| A tutto c'era un limite si era detto. E gli Awards di Hogwarts [tre tigri contro tre tigri, sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa] erano fra quei limiti che si era ripromesso di non valicare mai più. Mai. Vuoi perché il delirio era tale che alla fine gli usciva pure dalle recchie, vuoi perché non sapeva se era più triste chi voleva far ridere [e lui non voleva far ridere, ma far piagne, quindi a prescinde andava bene comunque per sé stesso] e più divertente chi voleva far piangere, il ragazzo aveva giurato sulle mutande di pora nonna che, basta. Basta deliri. Ma, poi, aveva scorso la presumibile lista degli invitati. E l'aveva vista. Lei. Sì, lei. Colei che poteva portarlo nel Valhalla, colei che a cavallo di una nobile Manticora, tirava pedate a destra e manca contro i disgraziati che osavano intralciare il suo cammino. E allora daje giù: doveva partecipare, solo per una volta ancora. Poi, dall'anno prossimo, ciao a tutti chi ve se in-------------------. *Perbacco, niente parolacce! Sì, scusi. È che rendeva bene l'idea. Insomma, aveva dunque passato le giornate precedenti a far lavorare in una cantina quattro o cinque cinesi nonne, perché si sa che come lavorano loro, manco le industrie. *Non è molto politically correct...* Senti, non rompermi i maroni, io sono il narratore e se dico 'na cosa è quella capito? Capito. 'Namo avanti. Era pronto per un'avventuuuura! Ed era dunque partito e giunto balzelloni quattro ore in anticipo, appostandosi dietro i portoni della Sala Grande, in attesa, preparato a puntino. Lì per lì aveva pensato ad una mise da Uomo Sigla. L'idea di spuntare fuori da una torta era meravigliosa, le pailettes sul vestito che l'avrebbero fatto brillare come una palla da discoteca o come Edward Cullen, dir si voglia. Alla fine aveva optato per altro: una valchiria non si conquista con così poca virilità. Ci voleva qualcosa di incisivo, importante, imponente. E quelle nonnine cinesi avevano fatto un ottimo lavoro con lui. Ad uno ad uno vide entrare le persone più strambe e lì per lì fu quasi colto dalla voglia di grudare, ma resistette. Resistette finché non riconobbe quei fantastici pelazzi sulle gambe. Eccola. Camille. La Valchirica cavalca-Manticore. E oh! Se l'amore per lei poteva rinsaldarsi, nel vederla scavalcare con grazia innata i resti di quell'Alexander Black martoriato, allo stesso modo in cui si evita una carcassa di mucca nel deserto del Sahara. Non ci sono mucche nel deserto, ma semmai ci fossero state, beh Camille le avrebbe scavalcate allo stesso modo. Non volevo dire cacche per essere poco carino, quindi ho censurato con mucche. (?) Ma lei, con grazia innata, spalancò il portone dietro il quale il fanciullo era nascosto, spiaccicandolo come una mosca sulla finestra. Poco male, si disse, questa era la forza dell'ammmore! Subito il ragazzo si arrabbattò, cercando di sorpassarla e fare la sua splendida entrata in scena. Prese una dubbia scorciatoia, raccattò per strada una torta con le rotelle che incantò affinché lo seguisse, e si ritrovò di fronte Camille che muoveva l'anca; aveva preso ripetizioni da Daddy? Poco importava: uno schiocco di dita e la vestaglia calò, rivelando il suo outfit. Pantaloni eleganti, stivali ben lucidati e camiciolina di lana del Castoro Norberto, quella che aveva acquisito dopo numerose battaglie al circo dei biscugini Orfei e Luppolo e consigliata da un gvaaaande intenditoooove! Lanciò in aria l'indumento e nel mentre si allisciò un sopracciglio, mangiò mezzo chilo di mentine, e alzò poi le braccia, infilandosi la camiciolina in un sol colpo. « Uh, yeah! » Al secondo schiocco di dita, la superficie della torta si spalancò ed apparve una nonnina cinese vestita da uomo sigla — Beh? Qualcuno doveva pur farlo. — che cominciò a cantare in sottofondo: « OH YEAH! NELL'IMPERO LUI È IL SOVRANO! È UN GENIO, È UN VULCAAANO, DOPO IL NULLA C'È SOLO LUIII E SAAAI PERCHÈ...!!! » Ah, sì ora c'era tutto. Accompagnato dal ritmo mambo mambo namber faiv della nonnina-sigla, Horus avanzò a passo di pasquella [un po' come quella che ballarono a caso Hermione e Harry nel settimo film] verso Camille. « SIIIIIIII E' LUUUUUUUUUUUUUI IL SIGNORE DELL'IMPEROOOO PEPPEREPPEEE' PEEEEE'... » Ammiccò alla donna, ancora pochi metri li separavano. *E se mi rifiutasse?* Hai una camiciola del Castoro Norberto, c'è chi venderebbe il diavolo all'anima per averla. Non può rifiutarti, ciccio. E SE LO FACESSE?* Allora fa' sta figura de mè, poi pija quello che devi da pijà, dai calci nelle chiappe a padellate sulle gengive, e levati dar cà. « Ciao, bebi. » Le disse infine, alzando e abbassando le sopracciglia con fare macho. Non seppe se ammiccava più al viso o ai pelazzi delle gambe, poco importava. Donna barbuta sempre piaciuta. « PEPPEPERE RE PERE! »
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