Per quanto tempo è per sempre? A volte, solo un secondo., Privata.

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Jessica A. Evans
view post Posted on 12/1/2012, 22:47




Il quinto piano non era solo un anonimo corridoio come all'apparenza poteva sembrare, un anonimo e vuoto corridoio con qualche aula e niente più. Esso conduceva ad uno dei luoghi che Jessica aveva bazzicato di meno, ma quell'uggioso pomeriggio aveva una strana, recondita, voglia che ivi la guidava . La stramba Caposcuola salì ancora più in alto, tagliando per una rampa laterale che conduceva alla torre meno conosciuta del castello. Ospitava un gigantesco orologio, con un altrettanto enorme pendolo che oscillava mite e mansueto, a destra e sinistra, come una parodia ingigantita di pendolino per divinatrici. Dall'apertura triangolare della finestra si poteva scorgere il giardino in pietra della scuola, e all'orizzonte si stagliavano i solito monti, a contornare le lande nuvolose della Gran Bretagna. Come aveva previsto non c'era anima viva, sorrise compiaciuta e si sedette con le spalle rivolte verso la scalinata, e il viso diretto a scrutare il paesaggio. Frugò nella sua borsa, sempre colma di ogni genere di materiale scolastico e ne estrasse un libro, il suo ultimo acquisto. Non sapeva perché aveva deciso di comperare un libro di fiabe per bambini di seconda mano, forse perchè interiormente era anch'essa un'infante, irresistibilmente attratta dal mondo senza regole delle favole. In quelle simpatiche storielle tutto poteva accadere. Ricordava alcune storielle Babbane, in particolare una, in cui uno strambo coniglio bianco portava persino un orologio a cipolla ed un panciotto. Non c'era nulla di più meravigliosamente irrazionale!
Lesse l'indice, cercandolo tra le prime pagine. I nomi dei racconti erano alquanto insoliti, e non avevano nulla a che vedere con le solite favolette a cui era abituata. Solitamente leggeva i libri dall'inizio, ma 'Il mago e il pentolone salterino' proprio non la ispirava e così nemmeno 'Baba raba e il ceppo ghignante'. Accigliata, incominciando a sospettare che avesse scelto un pessimo tomo, scorse bruscamente le pagine, fino ad arrivare sul fondo. "La storia dei tre fratelli.... Tre... Fratelli..." borbottò pensierosa e incominciò a leggere. Scorse le prime righe abbastanza rapidamente, aggrottando le sopracciglia sempre più, mano a mano che proseguiva con i dettagli. "Ma che razza di storia è questa? Tre maghi, che incontrano la morte su un ponte da loro costruito per attraversare un fiume, che solitamente mieteva vittime?" mormorò rivolta al libro, come se si fosse scritto da solo. Jessica trovava quella storia... Deprimente. Perchè parlare di morte a dei bambini tanto piccoli? Perché non potevano esserci fiori canterini o animali parlanti? Aveva letto poco più di dieci righe ed aveva già trovato una miriade di difetti a quello strambo racconto. Innanzi tutto la Morte era protagonista del gioco, muoveva i fili delle sue marionette (che erano i tre fratelli) e fingeva, sì, fingeva di essere lieta di essere stata ingannata. E i tre uomini parevano davvero così presuntuosi e imbecilli da crederci davvero! Menzogne, morte e stupidità. Odiava quel racconto, odiava ciò che conteneva! Tutto ciò contro cui provava disgusto! "Ma chi era questo Bardo? Non certo un cantastorie! Magari era versato nelle Arti Oscure, dominare la morte non è forse una grande, profonda bramosia di quel genere di schiavi?" aggiunse scagliando il libro lontano, contro il muro. La curiosità era rispettabile, ma l'utilizzo della conoscenza per scopi personali e tirannici era ignobile! "Non so se provo più disgusto per quegli scarafaggi, che per coloro che professano la lealtà in mancanza di altri requisiti rispettabili, di cui sono vistosamente mancanti". E con uno sbuffo tornò a scrutare il panorama.
 
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view post Posted on 12/1/2012, 23:16
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Dover andare dalla Sala Comune alle serre di Erbologia e viceversa era da sempre un trauma per il prefetto Swan: ricapitolando il tragitto avrebbe dovuto scendere fino al piano terra mediante quelle stupidissime scale semoventi dovendo litigare con la metà dei personaggi raffigurati nei quadri nei momenti d'attesa, uscire dal castello, superare il cortile e procedere verso il ponte sospeso, entrare nell'ala ovest del castello, percorrere il corridoio di trasfigurazione, uscire sul cortile del pozzo, percorrere il ponte di legno e giungere alle serre. L'aveva fatta due o tre volte quella strada decisamente lunga finquando per dovere molare aveva cercato una scorciatoia, nulla di arcano che c'entrasse con quadri e statue, ma semplicemente un percorso diverso. L'aveva scoperto la prima settimana di scuola, esisteva una torre piuttosto trascurata ad Hogwarts dominata da un grande orologio che dava sulle Serre, sullo Stadio e sulla Foresta: percorrendo tutto il quinto piano, era possibile raggiungere quella torre tenuta impiedi da delle spesse travi di legno, scendere e ritrovarsi nei pressi del pozzo. Percorso piuttosto comodo, soprattutto col maltempo.
Quell'uggioso pomeriggio era trascorso molto lentamente nelle serre di Erbologia e il giovane Corvonero, sporco di terra e sudato, stava tornando in sala comune per rendersi presentabile; se c'era una cosa che odiava era mostrarsi in pubblico trascurato, la cura dell'aspetto fisico era una vera propria mania che Patrick aveva ereditato dai genitori adottivi, i quali possedevano uan boutique. Saliva le ripide e scricchiolanti scale della torre dell'orologio con estrema fatica, aggrappandosi agli impervi muri di di pietra che non si sapeva ancora come riuscivano a tenere in piedi la struttura. Aveva quasi compiuto l'ultimo gradino quando fu costretto a fermarsi improvvisamente: fece appena in tempo a ritrarsi per evitare un libro che, mancandolo, si era schiantato contro la parete.

*Maledetti bulli!* aveva pensato dando automaticamente la colpa a quel gruppo di ragazzini molto bene identificato ma che purtroppo non aveva mai beccato in flagrante che si divertiva a fare scherzi ai prefetti.


Siete per caso impazziti!? Sbraitò sbucando dalle scale. Un centimetro in più e mi avreste beccato con quel volume... che non mi sembra esattamente leggero. Concluse rivolgendo lo sguardo al tomo senza dubbio vecchio e dalla copertina pesante mentre sottolineava la parola "leggero". Li aveva presi, li aveva in pugno, oh si se li possedeva. Li avrebbe portati da Jessica, la sua capocasa, lei si che avrebbe saputo punirli. Un sorriso malefico si dipinse nel suo volto.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 12/1/2012, 23:43




Stupidi fratelli, stupida BiblioMagic che per la prima volta in tutta la sua esistenza l'aveva ingannata, stupido Bardo dal nome equivoco! Non era affatto un pacifico e serafico Menestrello che narrava epiche imprese di eroi o eroine in cui gli ascoltatori potessero identificarsi! Chi poteva, chi avrebbe potuto anche solo pensare di essere tanto sciocco da ingannare la Morte? Come se si potesse sfuggire davvero alle sue grinfie, come se la Magia bastasse, come se fosse la via per il potere. Non potevano far altro che godersi la vita al meglio e abbandonarla con il sorriso sulle labbra, soddisfatti, paghi di aver fatto del proprio meglio per averla resa speciale.

Le sue elucubrazioni forse un poco infantili, che l'avevano spinta ad un odio profondo per quattro ingiallite pagine, si spensero soffocate da un grido di trionfo. Un uragano sembrava provenire dalla rampa delle scale, e come una furia, emerse dal passaggio, pronto a dare battaglia. Jessica sussultò, incapace di scegliere come comportarsi, era stata presa alla sprovvista e ciò non le era piaciuto affatto. Il suo cuore era finito all'altezza della gola, e ivi portò un palmo, come ad impedire di uscirle dalla bocca e spiaccicarsi sul pavimento, mentre con un balzo indietreggiava strisciando sulla pietra. Ma che diamine aveva fatto, adesso? Possibile che attirasse solo disgrazie, con tanto di effetti pirotecnici?
Ma infine comprese. L'uragano non era nient'altro che il suo Prefetto, probabilmente convinto che fosse una fuorilegge in vena di scherzi demenziali. Mentre osservava il suo sorriso malefico, perfetto, invidiabile, che incuteva timore, esattamente l'immagine di come doveva essere un ghigno sadico, nel suo personale immaginario, spalancò le labbra di stupore. "Per mille Goblin con la barba...! Do forfait! Mi arrendo!" mormorò stizzita, alzando le mani a mo' di resa, ritornando lentamente a respirare regolarmente.
Era solo il suo Prefetto, solo il suo Prefetto. Che aveva quasi rischiato di farla precipitare giù per oltre trecento metri da una torre, ma era solo il suo Prefetto. Nessun pericolo nei dintorni, a parte quello appena scampato, ovviamente.

Si tolse i capelli dal viso con un gesto stizzito e, schiarendosi la voce, cercò di ripristinare la calma. "Comunque... Buongiorno anche a te Patrick, sto bene grazie!" aggiunse con un sorriso ilare, sottolineando la frase con una nota giocosa di sarcasmo. Lo sguardo le ricadde sul libro caduto scompostamente per terra, con le pagine tutte stropicciate e la copertina che le pressava al suolo. Lo scrutò con aria maligna, pensando che alla fine, era solo colpa sua se era quasi morta, sua e di nessun altro! *Stupido, inutile... Coso! Ti darò fuoco... Anzi, lo posso fare subito*. E si mise a rovistare tra gli abiti, alla ricerca della sua fida bacchetta. "Adesso ti ammazzo, io giuro... Fosse l'ultima cosa che... Io..." balbettò digrignando i denti, ma l'operazione stava davvero diventando complicata perchè a quanto pareva la sua bacchetta non era lì.
 
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view post Posted on 13/1/2012, 00:04
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Aprì gli occhi con sommo piacere avendoli tenuti chiusi in un'espressione che emanava soddisfazione da tutti i pori. Ecco, cattiva idea, anzi pessima idea. Fu sufficiente scorgere una chioma dal colore del fuoco per far nascere nell'animo del prefetto la voglia di scomparire da questa terra.

*Nothing to do here* Aveva pensato il Corvonero allargando la bocca in un sorriso a 4567 denti falso come una moneta da 33 zellini.
Cosa doveva fare? Ovviamente non poteva semplicemente procedere diritto ignorando la spinosa situazione, la Capocasa l'avrebbe trovato prima o poi, e tantomeno avrebbe potuto rimanere lì fermo come un manico di scopa. Era tanto difficile ardere all'istante come la fenice che Peverell teneva nel suo ufficio?
Avrebbe gradito molto parlare ma la sua bocca sembrava essersi mossa nuovamente, questa volta serrandosi come una saracinesca.
La SUA caposcuola se ne stava li a pochi metri, praticamente spalmata al suolo, un po' tremante, con i capelli sconvolti e lui stava li fermò, inerme in un misto di imbarazzo, mortificazione e voglia di farla finita all'istante.
Stette a guardare mentre la sua faccia lentamente riproduceva il colore dei capelli della ragazza, più grande di qualche anno del prefetto, poi vide la sua espressione cambiare, diventare sempre più strana, quasi indemoniata, come se fosse accecata dalla rabia. Poche parole furono sufficienti a rendere chiara la situazione al prefetto.

Adesso ti ammazzo, io giuro... Fosse l'ultima cosa che... Io...

Certo della superiorità di Jessica, la paura e il terrore per quanto sembrava sul punto di accadere sembrò finalmente scuoterlo e faro tornare nel mondo dei vivi. La vide cercare qualcosa, probabilmente la bacchetta..


No scusa, cioè, vedi non pensavo che fossi tu, voglio dire.... non farmi del male!!! Giuro che ti faccio tutti i compiti... non che gli dispiacesse sperimentare argomenti più avanzati... da qui all'eternità! Il suo tono però non era spaventato, ma normale fin troppo sereno nonostante il suo stato d'animo. Parlava così velocemente da mangiarsi le parole. Avrebbe scelto di fulminarsi all'istante, se solo avesse saputo che scoprire quella scorciatoia lo avrebbe messo in guaio simile.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 13/1/2012, 00:38




Frugava rapidamente in ogni lembo di tessuto che riuscisse a raggiungere, ma quella maledetta non c'era. "La mia bacchetta... Dov'è la mia... bacchetta..." farfugliava con gli occhi fuori dalle orbite, mentre la sua patologia psicotica fluiva incontrollata fuori dai recinti, impossessandosi del suo autocontrollo. L'aveva fatto. Aveva commesso l'imperdonabile sbaglio di lasciarsi andare, facendo breccia nelle mura che aveva costruito per tenere a bada gli istinti. Era sicura, prima o poi sarebbe accaduto, e allora, avrebbe fatto una strage! Sventurato il povero malcapitato che l'aveva fatta scattare! Ed ora quel maledetto libro l'avrebbe pagata a nome di tutti i predecessori che avevano osato prendersi gioco di lei.
Rovesciò anche la borsa nel disperato tentativo di cercare la sua preziosa alleata, ma le mani le tremavano così tanto da rendere l'impresa complicata. Quell'attimo di stallo che ebbe il suo impeto d'ira, le permise di far giungere le parole di Patrick al suo cervello, cosa che la fece arrestare d'improvviso giusto per rivolgergli un'occhiata interrogativa. Del suo lungo discorso, sputato tutto d'un fiato, aveva compreso parole come 'scusa', 'non farmi del male', 'compiti', che non riusciva a collegare con ciò che stesse facendo lei. Era il libro che doveva perire sotto i suoi sadici colpi di bacchetta, quel dannatissimo libro! Ma poi l'equivoco di quella situazione le precipitò addosso, come un fulmine a ciel sereno. Un libro non poteva morire, certo, poteva essere distrutto, rovinato, preso a calci, strappato in mille pezzi... Ma non ucciso. Solo gli esseri viventi, vengono ammazzati. E l'unico che rispondeva ai requisiti era lui, certo, lui, che si era trovato nella traiettoria sbagliata, nel momento peggiore possibile.
"Ma non tu, no? Non tu!" sbottò inarcando le sopracciglia, trattando la cosa come se fosse ovvia, come se Patrick le avesse chiesto di che colore fosse il cielo. Si distese le vesti, che si erano aggrovigliate e si mise in ginocchio, per poi lentamente, portarsi in posizione eretta, distendendo la schiena, come a voler darsi un contegno che non aveva mai posseduto. "Quello, quello, deve essere ucciso...! Quello stupido aggeggio infernale! Sospetto che si tratti di qualcosa di Oscuro... Inganna la mente, irretisce i sensi... Mi fa uscire dai gangheri!" indicò il libro con un gesto stizzito della mano, per poi cominciare a percorrere avanti e indietro il perimetro della stanza, come per sfogare la tensione accumulata, per schiarirsi le idee e distendere i nervi. "Solo che sono impossibilitata a compiere l'atto, in quanto la materia prima, ovvero la mia bacchetta, è inspiegabilmente venuta a mancare. Come può spiegare queste scomode circostante, Prefetto Swan?" abbaiò, arrestandosi di colpo. Le braccia erano tese lungo il corpo e i pugni erano serrati. Per quel giorno l'avevano definitivamente persa... la Caposcuola.
 
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view post Posted on 13/1/2012, 00:59
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Follia. Follia pure. Erano attimi di caos vero quelli? Era un sogno... o piuttosto un incubo? Non aveva mia avuto modo di parlare con la sua Capocasa in un contesto che non fosse il Quidditch o la normale amministrazione della casata, sapeva che fosse dotata di una personalità eccentrica ma, diamine, che genio del male aveva incontrato? Mentre la osservava ancora sconvolto pregando che le sue parole potessero fermare il suo apparente istinto omicida, le sopracciglia del prefetto cominciarono ad arcuarsi in maniera piuttosto disordinata ed innaturale. Ora i suoi sentimenti erano mutati, il terrore si stava lentamente tramutando in stupore e la voglia di sparire era diventata una pulsione irrefrenabile di rimanere li, a godersi la scena. Tutto era così noioso in quel castello, i muri, le persone, le nuvole, le scope, le montagne, i gatti, i fantasmi, ma Jessica era forse la cosa più strana e divertente che gli fosse capitato dal giorno del suo sbarco alla rimessa.

Ma non tu, no? Non tu!

Fiuuuu... sospiro di sollievo. Aveva temuto seriamente per la sua incolumità, il così imperturbabile prefetto. Si era lasciato andare contro il muro che percepiva dietro alle sue spalle per rilassarsi. Tutto bellissimo se non fosse che la parete era in realtà più distante di quanto si immaginasse. Cadde all'indietro, come incastrandosi tra se steso e la parete, ritrovandosi poggiato ai freddi mattoni. Che scena patetica. Si chiedeva se per caso fosse il momento di riattivare la modalità *Nothing to do here*. Si rialzò, anche piuttosto scoordinatamente mentre la caposcuola, che non essendosi accorta di nulla, continuasse a scuotere qualsiasi cosa in suo possesso per cercare la bacchetta.

Quel libro dici? Chiese il prefetto dopo aver cercato di ricomporre il puzzle di parole enunciato dalla ragazza. Lo raccolse, tenendolo con due dita, come se fosse intriso dell'essenza di una caccabomba o cosa del genere. Ruot la testa per riuscire a leggere il titolo sulla copertina.


Beda il Bardo.... Fa... vo... le...
Scandì con non poca difficoltà.

*Ma è un libro per bambini!* Disse fra se senza trattenere uno sguardo un po' perplesso.

Come può spiegare queste scomode circostante, Prefetto Swan?


Ok, era andata bruciata. Era stato bello avere una Caposcuola a posto col cervello. Se non altro era divertente. Sorrise e decise di immedesimarsi nella parte.


Sua altezza sto esaminando in questo momento l'arma del delitto. Pare trattasi di un oggetto non identificato chiamato da alcuni L.I.B.R.O. Affermò con un tono pomposo. Per quanto riguarda la sua bacchetta.. non vorrei essere offensivo ma si trova proprio dietro di lei, incastrata nella tasca sinistra... e non pensi che le stessi ammirando le grazie. Non oserei mai. Concluse facendo un inchino.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 13/1/2012, 01:27




Perché nessuno pareva cogliere la gravità delle cose? Morte! Morte! Morte in un libro di favole! Bugie, menzogne, stupidità! Da quelle pagine trapelavano minacce velate che avrebbero potuto corrompere i più influenzabili degli animi. Assottigliò lo sguardo, e prese a camminare verso il suo sottoposto, come una furia. Con quattro ampie falcate gli fu di fronte e lo scrutava negli occhi con ardore. "Ottime deduzioni Prefetto Swan, ottime deduzioni, ma incomplete!" mormorò in un crescendo isterico. Gli strappò il volume di mano e fece scorrere con un gesto delle mani tutte le pagine, che sventagliarono rumorosamente, passando una dopo l'altra, in un frullo di pergamena. "Contiene informazioni equivoche! Potrebbe essere frainteso! Mi perdoni, Prefetto Swan, ma lei crede davvero che la magia possa vincere la morte?" mormorò scuotendo il capo, con un sorrisetto folle impresso sulle labbra. Gli sventolò il libro davanti, spalancandolo a metà, mostrando a Patrick le pagine da cui aveva cominciato a leggere. C'era l'esordio del brano intitolato 'I tre fratelli', in cui veniva illustrato l'inganno del ponte, l'apparizione della morte e le sue successive menzogne. "Non c'è niente di eroico, niente di epico, niente da cui un comune lettore potrebbe prendere ispirazione! E lei questo scempio la chiama fiaba?". Spalancò gli occhi e se solo fosse stato in suo potere, avrebbe sputato fiamme dalla bocca. Era confusa, estremamente confusa e quel suo non comprendere, non conformarsi, l'aveva trascinata nel baratro della follia.
Per quanto riguarda la sua bacchetta.. non vorrei essere offensivo ma si trova proprio dietro di lei, incastrata nella tasca sinistra... e non pensi che le stessi ammirando le grazie. Non oserei mai.
Sbatté le palpebre, rimanendo per qualche secondo completamente immobile. Buttò un'occhiata veloce al suo taschino, e la vide finalmente la galeotta! Quella dispettosa stecca di legno che si era accuratamente nascosta per non farsi trovare! Era un complotto, ne era quasi certa! La sua alleata e quel dannato libro stavano remando contro di lei e a sostegno dell'integrità del tomo stesso. Si voltò verso Patrick ostentando una faccia da poker, non molto convincente.
"Ne ero a conoscenza...! Non creda che NO!" mormorò atona, permettendo al suo tono vocale di tremare sull'ultima parte di frase, mettendo in bella luce il suo isterismo. Compiaciuta e soddisfatta dell'efficienza del suo Prefetto, e finalmente appagata di aver ritrovato la sua bacchetta, si permise un sospiro di sollievo, che mascherò con un facilmente prevedibile colpo di tosse. "E ora mi dica, che ne pensa? La sente l'Oscurità celata nelle pagine... Vibra, stride... Si prende gioco di noi..." concluse la frase con un sussurro, cominciando a guardare a destra e sinistra del libro, osservando prima Patrick, poi il davanti della copertina appiattito davanti al suo volto per permettere al Prefetto di leggere le prime due pagine della storia, e poi di nuovo Patrick, dal lato opposto di quello di partenza.
 
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view post Posted on 14/1/2012, 16:29
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Che diamine, un attimo di pausa! Sebbene foss eun vero e proprio tornado, la ragazza aveva un gran pregio, era folle, unica. Nessuna mania di protagonismo o grandezza, nessuna aria spocchiosa e di superiorità, nesusna maschera e nessun rifiuto del suo essere, potevano essere comunque tutte apparenze ma al prefetto arrivavano nell'animo oltre lo scudo che lo proteggeva da qualsiasi minaccia. Vide la sua caposcuola avvicinarsi con fae aggressivo e benchè lei fosse di alcuni centimetri più bassa di lui, il ragazzo non potè fare a meno di compiere un passo indietro intimorito. Jessica si fermò a pochi centimetri... che diamine aveva in mente?
"Ottime deduzioni Prefetto Swan, ottime deduzioni, ma incomplete!"
Senza dare al prefetto il tempo di rispondere gli sfilò con furia il libro dalla mani e cominciò a rigirarne le pagine velocemento, lo aprì in corrispondenza della storia dei tre fratelli e glielo spalmò in faccia mentre spiegava le sue teorie. Poi, nonostante Patrick gli avesse suggerito già tempo prima prima dove fosse la sua bacchetta, ella sembrò farci caso solo allora, voltandosi verso la sua fida compagna, incastrata nella sua tasca. Poi cercando di mascherare il visibile imbarazzo, tornò a parlare del libro, senza accorgersi che lo stato d'animo del suo prefetto era cambaito. Morte. Come poteva rimanere indifferente a tale argomento? Lui che stava per aprtire alla volta di Londra per indagare sulla fine della sua famiglia?
Lesse di fretta le due pagine che Jessica gli stava mostrando a pochi centimetri dal suo naso, poi iconoscendone i tratti fiabeschi intuitì che quella storia dovesse contenere una morale. Sfilò gentilmente il libro dalle mani della compagna, e lesse velocemente la storia, dopotutto si trattava di poche pagine.

Sai... disse serio ...credo che dovresti leggere la storia fino in fondo. Parla si di morte e di maghi che hanno osato sfidarla, ma c'è una morale sotto. E per quanto riguarda me, credo che nulla possa combattere la morte, nemmeno il destino che se ne confà guidandoci verso di essa. Poche parole serie ma sufficienti per rivoluzionare i toni dell'incontro.
Le porse indietro il libro, guardandola sorridente poi, camminando, la superò per andare a fissare le noiose montagne che circondavano il castello.

 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 16/1/2012, 15:23




Sentì la presa salda che la teneva ancorata alla realtà scivolare via dolcemente, mentre il libro passava dalle sue mani a quelle di Patrick. Lo vide sfogliare le pagine e, recuperato un filo di ragione, decise che fosse meglio lasciarlo leggicchiare il testo in pace. Qualcosa nelle sue profondità le disse che era la scelta migliore, una scintilla di lucidità le suggerì che il parere del Prefetto potesse essere per lei motivo di ragionamento. Quando ebbe terminato, le porse nuovamente il testo e Jessica l'afferrò soprappensiero. Che si fosse fatta prendere troppo la mano? Forse... Aveva elargito un parere troppo prematuro? Sospirò, l'inizio di quella stramba fiaba aveva distrutto ogni sua più rosea aspettativa, ma il parere di Patrick la fece tornare sui propri passi. Si andò a sedere con la schiena contro la parete, abbassando uno sguardo riluttante sulle pagine, determinata ad andare avanti. Decise di non dare troppo peso all'introduzione, di far poco conto a quelle premesse non molto adatte ad un pubblico di bambini innocenti e si divorò con rabbia le parole, arrivando ad una svolta. Sorrise amara, quando le sue sinapsi trasformarono le immagini visive in pensieri razionali, in parole ironiche e malinconiche.
"E fu così che la morte chiamo a sé il primo fratello"
Accecato dal potere, aveva commesso la piccola leggerezza di trasformarlo in vanto. Ma la morte sapeva, la Morte aveva già previsto. Non era forse risaputo che dal potere stesso derivassero invidia e rancori?
Ma la morale non si accingeva a spegnersi, continuava a penetrare la storia, a fluire tra le righe, a gridare la propria condanna. Che stupida era stata, a volersi fermare all'inizio, non prevedendo che il finale avrebbe ribaltato le premesse di partenza.
"E fu così che la morte chiamo a sé il secondo fratello"
Malinconia, tristezza, dispiacere. I suoi lineamenti si piegarono in un'espressione di compassione, e la realtà le capitombolò addosso, assieme a tutte le sue dure verità. Una persona dipartita, è una persona persa, non c'era modo di vederla tornare indietro, a meno che non avesse essa stessa deciso di lasciare un'impronta di sé sulla terra. Codardia? Attaccamento alla vita? Paura del trapasso? Qualunque fosse il motivo a spingere un individuo a rimanere nel limbo terrestre senza appartenervi davvero, faceva in modo che il Globo fosse popolato di fantasmi. Ma la donna di cui narrava la storia era diversa, era più... UN'ombra che una traccia di sé. E le ombre non possono appartenere alla luce. Esistono grazie ad essa, ma non ne fanno intimamente parte. Sospirò, alzando gli occhi per un secondo e lasciandoli vagare per le lande oltre la finestra. Il pendolo oscillava, quasi ironico, scandendo il fluire della vita, il decorrere dell'esistenza e niente... Nemmeno l'uomo più scaltro, tanto da riuscire ad ingannare la Morte, poteva opporsi alla sua furia degenerativa. Si riappropriò della lettura, colmando con le pagine intrise di inchiostro il suo campo visivo.
Il terzo fratello... Lui aveva trovato una scappatoia per prolungare la sua esistenza? Aveva forse raggiunto la tanto bramata... Svolta?
Ma poteva la sua, essere considerata una vera e propria vittoria? Aveva solo posticipato la condanna, dopotutto, non aveva scampato il patibolo. *Ogni essere vivente, in quanto tale, deve morire. E' il dogma centrale dell'esistenza, conditio sine qua non la vita non potrebbe essere.*
"Dopodiché saluto la Morte come una vecchia amica, e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita" mormorò infine, concludendo la lettura con tono greve. Chiuse con un tonfo il libro e lo lasciò accanto a lei, sul pavimento polveroso. Si mise a fissare un punto imprecisato della parete, assorta. Che cosa sarebbe successo al primo fratello, se non avesse fatto vanto delle sue abilità? Se non avesse spifferato ai quattro venti le incredibili prestazioni della sua bacchetta? Sarebbe rimasto in vita?
"Ehy Patrick...!" chiese d'improvviso, come svegliandosi da un lungo sonno senza sogni. "Tu... TU quale dono sceglieresti?" chiese. Forse un confronto con un interlocutore avrebbe potuto chiarire quel caos di pensieri, quel turbamento emotivo che la storia le aveva causato.
Di una cosa, però, era certa.
Quella non era una fiaba per bambini.
 
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view post Posted on 16/1/2012, 16:28
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Strani doni quelli della morte, uno per ogni fratello, tre maghi che con tanta faccia tosta avevano osato sfilarla. Mentre guardava il paesaggio che circondava il castello da quella torre inspiegabilmente poco considerata, attendeva che la sua caposcuola finisse di sfogliare quelle pagine che poco prima lui stesso aveva letto, non immaginandosi una domanda così diretta e personale.
Va bene era la sua capocasa, ok che era il suo capo ma era proprio il caso di scagliare un dardo così affilato contro il suo animo di ferro? Eppure la cosa non sembrava fatta col l'intento di nuocere, anzi pareva mossa dal bisogno di cercare una verità, un significato a quella fiaba apparentemente così banale.
Tu... TU quale dono sceglieresti?
Già bella domanda? Prima di tutto: perché scegliere? Perchè dover avere la necessità di sfidare la morte? Al prefetto l'idea non piaceva, la annusava da lontano con riluttanza, così come aveva concesso ben poca confidenza al fantasma che soli pochi giorni prima l'aveva fermato sulla torre di Divinazione, così freddo e dai sentimenti così flebili e lontani.
Una bacchetta, la bacchetta: poteva essere di certo un'ottima scelta. L'idea di possedere gli altri con la propria forza, piegare le leggi degli altri uomini con una semplice stecca di legno era davvero allettante. Ma che cosa ne sarebbe stato poi della voglia di migliorarsi? Di apprendere nuove cose? Che motivo lo avrebbe spinto ad andare avanti senza la possibilità di crescere?
La pietra, oh si che sarebbe stato affascinante, avrebbe riportato in questo mondo i suoi genitori, li avrebbe potuti conoscere, osservarne i dettagli del viso, i lineamenti, le espressioni. Poi però ripercorse le poche righe della fiaba rammentando l'insensibilità e l'apatia dei cari "risorti" inferiore anche a quella dei fantasmi. Sarebbe stata un'immagine triste dei suoi cari, non avrebbe voluto ricordarli così avrebbe preferito continuare a disegnarne le caratteristiche con la fantasia.

Credo che opterei per il mantello, per esclusione.
Disse poi cupo, rendendosi conto di essersi isolato da quella situazione per alcuni minuti. Probabilmente la Caposcuola lo aveva già preso per pazzo, poco importava. Gli altri doni mi sembrano così potenti ma... vuoti.
Avrebbe voluto ricambiare alla domanda di Jessica ma il suo modo di essere lo troncò istantaneamente. Non sarebbe stato così indiscreto, non se lo sarebbe permesso. Smise di fissare quelle noiosissime colline e fu distratto da quelli che sembravano altri studenti del primo anno giocare nei giardini vicino a campo, gli sarebbe piaciuto per alcuni istanti essere così spensierato.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 16/1/2012, 23:53




Il Mantello, e così Patrick avrebbe scelto il Mantello. Sorrise amara, osservandosi le mani congiunte in grembo. Non si sarebbe aspettata niente di diverso da Patrick, che pareva proprio una di quelle persone profondamente razionali e riflessive, in grado di arrivare direttamente al nocciolo della questione. Era per quello che l'aveva designato come possibile prefetto, era profondamente ammirata dal suo modo di pensare, dal suo essere costantemente coi piedi per terra. "Già, una scelta logica. Denota un comportamento lungimirante. Sei una persona ancorata alla realtà" mormorò alzando lo sguardo sul su Patrick, scrutandolo attentamente. Sorrise, la sua non era una critica, anzi. Nella sua voce si poteva scorgere un pizzico di invidia, quel ragazzo possedeva ciò di cui lei era vistosamente priva. "Hai detto vuoti..." esordì pensierosa, alzandosi lentamente in piedi. Si avvicinò al ragazzo e gli si piazzò di fianco, seguendo la direzione del suo sguardo e andando a soffermarsi su dei bambini che giocavano nel cortile. "Personalmente, avrei scelto la bacchetta. Forse è un ragionamento egoistico, anzi, probabilmente lo è, ma con un'arma così potente potrei spingere le mie possibilità magiche oltre il limite che nessuno ha mai raggiunto..." mormorò con un tremolio di bramosia nella voce. "Oh, sì. Ovviamente non sarei stata tanto sciocca, come il primo fratello. Non l'avrei certo sbandierato ai quattro venti...! Il potere genera odio, e l'odio spesso porta alla morte i meno furbi". Fece una lunga pausa di silenzio. Forse i suoi discorsi potevano essere fraintesi, ma perché non andare a stuzzicare l'intelligenza di quel ragazzo? Voleva vedere se ci sarebbe arrivato da solo, a capire a cosa realmente bramava. La sua sete di conoscenza, la sua inarrestabile necessità di scoperta, la sua voglia di mettersi in gioco. Niente di ciò aveva a che fare con il desiderio di supremazia che spingeva coloro conosciuti come Mangiamorte a soggiogare il prossimo. La conoscenza fine a se stessa, ecco cosa la Corvonero cercava. Non voleva sottomettere alle proprie mire personali lo scibile umano. "E che mi dici della pietra?" aggiunse in fine, voltandosi di nuovo a scrutarlo in viso. Non l'aveva nemmeno presa in considerazione, non era ciò che voleva. Forse perché non aveva mai sperimentato sulla pelle una perdita grave, non aveva mai visto nessuno morire, né aveva subito mancanze struggenti. MA la scena di quella povera donna, ormai legata inevitabilmente alle Ombre e di quell'uomo triste e sconsolato che per un attimo aveva sognato di riaverla, l'aveva davvero toccata nel profondo. Poteva sembrare l'egoismo a guidare il secondo fratello, ma per Jessica non era così. Era Amore disperato, irrazionale e insaziabile, condito con il dispiacere straziante di aver perso la donna amata. Un sentimento tanto forte non si poteva rimpiazzare nemmeno in una vita intera. Attese, conversare con Patrick sarebbe stato molto costruttivo, se lo sentiva davvero.
 
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view post Posted on 17/1/2012, 00:40
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Era strano quando la caposcuola parlava: sebbene il prefetto non la stesse guardando, a lui pareva di cogliere anche le minime espressioni del suo viso, dai suoi toni pareva essere uan ragazza che seppur giovane aveva visto molte cose, forse anche brutte.
Sebbene la sua storia fosse comuqnue travagliata, lui non aveva mai vissuto disgrazie, la sua vita era sempre stata felice e serena e per questo si sentiva infinitamente grato con i suoi genitori adottivi, che lo avevano accettato senza riserbo.
Ascoltò con attenzione le parole di JEssica, mentre quest'utlima si muoveva avvicinandosi.

Possibilità magiche oltre ad ogni limite conosciuto? Ripetè la domanda affascinato. Sai, anche io ero tentato dalla bacchetta. La mia sete di conoscenza, la voglia di fare, di portarmi ai limiti estremi delle mie possibilità mi affascina molto. Ma poi mi fermo a pensare: non sono sciuro che riuscirei a disfrutarne a pieno qualora non le raggiungessi con le mie sole forze. Era sicuro che Jessica avrebbe capito.
E che mi dici della pietra?
Colpito e affondato. Come poteva la Caposcuola sapere che quello poteva essere il suo punto debole. Che poi nemmeno il prefetto se ne spiegava il perchè: non aveva mai conosciuto i suoi genitori e non soffriva per questo, ma ogni qual volta venivano nominati o tirati in ballo dai suoi stessi pensieri, sentiva un vuoto, qualcosa che mancava.

La pietra? Un ultimo disperato tentativo di chi è così acceccato dal dolore per guardare in faccia la realtà. L'essere umano non è inerte, le sofferenze servono a crescere, e la crescità è inevitabile anche se ha volta bisogna pargarla con la vita delle persone care. Fece una pausa. Il suo tono era serio, ma nello stesso tempo sereno. Volse lo sguardo verso la caposcuola che l'aveva raggiunto e le disse in maniera inaspettatamente tranquilla: Hai letto la storia. Quelli che tornano sono vuoti, senza sentimenti. Perchè? Perchè sono le emozioni a tenerci vivi, una volta andate via quelle puoi resuscitare quante volte vuoi, rimarrai sempre morto detro.
Non avrebbe voluto mai rivedere i suoi genitori grazie alla pietra, non voleva immaginarli come persone vuote: preferiva il racconto impararziale della Dama Grigia.
Sei una persona buona Jessica.
Le sussurrò poi. Ti auguro di trovare la bacchetta prima o poi, sono sicuro che saprai utilizzarla bene, sempre che esista.
In effetti, la frase del prefetto poteva sembrare azzardata, superficiale e opportunista; non importava, il giovane si fidava del suo intuito iù di qualsiasi cosa, Jessica aveva saputo colpirlo nel vivo con una sola frase, non poteva essere una persona qualunque.
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 19/1/2012, 16:20




Jessica si voltò nuovamente verso Patrick. Lo guardava con curiosità crescente, anche se le sue labbra si erano increspate in un sorriso enigmatico. Il Prefetto emanava orgoglio Corvonero da ogni poro, e le sue parole erano intrise dei valori che Priscilla avrebbe personalmente apprezzato. "Capisco molto bene ciò che intendi, probabilmente la tua onestà, o forse la voglia di mettersi in gioco.... Prevalgono nettamente sull'ambizione, senza però oscurarla totalmente." mormorò, mentre distrattamente cominciava a giocherellare con la punta della cravatta. "Insomma, un vero Corvonero ligio e impeccabile". Attese che rispondesse anche alla sua seconda domanda, che formulasse un proprio pensiero su quell'assurdo dono che era la pietra. Resuscitare i morti era forse più macabro e oscuro del potere, constatate le condizioni in cui essi tornavano. E ancora una volta, non poté che essere d'accordo con il parere del ragazzo che aveva davanti. Aveva lo straordinario dono di trasformare in parole i suoi pensieri, come se completasse il discorso che mentalmente la Caposcuola aveva cominciato. "Le emozioni sono potere, ma spesso, quando estremamente forti, sono anche cieche". si voltò a scrutare il panorama uggioso, come se volesse studiarne e memorizzarne ogni dettaglio, ma in realtà non stava guardando, la sua mente focalizzava le scene della fiaba, una dietro l'altra. "Guarda il secondo fratello... Pensava di poter riportare indietro i morti e invece, accecato da amore, ne è entrato a far parte!" rise, vuota, senza la minima traccia di allegria. In realtà provava solo pena per quell'uomo così legato ai ricordi da essersi scordato del presente.
Non rispose immediatamente all'opinione di Patrick, ai suoi commenti quasi lusinghieri ma sicuramente eccessivi. Non era poi così convinta di essere buona, anche se stava dalla parte di chi cercava di tirare fuori il mondo dall'oppressione dei tiranni. La vendetta, guidava il suo animo, l'odio alimentava la sua scintilla e una volta placati si sarebbe finalmente sentita paga, compiaciuta dalla vittoria della sua piccola guerra. "Sei molto gentile, ma forse avventato. Come fai a dire che sono una persona buona? Ricordati sempre che le apparenze ingannano. I nemici giocheranno con le tue impressioni, manipoleranno i tuoi sensi se potranno... Non farti mai trovare impreparato, combatti, ribellati!" aggiunse con determinazione, tornando ad osservare il volto del ragazzo, impassibile. Fece una pausa, pensando ai doni, alla fiaba e ai tre fratelli. La sua attenzione si focalizzò principalmente sulla conclusione della frase di Patrick, che le diede modo di riflettere. Dopotutto ogni fiaba, anche quella più Oscura o tetra, conteneva un messaggio, si rifletteva sulla realtà... Quella storia non poteva essere tanto diversa, non in quello. "Direi che i valori della storia li abbiamo intuiti. Beda ha voluto farci disquisire sui doni, farci scegliere il migliore secondo il nostro punto di vista, insegnarci dei moniti... Ma che succederebbe alla persona che li riunirebbe tutti e tre, secondo te?" chiese in un lampo di ispirazione, cominciando a rifletterci anche ella stessa.
 
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view post Posted on 23/1/2012, 17:15
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Era piuttosto divertente ascoltare Jessica discorrere sul valora della apparenze, volerlo mettere in guardia dai nemici.., Si ma, quali? Si riferisse a dei banditi qualunque o a quel misterioso Signore Oscuro del quale aveva parlato la Dama Grigia? Non gli andava di chiedere chairimenti ernao argomenti delicati. Fatto sta che Patrick conoscesse benissimo di cosa si stesse parlando: era cresciuto in una città dove chiunque lo aveva giudicato per il suo modo di porsi, così freddo, distaccato e apparentemente insensibile. Una persona normale avrebbe considerato tali atti ingiusti, ma ormai al prefetto non importava molto. Quello che era passato non sarebbe più tornato e comunque loa veva reso ciò che era fiero di essere in quel momento, con i suoi dubbi e i suoi crucci, con le sue questioni irrisolte.
Ma Patrick si fidava del suo instino, forse in maniera troppo cieca ed ingenua, ma non aveva mai sbagliato. Anche perchè erano state rare le volte in cui si era messo nelle condizioni di farlo, la sua razionalità era sempre troppo ingombrante, le situazioni potevano contarsi sulle dita di una mano
.
Tranquilla Jessica... disse rassicurandola, per cosa poi non lo sapeva, forse per non apparire un rimbambito ... mi fido cecamente del mio istinto e lui mi dice questo di te. Certo, il fatto che fin'ora non abbia mai sbagliato non lo rende impeccabile ma diciamo che se mai dovessere errare me ne prenderei senza problemi le conseguenze.
Tornò ad ammirare le empre più tediose colline, comq se potessero rivelargli prima o poi qualcosa di nuovo, qualsiasi cosa oltre quella nebbia così spessa e fastidiosa. Eh si, perchè non c'era niente di piacevole nel non poter evitare una permanente ogni volta che si affacciava all'aria aperta.
I doni della morte, di quello stavaao parlando i due ragazzi prima che la mente eclettica del giovane lo portasse via per un tour nel suo cervello.

Riunirli dici? Chiese scettico senza smuovere lo sguardo. Perderebbe se stessa, secondo me. Nascosto dagli affetti altrui grazie al mantello, privo di ciò in cui sperava a causa dell'anello è prosciugato dalla voglia di fare sempre meglio per il semplice fatto di possedere la bacchetta migliore. Non mi piacerebbe, solo un essere senza anima potrebbe volere una cosa simile, una persona che non ha più nulla per cui vivere.
Era serio quando parlava di ragioni di vita, lui non aveva ancora trovto la propria, voleva sopravvivere quanto basta per riuscire a capite il senso della sua esistenza. Fece uno sbadiglio ampio e sguiato assolutamente fuoriluogo poi, per stiracchiarsi, port le braccia all'indietro e, giunte le mani, si allungò il più possibile mentra le vertebre della schiena producevano dei sonori crick. Stava decisamente meglio, pronto per continuare la giornata!
 
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Jessica A. Evans
view post Posted on 29/1/2012, 18:48




Jessica sorrise, quasi con amarezza, mentre voltava le spalle a Patrick e cominciava a percorrere la strada a ritroso, fermandosi in prossimità della scalinata. Appoggiò un palmo al corrimano e lo accarezzò, assorta, e poi spostò lo sguardo verso la rampa discendente. Sul pianerottolo talvolta faceva capolinea qualche spaesato studente, in cerca della propria strada evidentemente smarrita nel labirinto delle scale mobili.
"Sei così sicuro di te stesso, Patrick? Pensi di aver visto sufficienti cose nel mondo, per poter affermare che il tuo intuito sia infallibile?" mormorò seria, non era un'accusa ma un monito. Spesso la troppa fiducia nel proprio ego, soprattutto quando si è giovani, così giovani come erano loro, poteva essere un danno più che un vantaggio. E lei, Jessica, l'aveva sperimentato sulla pelle. E poi ne aveva la prova, lei non era buona, non lo era affatto. Ma forse poteva impedire a qualcun altro di fare tutte le scelte sbagliate, anzi, si sarebbe battuta con tutta se stessa per preservare l'integrità morale di più individui possibili. Non conosceva abbastanza di quel ragazzo, però, non sapeva quali erano i suoi intenti più reconditi e il patto con l'ES le impediva di esporsi troppo. Avrebbe indagato, passo dopo passo, domanda dopo domanda. Non avrebbe certo mirato direttamente la questione, sarebbe stato noioso e troppo semplice, le avrebbe girato attorno, con cerchi via via sempre più piccoli, fino a cadere inevitabilmente sul centro di rotazione. "Il pericolo è dietro ogni angolo. Certo, dipende anche che cosa noi consideriamo tale. La crudeltà è fatta di punti di vista" aggiunse voltandosi infine verso il ragazzo. Appoggiò la schiena al muro e tirò una pianta del piede in modo che entrasse a contatto con esso, lasciando che il ginocchio formasse un angolo acuto. Le mani erano incrociate dietro la schiena, coi palmi rivolti sulla fredda pietra. E poi ripensò alla storia, al poter unificare i tre oggetti, poter possedere gli unici tre doni che la morte aveva concesso all'uomo. "Perchè nascosto agli affetti altrui? La fiaba è solo una traccia, ma il possedere realmente un mantello ci renderebbe invisibili al nemico. Sarebbe un potere più che un deficit" aggiunse, ripensando a tutte le missioni svolte tra le schiere dell'Ordine, si soffermò su quanto l'effetto sorpresa e la propria celata presenza avessero giocato a loro vantaggio in più di un'occasione. Senza quel sottile strato di stoffa che l'aveva disillusa, non sarebbe certo tornata a casa integra, sulle sue gambe.... Non dopo lo sventato crollo di una villa sulle loro teste ed una lotta tra scaffali imperiosi in una stanza buia e pullulante di Mangiamorte...
 
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