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| «Già» rispose conciliante all'affermazione della ragazza, accompagnando la parola con un breve cenno del capo. In realtà, se avesse dovuto descrivere l'effetto che il rumore aveva su di lei, lo avrebbe paragonato più che altro ad un raschio di sottofondo in un programma radiofonico, o a dei rami contro i quali i suoi ragionamenti si scontravano, restando inevitabilmente intrappolati, fino a spezzarsi. A volte immaginava i propri pensieri alla stregua di lunghi tentacoli – un’insolita e alquanto bizzarra Medusa – che per vivere avevano bisogno di espandersi liberamente e senza ostacoli. Forse, rifletteva talvolta, era il folto di quello spazio impalpabile che ergeva intorno a sé a creare involontariamente una barriera verso l’esterno, che solo in pochi, nel corso degli anni, erano riusciti a penetrare. Con la coda dell’occhio, la Docente vide la ragazza rilassarsi e seguire curiosa le sue parole; era come un gatto schivo, che per essere avvicinato necessitava di gesti accorti, di pause meditate e prudenti attese. Bastò infatti una semplice affermazione, più schietta del consueto, a farla rizzare nuovamente sulla sedia, come se fosse stata punta da uno spillo. «Non temere, stavo scherzando» la tranquillizzò, riportando lo sguardo verso la parete di libri. Seguirono alcuni istanti di silenzio, il tempo di un respiro, poi Gwen parlò nuovamente. La domanda che le rivolse colse Atena alla sprovvista e per tutta risposta la Docente sbatté un paio di volte le palpebre, sinceramente sorpresa. Perché le aveva parlato? Era una domanda insolita, a cui non aveva una risposta pronta. Si lasciò sfuggire un sorriso divertito, ma composto, prendendosi il tempo per ricercare dentro di sé una spiegazione. «Semplice curiosità, suppongo» rispose infine, incrociando le dita della mani sul tavolo. Il tono era pacato e cortese, come una tacita ammissione di non conoscere altra risposta più convincente. Per alcuni istanti lasciò vagare lo sguardo sul ripiano dello scrittoio, le dita si sciolsero ed accarezzarono la morbida punta della piuma; poi, come se i pensieri fossero giunti ad un capolinea, con un sospiro si alzò lentamente in piedi. «Bene, Susan Gwen Nieranth, penso proprio che sia giunta l’ora di tornare alle mie incombenze; spero scuserai la brusca interruzione». Così dicendo posò sul tavolo la propria cartellina, prima lasciata riposare ad un angolo della sedia, e con gesti precisi e risoluti raccolse i propri oggetti. Infine, con un click richiuse la valigetta e tornò a rivolgersi alla ragazza. «E’ stato un piacere parlare con te e fare la tua conoscenza.» la guardò dritta negli occhi, come per assicurarsi che le parole giungessero a destinazione: in fin dei conti provava nei suoi confronti una sincera e naturale simpatia. «Se dovessi aver bisogno di qualcosa, qualunque cosa, sai dove trovarmi.». Su quest'ultima raccomandazione si sistemò il soprabito sulle spalle e con un cenno del capo si accinse a congedarsi dalla sua compagnia. Perdona l'attesa, è stata una settimana intensa. Bene, salvo imprevisti Atena si accinge a tornare ai suoi impegni. Da parte mia ti ringrazio per la chiacchierata, è giunta in un momento in cui sentivo il bisogno di mettere per iscritto un paio di cosette, ma soprattutto è stato un vero piacere conoscere Gwen! Nulla ci vieta - in futuro e se avrai piacere - di proseguire altrove. ~♥
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