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| Erano rari i giorni in cui non aveva niente da fare; i suoi libri di scuola erano stati accantonati, gli esami del quinto anno erano terminati, ma prima di rimettersi a studiare sarebbe passato del tempo. Effettivamente qualcosa da fare quel giorno ce l’aveva, ma stava temporeggiando...ricordava di aver letto da qualche parte che la cosa più deliziosa non è non avere nulla da fare, ma avere qualcosa da fare e non farla. Aveva preso alla lettera quell’insegnamento; sarebbe dovuta andare a parlare con la Preside, ma aveva deciso di non farlo, non ancora almeno. Voleva godersi appieno quella sensazione deliziosa del dolce far niente. La torre della presidenza era di strada, pochi metri più avanti si trovava la statua che celava la scalinata a chiocciola, ma se ne stava ferma, davanti la finestra, ad ammirare il panorama invernale. La spalla sinistra poggiata alla parete di pietra, la mano destra avvolta attorno ad un oggetto rotondo, abbastanza piccolo da stare nel sul palmo chiuso, ma che lasciava trapelare un piccolo spicchio tondeggiante. Il vetro della finestra rifletteva la sua immagine, ma anche ciò che stava alle sue spalle. Aveva visto passare qualcuno e le parve di rivederlo tornare indietro. Mossa dalla curiosità di sapere se era sempre la stessa persona ad andare avanti ed indietro per i corridoio, o se era solo un effetto del vetro, si voltò.
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