Alla fine il mondo non è che un curioso ammasso di infiniti punti di vista, tutti diversi, tanti quante le coppie di occhi che pretendevano di vedere la realtà; ma ancora una volta, dove stava questa fantomatica verità? Nelle sue iridi cerulee oppure in quelle smeraldine del ragazzo davanti a lei? Soprattutto, si concentravano entrambi sulla medesima cosa o erano curiosità diverse da soddisfare quelle che li animavano?
A quel punto, la giovane Tassina non avrebbe saputo dirlo; assolutamente certa fino a pochi attimi prima delle sue convinzioni, della propria versione, d'improvviso iniziava a notare piccole pecche qua e là; era sempre partita dal presupposto inconscio che gli altri fossero, pensassero come lei, si era sempre posta al centro di tutto, illudendosi che si affacciassero sul mondo le stesse sue pupille.
Eppure no. Eppure ad altri era tutt'ora oscuro ciò che lei osservava con limpidezza quasi allarmante, com'era possibile? Davvero la sua incapacità di esprimersi era andata peggiorando in questo modo, che fosse lei quindi l'origine di quell'enorme equivoco?
*Frena bimba.*
Alla fine, non c'erano solo le parole di cui servirsi per esprimere un concetto, qualunque cosa; se trovi un muro cambi strada, lo aggiri, non ci vai a sbattere e sbattere ancora la testa solo perché quelle stupide mattonelle non si decidono a gridare al vento "ehi, vicolo cieco", no?
Insomma, non era stata così diretta come era abituata a comportarsi, tuttavia i suoi modi di fare non le parevano essere stati così criptici da non venir intesi, dopotutto "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire"; le sopracciglia si inarcarono in un'espressione confusa, i movimenti involontari del corpo che tradivano come si sentisse sotto attacco in quell'esatto momento, le braccia basse ma leggermente piegate, i palmi esposti non troppo più in alto dei fianchi. « Guarda... » Purtroppo o per fortuna non riuscì ad inserirsi nel discorso, non sapeva bene perché avvertisse l'urgenza di spiegarsi, proprio quel giorno dopo mesi e mesi e mesi di ostinato mutismo; era quel che Daddy definiva una situazione poco chiara? Faticava a reggere il passo. « ..veramen- » Come?
Che importava se gli piacesse o meno quando semplicemente non gradiva la sua invadenza? Cosa significava poi? Non era vero che Daddy non le piaceva, e questo tuttavia non significava il contrario; come spiegarlo quindi ad un ragazzo che ti ha appena detto di non riuscire a comprendere il tuo comportamento? Non era già quello un motivo valido per rallentare, evitare di agitarsi e catapultarsi come un treno in corsa, preda di sentimenti facilmente confondibili?
Ovvio che fosse stata l'avventatezza a terrorizzarla, ora lo ammetteva a se stessa, ovvio che si fosse sentita raggirata quando - subito dopo aver definito col Corvonero di non condividere le stesse teorie in proposito - aveva realizzato di trovarsi proprio in una di quelle situazioni precedentemente dichiarate off-limits; che poi l'avesse ingigantita.... beh, who cares.
Si rassegnò a lasciar parlare Toobl fino in fondo, mantenendo - o almeno tentando - la medesima determinazione e la medesima predisposizione che si era imposta pochi minuti addietro; conoscere il punto di vista del compagno male non le avrebbe fatto di certo.
Rilassò le braccia che caddero lungo i fianchi, sbatté un paio di volte gli occhi impedendosi di abbassare lo sguardo stupendosi ancora una volta di quanto fosse cambiato negli ultimi tempi il suo interlocutore; ma quel nuovo modo di fare era dovuto ad un recente mutamento oppure aveva sempre fatto parte di lui e nemmeno lei poteva dire di conoscerlo?
Si chiese se anche lei fosse cambiata in quel periodo e sebbene intuisse che la risposta dovesse essere positiva, qualcosa la trattenne dal formulare un'ipotesi maggiormente dettagliata; che quel distacco che aveva creato fosse servito solamente a farla maturare? Difficilmente, credeva, la Niahndra di anche solo dodici mesi addietro sarebbe riuscita a sostenere una discussione del genere, altrettanto difficilmente le sarebbe risultato comprendere non solo sé ma anche chi le stava difronte.
*Un annetto produttivo, mi dicono.*
Ma alla fine, apprezzava quel che Daddy stava tentando di dirle, o perlomeno quello che lei era riuscita ad intendere dall'intero monologo; sembrava essere una buona soluzione, la stessa che aveva ambito per la maggior parte del tempo, ciò nonostante la colse così di stucco che per qualche secondo rimase a fissarlo incapace di articolare pensiero.
« Così...semplice? » Non le interessò di aver parlato ad alta voce, probabilmente neanche se ne era accorta, semplicemente non aveva creduto possibile poter udire quelle stesse parole pronunciate proprio dal bronzo-blu; ci credeva veramente o si trattava solamente di "un ultimo disperato tentativo"? Importava?
« Uhm..sì? » Corrugò la fronte leggermente frastornata, inclinando di poco la testa di lato e interrompendo per pochissimi istanti il contatto visivo; perché all'improvviso sembrava difficile quando fino a poco prima fare finta di nulla le era venuto quasi naturale. Forse perché non si tratta più di fare finta di nulla, forse perché adesso era impossibile rifiutarsi di vedere ciò che era venuto a galla, un vago dispiacere misto a sollievo.
« Cioè, sì. » Annuì. « Sì. » Convinta.
« E poi oltre ad odiare le cose nere - Indicò il polso ornato dal bracciale in cuoio intrecciato. - adesso sai che perdo oggetti un giorno sì e l'altro pure. » E lo sfidò a sostenere il contrario.
Una schifa, perdonami. Pure per il post, perché i pensieri erano tutti ingarbugliati @.@