per bene, quello era certo. L'ex-grifondoro aveva da sempre avuto un problema a gestire i propri sentimenti, esternarli, parlarne non era facile. Crescendo, quella era una caratteristica che aveva imparato a migliorare, gradualmente, con attenzione e con le persone giuste. Zinder aveva decisamente aiutato con quello, e gli abitanti avevano sbloccato in Mary un ulteriore tassello nello sviluppo di quella fantastica abilità chiamata "fidarsi delle persone".
Da quando era tornata a Londra sembrava aver perso tutti gli insegnamenti del suo periodo all'estero e lo stare lì, in piedi ed in attesa sotto il sole cocente del mattino solo per paura di affrontare una personcina ancora in creazione, ne era una prova. Alice contava troppo per lei, quella era la realtà. Il suo giudizio era più importante di quanto pensasse e la presenza nella sua vita era necessaria come l'aria.
Aveva sempre voluto essere un modello per Alice, un esempio da seguire ma erano di più le cose che aveva imparato lei rispetto a ciò che avrebbe potuto insegnarle.
I dieci minuti passati fuori ai Tiri Vispi furono più che sufficienti e decise di spingersi nel negozio poco dopo. Nel momento stesso in cui varcò la soglia si rese conto che non aveva dato peso all'eventualità che Alice neanche lavorasse più lì. «Che idiota che sei.»
Una cosa che le piaceva di casa e che nulla pareva diverso. Accettò di buon grado la frescura che proveniva dall'interno del negozio, il ronzio degli aggeggi volanti, il vociferare dei ragazzetti al suo interno. Poi, con un passo più deciso rispetto a come si sentiva in verità, si spinse verso il bancone. Un altro dubbio la colse a quel punto: Alice, la sua Alice, aveva ancora i capelli rossi? Ricordava quanto le piacesse sperimentare, infastidire. E se avesse cambiato colore di capelli? E se non si fossero riconosciute? No, era impossibile. Nessuna delle due poteva cambiare così tanto in poco più di un anno.
No, Mary la sua sorellina sarebbe sempre stata in grado di riconoscerla. Con delicatezza appoggiò le mani sul legno e si guardò intorno in attesa di veder comparire una testa rossa o un viso familiare.


Non un post di acquisto, Mary è qui solo per essere insultata infastidire Alice. :fru:
 
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view post Posted on 2/8/2022, 18:04
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Alice Wagner
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Erano le dieci di una mattinata qualunque a cavallo tra le ferie estive ed Alice era rimasta al castello per delle robe da prefetti che doveva svolgere e anche per organizzarsi con i turni ai Tiri durante le vacanze estive. Era caldo. Insopportabilmente appiccicoso, motivo per il quale non aveva messo nemmeno un piede fuori dal negozio, godendosi la frescura che quelle quattro mura riuscivano a riservarle. Indossava una maglietta a mezze maniche bianca che le lasciava scoperta la pancia, dall'ombelico sbrilluccicava il suo nuovo piercing a far da contorno agli altri due. Uno sulla lingua e l'altro al naso, un septum semplice avvitato tra le due narici. Un jeans stretto le cingeva la vita, finendo in semplici sneakers comode. Alice era fiorita come una rosa in primavera e il corpo da bambina aveva sostituito quello di una donna ben formata. Intorno alle ossa spigolose vi erano ora curve, che scendevano dolci sul petto e sui fianchi, era più alta e slanciata, al solito piuttosto atletica. Il viso aveva perso la paffutezza giovanile, era ora ornato da un trucco semplice, che risaltava i suoi lineamenti e il mare di lentiggini. I capelli le erano cresciuti di nuovo e li teneva ora in una treccia un po' caotica dalla quale usciva qualche ciocche di capelli disordinata, alcune di queste erano bianche come la neve. Erano impresse in lei come le cicatrici sul braccio e sul collo a ricordo del quasi annegamento avvenuto qualche mese prima. Stava sistemando qualcosa nel retrobottega, motivo per il quale non aveva sentito entrare nessuno, solitamente quello era un orario in cui fingeva di studiare, finendo poi per ideare nuove balorderie da attuare con Vivienne e Camille all'interno del castello. Quel giorno però non era un giorno come gli altri. Fece qualche passo verso il bancone per sistemare uno scatolone che le pesava particolarmente quando di fronte a sé si ritrovò una figura che non vedeva da molto tempo. Mary. Se non ci fosse stato il legno a sostenere il colpo, lo scatolone le sarebbe caduto di mano, rovesciandosi per terra. Le braccia mollarono subito la presa, incapaci di rispondere ai comandi. Il cuore di Alice perse un battito, le sembrò di essere morta per mezzo secondo, quando riprese poi schizzó a gran velocità nel petto, tanto da sembrare che le stesse esplodendo. Lo stomaco intanto le si contorceva, gli occhi increduli continuavano a fissare quelli di Mary, come se avesse appena visto un fantasma. Non sembrava capace di formulare una frase di senso compiuto a parte un sussurro che pronunciava il suo nome << M-Mary.>> Non vedeva Mary da un anno e mezzo, non aveva idea di cosa le fosse successo o di dove fosse finita, era semplicemente sparita come se fosse evaporata al sole. Mary era per lei come una sorella, duranti gli anni passati ad Hogwarts avevano legato molto e la rossa si era spesso confidata con la maggiore, chiedendole consigli e dritte. Spesso era stata suo malgrado, vittima di scherzi, archestrati proprio con una certa abilità, cosa che le aveva portato spesso a punzecchiarsi. Mary era poi cresciuta, lasciando Hogwarts ma promettendo di rimanere in contatto con loro. Con lei. Alice si era preoccupata tantissimo quando non aveva più sentito sue notizie, chiedendosi se stesse bene, se le fosse successo qualcosa. La preoccupazione era poi sfociata in rabbia, come aveva potuto lasciarla da sola? Come avrebbe fatto ad affrontare tutto senza di lei? Fino a raggiungere la malinconia, le occhiate date al letto dove prima dormiva, i momenti passati insieme che sembravano solo bruciare. Tutte emozioni che si alternavano velocemente dentro di lei, proprio in quel momento. Alice lottava per trovare un equilibrio ma qualcosa in lei, tempo prima, si era spezzato e così anche lei non riusciva a tenere sotto controllo emozioni così forte ed inaspettate. Il dolore arrivò subito dopo, pronto ad anticipare il cambiamento, iniziò come un formicolio sul petto per poi intensificarsi. Quella sensazione orribile e fastidiosa la spaventava, non sapeva bene cosa esattamente fosse la causa, sapeva solo che improvvisamente provava pressione come se facesse fatica a respirare. Insieme a quello qualcosa in lei cambiava, i capelli, la pelle, gli occhi in questo caso che avevano raggiunto improvvisamente una sfumatura ambrata. Come piccole gemme avevano iniziato a brillare del colore del sole pomeridiano. Alice si voltò di scatto, chinandosi dietro al bancone e poggiandosi con le chiappe a terra, la schiena che toccava il legno. Il primo istinto era di nascondersi, di raccogliersi con le ginocchia sul petto, di cercare di calmarsi, di dirsi che andava tutto bene, che Mary era tornata e che non doveva per forza decidere subito come dovesse sentirsi a riguardo. Poi la paura di non sapere come fermarlo, l'ansia di aver fatto qualcosa di strano.

 
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view post Posted on 3/8/2022, 17:48
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Mary J. Grenger
Ansietta

Vedere Alice le confermò che qualcosa era davvero cambiato, che il tempo era una forza ancora così sconosciuta e poco analizzata. Vedere uno spiraglio della piccola grifondoro le fece percepire una immediata fitta al cuore che ebbe facilità ad indentificare: era il senso di colpa. Era la rabbia, l’odio che provava per sé stessa per aver fatto passare così tanto tempo, così tante emozioni, così tanto vissuto tra lei e la sua piccola persona. Alice non la notò subito e ciò diede a Mary la possibilità di assorbire tutti quei particolari che conosceva e quelli che invece le si presentavano come nuovi. La prima cosa che risaltava a colpo d’occhio era come la corporatura della grifondoro fosse cambiata, come quei tratti infantili erano stati lasciati indietro a favore di un corpo di donna. Alice era una donna e Mary quel passaggio lo aveva perso. Si chiese se Alice avesse avuto l’aiuto necessario dalle persone che aveva intorno sicché lei non ne era stata capace. Percorse il suo corpo con curiosità e un sorriso amaro le comparve sul volto quando notò i piercing. Quasi poteva immaginare la conversazione se lei fosse stata presente, l’avrebbe voluta accompagnare, stringere la mano e prenderla in giro di fronte agli estranei. Ma lei non c’era, aveva perso anche quello. E poi c’erano quei piccoli particolari che potevano sfuggire ma che Mary distinse con chiarezza: i capelli che presentavano ciocche bianche, qualche macchia sul corpo. Le mani si strinsero in pugni e sentì una fitta di preoccupazione. Le era successo qualcosa? Non ebbe tempo di pensare, di provare ulteriori emozioni, perché Mary d’improvviso se la trovò davanti. Abbozzò un sorriso nello stesso momento in cui il tonfo dello scatolone produsse un suono sordo. Quanto le era mancata quella voce. «Ciao, sorellina.» Le venne in mente quando nel cuore della notte si sussurravano cose per non svegliare le altre, ridacchiavano come bambine – beh, Alice lo era – e fingevano di dormire quando qualcuno le notava. In quella giornata, era la prima volta in cui aveva dimenticato il senso di colpa. Ma questo la raggiunse presto. Mantenne il contatto visivo abbastanza a lungo da notare il cambiamento negli occhi della sua amica, per comprendere che qualcosa non andava. Istintivamente allungò la mano sul legno, non per toccarla ma per rassicurarla. Alice scomparve in un attimo dietro al bancone. «Alice-» Avrebbe volentieri scavalcato il bancone ma lo scatolone non le diede modo di farlo, fu costretta a fare il giro. Cercò di mantenere la calma, almeno esteriormente, soprattutto per il bene dell’amica. Aveva imparato a gestire certe situazioni. Nella sua testa, invece, stava impazzendo. Alice stava avendo quello che le parve un attacco di panico solo, ed esclusivamente, per colpa sua. Aveva provocato quello – lo stava provocando – ad una delle persone che amava di più. Non si capacitò di come i suoi occhi non si fossero riempiti di lacrime alla vista di una Alice gambe al petto, di una Alice che, alla fine, era ancora una bambina. «Ehi, Alice…» Le si inginocchiò di fronte lasciando tra lei e l’amica un po’ di spazio. Allungò la mano destra lasciandola lì, tra loro due. «Va tutto bene, ok? Ti va di respirare con me?» un sorriso sul suo volto, gli occhi concentrati su quelli dell’amica, il suo respiro ora più lento e rumoroso a dare ad Alice un ritmo. «Ehi, ehi. Ti ricordi quando ad Halloween ci vestimmo da famiglia Addams? Noi grifondoro, tutti insieme.» Aveva imparato una o due cose da aiuto-infermiera e poi da volontaria in un ospedale. Le stava mettendo in pratica. «Ti ricordi che serata? Ci siamo divertiti tantissimo. E quando siamo tornati al castello, te lo ricordi? Mi avevi chiesto se provassi qualcosa per Oliver e io ti dissi di no.» Allungò la mano un altro po’, solo un altro pochino nel caso Alice l’avesse voluta prendere. «Avevi ragione, ok? Avevi ragione.»
Sperava di poter ancora essere in grado di aiutare l’amica.
«Va tutto bene Alice, avevi ragione.» Forse doveva solo andare via, forse aveva esagerato a presentarsi lì all’improvviso.


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view post Posted on 18/8/2022, 19:58
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Alice Wagner
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Rimase pietrificata per qualche istante, inutile dirlo. Quella di fronte a lei non era una semplice cliente, arrivata per caso in un noioso giorno estivo. Era Mary, Mary era tornata, era lì con lei, la guardava con i suoi occhi profondi, la sua voce dolce, la sua presenza ferma, sicura. Allora perché Alice sembrava essere appena precipitata da un dirupo? Perché sembrava che la terra si fosse mossa sotto i piedi, sciogliendosi in un enorme vortice di emozioni, che volevano solo travolgerla? La sua sorellona, la Grifondoro più forte che conosceva era finalmente tornata a casa. Le era mancata così tanto che sembrò realizzare solo ora il vuoto che la sua assenza aveva lasciato, come se avesse tentato di camuffarlo riempiendolo d'altro, ma non riuscendo mai del tutto a sostituirlo. Era cresciuta anche lei, era diventata più adulta in qualche modo. La fanciullezza era rimasta nei tratti giovani della pelle, ma lo sguardo, le movenze e anche alcuni tratti fisici erano lievemente cambiati. Era passato un po' di tempo da quando si erano viste ed era normale notare certi piccoli dettagli che prima non sembravano appartenerle. Avrebbe voluto fare tante cose in quel momento che non le sarebbero bastate le parole. Abbracciarla, piangere disperata e ancora urlare di rabbia per averla abbandonata, poi lasciarsi cullare da quella nostalgia e infine gioire di averla di nuovo con lei.
E invece finì per impanicarsi sul serio, le emozioni presero ancora una volta il sopravvento e la Metamorfomagia, finì per dominare sulla sua volontà, ancora una volta inconsapevole. Il freddo legno del bancone accolse la sua schiena, i singhiozzi e l'affanno dei respiri, mentre Alice si chiedeva ancora una volta cosa ci fosse di dannatamente sbagliato in lei per arrivare a quei picchi emotivi esagerati. Il formicolio al petto sembrò lievemente acquietarsi mentre Mary si adoperava per venirle incontro e parlarle lentamente, cercare di far calmare i battiti del cuore, rilassare il corpo, ipnotizzarla con una conversazione che potesse farla uscire da quel groviglio di pensieri incastrati tra di loro. Insieme a questo gli occhi, fissi in quelli dell'amica, sembrarono sfumare sui toni dell'azzurro e del verde, ritornando al suo colore originario. Strinse forte la sua mano, mentre riprendeva coscienza di sé, dello spazio che le circondava, della realtà che quel giorno aveva deciso di gettarle addosso una secchiata d'acqua fredda, dolce e gelida al tempo stesso << L-Lo sapevo. Non sei un cazzo brava a capire cosa provi. >> Riuscì solamente a dire, un sorriso appena cennato le comparve sul viso. Si vede che dovevano davvero essere in qualche modo imparentate, perché nemmeno lei era una che con i sentimenti ci andasse a braccetto. Poi Alice si allungò per stringerla in un abbraccio, forse un po' disperato, ancora incredulo, un po' troppo stretto per credere che fosse vero, che Mary non stesse per scomparire sotto i suoi occhi << Mi sei mancata, maledetta idiota. >> parlò piano, con voce lievemente rauca, rendendosi conto che sì era arrabbiata a morte con lei, ma che non avrebbe mai permesso alla rabbia di portarle via la possibilità di riavere sua sorella. Almeno per qualche istante rimase così appiccicata, staccandosi solo per far comparire un broncetto irritato sul volto << Non te la caverai liscia così Grenger sai? >> si portò i palmi delle mani ad asciugarsi le lacrime, facendosi aria per far sì che il volto perdesse il suo rossore. Poi si rimise in piedi, guardandola con lo stesso fare imbronciato. Iniziò a contare sulle dita << Prima di tutto, se non torno a lavoro i gemelli mi ammazzano, per cui porta il tuo culo fuori di qui, che mi distrai. >> mimò l'uscita verso la porta, proseguendo poi con la sua lista di richieste << In secondo luogo, mi offrirai la cena stasera. Alcolici inclusi. >> ma sì che ci andasse sul pesante se proprio doveva giocarsela << Terzo, se provi ad andartene di nuovo ti ammazzo. Sul serio. Sono piuttosto brava oramai. >> Si portò ora le mani intorno ai fianchi, guardandola in volto. Era felice che fosse lì con lei. Ma le mani le prudevano da morire di rabbia. Tutto amore fraterno certo. Mica altro.

 
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view post Posted on 7/12/2022, 18:43
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«And the only solution was to stand and fight» Merlino ballerino!

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Aquileia Goodheart - Auror


«Ehi bellezza, sei sicura che non vuoi una scaglia di drago???»
Leia trasalì nuovamente. Non era riuscita a percorrere la stretta Nocturn Alley indenne: il tipo delle scaglie di drago l'aveva intercettata di nuovo. «Signore no, le ho già detto che non mi servono, davvero» rispose comunque, paziente. *Mica posso azzopparlo con un Flipendo solo perché è un po' svitato. Mi sa che era meglio comprare anche un mantello della disillusione da Sinister*.
Si allontanò svelta, ripromettendosi di compiere quel fondamentale acquisto al prossimo giro nel viottolo. Tornò ad affacciarsi su Diagon Alley, carica come sempre di gente e chiassoso vociante brusìo. Si avvicinava il periodo di Natale e la ragazza non era affatto meravigliata nel vedere quella vivace confusione. *Sarebbe anche ora di pensare a qualcosa per i tuoi, ragazza*. Iridia era servita: la piccola fiala di profumo che aveva fabbricato durante quel meraviglioso evento alle serre le avrebbe sicuramente fatto piacere. Per il resto, di sicuro avrebbe provveduto: a parte i suoi due pelosetti, aveva bisogno di idee per quella svitata della sua istruttrice. Mentre pensava, passò davanti ai Tiri Vispi e diede distrattamente un'occhiata alla vetrina, per poi fermarsi sorridendo. *Un frisbee zannuto!! Che spavento avevamo fatto prendere alla Collins??*. La Collins era una sua concasata, ma di quelle antipatiche: perenne sguardo sprezzante, codini alti e capelli impomatati di brillantina, vocina stridula stile puffola pigmea, posate impugnate sempre con mignolino teso e un'incommensurabile ego mal compensato da un'aspetto al limite del decente. Leia e Eleanor (la sua compagna di dormitorio) si erano davvero divertite a sequestrarla: l'avevano beccata da sola nel suo dormitorio, avevano lanciato dentro due frisbee zannuti, avevano chiuso la porta mettendoci un armadio davanti ed erano andate a godersi il tè caldo nella sala grande. Leia si ricordava ancora la faccia del loro Capocasa. «Goodheart e Donovan, per le mutande di Baba Raba, venti punti in meno a testa!! Filate a lucidare i piatti delle cucine!!!». Il Caposcuola di Corvonero le aveva ignorate per una settimana, che loro avevano passato tra grasse e sonore risate. *Merlino ballerino. Mai riso così tanto in vita mia*.
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri, continuando a osservare la vetrina, e seguendo quell'impeto di reminiscenze, si decise ad entrare. Nulla era cambiato all'interno del negozio: un caleidoscopio di colori faceva da cornice a risate, voci e versi allegri di ogni genere. Si prese il tempo per osservare la merce in esposizione e scegliere cosa comprare. Mentre guardava, afferrò di riflesso uno studentello sicuramente del primo anno, che aveva avuto l'ardire di provare ad assaggiare un pasticcino svenevole. Lo depose a terra con delicatezza, sorridendo, sapendo che di lì a pochissimo si sarebbe ripreso da solo. *Si fa esperienza* pensò tra sé. Dopodiché si avvicinò con calma al bancone, rivolgendosi a chi vi era seduto dietro.
«Buongiorno! Vorrei per favore tre caramelle dell'illusione, una coppia di anelli dei gemelli e due paludi portatili di grandezza media». Distolse lo sguardo giusto il tempo di prendere dal suo borsellino il denaro per pagare. «Ecco qui. Il resto è mancia» avrebbe detto, con un sorriso, per poi uscire dal negozio - non senza prima aver controllato che lo studentello di prima si fosse ripreso.



Oh, Alice, mi hai convinta. <3

Non ho fatto i conti stavolta, comunque 5 Galeoni di mancia di nuovo ^_^
 
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view post Posted on 15/12/2022, 17:08
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Alice Wagner
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Come al solito, sotto le ferie natalizie gli acquisti compulsivi dei clienti beavano le tasche dei commessi, ma mai nessun commesso avrebbe potuto concordare sul quanto fosse facile da gestire. Era semplicemente un caos continuo. Sebbene i Tiri Vispi non fossero un negozietto a tema natalizio, sotto le feste i più burloni erano inclini a spendere un paio di galeoni in scherzi, mentre l'altra metà della gente era intenta a regalare materiale utile affinché questi avessero luogo. Alice si trovava in quel marasma, quest'anno con molta più esperienza alle spalle di prima. Aveva imparato a gestire le situazioni più assurde e di questo ne andava estremamente fiera. Indossava un cerchietto con su un paio di pupazzi di neve che sballonzolavano qua e là, il tema natalizio lo teneva vicino al cuore, mentre saltellava da un cliente all'altro. Mentre riponeva della nuova merce sugli scaffali notò anche lei il ragazzino semi svenuto, tirò gli occhi al cielo, quelle cose capitavano costantemente << Ah inutile mettere avvisi eh, lo fanno comunque ogni volta! >> Alice aveva uno sguardo tra il divertito e l'irritato, anche se in fondo la scena faceva sempre un po' di ironia. Sollevò lo sguardo sulla giovane maga sorridendo con fare affabile << Ma certo, li prendo subito! Ahm e grazie per l'aiuto-- giuro che poi si risvegliano!>> ridacchiò Alice, lanciando un'occhiata al ragazzino prima di scomparire dietro il bancone a prendere gli oggetti richiesti << Sono trentasette galeoni e sette gelatine d'oro per te!>> le incartò tutto per benino, porgendoglielo << Oddio, davvero? Ma sei una specie di babbo natale tu? Ti ringrazio! >> squittì Alice ancora incredula, se lo avesse saputo avrebbe potuto incartare la roba con ancora più cura.





Aggiornata!

Spesa totale: 37 Galeoni + 7 gelatine d'oro. Grazie mille per la mancia sei la migliore :sbrill:
 
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view post Posted on 29/1/2023, 20:39
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Camille Donovan



Con il Wizard Store ormai alle spalle, ci dirigiamo con calma verso la tappa successiva. Il Natale si fa sentire a Diagon Alley, le viuzze brulicano di gente indaffarata e alla disperata ricerca di idee regalo. Prima di raggiungere il negozio in programma, ci concediamo una deviazione per procurarci della cioccolata calda.
Stringere il bicchiere da asporto tra le mani è piacevole, il tepore passa attraverso i guanti impedendo alle dita di congelare.
«Sicura di non voler fare un salto da Malkin’s?» chiede mia cugina, l'indice puntato verso il negozio in questione.
«No, non insistere! Lo sai che non ti seguirò.» la liquido ingenuamente, ignara che, di lì ad un’ora, l'avrei seguita obbediente come un Crup al guinzaglio in cerca di abiti per il Ballo scolastico.
Intanto Juliet sospira sonoramente, ma non si rassegna, anzi progetta in silenzio la mossa successiva per indorare la pillola e tentare di persuadermi.
«Come vuoi, se preferisci fare affari loschi con i Weasley…» mostra i palmi in segno di resa, o almeno così mi lascia credere.
«Non immagini quanto!» a proposito dei gemelli più malandrini del Mondo Magico, il loro emporio si staglia proprio davanti a noi. Il buonumore si fa subito largo in me, complici i colori sgargianti del luogo che si percepiscono già dalla facciata, ma soprattutto la presenza all’interno di due fanciulle a cui tengo moltissimo.
«Dovresti provare a contrattare pure tu con loro, soprattutto se hai a disposizione delle gelatine d'oro!» la punzecchio, non le do modo di replicare e spingo la porta con energia varcando la soglia. Tutto trasmette allegria, è inevitabile sorridere quando si entra.
«Farò presto, promesso. Per non annoiarti, nel frattempo tu divertiti un po’ con lui!» rapida indosso un ghigno furbetto, lanciandole poi contro un topolino finto recuperato al volo da una cesta lì vicino.
«Ma che dia-» grida sul momento, completamente presa alla sprovvista «Te la farò pagare, giuro!» mi minaccia.
«Attendo con ansia!» detto ciò mi allontano, girovagando per gli scaffali alla ricerca di un oggetto in particolare, uno molto speciale ad essere onesta. Non ci metto molto a scovarlo, dirigendomi poi al bancone.
«Oh Capitano, mio Capitano!» esordisco così, salutando Eloise che scopro essere di turno. Il medio e l’indice della mano destra, uniti, si accostano alla fronte, le labbra invece le regalano un ampio sorriso.
«Come va il lavoro? Snervata dalla calca pre-natalizia?» in effetti il locale è colmo di persone, immagino il genio che riesce a nascondere un molliccio oppugnabile nel pacco regalo oppure, meglio ancora, un cannocchiale tirapugni. Io stessa mi sono presa una giornata di respiro da Zonko, una collega si è gentilmente offerta di sostituirmi.
«Prendo questi per oggi, quanto ti devo?» le porgo una scatolina, gli anelli al suo interno tintinnano percependo il movimento. A conti fatti le passo i galeoni necessari, lasciandone scivolare qualcuno in più come mancia «Grazie, ci vediamo al Castello più tardi!» faccio per andarmene, ma a metà strada mi volto nuovamente «E, non dimenticare, siamo quasi a Natale! Sii più buona con noi durante gli allenamenti!» butto lì ironicamente, dopodiché mi congedo definitivamente permettendole di tornare al suo dovere.

Hufflepuff Prefect | 15 y.o


Zaaalveeeee :zalve:
Allora, Camille acquista:
- Anelli dei Gemelli (5 G + 2 G di mancia)

Il post è super retrodatato, perdonami :flower:
Mi ritengo servita che devo volare a consegnare il regalo :aiuto:
 
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view post Posted on 22/2/2023, 09:24
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TIRI VISPI WEASLEY | COMMESSO: ELOISE LYNCH
Certi giorni di lavoro erano più alienanti di altri. Il peso dei gesti ripetitivi, la rigidità delle lancette dell’orologio, l’interminabile susseguirsi di clienti tutti uguali riducevano Eloise a un automa un po’ stordito. Mentre passava il sacchetto alla signora allegra con le orecchie da renna applicate sul cappello a punta, la osservava distratta, considerando che anche un posto vivace e dinamico come i Tiri Vispi Weasley era fatto di mansioni da ripetere all’infinito. «Grazie mille, e buone feste!» Sorrideva allegra al cliente successivo, ma intanto si chiedeva se tutto dovesse apparire più opprimente a lei che lavorava lì da tanti anni. Impacchettava una Trottola Schizzina, e si domandava se tutto il mondo del lavoro fosse un tantino deludente, se il bello non stesse proprio in quegli anni di scuola, quando tutto era in costante divenire, quantldo c’era l’occasione di imparare tonnellate di cose nuove e scoprire chi si era. Capiva i gemelli Weasley, che per lavoro dovevano sfornare idee, ma si chiedeva se anche loro si sentissero aridi ogni tanto. Un pacchetto natalizio, un tintinnio di galeoni nel cassetto della cassa, un nuovo cliente: almeno loro si erano tolti l’incombenza di gestire la bottega. A che vita doveva puntare per schivare la ripetitività e l'oppressione? Un sospiro annoiato, la consegna dell’ennesimo sacchetto, pronti per il cliente successivo.
Era preparata all’ennesima interazione vacua, ma questa volta non venne: al posto di una generica strega di provincia accompagnata dal nipotino casinista, davanti a lei c’era Camille Donovan. «Carissima!» Un volto amico, una personalità vivace, che forse avrebbe potuto capire quel flusso di pensieri. «Diciamo che… Avevo giusto bisogno di una presenza amica.» Passò oltre il bancone e si allontanò dalla folla in attesa provando una sadica soddisfazione. Poi prese Camille per il gomito e la trascinò lontana dalla gente. «Facciamo che, anche se devi comprare solo una cosetta, tu resti qui un attimo e io mi prendo una pausa meritata. Una gabbia di matti, ecco cosa sono!» Indicò i clienti abbassando il tono di voce.
Passeggiarono un momento tra gli scaffali, fingendosi molto prese dalla descrizione dei prodotti. Inutile specificare che tutto venne inventato di sana pianta. «Questo è un prodotto di cosmesi -» Fece Eloise, un topo finto in mano e uno sguardo malandrino in volto. «Te lo spalmi sul volto e fa un effetto scrub che lucida la pelle. Tecnologia avanzata, basata su cacche di topo.» La praticità di Camille con gli scherzi di Zonko e il suo modo di mettersi in gioco resero il percorso tra il bancone e l'espositore prescelto esilarante: estrema serietà e competenza, avrebbero potuto aggiungere al CV.
Quando Camille le porse la scatoletta contenente una coppia di Anelli Gemelli, Eloise non poté trattenere uno sguardo indagatore. «Di solito scommetto con me stessa sull’identità del destinatario.» Ammise a Donovan stringendo leggermente le palpebre. Stava cercando di scavare nella mente alla ricerca di possibili liaison, ma per il momento non riuscì a trovare una buona idea. Però aveva ben presente le sue performance di cronista. «Timothee Hughes, vero? Ti ammalia il fascino di chi sarà sempre capace di metterti a disagio, giusto?» Sogghignò per la sparata, ma decise di andarci piano: non avrebbe voluto offenderla nel caso in cui ci fosse stato un fondo di verità - perché non si poteva mai sapere, né giudicare, l’esistenza degli altri e le relazioni che costruivano.
Quando tornarono al bancone la fila alla cassa non si era accorciata, ma lei aveva preso un respiro ed era pronta ad affrontarla con energia nuova. «Grazie, Camille. Non c’è modo di corrompermi, lo sai vero?» Fece scivolare i Galeoni che le spettavano nella tasca, sapendo che la mancia e la richiesta erano due azioni completamente scollegate, ma giocando sulla loro consequenzialità.
La salutò, decidendo su due piedi che che correre inesorabilmente verso il mondo degli adulti sarebbe stato un errore: doveva godersi quegli anni di libertà e leggerezza più che poteva.
AGGIORNATA | SPESA: 7 GALEONI | GELATINE D’ORO: 1
 
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view post Posted on 19/4/2023, 16:24
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Winky amava uscire per fare acquisti, erano un momento di pausa dal suo consueto lavoro al Castello, ma soprattutto da alcuni suoi amici piuttosto impiccioni. Lila, ad esempio, voleva sapere a tutti i costi la ricetta dei suoi biscotti di frolla con marmellata di albicocche. Si trattava di una ricetta segreta di sua nonna, tramandata di elfo in elfo in famiglia. Aveva condiviso con tutti gli abitanti di Hogwarts quella prelibatezza, ma ciò non significava doverne sbandierare la preparazione ai quattro venti.
«Se Lila portare il tè al Preside Peverell al posto di Winky, Winky forse dare risposta.» l’altra accettò tutta felice ed il nostro protagonista, approfittando della sua momentanea assenza, sgattaiolò via con l’intento di prolungare il più possibile il tempo degli acquisti ed inventare così una nuova scusa per tacere sul delicato argomento.
La prima tappa di quella fuga verso la libertà era Diagon Alley, con i suoi mille colori ed il profumo della Primavera imminente. Stringeva uno stralcio di pergamena tra le dita affusolate, gli occhi guardinghi per cercare di evitare di essere inghiottito dalla folla. In un attimo di distrazione, una giovane strega lo urtò accidentalmente facendolo barcollare.
«Attenzione!» dichiarò con vocina flebile, lo sguardo altrove che lo portò a sbattere il naso contro la porta della sua meta: I Tiri Vispi.
«Stupido, stupido Winky!» si rimproverò mentre varcava la soglia. Già stanco e in vena di preferire le persecuzione di Lila, si affrettò a raggiungere il primo commesso disponibile, annunciando la sua presenza con un colpetto di tosse «Mi scusi, se Winky non disturba, vorrebbe chiedere queste cose!» porse quindi la lista che aveva compilato con cura, attendendo poi di essere servito e pagare il conto. Una volta pronto si congedò con estrema gratitudine ed uscì di fretta, pronto a raggiungere la destinazione successiva.



Per conto della Casata Tassorosso (il conto di Casata verrà aggiornato dallo staff a tempo debito):

- Pallottole Puzzole
- Detonatore abbindolante
- Trasferelli Trasformanti
- Tinta per Capelli Camaleonte

Tot: 4 G (1 G a pezzo)

Azie :zalve:
 
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view post Posted on 6/5/2023, 11:38
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CodiceDiagon Alley non gli era mai piaciuta. Mento. C'era stato un tempo in cui Diagon Alley aveva incantato il marmocchio, entrandogli nel cuore come la lama di un coltello a farfalla. La sua vivacità unica, il fascino della magia che trasudava dagli edifici ricolmi di botteghe piú o meno note, dalle strade brulicanti di streghe e stregoni, le vie dello shopping. Anche se la ferita dell'incanto si era rimarginata, una cicatrice di puro materialismo era rimasta a segnargli il petto. Non vedeva piú con gli stessi occhi innamorati quella via di negozi, ma la osservava attraverso le lenti colorate degli occhiali da sole, cercando il modo migliore per evitare qualsiasi contatto umano, la via piú breve per arrivare al luogo desiderato. Un percorso rapido sulla strada di ciottoli irregolari, come i suoi passi, come lo slalom forzato che lo aveva spinto con una discreta celerità a raggiungere i Tiri Vispi.
Guardava il pupazzo gigante all'entrata dargli il benvenuto, alzando ed abbassando ritmicamente il cappello come ad invitarlo a procedere, ad immergersi nel mondo delle burle fai da te e di quelle proposte e predisposte da altri. Non era lì per gli scherzi, lo sapeva. Erano un mezzo per arrivare ad un fine, l'unico modo di convertire le monete tintinnanti che si portava appresso nelle gelatine d'oro che avrebbe speso altrove. E vi dirò, se in quella dannata viuzza era rimasta un'impresa per cui ancora provava un sentimento d'amore, anche se per i motivi sbagliati, era proprio quella dei Gemelli Weasley.

Dall'ingresso principale fece capolino la sua figura colorata, imbacuccata in un abito casual ed al contempo – stranamente – in linea con lo spirito dell'azienda. Erano i colori della camicia a dargli quel tocco di mimetismo, le linee verticali dalle tinte sature. Gli occhiali, certo, anch'essi montavano lenti vivaci. Il suo sorriso malevolo, che non lasciava presagire buone intenzioni, tradiva l'animo bonaccione da cui spesso si lasciava pervadere. Sarebbe stato una rogna per chiunque l'avesse servito, purtroppo. Sarebbe stato una rogna pure per se stesso; già lo spirito veniva schiacciato dal peso delle sue future azioni, in previsione dell'opera ingegneristica che – con estrema probabilità – avrebbe dovuto compiere per trascinarsi il malloppo fuori.
Mani nelle tasche, volse il capo qua e là, alla ricerca di qualcuno: una testolina rossa, due magari, che avessero potuto aiutarlo nella sua impresa. Mentre scandagliava l'ambiente notò con piacere la vitalità che, nel suo insieme, componeva la scena in cui era immerso, dai clienti alle gherminelle, e tutto l'entusiasmo che gli rimbalzava insistentemente addosso.
Si rilassò, attese quanto c'era d'attendere con pazienza, poi alla prima buona occasione si fece notare: «Yuhuuuu?»
Strano, farlocco, come al solito. Aspettava un volto noto ed al contempo si aspettava l'ignoto, perché una volta varcata la soglia di quell'antro tutto poteva succedere.

Sono venuto a rompere, cerco sia Helloyz che Alice. Siete cariche e pronte?

 
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Alice Wagner
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La mattina non presagiva niente di buono. Alice aveva come un presentimento che qualcosa di folle sarebbe accaduto di lì a breve, ma dopotutto come si fa a non avere sensazioni di questo genere lavorando in un posto come i Tiri vispi? C'erano più persone da recuperare mezze svenute o sotto strani effetti, che in un qualsiasi pub di Londra. L'aria del mattino di primavera era piuttosto fresca, anche se era ovvio che tutto quello che stava intorno iniziava a prendere colore e vita. Si diresse come al solito nelle colorate strade di Diagon Alley. Dopo anni le sarebbe stato difficile sbagliarsi, ma solo perché si era persa così tante volte che ormai riconosceva gli edifici nei dintorni ad occhi chiusi. Anche una minima deviazione sarebbe stata la fine.

Come ogni inizio del mese doveva occuparsi per prima cosa dell'allestimento della nuova vetrina. I rinforzi sarebbero arrivati a breve quindi meglio iniziare. La giornata era lunga e i libri che si era portata dietro per studiare, una chiara presa in giro. Il primo cliente entrò senza manco aver notato il segno con scritto "chiuso" sulla porta e da lì una sfilza di altri seguirono la metà mattinata. Un piccolo elfo poi si approcciò al bancone, Alice gli sorrise afferrando il foglietto e procurandogli tutto ciò di cui aveva bisogno. Avvolse tutto in una borsina e si occupò di finire il conto.

<< Ecco a te. Grazie per l'acquisto e buona giornata!

Si dileguò per qualche istante dietro al bancone, era arrivata della merce da "maneggiare con cura" e non voleva di certo far esplodere metà negozio. Avvertì qualcuno chiamarla, per cui fece capolino dalla porta, affacciandosi. Camillo Breendbergh, uno studente Tassorosso, la guardava con un'espressione che non presagiva nulla di buono. Un sorriso divertito comparve sul viso di Alice facendogli da riflesso, non lo conosceva di persona ma aveva sentito parlare di lui.

<< Camillo giusto? Hm. Conosco questa espressione, cos'hai in mente? >>





Casata Tassa aggiornata!

 
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view post Posted on 7/5/2023, 18:10
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CodiceAlice. C'era stato un periodo in cui l'olandese si teneva al passo con promozioni e retrocessioni varie per sapere da chi guardarsi le spalle. Ai tempi d'oro della sua follia, se un prefetto si soffiava il naso, lui era il primo a venirlo a sapere. Gli tornava sempre utile informarsi su chi indossava spille e spillette varie, sui turni di ronda, un po' su tutto l'ambaradan che Hogwarts aveva imbastito per tenere gente come lui in riga. Poi di colpo, piú per ragioni intime, ignote – o perlomeno inesplorate – aveva perso completamente interesse per tutta la questione. Semplicemente aveva smesso d'importargli; forse peccava addirittura di arroganza, sentendosi un po' al di sopra e al contempo al di sotto di qualunque gioco di potere si svolgesse tra le mura di Hogwarts. Se ne stava sulle sue e viveva, lasciando vivere. Ad ogni modo, lei la ricordava con una discreta stima, per una serie svariata di ragioni. Era un'amica molto cara della sua ex, ed anche se la relazione era terminata, non portava alcun tipo di rancore verso Casey o verso chi le voleva bene. Lui in primis non aveva smesso.
Osservandola attraverso le lenti colorate e lievemente riflettenti, montate al di sopra del naso, levò la mano destra dalla tasca con una calma quasi lancinante, un'anda tremendamente lenta che sarebbe presto stata tradita dal suo entusiasmo, e gliela porse. La proposta di una stretta vecchio stampo, convenevoli scambiati a regola d'arte.
«Signorina Wagner, è un piacere conoscerti personalmente. Non ci siamo mai parlati, ma ho un bel ricordo di te. Tu sei una guerriera».
Ammetto io stesso che fu strano anche per l'olandese tirare fuori quell'osservazione, cosí, di botto, ma piú la guardava e piú diveniva nitido un ricordo di una festa lontana. «Credo fosse il ballo… delle fate. È possibile? Un litigio con una certa serpeverde. Marcissa?»
Sogghignò. A lui personalmente, quella serpe era stata abbastanza sulle palle da sentire l'impulso di ruttarle in testa. Sebbene per lui la questione fosse nata e morta lì, ricordava vagamente la sfida che un'indomita e piú giovane Alice le aveva lanciato. Forse si era addirittura parlato di un duello. Ma in fin dei conti quella era acqua passata, come i due anni all'incirca che erano trascorsi da quel preciso momento storico. Il punto è che, piú elementi di quella festa gli tornavano alla mente, piú si ergeva malevolo il sorriso che gli increspava le labbra. Il piú era dovuto dalla contraddizione dell'abito da fatina con l'atteggiamento belligerante da vero nano tolkieniano. Uno vero spettacolo, che fu piú che degno di quell'apprezzamento implicito.
«Perdonami, non sono qui per annoiarti, ma calzi a pennello perché avrei proprio bisogno di una mano, forse sei mani in realtà».
Continuò, grattandosi rapidamente la nuca per nascondere l'imbarazzo. Il sorriso si era disteso e la sua smorfia divertita aveva acquisito una parvenza di normalità, seppur la cornice gentile del suo volto fosse rimasta salda.
«Anche mia moglie-... Eloise dovrebbe essere di turno oggi, se non sono diventato pazzo dietro ai calendari. Sai, tra vita, lezioni e lavoro è tutto un caos ultimamente, mi ci devo ancora abituare. Potresti dirmi se e dove possiamo raccattarla?»
Continuò, guardandosi intorno alla ricerca della collega di Alice. Ovviamente quella era tutta una messinscena, lui e la Lynch non si erano mai sposati, ma si era ripromesso di portare avanti quella baggianata finché non fosse stato smascherato. Giusto perché gli piaceva andare sempre all-in con le sue sparate eccezionalmente inopportune, aveva pure due fedi nel portafoglio. Non erano sue, tantomeno di Eloise. Francamente si era pure dimenticato a chi appartenessero, doveva averle sfilate a qualche turista un po' di tempo addietro. Riteneva geniale chi preferiva nascondere i propri valori, riponendoli nel cuoio a protezione, piuttosto che tenerli a vista. Mai si sarebbe azzardato a strappare il dito di qualcuno per un paio di grammi d'oro, d'altro canto le tasche erano facili da frugare per chi aveva la mano svelta.
«Altrimenti ci tocca fare in due, ti dico già che ho bisogno di quarantatre gelatine. Coincidenza vuole che sia il mio numero preferito, appena prima del quarantadue».
E lì – si trattenne – gli sarebbe venuto da cantare "Addio e grazie per tutto il pesce" così come qualcosa tratto dalle Nozze di Figaro. In effetti un po' sarebbe stato in tema con la scemenza appena inscenata. Chiaramente parlo delle nozze, non di certo dei delfini.

 
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view post Posted on 14/5/2023, 09:06
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Alice Wagner
17 y.o - Gryffindor - 3rd year - Prefect

Alice non sapeva molto di Camillo, lo ricordava come il fidanzato di Cas, anche se si erano mollati da un bel po'. Era sempre stata una personalità colorata, allegra, confusionaria a tratti e come tutti i Tassorosso provava una certa simpatia per lui, a pelle. Quando si affacciò dalla porta che dava sul retrobottega aveva qualche capello ancora scombinato sul viso, ma era illuminata un sorriso allegro. Allungò la mano di rimando, commentando con inutile ed esagerata reverenza.

Il piacere è mio signorino Breendbergh. Uhm?

Chinò il capo di lato in una mossa dubbiosa, finché la visione dell'olandese non schiarì i dubbi creatisi come vapore intorno alla figura di Narcissa. Ah sì. Era stata una serata di merda, se lo ricordava bene.

La serpe malefica, come dimenticarla. Se non ricordo male, hai contribuito anche tu a tuo modo, alla sua disfatta.

Aggiunse divertita, ricordando la faccia inorridita della biondina di fronte al plateale rutto del Tassorosso, una soluzione del genere era sfuggita dalla sua mente, in quel momento stava semplicemente pensando di prenderla a schiaffi. Alla fine si era rivelata più efficace di qualsiasi baruffa. Comunque il sorriso malandrino sul viso del giovane di fronte a lei lo conosceva bene e sapeva che da lì a breve, avrebbe finito per farle qualche proposta indecente. Alice adorava quel genere in cose, per cui sentiva la curiosità divorarla. Si voltò appena per dare un'occhiata all'orologio a cucù che la vecchia Polly aveva dato loro in regalo e che probabilmente aveva rubato a qualche mercato delle pulci, le lancette non mentivano.

Tua moglie è in maledetto ritardo, il suo turno sarebbe dovuto iniziare mezz'ora fa. Comunque non so, se vuoi svaligiarci il negozio forse fa in tempo a partecipare.

Cosa ci volesse fare con quelle gelatine non era chiaro, ma ottenerne così tante avrebbe significato lasciar diverse decine di Galeoni sul tavolo. Improvvisamente, il ragazzetto era diventato ancora più interessante, insomma la grana serviva a tutti. A girl's gottta eat. E poi quante possibilità c'erano di usare tutta quelle mercanzia per creare qualche confusione tra i banchi di scuola?

E appena dopo il quarantaquattro, presumo.

La prigione, nella tombola. E forse pure dove si sarebbero ritrovati a breve, seguendo quell'irrefrenabile istinto di non avere buone intenzioni. Una risata sbuffò dal faccino impertinente della Grifondoro. Faceva fatica a ricordarsi il suo ruolo istituzionale molte, moltissime volte. Com'è che avevano finito per farla prefetto? Era per lei stessa un mistero.

Quindi cos'hai in mente di fare con tutta la roba che vuoi comprare?

Gli occhi di Alice lo inquadrarono per un istante, se proprio dovevano finire rinchiusi da qualche parte, tanto valeva farlo con stile. No?

 
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view post Posted on 14/5/2023, 10:35
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CodiceIl signorino Breendbergh – si rese conto di quanto facesse strano accostare quel titolo prima del cognome di qualcuno – si ritrovò a trattenere una risata. La serpe malefica. Quell'appellativo, tanto buffo quanto veritiero, calzava bene a Naricia, Malizia, Merluzza o vabbé, insomma; in qualche modo dovevano averla registrata all'anagrafe e a lui poco importava. Non l'aveva piú vista, da quella sera. Calzava ancora meglio per un potenziale diretto concorrente della Serpe Allegra e, se ci dava dentro con la fantasia, già poteva intravedere uno spiraglio della merce che avrebbe potuto servire ai suoi clienti. Qualcosa a base di… candeggina, sicuramente. Gli balzò tra i pensieri perché con la candeggina ci si poteva fare un po' di tutto, dal gas mostarda domestico al cloroformio, e vi dirò di piú, sarebbe stato meglio non darne una tanica a Camillo, perché mentre formulava quel pensiero già gli erano venute in mente altre tre o quattro sostanze che avrebbe potuto estrarci. Il bello è che quelle cose non te le insegnavano a pozioni, lungi da Hogwarts creare volontariamente criminali. Era piú questione di chimica. E lui, ovviamente, era ad un passo dallo scoprire la ricetta per le bombe al fosforo bianco.
Tralasciando vari deliri tutti suoi, Camillo rispose garbatamente ad Alice, neanche non fosse appena stato smascherato per la sua malefatta. Neanche se quel gesto da vero grezzo – ruttare in testa ad una bambina? Ommioddio, al rogo subito! – fosse stato cancellato via dalla sua persona come con un colpo dato con la spugna intrisa di detergente. Ma a lei, che doveva avere un cuore dolce, seppur da gladiatrice, riservò un atteggiamento ben piú decoroso: «Ammetto di non aver dato il meglio di me quella sera, ma chiedimi se me ne pento e ti risponderò di no anche dopo essermi scolato una pinta di siero della verità». Sorriso lieve, sguardo nefasto. «E nel caso in cui fosse partito il duello, sappi che avrei tifato per te».
Tornando alla questione Lynch e su tutta la tiritera del matrimonio, l'olandese trovò buffo che young Alice non si fosse posta minimamente il problema. Quello, se non era dannatamente brava a nascondere le cose, era un buon indicatore della sua riservatezza.
«Tipico, spreco mattine intere per trascinarla fuori da sotto le coperte». Spiegò, con la naturalezza logorata di qualcuno che sembrava averci fatto l'abitudine *Non fare battute vietate ai minori. Non fare battute vietate ai minori. Stai andando bene*.
«Allora mentre la aspettiamo ti chiedo: avete anche qui la politica del "dividi per tre, massimo 6 per articolo"?»
Si parlava di galeoni; da quel che ricordava era una sorta di regola – o legge – standard, cui facevano eccezione pub e ristoranti, per quanto concerneva i guadagni. Lui la conosceva bene per via del suo ex impiego a Magie Sinister. Ovviamente, tutti i garzoni che dovevano sottostare a quella norma capivano al volo a cosa si riferisse.
«Perché sarò sincero, non è la prima volta che passo qui, ho già le mie scorte e pensarci bene non mi serve nulla. Forse forse forse una scacchiera. Vado forte con il gioco dei babbani, spero che quello dei maghi non sia tanto diverso».
Gli occhi curiosi andavano in cerca di qualche segnale nel volto del prefetto Grifondoro. Non sapeva nemmeno bene cosa cercare, forse un parametro emotivo per comprendere se la stava annoiando o meno. In caso avrebbe capito quando fermarsi.
«Non so se tu e la mia dolce metà siete come me, che mi son comprato tuuuutto quello che mi interessava nella bottega in cui lavoravo, ma in caso contrario se vi serve qualcosa ve lo regalo senza pensarci due volte. Mi servono solo le gelatine». Lo disse, ve lo posso garantire, con una sincerità che esortava ad approfittarne senza misura, a non farselo ripetere due volte. Si mostrò serio, come a volerlo rimarcare.
«Sai, per via di… beh, lavori qui, lo sai per certo».
Prima regola del negozietto clandestino: mai parlare del negozietto clandestino. Seconda regola del negozietto clandestino: mai parlare del negozietto clandestino.
«Ah, comunque il mio numero preferito in assoluto in realtà è…» e lí si blocco. *Non dire "il tuo numero di cellulare"*. Si trattenne a fatica. Doveva fingere un matrimonio, non poteva certo uscirsene con delle pick-up lines tanto audaci quanto scontate.
«È…» si bloccò di nuovo. *Non dire il 69 ti prego per l'amor di chi ti guarda dall'alto. Non. Dire. 69*. Douglas Adams e Mozart andavano bene. La pornografia un po' meno, almeno in quel contesto.
«Vabbé, insomma. Ricapitolando, se hai bisogno di qualcosa non fare complimenti». Concluse con una falsa innocenza.
Lui aveva solo bisogno di spendere monete sonanti e terminare la sua collezione di artefatti magici griffati Weasley.



Edited by Camomillo - 27/5/2023, 00:46
 
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view post Posted on 18/5/2023, 08:10
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TIRI VISPI WEASLEY | COMMESSO: ELOISE LYNCH
Le chiappe di Eloise Lynch fecero capolino in negozio dalla porta sul retro. Per essere precisi, era presente la figura intera, nessuna parte del corpo era andata perduta per uno Spaccamento imprevisto, ma era così piegata che era impossibile vedere molto altro.
Quando ebbe superato lo stipite, si poté notare che era intenta nel trasporto di uno scatolone basso e largo, apparentemente molto pesante, che trascinava a braccia spalancate per riuscire a trascinarlo per intero. «Io non capisco-» Fece una breve pausa prima di continuare quella lenta camminata da gambero, «Perché Filibuster continui a incantare ‘sti colli per impedirci di trasportarli con un semplice Leviosa. Vuole fare il simpatico? Vuole dimostrare ai negozi di scherzi di essere un burlone anche lui?» Non aveva bisogno di alzare lo sguardo per sapere che Alice era lì. Aveva individuato le sue scarpe, colto i suoi spostamenti, e tanto bastava. «Ma sai che ti dico, Ali?» Lasciò andare lo scatolone, soddisfatta del punto in cui lo aveva posizionato - pochi centimetri oltre la porta, giusto per lasciare lo spazio per il psssaggio. «Per me i Draghi D’Artificio può ficcarseli su per il culo.» Si raddrizzò, le mani sulla zona lombare, riconquistando finalmente la posizione eretta che si confaceva alla sua specie. E poi sobbalzò, colta di sorpresa.
Era abbastanza sicura che in bottega non ci fosse nessuno: non aveva sentito le interazioni precedenti, non aveva colto i potenziali rumori della merce imbizzarrita, non aveva percepito lo scambio di parole, niente di niente. E invece lì c’era Camillo, che le stava davanti come spettatore impassibile a quel suo spettacolino.
«Millo!» Si fiondò ad abbracciarlo con una mezza risata sulle labbra. Fortunatamente aveva dato show davanti a una delle persone più aggiornate sul suo vocabolario di eleganza, delle più flessibili e capaci ad adattarsi alle situazioni scomode. «Grazie a Flamel, sei tu! Poteva essere chiunque…» Si girò verso Alice, rimanendo lì, mezza appesa a quel suo - avrebbe scoperto a breve - potenziale marito. «Scusa il ritardo, collega, sono stata rapita dalle consegne.» Fece un cenno all’amica, e nel guardarla le trovò sul viso un’espressione furbesca e pericolosa che conosceva bene. Socchiuse le palpebre, indugiando ancora un momento su di lei, per poi tornare su Camillo, che aveva in volto la solita aria rilassata e un po’ illeggibile. «Che cosa ti porta da queste parti, bellissimo fiore? E soprattutto…» Guizzo verso Alice, poi di nuovo su di lui. «Cosa stavate complottando?» Ora fu il viso di Lynch a mettere in mostra quel ghigno furbesco, come contagiata dalla situazione. Di qualsiasi cosa si trattasse, sentiva che sarebbe stata un’idea spericolata, e non aspettava altro che l’occasione buona per firmare la petizione.

 
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