L
a Regina Bianca non voleva sentir ragioni, invece di collaborare alle indagini continuò a rimbeccare Jolene, convinta della sua colpevolezza. La ragazza, a quel punto, avrebbe rischiato di cedere all'esasperazione – l'interrogatorio improvvisato era la sua carta migliore, se non funzionava quello le sarebbe toccato reinventarsi –, non fosse stato per un dettaglio menzionato dalla pedina: udienza? Re Nero? Per Merlino, che cosa combinavano quegli scacchi nel tempo libero?
Fortunatamente, uno dei gemelli sembrò altrettanto incuriosito, e un po' meno propenso di suo fratello a mettere Jolene nelle mani delle autorità. La ragazza lo seguì con lo sguardo, senza osare avvicinarsi alla scacchiera. Quando il Re Nero testimoniò a favore della sua innocenza, per poco Jolene non esclamò qualcosa come
Ve l'avevo detto!. Il suo sguardo, ad ogni modo, era abbastanza eloquente, nello spostarsi da un gemello all'altro era illuminato da una nuova vivacità.
Il mistero si risolse di lì a poco, finendo per rivelare come tutti loro fossero stati ingannati dalle circostanze e portati a complicarle più del necessario. Non c'era di mezzo nessun ladruncolo, neanche l'ombra di qualche sporco inganno (se non, forse, quello architettato dal Re Nero per togliere di mezzo la Regina avversaria). Forse Jolene non sarebbe mai diventata una detective provetta ma, quantomeno, ora non c'era più nessuno a puntarle contro un dito accusatore. Sentì immediatamente l'atmosfera più leggera, a dispetto del disagio completamente nuovo dei gemelli. Si ritrovò così a sorridere a George mentre gli porgeva la pedina.
«Signora Regina» cinguettò a mo' di saluto.
«Scuse accettate» fu il commento successivo. Aveva trovato un tono più abituale, quasi allegro. Ora che la sua innocenza era stata dimostrata, e che aveva ricevuto delle scuse, non c'era più niente a preoccuparla o tenerla sulle spine. Lungi dall'essere rancorosa, si sentiva anzi propensa ad accordare ai gemelli un certo grado di comprensione: al loro posto avrebbe agito con più tatto, ma ognuno era fatto a modo proprio.
«Sono contenta che alla fine non ci sia di mezzo nessun concorrente sleale», aggiunse, manco fossero affari suoi.
In seguito, incoraggiata da George, spiegò meglio come mai li stesse cercando:
«Oh, sì, proprio così. Mi hanno detto che le gelatine servono per accedere a dei prodotti speciali. Ne ho raccolte un po'» mentre così diceva, estrasse da una tasca – diversa da quella in cui era capitata la Regina – la sacchetta che conteneva le gelatine d'oro. Le fece tintinnare allegramente.
«Sono dodici. Bastano per prendere qualcosa?» Si guardò intorno, cercando di capire quali fossero i prodotti disponibili.