| Quella bella giornata si era conclusa con l'arrivo in ritardo di Rufus che era arrivato saltellando con un CRACK sbandierandole in faccia una discreta pila di lettere "Sono sue signorina, sono tutte sue" In verità non aveva tutta quella voglia di darsi alle missive, ma aveva dato un esame, saveva finito una pila di documenti e ora aveva finalmente concluso un paio di lezioni. Quindi poteva concedersi qualche novità, visto che lei di lettere non ne riceveva da mesi. Le prime erano risposte alle lettere di benvenuto che aveva cominciato a scrivere ai neo arrivati, le altre invece erano lettere di poco conto. Tranne una, l'ultima precisamente, era la più sottile e più curata di tutte e al centro per chiuderla si trovava uno stemma in ceralacca rossa. *Nobili* In quella scuola la nobiltà puzzava come le caccabombe di Pix, Black, Malfoy, De Molay, tutti purosangue che anche se possibilmente non avevano nulla di nobile, venivano chiamati così da alcuni solo perchè Purosangue da generazioni. La mise da parte, concentrandosi sulle altre. Lesse con velocità alcune missive, lasciando che Rufus le sistemasse in un comodo porta lettere a forma di serpente che si era fatta spedire da casa da uno degli elfi domestici. Sistemate alcune lettere tornò a quella di prima, mise gli occhiali da lettura e strabuzzò gli occhi, quando mise a fuoco lo stemma dei Churchill. *Finalmente* Riconosceva l'elegante e pulita scrittura del Nonno. Rufus riconobbe il suo sguardo divenuto apprensivo e veloce come un bolide prese il bastone da passeggio e lo porse alla caposcuola. Gli mormorò un grazie mentre si alzava dalla sedia, scostandola. Aveva bisogno di distrarsi un attimo, prendere una boccata d'aria, magari fare una passeggiata solitaria. Rufus le porse una cravatta verde scuro e una camicia bianca di cotone da abbinare. Si cambiò e ringraziò l'elfo che scomparve con un CRACK. Sistemò il nodo e i pantaloni neri che indossava e che si nascondevano qualche centimetro sotto il ginocchio dentro alti stivali, che aveva acquistato a Londra; si chiamavano anfibi, o una cosa del genere. Non si accorgeva tanto di assomigliare un ragazzo e che forse una delle poche cose che la distinguevano erano i capelli lunghi fino a metà schiena legati in una coda bassa e il seno acerbo. La parola femminilità era stata sepolta tempo addietro. Indossò una giacca leggera nera -sebbene fosse già giugno non si respirava ancora l'aria d'estate-, regalo di suo nonno nei suoi raptus di bontà per permetterle di mantenere quell'immagine di elegenza e serietà anche durante le passeggiate, mise il cappello da passeggio e uscì dall'ufficio, con gli occhiali da lettura ancora addosso. Sembrava tanto un giovane riccone di una delle tante famiglie nobili disseminate in tutta l'Inghilterra. La lettera affiorava da una delle tasche del cappotto. Aprì la porta e cominciò a camminare, bastone in mano.
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