Delineare il necessario, Per Draghinar.

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Josie.
view post Posted on 12/4/2012, 16:11




La sera dello Smistamento era passata pretendente e narcisista, eppure appena venuta alla luce: era infatti l'inizio di quello che sarebbe stato un percorso, un futuro ancora ignoto con vaghe certezze, spettri di una realtà che iniziava appena a conoscere ma alla quale era palese si sarebbe abituata.

I cambiamenti, aveva notato nel corso degli anni, genericamente provocavano reazioni negative: il pensiero di rinunciare a quel che è stato senza sapere ciò che sarà, preferire magari "un male già noto ad un bene non sperimentato"; l'assenza di una svolta era da lei considerata un male a prescindere, ma non credeva sostanzialmente neppure in un bene se non in un "male minore".
Ciò che da qualcuno poteva essere considerato un bene per altri poteva essere l'opposto, così come un cambiamento d'altra parte poteva essere solo l'ampliamento di una personalità, ad esempio quella dei conquistatori.

C'era chi diceva che ad una realtà ne corrisponde una uguale e contraria, chi l'associava a Dio, chi ancora la imputava alla scienza.
La soggettività era un derivare, il cercare di essere oggettivi un baratro, o meglio una ragnatela in cui ci si avviluppa in maniera proporzionale alle proprie azioni.

Il mattino dopo il groviglio di pensieri si ritrovò riflesso tra i suoi arti e le coperte, intricati tra loro: segno di una notte disturbata; la stanza vuota, la luce che filtrava serena, senza impedimento alcuno. Non sapeva neppure che ore fossero, quasi cosa ci facesse lì, si aggrappò al ricordo inizialmente flebile della sera prima, che via via andava diradandosi dalla coltre sottile di nebbia che lo ricopriva.
Fece dei profondi respiri e trovò piacevole il silenzio che l'avvolgeva e - con tutta probabilità - penetrava.

Nello stesso istante l'universo era in perenne espansione, le conseguenze dei moti planetari - il tempo, insomma - andavano susseguendosi nella loro immutata continuità.
Decidendo di alzarsi si preparò ed ebbe cura di mettere in ordine, non sapendo se fosse suo dovere.
Pettinandosi iniziò a riflettere su come avrebbe potuto passare la giornata, se vagare senza meta oppure prefissarsi un luogo e raggiungerlo. Altre idee non aveva, se non il partecipare a qualche lezione: presumette però che fosse ormai troppo tardi.
Sedendosi per terra a gambe incrociate, un gomito poggiato sulla destra, la mano affusolata a reggere un'espressione imbronciata, restò in contemplazione del luogo, scrutandolo attraverso l'oggetto riflettente.
Sciolse gli arti provocando un flebile frusciare della divisa, attraversò la sala per dirigersi all'uscio ed attraversarlo.

Essendo la Sala Comune insita nei sotterranei non conosceva ancora il resto del castello, iniziò da quel corridoio pieno di nature morte, qualche studente si trovava lì, ma non se ne curò.
Le mura erano alte ed austere, le intemperie del tempo erano visibili ad un'occhiata più accurata: sottili crepe che si inseguivano l'una con l'altra.
Per un po' rimase ad osservarle, le ricordarono le linee del palmo della mano e quella strana convinzione di poterle interpretare.
Nonostante l'assenza di finestre, i sotterranei non erano eccessivamente tetri, nonostante non sembrassero avere una retta via, la sensazione guardando i prolungamenti di quello spazio era sempre di smarrimento, come se tutto ciò che fosse dato vedere riguardava un esiguo raggio. In ambedue le scure pareti vi era lunga fila di torce, collocati nei loro sostegni in bronzo.
Il clima era freddo, umido ed ostile, nonostante si trovasse a proprio agio preferì non indugiare oltre e raggiungere invece le sdrucciolate scale in marmo, quel luogo sarebbe potuto diventare uno dei suoi prediletti, trovava infatti che per alcuni aspetti la rispecchiasse: quella parvenza di punto di non ritorno, deriva sempre crescente, mistero, ma soprattutto il presentarsi chiara per com'era, senza nascondersi incurante di non essere gradevole ai più.
Iniziò a salire le sdrucciolate scale in marmo fino al piano terra.
Questo le era familiare, la sera precedente aveva infatti avuto modo di ammirarlo, criticarlo e temerlo.
L'ingresso luminoso, le presenze di così tanta gente: iniziava a notare l'aspetto più scontato del castello, ma inevitabilmente affascinante.
I colori che si distinguevano sugli alunni erano principalmente il verde, il blu, l'arancione e il rosso, ma il nero capeggiava: indossavano tutti la divisa e per fortuna aveva avuto l'accortezza di fare la stessa cosa.
Avanzò fino ad arrivare alla Sala Grande, la riconobbe ed ebbe modo di osservarla in tutta tranquillità, senza tensione.
I lunghi tavoli non le sembrarono più aggrappati al suolo, come se timorosi di poter scivolare nel piano che percepiva inclinato al momento dello smistamento, apprezzò invece la tonalità del legno che li componeva e gli angoli ormai smussati e rovinati; notò che quello dei professori era su un piano rialzato, cosa alla quale non aveva fatto caso, anche se ripensandoci si rese conto di aver dovuto scavalcare quello scalino per posizionarsi sullo sgabello per la sentenza relativa alla sua casa di appartenenza; fece scorrere lo sguardo dal trono d'oro del preside sempre più in alto - incontrando, durante il percorso, le candele fluttuanti - fino al soffitto che con sorpresa rivelò di essere tale e quale ad un cielo aperto, ma che intuì essere una mera illusione.
Respirò a fondo lasciandosi pervadere dalla sottile fragranza della responsabilità e dopo qualche minuto di contemplazione tornò sui propri passi.

Nelle scale per il primo piano ammirò, guardando dal basso, l'alto soffitto di quell'ala del castello e le scale che protendevano da una parte all'altra come rami di due distinti alberi nella stagione dell'autunno.
Finite queste decise di "dare un nome" alle varie aule che completavano l'altrimenti inutile corridoio del primo piano ed osservandosi con circospezione, quasi come a non voler privarsi di alcun particolare, con la coda dell'occhio vide il proprio piede inaugurare quel luogo ed iniziare una lunga, lenta e ripetitiva sequenza di passi.



Edited by Josie. - 13/4/2012, 15:57
 
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Draghinar
view post Posted on 15/4/2012, 18:15




Erano mai giorni e giorni che Ayumo stava finendo le ultime lezioni e tornava proprio da una di queste, qualcosa che a lei sembrava veramente strano era il fatto che era in ritardo con due esami, li doveva ancora dare, ma non era colpa sua non era abituata a studiare così tanto materie e non era neanche riuscita a frequentare tutte le lezioni anzi... A volte ne aveva perse alcune di quelle più interessanti.
Tornava dal giardino ampio, che illuminava caldamente tutto il primo piano che all'entrata poteva spiazzare.
Si ricordava ancora il momento in cui aveva solcato per la prima volta il lungo corridoio e si era diretta verso la Sal Grande, era stata una sensazione strana, non era spaesata in fondo anche la sua casa assomigliava molto a quel gran castello, ma le dava comunque una sensazione di mistico e di speciale.
I sentimenti della giovane non erano ambiati, anzi quelle sensazioni tornavano ogni volta che si metteva a osservare qualche particolare che prima le era sfuggito, cosa che poteva capitare troppo spesso in un così grande luogo.
Hogwarts era la sua casa, era diventato un luogo di riposo e di divertimento, ma era anche il suo luogo di studio dove ci si teca riunire, cosa che accettava molto volentieri... Soprattutto perchè in Tassorosso loro si aiutavano molto a vicenda, erano legati, erano uniti e non odiavano faticare anzi era la loro forza.
Le finestre barocche molto strane... La cosa che l'aveva lasciata perplessa era stata il fatto di un aspetto esterno apparteneva ad un epoca medioevale mentre l'interno era costituito da pezzi più rinascimentali e abbastanza strani... La cosa la stupiva e comunque aveva imparato a nascondere quel sentimento... A convivere in quel luogo stupendo.
C'erano stati gli smistamenti la sera prima e molte persone erano finite in Tassorosso anche se meno in confronto alle altre casate, conosceva bene i criteri con cui i nuovi arrivati venivano smistati, soprattutto perchè il cappello di Godric era molto saggio e a volte aveva trovato corrette le scelte altre no, era tutto un prenderci.
Continuava a guardarsi intorno e a osservare per l'ennesima volta quella meraviglia dell'architettura.
La giovane andò per sbaglio a sbattere contro una ragazza appartenente alla sua casata, l'aveva vista il giorno prima per caso come nuova arrivata ed era stata messa nella sua camera... era stata piuttosto contenta di vedere qualche recluta femmina, era strano ma negli ultimi periodi non aveva visto nuovi arrivi femminili.
La sua camera aveva ospitato decine di ragazze di cui non si ricordava i nomi e che per svariate ragioni avevano tutte quante lasciato la scuola, qualcosa di veramente strano era successo... ma lei amava quel posto e non l'avrebbe mai abbandonato.
Erano al primo piano,,a lei pensava alla Sala Grande che prima aveva visto ove fra poco sarebbe stato tutto imbandito per il pranzo, ma come al solito lei lo avrebbe saltato preferendo chiedere solo una merenda giù in cucina dopo aver finito di studiare, non era salutare e lo sapeva, ma la sera mangiava anche quello che aveva perso a pranzo era un abitudine per non interrompere il ciclo continuo degli eventi che si susseguivano in una spirale di compiti per poi avere il momento di relax che consisteva nel momento di uscire.
Oggi però non poteva farlo anzi avrebbe dovuto accompagnare alcune nuove reclute in giro per la scuola, perché per sbaglio aveva anche quel compito... tutto succedeva proprio il pomeriggio, ma lei era contenta.
La voce finalmente si fece sentire, anche se a lei sembrava passata un infinità tutti i suoi pensieri si erano mossi in un millesimo di secondo.

~» Scusami, purtroppo ero distratta... comunque benvenuta ad Hogwarts, ieri sera non ti sei accorta di me, ma siamo insieme nella stessa stanza.
Ops... scusami se parlo così tanto, mi chiamo Ayumo Vanille «~


La giovane sorrise spontaneamente, aveva l'occasione di staccare un po' il cervello, di riposarsi finalmente e di lasciar i suoi compiti da parte... guardò di nuovo l'immensa struttura e ripensò al primo giorno lì dentro e alle poche persone che conosceva, praticamente nessuno.



Edited by Draghinar - 15/4/2012, 21:59
 
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Il Gufo Espresso
view post Posted on 22/5/2012, 13:49




Puntuale come sempre, e silenzioso come pochi, volava sopra le teste di molti ragazzi, portando a chi spettava la Gazzetta del Profeta.
Non c'era tempo da perdere, le consegne dovevano essere efficienti ed impeccabili! Lavoro stancante e decisamente movimentato, ma adatto ad un pennuto della sua specie, che amava sgranchirsi spesso le ali rincorrendo il vento.
Le rotte erano sempre le stesse, le consegne in ugual modo, ma alle volte poteva incontrare qualche buono studente che lo intratteneva. gli dava qualche carezza o magari qualcosa da beccare... in fondo non poteva lamentarsi.
L'ultima svolta, e poi ancora dritto, alla ricerca di chi impaziente aspettava il suo giornale... diversi erano gli adulti e gli studenti abbonati, qualche volta comparivano facce nuove, ma solitamente aveva a che fare con gli stessi volti.
Ed eccoci arrivati, l'ultima planata per godersi il vento, e poi un atterraggio perfetto vicino al destinatario del giornale. Chissà se anche questa volta gli avessero concesso una piccola mancia...



Per Ayumo

Sinistra Inquietudine...
Dov'è il Ministero?


Un'inquietudine palpabile, diffusa nell'aria, che striscia nell'ombra, si insinua nelle pieghe più impensabili della psiche, paralizza il raziocinio, ed esplode. Banchi di una nebbia sottile, ineffabile, inarrestabile, che lesta si leva, non vista, e compiuto l'efferato atto, si ritira. Che fare per difendersi dall'imprevedibile? Come farlo? Perchè dover far fronte alla minaccia? Chi vuole cosa? Perchè lo voglia, poi? Dubbi, domande, questioni irrisolte, silenzio delle Istituzioni.
Un silenzio che ha qualcosa di inquietante, un'allarme silenzioso, una tacita affermazione d'impotenza?
Come documentato dal Profeta nelle scorse settimane, a più riprese, la percezione di pubblica insicurezza, un'incertezza sempre più cronica e sistemica, che rischia di paralizzare la vita del Paese, risulta sempre più essere fondata. Una certezza d'incertezza? Certo, qualche arguto lettore potrà sostenere che la certezza d'incertezza, sia pur sempre meglio dell'incertezza di certezza, ma è realmente così? Davvero può essere "qualcosa" la certezza di essere in una situazione sempre più incerta? Possiamo davvero considerarla una conquista della nostra società civile, della nostra civiltà? Come possono per prime le nostre Istituzioni compiacersi indifferenti di un sì magro risultato?
E se ancora la cittadinanza attende, con il fiato sospeso, l'esito delle indagini ministeriali sull'agguato, dell'ormai tragicamente noto Sottosegretario, rapito in Galles, che ha appassionato e calamitato l'attenzione di tutti nelle scorse settimane, già ci giungono nuove inquietanti notizie. Nuovo agguato, dall'esito sanguinoso, ad una pattuglia di Auror assegnata a Nocturn Alley, nel cuore della notte, nelle vie della Capitale. Mentre la famiglia di una coppia di Auror, di cui abbiamo deciso di mantenere l'anonimato, è stata trucidata nelle primissime ore di oggi.
Al che una domanda sembra sorgere spontanea: chi difenderà i difensori?
Se coloro i quali sono incaricati di difendere la nostra Società, in particolar modo nei periodi di grande incertezza,
non riescono a difendere sè stessi, ed i loro cari, con quanta audacia dovremmo aspettarci noi di venir difesi?
Se le forze preposte per Legge a preservare la pace falliscono, chi potrà riportare l'ordine?
Sempre più numerosi indiscrezioni, di fonti ministeriali, sembrano spiegare in parte questa ultima escalation di violenza. La minaccia è stata in larga misura sottovalutata durante il cambio ai Vertici del Potere, ed ancora oggi si starebbe scontando questo ritardo d'intervento, fronteggiato in maniera palesemente inadeguata dal Dipartimento per la Sicurezza Magica, che fa capo direttamente agli Uffici del Ministro della Magia. Una risposta in sordina per evitare impatti troppo bruschi sull'opinione pubblica, asseriscono fonti ben informate, ma che hanno avuto l'effetto opposto: agendo in maniera poco incisiva, si è lasciato ai sovversivi il tempo necessario per colpire duramente, forse anche troppo... aldilà di ogni ragionevole previsione.
Davanti ai continui ed eclatanti insuccessi delle principali Istituzioni, in diversi si interrogano sul senso di continuare a mantenere una pletorica cariatide come lo stesso Ministero, che non sembra più al passo con i tempi, non più in grado di far fronte alle nuove sfide della Società contemporanea. "Di questo passo non avrà nemmeno più senso mantenere i giudici del Wizengamot, le loro Aule son più vuote della mia bottega". Commenta così un facoltoso commerciante di Diagon Alley, alludendo alla mancanza di sospettati e colpevoli, ed all'esito sempre più infruttuoso delle indagini degli Auror. Come Il Profeta ha già avuto modo di documentare nelle precedenti settimane, la pessima congiuntura economica, e l'incertezza generalizzata hanno depresso pesantemente i consumi interni, con un calo a doppia cifra rispetto al già magro trimestre precedente.
"Le Istituzioni tutte sono unite nel cordoglio per la tragica scomparsa delle vittime degli agguati di questa notte, e delle ultime settimane, vogliamo rassicurare l'opinione pubblica che il Ministero farà tutto il possibile per assicurare i colpevoli alla Giustizia. Le misure di sicurezza dei principali edifici pubblici, e della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, verranno nelle prossime ore rafforzate, gli Uffici competenti son già all'opera."
E per la settima volta, nell'arco di pochi mesi, verranno rafforzate le difese degli obiettivi più sensibili, sarà davvero sufficiente? Ormai in pochi sembrano credervi.



Il Direttore
Ignotus A. E. Peverell



nebbia

 
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