| La voce tutt'altro che debole si espanse richiamando magicamente la luce. Sostenuta dal braccio la bacchetta volgeva ora a un lato ora all'altro della stamberga estendendo il suo cono di luce ove maggiormente possibile. L'oscurità ne risultó scacciata. Una lieve penombra donó instabile ma pur sempre vantaggiosa visibilità. Il legno seguitava a crepitare sotto ogni suo passo, il Grifondoro incedeva inoltrandosi nella casa. Era solo fortuna questa apparente tranquillità? Le tetre pareti parevano avvolgerlo in un venefico abbraccio. Quali oscuri segreti, quali terribili orrori essi celavano? Sicuro di sé, per nulla pavido anzi motivato e devoto alla causa che lo aveva ivi condotto, Sirius ignorava qualsiasi segnale di pericolo. Non lo fermavano leggi, tradizioni. La ragione non guidava più ogni suo passo. Egli diventato l'uomo del cuore, dei sentimenti, delle passioni che sapevano dargli la gioia dell'essere vivo, il senso dell'esistenza, la ragione di quella caducità che lo attanagliava. Non aveva presidi a sua difesa, alcun filtro a setacciare quelle emozioni che egli aveva sempre rifuggito. Si sentiva avvolto in un meraviglio tepore, cullato dalla sicurezza a cui non voleva mai più rinunciare. Egli era vivo. E ne aveva bisogno. Non l'avrebbe mai lasciata. Proseguiva poi ecco l'incerto palesarsi ai suoi occhi. Non c'è buio senza luce, insicurezza senza certezza , chiarezza senza ignoto. Il volto di donna ai suoi occhi arrestó la ricerca. Capelli corvini, una veste bianca. Lo fissava. L'etereo sguardo si posava sul giovane Grifondoro. Il cuore gli martellava nel petto. Sorpresa, incredulità. Un fantasma, non poteva essere altro che un fantasma. Si interrogò sul ruolo che avesse nella casa, la cagione che l'avesse spinto a presentarsi proprio ai suoi occhi. Tergiversava, la bacchetta stretta nel pugno ancora illuminata. Nessuna azione. Immobile, quasi senza vita come la figura che gli ostruiva il passo. Solo il cuore tradiva la presenza di vita, forte in quel silenzio forzato, innaturale, cadenzato con la sua intrinseca ritmicità. *Tum...Tum....Tum...* La voce che sopraggiunse, tanto vicina eppure così lontana ai suoi orecchi, spezzó quella regolare ritmicità, gli raggeló il sangue che intanto si riempiva di adrenalina. Un avviso, un perentorio comando di abbandonare la casa. Non era costruita per lui. Non gli spettava indugiare laddove morte ed oblio trovavano astrusa e immotivata situazione. Non poteva dunque portare a termine il suo viaggio? Non poteva accettarlo. I loro occhi si incrociarono cercando una intesa. - Io non posso rinunciare. Per me é troppo importante passare. Se é uno scotto quello che mi si richiede sarò ben lieto di pagarlo. Non verrò meno alle intenzioni che mi hanno condotto in questa casa. Non posso -
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