Non tutti trovano la luce

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Alfiær
view post Posted on 31/8/2013, 09:00




L'oscurità delle strade di Nocturn Alley, rendeva l'atmosfera cupa ed opprimente. Non c'erano rumori particolari a fare da contorno, se non quelli di leggeri brusii che sembravano rivolti unicamente alla chioma albina che si aggirava lenta ed interessata alle vetrine polverose e opache.
I suoi occhi erano un faro tra quelle ombre, per quanto ovviamente un faro cremisi potesse rappresentare salvezza ai naviganti in quelle acque. Se anche nel profondo delle cavità del suo animo, ci fosse comunque il minimo bisogno di voler aiutare.
Alfier non aveva mai desiderato una "cura" a quello che era, a quello che gli altri conoscevano di lui. Anzi, sebbene ci fosse stato molto vicino nel desiderarla, aveva poi lasciato al fato il compito di guidarlo verso il proprio destino, qualunque esso fosse -ma certamente il più vicino alle sue attitudini-.
Si era sempre trovato a fare incontri interessanti a Nocturn Alley e quel giorno un po' per rompere la solita monotonia di Hogwarts, un po' perché spendere i propri galeoni a Nocturn gli dispiaceva molto meno che farlo a Diagon Alley, Alfier aveva deciso di farsi una passeggiata da solo, in compagnia delle ombre e della solitudine.
Sebbene avesse notato su di sé degli sguardi poco piacevoli e fin troppo interessati, aveva deciso di lasciar perdere: in primo luogo perché solo e sapeva bene quanto potesse essere inutile immedesimarsi in risse o duelli di sorta, contro due o più persone; in secondo luogo, sapeva che tutti quegli occhi puntati addosso, non erano altro che una benedizione. Quegli occhi, non avrebbero dimenticato i suoi occhi ed i suoi capelli dal colore tanto particolare molto presto.
Avrebbero ricordato quei lineamenti quando lui sarebbe diventato qualcuno, mentre loro era rimasti lì, nella melma e nel fango di quel posto.
Ma, giusto per precauzione, aveva sempre a portata di mano la bacchetta. Non conosceva incantesimi veramente in grado di nuocere ed a scuola un po' per poca voglia, un po' perché erano tenuti a farlo, cominciava a sentire la sua presenza un po' "stretta".
L'unica nota positiva era stata il suo concasato, Vagnard, grazie al quale aveva cominciato a desiderare l'appartenenza ad un qualcosa "di più" e che potesse dargli la conoscenza necessaria per aiutarlo; aiutarlo lì dove Vagnard Von Kraus aveva soltanto gettato le basi per farlo diventare qualcuno, sopra tutti e sopra i propri istinti, facendogli capire che antidoto migliore del rigettare sugli altri il proprio veleno, non c'era.
Era quella la "cura". Nulla che potesse cambiarlo, farlo diventare "qualcun altro", ma che semplicemente valorizzasse quello che lui già era.
Alfier si era convinto che quello era l'unico modo per vivere. Certo però, che da solo non avrebbe mai raggiunto i risultati desiderati...
Passo dopo passo, con le mani serrate dietro la schiena, l'albino continuava a muoversi, gettando di tanto in tanto un'occhiata alla merce presente nelle varie botteghe, senza scrutare nulla di più interessante di qualche candela.
Una strana sensazione però, cominciò ad insinuarsi dentro di sé: ad ogni passo che faceva, riusciva a sentire il proprio cuore che batteva sempre più forte. Non per paura, ma come quando ci si trova davanti ad una fortissima emozione, una bellissima emozione; il regalo tanto desiderato, l'arrivo di una persona cara dopo tanto tempo o semplicemente la sensazione di essere osservato dalla persona giusta.

Grazie a chiunque mi aggiusterà il titolo :fru:

Edited by MasterHogwarts - 28/4/2014, 14:14
 
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view post Posted on 1/9/2013, 17:59
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Il Fato

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Mattina? Mezzogiorno? Sera?
Il fascino di Nocturn Alley consisteva proprio nella sua straordinaria capacità di donare ai propri passanti una sensazione assolutamente a-temporale, lontana dal ticchettio perpetuo ed inesorabile dei secondi.
Si trattava di una sorta di mondo parallelo dove, buio, sospetto, oscurità facevano da padroni.
E, se per alcuni tale atmosfera poteva risultare fonte di timore e terrore, per altri, pochi eletti, fungeva quale rifugio o meraviglioso scenario del proprio essere.
Tra gli occhi famelici di novità e curiosità appartenenti a viandanti di dubbia moralità, spiccavano occhi vermigli di un giovane fanciullo privo di paura che, altero ed elegante, ostentava la propria, singolare bellezza in attesa di un cambiamento, di una strada nuova da percorrere...
E qualcuno avrebbe certamente accontentato lo studente Serpeverde...
Del resto, esistevano nel Mondo Magico, creature e Maghi che avrebbero potuto esaudire il desiderio del giovane.
Mentre il fanciullo camminava, sostando di tanto in tanto davanti alle lugubri vetrine dei negozi di Nocturn Alley, una figura esile e sinuosa, una giovane donna, passeggiava a pochi metri di distanza dal ragazzo, dietro di lui, quasi come lo stesse seguendo da tempo.
Una donna dai lunghi capelli neri, occhi verdi e carnagione chiara, forse troppo perfetta e levigata per appartenere ad un essere mortale...
Ella appariva dea, data la singolare bellezza.
Eppure, siffatto splendore, avvolto di nero mantello, seguiva proprio il ragazzo.
Avvicinandosi al giovane, approfittando di una delle brevi soste dello studente di Hogwarts dinanzi ad una vetrina, la donna si avvicinò.
Cosa può trovare qui un mago così giovane? Ti sei forse perso?
Gli occhi verdi, curiosi, attendevano una risposta...
Chi era?

 
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Alfiær
view post Posted on 2/9/2013, 09:25




Proprio mentre gli occhi dell'albino si posavano sull'ennesimo teschio in vetrina, ecco che una voce gli sfiorò il collo e l'orecchio, come un sospiro troppo vicino...o una carezza che passava sulla sua pelle troppo delicatamente per essere percepita bene.
Solo i brividi gli fecero capire quanto piacevole fosse quella voce.
L'albino si voltò, troppo attratto per ignorare, trovando davanti una donna: seppure avvolta in un mantello nero, gli occhi verdi spiccavano accompagnati dal contorno di lunghi capelli corvini; la pelle seppur ben nascosta dall'oscurità di Nocturn Alley, sembrava delicata, morbida, vellutata.
Certo, solo uno sciocco avrebbe tentato di opporre resistenza ai propri istinti al cospetto di quella che poteva ben rappresentare una Dea.
Un sorriso divertito apparve sul volto di Alfier, nel mentre gli occhi cremisi, la squadravano da capo a piedi: niente male sul serio.
-Questo posto è fonte di tante piacevoli scoperte, mia signora.-
Cominciò con tono elegante il Serpeverde, esibendo un inchino, staccando gli occhi da lei quel tanto che bastava per "sottomettersi" per un attimo in quel breve cenno di riverenza a lei riservato.
-Avventure, oggetti interessanti, persone...e poi a mio modo di vedere, la semi-oscurità di questo posto rende il tutto molto più...intimo, no?-
Non senza una nota di malizia, Alfier si dedicò pienamente ai suoi occhi, che al pari dei propri, brillavano in quell'oscurità.
Le mani del Serpeverde erano ancora serrate elegantemente dietro la schiena...lui, d'altro canto aveva trovato pane per i suoi denti, seppur sorpreso di esserci riuscito in un posto tanto degradato quale Nocturn Alley.
Qualcuno aveva detto una volta, che non tutti i mali vengono per nuocere; beh, se quella fanciulla era un male, Alfier era sicuro che questa non avesse mai potuto nuocerlo, al contrario. Qualcosa gli diceva che in quelle parole si celasse un secondo fine...ma qualunque che fosse -Alfier sperava puramente carnale- sarebbe stato ben accetto.
Preferiva che gli venisse fatto del male da una Dea, piuttosto che da un sudicio mortale.
-Tuttavia, mia signora, no: non mi sono perso. Vengo qui raramente. Mischiarmi a tutta questa feccia, non è mio costume. Come sono sicuro non è il vostro.-
L'ennesimo sorriso gli si allargò in volto, con maggior malizia e con lo sguardo che andava via via diventando più complice che curioso.
Tutt'intorno il solito brusio di voci basse, che cercano a tutti i costi di nascondere le proprie parole, come se gli altri -udendole- potessero venire a conoscenza del segreto in esse celato.
Aveva capito che il più delle volte, non si trattava altro che di pazzi in balia delle proprie farneticazioni, sebbene Alfier avesse imparato che anche i pazzi in quello che dicevano avevano un fondo di verità.
E poi, erano loro gli individui di cui aver paura, non certo le fanciulle con gli occhi color smeraldo che con fare più che amorevole gli chiedevano se si era perso.

Ottima scelta, Master :fru:
 
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view post Posted on 4/9/2013, 18:55
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Il coraggio e la sfacciata prontezza del ragazzo avrebbero forse sconvolto le eleganti Signorine dell’alta società magica.
Ma la donna innanzi allo studente Serpeverde non era una strega qualunque.
Lo sguardo sfrontato del fanciullo la fecero sorridere: un sorriso che rendeva le morbide e carnose labbra ancora più allettanti ma stranamente donavano, nel contempo, la certezza di essere irraggiungibili, inviolabili.
E questo il ragazzo, forse, lo sapeva sin dal primo istante.
Dunque, perché ella si era avvicinata proprio a lui?
Devo quindi dedurre che tu non abbia perso la…Retta Via…Ma presumo tu sia uscito – per un istante certo – dal monotono e consueto seminato per trovare un po’ di svago…O forse di Verità…Del resto, hai appena asserito di esser Nobile uomo non avvezzo a siffatti, lugubri luoghi..Peccato.
Lo sguardo della strega diveniva ora piacevolmente insidioso, quasi cercasse non la malizia d’intenti ma una seducente sfida di volontà. I suoi occhi color smeraldo catturavano inevitabilmente l’attenzione dei passanti ma nessuno osava guardare la bellissima donna direttamente in volto. Un severo e sincero timore induceva i passanti a proseguire senza tentennamenti nel passarle accanto.
Ma, creatura così bella, poteva esser pericolosa e mortale, come la feccia di Nocturn Alley sembrava sospettare?
Ella, incurante, donava la sua attenzione solo al fanciullo, quasi fosse incuriosita o forse consapevole di volere ottenere ciò per cui era destinata.
Io amo Nocturn Alley...Sono esattamente dove voglio essere.
Lo sguardo, bugiardamente interessato ad un oggetto in vetrina, pareva alla ricerca di qualcosa, un appiglio per irretire la preda e...Forse...Metterla alla prova.
Gli occhi maliziosi vagavano lungo la scaffalatura del lugubre negozio fino a raggiungere finalmente la meta, la scusa per tentare il giovane.
Molto bella quella collana di smeraldi...Chissà quale affascinante maledizione si cela dietro siffatta bellezza...Peccato il costo sia proibitivo. 7000 galeoni sono esageratamente oltre la mia portata...Dunque, proseguo la mia passeggiata lungo tale strada a me assolutamente congeniale e tutt'altro che fonte di svago...Spero di incontrarti ancora.
La donna, astuta predatrice, voltava la spalle al giovane e si incamminava lentamente, troppo lentamente per ritenere effettivamente che ella si volesse congedare.
Dunque? Lasciarla andare era appropriato? Tutto dipendeva da ciò che il ragazzo voleva...

 
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Alfiær
view post Posted on 5/9/2013, 08:48




Con quelle che sembrarono essere parole di sfida, la donna si rivolse solo ed unicamente ad Alfier, ignorando quegli sguardi sfuggenti che tutt'intorno la sfioravano. L'albino se n'era accorto, impossibilitato fisicamente dal tenere lo sguardo fisso troppo a lungo su qualcosa, sebbene di pregiate fattezze.
La lasciò parlare, beffeggiarlo come se fosse l'ultimo stupido arrivato sulla terra, innocente e spensierato come probabilmente ci si aspettava alla sua età, sebbene Alfier poté intuire che in quelle parole non c'era solo un tono beffardo ma anche un invito a....a che cosa? Chi era quella donna e come mai si stava concentrando su di lui in quel modo?
Improvvisamente Alfier, abbandonando tutte le idee di sensuale piacere che avrebbe potuto provare in sua compagnia, si chiese se non stesse interloquendo con qualcuno di rango alto; non per forza una donna facoltosa, ma certamente conosciuta e temuta, dato l'irrigidimento dei pochi passanti di cui Alfier era riuscito a notare lo sguardo.
"Spero d'incontrarti ancora", gli aveva detto prima di voltare le spalle e incamminarsi lentamente verso l'altro lato della strada, da dove era arrivato.
No, il Serpeverde non avrebbe voluto incontrarla ancora, voleva che lei rimanesse lì con lui, troppo avido per lasciar perdere quell'incontro avvenuto per caso, troppo curioso per non spingersi al di la.
Alfier attese che facesse pochi passi e poi, aprendo leggermente le labbra di quel colore rosa candido in netto contrasto sul colorito pallido della sua pelle, lasciò che le parole uscissero con naturalezza:
-Mia Signora...dimenticate la collana.-
Un sorriso complice si disegnava sul suo volto e -un'istante dopo- Alfier apriva la porta del negozio dove la donna aveva indirizzato il suo sguardo con il palmo della mano e si preparava a renderle l'oggetto dei suoi desideri.
Immaginava solo lontanamente quale potesse essere la ricompensa se l'albino fosse stato in grado di procurarle quell'oggetto; chissà, magari Alfier avrebbe addirittura potuto ricredersi in merito alle frequentazioni di Nocturn Alley, cominciando a trovare quella fogna realmente interessante, magari non solo nelle sue argomentazioni di vendita.
La bacchetta era nella tasca sinistra, pronta per essere estratta ed usata, sebbene auspicasse una risoluzione pacifica di quella faccenda.
Se fuori era scuro, c'era da immaginarsi quante tenebre avrebbe incontrato in quel maledetto negozio: in ogni caso, sebbene Alfier non adoperasse molto spesso la razionalità per agire, quella volta aveva preparato tutti i sensi a ciò che l'avrebbe aspettato.
Le prime immagini di quello che avrebbe dovuto fare per convincere chiunque esso/a fosse per farsi dare la collana, cominciavano già a farsi largo nella sua mente...sperava solo che la donna dagli occhi smeraldo, gradisse il dono finale di Alfier.
Un colpo di tosse per richiamare l'attenzione, null'altro.
 
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view post Posted on 9/9/2013, 06:46
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Alle parole del giovane seguì il tintinnio melodico del campanello, posizionato all’interno del lugubre negozio che li di a pochi istanti si sarebbe trasformato nel palcoscenico della sua opera. Non che ella avesse alcun dubbio, troppo determinata e sicura di se per non essere consapevolmente convinta della riuscita del suo piano. Sorrise e lentamente si voltò, lasciando che gli occhi smeraldo si adagiassero inevitabilmente sul profilo del giovane albino, intento ad entrare senza esitazione alcuna nel piccolo negozio; il tutto stava prendendo forma, ed ella, come abile artigiano, modellava con abilità e determinazione il frutto del suo lavoro. Mosse alcuni passi lenti in direzione dell’entrata, ignorando con semplice superiorità gli sguardi attoniti e curiosi dei passanti. Il negozio non differiva in alcun modo dalla maggior parte dei locali presenti a Nocturn Alley; il buio era reso meno intenso dalla luce fioca che filtrava attraverso la vetrina che si affacciava sulla via principale, un consistente strato di polvere ricopriva la maggior parte dei prodotti esposti e i suppellettili messi li ad arricchire il mobilio antico. Al centro della stanza un grosso bancone in legno massiccio che fungeva anch’esso da espositore, presentava candele, alcuni tipi di calderoni in peltro e altre collane di ben più misera fattezza rispetto a quella che aveva “attirato” l’attenzione della donna. Al suono del campanello un uomo alto si affacciò da una piccola porticina alla destra del bancone, coperta da un pesante tendaggio; l’uomo osservò prima l’albino, poi la giovane donna ed arricciò il labbro in una smorfia di disapprovazione. Lentamente uscì dal suo giaciglio, mostrando il volto magro, la fronte aggrottata e cavernosi occhi scuri come la pece; qualcosa in quella strana situazione l’aveva turbato e non poco. Lanciò sguardi fugaci alla donna per poi concentrarsi sull’unitele ragazzino che in qualche modo aveva anticipato l’ingresso di lei nel piccolo negozio.

Che vuoi ragazzino? Non abbiamo ho nulla alla tua portata in questo negozio! Sparisci.

La donna con agilità lasciò cadere il cappuccio del mantello mostrando i lunghi capelli corvini, sapientemente racchiusi in un’elegante acconciatura, mentre le iridi di smeraldo si adagiarono sulla figura dell’uomo, così piccola ai suoi occhi, insulsa per certi versi, da apparire nulla. Fece qualche altro passo in avanti portandosi alle spalle di Alfier, in modo che il fiato caldo, proveniente dalla sua bocca, riuscisse a raggiungere il suo collo; voleva che lui percepisse la sua presenza, benché il suo sguardo fosse ancora rivolto in direzione dell’uomo. In qualche modo sapeva che il giovane non l’avrebbe delusa. Rimase in silenzio, lasciando all’albino il compito di rispondere.


 
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Alfiær
view post Posted on 9/9/2013, 10:04




Portatosi all'interno del negozio, Alfier lasciò per qualche secondo che i suoi occhi si adattassero alla poca luce; nulla di strano apparentemente, il locale presentava le stesse caratteristiche di una qualsiasi altra bottega di Nocturn Alley: polverosa, scura e con la marcata puzza di muffa, data probabilmente dai mobili in legno.
Non appena era entrato ed il campanello della porta aveva annunciato il suo ingresso, un uomo dal volto scuro si era affacciato da quello che sembrava un retrobottega. Dietro di Alfier, anche la donna conosciuta poco prima aveva fatto il suo ingresso, portandosi dietro di lui; l'albino non sapeva con quale intento, forse voleva spingerlo ad agire, o semplicemente voleva infondergli una sorta di sicurezza "materna", sebbene Alfier dubitasse altamente.
Prima di rivolgere la sua attenzione all'uomo, l'albino si diede un'occhiata intorno scrutando per bene tutti gli oggetti presenti e la posizione del bancone rispetto a dove si trovava lui.
Aveva le mani base, lungo i fianchi, pronte a scattare in qualsiasi momento.
Non appena l'uomo parlò, gli occhi cremisi si fiondarono su di lui, fermi e spalancati per metterlo a fuoco. Le sue labbra nel frattempo, si allargavano in un sorriso di circostanza.
Quella domanda: "Che vuoi ragazzino?" l'aveva bloccato come se proprio davanti alla sua figura ci fosse un muro invisibile.
La risposta comunque non tardò ad arrivare, anche spinta dalla presenza per nulla o poco confortante della donna alle sue spalle, di cui sentiva il fiato sul collo, come un tocco gentile ed eccitante...paragonabile a quello di un boia che tiene la lama della sua ascia sul collo del malcapitato ed è pronto a colpirlo da un istante all'altro.
-Sangue.-
Senza dare nemmeno il tempo alla testa dell'uomo di recepire il messaggio delle sue parole, Alfier portò la mano sinistra alla bacchetta nella sua tasca, estraendola elegantemente e portando il braccio sinistro quasi intorno al collo, raccogliendolo come in una "carica", poggiando la mano sinistra sulla spalla destra. Le labbra si mossero ancora:
-Everte...-
Velocemente il braccio "caricato" e pronto a colpire l'uomo, si diresse proprio in sua direzione, steso e non eccessivamente rigido, sebbene fosse ben piantato.
-...Statim.-
Non pronunciò con violenza l'incantesimo, ma con molta decisione e voglia di scaraventare l'uomo contro qualunque cosa avesse alle sue spalle -difficile da vedere a causa dell'oscurità- in modo poi da danneggiarlo per qualche secondo e dare il tempo all'albino di raggiungerlo.
Non voleva ucciderlo, ma quel bancone era d'intralcio semmai Alfier avesse voluto "rivolgersi" a lui direttamente.
Gli occhi non avevano battuto ciglio, era pronto a scattare non appena l'uomo si fosse ritrovato inerme a causa della botta ricevuta.

Mi piace questo Master Adepto :fru:
 
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view post Posted on 10/9/2013, 21:51
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Benché tuto risultasse apparentemente calmo, l’aria era carica di tensione all’interno del piccolo locale. La donna, ancora avvolta nel lungo mantello corvino, osservava come spettatrice la scena che lentamente si stava sviluppando dinnanzi ai suoi occhi, lo scambio di battute tra il giovane albino e l’uomo, proprietario del negozio, che appariva però più interessato alla di lei presenza che non a quella dell’ignaro studente. Ella dischiuse le morbide e carnose labbra e lasciò scivolare la lingua sul labbro inferiore, senza distogliere le iridi dall’uomo; eppure sapeva, in alcun modo avrebbe agito, per nessuna ragione avrebbe afferrato la bacchetta poiché ben altre erano le sue intenzioni. Abbassò di poco lo sguardo nel momento in cui la mano rapida e a tratti inesperta del giovane Serpeverde, iniziò a muoversi all’interno della tasca del mantello, per poi impugnare con decisione e fermezza la bacchetta verso l’ignaro negoziante, troppo preso della donna per rendersi conto di quel che stava per accadere. Un lampo di luce rossa taglio l’aria come lama affilata per poi infrangersi sul petto dell’uomo, che preso alla sprovvista, venne spinto con forza all’indietro, fino a battere la schiena sullo scaffale posto alle spalle del bancone di vendita. Alcuni vecchi libri, e altri cimeli antichi si infransero al suolo, affianco al corpo dell’uomo, stordito dall’inaspettato attacco.

Ma cosa?...

Balbettò confuso prima di sollevare il viso. Con gli occhi scuri si erano fatti più accesi e vivaci, resi tali dalla risposta del ragazzino alla sua provocazione. La donna fece un passo avanti e piegando di poco la schiena avvicino le labbra all’orecchie di Alfier, in modo che lui potesse non solo avvertire la sua vicinanza, il calore del suo respiro, il profumo intenso che proveniva dalle sue vesti. Sollevò la mano sinistra e appoggio due dita sulla pelle chiara del suo collo, li dove sapeva esserci terminazione nervose che avrebbero scatenato sensazioni appaganti nella mente del giovane.

Hai fatto bene, nessuno può permettersi di trattarti a quel modo.

Sussurrò melliflua, a voce bassa, in modo che solo lui potesse udire le sue parole.

Cos’hai provato, mio caro, quando il tuo incanto a raggiunto l’obiettivo? Cosa si prova nel causare dolore a qualcuno?

l'Uomo guardò Alfier con una smorfia di dolore disegnata sul volto. Ella lasciò scivolare lentamente le dita sul collo, fino a smorzare lentamente e gradatamente quel contatto, incontrando la stoffa leggera e scura delle vesti. Gli occhi tornarono a scrutare la figura dell’uomo seduto a terra, con la schiena appoggiata al mobilio espositivo. Conosceva bene la sua preda, sapeva che non si sarebbe lasciato cogliere di sorpresa un’altra volta e che di li a breve avrebbe risposto all’aggressione subita.

Ora è li a terra, dove tu hai voluto portarlo, ma non basta…non ancora.

L’uomo infilò la mano nella tasca dei pantaloni, digrignò o denti pronto a rispondere all’oltraggio subito ed estrasse la bacchetta puntandola con fermezza in direzione di Alfier, pronto a castare la più terribile delle maledizioni.

Ora assaggerai la polvere piccolo verme!

Gridò irato l’uomo.


 
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Alfiær
view post Posted on 12/9/2013, 20:18




Un'improvvisa luce rossa partì dalla bacchetta di Alfier, che vide il raggio infrangersi sul petto dell'uomo, illuminando tutto il negozio.
Lo vide sbattere violentemente contro gli scaffali alle sue spalle e il rumore inconfondibile di libri che sbattono contro il pavimento, accompagnò il tutto; gli occhi cremisi dell'albino, ora lucenti nella nuova oscurità del negozio, non indugiavano dalla figura della sua vittima, anzi: erano concentrati sul suo volto sbalordito e di domanda, che sembrava voler puntare più volte la meravigliosa donna alle sue spalle.
Quest'ultima si avvicinò ancora di qualche centimetro, facendogli sentire bene il calore del suo corpo, le sue curve ed un profumo di buono a cui Alfier non avrebbe resistito a lungo; a questo si unì un tocco, proprio sul collo del Serpeverde che come stimolato da un'impulso elettrico, sentì un calore salirgli dal basso ventre, con un brivido che si propagava per tutta la schiena. Se non fosse stato così concentrato sull'uomo, avrebbe detto di essere già caduto in una spirale di eccitazione e lussuria; una spirale che mai lui stesso aveva conosciuto, mille volte più forte e coinvolgente di qualsiasi altra pulsione l'albino avesse mai avuto fino a quel momento.
La sua voce si insinuò troppo facilmente nella sua testa, tant'è che Alfier cominciò a sentirla ripetuta, senza che smettesse di ripetergli "Cosa si prova nel causare dolore a qualcuno?".
Una domanda a cui lui avrebbe risposto ben volentieri con espressioni di goduria, con gesti che erano vicini alla lussuria più sfrenata e desideri che rasentavano la follia. Se poi a tutto quello si univa lei, quella donna incontrata per caso -o almeno credeva lui- in giorno qualunque di svago a Nocturn Alley.
Alfier non riusciva a staccare gli occhi dall'uomo, pietrificato e al contempo desideroso di infierire sul vecchio davanti a lui...per riuscire ad ottenere quella collana; l'oggetto del desiderio della sua signora.
Aveva la bacchetta ancora salda nella mano sinistra e non appena vide l'uomo muoversi quel tanto che bastava per intuire cosa stesse per fare, Alfier non si lasciò intimidire dalle sue parole e anzi, con una sorta di sesto senso che lo spingeva dall'interno, ripeté l'operazione di carica del braccio, portando questa volta la mano sinistra all'altezza del naso circa, flettendo poi il braccio sinistro in direzione dell'uomo e pronunciando deciso:
-EX...-
Aveva fin troppa confidenza con quell'incantesimo e vedere di nuovo quella luce rossa danneggiare l'uomo, era il suo desiderio più ardente; lentamente cominciò ad allineare il proprio braccio con quella in penombra dell'uomo, pronunciando proprio una volta che -approssimativamente- aveva puntato la bacchetta su quella del negoziante:
-...PELLIARMUS.-
L'ennesimo fremito lungo il corpo, l'ennesimo desiderio egoista e scuro che come inchiostro, riempiva la sua mente, oscurandola.
Dove sarebbe arrivato? Non si faceva scrupoli nel far male il prossimo se si trattava di ottenere qualcosa o per puro godimento personale. Ma in cuor suo, non sarebbe stato in grado di confermare a se stesso che quella donna con il suo innaturale fascino ed il suo profumo, fosse riuscita ad accontentarsi di una collana e di qualche livido al negoziante.
 
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view post Posted on 14/9/2013, 08:51
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Il Fato

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Fin dal primo momento in cui le iridi smeraldo di lei si erano adagiate sulla figura del giovane studente, i pensieri, i tormenti che si agitavano nell’anima tutt’altro che pura di lui, era venuti fuori, rigurgitati all’esterno con rabbia e determinazione benché taciuti dalle labbra rosee e contratte. Lei non aveva fatto altro che stuzzicarlo, invitarlo, seppur in maniera celata, ad esprimere il suo vero essere, tirando fuori ogni cosa, ogni più vile sentimento e silenzioso pensiero che di li a breve si sarebbe palesato, determinando le sorti di quel duello. Il piano poi era stato lentamente costruito nella sua mente, la collana, il negoziante, un desiderio da esaudire e tutto sembrava andare per il verso giusto. Lilith osservò nuovamente l’uomo, impietrito, preso alla sprovvista dall’incantesimo del ragazzino, ricambiò il suo sguardo denso, colmo di domande che sicuramente non avrebbero tardato a raggiungere le sue orecchie e il desiderio di chiudergli la bocca, sigillarla con il peggiore e più vile degli incanti, le fece tremare la mano, desiderosa com’era di sofferenza, nettare insostituibile per il suo essere. Senza smettere di guardare l’uomo, osservarlo mentre la rabbia lentamente si impadroniva di lui, lasciando libero il desiderio di colpire, far del male, uccidere, ella staccò la mano dal collo del giovane, senza però allontanarsi da lui, sicura di incentivare in quel modo i desideri più sfrenati che continuavano a spingere il ragazzo ad esaudirla in ogni suo desiderio, a qualsiasi costo. L’uomo riuscì a tirar fuori dalle scure vesti la bacchetta ma in quel momento il raggio di luce rossa che scaturì dalla bacchetta di Alfier, interruppe il susseguirsi di azioni ed il rumore che ne seguì accompagnò la caduta della stessa qualche metro alla destra dell’uomo. Il negoziante, preso nuovamente alla sprovvista, girò lo sguardo verso l’arma perduta e mentre un ghigno divertito gli arricciava le labbra, tornò a guardare Alfier, ancora fermò dinnanzi al bancone, con il bracciò teso e le dita strette attorno alla bacchetta.

Ma bravo, ti ha istruito bene!

Disse per poi adagiare entrambe le mani sul pavimento, e con un gesto si issò sulle gambe magre, senza però muoversi da quel punto della stanza, mantenendo le spalle contro l’espositore.

E adesso cosa farai? Spero che tu abbia un buon piano perché appena avrò ripreso la mia bacchetta pagherai per questo.

Lilith continuò ad osservare la scena alle spalle del ragazzo, ascoltò le parole dell’uomo senza però modificare in alcun modo il suo sguardo, ne tantomeno l’idea che aveva ormai sviluppato nei confronti dell’uomo. Nuovamente avvicinò le labbra all’orecchio di lui e parlò in modo che al più leggero movimento delle sue labbra, agli potesse avvertire la sua presenza.

Eppure io la sento l’eccitazione che provi ogni qual volta casti un incantesimo contro quest’uomo. Riesco ad avvertire il desiderio che provi, la voglia di vederlo soffrire per ogni singola parola pronunciata. Tu vuoi cibarti della sofferenza e questo che ti rende simile a me

Vi era malizia nella sua voce, ma una malizia non finalizzata a ricercare il piacere carnale, bensì sopraffatta dalla voglia di ottenere ciò che desiderava. E Alfier rappresentava soltanto una pedina, ora nelle sue mani.


 
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Alfiær
view post Posted on 14/9/2013, 09:22




L'ennesimo raggio rosso partì dalla bacchetta di Alfier veloce e preciso in direzione della bacchetta dell'uomo. Parte del suo piano per impossessarsi di quella collana era portato a compimento, doveva soltanto portarlo a termine.
La bacchetta era stretta nella mano sinistra dell'albino, pronta a reagire ancora al suo ennesimo richiamo; ma con l'eleganza con cui il Serpeverde aveva castato i suoi incantesimi fino a quel momento, allo stesso modo il legnetto di Alfier cadde per terra, con il caratteristico suono.
Non c'era più bisogno di utilizzare quella bacchetta, ella non poteva servirgli a nulla se non a rimandare quella che era l'attuazione del suo progetto, delle sue voglie.
Con scioltezza cercò di recarsi al di la del bancone, dove l'uomo era stanco e sorpreso contro il mobile alle sue spalle.
Voleva andargli vicino, sentire il suo fetore e dargli la possibilità di redimere quella sua posizione di netto svantaggio; gli occhi cremisi di Alfier non si staccavano da lui ed era certo che la donna, da cui si era allontanato non appena ella aveva pronunciato le parole "simile a me", avrebbe capito.
Lui l'avrebbe accontentata, le avrebbe dato ciò che voleva, schiavo delle sue volontà, come intrappolato in un corpo che non era il suo e che gli permetteva di vedere tutta la scena dall'interno, senza poter fare nulla per fermarsi o contrastare quello che sapeva essere lui.
Non che lo volesse alla fine, ma la sensazione era esattamente quella di esser stato stregato da lei e dai suoi occhi color smeraldo, una luce al pari della sua in quella semi-oscurità.
Voleva che tra lui e l'uomo non ci fosse più un bancone, non dei pezzetti di legno a fare le loro veci: erano uomini e mai come in quel momento, liberi.
-Ora parla, vecchio: cosa mi accadrebbe se prendessi quella collana?-
Anzitutto Alfier, voleva accertarsi che una volta presa con le proprie mani la bacchetta, non avesse cominciato a sputare sangue, preda di una delle peggiori maledizioni. Ovviamente non voleva nemmeno che accadesse alla donna, perciò doveva accertarsi che tutto filasse liscio una volta usciti fuori di lì.
La risposta non si fece attendere e con estrema violenza, Alfier tentò di assestare un calcio nel basso ventre dell'uomo, cercando di coglierlo nuovamente alla sprovvista come era successo prima; voleva vederlo di nuovo a terra ed in preda allo sconforto, alle domande, all'incertezza.
Era deciso ad ottenere quelle informazioni e non le avrebbe fatte sputare all'uomo con la sua bacchetta.

Chiedo scusa se ho fatto troppe azioni, mi sono lasciato andare **
 
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view post Posted on 14/9/2013, 21:38
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Il Fato

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Una smorfia di disapprovazione si palesò sul volto giovane ed affascinante della donna, nel medesimo istante in cui la bacchetta di Alfier toccò il freddo e polvero pavimento del modesto locale. Quella presa di posizione, quel “sollevare la testa” più del dovuto da parte del giovane, l’aveva infastidita più di quanto potesse lei stessa immaginare; senza perdersi in ulteriori pensieri, senza dar modo al susseguirsi degli eventi di prendere il sopravento, Lilith fece un passo in avanti e dopo essersi chinata sulle ginocchia, raccolse con eleganza la bacchetta del giovane, sollevandola, per poi stringerla con delicatezza tra le dita lunghe e sottili. Poi con le iridi fisse sul corpo del giovane, seguì i suoi movimenti, la strada percorsa per raggiungere con poche falcate, il punto dove l’uomo si trovava; coraggio o forse semplice stupidità? Cosa mai aveva spinto Alfier a metter da parte la bacchetta, simbolo del potere per eccellenza, per portarsi a tu per tu con un uomo decisamente più forte e massiccio rispetto a lui? Il negoziante, che fino a quel momento si era concentrato esclusivamente sulla figura della donna, a lui conosciuta, abbassò lo sguardo, gli occhi scuri, infossati si adagiarono sulla figura magra e slanciata del ragazzo che con arroganza e poca astuzia si era portato a un soffio da lui, e la distanza che ora li separava, era così esigua da apparire ridicola. Un ghigno beffarlo incurvò le labbra sottili dell’uomo mentre le braccia rimasero ferme lungo i fianchi, immobili, come a voler dare l’impressione che nulla avrebbe potuto spingerlo a reagire. Ma poteva Alfier fidarsi di colui che sull’avambraccio portava, ben nascosto dalle vesti, il marchio dell’Oscuro Signore? Con un movimento rapido l’uomo evitò che il calcio sferrato da Alfier, colpisse il bersaglio.

Mi chiedi cosa ti accadrebbe se prendessi quella collana? Io credo che dovresti preoccuparti di cosa potrebbe accaderti ora che sei così vicino a me!

Con un gesto rapido le dita lunghe e tozze dell’uomo si strinsero alla gola dell’albino in una morsa simile a quella di una tenaglia ben posizionata. Le carotidi pulsavano ritmicamente sotto le dita dell’uomo, e lentamente la quantità di sangue da esse trasportata diminuì con il risultato che l’apporto di ossigeno al cervello di Alfier iniziò a venir meno.

Tu hai scelto di giocare con il fuoco, hai voluto fare il gradasso senza sapere chi hai di fronte ragazzino

L’uomo sollevò il braccio destro, lasciando che la manica della tunica scivolasse indietro, fino a mostrare parte di un tatuaggio impresso a livello dell’avambraccio, troppo chiaro ed evidente per essere confuso. Le iridi scure come la pece saettarono poi in direzione della donna, che era rimasta ferma, impassibile, mentre quella scena si consumava dinnanzi ai suoi occhi.

Hai lasciato che questa pecorella si allontanasse dal gregge senza però fare i conti con il lupo

Alfier non poteva in alcun modo vedere Lilith, dinnanzi a se solo il volto scuro dell’uomo e alle sue spalle l’espositore ancora ricco di oggetti di ogni tipo, candele, libri, medaglioni oscuri. Cosa avrebbe fatto il giovane ed imprudente studente per liberarsi da quella morsa ?



 
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Alfiær
view post Posted on 14/9/2013, 22:14




Successe tutto velocemente.
Il calcio sferrato da Alfier venne evitato con facilità dall'uomo che con un gesto veloce, lo afferrò al collo, cominciando a stringere con foga intorno al collo dell'albino.
Certo non erano quelle le intenzioni di Alfier, che comunque aveva raggiunto parte del suo scopo, eliminando la barriera del bancone fra i due corpi; non lo spaventava la differenza fisica che c'era tra lui ed il negoziante, anzi: nuocergli, sopratutto dopo che si stava divertendo a strangolarlo sarebbe stato unico.
Nel mentre sentiva le dita stringere e la carotide del suo collo pulsare sempre di più, Alfier poté notare ancora una volta l'occhiata scura che l'uomo lanciò alla donna, evidentemente ancora presente all'interno della stanza.
Il Serpeverde strinse i denti, cercando di non farsi trasportare nell'abisso del dolore e dello svenimento che gli sarebbe potuto risultare fatale: non avrebbe ceduto, nessuno poteva prendersi gioco di lui o muoverlo in quel modo, come un burattino.
Gli occhi però, saettarono improvvisamente lungo il braccio dell'uomo e qualcosa attrasse la sua attenzione: un tatuaggio, un marchio inconfondibile.
Gli avevano parlato molte volte di quel simbolo e di quello che esso rappresentava, facendo rimanere Alfier tutte le volte affascinato e preso da quei racconti che parlavano di uomini temuti, malvagi e senza alcuna pietà. Questo gli balenò in mente, non appena realizzò di essere stato afferrato per il collo da un mangiamorte, o almeno questo diceva il marchio.
Aveva osato attaccare un mago oscuro, che certamente non avrebbe avuto ripensamenti ne per quel momento, ne per il futuro di cercarlo e fargliela pagare molto cara per quell'affronto.
Le domande cominciarono a fioccare nella sua mente, premendo più di quanto non l'avessero fatto prima d'ora: chi era quella donna? Perché tutti sembravano conoscerla? Ma sopratutto: perché si era rivolta a lui?
La confusione imperversava nella testa dell'albino che comunque, stava concentrando tutte le sue forze alla ricerca di un'immediata via d'uscita.
L'uomo aveva gli occhi puntati sulla donna e sembrò sputarle addosso qualcosa che aveva il sentore di beffa o quantomeno di sfida; tuttavia gli occhi cremisi dell'albino, spalancati per via dello sforzo d'aria che quella presa stava richiedendo, non si erano mai allontanati dalla figura del suo attuale aguzzino.
L'unica cosa che poteva fare, era approfittare di quell'attimo di distrazione per provare a colpire nuovamente l'uomo, cercando di liberarsi per riprendere aria il prima possibile; successivamente avrebbe provato a colpirlo con qualche oggetto presente sullo scaffale alle sue spalle, provando a metterlo fuorigioco, certo non prima di essersi fatto rivelare la natura di quel medaglione.
Se non poteva fidarsi ne della donna, ne del negoziante, poteva forse trarne un vantaggio del tutto personale da quella faccenda.
Stringendo i denti ancora una volta, Alfier tentò nuovamente di assestare un calcio all'uomo, con la gamba più vicina al suo corpo; non gli importava dove colpire, ma l'importante era farlo con tutta la restante forza che gli restava in corpo, quantomeno per liberarsi e riunire le idee.
Lo stomaco o comunque la zona del torso e del basso ventre, sarebbero state certamente in grado di fargli lasciare la presa e dare ad Alfier qualche secondo di tempo; nel frattanto ovviamente, le mani curate con tanto di unghia del Serpeverde, restavano strette intorno al braccio del negoziante, nella speranza che anche quella potesse rappresentare in ultimo una via d'uscita.
Si era messo a fare un gioco pericoloso e per uscire, le possibilità erano poche: o concludere il tutto con le proprie mani o chiudere gli occhi e lasciare al fato le sorti della sua vita.
 
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view post Posted on 16/9/2013, 19:02
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Il Fato

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L’uomo stinse con più decisione, le dita adagiate in prossimità del seno carotideo, bottone importante per mitigare e rendere omogeneo il flusso di sangue in arrivo al cervello. Sapeva perfettamente ciò che stava facendo, sapeva che a breve continuando con tal pressione, avrebbe provocato una sincope al giovane studente, costringendolo alla perdita dei sensi. La donna fece un passo in avanti, il rumore dei tacchi riecheggiò nel piccolo locale raggiungendo le orecchie sveglie e attente di Alfier; lei c’era, era li, e in qualche modo lo sosteneva poiché era stata lei stessa a spingerlo verso quella situazione o forse perché nel suo piano non era previsto che lui finisse in quel modo, aveva ancora bisogno di lui. Eppure rimase in silenziò, Lilith continuò a fissare l’uomo con decisione negli occhi scuri ed incavati, ignorando volontariamente il Marchio nero che si intravedeva sull’avambraccio destro di lui.

Sei rimasta senza parole? Credevi che fosse così semplice da poterti permettere di mandare questo vermiciattolo a farlo al posto tuo?

Benchè l’ossigeno cominciasse a venir meno nel cervello del giovane, fu impossibile per lui non udire quelle parole. Eppure si sa, l’istinto di sopravvivenza è qualcosa di troppo forte, una componente del nostro essere troppo importante e fondamentale per essere sottovalutata. Fu proprio quell’istinto che spinse il giovane a concentrare nella gamba la forza residua e quindi sferrare con forza un calciò che colpì l’uomo nel basso ventre. La tenaglia che fino a quel momento aveva premuto con forza sul collo, si allentò, dando modo ad Alfier di respirare a pieni polmoni e l’uomo, in preda a dolori acuti si piegò su se stesso. Cosa avrebbe fatto a questo punto il giovane? Avrebbe atteso, sottovalutando ancora una volta la forza del suo avversario, o sarebbe tornato sui suoi passi, facendo un passo indietro per amarsi nuovamente della sua fidata bacchetta ora stretta nelle mani di Lilith? La donna rimase in silenzio, non aveva intenzione di esporsi e intenzionata com’era a voler valutare l’operato di quel nuovo giocattolo che il fato aveva voluto porre nelle sue abili mani.




 
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Alfiær
view post Posted on 17/9/2013, 13:54




Come un improvviso temporale su un'incendio, Alfier poté sentire nuovamente l'aria entrargli in gola, prendendone così tanta che si ritrovò a tossire subito dopo.
Per non cadere a terra si aggrappò al bancone, cominciando a prendere aria avidamente, tossendo al contempo; il collo gli faceva male e gli occhi si erano inumiditi per lo sforzo.
Solo per un attimo, riuscì a vedere l'uomo rannicchiato e dolorante. Non poteva perdere tempo, doveva riappropriarsi della bacchetta e mettere l'uomo in una posizione di tale svantaggio da poterlo interrogare subito dopo...poi avrebbe pensato alla donna.
Qualcosa in quella faccenda non quadrava; chi era lei? E sopratutto...cosa diamine ci faceva lì? L'uomo aveva fatto riferimento più volte ad Alfier come "mezzo" per il raggiungimento di qualcosa da parte della donna, ma cosa?
Tante domande riecheggiavano nella testa di Alfier che lentamente continuava a prendere fiato; gli occhi cremisi si spostarono sulla figura della donna che aveva nella propria mano la bacchetta.
Senza farselo ripetere, Alfier passò nuovamente oltre il bancone e avvicinandosi alla donna, con una mano intorno al collo dolorante, afferrò la bacchetta e si diresse nuovamente dietro al bancone, dove l'uomo se ne stava rannicchiato per il dolore al basso ventre.
Non poteva aspettare troppo, doveva agire prima che questi si riprendesse, così con la bacchetta ben salda nella mano, caricò il braccio sinistro, flettendolo come se stesse per lanciare qualcosa, quindi lo slanciò velocemente in avanti, puntando il braccio destro del negoziante.
Prendendo fiato prima di parlare, concentrò bene le parole e i movimenti da compiere; non voleva danneggiarlo, ma doveva renderlo immune, sebbene cosciente.
-Gyro...-
Mentre pronunciava le parole, effettuò una sferzata verso sinistra, dove si trova la pesante libreria.
Un'incantesimo facile e d'impatto, dove Alfier poteva sia disorientare il suo bersaglio che al contempo infliggergli qualche danno fisico a seguito del repentino movimento a cui questo sarebbe stato certamente sottoposto.
Odiava utilizzare la bacchetta per interagire con qualcuno, ma non appena fosse stato in grado di riporla, l'avrebbe fatto senza alcun problema, dedicandosi a lui con le sue stesse mani, fin quando non avesse scoperto quale effettiva maledizione ci fosse dietro a quella collana.
7000 Galeoni erano tanti...non osava immaginare cosa avrebbe potuto farci con tutti quei soldi, ma una cosa era certa: se non avesse potuto utilizzarli per ottenere gratificazione al suo sacrificio dalla fanciulla, li avrebbe tenuti per se, sfogando ogni più miserabile capriccio.
Restava solo da chiarire una questione, una volta terminato con l'uomo: che cosa fare con lei?
Lentamente prendeva aria dal naso e dalla bocca, sentendo a poco a poco una certa lucidità tornargli in testa ed in tutti i muscoli del corpo. Era stato un attimo, solo un attimo di eccessiva presunzione...ma non avrebbe ripetuto lo stesso errore due volte.
 
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21 replies since 31/8/2013, 09:00   440 views
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