L'Ufficio

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view post Posted on 30/3/2010, 15:05
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Rispetto al passato, l'avevano trasferito.
Era stato un trasloco sofferto, come e più di molti altri, per giorni tra il I e il II piano era stato possibile assistere a un intenso via vai di assistenti che carichi di bauli, mobili, arazzi, e tappeti si erano dati da fare per riallestire nel minor tempo possibile degli alloggi comodi e confortevoli, con la massima cura per quanto veniva trasferito. A quell'inaspettato scambio, erano andati a sommarsi nuovi oggetti provenienti da chissà dove, con un obiettivo apparentemente preciso: far fronte a un irrefrenabile Horror Vacui, che forse nel profondo attanagliava l'anziano Docente.
La pianta dell'intera struttura era mutata radicalmente alla radice, da quadrata a rotonda, da un comodo ufficio al primo piano, era finito con l'occupare una torre. Il numero di scalini da percorrere era praticamente più che raddoppiato, per non parlare della distanza dall'Aula di Storia, dalla Sala Grande, dall'ingresso. Due gargoyle di pietra sorvegliavano il nuovo ingresso, in un corridoio altrimenti abbastanza anonimo del II piano, non troppo distante dal Dipartimento di Difesa contro le Arti Oscure, e dall'infermeria. Gargoyle che per quanto fossero stati posti lì a pretendere una parola d'ordine ai questuanti, il continuo andirivieni di persone in entrata e uscita non sembrava garantirgli il tempo e il modo di assolvere al loro ufficio. Schiuso il primo uscio di pietra, si rivelava al visitatore una scala a chiocciola animata, in grado di condurlo senza ulteriori sforzi sino alla cima, o presunta tale, della torre. Quasi fosse un contentino dopo l'irta scalata. Una nuova porta di quercia dava finalmente su quello che era il vero e proprio ufficio, una stanza circolare, in cui si alternanavano piacevolmente librerie curve, arazzi, e quadri. Più in alto, e opposte alla porta sottili finestre davano sull'esterno, lasciando entrare lame di luce naturale. Era nell'insieme anche quella una stanza ampia e calda, ben illuminata e accogliente, con un rumore costante di soffondo di quelle che sembravano note di un'arpa, e il borbottio di un consesso di uomini chiamati a concilio. Le pareti tonde della torre erano in gran parte coperte da libri, riposti ordinatamente su librerie di legno di quercia, con cerniere d’argento, massicce, e ben lucidate. Strambi ed antichi soprammobili erano collocati ordinatamente davanti alle file di libri, tutti rivestiti di pelle, con la costola rossa, o bianca, con inciso a caratteri d’oro, molto svolazzanti, il titolo delle opere. Nei brevi intervalli tra una libreria e l’altra, erano appesi pesanti e variopinti arazzi, con scene di caccia, probabilmente di origine orientale, o meglio persiana, dalla foggia prossima a quella dei tappeti. Tra un arazzo e l'altro, una libreria e un qualche strambo ninnolo, i ritratti dei presidi del Castello che si erano succeduti negli ultimi dieci secoli. Che fossero loro a mormoreggiare in attesa del successivo ospite? Entravano e uscivano di cornice in cornice, mulinando ora una pergamena, ora una piuma, con un ordine del giorno 'altamente flessibile e suscettibile'. Indisturbato e sonnecchioso, in prossimità di un caminetto e un'alabarda tirata a lucido, davanti a un'imponente fila di libri dai titoli quasi impronunciabili faceva la sua figura il Cappello Parlante, rimuginando sul più e sul meno.
Nel mezzo della stanza, quasi da sembrare una sperduta isola di pace, v’era l’imponente scrivania, ricoperta da pigne di fogli, ordinati, e da precarie pile di libri, alcuni aperti, altri chiusi, dai quali spuntavano svariati segnalibri, vari per forma, dimensione, e fattezze. Una graziosa lampada nell’angolo destro, mentre a sinistra v’erano varie bottiglie di bevande note, ed ignote, e un servizio da The in apparenza cinese. A destra della scrivania, un bel trespolo, dorato, e di legno di quercia, dove una magnifica fenice sveglia, e attenta, dal manto dorato, e purpureo, sorvegliava l’operato del mago. Sulla sinistra, invece, un basso legio, e più in basso un cuscino cremisi con tanto di gomitolo di lana. Con un minimo di spirito di osservazione, tra carabattole e ninnoli che coprivano ogni pollice di scaffalatura disponibile, si sarebbe anche scorta una pianta grassa in un bel vaso, piccola e ormai inoffensiva, la boccia di un pesce multicolore, e un secondo cuscino, non troppo distante dall'allegro fuoco che scoppiettava nel caminetto. Davanti alla scrivania due poltrone, basse, comode, e purpuree, proprio come quella più imponente del mago, dietro alla vasta scrivania, in attesa di nuove 'vittime' da immolare alla causa, e agli irrefrenabili sproloqui dell'ospite.



Era un’ampia stanza, illuminata, calda, ed accogliente. Su di un lato si aprivano lunghe e strette finestre, con l’arco a sesto acuto, vetrate colorate, ancora alla maniera gotica, su sottili intelaiatura di piombo, che facevano entrare una ben dosata quantità di luce, che illuminava naturalmente la stanza. Tutti gli altri lati della stanza erano ricoperti da libri, riposti ordinatamente su librerie di legno di quercia, con cerniere d’argento, massicce, e ben lucidate. Strambi ed antichi soprammobili erano collocati ordinatamente davanti alle file di libri, tutti rivestiti di pelle, con la costola rossa, o bianca, con inciso a caratteri d’oro, molto svolazzanti, il titolo delle opere. Nei brevi intervalli tra una libreria e l’altra, erano appesi pesanti e variopinti arazzi, con scene di caccia, probabilmente di origine orientale, o meglio persiana. Di fronte alle finestre, si apriva una porta, massiccia, e borchiata in bronzo, rigorosamente chiusa, e sigillata, probabilmente dietro ad essa si celavano le stanze dove l’anziano stregone riposava. Il pavimento di grossi blocchi squadrati di marmi policromi era ricoperto da folti tappeti, con motivi molto simili a quelli degli arazzi. Nel mezzo della stanza, quasi da sembrare una sperduta isola, v’era l’imponente scrivania, ricoperta da pigne di fogli, ordinati, e da precarie pile di libri, alcuni aperti, altri chiusi, dai quali spuntavano svariati segnalibri, vari per forma, dimensione, e fattezze. Una graziosa lampada nell’angolo destro, mentre a sinistra v’erano varie bottiglie di bevande note, ed ignote, ed una grossa teiera, fumante. Alla destra della scrivania, dalla parte delle finestre, c’era un bel trespolo, dorato, e di legno di quercia, dove una magnifica fenice sveglia, ed attenta, dal manto dorato, e purpureo, sorvegliava l’operato del mago. Sulla sinistra, invece, un basso legio, dove era aperto un enorme volume, la passione del mago: era un’opera babbana, scritta in Italia, e terribilmente antica, ma ancora straordinariamente interessante. Davanti alla scrivania due isolate poltroncine, basse, comode, e purpuree, proprio come la poltrona del mago, dietro alla vasta scrivania...



Edited by Ignotus Albus E. Peverell - 11/12/2017, 14:32
 
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