Tutto bruciava in quella vecchia aula vuota. Corpi ed anime, avvolte da fiamme e lingue di fuoco che, istante dopo istante, lasciavano segni indelebili sulla pelle e nei ricordi.
L’idea del giovane Caposcuola si era rivelata vincete: Mya Lockhart aveva ignorato le fiamme credendo le sarebbero state amiche a lungo e aveva attaccato il Corvonero appena prima che il vecchio ardore tornasse e l’avvolgesse in un abbraccio rovente. Patrick la fissava negli occhi purpurei, non voleva vedere dolore o sofferenza, bensì consapevolezza di aver di fronte un avversario degno di tale nome, rispettabile e temibile.
Il Fato, terribile giudice di quel duello, aveva reso al Corvonero quanto egli stesso aveva apportato, seppur in piccola parte: la fattura pungente aveva evitato il volto di Swan e si era scagliata senza pietà sul suo braccio dominante, quello che avvolgeva la bacchetta con una presa fidata e che la gestiva emanando le magiche sentenze. Il dolore fu forte, bruciante, rapido e lancinante, ma doveva resistere, raddoppiare le sue difese, non far trasparire sofferenza.
Il Corvonero fissò per un secondo le brutte ustioni e irritazioni presenti sul suo arto e sorrise, cinico.
*Questa volta mi hai giocato un brutto scherzo.*
Pensò egli rivolgendosi al Fato.
*Stolto!*
Aveva poi accusato se stesso di quanto accaduto, avrebbe dovuto proteggere la sua arma, non il suo bel faccino.
Tuttavia c’era un che di positivo che addolciva la faccenda, anzi ve ne erano due: in primo luogo egli non stava bruciando completamente, secondariamente il suo palmo, nascosto nel pugno che accoglieva la bacchetta, si era salvato; certo avrebbe avuto qualche fatica nel muovere il polso, ma Patrick conosceva di sicuro abbastanza incantesimi da non doverlo per forza articolare.
Non poteva buttare quell’occasione, non poteva frenarsi per delle banali scottature, quelle sarebbero passate.
Portò la mano con la bacchetta a livello della spalla opposta, piegando il suo arto contro il suo petto. Bruciava, ma dalle ceneri del quel dolore nasceva nuova forza, nuovo ardore, nuovo coraggio, nuova determinazione. La bacchetta, stretta nel palmo che per fortuna si era salvato, era pronta per scattare; un solo pensiero, rallentare, ostacolare, disabilitare, annientare l’avversaria, di fronte al potere della conoscenza, di Priscilla Corvonero.
La formula si sarebbe unita con armonia all’esecuzione, la forza della parola si sarebbe fusa e congiunta con quella del corpo, raccogliendo l’energia necessaria dall’animo e dall’intelletto: che magnifica simbiosi!
Cominciò con una sillaba enunciata con forza, un netto avvertimento.
IMM...
Il braccio si mosse poi stendendosi verso l’obiettivo, la Mya in fiamme, la Mya sofferente, con un movimento secco, deciso, rapido e scattante accompagnato dalla quiete che precedeva la tempesta, altre sillabe questa volta più soavi.
...pedimen...
Infine il braccio si stese interamente, completando la sciabolata orizzontale, fermandosi in corrispondenza del petto, del cuore, dell nucleo più profondo dello spirito dell’avversaria, adiuvato dall’energia liberata dall’ultima sillaba, forse quella più importante.
...TAA!
Il movimento, quella rapida sferzata nell’aria, fu un sollievo per il braccio menomato del ragazzo che si sentì rinfrescato; il dolore tornò presto ma quel sentimento, quella passione si traduceva in spirito e quella sensazione diventava energia che, scendendo lungo la mano e nella bacchetta, diveniva magia.
Cosa avrebbe deciso la Tuke? Come sempre, per quanto potesse essere ingente il sacrificio umano, ella regnava sovrana e, come tale, aveva il potere di fare la differenza, severa ed inesorabile padrona.
Mi son permesso di reputare illeso il palmo della mia mano, a rigor di logica.