|
|
| Il povero folletto rimase a terra cercando di trascinarsi sino ad un punto preciso. Pareva dolente e sfinito, taceva. Man mano che la ragazza proseguiva, il buio pareva coprire le sue spalle, dato che la torcia era in mano della giovane. E così pronunciò le tre parole che le avrebbero aperto la porta, 'Lucrum et labora', un antico obbligo dei poveri elfi che spesso e volentieri venivano sfruttati dai perfidi maghi. La porta era invisibile, o meglio si doveva creare; questo trucco veniva usato anticamente per ingannare i nemici che venivano rinchiusi in questo spazio magicamente chiuso, sigillato. A terra giacevano antichissime ossa degli sfortunati imbroglioni giustiziati in modo alternativo ad Azkaban. Alla pronuncia, le rocce iniziarono a scuotere, oppure era un'impressione unicamente percepibile alla ragazza? Pareva un terremoto, ma nessuna roccia cadde dall'alto e nessun granello di polvere venne soffiato. Ad un tratto tutto si fermò, tutto tacque. Si sentì uno strano rumore, tipico delle porte antiche. Poi nella roccia si creò un varco, un buco da dove provenivano strani rumori acuti ed assordanti. Cosa poteva essere?
|
| |