¤ Questa storia non ha un Nome.

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Just ¤ Øther
view post Posted on 14/3/2012, 16:49




A sessantasei, sessantasei passi esatti dall'entrata di quel luogo di dolore e perdizione che è la biblioteca vi è una piccola ma spessa porta di legno, dalla superficie più e più volte incisa dagli studenti, sulla quale ancora a quei tempi compariva la scritta "ufficio del professor..." seguita da un nome oramai troppo coperto di insulti incisi per essere leggibile. Sopra la porta, attaccato a un chiodo vi è, e vi era anche allora, un quadretto di legno incorniciato, piuttosto grande, sul quale si poteva leggere chiaramente la frase "Aula non Funzionante, NON ETRARE". E davanti a questo patetico insieme, la porta, la scritta e il quadretto, stavano chini due ragazzi piuttosto alti, uno castano e l'altro dai capelli più scuri, quasi neri, indossanti uno la divisa scolastica d'ordinanza, allacciata in modo da non far intravedere le vesti sotto, l'altro la stessa divisa ma aperta frontalmente su una camicia di varie tonalità di rosso e grigio (e su un paio di pantaloni di velluto neri che parevano non vedere un incantesimo di pulizia da qualche settimana).
"Eppure le ho provate tutte."
Disse con voce concentrata la figura più bassa, quella con la divisa slacciata, che tenendo le mani sulle ginocchia dei pantaloni osservava la porta con aria dubbiosa. L'altro ragazzo si alzò dalla scomoda posizione e ponendosi le mani sui fianchi sospirò, stropicciandosi gli occhi, quindi si reinchinò molleggiando sulle gambe e indicò una delle incisioni sul legno.
"Hai provato con questa qua?"
Disse poi guardando il compagno, che subito si apprestò a volgere lo sguardo all'incisione citante un certo James (che secondo l'autore della scritta non era un mostro di virilità, per così dire), salvo poi riportare la concentrazione alle scritte più basse, quelle sul bordo inferiore della porta. Pareva impossibile che qualcuno si fosse preso la briga di incidere anche lì.
"Si, penso di si."
Rispose con voce assorta la figura dai capelli neri.
Il ragazzo castano non sembrò gradire la risposta, ma anzi assunse un'espressione dubbiosa.

"Hey, che vuol dire che pensi di si? Cavoli, sono quindici minuti che stiamo davanti a questa ***** di porta!"
Disse alzandosi velocemente e allargando le braccia. Il ragazzo dai capelli scuri tuttavia non rispose, troppo impegnato a decifrare un'altra incisione per dar ascolto all'amico, il quale dopo una pesante imprecazione si voltò e girò il corridoio. Solo allora Random Crowell si decise ad alzarsi in direzione del ragazzo castano, allungando il collo per cercare di vederlo.
"Hey, dove stai andando?"
Urlò al nulla.
E il Silenzio gli rispose.


 
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Julie Richard
view post Posted on 18/3/2012, 17:25





Noia. Ecco cosa aveva pensato quella mattina la ragazza, appena aveva aperto gli occhi, tra le lenzuola di seta del suo dormitorio.
E per tutto il resto della giornata la sua tesi mattutina si era affermata.
La mattina aveva amaramente constatato che era in ritardo, così si era affrettata a fare quella cosa che nel mondo babbano chiamavano doccia, poi si era aggiustata la lunga 'chioma' rosa, o meglio color cicca, come la chiamavano le sue amiche, aggiungendo anche un cerchietto molto fine nero, con un semplice brillante a destra e infine si era messa un po' di matita nera attorno agli occhi, iniziando a correre nei corridoi completamente vuoti stringendo tra le dita sottili semplicemente la sua tracolla piena di cose, che fortunatamente era stata preparata la sera prima.
Ovviamente quando era al Piano Terra, pronta per salire le scale per il Primo Piano, le scale aveva deciso di cambiare, proprio in quel momento.. fottuto, ecco.
Quando era arrivata in quel maledetto piano e aveva bussato ansimante alla porta dell'aula del professore Perevell, il professore l'aveva guardata decisamente storta, dicendole di accomodarsi pure in un altro posto, perché oramai la lezione era già cominciata e lei non si era degnata di arrivare in orario.
Julie aveva socchiuso gli occhi, mandandolo a farsi un bel giro nel regno di Cenerentola, ovviamente lo aveva pensato solamente.
Visto che per almeno due ore non c'erano più lezioni del II Anno, decise di andare dritta al quarto piano, dove c'era la biblioteca.
Non la frequentava molto, ma quel giorno non c'era di meglio da fare.
Sbuffò sonoramente, arrivando al quarto piano. Sentiva lontanamente delle voci, ma non se ne curò molto.
Le sue scarpe provocavano un ticchettio leggero in tutto il corridoio, mentre lei osservava distrattamente il paesaggio attorno a se.
Arrivò davanti ad una 'famosa' porta di Hogwarts, nel quale tutti e dico tutti gli studenti della scuola, avevano lasciato un segno.
Lei aveva scritto 'fuck' all'angolo sinistro in basso della porta.
Balzò in aria quando vide che proprio accanto a lei c'era un ragazzo conosciuto vagamente, Random Crowell, che sembrava urlare contro un altro ragazzo.. che non c'era.

- Uhm.. Stai bene?
Borbottò a voce bassa, passandosi una mano tra i capelli rosa.
Non conosceva il ragazzo bene, ma aveva fatto qualche ronda da prefetto insieme a lui.
Ok, lo aveva chiesto ironicamente.
Era molto strano vedere un ragazzo di mattina, inginocchiato davanti una porta di legna e vestito a come... Come Dio vuole.
Strinse la tracolla attorno alle dita, mentre gettava un'occhiata avanti.
Voleva solo passare il tempo fino alla prossima lezione, lei.
E quel misterioso ragazzo? Che diamine faceva tutto concentrato davanti una porticina di legno, piena di insulti e di messaggini amorosi?

 
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Just ¤ Øther
view post Posted on 20/3/2012, 16:09




Random si alzò in piedi di scatto, provocando uno scricchiolio sinistro tra le ossa delle sue ginocchia, e guardò il punto dove cinque secondi prima Daniel Guystrong aveva svoltato l'angolo. Conosceva da troppo tempo il compagno di casata per credere che sarebbe tornato indietro...
Digrignò i denti. Poco male, si sarebbe esercitato da solo.
Stava per chinarsi nuovamente, per provare se la scritta suggeritagli dal compagno funzionasse, quando una voce femminile lo sorprese alle spalle, facendolo voltare bruscamente. Si ritrovò davanti un volto familiare, una ragazzina dai capelli troppo strani perché potesse dimenticarli... Quella ragazza era stata Prefetto, una volta... ma di che casata? E soprattutto, come si chiamava? Fece un mezzo passo indietro per prendere spazio.

"Oh, ciao, non ti avevo visto. Si, si, tutto bene...Ehh... Dovevi entrare?"
Disse scostandosi dalla porta alle sue spalle. Si, la ragazza doveva essere lì per quello, non c'erano dubbi.
Si chinò sul lato della porta ove era stato intagliato l'insulto contro il povero James e fece scorrere il dito proprio in quell'incisione, seguendo ogni carattere lentamente. Non appena il suo dito fu giunto alla "y" della ultima parola la porta ebbe uno schiocco e si aprì verso l'interno dell'aula. Doveva immaginarlo, ancora una volta Daniel aveva ragione. Random si rialzò ed entrò rapidamente, lasciando la porta aperta alla ragazza.
La stanza nella quale era appena entrato consisteva in una ventina di metri quadri di pavimento sporco, illuminato dalla luce proveniente dalle sole due piccole finestre dell'aula. Su una delle quattro pareti erano ammassati una gran quantità di banchi e sedie, mentre per terra giaceva una lavagna semovibile rotta in più punti; inoltre, sulla parete opposta alla porta era attaccato un banco, perfettamente stabile sulle quattro zampe come se fosse stato attaccato. Random si limitò a raggiungere il punto più remoto della stanza, aspettandosi che anche la ex-Prefetta semisconosciuta volesse il suo spazio, e a estrarre dallo zaino un piccolo vaso di terracotta apparentemente pieno solo di terra; parte di essa sembrava essersi rovesciata nello zaino, inoltre, perché il Tassorosso imprecò sonoramente dopo averci guardato dentro, salvo poi scaraventarlo contro il muro imprecando di nuovo.
Probabilmente per Julie era evidente che c'era un malinteso, ma Crowell non pareva essersene accorto.
Per il momento...

 
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Julie Richard
view post Posted on 6/6/2012, 14:59





Probabilmente quel ragazzo non sapeva cogliere l'ironia, per niente.
Forse quella mattina aveva mangiato dei muffin allucinogeni, chissà, visto che nella sua mente aveva immaginato che lei entrasse in quella stanza che neanche sapeva che era accessibile, a fare chissà cosa, poi.
Fece un sorriso divertito, incrociando le braccia e scuotendo la testa, mentre osservava il ragazzo entrare nella stanza, mettersi in un angolino e estrarre dal suo zaino uno strano vaso di terracotta.
Istintivamente fece un passo indietro.. oddio, voleva compiere un omicidio quel ragazzo?
Lei era ancora giovane, aveva bisogno di displomarsi a Hogwarts, fare tutte quelle cose che fanno gli adolescenti normali, magari farsi un ragazzo e.. ok, ci siamo capiti, anche lei aveva mangiato i muffin allucinogeni.
Le venne da ridere, così si fece scappare una risata, ma si stoppò dopo pochi secondi, facendo prendere a quella risata una nota di isteria.

- Guarda che c'è un malinteso.. Non ho intenzione di entrare. Anzi non ci dovr-
Si fermò, smettendo di parlare. Ma che stava facendo? Quei muffin la faceva straparlare, anche?
Sicuramente a quel ragazzo che sembrava più strambo dei suoi capelli non importava una cicca delle sue disgrazie mattutine.
Intanto i suoi occhi si fermarono su quel vaso e lei si pose una domanda: ma che ci doveva fare? Oh, accidenti, vero.. Probabilmente Crowell si doveva esercitare a suon di incantesimi.
Ma quando stava per muoversi, vide il ragazzo imprecare guardandolo il vaso per poi sbatterlo contro il muro vicino, facendolo ridurre in mille pezzettini.
Julie si abbassò velocemente per non farsi prendere da quei cocci rotti che erano volati verso il suo viso.
Quando sentì il rumore dietro di lei di terracotta rotta, si rimise nella postura iniziale.
Guardò Random sbattendo più volte le palpebre.

- Sai che ti potrei denunciare per tentato omicidio?
Disse sorridendo. Ma da dove li usciva quelle frasi, poi, non si sapeva proprio.
Era perennemente imbrociata e quando c'era di fare una sfuriata contro quel Tassorosso totalmente pazzo, lei si divertiva.
Entrò poi nella stanza, abbassandosi a terra e afferrando un pezzo di vaso rotto, sfiorandolo con le dita e osservandolo.
Era un gesto strano, ma lei era affascinata dagli oggetti rotti e spesso antichi, dietro di loro c'era una storia importante.. ma dietro quel vaso c'era solo pazzia e un muffin allucinogeno.

 
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