Spirito e tempesta, convocazione della prefetta Lockhart

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view post Posted on 13/9/2012, 16:05
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Le scale fino al quarto piano non le erano mai sembrate così lunghe. Aveva percorso la maggior parte degli scalini tenendosi la testa fra le mani, ignorando i quadri chiacchieroni e i ragazzini nei paraggi. Un fantasma si era offerto persino di darle una "mano", un'offerta davvero lodevole da parte sua. Mya semplicemente l'aveva liquidato ed aveva continuato impassibile, fino all'ufficio dei caposcuola.
Arwen non l'aveva mai chiamata con così tanta fretta, solitamente le rivolgeva due parole nell'ora di pranzo o in sala comune, e se c'era da discutere lo facevano anche privatamente nelle loro stanze. Ma quella lettera era stata chiara. C'era qualcosa che non andava, e non era nemmeno difficile da identificare. Le clessidre al piano terra erano un segno evidente dello sfacelo in cui stava riversando Tassorosso. E Mya in parte se ne sentiva colpevole.
Arrivò alla porta, osservando la targhetta davanti ai suoi occhi.
Ricordò la prima volta che era stata lì, di come non era riuscita nemmeno a leggere i nomi sopra riportati tanto era una nanerottola. Il tempo era davvero passato tanto in fretta? Sollevò la mano e picchiettò due volte sul pesante legno.
Attese qualche attimo, poi si annunciò.
- Sono la prefetta Lockhart, mi trovo qui su convocazione della signorina Haryin -
La testa pulsava paurosamente, ma avrebbe retto ancora.
E poi incontrare Arwen era un piacere, più che un obbligo. Per quanto il loro rapporto fosse sempre stato pacato e rispettoso, senza mai aver avuto slanci di affetto plateali, le due ragazze erano vicine. Più di chiunque altro. E questo per Mya era stato un vero sostegno negli anni ad Hogwarts.
Ripensò ad un giorno di primavera sulle rive del lago nero. Sorrise.


Non ho potuto far di meglio çwç
 
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view post Posted on 14/9/2012, 12:24
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Macchie. La linea scura si contorceva sul velluto fino a disperdersi in tanti minuscoli punti, infestando la distesa purpurea con la sua macabra ombra. Nulla più di un alone informe, una misera imperfezione dimenticata. Un'inezia.
Prese il suo fazzoletto di lino, intinse appena un angolo nel suo bicchiere d'acqua, e lo strofinò piano sulla zona incriminata. Quello sporco infetto aveva tutta l'aria di volerle dare fastidio. Era rimasto lì tutta la mattina, ancorato provocatoriamente alla sua scrivania, beatamente insensibile alle sue occhiate malevole. Subdolo e impuro. Come tutto ultimamente.
Sfregò con più forza. Una zona artificialmente chiara si allargò sotto il suo dito, lì dove fino a poco prima vi era stata una macchia sul velluto rosso, ed ora non vi era più nemmeno il velluto.
Sospirò buttando malamente via il fazzoletto. Volse invece lo sguardo sul resto dell'Ufficio misericordiosamente vuoto. Un tempo le sarebbe parso strano, perfino buffo, di poterlo chiamare il "suo" Ufficio. Di certo non avrebbe mai creduto che diventare Caposcuola le avrebbe procurato tante preoccupazioni.
Lo sguardo cadde nuovamente, irresistibilmente, sulla scrivania sotto di sé, ma questa volta non poté evitare di vedere i rapporti che aveva davanti. Desiderò di aver notato qualche altra macchia, a costo di rovinare l'intera tappezzeria per non aver lasciato quel compito ai più che ben disposti Elfi del Castello.
Già, gli Elfi. Ormai la piccola creatura che aveva inviato doveva essere giunta a destinazione. Mya doveva aver ricevuto il messaggio. Lo stomaco si strinse in una morsa involontaria: si odiava per il tono formale con cui l'aveva convocata, ma si odiava soprattutto per il motivo per cui l'aveva fatto. Dopotutto, la colpa non poteva certo essere di nessun altro all'infuori di se stessa. Eppure, in ogni caso e a prescindere dal colpevole, ora urgeva soprattutto una soluzione. Nessuno meglio di Mya. Perché se anche non avesse avuto idee a sua volta, non avrebbe potuto avere al suo fianco amica migliore.
Sollevò il rapporto.


"La sottoscritta Carmela A. Black, Caposcuola Serpeverde, riporta di seguito quanto accaduto in data..."


Abbassò il rapporto. L'aveva già letto. Non aveva voglia di deformare il viso in una piega amara, non ora.
Si alzò, tesa dalla sfibrante attesa. L'Ufficio non le era mai parso così piccolo, quasi claustrofobico. In fondo, camminare non aveva senso. Forse era meglio concentrarsi sulla rabbia. A cosa sarebbe servita, non lo sapeva neanche lei.
Mancava ancora qualcosa. E improvvisamente capì. Il passo incerto si trasformò silenziosamente mentre copriva deciso il breve spazio che la separava dalla cassettiera. L'aveva archiviato lei stessa, sapeva che era lì. Un'altra tessera del mosaico, un'altra macchia alla sua carriera. Ma non c'era fazzoletto inumidito che potesse eliminarla.

Toc, toc. Il cuore perse un colpo. Così presto? Quel semplice bussare le fece capire quanto in realtà fosse nervosa. Avrebbe potuto essere Mya. Doveva essere lei. Era Mya.


- Avanti. -

Un filo di emozione serpeggiò lungo la parola. Rabbia e gratitudine si contendevano il primo approccio. Per quanto avesse intimamente agognato di vederla, desiderò di non averla chiamata. Ma la macchia non sarebbe andata via soltanto perché lei lo desiderava.

 
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view post Posted on 24/9/2012, 10:55
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Dopo il ritmico colpo che annunciava il suo arrivo seguì un piccolo silenzio, che lasciò Mya ancora più confusa. Forse Arwen non c'era, forse l'ufficio era vuoto, forse le aveva dato appuntamento in un altro posto e lei, per la fretta, non aveva letto bene. Provò a ricordare le poche parole scritte sul foglietto lasciato sul comodino, ma una nuova stilettata feroce le trapassò la testa. Si poggiò con la mano sinistra sullo stipite della porta, usandola poi come appoggiò per la fronte. Emanava calore, un po' come le guance. Intanto una voce era giunta oltre alla porta, invitandola ad entrare. Anche se mitigata dal legno, il timbro elegante di Lei era inconfondibile.
Si risollevò, facendo forza sulla maniglia e discostando l'uscio. Aveva preso un profondo respiro ed era entrata. Se era stata convocata era per qualcosa di importante, non avrebbe permesso a quello stupido malessere di interferire. Appena fu dentro, si richiuse la porta alle spalle e proseguì con passo deciso verso la compagna.
- Buon pomeriggio... -
Si guardò un momento attorno. Erano sole, avrebbe potuto fare a meno dei formalismi? Spesso si domandava quale era il tono giusto da utilizzare, il contegno, un certo rispetto. Quasi quei ruoli fossero semplicemente serviti a creare un'ulteriore barriera fra loro. Un colpo di tosse la sorprese, ma Mya fu abbastanza scaltra da mimetizzarla con una schiarita di voce, con la quale avvicinarsi al discorso bollente.
- Immagino non sia per un thè... -
Disse scherzosamente, quasi cercando di emulare la se stessa di un tempo. Troppe cose non erano andate come dovevano, e per quanto fosse difficile da ammettere per il suo orgoglio, troppe partivano da lei.

voglio essere sincera, al 100%
...avevo rimosso la role dalla mente x°D
 
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view post Posted on 13/10/2012, 16:42
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Qualcosa si incrinò mentre osservava l'esile familiare figura venire avanti. Era come osservare un ricordo, terribilmente dolce, e malinconico a un tempo. Le parve di poter sfiorare qualcosa di sommessamente bello, una scena già vissuta e dimenticata, rubata, ma che un tempo era stata sua.
La mano, ferma a mezz'aria, si protendeva con insistenza nell'atto incompiuto, verso la cassettiera.


- Vorrei davvero che fosse un buon pomeriggio -

Troppo duro, troppo freddo. La voce sgorgava ruvidamente dalla sua bocca, rendendo più amare le parole e dolenti le sue labbra. Avvertiva nell'aria l'imbarazzo, un'esalazione velenosa che stordiva l'intelletto.
Non poteva permetterselo.
C'era rabbia, nel suo cuore, persino vergogna. Poteva forse contaminare di lieti discorsi quella sua atroce voglia di odio? In un altro luogo, magari, in un altro tempo. Non lì, non con lei.


- Dici bene, temo si tratti di qualcosa di molto più...pressante. -

Capì che poteva apparire come un rimprovero personale.
La fastidiosa punta del rimorso la ferì senza riguardi, al centro della sua vulnerabilità e del suo ego. E mentre la sua coscienza si sgretolava, la maschera sul suo viso prese il sopravvento.


- In effetti, come penso avrai inteso dall'urgenza della convocazione, c'è qualcosa di cui vorrei discutere con te, e che ho paura non possa più essere rimandata. Ho ricevuto diversi rapporti negli ultimi mesi, notizie più o meno attendibili: ma ciò che emerge nel complesso è particolarmente allarmante -

La mano cadde, mortalmente pallida, svuotata d'ogni forza.
Avvertiva sul petto l'immenso peso di un simile approccio, il tocco gelido di un tradimento mai consumato, la morsa sanguinante di una gratitudine delusa, l'orgoglio mortificato, l'affetto sconfitto e avvilito.
Le prime parole avevano sancito il corso dell'incontro, la Caposcuola era innanzi al Prefetto della sua Casa. Ed ora che la gola si era schiusa alle prime martellanti pene, un filo d'impazienza venava il suono calibrato della sua voce.


- Vorrei che leggessi questo e mi dicessi cosa ne pensi -

Poco più di due o tre passi per raggiungere nuovamente la scrivania e sollevare il rapporto abbandonato solo qualche minuto prima. Lo prese con cautela, con una sorta di mascherato ribrezzo, quasi sospettasse fosse coscientemente malevolo. Spiccavano tra i primi righi i nomi della Caposcuola Serpeverde e di Nina Bregovic, una Tassorosso del primo anno. Visita ad Hogsmeade senza permesso. Lo porse alla sua ospite con deliberata timorosa e solenne lentezza.
Cosa si aspettava da Mya? Non ne era certa. Che fosse davvero così sciocca da sperare in una istantanea soluzione? Qualcosa cui lei non avesse neppure pensato? E perché no?
Desideri, desideri, solo vani desideri. E la rabbia, un mostro accovacciato sulla calda lingua.


 
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