Il bordo della vasca sulla nuca le donava una frescura rilassante e quieta, mentre il calore dell'acqua rendeva tutto lento e mitigato. Da qualche parte, un rubinetto scorreva aperto e il vapore le annebbiava la vista. Chiuse gli occhi mentre sentiva la schiena bruciarle, ogni ferita aveva una parola da rivolgerle, un'offesa, una lacrima, un singhiozzo. Perdevano poco sangue e l'acqua piena di schiuma profumata non si sporcò, ma il sapone sulla schiena faceva urlare la sua pelle, chiedendo perdono, chiedendo pietà.
Chiuse gli occhi mentre la mente le riportava vivida alla vista il ricordo di quella sera della settimana precedente. La cantina, la solita cantina fredda, buia, umida, l'odore di stantio e chiuso le impregnava le narici, le toglieva il respiro. La casa toracica di allargava ritmicamente, il rumore più forte era quello del suo frenetico cuore. Ad ogni frustata i suoi occhi si chiudevano e le labbra si stringevano, mentre i denti solcavano quella pelle perfetta, chiedendo perdono, chiedendo pietà. Nessuna pietà per chi non ubbidisce, per chi non merita.
Ad ogni colpo sobbalzava, ma non fiatava, il respiro le si mozzava in gola, le lacrime le rigavano le gote, le dita stringevano così tanto la sbarra di ferro a cui era attaccata da far venire le nocche livide. Le frustate raggiunsero le spalle quando non riuscì a soffocare un grido basso e dolente. Doveva stare zitta, dopo tutti quegli anni non aveva ancora capito?
Scossa la testa e il ricordo sfuggì, trasportato dal leggero ed etereo vapore dell'acqua. Socchiuse gli occhi e sollevò le mani facendole uscire calde dall'acqua e portandosele al viso. Le tenui lacrime si mischiarono all'acqua calda e in quel modo si persero, i capelli in parte bagnati e in parte asciutti che coprivano parti del volto. Sollevò la schiena allontanandola dal bordo e si portò i capelli dietro la schiena con entrambe le mani, la pesante massa ormai indomabile e si voltò, appoggiando le ascelle al freddo bordo e abbandonando il resto del corpo, stancamente.
Gli occhi socchiusi intravidero una sagoma e per un istante credette che fosse una sua impressione. Un accappatoio, si disse. No aspetta, apri meglio gli occhi, gli accappatoi non hanno una muscolatura sviluppata, e nemmeno le gambe. E nemmeno la testa.
Strabuzzò rapida gli occhi sbattendo le palpebre più volte rischiarando la propria vista e si rese conto che non era sola. A pochi metri da lei, un ragazzo a torso nudo si stava specchiando, osservando la propria immagine come in contemplazione, immerso nei suoi pensieri. Gli occhi spalancati, lo osservò sbottonarsi i pantaloni e toglierseli, la sviluppata muscolatura fine e lunga mostrarsi in tutto il suo splendore, simbolo di duri allenamenti e una vita all'aria aperta. La pelle era chiara e sensibile, i capelli castano scuro in parte scompigliati rendevano selvaggia quella figura. Patrick Swan.
Dannazione. Era davvero bello.
Il panico della situazione annaspò con violenza in lei, facendole dolorosamente battere il cuore. Era nuda, dannazione, completamente nuda. Cercò per un istante un asciugamano e si rese conto che lo aveva lasciato dall'altra parte della stanza, per coprirsi avrebbe dovuto uscire e attraversare tutta la sala nuda come un verme. Tornò con lo sguardo da cerbiatto impaurito su Swan e vide i pantaloni del ragazzo accasciarsi di lato, la biancheria intima sopra quella. Era nudo, completamente nudo. Il cervello? Le esplose. Diverso, quel giovane era molto diverso da Raven, il primo ragazzo che aveva visto completamente nudo. La muscolatura di Patrick era maggiormente sviluppata, le spalle e la schiena larghe e i fianchi molto stretti, ogni muscolo era riconoscibile anche dal peggior anatomista, senza troppi problemi. Aryadne, odiava quella sensazione, smise di pensare, come se le avessero preso in prestito il cervello per darlo in pasto ai cani. Il volto le si inclinò lateralmente mentre lo sguardo indugiava su quel corpo nudo, le labbra socchiuse si inumidirono lievemente mentre il proprio corpo rimaneva immobile.
Incantevole.
Non avrebbe mai immaginato di poterlo pensare, ma trovava quel corpo incantevole.
Certo, lo aveva ritenuto sempre un bel ragazzo, niente da dire, nessuna discussione. La faccia da schiaffi, l'ironia prepotente, il cipiglio irritante, le labbra carnose...Si, caratteristiche attraenti, ma in quella situazione lo trovava...magnifico.
Il lato sinistro della bella bocca si inarcò e il sopracciglio del lato corrispondente di sollevò in uno sguardo malizioso che non osò distogliere da lui. Le venivano solo parole da scaricatore di porto del Sud, quindi si soffermò un attimo a guardarlo prima di rompere il silenzio della sala.
-Spero che ti piaccia il sapone alla violetta...- disse continuando a sorridere, incuriosita dalle reazioni che avrebbe avuto il ragazzo quando si fosse reso conto che non era solo, che era nudo e che lei, la bella rossa dagli occhi di ghiaccio, era nuda.