| Jessica fissò il ragazzo sempre più dubbiosa. Si riteneva una persona educata ed affabile, non poteva certo dire che nella sua famiglia vigesse un eccessivo vigore, come in molte purosangue, però i suoi genitori le avevano insegnato il rispetto e la buona condotta. Che poi ci fossero delle accezioni alla regola generale, vedasi Nathan, era dettata da una sottospecie di risposta immunitaria volta a contrastare un aggressore esterno. Insomma, era autodifesa! Quando veniva attaccata, provocata o quando la persona che aveva di fronte non le suscitava fiducia, si chiudeva a riccio mostrando i suoi aculei acuminati. Beh, Nathan non sembrava un ragazzo malvagio (anche se aveva imparato a non fidarsi dell'apparenza), il suo piccolo ENORME problema era l'irritabilità. Quante volte se l'era ripetuto nel giro di dieci minuti? Era come se volesse metterlo ben in chiaro, o ricordarselo in qualche modo, giusto per non dimenticarsi chi avesse di fronte. *Posso aspettarmi un colpo basso ad ogni secondo, non posso abbassare la guardia*. Decise così di non rispondere e lasciarlo continuare, voleva vedere fino a quanto si sarebbe sporto dal suo antro sicuro, verso l'ignoto. Sì, forse era sadica, forse era semplicemente stronza o forse si divertiva dannatamente a battibeccare con lui, ma qualunque fosse il reale motivo Jessica non voleva finire quel gioco che la stava decisamente stimolando. In fondo era una conversazione piacevole... -ti sbagli, c’era troppo casino li dentro, diciamo che preferisco luoghi più calmi- Jessica sorrise spavalda, trattenendo una risata di scherno. "Beh, certo. Certe cose è meglio non farle in pubblico.." lanciò cercando a fatica di rimanere seria. Già, aveva trovato il suo passatempo preferito. Si chiese come avesse fatto a non accorgersene prima, ma battibeccare con Scott era qualcosa di assolutamente costruttivo, con il duplice vantaggio di stimolare il sarcasmo sopito da parecchio tempo. -si è vero potevo approfittarne, ma non l’ho fatto.. non sono come tutti mi disegnano- Jessica tornò seria. A quanto pare non era la sola ad essere incompresa o, peggio, fraintesa. Sì, non si era mai fermata a pensare che quel ragazzo in fondo (nascosto dal suo spropositato ego) avesse un cuore e soprattutto provasse... Emozioni. beh, non era un po' quello che le era successo? Era stata usata come una marionetta e gettata via quando i suoi fili si erano rotti. Poco male. "Non è piacevole, vero?" chiese ironica, tornando improvvisamente seria. l'espressione si indurì, divenendo una maschera marmorea, come tutte le volte che le veniva in mente Black. C'erano stati momenti peggiori, il tempo stava ricucendo il suo orgoglio e riassorbendo le cicatrici. Aveva già fatto il passo avanti. Già, il passo avanti che l'aveva portata a lasciarsi tutto alle spalle. Ad ogni modo, sapeva cosa si provava. "Non sei l'unico sai? nemmeno io sono come mi disegnano. Non appartengo alle forme che mi attribuiscono, là fuori però non si soffermeranno a capire chi sei. Tenteranno di manipolarti, sfruttarti come una pezza da piedi. E quando non sarai più di utilizzo, ti getteranno via come una bambola di porcellana incrinata". Si voltò e diede le spalle a Nathan. Prese un respiro profondo e fissò lo sguardo sul lago. le onde che si infrangevano miti sulla riva contribuirono a tranquillizzarla e a ristabilire la pace interiore. Mai più, si era ripromessa, mai più avrebbe pensato a quello schifoso. E se mai l'avesse incontrato, beh, allora l'avrebbe ucciso. Quella serata era stupenda, e si stava pure divertendo fino a poco tempo prima, e non aveva alcuna intenzione di smettere solo perché vecchie, sgualcite memorie tornavano a galla. *Siete fantasmi, solo maledettissimi ectoplasmi inutili*. Ripristinò il suo sorrisetto scaltro e si girò nuovamente verso il Grifondoro e ciò cui assisté fu veramente esemplare. Si era avvicinato, in quei brevi istanti in cui l'aveva perso di vista? Che stesse tramando qualcosa? -balla con me, solo un ballo.- Le espressioni che si susseguirono sul suo volto furono molte: sbalordimento, stupore, consapevolezza, rabbia, divertimento, rabbia, stupore, sbalordimento. No, forse aveva capito male. Eppure il ragazzo la guardava come in attesa.. *Forse di redenzione.. O condanna* si disse sarcastica. Il cervello le urlava di andarsene, di tirarsi indietro ora che era in tempo, di fare le valigie e fuggire in America immediatamente. Eppure ciò che uscì dalla sua bocca fu totalmente diverso. "Va bene Scott, ma niente trucchi". Le parole risuonarono come se non le appartenessero, lasciando stupefatta persino se stessa. Sbatté nuovamente le palpebre in modo buffo ed ebete, per poi aggiungere delle clausole per porre rimedio alla sua avventatezza. "Ti avverto... Siamo estremamente vicini al lago, alla mia bacchetta... E ai miei pugni, se tutto il resto non dovesse essere sufficiente" . E decise così di concedere il ballo al condannato, avvicinandosi spaesata e goffa a quell'assurdo, irritante ragazzo che aveva di fronte.
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