L'Incertezza...Del Caso.

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view post Posted on 24/2/2013, 12:25
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Il Fato

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L’ambiente chiaro e luminoso, di colori sobri e naturali tinteggiato, lasciava presupporre si potesse trattare di luogo ameno ed accogliente.
E, parzialmente, tale impressione poteva corrispondere al vero.
Un ampio corridoio dalle alte e spesse pareti appariva lindo e perfettamente lustrato. Porte in legno verniciate d'un verde spento e laccate semi-lucide erano ben serrate non permettendo, se non a personale qualificato ed autorizzato, di accedere nelle misteriose stanze…
Maghi e Streghe con camice bianco si affrettavano ora lungo una direzione, ora lungo l’altra per poi sparire dietro l’angolo del corridoio o entrando laddove nessun altro poteva, violando quegli accessi colorati che tanta curiosità riuscivano a destare.
Silenzio e quiete regnavano sovrani.
Non si udivano voci, non si udivano sospiri né colloqui e dialoghi.
Sembravano tutti essere privi di parola, muti.
Inoltre, l’ampio corridoio non era affatto affollato: poche anime calpestavano il suo lindo pavimento polimerico di resina gialla quasi a contrastare la ragionevole usura generata dai numerosi passi ivi compiuti.
Eppure…
Eppure si trattava del San Mungo, l’ospedale del Mondo Magico più rinomato, celebre per accogliere pazienti e “patologie” derivanti da Fatture e Magia Oscura rarissime, quasi impossibili da sanare.
Due donne erano state convocate con scopo preciso: il loro ausilio era stato richiesto al fine di risolvere caso clinico complesso sino a quel momento irrisolto per complessità e per mancanza di informazioni basilari per approntare una corretta e concreta diagnosi.
Possibile?! Dinanzi a numerosi scienziati e Geni della MediMagia si richiedeva il supporto di due profane?
E perché mai convocare proprio il Ministro Pompadour e la Signorina Dalton?
Chiamate a mostrare e dimostrare la personale vocazione in qualità di guaritrici, benchè non esperte, esse avevano l'occasione di compiere passo ulteriore verso la conoscenza della MediMagia. Del resto il personale del San Mungo non sapeva più cosa fare...Aveva provato di tutto senza risultato.
Forse...Forse l'aiuto di membri esterni avrebbe potuto giovare e apportare qualche piccola risoluzione.
La vocazione di Guaritore sembrava divenire giorno dopo giorno qualità sempre più rara tanto da temere di non avere maghi sufficietemente qualificati nel futuro per svolgere ruolo tanto fondamentale e per avvicinare a catena ulteriori giovani dotati della medesima inclinazione.
Il vecchio, bizzarro responsabile dell'Ospedale le attendeva. Un uomo dai discutibili atteggiamenti, dotato di tutti i tic possibili ed immaginabili, aspettava le gradite ospiti proprio nel bel mezzo del corridoio. Tra le mani uno strano oggetto colorato.
Nulla era stato loro anticipato. Egli non voleva rischiare di ricevere un immediato diniego...E vi erano tutte le ragioni razionali e sensate per rifiutare quanto l'uomo avrebbe loro proposto...

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Edited by MasterHogwarts - 28/4/2014, 13:58
 
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view post Posted on 26/2/2013, 22:49
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Era stata svariate volte al San Mungo ma mai come consulente.
L'ambiente non le piaceva neanche un po', non tanto perchè si trattava di un luogo di sofferenze quanto per la rigida compostezza ed omertà che vi si respirava, i muri ne erano intrisi, era facile sentirsi soffocare lì dentro. Il personale medico in camice bianco vagava da una parte all'altra in silenzioso movimento, parevano tanti zombie in cerca di carne fresca, gli occhietti vispi scrutavano i visitatori quasi si trattasse di bestie rare, il saluto era negato. Sentirsi a proprio agio al San Mungo rappresentava un'utopia, era come se i visitatori al Ministero venissero spinti a seguire un percorso obbligato, muniti di vesti asettiche e maschere antigas, tante mucche infette controllate a vista.
Camminava lungo i corridoi sbrilluccicosi facendo attenzione a non sporcare quel trionfo di lucidità, di certo dovevano esserci più addetti alle pulizie che medimaghi.
Comprendeva ma fino ad un certo punto. Il luogo doveva necessariamente essere pulito e privo di germi, tuttavia il pavimento si mostrava più limpido delle acque del lago di Hogwarts, se si sporgeva per guardarsi le punte dei piedi poteva contare tutte le rughe di espressione che le candivano il volto.
Con una smorfia di disapprovazione raggiunse il responsabile dell'Ospedale, colui che l'aveva convocata di gran carriera. Non si era dilungato in spiegazioni, la circostanza l'aveva infastidita, se doveva perdere del tempo che almeno le venisse reso noto il motivo! Guardando il soggetto, però, si rese conto di molte cose, non era propriamente il tipo che si era aspettata di vedere, più che ad un noto medimago somigliava ad uno scenziato pazzo. Mostrava una lunga collezione di tic e teneva in mano un oggetto strano, tutto colorato, simile ad un cubo. Inconsciamente pregò affinchè non le toccasse rimanere da sola con quel tizio, era piuttosto inquietante.


"Sono il Ministro Pompadour ... spero che il motivo di questa convocazione abbia un senso, ho davvero molte cose da fare Signor ...."

 
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view post Posted on 27/2/2013, 01:47
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Non era certo la prima volta che metteva piede lì: da quando sua madre le aveva rivelato di essere una strega e di lavorare lì al S. Mungo e, soprattutto, dopo aver capito COS'ERA il S. Mungo, dettaglio di non trascurabile importanza- Caroline aveva preso l'abitudine di andarla a trovare ogni tanto nel suo ufficio. Questo, ovviamente, finché Zahara non aveva avuto la brillante idea di coinvolgerla in un sogno da cui si era risvegliata con dieci ani di più.... Sospirò: dopo quell'occasione era stata in quell'ospedale solo una volta, in seguito al fallimento del salvataggio di Hook. Era stata quella che aveva riportato maggiori ferite ed era stato necessario un periodo di cure e riposo lì al S. Mungo. Sua madre aveva fato mille storie, vedendola in quelle condizioni, ricordò, ma non poteva farci nulla: lei aveva preso un impegno e lo avrebbe onorato fino alla fine.
Ma in quel momento non si trovava lì né per andare a prendere sua madre, né per farsi curare: era stata convocata espressamente, senza troppe spiegazioni, per dare una consulenza ai medimaghi. Per tutto il tempo si era chiesta cosa riguardasse quella consulenza, forse una qualche creatura oscura di cui non si sapeva ancora granché?. E perché, con tutta la gente più competente di lei che esisteva nel mondo magico, era stata convocata proprio lei? Che sua madre ci avesse messo lo zampino?
Chissà... presto lo avrebbe saputo. Si mosse rapida attraverso i lunghi corridoi che poteva dire di conoscere quasi come casa sua, a farle compagnia solo il suono attutito delle sue scarpe che attraversavano il pavimento. Quello le sembrò strano: ogni volta che andava a trovare sua madre c'era sempre un vociare sommesso in sottofondo: medimaghi, guaritori, pazienti, parenti e amici di questi ultimi che parlottavano tra loro o che si dirigevano all'ultimo piano in attesa che fosse loro permesso di vedere i loro cari.
Quel giorno, invece, era sola. Sentendosi a disagio come spesso ultimamente le capitava, accelerò il passo: il luogo dell'appuntamento non era lontano.
E infatti, pochi istanti dopo, notò un uomo alto, con il tipico camice bianco che ammiccava alla donna che gli stava di fronte in tutti i modi possibili. Non appena li ebbe raggiunti, si rese conto di due cose: quelli non erano ammiccamenti, ma tic nervosi e la donna con cui il tipo stava interloquendo era Camille. Che fosse stata convocata anche lei allo stesso modo? Se così fosse stato avrebbe davvero ringraziato Merlino e tutta la compagnia per la fortuna che le era capitata: lei e Camille erano un'ottima squadra, insieme potevano fare tutto, dovevano solo volerlo.Rivolse un'ultima occhiata all'uomo di fronte all'amica notandone l'aspetto bizzarro e il cubo tra le mani... ma quello non era il momento per perdersi in simili dettagli.

-Buongiorno, sono Caroline Dalton. Sono qui per via di una convocazione ricevuta esattamente da questo Ospedale.- Se l'uomo ne sapeva qualcosa avrebbe dissipato i suoi dubbi, in caso contrario, forse, avrebbe potuto indirizzarla da chi aveva scritto la lettera. Per fortuna aveva pensato di portarla con sé.
 
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view post Posted on 28/2/2013, 19:01
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Quale essere umano dotato di intelletto e buon senso avrebbe mai potuto affidare Struttura Pubblica di tale portata e di siffatta importanza ad un Soggetto simile?!
Solo uno squilibrato e mentalmente instabile Fato avrebbe avuto il vergognoso coraggio di farlo!
Inetto, stolto Fato!
Il Mondo era forse uscito di senno? Decoro e ragionevolezza eran partite per lungo e perituro viaggio?
Se già diveniva inequivocabilmente certo non poter desistere dal notare quel bizzarro uomo in mezzo ad anonime e seriose figure indaffarate a camminare lungo austero corridoio, avvicinandosi al Direttore del San Mungo veniva fugato ogni dubbio.
Egli catalizzava l’attenzione su di sé per assoluto, singolare, assurdo portamento.
Aspetto fisico e fisionomia inoltre, non aiutavano affatto: brutto come pochi esseri umani potevano esserlo, dai capelli unticci come fossero stati pettinati con cera di cupra, con occhi strabici a tal punto da poter mirare contemporaneamente le due giovani donne avvicinarsi, l’una da un lato, l’altra all’opposto, prima la preside poi la giovane Dalton, il Direttore sorrise fugando ogni dubbio. Dentatura storta a tratti mancante non lasciava spazio a commenti di sorta.
Era brutto… Ma brutto, brutto!
Tuttavia, ogni speranza poteva esser riposta nelle sue credenziali e nelle sue competenze.
Del resto, se ricopriva tale carica doveva pur esservi una ragione.
Dondolando con gli arti inferiori a destra e sinistra, come impaziente di conoscere le consulenti da lui convocate, muovendo convulsamente le inquietanti dita nascoste in guanti color petrolio giocherellando con quello strano cubo colorato, l’uomo ufficializzò la visita con il suo discorso di benvenuto. Benchè il Ministro fosse giunto prima della seconda convocata, il Direttore attese che entrambe fossero vicine e prossime per esordire.
Care, Carissime Colleghe, Compagne di una singola Giornata! Sono davvero, davvero contento di vedervi!
Ed effettivamente riusciva a guardarle contemporaneamente, l’una con un occhio, l’altra con la seconda pupilla che orbitava autonomamente come fosse indipendente da cervello e volontà.
L’uomo parve non considerare affatto il tono seccato e la fretta dimostrata dalle gradite “ospiti”. E non si risparmiò dall’effettuare i dovuti, educati gesti che buona educazione imponevano.
Allungando la mano destra ancora coperta dal guanto che ora si scopriva esser macchiato ed unticcio in seguito ad una grattatina al capo dell’uomo avvenuta proprio in quell’istante, il Direttore era intenzionato a stringere la mano delle due Signore esibendo un sorriso a…12 denti circa.
Se si pensava non vi fosse limite al peggio, quel giorno si scopriva che di peggio può sempre esserci qualcosa o…Qualcuno!
Mentre ancora attendeva la stretta di mano del Ministro e della Signorina Dalton, l’uomo continuò:
Certo, certo…Il motivo della Convocazione…Eh, eh. Mi ero quasi dimenticato foste qui per questo. Non esco di sovente dal mio laboratorio. Giusto qualche capatina per primarie necessità nei luoghi ove si conviene, non so se mi spiego!
Una risatina isterica rimbombò lungo tutto il corridoio ma tutti coloro che calpestavano quel suolo, infermieri e Medimaghi non si curarono affatto della sensibile variazione di decibel causata dal Direttore. Il loro volontario ignorarlo già faceva comprendere quanta autorità potesse avere…Nessuna.
Non c’era dunque da stupirsi se le due donne erano state convocate. Ritenute tra le streghe maggiormente dotate, qualche mente assennata aveva forse pensato di ricorrere al loro ausilio…Ma per fare cosa esattamente?
Comunque, veniamo al Dunque! Il San Mungo pullula di anime inquiete, di malati più o meno gravi. E credetemi, risolviamo molti casi! Molti, moltissimi casi anche disperati! Ma non è per sottoporvi alla valutazione di tali casi che vi ho convocate…
Nei sotterranei…Dove io lavoro, vivo, mangio, dormo e molto altro…Vi è il Reparto “Zero”. Ed è lì che intendo portarvi. Devo mostrarvi una cosa. Io la trovo affascinante per molti aspetti ma sono l’unico a pensarlo, ci credereste?!
Sarà necessario indossiate camice, guanti e…mascherina…Una piccola mascherina che vi mostrerò una volta raggiunto il sotto livello. Il San Mungo richiede la vostra abilità magica e le Vostre conoscenze per aiutarmi a risolvere una situazione quasi tragica. Sono disposto a tutto, TUTTO pur di convincervi ad accettare di vedere almeno di che si tratta e semmai di tentare di migliorare una situazione davvero estrema…Vi ho già detto che si tratta di caso tragico, vero? Perché lo è. Cosa posso fare per convincervi?

L’uomo non voleva certo esser minaccioso ma il Fato era sicuro che, per alcuni aspetti, le due donne lo avrebbero quasi reputato tale! Lo sguardo melenso, come tentando di ammaliarle o sedurle pur di convincerle fugava ogni dubbio: se fosse stato minaccioso sarebbe stato certamente meno terrificante!
La scelta spettava alle donne.
L’attesa era per l’uomo una sorta di tortura. Dondolando come pendolo impazzito, aspettava…


 
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view post Posted on 6/3/2013, 14:11
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Salutò l'arrivo di Caroline come la classica manna dal cielo, ultimamente aveva avuto occasione di vederla spesso. Al cospetto di quell'uomo orrendo si trovava a disagio, continuava a fissarlo ma senza capire chi o dove lui stesse guardando, aveva un occhio diretto a monte e l'altro rivolto a valle, i capelli parevano leccati da un cavallo, non osava pensare a cosa si annidasse lì in mezzo e, quando sorrise, constatò la presenza di un dente ogni quarto d'ora. Possibile che il capo del San Mungo non avesse gli strumenti adeguati per rendere il suo aspetto almeno passabile?
Fissò la mano che le veniva offerta e con la quale l'uomo si era beatamente grattato il capo, arricciando appena il naso ma, educatamente, la strinse, salvo poi pulirsela discretamente alla giacca. L'idea che le fece nel complesso fu quella di un medimago pazzo, rintanato nel suo laboratorio degli orrori, dedito alla ricerca e completamente disinteressato al resto del mondo. E alla pulizia quotidiana.
Rabbrividì di fronte a quella risatina isterica, davvero una battuta degna di nota, serrò le labbra ricacciando la rispostaccia che lottava audacemente per uscire fuori e si limitò ad alzare un sopracciglio.
Nessuno degli automi parve degnarli di uno sguardo.
L'accenno al "Reparto Zero" la pienò di inquietudine, un buco sotterraneo dove quella sottospecie di uomo viveva era l'ultimo posto al mondo dove desiderava recarsi, scandagliò un ventaglio di possibili scuse, se Caroline aveva acquisito una certa dimestichezza nell'attività di guaritrice, cosa diavolo ci faceva LEI lì? Non aveva la competenza necessaria, conosceva molte pozioni ed infusi curativi ma, suppose che ci volesse ben altro per sopportare l'incontro con la cosa affascinante che il pazzoide intendeva mostrarle.


"Ehm ... Signor ..."

Signor?

" ... caro Signore, davvero non capisco il motivo della sua convocazione, le mie competenze in campo medico superano di poco la sufficienza, quale aiuto potrei mai fornirle?"

Sostituì la frase "con cavolo che entro nel tuo tugurio sotterraneo" con una più adeguata alle circostanze, tuttavia non potè celare una smorfia di puro disgusto di fronte all'occhiata terrificante che il medimago riservò loro. Se quello era un modo per spingerla ad accettare aveva proprio sbagliato approccio.

 
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view post Posted on 12/3/2013, 02:58
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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Non c’era possibilità di errore, sua madre gliel’aveva raccontato qualche volta, ma lei non aveva voluto crederci. Ora, messa davanti alla realtà doveva ammettere di essere stata, a volte fin troppo scettica: il direttore del S. Mungo era anche PEGGIO di come Sybil glielo aveva descritto.
Intanto, mai si sarebbe aspettata che il tizio le aspettasse in mezzo al corridoio: aveva immaginato di dover chiedere all’ingresso e di essere indirizzata in qualche ufficio… e invece lo avevano trovato lì, in mezzo al corridoio, dove anche loro erano state costrette a fermarsi, intralciando, probabilmente il lavoro degli altri medimaghi e guaritori. Davvero un ottimo inizio, non poteva lamentarsi. Se poi ci aggiungeva l’aspetto fisico, allora il quadro peggiorava drasticamente: oltre ad essere brutto, il che poteva anche essere una cosa soggettiva, ostentava capelli unti, grassi e denti storti. Come i suoi occhi, d’altro canto, che guardavano uno da un lato e uno dall’altro senza particolari problemi. Era stato in grado di guardare contemporaneamente lei e Camille senza muovere la testa: era inquietante. Trasse un profondo respiro, preparandosi psicologicamente a ciò che sarebbe successo di lì a poco. Sperò con tutta se stessa che la cura che metteva nel suo aspetto fosse inversamente proporzionale a quella che utilizzava con i suoi pazienti. Ebbe appena il tempo di concludere quel pensiero, che ‘uomo prese a parlare, facendole immediatamente inarcare un sopracciglio: colleghe? Non le risultava che Camille fosse una medimaga, né una guaritrice, né lo era lei. Il fatto di aver approfondito alcuni aspetti, come aveva detto all’amica pochi giorni prima, non la rendeva certo una medimaga, né tantomeno una guaritrice… e di certo non aveva alcun titolo che lo certificasse… figurarsi! Non aveva neanche le certificazioni degli esami del terzo. Trattenne un moto di ribrezzo nel notare gli atteggiamenti dell’uomo e la scarsa pulizia che lo contraddistingueva: voleva stringerle la mano… in quello stato? Neanche per sogno! Ma come evitare di offenderlo? Non le ci volle molto a capire di non avere via d’uscita. Con riluttanza strinse la mano al suo interlocutore, implorando che non le avesse attaccato qualche strana malattia. Si sforzò di non pensarci, concentrandosi prima su Camille, poi sulle parole del medimago. Si trattenne dallo sbattersi una mano sul viso: cosa gliene fregava quante volte usciva dal suo bugigattolo? E soprattutto, perché quel tizio credeva che le interessasse il motivo per cui lo faceva Ma i medi maghi nno erano tutti così…. vero? Vero?? Tornò col pensiero a sua madre: no, lei era una persona normale, un po’ depressa, forse, ma generalmente normale: di certo non avrebbe mai avuto un’uscita così infelice come quella successiva del “direttore del S. Mungo” come si era firmato nella convocazione. Geniale, davvero! E dopo ciò che aveva visto, iniziava a capire il perché di quella firma: probabilmente l’uomo non ricordava neanche il proprio nome. E dopo averlo sentito urlare nel bel mezzo del corridoio iniziava anche a comprendere il motivo della sua convocazione: chiunque sarebbe stato più competente di un tale essere. Dentro di sé spero che il caso che avrebbe sottoposto alla loro attenzione non fosse eccessivamente complesso: non voleva avere sulla coscienza un innocente. Con sgomento si rese conto di aver deciso di accettare ancor prima di ascoltare le informazioni relative al problema che presentava la persona che avrebbe dovuto esaminare. Si trattenne dal rispondere lasciando che il medimago esponesse la situazione. Al termine del suo discorso non aveva rivelato granché, ma quel che aveva detto era stato sufficiente a preoccuparla. Tacque riflettendo, e stava quasi per rispondere, quando Camille la prevenne dando voce a quelli che erano anche i suoi dubbi. Già, credeva davvero di avere maggiori competenze di un medimago, per quanto pazzo e fuori di testa egli potesse essere? Le sue conoscenze riguardavano principalmente studi su creature oscure e incantesimi di attacco e difesa. Sì, conosceva anche diversi incantesimi curativi e ultimamente aveva un po’ approfondito l’argomento… ma non riteneva assolutamente di essere in grado di fare una diagnosi corretta ed esaustiva. E per quanto potesse ritenersi più competente del tizio di fronte a lei, non se la sentiva di giocare con la vita di una persona. Sua madre glielo ripeteva sempre: la medicina magica non era un gioco, c’erano persone che affidavano la loro vita nelle mani di qualcuno ritenuto competente a sufficienza da preservarla. E lei non era affatto certa di rientrare nella categoria.

-Signor direttore, mi trovo ad essere d’accordo con la Ministra Pompadour. Quello che ci sta chiedendo è al di fuori delle nostre possibilità. Se non sono riusciti dei valenti medimaghi, come potremmo riuscire noi? Tra l’altro, in tutto il suo discorso non ci ha neanche spiegato di che problema si tratta… e sinceramente non sono solita fare qualcosa senza aver avuto prima tutte le informazioni per portarla a compimento al meglio.-
Un rifiuto, che del tutto rifiuto però non era. Non credeva di poter fare chissà cosa, ma magari ascoltare non avrebbe creato poi troppi problemi… e chissà, forse avrebbe avuto l’occasione di imparare qualcosa.
 
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view post Posted on 14/3/2013, 23:22
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Le donne, astute e dotate di senno e giudizio, non erano disposte ad accettare il "cortese" invito del Bizzarro Direttore senza prima conoscere effettivi rischi, ragioni e motivazioni della convocazione.
Del resto, a giusta ragione, si palesava chiaro dubbio e legittima questione: perché mai la scelta era ricaduta su due donne con scarsa se non nulla esperienza in Medimagia?
Signor Fuco Lindo. Sa, mia madre era una famosa entomologa ed amava gli insetti a tal punto da ricondurre una certa somiglianza tra me e i bachi da seta. Che donna amorevole!
Sguardo estasiato - per quanto gli fosse possibile - il direttore sembrava ricordare tempi passati inquietantemente lieti.
Come si poteva mai chiamare un figlio "Fuco"??? Era davvero amore materno o crudele vendetta di una madre?
Ad ogni modo...Vi rispondo con molta semplicità ed altrettanta sincera schiettezza. Se fosse bastata la Medimagia per risolvere tale...dilemma, non avremmo avuto difficoltà nell'agire e portare a termine quella che definirei "piccola missione"...Ma occorre altro. Cerchiamo maghi abili, dotati di una certa esperienza magica che non necessariamente si sposi con la Medimagia. E chiamare il Ministro e l'ex preside di Hogwarts mi pare possa essere scelta assennata, per quanto mi sia possibile essere io stesso assennato...ahahah...ahah..ah
La risata isterica e preoccupata riecheggiava nuovamente nel corridoio facendo arrestare l'intero corpo medico in quel momento transitante nella zona. Sguardi atterriti e sussulti strani lasciavano spazio a mille congetture.
Prima indifferenti e privi di ogni traccia di sentimento, i medimaghi andavano avanti e indietro accedendo a quelle porte serrate che celavano chissà quale malore. Ed ora...Preoccupati cominciavano a muoversi frenetici come desiderosi di fuggire dinanzi a pericolo. Perché mai?
Il Direttore, come ignaro di tutto e tutti, continuava a chiacchierare allegro.
Il San Mungo ha bisogno di un vostro consulto Magico, non medico. Qui il dottore sono io e credetemi basto e avanzo. Non posso parlare del caso clinico che intendo mostrarvi. Solo dopo il vostro "vincolante" assenso dinanzi alla mia proposta vi condurrò nel luogo giusto e vi parlerò di ciò che dovrete sapere. Il resto...Dovrete scoprirlo voi. Suvvia, mie splendide Signore! Lo spirito d'avventura non vi mancherà di certo! Inoltre, quale rischio potreste mai correre qui al San Mungo? Ci sono IO a proteggervi!
Se davvero non vi era rischio e pericolo, perché mai ora il Direttore pareva nervoso ed in ansia?
Gli occhi parevano roteare come yo-yo...Cattivo presagio?
Vi chiedo solo di osservare e valutare. Non costa nulla esprimere un giudizio, no?

 
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view post Posted on 23/3/2013, 15:19
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Fuco Lindo. Era uno scherzo?
Sul Fuco poteva anche sorvolare ma quanto a Lindo ... quell'uomo era tutt'altro che Lindo!
Lo osservò sforzandosi disperatamente di non pensare ai risvolti comici di un nome così terrificante, quante Gaie esistevano con lo sguardo perennemente cupo e quante Serene si vedevano in giro con l'espressione imbelvita cucita addosso?
Di certo la famosa ed amorevole entomologa doveva aver posseduto uno spiccato senso dell'umorismo.
Concentrò la sua attenzione sulle parole, il caro Fuco .... ma diamine, Fuco era il nome e Lindo il cognome? O Fuco Lindo era solo il nome?
Si agitò sul posto ordinandosi di ascoltare. A quanto pareva erano state convocate in qualità di esperte di magia, quello squinternato necessitava di un consulto magico per risolvere una piccola missione che non aveva a che fare con la medimagia. O quantomeno non solo a che fare con la medimagia. Tuttavia dovevano accettare "a scatola chiusa", solo dopo il loro assenso sarebbero stati resi noti i termini della questione.
Benchè fosse notoriamente curiosa l'idea di scendere nel laboratorio la stuzzicava meno di una spinta dalle scale e poteva scommettere sulla riluttanza di Caroline. Ma, per quanto ribrezzo potesse incutere uno che aveva deciso di tenersi un nome così assurdo nella convizione che la madre lo avesse davvero amato, il caro Fuco sapeva far leva sui tasti giusti.
Osservare e valutare. Era una cosa che sapeva fare piuttosto bene.


"Caro ... ehm ... va bene se la chiamo Professore?"

Non sarebbe mai riuscita a pronunciare quel nome con la dovuta serietà.

"Caro Professore, il suo modo di procedere mi lascia alquanto perplessa. Generalmente prima si spiega la questione e poi si chiede un assenso o un rifiuto. Ad ogni modo, se ciò che vuole da noi è un consulto magico, non vedo motivi per rifiutare"

In caso di pericolo sarebbe stato lui, il grande Fuco Lindo a proteggerle.
Si morse un labbro scavando freneticamente nel miasma di ricordi, per agguantarne uno sufficientemente triste
.

 
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view post Posted on 2/4/2013, 02:31
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Si era aggregata senza troppi problemi ai dubbi di Camille, ed ora non le restava che attendere una risposta. Mentre restava in silenzio, non poté fare a meno di chiedersi nuovamente come mai l’uomo non avesse contattato sua madre: di certo, l’esperta di Medicina Magica in famiglia era lei e avrebbe saputo dare un parere sicuramente più competente ed autorevole. Ma l’uomo, che si presentò come il signor Fuco Lindo, sembrava essere assolutamente certo di essersi rivolto alle persone giuste. Beh, a dirla tutta, era anche certo che sua madre fosse una donna amorevole, ragion per cui Caroline aveva più di un motivo per dubitare anche della precedente affermazione. In base a quale visione distorta un bambino appena nato poteva assomigliare ad un baco da seta? Ed era forse per quello che il suo interlocutore sembrava così totalmente fuori di testa? Aveva sentito dire che certe tare mentali erano ereditarie e per alcuni velocissimi istanti si ritrovò a sperare che i danni portati dal patrimonio genetico al raziocinio del signor… Lindo? Oh, infine non era poi così importante, si disse, tentando di recuperare il corso dei suoi pensieri. Sospirò mentre si augurava che il loro interlocutore avesse un livello sufficiente di saggezza e conoscenza di medicina magica per affiancarle al meglio e svolgere il compito che gli spettava. Tornò coi piedi a terra nel momento in cui il medimago prese a spiegare il motivo della loro convocazione: il loro apporto era richiesto in quanto buone conoscitrici di ulteriori discipline alquanto distanti dal concetto che, a quanto pareva, l’uomo aveva di Medicina Magica. Sollevò un sopracciglio, perplessa: eppure, se non ricordava male, aveva giusto detto ad uno studente che aveva chiesto di essere indirizzato nella professione di Medimago che una delle materie che maggiormente gli sarebbero servite sarebbe stata Pozioni…. Allora perché il signor Fuco asseriva che le loro materie esulassero dalla Medicina Magica? Forse Difesa poteva sembrare inutile per un simile percorso, ma lei sapeva che non era così: conoscere l’effetto dei principali incantesimi di attacco e i problemi che avrebbero potuto derivare dalle creature oscure era fondamentale per poter agire al meglio su un malato che fosse stato colpito da un certo tipo di magie. Forse quell’uomo sottovalutava l’aiuto che entrambe le materie potevano dare, nell’ambito della Medicina Magica ed ecco spiegato, quasi certamente, il motivo per cui lei e Camille si trovavano lì. Scosse la testa quando, dopo aver quasi sostenuto di essere privo di senno –o almeno così le era parso di capire- Fuco Lindo scoppiò in una risata assurda, che poteva definirsi in ogni modo, ma non allegra. Trattenendo l’impulso di sbattersi una mano in fronte, Caroline non poté comunque evitare di lasciar vagare lo sguardo intorno a sé: ciò le permise di ossevare nuovamente i medi maghi che facevano avanti e indietro per il corridoio e passavano dall’interno di una stanza a quello di un’altra. Chi si avventurava in corridoio, aveva una tendenza paurosa a scuotere la testa: le venne istintivo pensare che il tutto fosse dovuto all’indecoroso spettacolo che stava dando di sé colui che si era presentato come il responsabile dell’intera struttura. Ma non si vergognavano i medimaghi e i guaritori a ricollegare la loro immagine ad una persona del genere? Tornando col pensiero a sua madre, la risposta venne da sé: i medi maghi e gli altri dipendenti del S. Mungo erano fieri del compito che svolgevano e non avrebbero desistito dal continuare a praticare la loro professione, neanche se il loro direttore fosse stato dieci volte peggiore di quello che si era presentato di fronte a lei e Camille. Istintivamente, voltò il viso in direzione dell’amica cercando di interpretare la sua espressione. Non vi riuscì e decise di desistere subito, soprattutto in virtù del fatto che Fuco Lindo aveva ripreso a parlare, spiegando quali sarebbero stati i loro compiti. Non sembrava nulla di troppo complesso, al massimo avrebbe potuto dire che neanche lei aveva idea di come aiutarli e di certo nessuno avrebbe potuto biasimarla. Osservare e valutare… e, nel caso ne fosse in grado, dare un suo parere. Ma prima dovevano dare il loro assenso. Era giusto, in fondo dovevano assicurare che avrebbero mantenuto il segreto su qualsiasi cosa avessero visto. Stava per aprire bocca, ma Camille la precedette dando una risposta leggermente diversa da quella che lei aveva scelto. Sbuffò… ma era poi davvero il caso di stupirsi? Ultimamente la sua opinione e quella di Camille erano state divergenti in più di un’occasione, anzi, era quasi un miracolo che, in quel caso, concordassero su un punto. Non poté fare a meno di chiedersi, con un velo di apprensione se lei e l’amica sarebbero di nuovo riuscite ad essere una buona squadra com’erano state fino a quel momento. Improvvisamente si riscosse, realizzando di aver solo pensato la risposta, senza esprimerla a voce
-Per me va bene. Sono pronta a seguirla nel suo laboratorio. Non assicuro tuttavia di essere in grado di proporre una soluzione… ma non potrò esserne certa finché non avrò potuto fare una valutazione del caso. Ovviamente, ciò che vedrò resterà un segreto tra noi tre- Aggiunse quell’ultimo dettaglio, ricordando quanto il segreto professionale fosse importante per i medimaghi quindi rimase ferma in silenzio, in attesa della reazione dei suoi altri interlocutori.
 
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view post Posted on 4/4/2013, 06:34
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Il Fato

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Dunque le due donne sceglievano l'impervia via della follia accettando di seguire il dottore ossessivo compulsivo. Dinanzi all'accettazione, sebbene rassegnata delle due consulenti, il Ricercatore parve roteate gli occhi effettuando perfetto giro di 360° uno da un lato, l'altro dal lato opposto. Una creatura certamente raccapricciante nella sua essenza ma pur sempre un essere umano!
Bene, BENISSIMO!
Tuonò la voce squillante dell'uomo lungo l'intero corridoio tanto da arrestare il via vai continuo ma silenzioso di infermieri e Medimaghi. Poi, dinanzi alla consapevolezza della provenienza dell'esclamazione, tutto riprendeva a muoversi come nulla fosse accaduto.
Ma l'inquietudine, l'ansia avvertita poco prima, pareva ancora aleggiare nell'aria...
C'era da domandarsi la ragione di tale falsa indifferenza o la causa di siffatto, volontario ignorare colui che invece avrebbe dovuto rappresentare volto e senso del S. Mungo.
Ad ogni modo, le due donne non erano giunte in tal luogo per effettuare audit e valutazione qualitativa dell'ospedale. Dovevano esser sottoposte a consulto, a detta del direttore, piuttosto complesso e straordinario.
La conoscenza, l'abilità, la stessa predisposizione naturale delle due donne alla MediMagia avrebbero potuto davvero risolvere caso clinico importante e di ignota natura? Oppure il bizzarro e folle direttore era solo vaneggiante essere bisognoso egli stesso di cure?
Mie care, meravigliose fanciulle, seguitemi! Vi faccio strada nelle impervie vie della Conoscenza!
E l'affermazione, di per sé doveva già preoccupare...
Prenderemo un ascensore che ci porterà al livello 0. Lo chiamo così perché mi piace attribuirgli tale denominazione, ma in realtà si trova sotto terra. E' lì che trascorro la maggior parte del mio tempo! Vedrete, lo troverete accogliente ed assai grazioso!
Le porte di un tecnologico ascensore, spazioso e in acciaio satinato, si aprirono. All'interno una luce a neon molto forte e fastidiosa illuminava l'angusto spazio ove tutti e tre avrebbero dovuto trovarsi, sebbene per pochi attimi. E per quanto l'uomo ne fosse assai lieto, forse non poteva dirsi la stessa cosa per le due donne.
Ma questo era ciò che il Fato era riuscito a rimediar per loro. Di meglio non aveva trovato ed avrebbero dovuto accontentarsi così!
Come anticipavo poco fa, necessiterete di una tuta e di una piccola maschera anti....gas...per accedere laddove vi sto conducendo.
Un risolino inquietante, tutt'altro che rassicurante fece intendere che il Direttore stesso non era poi così sicuro che maschera e tuta fossero sufficientemente protettivi.
Vi chiedo di essere delicate e cortesi con il...Paziente. Credetemi...Le maniere forti non riscuotono un grande successo...Pronte?
Le porte si aprivano lentamente: un odore pungente e stantio già permeava all'interno dell'ascensore. Chiunque vi fosse là sotto dava certamente ad intuire che non fosse vivo, ma decomposto da lungo tempo...O forse no...
Un lungo corridoio sporco e lugubre si palesava ai loro occhi. In fondo al corridoio una piccola porta alta non più di un metro e cinquanta ma blindata e serragliata come mai si era visto prima di allora, attendeva solo di essere aperta e...varcata.
Prima le Signore...Prego, avanzate.

 
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view post Posted on 15/4/2013, 12:58
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Bene, BENISSIMO.
Trasalì, non si era ancora abituata al bizzarro modo di fare di Fuco Lindo, la sua voce squillante risuonò lungo in corridoio mentre gli occhi rotearono compiendo un giro completo. Qual prodigio! Ebbe la sensazione che
tutti gli anonimi infermieri che si trovavano lì vicino avessero trattenuto il respiro all'unisono, se figura del Direttore irradiava una certa inquietudine a lei, che lo conosceva da cinque minuti, non osava immaginare il terrore che poteva incutere nei suoi sottoposti. Questo spiegava anche il loro comportamento apparentemente indifferente, aveva notato una formalità davvero estrema, da quando erano lì nessuno si era fermato a salutarlo e nessuno gli aveva rivolto un cenno di deferenza. Aveva per caso una malattia contagiosa? Si pulì nuovamente la mano alla veste mentre seguiva il caro Fuco verso l'ascensore. Dubitava che il livello 0 fosse accogliente e grazioso ma si guardò bene dall'esprimere commenti. L'antro era agusto e troppo illuminato, socchiuse gli occhi infastidita. Ma era infastidita per il neon o perchè non le piaceva sentirsi a disagio? Fortunatamente il viaggio durò poco, le porte si aprirono su di un corridoio che dire pulito avrebbe significato fargli un complimento. L'odore di muffa e di stantio regnava sovrano, si portò una mano alla bocca - la mano che non aveva dato allo squinternato Direttore - mentre compì i primi passi con malcelata riluttanza. Era avvezza agli odori più disparati e difficilmente si trovava ad annusare l'aria domandandosi quale fosse l'orogine di una certa fragranza. Quella che aleggiava lì pareva provenire da qualcosa in decomposizione, era pungente e vomitevole.


"Un bel posticino ..."

Si guardò intorno inquadrando la porticina verso la quale erano presumibilmente dirette. La sua constatazione voleva essere sarcastica ma dubitava che uno che si chiamava Fuco Lindo potesse comprenderne il senso recondito. Dunque, se aveva inteso bene, avrebbero dovuto attraversare quel passaggio stretto come due bianconigli, senza orologio a catena ma munite di tute, maschere antigas, delicatezza e cortesia. Si scambiò un'occhiata con Caroline prima di fermarsi di fronte alla porta nana.
Era pronta?
Per i mutandoni a pois di Morgana, no che non era pronta.


"Oh, io e Miss Dalton siamo nate pronte"

Uhm ..

 
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view post Posted on 22/4/2013, 17:51
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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Aveva dato il suo assenso a partecipare all’analisi di quel caso. In fondo, che male c’era? Fuco – le faceva ancora strano usare quel nome per riferirsi ad una persona in carne ed ossa- aveva detto che non era di un parere medico che avevano bisogno. Stava quasi per chiedergli con esattezza di cosa avesse bisogno, quando la sua esultanza smodata la frenò. L’ultima parola era stata gridata… in mezzo al corridoio.. il corridoio di un OSPEDALE, in cui c’era gente che stava male. Merlino, se fosse stata al posto di quei medimaghi niente le avrebbe impedito di sotterrarsi… forse soltanto il suo senso del dovere. Osservò tutti i dipendenti dell’Ospedale fermarsi sul posto, in seguito a quell’esternazione, ma riprendere quasi subito il loro lavoro, forse abituati a certe uscite. Ecco perché sua madre non parlava mai volentieri dei colleghi! Con un direttore come quello, neanche lei l’avrebbe fatto. E sembrava che neanche gli altri medi maghi avessero interesse a parlare tra loro o con lui stesso. Lanciò un’occhiata di sfuggita a Camille sollevando un sopracciglio e trattenendo un risolino al notare la sua faccia… anche se aveva come l’impressione che presto anche lei avrebbe avuto poco da ridere. Tentò di ridarsi un contegno per quanto possibile, quindi si mosse, seguendo il signor “Lindo”: non era lì per criticare i medi maghi o il direttore del S. Mungo. No, era stata convocata per dare il suo parere su un caso clinico. A quel pensiero le si strinse lo stomaco: era vero, aveva sempre amato la medicina magica,ma non aveva mai ritenuto di avere le competenze di parlarne. Certo, aveva letto qualcuno dei libri di sua madre, aveva sentito parlare di qualcosa, negli anni in cui era stata a scuola, ma quelle conoscenze erano totalmente insufficienti a dare un aiuto. Però conosceva abbastanza le arti oscure, se quella persona fosse stata colpita da qualche magia proibita, forse avrebbe saputo da che parte cominciare. Sospirò:m non restava che verificare. Sollevò la testa sentendo il direttore parlare di nuovo… e ciò che disse le fece drizzare i peli delle braccia: dove erano dirette, per Merlino? Trasse un profondo respiro mentre ordinava alle sue gambe di muoversi seguendo l’uomo “per le impervie vie della conoscenza” come lui stesso aveva detto. Alzò gli occhi al cielo, sperando che quelle vie non fossero troppo impervie o maleodoranti o non ne sarebbero mai uscite.. anche se per motivi differenti. Dovevano recarsi sottoterra… in un ambiente che l’uomo definiva “accogliente” e “grazioso”. Caroline aveva seri dubbi che entrambi dessero a quegli aggettivi lo stesso significato. In fondo, solo qualche minuto prima, Fuco Lindo aveva definito la propria madre una donna “amorevole” per via del nome che gli aveva dato… No, decisamente non davano alle parole lo stesso significato. Cominciò seriamente a chiedersi se parte del problema non fosse proprio da imputare alla scarsa pulizia di chi doveva curare il paziente, ma preferì, per il momento, tenere l’osservazione per sé. Magari stava esagerando e le sue congetture erano… Non riuscì a continuare il pensiero: un odore pungente e sgradevole raggiunse le sue narici, spingendola a storcere il naso. Non si era neanche resa conto di aver preso l’ascensore e di aver raggiunto un livello interrato. Non si era neanche resa conto che l’uomo stava parlando e lei non aveva ascoltato una parola… Tentò disperatamente di riportare alla mente qualche brandello e l’unica cosa che le sovvenne fu “Maschera antigas” e “delicate e cortesi” .Deglutì, quando l’uomo, indicando una porticina, chiese loro se erano pronte. No, lei non era pronta non sapeva neanche che cosa doveva fare! Strinse le labbra: d’accordo, avrebbe seguito Camille e fatto ciò che faceva lei finché non avesse compreso il punto della situazione. Si accodò, quindi alla rassicurazione dell’amica
-Sì, sono pronta, possiamo andare.- Il problema, ora era: dove dovevano andare?
 
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view post Posted on 23/4/2013, 20:12
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Il Fato

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L’ingresso angusto e poco ospitale , non lasciava presagire niente di buono…Assolutamente niente. C’era davvero da domandarsi per quale folle ragione le due capaci donne avessero accettato “l’invito” bizzarro e poco allettante dell’uomo che le aveva lì condotte. Un uomo che nessuno nei corridoi aveva considerato…Un uomo che alcun infermiere o dottore di passaggio aveva salutato…Un Direttore capace di innescare solo indifferenza o inquietudine nel corso delle sue isteriche risate…Un uomo che nessuno pareva aver effettivamente visto…Se non le due streghe. Eppure erano stati lanciati loro segnali di allarme. D’altro canto si trattava di figura materiale e non eterea. Come avrebbero potuto dubitare? Avevano stretto la sua unticcia mano. Egli apparteneva al mondo dei Vivi…Oppure no? Niente si sospettava. Attenzione e dubbi venivano catalizzati nel misterioso caso che cercava risoluzione miracolosa. Ed ora, giunte a destinazione, cosa si prospettava loro? L’invito dell’uomo a varcare la soglia trovò riscontro. Il Ministro e l’Ex Preside entrarono. La stanza aveva un odore acre, se possibile peggiore della stessa essenza del Direttore. Le pareti grigie ed ammuffite non facevano certo pensare ad un ambiente ospedaliero. L’assenza di finestre e qualsiasi tipo di apertura rendevano il senso claustrofobico di chiusura totale, di mistero da celare. Sul soffitto una lampada debole e sommessa si trovava proprio in corrispondenza di barella sulla quale era adagiato qualcuno, immobile, le braccia dondolanti per gravità verso il pavimento così come la gamba sinistra. Quale abominevole essere umano avrebbe mai potuto abbandonare un malato così? Sopra il corpo, un lenzuolo sporco di sangue e di ogni genere di liquido organico, copriva il malato fino al collo. Ciò che appariva sconvolgente era il volto, cinereo, quasi putrefatto ma pur sempre riconoscibile…Lui…Fuco Lindo…Meno lindo del solito (e questo era già raccapricciante), giaceva immobile, come privo di vita su quella barella…Possibile?! Quale diavoleria era mai quella?! Un sosia? Un clone? Un’illusione? Il tempo per realizzare quanto si palesava loro innanzi e…
BOOOM
La porta alle loro spalle si chiuse, forte, vigorosa. Certamente non si trattava di buon auspicio. Alle loro spalle Fuco, il Fuco Lindo che le aveva accolte all’ingresso dell’ospedale, non c’era più. Sparito, dileguato o semplicemente rimasto fuori dalla stanza.
Mi duole, mie gradite ospiti…
La voce metallica del Direttore, come proveniente da ogni luogo della stanza e da nessuno di preciso, risuonava chiara negli scarsi trenta metri quadri della “cantina” dove le due donne erano finite.
Capirete ora la ragione per cui non tutto poteva essere rivelato. Chi mai avrebbe potuto credere?! Non son morto e non son vivo…Chi viha accolte al piano superiore non era altro che proiezione di me stesso. Infermieri, medici e tutti coloro che lavorano per il San Mungo non riescono a vedermi… Avvertono la mia insigne presenza, talvolta odono la mia voce, ma…Non sono altro che spettro. Eppure, come avete potuto constatare dandomi la mano, io sono vero! Esisto! Coloro che mai mi hanno conosciuto prima mi vedono! Sono come intrappolato tra la vita e la morte. Non posso uscire da questo stabile…Non senza quel corpo che vedete innanzi a voi e che necessita di aiuto e cure. Ma posso materialmente fare molte cose che son proprie di essere vivente. Non so dare molte informazioni in merito. Ho provato tutto…Davvero tutto…Ma sembra che si debba elaborare una precisa sequenza di incantesimi, curativi e non, per permettermi di uscire da quello stato dormiente e transitorio e tornare al mio splendore, non più putrefatto né maleodorante, ma bellissimo ed affascinante come avete potuto vedere all’ingresso. Chiedo scusa se mi sono permesso di serrare la porta, ma l’ho fatto per due ragioni. Sembra che il mio corpo…Si…Ribelli…ad ogni tentativo di cura…Non so se mi spiego…E…Seconda ragione…Non permetterò che rifiutiate di aiutarmi…Ah, c’è una terza ragione: non ho voglia di assistere alla mia ribellione…..Tanto studio e disperazione mi hanno permesso di effettuare teoria approfondita del mio status, tanto da potere elencare i tratti salienti del mio…Malanno. Stato di incoscienza, catatonia, reazione agli impulsi esterni inesistente, corpo ferito e tumefatto, in putrefazione. Attività cerebrale quasi nulla se non dinanzi alla…Ribellione del mio corpo dinanzi alle cure. In quei momenti sembro quasi…Posseduto. Ah, ah, ah…Ah, ah…Ah…Esiste una sequenza, un preciso ordine di incanti da formulare…Questo è quello che io ipotizzo poiché nulla è servito per farmi guarire, ma talvolta sono quasi tornato cosciente dinanzi a tentativi sequenziali. E non mi rimane molto tempo. Come vedete, sono già abbastanza putrefatto da sembrare cadavere. Veglierò su di voi…In maniera metaforica e puramente simbolica, si intende. In effetti, temo ci troveremo a “lottare” le une contro l’altro. Mi affido a voi. Se avete domande…Avanzate pure le richieste. Tanto nessuno di noi tre andrà da nessuna parte per un po’!

 
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view post Posted on 3/5/2013, 13:23
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Si accorse subito che qualcosa non andava quando varcò la soglia di quello che poteva apparire un bunker. Nessuna finestra, un odore acre inenarrabile, una lampada posizionata sopra una barella dove vi era stato adagiato un corpo che aveva tutta l'aria di essere un cadavere. Ne aveva visti tanti di morti ma questa circostanza non le impedì di rabbrividire. Del resto la situazione si prospettava del tutto particolare, lei e Caroline avevano deciso di seguire uno strano personaggio dal nome improponibile per aiutarlo a risolvere un caso medico molto difficile. E non ne dubitava, già di per sè Fuco Lindo rappresentava un caso clinico non indifferente, poteva dunque farsi un'idea di quelli che gli gravitavano intorno.
Con passo incerto si avvicinò a quel corpo inerte, un lenzuolo sporco di sangue lo copriva fino al collo ma le braccia ed una gamba uscivano fuori dalla barella, penzolando verso il basso. Quando lo sguardo raggiunse il volto del morto per poco non si mise ad urlare. I tratti marcati nonostante il colore cinereo e la putrefazione erano indubbiamente quelli del Direttore del San Mungo.
Indietreggiò portandosi il dorso della mano sulla bocca.


"Per le unghie incarnite di un Troll, Caroline ... ma che diavolo sta succedendo?"

La domanda che aleggiava nella sua mente venne sputata fuori con forza, si voltò di scatto, gli occhi vagavano nella stanza claustrofobica per individuare Fuco Lindo, quel Fuco Lindo che le aveva condotte lì. Ancora uno schizzo attentò il suo equilibrio, la porta del bunker si chiuse con un tonfo sordo ed una voce si spanse nell'aria.
E dopo pochi secondi le tessere del puzzle trovarono adeguato incastro. Si era chiesta il motivo di tanta indifferenza, nessuno degli Infermieri, Medimaghi e soggetti non identificati avevano mostrato segni di deferenza nei confronti del Direttore del San Mungo. E come avrebbero potuto farlo se la sua presenza illusoria si era palesata soltanto a loro?
In un primo, interminabile momento, l'indignazione che provò nell'udire quelle parole le impedì di ragionare, si erano fatte infinocchiare non da Fuco Lindo ma, addirittura, da una sua proiezione, l'uomo le aveva raggirate senza tanti complimenti, attirandole dentro quel buco maleodorante con l'inganno.
Comportamento doloso
Minaccia nei confronti di un'Autorità
Sequesto di persona
Anche se fossero riuscite a ridare un corpo al caro Fuco, il Direttore lo avrebbe utilizzato per muoversi fisicamente fino ad Azkaban.


"Mi faccia capire ..."

Tirò fuori la bacchetta impugnandola con la mano destra. La fiducia che nutriva nei confronti dell'uomo rasentava lo zero, senza riflettere molto ne puntò l'estremità contro il corpo inerte adagiato sulla barella, aggrottò la fronte per concentrarsi su ciò che voleva fare, l'immagine di spesse funi della consistenza della seta, prese a volteggiarle davanti agli occhi.

*Incarceramus*

Intanto lo avrebbe immobilizzato, ci mancava solo che quell'affare putrefatto prendesse a girare per la stanza come uno zombie. Ma non voleva che le corde peggiorassero il suo stato già in fase di decomposizione, per questo motivo pensò ad una stoffa delicata come la seta. Delicata ma forte.

" ... se noi ci rifiutiamo di aiutarla - e le confesso che ci sto pensando visto il suo comportamento ingannatorio - rimarremo confinate qui vita natural durante? Diventeremo come ...lei?"

Girò su se stessa, non sapendo a chi diamine rivolgersi. Confidava in Caroline, l'amica era meno impulsiva di lei e magari stava già riflettendo sulla sequenza di incanti da scagliare. Lei, per il momento, voleva della risposte.

 
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view post Posted on 16/5/2013, 02:10
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A_STARA_STARA_STARA_STARA_STARA_STAR

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Era entrata al S. Mungo ignara di tutto, incerta addirittura del fatto di essere la persona giusta per una convocazione del genere. Quando aveva visto tutti quei medimaghi si era sentita inferiore: lei era solo un’ex docente cresciuta prima del tempo e ritornata poi alla sua giusta età, cos’aveva di meglio rispetto a valenti medimaghi specializzatisi regolarmente, seguendo TUTTE le tappe necessarie alla loro formazione? Eppure, Fuco Lindo voleva proprio lei e Camille ed alla fine aveva accettato. Forse un po’ troppo a scatola chiusa. Ne ebbe la certezza quando il suo campo visivo fu invaso da una specie di cadavere buttato malamente su un lettino e lasciato lì, abbandonato e incustodito. Che fosse quello a mandare quell’odore che impregnava tutta la sala? Che poi, guardandolo meglio, aveva un qualcosa di familiare, ma non riusciva proprio a… Si avvicinò storcendo il naso, per osservarlo meglio e fu a quel punto che trasalì, riconoscendo nell’uomo sdraiato lo stesso che l’aveva accolta all’entrata. Cosa stava succedendo? Di quale strana magia poteva mai trattarsi? Non fece in tempo a terminare quella domanda nella sua testa che, mentre la voce di Camille faceva eco ai suoi pensieri, udì la porta chiudersi con uno schianto dietro di lei. Si voltò di scatto, solo per scoprire che non c’era più alcuno spiraglio. I suoi sensi la spinsero immediatamente ad estrarre la bacchetta: che diavolo stava succedendo? Immediatamente il suo cervello le riportò tutte le cose strane avvenute in quel breve lasso di tempo che in un primo momento aveva deciso di ignorare: la figura dell’uomo che, nonostante fosse al centro del corridoio tutti sembravano non considerare, il comportamento così insolito di tutti… perché, perché il suo cervello non era stato così reattivo da avvertirla ch c’era qualcosa che non andava?
Ma ormai era fatta e lei e Camille si trovavano chiuse in quella stanza, senza poterne uscire. Improvvisamente una voce metallica risuonò per la stanza. L’ex corvonero, non poté fare a meno di guardarsi intorno, nel tentativo di stabilirne la provenienza, ma senza successo. Decise, quindi, di concentrarsi sulle parole dell’uomo. E finalmente le fu chiaro il motivo per cui le persone sembravano non vederlo, il motivo per cui aveva contemporaneamente Fuco su un letto e l’aveva avuto di fronte a sé… anche se quella storia era così incredibilmente assurda! Eppure..eppure tutto sembrava tornare. Continuando ad ascoltare, anche il resto della situazione le fu chiarito. L’uomo aveva fornito molti elementi, che Caroline dovette prendersi del tempo per rielaborare: dovevano fare una precisa sequenza di incantesimi curativi e non… e se non erano curativi di che altro genere avrebbero dovuto essere? Continuò ad ascoltare, assorbendole informazioni: non sarebbe stato loro permesso di rifiutare di provare… ma cosa sarebbe accaduto se avessero errato? Avrebbero davvero causare danni peggiori di quelli che vedeva? Scosse la testa, non ci voleva nemmeno pensare. Era meglio continuare ad osservare ed scoltare. Anche perché Fuco stava loro elencando i suoi sintomi. Riflettendo, non le veniva in mente nessuna malattia che potesse causare tutti quei danni…che fosse stato colpito da una o più fatture? E se l’avesse chiesto, l’uomo avrebbe potuto ricordarlo? Ma la cosa più preoccupante fu la questione relativa alla mobilità del corpo: non avrebbero mai potuto agire su un corpo che se ne andava in giro ribellandosi alle cure. Osservò Camille dubbiosa e,d al movimento del polso, dedusse che l‘amica era in preda ai suoi stessi pensieri: stava tentando un Incarceramus. Caroline pregò che quell’idea non creasse ulteriori danni al corpo già così massacrato del loro carceriere. Dal canto suo, lei non aveva intenzione di usare alcun incanto, non ancor, prima doveva capire:

-D’accordo, proveremo ad aiutarla. Ma non potremo farlo se non ci dice cosa l’ha ridotta in questo stato. È stato colpito da fatture, incantesimi o la magia non c’entra nulla? Riesce a ricordarlo?-
Come sempre ripeteva sua madre, capire il tipo di problema, era il primo passo per poterlo risolvere. In base alle risposte dell’uomo avrebbero poi agito. Forse.
 
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