Chissà di cosa sanno le nuvole, Will.

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view post Posted on 20/8/2013, 23:04
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Hogwarts era un continuo cambiamento: per quanto i quadri continuassero a sbuffare e a parlare male del tuo vestiario, per quanto strano restasse trapassare un fantasma e sentire il cuore gelarsi, non erano le pareti a fare il luogo, erano le persone. Quel posto era diverso da qualsiasi altro, intriso di una magia che andava oltre gli incantesimi, oltre la storia da studiare a memoria. Mary lo sapeva, era legata a quel luogo in un modo che neanche lei conosceva, era casa sua più di qualsiasi altro luogo, perchè solo lì aveva delle persone importanti accanto. Persone che, in quell'ultimo ed ennessimo straziante periodo, non si era minimamente disturbata a contattare. Ancora una volta non rispettava i suoi doveri d'amica e si era resa introvabile per tutti, neanche fosse nascosta nella Stanza delle Necessità, no neanche lì, non si era messa in contatto neanche con l'esercito. Era mattina, una calda e quasi soffocante mattina. Gli uccelli avevano smesso di cinguettare circa un'ora prima ed era per lei la prima volta che non si svegliasse presto: era abituata ormai a correre la mattina, non lo faceva neanche più coscientemente, solamente le sue gambe partivano e basta. Quella volta però no, sapeva fin dal principio che sarebbe stata una giornata diversa, non migliore o peggiore, solo diversa. Sbadigliò con forza, si stiracchiò sul letto ed infine cercò con gli occhi ancora pieni di sonno gli occhiali sul comodino alla destra del letto. Sul comodino vi era anche la bacchetta, una manciata di mangime per gufi, qualche gelatina tuttigusti +1 ed un vecchio libro del primo anno. Non sapeva perchè la sera prima le erano venuta voglia di leggere quel vecchio libro di incantesimi, infondo li conosceva già tutti, o almeno era quello il presupposto. Inforcò gli occhiali con forza, poi si iniziò a vestire. Non si era mai sentita davvero così assonnata e stanca ed era strano per lei, solitamente era piena di energie. Sbadigliò ancora una volta prima di scendere in sala comune per dirigersi poi nella sala grande per la colazione. L'arrivo nella sua sala era annunciato dal solito chiacchiericcio stanco della mattina e dagli schiamazzi delle ragazzine del primo anno che passavano le loro giornate a fissare i ragazzi del quinto e sesto anno; lei non ricordava di essere così. Certo, come ogni ragazzina fantasticava sul suo principe azzurro, o magari principessa, ma non si ricordava di essere mai stata così ridicola, o forse lo era. Le sorpasso con fretta ed uscì dalla sala. Si girò per dare il suo cordiale "bungiorno" alla Signora Grassa ed iniziò a scendere i gradini. Ogni quattro ne doveva saltare uno, uno scalino abituato a scomparire nei momenti meno opportuni, anche se in realtà scompariva sempre. Era un'abitudine per lei saltare, tanto quanto lo era trovare qualche studente incastrato. La sala grande si presentava sempre nel suo magnifico splendore e affamata consumò la sua colazione in modo incredibilmente veloce: le uova scomparirono per ben due volte dal suo piatto e finì praticamente da sola due bottiglie di succo al lampone. Era abbastanza triste, pensandosi un pò, rendersi conto per lei di aver parlato soltanto con un fantasma (l'aveva trapassata e si era solo disturbato di chiederle scusa) e con la signora Grassa. Tuttavia al tavolo dei Grifondoro vi erano solo studenti con cui, nel modo più assoluto, non aveva mai scambiato una vera chiacchierata e, col tempo, era divenuto sempre più difficile per lei fare conoscenza. Lasciò in fretta la sala ed iniziò a girovagare per i corridoi senza meta: salire e scendere le scale, scoprire quale si dovesse saltare o su quale si dovesse attendere per più di cinque secondi per far comparire il resto dei gradini era divertente e, tra saltelli e attese, arrivò al quinto piano. Non sapeva come, non sapeva perchè, ma in un modo o nell'altro il destino la portava sempre dinanzi alla porta della Preside, nonchè capocasa della sua Casata, Persefone. Come tutti, con poco tatto, Mary aveva lasciato anche lei. Rimase lì, in piedi nel corridoio, a metà tra una delle pareti a cui era appeso un quadro particolarmente maleducato, e la finestra che si affacciava sul giardino. Facile la scelta: si spinse verso la finestra e l'aprì. Per la prima volta quel giorno abbassò lo sguardo su se stessa: indossava delle scarpe da ginnastica vecchie, jeans scuri e stretti e una maglia blu notte con una scritta sbiadita sulla schiena, era impossibile capire cos'era, tanto meno per Mary ricordarselo, infine la bacchetta nella tasca destra dei jeans, bucata di proposito; i capelli erano sciolti, come sempre, e gli occhiali neri coprivano gli occhi di un azzurro cielo, l'unica cosa di lei che davvero le piaceva. Sì, perchè di certo non poteva vantarsi di un carattere fantastico, o di abilità mitiche, l'unica cosa di cui poteva vantarsi lei erano i suoi occhi e, in fin dei conti neanche tanto dato che aveva visto occhi più belli, più grandi, più luminosi. Appoggiò i gomiti sul davanzale della finestra e alzò la testa in direzione del cielo: qualche nuvola qua e la. Per la prima volta non vi leggeva nessuna figura, erano solo nuvole, fiocchi bianchi nell'azzurro. Era sbagliato non vedere niente?
Chissà di cosa sanno le nuvole.

 
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view post Posted on 22/8/2013, 20:48

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Carte che volavano dappertutto, compiti non svolti, fogli di pergamena stracciati perchè non scritti correttamente, voto finale pari a T in tutte le materie con conseguente bocciatura. Aveva appena tirato fuori la bacchetta per scagliare un incantesimo contro il professore, quando aprì gli occhi. Per fortuna era tutto un sogno. Eppure la rabbia l'aveva sentita davvero, o così sembrava. All'inizio delle attività scolastiche non mancava molto e Will aveva cominciato ad avere dei veri e propri incubi, tanta era la voglia di rimanere a fare niente per tutto il giorno. Durante le vacanze estive si era rilassato, aveva avuto modo di stare più a contatto con l'aria aperta, cosa che raramente faceva quando il carico di compiti era intenso.
Scacciò dalla mente quei pensieri riguardanti la scuola con un cenno della mano e si alzò dal letto. Una rapida doccia, comodi vestiti babbani da indossare, un blue jeans e una t-shirt, ed era pronto per la nuova giornata.
Ancora un po' assonnato scese in Sala Comune, salutando alcuni dei suoi compagni che conosceva e uscendo dal ritratto della Signora Grassa. Come al solito lo salutò allegramente e, come d'abitudine, si chiese come facesse ad essere sempre così allegra a prima mattina. Prima di avere la risposta era arrivato in Sala Grande. Fece una colazione veloce perchè doveva ritornare in camera a prendere un libro preso in prestito due settimana prima dalla biblioteca e se avesse tardato alla consegna, ne era certo, la bibliotecaria non gli avrebbe fatto più mettere piede nell'aula. Era meglio consegnare il libro subito, prima che facesse una delle sue scenate.
Prese a salire le scale a saltelli, ma quando arrivò alla rampa del quinto piano, le scale cambiarono direzione.
*Alle scale piace cambiare, è vero, ma perchè proprio quando io ho fretta?*
Se i suoi conti erano giusti avrebbe potuto prendere le scale alla fine del corridoio del quinto piano per arrivare sino alla Torre di Astronomia.
Camminò lentamente finchè non vide la sagoma di una ragazza con i gomiti poggiati sul davanzale di una finestra aperta, tutta intenta a guardare l'ambiente circostante. Proprio come lui non indossava la divisa, perciò era impossibile capire chi fosse o a che casa appartenesse.
Decise che le avrebbe parlato, il libro poteva aspettare, aveva propria voglia di una bella chiacchierata con qualcuno. Non sapendo come iniziare un discorso, esordì con un tentennante:

Pensierosa?
Forse l'avrebbe spaventata o magari avrebbe fatto la figura dell'impiccione che non si fa mai i fatti suoi, ma non sapeva davvero come attaccare bottone con la giovane. E poi il suo sguardo perso nel vuoto aveva catturato la sua attenzione.
Rimase a qualche metro di distanza dalla finestra a guardare la ragazza, cercando di capire a chi potessero appartenere quei capelli biondi, gli sembrava di averli già visti in qualche occasione...
Sperò soltanto di non aver disturbato i suoi pensieri personali, avrebbe fatto una figuraccia e sarebbe dovuto scappare via per la vergogna.

 
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view post Posted on 23/8/2013, 11:04
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Quello era forse un cane? No, non poteva esserlo, i cani non hanno le branchie; ma lei aveva mai realmente visto una branchia? Fore era una sirena, o un tritone, sembrava maschio. Le nuvole avevano così tanti aspetti, tutti e nessuno. Chiuse gli occhi e sbuffò leggermente appoggiando la testa sulla mano con aria non curante. Il cielo era di quel color nontiscordardime e sembrava perfetto. Perfetto per cosa? Perfetto per chi? Il cielo può essere perfetto per una persona sola o ha bisogno di qualcuno con cui condividerlo? Si grattò distrattamente il fianco destro e tornò a guardare il cielo, non le nuvole questa volta, solamente le chiazze blu che vi erano tra di essi. Il quadro alle sue spalle aveva finalmente taciuto, smesso di lamentarsi delle zanzare, come se i quadri potessero essere punti dalle zanzare, o morse, qualsiasi cosa faccessero le zanzare. Stava per sbuffare nuovamente quando sentì una voce alle sue spalle. Sobbalzò leggermente, cercando di farlo passare, senza riuscirci probabilmente, per un colpo di tosse. Pesierosa? Chi guarda il cielo è pensieroso? Oppure aveva la tipica faccia di una persona che pensa? Che faccia ha una persona pensierosa? Guardò il cielo e poi il ragazzo, poi dinuovo il cielo, infine nuovamente il ragazzo. Era stata così colta alla sprovvista che non era riuscita neanche a mettere a fuoco il ragazzo dinanzi a sè.Riuscì a distinguere un cespuglio castano, gli occhi sembravano scuri, non riusciva a vederli bene. Aveva un'aria stranamente familiare, l'aveva sicuramente visto da qualche parte, infondo Hogwarts non era così grande, o forse sì? Continuò a scrutarlo curiosa, sapendo di risultare forse semplicemente scortese. Ahm, io, credo di sì, è che il cielo è bè, bello. Aveva detto la sua. Per la prima volta, forse da molto tempo, aveva semplicemente rsposto con sincerità, senza giri di parole, senza cercare di nascondere qualcosa o di fare la misteriosa. Il cielo era bello, era qualcosa di fantastico. Si spostò leggermente a destra, il suo intento era quello di far spazio al giovane poco lontano, chissà se la sua mossa fosse stata compresa. Tolse i gomiti dal davanzale per appoggiarvi poi solo le mani. Tu sei pensieroso? Non aveva distolto lo sguardo dal cielo anzi, sembrava più assorta che mai, eppure non stava pensando a niente, nel suo cervello un semplice ronzio ed ora, assieme al ronzio, anche il ragazzo. Chi era? Era indiscreto chiederlo, se lo conosceva poteva sembrare sgarbato non ricordarlo. Avrebbe aspettato, magari si sarebbe presentato lui, magari la sorte gliel'avrebbe mandata buona.

 
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view post Posted on 23/8/2013, 15:03
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Non v'era requie per il Gufo. Passava giornate intere a svolazzare a destra ed a manca, trasportando tra i suoi artigli o legati alle sue zampe gli ultimi articoli della Gazzetta del Profeta, in cerca degli Abbonati. Non poteva errare, non gli era concesso margine d'errore, o chi di dovere gli avrebbe fatto saltare la sua razione giornaliera di biscotti in caso qualcuno si fosse lamentato del pessimo servizio del volatile.
Era una strada che ormai conosceva a memoria, quella per il Castello di Hogwarts, circondato dai suoi verdi e floridi confini, o dai freddi e marmorei cancelli di protezione. Ciò che era per lui di difficile memorizzazione era la pianta interna del Castello: era solo un povero Gufo! Più d'una volta gli era successo di dover rintracciare gli Abbonati affacciandosi dalle finestre di più piani, sfruttando le correnti d'aria. Docenti ed Alunni, il suo lavoro era tenerli informati, ed il suo senso del dovere lo portava sempre al successo.
Quel giorno il compito sembrava apparentemente più gravoso: invece di una consegna singola, come solitamente le situazioni richiedevano, stava portando con sé due articoli per due Abbonati, entrambi Studenti della stessa Casata. Un po' come uno straordinario, che però non pesava al Gufo.
Eccoli lì, i due Abbonati cui avrebbe dovuto consegnare le pergamene che gli erano state legate con cura intorno alle zampe. Non erano pesanti, ma il tragitto fino al Quinto Piano del Castello non era stato come una passeggiata di salute. Entrò dalla finestra, schiamazzando un po' per attirare l'attenzione dei ragazzi, due giovani Grifondoro intenti a chiacchierare.
Sperava inoltre che, dal suo sguardo, si intuisse che avrebbe accolto con piacere le carezze che si augurava di ricevere. Ma il compito era quasi portato a termine, ciò che più premeva a quell'adorabile essere pennuto.
Gracchiò rumorosamente, in attesa di essere sganciato dal suo fardello, e di poter tornare indietro, forse per assolvere ad altri compiti simili.




Consegna del Gufo Espresso:
Articolo per Mary Grenger & Articolo per Will Jordan

Il Terzo Prefetto: Daddy Ersol Toobl

GYDwb

Più di mille anni, una storia lunga e complessa, centinaia e centinaia di studenti, professori, Prefetti e Caposcuola; eppure Daddy Ersol Toobl è il primo "Terzo Prefetto" che Hogwarts abbia mai avuto. Corvonero al suo quinto anno di studi, il 17enne viene nominato Prefetto durante il suo quarto anno ad Hogwarts, con sua grande sorpresa: rivela infatti di essere sempre stato <b>"un ragazzo molto capace nello studio, ma fin troppo 'burlone' agli occhi dei Professori.", tanto da non aspettarsi di ricevere tale nomina. Inoltre, vedendo mantenuta la carica da entrambi i colleghi della medesima casata - Bart Blaze e Luna Evans -, Daddy apprezza ancora maggiormente la sua promozione, felice di poter collaborare con i due e soddisfatto della fiducia che i Professori ripongono in lui e nelle sue capacità. Rivela, tuttavia, che con molte probabilità l'introduzione di un'ulteriore figura di riferimento per gli studenti di Corvonero è, almeno in parte, dovuta all'improvvisa mancanza della Capocasa Caroline Dalton, scomparsa misteriosamente lasciando temporaneamente vacante anche la cattedra di Difesa Conttro le Arti Oscure. Naturalmente l'idea, secondo l'intervistato, bolliva già in pentola precedentemente: l'attuale preside, la Professoressa Bennet, era già intenzionata ad attuare tale modifica e attendeva solo l'occasione giusta, verificatasi, appunto, presso l'organizzazione dei Corvonero, con la mancanza della suddetta Dalton. Una figura di riferimento come la Capocasa deve essere decentemente rimpiazzata, il che diminuisce i vantaggi che l'avere un prefetto in più donerebbe: i doveri aumentano e le responsabilità si fanno più pesanti. A questo proposito, Daddy afferma appunto che: "La mancanza di una figura autoritaria, come la Dalton, è notevole e noi, oltre a svolgere i normali compiti che ci spettano, dobbiamo indirizzare sulla retta via tutti gli studenti… Essere dei punti di riferimento." Di conseguenza il tempo libero diminuisce, ma il giovane riesce comunque a trovare il tempo da dedicare allo svago, poiché gli allenamenti di Quidditch e i momenti di divertimento coincidono: i compagni di squadra sono, come spesso, tra gli amici più stretti. Ma che cosa pensa Daddy della sua carica? Il Corvonero si trova d'accordo con la decisione presa di aumentare il numero di Prefetti, non solo nel suo caso, ma in generale: "Sono del parere che in momenti di necessità sia giusto far fronteggiare la mancanza di un capocasa ad ogni casata con l’aggiunta di un’altro prefetto nella struttura organizzativa." Aggiunge, inoltre, che parlando di Hogwarts, della solidarietà e dell'amore che regnano tra le mura del castello, pare evidente e giusto che le casate si diano manforte a vicenda. E come dargli torto?
Insomma Daddy possiede tutte le caratteristiche necessarie per svolgere al meglio i suoi doveri di Prefetto e lo spirito giusto che tutti gli studenti dovrebbero avere: un degno modello di riferimento per tutti i Corvonero.
Evelyn Bellard



Edited by Il Gufo Espresso - 25/8/2013, 22:35
 
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