| Non c’era possibilità di errore, sua madre gliel’aveva raccontato qualche volta, ma lei non aveva voluto crederci. Ora, messa davanti alla realtà doveva ammettere di essere stata, a volte fin troppo scettica: il direttore del S. Mungo era anche PEGGIO di come Sybil glielo aveva descritto. Intanto, mai si sarebbe aspettata che il tizio le aspettasse in mezzo al corridoio: aveva immaginato di dover chiedere all’ingresso e di essere indirizzata in qualche ufficio… e invece lo avevano trovato lì, in mezzo al corridoio, dove anche loro erano state costrette a fermarsi, intralciando, probabilmente il lavoro degli altri medimaghi e guaritori. Davvero un ottimo inizio, non poteva lamentarsi. Se poi ci aggiungeva l’aspetto fisico, allora il quadro peggiorava drasticamente: oltre ad essere brutto, il che poteva anche essere una cosa soggettiva, ostentava capelli unti, grassi e denti storti. Come i suoi occhi, d’altro canto, che guardavano uno da un lato e uno dall’altro senza particolari problemi. Era stato in grado di guardare contemporaneamente lei e Camille senza muovere la testa: era inquietante. Trasse un profondo respiro, preparandosi psicologicamente a ciò che sarebbe successo di lì a poco. Sperò con tutta se stessa che la cura che metteva nel suo aspetto fosse inversamente proporzionale a quella che utilizzava con i suoi pazienti. Ebbe appena il tempo di concludere quel pensiero, che ‘uomo prese a parlare, facendole immediatamente inarcare un sopracciglio: colleghe? Non le risultava che Camille fosse una medimaga, né una guaritrice, né lo era lei. Il fatto di aver approfondito alcuni aspetti, come aveva detto all’amica pochi giorni prima, non la rendeva certo una medimaga, né tantomeno una guaritrice… e di certo non aveva alcun titolo che lo certificasse… figurarsi! Non aveva neanche le certificazioni degli esami del terzo. Trattenne un moto di ribrezzo nel notare gli atteggiamenti dell’uomo e la scarsa pulizia che lo contraddistingueva: voleva stringerle la mano… in quello stato? Neanche per sogno! Ma come evitare di offenderlo? Non le ci volle molto a capire di non avere via d’uscita. Con riluttanza strinse la mano al suo interlocutore, implorando che non le avesse attaccato qualche strana malattia. Si sforzò di non pensarci, concentrandosi prima su Camille, poi sulle parole del medimago. Si trattenne dallo sbattersi una mano sul viso: cosa gliene fregava quante volte usciva dal suo bugigattolo? E soprattutto, perché quel tizio credeva che le interessasse il motivo per cui lo faceva Ma i medi maghi nno erano tutti così…. vero? Vero?? Tornò col pensiero a sua madre: no, lei era una persona normale, un po’ depressa, forse, ma generalmente normale: di certo non avrebbe mai avuto un’uscita così infelice come quella successiva del “direttore del S. Mungo” come si era firmato nella convocazione. Geniale, davvero! E dopo ciò che aveva visto, iniziava a capire il perché di quella firma: probabilmente l’uomo non ricordava neanche il proprio nome. E dopo averlo sentito urlare nel bel mezzo del corridoio iniziava anche a comprendere il motivo della sua convocazione: chiunque sarebbe stato più competente di un tale essere. Dentro di sé spero che il caso che avrebbe sottoposto alla loro attenzione non fosse eccessivamente complesso: non voleva avere sulla coscienza un innocente. Con sgomento si rese conto di aver deciso di accettare ancor prima di ascoltare le informazioni relative al problema che presentava la persona che avrebbe dovuto esaminare. Si trattenne dal rispondere lasciando che il medimago esponesse la situazione. Al termine del suo discorso non aveva rivelato granché, ma quel che aveva detto era stato sufficiente a preoccuparla. Tacque riflettendo, e stava quasi per rispondere, quando Camille la prevenne dando voce a quelli che erano anche i suoi dubbi. Già, credeva davvero di avere maggiori competenze di un medimago, per quanto pazzo e fuori di testa egli potesse essere? Le sue conoscenze riguardavano principalmente studi su creature oscure e incantesimi di attacco e difesa. Sì, conosceva anche diversi incantesimi curativi e ultimamente aveva un po’ approfondito l’argomento… ma non riteneva assolutamente di essere in grado di fare una diagnosi corretta ed esaustiva. E per quanto potesse ritenersi più competente del tizio di fronte a lei, non se la sentiva di giocare con la vita di una persona. Sua madre glielo ripeteva sempre: la medicina magica non era un gioco, c’erano persone che affidavano la loro vita nelle mani di qualcuno ritenuto competente a sufficienza da preservarla. E lei non era affatto certa di rientrare nella categoria. -Signor direttore, mi trovo ad essere d’accordo con la Ministra Pompadour. Quello che ci sta chiedendo è al di fuori delle nostre possibilità. Se non sono riusciti dei valenti medimaghi, come potremmo riuscire noi? Tra l’altro, in tutto il suo discorso non ci ha neanche spiegato di che problema si tratta… e sinceramente non sono solita fare qualcosa senza aver avuto prima tutte le informazioni per portarla a compimento al meglio.- Un rifiuto, che del tutto rifiuto però non era. Non credeva di poter fare chissà cosa, ma magari ascoltare non avrebbe creato poi troppi problemi… e chissà, forse avrebbe avuto l’occasione di imparare qualcosa.
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