Queer night, Privata.

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view post Posted on 11/9/2012, 15:15
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La sala comune era già preda del silenzio, quando Paul ne attraversò l'ingresso per raggiungere il corridoio esterno. Immerso nell'oscurità notturna, si apprestava a raggiungere il corridoio del primo piano, per dare il via al suo turno di ronda. Supervisionare quell'ala del castello non era l'unico scopo del ragazzo. Quella notte si era prefisso un compito decisamente più arduo e, strano a dirsi, altresì rischioso. Da qualche giorno, ormai, aveva accettato di portare a termine un'insolita missione, per la quale necessitava di alcuni strumenti fuori dall'ordinario. La prima tappa di quella ricerca si trovava proprio lì, nel luogo scelto appositamente per adempiere ai suoi doveri da Prefetto, e sperava vivamente di riuscire nel suo intento senza destare sospetti. Mantenendo un'andatura relativamente normale, quindi, affiancò i muri di gelida pietra che delimitavano i sotterranei del castello, e sparì all'imbocco delle scale principali. Non un rumore rompeva il silenzio tombale in cui era avvolto l'ambiente, eppure il ragazzo non riusciva a mettere da parte il nervosismo e l'accortezza quasi maniacale. Ricevere spiacevoli visite era l'ultima cosa che sperava di ottenere, per cui non smise di vagare con lo sguardo oltre le pareti finchè non raggiunse il luogo designato. Scavalcato l'ultimo gradino, si trovò a fronteggiare il famoso corridoio degli arazzi, luogo di passaggio solitamente affollato nelle ore mattutine. Le mura che circondavano quel reparto erano interamente tappezzate di drappi e stendardi che, alla luce soffusa delle torce, conferivano all'ambiente una sorta di cupa allegria. Rafforzando la presa sul manico della bacchetta, celata all'interno della tasca dei pantaloni, si immerse in quel tripudio di colori offuscati dall'ombra, muovendosi con fare pratico verso la sua meta. Non diede ulteriore peso ai pensieri che gli affollavano la mente, deciso a non farsi condizionare dalle paranoie che ogni tanto tornavano a galla, e mosse con convinzione gli ultimi passi.
Girato l'ultimo angolo del corridoio, si posizionò finalmente di fronte al suo obiettivo. Un basso portoncino impresso nella roccia occludeva l'ingresso al noto ripostiglio di pozioni. Uno stanzino che mai aveva avuto modo di visitare e che, tuttavia, qualsiasi studente vagamente informato conosceva per sentito dire. Evitando di spender tempo a riflettere su un piano d'azione, o se fosse stato realmente necessario ciò che si accingeva a fare, sfoderò la bacchetta e la puntò con fermezza verso la serratura incisa sul legno. Alohomora. Avvicinò il palmo alla maniglia d'ottone, ed aprì un varco necessario ad infilarvisi.
L'interno era paragonabile ad un bugigattolo, contenente lo spazio necessario a far entrare a malapena tre persone. Ciò che gli interessava, tuttavia, si trovava stipato fra le mensole dello scaffale rasente la parete frontale. Una miriade di barattoli e fialette varie occupavano i ripiani del mobile, ed una semplice scala in legno era stata posizionata al centro per facilitare le ricerche. Preparandosi allo sforzo che lo attendeva, sollevò la bacchetta e e si avvicinò agli scalini. Lumos. L'algabranchia doveva trovarsi lì, fra la moltitudine di ingredienti a disposizione.

 
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view post Posted on 12/9/2012, 22:35
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senzatitolo1ra
Il Corridoio degli Arazzi al primo piano era uno dei posti più misteriosi e affascinanti di Hogwarts: ricoperto di tele e tappetti dai più disparati colori, collegava l'entrata del Viadotto al resto del castello e, di conseguenza, risultava essere la perfetta scorciatoia per passare dalle serre alla torre di Divinazione senza dover superare il cortile di pietra. Pochi studenti sembravano essere a conoscenza di quel luogo dal momento che esso si presentava deserto a qualsiasi orario della giornata; solo di notte, Patrick era sicuro ci fosse qualcuno a pattugliarlo, dietro uno degli arazzi più belli, aveva luogo il deposito di pozioni principale del castello, luogo assai ambito dai ladruncoli Eppure quella sera c'era qualcosa di strano, il Corvonero aveva percorso il corridoio col solito passo lesto aspettandosi di trovare il prefetto di turno, eppure era arrivato alla sua fine senza vedere anima viva. Si fermò di scatto, il rumore di una serratura lo attirò verso il vicolo cieco che portava al vecchio sgabuzzino degli ingredienti, una luce candida, probabilmente derivante da una bacchetta, sembrava illuminare la scena, arrivando solo offuscata dall'altra parte dell'arazzo che ne nascondeva la porta. Professoressa Pompadour, è lei? Chiese con tono chiaro ma scrupoloso. Chi poteva rovistare a quell'ora di notte in luogo riservato? Hogwarts non era più un posto così sicuro, aveva rischiato grosso poche settimane prima al quinto piano, il Caposcuola estrasse la bacchetta dalla sua divisa, questa volta non si sarebbe fatto prendere alla sprovvista. Si avvicinò all'arazzo e con un gesto sicuro e prepotente lo spostò di lato. Che cosa stai facendo? Disse esclamò Patrick non appena vide il Tassorosso prossimo a salire la scaletta. Non si trattava della Ministra, lei era una donna scaltra e bellissima, non un incauto adolescente; probabilmente quest'ultimo non era a conoscenza di un piccolo particolare, non si trattava di uno sgabuzzino qualunque, sapeva benissimo grazie ad una guida presente nel suo ufficio che quel luogo era dotato di innumerevoli meccanismi di difesa e anti-intruso, un passo falso e tuto il castello sarebbe potuto essere allertato. Cosa diamine faceva a quell'ora della notte? Voleva davvero rubare qualcosa? Non sarebbe stato più semplice chiedere?

 
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view post Posted on 1/11/2012, 01:22
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Cercando di soffocare gli scricchiolii degli scalini, un passo dopo l'altro il ragazzo raggiunse un'altezza che gli permettesse di interagire con il materiale disposto sulle mensole. La bacchetta sollevata rifletteva bagliori candidi sul vetro dei contenitori là raggruppati, mettendone in risalto le etichette ingiallite. Credere di essere ad un passo dalla fine, tuttavia, fu avventato, e potè constatarlo non appena un'espressione smarrita affiorò di fronte al disordine nel quale si nascondeva il suo obiettivo. Non aveva idea di come fossero catalogati gli ingredienti che componevano quell'archivio, e di conseguenza non poteva far altro che esaminarli tutti. Passò in rassegna i cartellini prossimi al suo sguardo, faticando a decifrare le diciture riportate sopra, ma dovette saltare immediatamente alla fila successiva, senza esito. Nonostante l'agitazione aumentasse man mano che l'impresa dava segni di fallimento, cercò di non cedere, e di evitare movimenti bruschi mentre si accingeva a raccogliere e spostare elementi di ostacolo.
Ma qualcosa, contro ogni sua previsione, andò storto, mandando il Prefetto in tilt ancor prima che riuscisse a guardare in faccia l'intruso. Una voce, giunta improvvisamente dall'esterno dello stanzino, gli si rivolse con tono dubbioso e indagatore, quasi l'avesse colto con le mani nel sacco. Si voltò verso la fonte del richiamo, un'ampolla stretta nella mano sinistra, senza neanche accorgersi di quanto quella circostanza avrebbe potuto essere dannosa per lui. Non seppe come reagire in un primo momento e, non avendo altra scelta che dare una spiegazione, saltò silenziosamente giù dalla scala.
Il volto del ragazzo che aveva parlato spuntò rapido da dietro il drappo che occultava l'ingresso, permettendo al Tassorosso di riconoscerlo con immediatezza. Quella presenza tanto insperata quanto scomoda altri non era che Patrick Swan, Caposcuola Corvonero e studente che, a causa delle inesauribili voci di corridoio, non poteva non aver inquadrato già da tempo. Stando alla descrizione che eran soliti attribuirgli, il giovane tasso avrebbe dovuto maledire il cielo per essersi trovato di fronte a lui in quelle condizioni. Invece la sua risposta fu di semplice e terribile disagio, dovuto quanto più al fatto di esser stato "scovato" in un momento abbastanza particolare. Fissò la sua espressione con vivo interesse, analizzandola come era solito fare con ogni persona si trovasse davanti, e dimenticandosi completamente di spiccicar parola.
Persino per lui, che spesso si affidava alle sue attente previsioni per non trovarsi impreparato, cosa sarebbe successo dopo rimaneva un mistero.

 
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view post Posted on 10/11/2012, 13:13
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Teoricamente la notte la si passa al caldo, sotto le coperte del proprio comodo letto, a dormire placidamente.
Teoricamente.
Ma, praticamente, qualcuno aveva deciso che quella notte il sonno poteva attendere, e quatto quatto si aggirava per il corridoio deserto del primo piano del Castello. E non era qualcuno qualunque, no. Era il Prefetto di Tassorosso che ignaro delle regole che lui stesso doveva far rispettare, infrangeva non solo il coprifuoco ma la "privacy" dell'armadietto appartenente a nientepopodimenoche Miss Pompadour, insegnante di Pozioni e guarda caso, Ministro della Magia.
Ma cosa spingeva Grindelblack a tanto? Curiosità? Probabile. Ed era quella forse che l'aveva guidato fra quei vasetti polverosi, odoranti di muffa ed erbe varie, arrampicato sulla scaletta tipo scimmia su un albero di banane.

Sfortunatamente per lui, qualcun altro aveva deciso di bisfrattare il sonno per quella serata, dando sfogo al suo senso del dovere. E altri non era che Patrick Swan, brillante Caposcuola. E dunque, cosa diamine aveva ordito il Fato? Punti in meno per una Casata? Una perdita di distintivo? Un vanto per un altro?
A nessuno era dato saperlo e i due si muovevano incauti come due burattini. Colto sul fatto dal Corvonero, il Tassorosso, senza dir una parola scese dalla scaletta e si limitò a fissare il nuovo, non gradito, arrivato. Di lì a poco, forse, la sua carriera sarebbe finita e allora sì che Paul avrebbe dovuto tirar giù qualche plausibile scusa, anziché sfoderare quel volto impassibile.
Ma prima ancora che i due potessero ardir di nuovo parola, un rumore metallico, come di una molla o di un ingranaggio attirò la loro attenzione verso l'alto.
Con uno scricchiolare dei cardini, la porta si chiuse con un botto, spingendo inevitabilmente dentro lo sgabuzzino anche l'innocente Corvonero. Con un click, la serratura scattò e di botto la bacchetta del Tassorosso si spense.

A metri di distanza, la bacchetta della Pompadour si accese, emettendo una striscia di fumo rosso, avvertendola che qualcuno era entrato nel suo prezioso ripostiglio.

La trappola anti-intrusi era scattata e i due, inevitabilmente, si erano ritrovati da nemici a complici.


La Magia non funziona, verrete liberati al mattino. Fatemi un fischio quando finite.
Divertitevi.
 
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view post Posted on 20/11/2012, 19:00
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Non ci fu poi molto tempo per parlare, agire, ascoltare, osservare, il danno era stato fatto, il misfatto compiuto e probabilmente qualcuno ne era già stato allarmato. Il corvonero non seppe se concentrarsi sull’espressione cubista del Tassorosso che, colto in flagrante, pareva non saper bene se essere più dispiaciuto di essere stato beccato o di essere stato scoperto proprio da Patrick Swan, piuttosto che sulla boccetta che egli stringeva tra le mani, probabilmente non curante delle conseguenze. Non pervenne risposta, solamente un rumore sordo proveniente dalle spalle del Corvonero, il muoversi fulmineo della porta che mossa da anima magica percosse la sua schiena spingendolo in avanti quanto bastava da permetterle di chiudersi ermeticamente, sbarrando ogni possibile via di fuga. Il succedersi così rapido di tutto ciò che Patrick aveva con timore immaginato alcuni istanti fa, il suo divenire così concreto fece si che un espressione seccata, rassegnata e malinconica si dipinse sul tuo viso. Non vi era rabbia nei confronti del Tassorosso, avrebbero avuto tempo a sufficienza per dibattere sul perché egli stesse cercando di trafugare il deposito. Piuttosto egli già stava cercando di formulare nella sua testa una spiegazione abbastanza verosimile da permettergli di farla franca non appena qualcuno fosse arrivato a catturare gli intrusi; cosa avrebbe detto il Ministro? Era stato appena assunto come suo assistente e già doveva fare i conti con una prima delusione?

Capello castano, occhi nocciola, prefetto, corridoio degli arazzi… si, devi essere Grindelblack.

Il Caposcuola sospirò rassegnato mentre lasciava cadere prima la sua borsa e poi il suo corpo a sedere accanto ad essa. La mente era fin troppo piena di pensieri per preoccuparsi anche del prefetto, il volto di Emy sembrava materializzarsi sopra ogni oggetto nonostante egli cercasse di tenerlo lontano, la paura che il suo regalo potesse essere frainteso sembrava impossessarsi di ogni centimetro della sua pelle, facendola quasi rabbrividire. Perché non se la prendeva con chi lo aveva fatto rinchiudere in uno stanzino? Quel dolore era sufficiente a inibire in lui qualsiasi vena autoritaria e rigoroso che aveva contraddistinto da sempre il suo operato di Caposcuola. Cominciò ad osservare senza ritegno il Tassorosso, ad assorbirne le movenze, ad assimilarne gli sguardi e le espressioni , non gli importava di farlo sentire osservato o a disagio, dal momento che si trovavano chiusi li per colpa sua, ciò era il minimo che il Corvonero potesse fare.
 
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view post Posted on 2/1/2013, 23:23
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Il gioco di sguardi non durò a lungo, dal momento che il destino sembrò voler nascondere altre sorprese negative per Paul. Mentre i suoi occhi continuavano a fissare l'espressione contrariata del Caposcuola, un cigolio sinistro avvertì entrambi per l'ultima volta circa il pericolo che stavano correndo. Ma il Tassorosso, dal canto suo, non aveva idea di cosa sarebbe potuto succedere, se non quando il richiudersi della porta terminò con uno scatto eloquente, definitivo, in corrispondenza del battito accelerato del suo cuore. Volse il capo verso l'uscio, e così Patrick, per rendersi conto di come lo stesso li avesse inesorabilmente intrappolati dentro quello stretto stanzino. Fu forse l'illusione che sarebbe bastato un semplice Alohomora per riaprirlo, a non farlo tristemente implodere. Ma anche quell'ultima speranza si dissolse come gas nell'aria, non appena uno sbuffo manifestò lo sconforto del suo inaspettato compagno di sventura. Osservò, contro ogni sua aspettativa, il ragazzo accasciarsi al suolo, forse per nulla intenzionato ad andare su tutte le furie e sbraitare contro il suo subalterno. Quella visione fu in grado di disturbarlo in maniera incredibile, quasi più dell'esser stato colto in flagrante in quella circostanza poco propizia. Continuò a sfiorare con lo sguardo quel volto così estraneo, sentendosi incapace di reagire. Cos'era quella nuova sensazione? Perchè non tirava fuori la sua solita diplomazia trovando una valida escamotage? Disagio. Ciò che lo rendeva interdetto era il disagio di trovarsi contenuto in uno spazio invivibile, insieme ad un soggetto che lasciava trasparire una personalità così solida da poter costituire un ostacolo per lui. Non era ciò cui ambiva? Circondarsi di persone che rispondessero ai suoi canoni di ricchezza interiore? Non riusciva ad evitare di porsi tali domande, e a rendere più dolorose quelle stilettate giunsero gli sguardi del Corvonero. Incupendo l'espressione in volto si rese conto di quanta malizia emanassero quelle occhiate, e di quanto abili a soggiogare gli altri fossero. Resistendo a quella chiara provocazione, si chiese se non fosse il caso di rispondere a quel richiamo e mettersi finalmente alla prova. La situazione era già degenerata di per sè, ed in breve quella prospettiva divenne una vera tentazione. Come di consueto, il lato incontrollabile della sua personalità lo precedette, ed in un attimo fu sulla via del non ritorno. La maschera di tensione dietro cui si celava il suo volto si sciolse, permettendo al Paul disinibito di affiorare e ricambiare gli sguardi carichi d'interesse del coetaneo. L'ombra di un sorriso enigmatico, ed anche le parole vennero a galla.
« Sì? » Un tono caldo, quasi invitante. Dove sarebbe andato a parare ancora non lo sapeva.

 
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view post Posted on 3/1/2013, 00:14
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La situazione cominciò ad assumere connotati comici non appena la risposta apparentemente superficiale ed ingenua del Tassorosso ruppe la sua espressione sorpresa ma stranamente assorta. Come una pianta carnivora che placida attende che le ingenue mosche si posino sui suoi petali melensi, lo stanzino aveva attirato i due ragazzi, pronto a chiudere la sua porta come le fauci di quel micidiale vegetali; e chissà se la notte li avrebbe consumati oppure li avrebbe lasciati andare, incolumi. Più passavano i secondi e più i pensieri del Corvonero parevano destinati ad evolversi, passando dalla preoccupazione nei confronti di un dono forse sgradito, alla curiosità provocata da quegli occhi nocciola che percorrevano i suoi lineamenti con inaspettato interesse. Eppure era stato duro e freddo come sempre, perché il suo sguardo non cedeva? Per quale motivo non finiva per osservare i mattoni del pavimento come tutti erano soliti fare? Il bagliore negli occhi del Tassorosso fu la risposta perfetta a quelle insolite domande, l’ombra latente di una personalità più profonda ma limitata dalla superficialità quotidiana sembravano attrarre ed ipnotizzare la mente del Corvonero. Lentamente, prima che il Corvonero potesse rispondere, il suo sguardo accarezzò prima gli zigomi squadrati, il naso velato da delle timide lentiggini per poi scendere sulla bocca dalle labbra carnose. L’osservazione era una di quelle cosa a cui il Caposcuola non rinunciava mai, lo scambio di sguardi era oramai intenso da entrambi le parti e ciò donava al ragazzo libera possibilità d’azione in tal senso.

Cosa fai ancora in piedi? Mettiti pure comodo, se vuoi.

Disse Patrick con un tono di voce più caldo, seppur rassegnato.

Questo sgabuzzino è incantato, non appena qualcuno che non sia il Ministro mette le mani su qualsiasi ampolla o boule, viene attivato un meccanismo che chiude ermeticamente la porta che, ovviamente, diventa immune a incantesimi come l’Alohomora.

Un sorriso di circostanza prese il sopravvento sull’espressione inizialmente rigida e autoritaria del Caposcuola.

Dubito che potremmo uscire prima di domani mattina, l’unica a riceverne notifica è la Professoressa Pompadour che, dal canto suo, non sarà di ritorno prima di domani mattina.

Sospirò soffermandosi con lo sguardo su un punto indistinto nello spazio di fronte a lui, aveva messo in conto di andare a dormire presto per cercare di non pensare a ciò che più lo turbava, ma ora, chiuso in uno sgabuzzino e costretto a condividere quel piccolissimo spazio con uno sconosciuto, sapeva che la sua notte sarebbe trascorsa insonne. Non era di certo un ragazzo estroverso e socievole, sarebbe stato capace di passare quelle ore nel più totale silenzio, assorto in quel turbinio di pensieri che lo attanagliava e, nello stesso tempo, torturava.
 
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view post Posted on 4/1/2013, 22:21
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Non sapeva se il suo repentino cambio d'atteggiamento avesse suscitato più stupore o compassione nel suo osservatore, ma ciò di cui era certo è che egli ricambiava, stava al gioco. Seguì i suoi movimenti, misurò il tono della sua voce mentre esponeva con rassegnata consapevolezza ciò che sapeva sulla funzione di quello sgabuzzino. Come mai prima d'allora, stava assaporando il gusto di una nuova tecnica d'osservazione nei confronti dell'altro, una visione più sfacciata ed invadente. Il discorso sulla sicurezza e sui giochetti della docente passò immediatamente in secondo piano nei suoi pensieri, malgrado - ne era certo - il mattino seguente avrebbe desiderato tornarci su. Ora era piacevolmente assorto in quella soddisfacente esplorazione, ignaro dei limiti che avrebbe fatto bene ad imporsi.
Si appoggiò spalle al muro e, mentre il ragazzo continuava a fornirgli elementi su cui incentrare il suo interesse, si lasciò cadere lentamente al suolo, fino a rintracciare il suo sguardo. Uno di fronte all'altro, entrambi ora in grado di scrutarsi a vicenda; l'altro forse consapevole di ciò cui andava incontro, egli totalmente in balia del suo istinto. Nuovamente giunto ad annebbiargli la mente, sempre il solito, quella notte avrebbe sicuramente trovato il modo di affermarsi sulla sua più cauta personalità.
Era sicuro che quelle "anomalie" riscontrabili nel suo carattere fossero soltanto un incipit, un invito ad uscire dal guscio ed un assaggio di ciò che sarebbe divenuto una volta che avesse ceduto completamente. Curioso constatare in che circostanze si manifestassero, ma quest'accorgimento ora era troppo ininfluente per dar da pensare al ragazzo.
« E la cosa non ti dà noia? »
Le parole uscirono spontanee, quasi quel modo di fare gli appartenesse tanto da saperlo esercitare alla perfezione. Si trovò in breve a passare da vittima a carnefice; sentiva il bisogno di istigare quella persona, di riuscire a portare quel confronto ad un livello più aperto e trasparente. Da quando avesse iniziato a piacergli giocare con il fuoco, non ne aveva idea. Ma gli sguardi che continuavano a percorrere la sagoma del Caposcuola non erano animati di cattiveria, anzi. Era la debolezza ad averlo cambiato... non gli restava che intuire se ciò fosse positivo o meno.

 
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view post Posted on 9/1/2013, 00:42
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E la cosa non ti dà noia?

Noia? Nell’udire quella parola il Corvonero ridipinse sul suo volto un sorriso malinconico e vuoto, ma nello stesso tempo pieno di significati, timori, insicurezze e rimpianti. Desiderava con tutto il cuore di poter annoiarsi, possedere una mente libera da subdoli pensieri, in quel caso avrebbe passato anche qualche giorno dentro lo sgabuzzino, se solo avesse potuto concedergli una tregua dalla realtà, una libertà che i sui stupidi sentimenti privavano alla sua ragione. Aveva per diverso tempo scrutato la parete di fronte a sé, così a lungo e così distrattamente da non accorgersi che lo sguardo dei suoi diversi occhi era andato incrociandosi, sdoppiando la miriade di cristalli e urne che ne riempivano gli scaffali, sfocandoli e rendendola un ammasso di forme e colori indistinguibili. Fu lo sguardo provocatorio e malizioso del prefetto a farlo rinvenire, a far sì che il Caposcuola strizzasse gli occhi per riprendere il controllo dei suoi sensi; egli aveva deciso di seguire l’invito disinteressato del suo superiore sedendosi di fronte a lui, non dopo essersi protratto a lungo nella sua osservazione. Solitamente Patrick Swan non era uno che badava agli sguardi indiscreti della gente, soprattutto in seguito all’ondata di celebrità che le sue cariche avevano portato negli anni: aveva imparato a non voltarsi non appena gli studenti più discoli nascondevano le pasticche vomitose, a ignorare le lusinghe ogni volta che le ragazze lo indicavano affascinate, a sopportare gli sguardi invidiosi dei membri incattiviti delle casate perdenti. Eppure c’era qualcosa in quegli occhi nocciola che sembravano sondare il suo corpo alla ricerca di una piccola fessura in cui insinuarsi per osservarlo nel profondo, quella parte di sé che aveva avuto il coraggio di mostrare solo ad Emy e che lei aveva ritenuto figlia dell’alcol. Così il Caposcuola non poté che ricambiare tali sguardi, cercando di trasmettere un qualche segnale d’allerta, che convincesse il Tassorosso a smetterla prima che si facesse male, prima che fosse lui a penetrare nel suo cervello.

Noia? Si annoia solo chi non pensa.

Rispose con tono serafico e quasi solenne, poi sorrise, di nuovo.
Poteva essere così beffardo il destino? Ancora non aveva digerito i riscontri negativi causati dal brusco calo delle sue difese e già quest’ultimo lo esponeva a nuova ed affascinante minaccia. Patrick si richiese perché Grindelblack non lo temesse, non nutrisse disagio nel confrontarsi con il suo sguardo serio e distaccato, quasi privo di vita e malinconico quella sera; dover trascorrere diverse ore tormentato dai rimorsi e dal volto di Emy che sembrava comparire in ogni angolo non sarebbe potuto essere più difficile, se il prefetto non avesse smesso di aiutarla in maniera assolutamente involontaria e casuale. Decise allora che anche quella sera avrebbe giocato d’anticipo, avrebbe lenito ulteriormente i suoi sensi per non sentire dolore, per impedire al passato di divorare il presente, risvegliandolo solo nel futuro. Con un gesto della bacchetta evocò una decina di bottigliette del suo nettare divino, verde come le foglie del giardino dell’Eden; così la Vulcanomenta che conservava segretamente nel suo baule si materializzò nello stanzino, infrangendo nello stesso tempo una dozzina di regole che solitamente era suo dovere far rispettare. Aveva perso una fetta della sua preziosa integrità di Caposcuola, ma poco gli importava, nessuno sapeva che essa era immensa rispetto ad un’idea definita di morale che il giovane aveva progressivamente rifiutato.

Che c’è? Ne vuoi una?

Quella domanda scappò dalle sue labbra senza egli potesse impedirlo. Che fosse un tentativo del suo inconscio di mettere proprio agio il prefetto? Una sola volta aveva offerto la Vulcanomenta al prossimo, i ricordi cominciarono a riaffiorare lentamente e a bruciare: con un gesto rapido afferrò una bottiglia e la porse al compagno, mentre l’altro braccio portava la vivanda alle sue labbra, l’ardore dell’alcol avrebbe lentamente spento quello dei suoi pensieri, tenendoli legati, rinchiusi in quell’angolo di anima che ora dopo ora sembrava nutrirsi di se stessa, provocando dolore e sofferenza.


Edited by Patrick Swan - 9/1/2013, 01:00
 
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view post Posted on 14/1/2013, 23:55
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Il dubbio tornò puntualmente ad insinuarsi nella mente del ragazzo, allertandolo sulla difficoltà che avvertiva nel portare avanti quella sorta di impresa. Le risposte del caposcuola, sebbene paressero sofferte, non lasciavano trasparire un minimo di insicurezza o disagio. Il gioco di sguardi scemò per un istante, ma il suo continuava imperterrito a fissare l'espressione combattuta del coetaneo. Per quanto si sforzasse non riusciva ad eludere la barriera che sostava fra la mente dell'uno e dell'altro, malgrado la stessa apparisse sottile come un velo, quasi fra i due si fosse instaurata un'insperata affinità.
*Hai trovato pane per i tuoi denti.* Ebbene sì, percepiva quella consapevolezza troppo evidentemente perchè potesse allontanarla... e, senza riuscire a capacitarsene, gli piaceva. Non un piacere ordinario, ma incompleto, un senso di appagamento contaminato dall'incertezza e dal timore. Paura che il suo animo emergesse agli occhi di quel qualcuno.
- Noia? Si annoia solo chi non pensa. - Quella frase smosse qualcosa nella sua mente, ormai rassegnatosi a non ricever risposta alla precedente domanda. Il pensiero infierì notevolmente sulla fermezza del ragazzo, facendo crollare l'ultima resistenza che gli aveva permesso di sentirsi libero da qualsiasi legame con la persona lì di fronte. Nessun segno di cedimento, tuttavia, si palesò sul suo volto. La sua espressione si limitò a raggelarsi un tantino, lasciando che l'impostazione carica di artificio e allusività si dissolvesse in parte, perdendo così credibilità.
Continuava involontariamente ad accogliere i segnali trasmessi dal ragazzo, sovrapponendoli al desiderio sempre più debole di tener chiuse le porte del suo animo. Ogni movimento, ogni sguardo ed ogni parola proferita alimentavano la soggezione che lo inchiodava in quella posizione.
« Una condizione impossibile... »
Diede un tono ai suoi pensieri con l'inaspettata convinzione di esserne soddisfatto, di averlo desiderato. Avrebbe voluto esporsi in maniera diretta, dar voce alle sue sensazioni e scoprire di esser ricambiato... ma sottovalutare il suo lato riservato era equivalso ad auto-illudersi. Necessitava di una spinta, un mezzo che gli permettesse di chiarire i suoi quesiti senza attendere oltre. Rivolse un sorriso spento alla scena che si stava svolgendo dinanzi, e osservò il gesto compiuto dal ragazzo, sull'orlo della sopportazione. Con un leggero tintinnio, svariate bottigliette ricolme di un liquido smeraldino si materializzarono sull'angusto pavimento di roccia. Una sorta di campanello d'allarme gli permise di intuire quale fosse il senso di quella scelta, ed un'anomala ondata di calore gli pervase il petto. Il perchè di quella reazione era chiaro, ma il prefetto non poteva credere di star abbassandosi a tanto pur di ottenere ciò che bramava. L'invito di Patrick arrivò propizio, la mano avida del prefetto si protese senza esitare e strinse le dita attorno al vetro lucido. In condizioni normali, molto probabilmente, sarebbe stato travolto da un fiume di pensieri e premeditazioni, ma in quel momento la passione predominò. Le labbra sfiorarono il collo della bottiglia e attesero impazienti di esser bagnate dal liquido, mentre il forte odore di alcol cominciava ad investire l'olfatto elevando all'estremo tutti i sensi. Lentamente il sapore della bibita prevalse su qualsiasi altra percezione, la freschezza della menta in contrasto con l'ardore dell'alcol vennero accolti dal suo corpo come un elisir ammaliante. Lo sguardo alla ricerca del ragazzo, molto presto avrebbe assunto una diversa sfumatura. Staccò le labbra a fatica, completamente assoggettato dal forte richiamo della bevanda, e attese silenzioso che il processo venisse innescato.
Se non fosse stato il mezzo, avrebbe contato sulla condizione.

 
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view post Posted on 22/1/2013, 17:58
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Non appena le labbra del Caposcuola si erano schiuse per proferire tale inconscio e fuggente invito, fu una sensazione di stupore a prendere il sopravvento, lasciando che il ricordo della serata a Villa Scott lentamente svanisse, trascinato via dal fluire della Vulcanomenta attraverso la sua gola e fino al suo ventre, dove la rigenerante freschezza veniva sostituita da un inebriante calore.

Una condizione impossibile...

La risposta secca e concisa del Tassorosso scosse il Corvonero nel profondo, egli rimase per un istante impietrito e piacevolmente sconvolto, non credeva che potesse esistere al mondo capace di rispondergli con le giuste parole, con quella breve ma perfetta frase. Era dannatamente vero, la natura umana privava gli uomini della facoltà di non pensare ed anche quando questi ultimi credevano di aver svuotato la mente da ogni preoccupazioni, essi non potevano fare a meno di riflettere sul fatto che ci fossero riusciti. Nemmeno nel sonno essi erano immuni da tale condizione, continuavano a rimuginare sulla vita passata, su desideri e aspettative rivivendole nei sogni che se non erano incubi, non rimanevano altro che amare illusioni. Chi si celava dietro quegli occhi nocciola e quello sguardo a tratti persuasivo, a tratti inquisitore? Possibile che dietro a tale piacevole fisicità si nascondesse animo tanto contorto e turbato quanto quello del Corvonero? La sua osservazione disinteressata improvvisamente si riempì di interesse, come se con i suoi occhi potesse lacerare le carni ed arrivare al nucleo della persona che gli sedeva d’innanzi. Nonostante Patrick fosse impegnato a bere, egli non poté far a meno di ignorare e percepire l’avida stretta del Tassorosso che, come se non stesse aspettando altro, parve volergli strappare via dalla mano il suo nettare. Le dita del ragazzo, si sovrapposero a quelle del Caposcuola, creando un piccolo e inziale contatto fisico che nella sua breve durata permise al Corvonero di nutrirsi di altre sensazioni ed impressioni, era forse quella la chiave che desiderava? Bastava un tocco per spalancare con forza quelle porte? Perché egli non aveva esitato nel accettare simile offerta? Per quale motivo non aveva manifestato nessun stupore ed alcuna riluttanza di fronte a tale irregolarità, soprattutto quando il misfatto veniva compiuto da un Caposcuola? Nel porsi queste domande, Patrick non negò al suo compagno un ulteriore sguardo: lo vide bere, assaporare per la prima volta la vivanda dal cui gusto fresco e coinvolgente lui stesso era stato travolto. Quando il freddo nelle fauci si unì all’ardore dello stomaco e continuare a bere divenne insopportabile, il Corvonero abbassò la bottiglia riportandola all’altezza del suo petto, aprendo i polmoni e nutrendosi di nuova gelida aria; istintivamente si pulì la bocca con il dorso della mano, senza staccare gli occhi dal Tassorosso, in uno sguardo che chiunque avrebbe definito provocatorio e provocante. A testimonianza del fatto che a stomaco vuoto l’alcool già cominciasse a far effetto, il ragazzo dagli grigi ora lucidi sollevò il suo nettare verso l’alto invitando con lo sguardo il prefetto a brindare con lui; nessuna parola fu pronunciata, le sue pupille sarebbero state sufficienti a trasmettere la dose necessaria di sarcasmo. Fu quando esse tornarono a fissare la bocca del Tassorosso che un nuovo sentimento cominciò a scorrere nelle sue vene, possibile fosse così egoista da volerle tutte per se? In realtà, avrebbe voluto possedere il ragazzo, averlo tra le sue mani per riuscire a comprenderlo, rigirarlo tra i suoi palmi come un cubo di Rubik, ordinando ogni piccola sfaccettatura per arrivare ad un risultato chiaro e soddisfacente. Scosso da quell'inaspettato brivido, la sua bottiglia sfuggì dalla sua presa, rimbalzando al suolo senza rompersi ma riversando tutto il suo contenuto sulla divisa del Corvonero, fino a quel momento candida. La camicia assunse la tipica colorazione verdastra della Vulcanomenta e fradicia si adagiò sul petto del ragazzo che nonostante tutto non aveva mosso il suo sguardo. Ci vollero alcuni secondi affinché Patrick realizzasse quanto accaduto, imbarazzato dalla vicenda e dai pensieri che avevano offuscato la sua mente lucida, egli si ritrasse facendo di che i suoi occhi potessero valutare l’entità del danno.

 
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view post Posted on 1/2/2013, 00:27
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Lentamente la visuale del ragazzo parve assumere una colorazione più vivida, i margini persero consistenza e le tinte divennero sature nei punti focali della scena che mirava. Fu come se l'alcol avesse imposto un filtro alla sua vista: ciò che Paul percepiva di fronte a sè era una realtà distorta, la sua personale realtà. Gli occhi riuscivano a soffermarsi su due soli obiettivi, due fuochi attorno ai quali orbitava il suo desiderio. La bottiglia semivuota abbandonò il contatto con le labbra umide, mentre la sagoma del corvonero si distingueva dal resto dello sfondo, accesa di - non più latente - passione.
Il bruciore, a tratti insopportabile, del liquido fluito giù per la gola era ormai divenuto un bene di valore inestimabile, di cui necessitava per sentirsi libero di proseguire. Ogni tratto di indecisione parve evaporare dalla sua mente, mentre l'ultimo briciolo di sofferto controllo abbandonava la sua espressione.
Vantava finalmente un pretesto per poter lasciarsi andare, assecondare le sue sensazioni e commettere quei passi che, tentatori, lo avevano quasi intimorito. Ed il primo, che sin dai primi intensi sguardi si era arpionato al petto soffocandolo, era il desiderio di vicinanza. Ignaro di come quel gesto sarebbe risultato ad un esterno, ma non per questo poco convinto, staccò la schiena dalla gelida pietra e si sporse leggermente in avanti, lasciando che a colmare il suo quadro visivo fosse il profilo del ragazzo.
Se qualche minuto addietro si era stupito di quanta comprensione si instaurasse ad ogni loro scambio di sguardi, e di conseguenza aveva anteposto la sua individualità al contatto diretto, ora era pronto ad abbattere qualsiasi barriera dettata dall'autocontrollo. Seguì i movimenti del compagno, trovando malizia persino nell'atto di farsi scivolare il recipiente dalle dita, ed un'ondata di calore si originò dal petto, percorrendo gli arti e formicolando sui palmi delle mani.
L'insana voglia di bruciare ogni distanza, ormai lontana dall'abbandonare il suo corpo e la sua mente, divenne ancora più opprimente quando il contatto visivo fra i due venne bruscamente interrotto. Ridusse notevolmente lo spazio che divideva i loro corpi, ed in breve potè percepire il suo calore sfiorargli la pelle, un imprescindibile magnetismo attrarlo come una calamita ed alimentare il fuoco divampato dentro di sè.
E poi, quasi volesse assicurarsi di aver soffocato persino l'ultimo rimasuglio di coscienza, portò in alto il calice, imitando il gesto del ragazzo, e annegò l'autocontrollo mandando giù l'ultimo sorso di bevanda. Senza staccare gli occhi da quei lineamenti dannatamente attrattivi, sorrise eloquente in risposta al suo improvviso distaccarsi e, spinto dal solo istinto, con un'unica mossa allungò il braccio e liberò il bicchiere dalla sua smaniosa presa. L'impatto del vetro con la pietra risuonò nello stanzino, e come un segnale sancì l'avvicinarsi di un nuovo inizio.
Un inizio privo di riserbo, pudore ed esitazioni; la parte cruciale dell'impresa che aveva deciso di affrontare, contro ogni sua aspettativa. Abbandonatosi agli ardori dell'alcol, desideroso per la prima volta di lasciar emergere il lato represso del suo essere, in cambio della soddisfazione suscitata da quel malizioso gioco. Era ormai vicino alla scoperta di una nuova faccia della sua natura, ed il rischio che comportava non faceva altro che alimentarne il piacere.

 
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view post Posted on 2/2/2013, 17:44
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- Deus ex Mazza -

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“Disinibizione ed Eccitazione. La persona appare più espansiva e disinibita, un senso di benessere la rende più euforica e iperattiva; l’autocontrollo tende a diminuire e ed un'inaspettata loquacità si sostituisce alla normale capacità di critica e di giudizio.“

Il Corvonero ricordava perfettamente le parole stampate sul libro di scienze del liceo, la sua memoria fotografica aveva scattato un istantanea di quella pagina e l’aveva fissata nella sua mente, come se ella, beffarda, sapesse che prima o poi Patrick sarebbe caduto vittima di Dioniso. Leggendo quei versi gli era sempre parso impossibile che la mente umana potesse cedere di fronte alla debolezza del corpo, alla timida ma immane potenza di una bevanda che, forte del suo fascino, dall’alba dei tempi trascinava gli esseri umani verso la propria rovina. In quel momento, in quello sgabuzzino, con quella compagnia, non poteva fare altro che arrendersi di fronte a tale piacevole potere, lasciare che esso fluisse dalle sue fauci attraverso la sua gola, che dallo stomaco passasse all’apparato circolatorio riempendone le vene ed arrivando al suo cervello dove, con prepotenza, aveva già cominciato a prendere il controllo. Non trovava resistenze, non lo faceva mai; indisturbato, prendeva in prestito le redini del corpo distribuendo ordini a destra e a manca, sconvolgendone la normale fisiologia; così gli occhi divenivano più lucidi, le guance più rosse, le labbra più calde, le carni più toniche e forti. Per Patrick, nessuna occasione era più adatta a mostrare a tutti la sua eccitazione nell’esperire il mondo, solitamente celata, e nello stesso tempo gettare la via la maschera dello studente modello, perdendo gradualmente ogni inibizione. In breve tempo, l’imbarazzo per essersi versato il liquido divenne voglia di provocare, seguendo quello che si rivelava essere sempre più un istinto primordiale e, in quanto tale, immune da ogni catena della ragione. La fredda bevanda che era entrata in contatto con il suo petto attraverso la non più candida camicia di cotone, si pose in acceso contrasto col calore che invece imperversava nel corpo del Corvonero, un gelo che, come la sua coscienza, non riusciva ad avere nessuna influenza sulle sue percezioni.
Nuovamente, il silenzio fu squarciato dall’infrangersi del vetro sulla pietra, un suono che ora pareva avere il sapore di un pensiero malizioso e non dell’ingenuo incidente che aveva fatto sì che il Caposcuola si sporcasse. Quest’ultimo alzò lo sguardo attirato come una calamità da tanto clamore e fu come se il sangue gli si fosse raggelato nelle arterie quando egli realizzò che la distanza che lo separava dal corpo del prefetto era notevolmente diminuita. Che lo stesse sfidando? Che il Corvonero non fosse stato l’unico a trarre piacere dall’intenso gioco di sguardi? Perché all’improvviso si sentiva nudo e addirittura voglioso di concedersi al Tassorosso, al suo sguardo e al suo tocco? Se in un primo momento Patrick si era limitato a scrutare davanti a lui con il capo chino, successivamente egli aveva erto la testa per fissare con fierezza il compagno, cercando negli occhi nocciola la risposta ai suoi quesiti; eppure, più egli cercava di inoltrarsi in quell’espressione, più si sentiva vittima di una sensuale provocazione e destinatario di un piccante invito. In un istante, il desiderio di avere tra le mani la mente del Tassorosso divenne pura necessità di possederne il corpo, come se l’unico modo per accedervi fosse consumarne le carni che vi stavano attorno. Lo sguardo del prefetto, le sue labbra ancora bagnate dalla Vulcanomenta, i suoi lineamenti decisi divennero il punto focale attorno al quale ruotavano le attenzioni del Corvonero che, come ipnotizzato da tale visione, si era isolato dal mondo. I suoi pensieri presero vita manifestandosi sotto forma di un inesorabile calore che si diffuse dal petto lungo tutti gli arti, coinvolgendolo in un brivido sottile; il suo cuore accelerò repentinamente, battendo così intensamente da rimbombare nella gola del ragazzo. Istintivamente il Caposcuola infilò le dita della mano sinistra tra il suo collo e la stretta camicia, ormai quasi trasparente, come se all’improvviso ella desiderasse strozzarlo; lentamente cominciò a sbottonarla dall’alto, fermandosi solo quando il Tassorosso fu in grado di assaporare con gli occhi il suo petto. Libero da tale illusoria pressione, Patrick sondò con l’altra mano il pavimento attorno a lui, fin quando la sua pelle non entrò in contatto con la fredda superficie di un’altra bottiglietta. Staccando poi la sua schiena dalla fredda parete, si avvicinò pericolosamente a Paul e ricongiunse la sua bocca al freddo vetro sollevando, dato la minima distanza, il recipiente affiancandolo al capo del prefetto, in modo che la sua mano potesse sfiorarne l’orecchio e i capelli. Non soddisfatto da quel primo contatto, il fluire della Vulcanomenta diede a Patrick il coraggio di insinuare la mano libera lungo il fianco del prefetto, come se in qualche modo volesse attirarlo a sé e impedirgli di scappare. Quando poi il bruciore causato dall’alcol divenne insopportabile, il caposcuola smise di bere lasciando che il suo braccio si poggiasse sulla spalla del compagno.

Ne vuoi ancora?

Travolto da un tornado di nuovi istinti, pulsioni e sensazioni, il Caposcuola sfiorò con le sue labbra l’orecchio del Tassorosso sussurrando quelle parole con un tono di voce caldo e provocante, ironico ma desideroso di avere più di quanto già si fosse preso. Chiuso in quello stanzino si sentiva paradossalmente libero di essere ciò che voleva, in quel momento aveva scelto di lasciarsi travolgere dalla situazione, assecondando quella che si era rivelato essere un irrefrenabile e appassionato desiderio.
 
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view post Posted on 22/2/2013, 19:57
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Il Fato

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Sospetto, arrendevolezza e poi, infine, conoscenza.
Una conoscenza diversa, tuttavia, quella che i due ragazzi stavano intraprendendo. Una comprensione non solo reciproca, ma anche dei propri intimi desideri.
Ad alimentare tutto questo, la situazione che il Fato aveva ardito tra loro; buio, luogo angusto e noia avevano contribuito a rivelarsi infine come complici di quel gioco perverso, quasi li avessero guidati involontariamente come conseguenza naturale.
Le maschere si andavano frantumando, cadendo a terra come il tintinnio della bottiglia del Corvonero sul pavimento di pietra. Due ragazzi apparentemente distanti, ma al contempo così affini. Sguardi e parole sussurrate intessevano i fili di un rapporto fuori dall'ordinario, un rapporto che mai e poi mai i due avrebbero mai immaginato di intraprendere.
Ma questo, quanto ancora poteva durare, lasciandoli liberi di sondare così le proprie passioni nascoste, senza freni alcuni?
Ancora poco. E ciò che di lì a poco sarebbe accaduto avrebbe permesso ai due di conoscere qualcos'altro, un segreto che il Prefetto Tassorosso non poteva neanche immaginare, ritrovandosi per la prima volta a ri-conoscersi.
Successe tutto velocemente, così all'improvviso che nel ricordarlo Paul non avrebbe saputo dire come, quando e perché.
Mentre la mano del Corvonero si insinuava, avida, sul fianco del ragazzo, e il suo respiro solleticava il lobo del suo orecchio, Paul venne scosso da un lungo, glaciale brivido, mentre in contrapposizione il sangue delle sue vene ribolliva.
Piacere? Forse, inizialmente. L'emozione del calore altrui, l'eccitazione di un proseguo proibito. Ma poi? Era davvero piacere?
No.
Era dolore.
Una fitta intensa lo trapassò da parte a parte, come una freccia scoccata e infissa nel suo lobo temporale, lasciando che un gemito soffocato prendesse vita sulle sue labbra, le stesse che tanto avevano tentato il Caposcuola.
Impossibilitato a tenerli aperti, gli occhi di Paul si chiusero e il respirò si affannò mentre qualcosa cambiava, mutava.
Quelle emozioni contrastanti, quel comportamento mai tenuto prima verso estranei, sconvolsero Paul con la potenza di potenti scariche elettriche. I bulbi oculari bruciavano come in fiamme, come se di lì a poco avrebbe pianto sangue in una distorta imitazione di una qualche icona sacra cristiana.
Stava forse impazzendo? Era ubriaco e stava dunque sognando, perso tra gli effluvi dell'alcol?
No, affatto. Il dolore e la confusione erano forti e tangibili e si mescolavano tra loro, percorrendolo sinuosi come poco prima aveva fatto la mano di Swan.
Poi, così com'era iniziato, il dolore passò lasciando dietro di sé soltanto un ragazzo affannato, rannicchiato, il cuore martellante e la testa confusa.
Cos'era stato?
Negli occhi di Paul —e non metaforicamente né poeticamente— si celava la risposta e avrebbero reso partecipe a quella follia anche il Caposcuola, ignaro spettatore nonché innesco involontario di quella metamorfosi.
Pur non potendolo comprendere, almeno non visivamente per il momento, il Tassorosso percepì, capì che era cambiato qualcosa in lui.
D'un
carminio rosso le sue iridi bruciavano, quasi volessero riflettere la passione che per un istante aveva bruciato dentro di lui.
Lucenti, di una sfumatura tra il magenta ed il rosso, i suoi occhi rilucevano alla luce tenue del Lumos, di natura misteriosa e sconosciuti ed estranei persino dal loro possessore.

Era giunto il momento, per Paul, di conoscere cosa si celasse dietro quella sua maschera impassibile, sconvolta e mutilata da quei sentimenti.
Di scoprire un lato di sé che mai e poi mai avrebbe immaginato.


METAMORFOMAGUS INESPERTO
Preso dall'ira, accecato dalla rabbia, imbarazzato da un bacio, distrutto dalla depressione, o pazzo di gioia per una battuta dei fratelli Weasley, gli elementi più semplici e visibili di un qualsiasi metamorfomagus possono variare (solitamente occhi e cappelli) raggiungendo tonalità che rispecchino il suo stato d'animo. Ci sono anche casi particolari, in cui il metamorfomagus inesperto cambia quasi tutto di sè, sopratutto in situazioni in cui la paura e la voglia di non farsi notare siano all'apice, come in alcune QUEST. Usabile solo una volta per l'intera durata di una quest. Richiede un post di concentrazione/motivazione prima dell'attuazione.
Si rammenta che per OGNI livello di metamorfomagus, anche l'esperta, la trasformazione è accompagnata da dolore fisico.


Edited by Master Adepto - 27/2/2013, 12:59
 
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