| “Disinibizione ed Eccitazione. La persona appare più espansiva e disinibita, un senso di benessere la rende più euforica e iperattiva; l’autocontrollo tende a diminuire e ed un'inaspettata loquacità si sostituisce alla normale capacità di critica e di giudizio.“
Il Corvonero ricordava perfettamente le parole stampate sul libro di scienze del liceo, la sua memoria fotografica aveva scattato un istantanea di quella pagina e l’aveva fissata nella sua mente, come se ella, beffarda, sapesse che prima o poi Patrick sarebbe caduto vittima di Dioniso. Leggendo quei versi gli era sempre parso impossibile che la mente umana potesse cedere di fronte alla debolezza del corpo, alla timida ma immane potenza di una bevanda che, forte del suo fascino, dall’alba dei tempi trascinava gli esseri umani verso la propria rovina. In quel momento, in quello sgabuzzino, con quella compagnia, non poteva fare altro che arrendersi di fronte a tale piacevole potere, lasciare che esso fluisse dalle sue fauci attraverso la sua gola, che dallo stomaco passasse all’apparato circolatorio riempendone le vene ed arrivando al suo cervello dove, con prepotenza, aveva già cominciato a prendere il controllo. Non trovava resistenze, non lo faceva mai; indisturbato, prendeva in prestito le redini del corpo distribuendo ordini a destra e a manca, sconvolgendone la normale fisiologia; così gli occhi divenivano più lucidi, le guance più rosse, le labbra più calde, le carni più toniche e forti. Per Patrick, nessuna occasione era più adatta a mostrare a tutti la sua eccitazione nell’esperire il mondo, solitamente celata, e nello stesso tempo gettare la via la maschera dello studente modello, perdendo gradualmente ogni inibizione. In breve tempo, l’imbarazzo per essersi versato il liquido divenne voglia di provocare, seguendo quello che si rivelava essere sempre più un istinto primordiale e, in quanto tale, immune da ogni catena della ragione. La fredda bevanda che era entrata in contatto con il suo petto attraverso la non più candida camicia di cotone, si pose in acceso contrasto col calore che invece imperversava nel corpo del Corvonero, un gelo che, come la sua coscienza, non riusciva ad avere nessuna influenza sulle sue percezioni. Nuovamente, il silenzio fu squarciato dall’infrangersi del vetro sulla pietra, un suono che ora pareva avere il sapore di un pensiero malizioso e non dell’ingenuo incidente che aveva fatto sì che il Caposcuola si sporcasse. Quest’ultimo alzò lo sguardo attirato come una calamità da tanto clamore e fu come se il sangue gli si fosse raggelato nelle arterie quando egli realizzò che la distanza che lo separava dal corpo del prefetto era notevolmente diminuita. Che lo stesse sfidando? Che il Corvonero non fosse stato l’unico a trarre piacere dall’intenso gioco di sguardi? Perché all’improvviso si sentiva nudo e addirittura voglioso di concedersi al Tassorosso, al suo sguardo e al suo tocco? Se in un primo momento Patrick si era limitato a scrutare davanti a lui con il capo chino, successivamente egli aveva erto la testa per fissare con fierezza il compagno, cercando negli occhi nocciola la risposta ai suoi quesiti; eppure, più egli cercava di inoltrarsi in quell’espressione, più si sentiva vittima di una sensuale provocazione e destinatario di un piccante invito. In un istante, il desiderio di avere tra le mani la mente del Tassorosso divenne pura necessità di possederne il corpo, come se l’unico modo per accedervi fosse consumarne le carni che vi stavano attorno. Lo sguardo del prefetto, le sue labbra ancora bagnate dalla Vulcanomenta, i suoi lineamenti decisi divennero il punto focale attorno al quale ruotavano le attenzioni del Corvonero che, come ipnotizzato da tale visione, si era isolato dal mondo. I suoi pensieri presero vita manifestandosi sotto forma di un inesorabile calore che si diffuse dal petto lungo tutti gli arti, coinvolgendolo in un brivido sottile; il suo cuore accelerò repentinamente, battendo così intensamente da rimbombare nella gola del ragazzo. Istintivamente il Caposcuola infilò le dita della mano sinistra tra il suo collo e la stretta camicia, ormai quasi trasparente, come se all’improvviso ella desiderasse strozzarlo; lentamente cominciò a sbottonarla dall’alto, fermandosi solo quando il Tassorosso fu in grado di assaporare con gli occhi il suo petto. Libero da tale illusoria pressione, Patrick sondò con l’altra mano il pavimento attorno a lui, fin quando la sua pelle non entrò in contatto con la fredda superficie di un’altra bottiglietta. Staccando poi la sua schiena dalla fredda parete, si avvicinò pericolosamente a Paul e ricongiunse la sua bocca al freddo vetro sollevando, dato la minima distanza, il recipiente affiancandolo al capo del prefetto, in modo che la sua mano potesse sfiorarne l’orecchio e i capelli. Non soddisfatto da quel primo contatto, il fluire della Vulcanomenta diede a Patrick il coraggio di insinuare la mano libera lungo il fianco del prefetto, come se in qualche modo volesse attirarlo a sé e impedirgli di scappare. Quando poi il bruciore causato dall’alcol divenne insopportabile, il caposcuola smise di bere lasciando che il suo braccio si poggiasse sulla spalla del compagno.Ne vuoi ancora? Travolto da un tornado di nuovi istinti, pulsioni e sensazioni, il Caposcuola sfiorò con le sue labbra l’orecchio del Tassorosso sussurrando quelle parole con un tono di voce caldo e provocante, ironico ma desideroso di avere più di quanto già si fosse preso. Chiuso in quello stanzino si sentiva paradossalmente libero di essere ciò che voleva, in quel momento aveva scelto di lasciarsi travolgere dalla situazione, assecondando quella che si era rivelato essere un irrefrenabile e appassionato desiderio.
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