Like a ghost, Privata

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view post Posted on 27/10/2013, 21:16
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Tassorosso
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Elhena era appena uscita dalla doppia lezione di Trafigurazione, l’ultima per quella mattina, e con un libro stretto al petto percorreva ad ampie falcate il primo piano, intenzionata a giungere alle scale più vicine prima che la maggior parte degli studenti si riversassero nei corridoi. Piccola e mingherlina com’era rischiava di venire travolta!
Non era cresciuta molto durante gli ultimi mesi, con grande dispiacere di una parte di lei (l’altra aveva altro a cui badare), perciò spesso si metteva davanti allo specchio e si alzava in punta di piedi, giusto per scoprire che effetto avrebbe fatto avere qualche centimetro in più.

Aveva persino scritto una lettera a suo padre per lamentarsi del problema (se problema lo si voleva chiamare) e aveva atteso con trepidazione maggiore del solito la risposta che, per fortuna, non aveva tardato a giungere. Già, Cleite faceva gli straordinari! E non stupida che avesse sviluppato con la sua padroncina un rapporto di amore e odio, fatto di fedeltà e di tante beccate affettuose. O almeno le piaceva pensare che fossero affettuose.

Fatto sta che nella missiva entrambi i genitori (dopo un anno aveva imparato a distinguere lo stile di uno e quello dell’altro) la tranquillizzavano dicendo che nelle loro famiglie, da ambo i lati, i componenti erano sempre cresciuti un poco in ritardo rispetto ai coetanei.
Doveva solo avere pazienza. Lasciare che il tempo, nella saggezza di chi è stato collaudato per migliaia di anni, facesse il suo corso, senza forzare i lenti ritmi della Natura. Dopotutto le rose sbocciano ben dopo altri fiori, come le margherite, ma non per questo sono meno belle o profumate. Anzi, tutto il contrario.

Così la Tassina passeggiava rasente ai muri, la posizione che preferiva quando doveva spostarsi da un luogo all’altro, quella che le permetteva nella maggior parte dei casi di non urtare nessuno o, meglio ancora, di non essere notata da nessuno.
Perché il fatto che si sforzasse di combattere la timidezza non significava necessariamente che fosse riuscita a sconfiggerla. Piuttosto doveva trattenersi da spendere parte della sua paghetta in un costoso mantello della disillusione e passare le giornate avvolta nello stesso.

Continuò a camminare. Le scale era tanto vicine e già pregustava il pranzo, complice il profumino che quella mattina aveva sentito provenire dalle cucine: stufato.

Muoveva le labbra in una canzone muta


I’m a alien,
I’m a legal aliena
I’m an Englishman in New York
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 31/10/2013, 14:13




Chrisalide camminava nel corridoio del primo piano da sola, la tracolla per i libri sulla spalla, la mano con l'anello degli Hyde a reggerla e l'altra in una delle tasche dei pantaloni. Era assorta nel piccolo mondo della sua mente sulle labbra le parole ovattate di una canzone.

«The lights go out all around me
One last candle to keep out the night... »


I pensieri erano tanti.
I sentimenti allo stesso modo, contrastanti.
Da un lato, il desiderio sempre più forte, costante di vivere la propria vita alla luce del sole, libera da quelle imposizioni crudeli ed inumane.
Dall'altro, quel lieve rimorso e senso di colpa che ad occhi estranei sarebbe semplicemente visto come effetto del plagio di Maxwell.


« And then the darkness surrounds me,
I know I'm alive but I feel like I died »


C'era dolore in quegli occhi di cristallo, sofferenza ed oppressione, in quei panni che le iniziavano a stare stretti. Decisamente stretti.

«And all that's left is to accept that it's over...
My dreams ran like sand through the fists that I made. »


Qualche tempo prima era stata ad una festa in sala comune e si era persa ad osservare i vestiti delle sue compagne, sognando un giorno di poterne indossare uno.
Ma subito dopo le era tornato in mente suo padre e le sue minacce e il dolore era tornato a lacerarle il petto.


«I try to keep warm but I just grow colder; I feel like I'm slipping away... »

I passi si susseguivano lenti e pigri, doveva recarsi a pranzo, probabilmente avrebbe cercato Aalyiah in modo da avere qualcuno con cui parlare e distrarsi almeno per un po'.
Si fermò per qualche istante vicino ad una finestra, guardando all'esterno, un uccellino volare. Lui era libero di far quel che voleva. Di essere chi voleva.
L'ultima dei Cromwell, invece, era bloccata nei panni di un qualcuno che ora era certa non le appartenessero.
Come spiegare diversamente la reazione che aveva avuto nell'incontrare il caposcuola di tassorosso?
In cuor suo c'era una piccola fiammella di speranza, le piaceva tenerla, anche se era abituata a pensare che la sua condanna fosse perenne. Le piaceva sperare che un giorno le cose sarebbero cambiate.
Ma ancora non si rendeva conto che dipendeva soltanto da lei.


«After all this has passed I still will remain,
After I've cried my last there'll be beauty from pain.
Though it won't be today, someday I'll hope again and there'll be beauty from pain. »


Lenta una piccola lacrima sfuggiva al controllo di Chris, rigando la guancia sinistra mentre osservava il cielo.

Si. Avrebbe continuato a sperare in un miracolo mentre Chris si faceva conoscere in giro e Chrisalide rimaneva invisibile.
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view post Posted on 6/11/2013, 20:12
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Capitava che si sentisse quasi una straniera, un fantasma bloccato tra due mondi, troppo strega per il mondo Babbano (dopotutto la rete di bugie che aveva dovuto costruire iniziava ad infittirsi) e troppo legata ai Babbani per evitare ogni disagio.
Era un fantasma, invisibile, cristallizzata sulla Terra per un motivo dimenticato senza la possibilità di superare la propria condizione. Un giorno avrebbe dovuto scegliere e temeva in cuor suo quel momento.
Per fortuna finora nessuno l’aveva giudicata per il suo strano comportamento, perché spesso tirava fuori libri di scuola colorati che poco avevano a che fare con Hogwarts o perché, se ne aveva l’occasione, tendeva a preferire le penne biro alle piume d’oca. Non aveva ancora imparato a non far sbavare l’inchiostro e capitava che dovesse riscrivere interi fogli di tema per far assumere loro un aspetto presentabile.


Modesty, propriety, can lead to notoriety,
you can end up as the only one

Continuò a canticchiare, mentre le scale si facevano sempre più vicine. Il primo anno ad Hogwarts – si ritrovò a pensare- era passato tra numerosi impegni, ma allo stesso tempo senza che riuscisse a crearsi una rete di amicizie. Da un lato lei stessa doveva ammettere di non essersi sforzata particolarmente, dall’altra le sembrava quasi che la vita a tratti scorresse troppo impetuosamente.
Anche il secondo anno, in fondo, era come un limbo. Da un lato non poteva più nascondersi dietro lo scudo di inesperienza dei primini, dall’altro per arrivare al settimo anno la strada era ancora lunga, difficile e irta di ostacoli.
Prima debole, poi sempre più vivida, iniziò a sentire una voce. Una voce che stava cantando, come lei.
Si fermò.
Poco distante da lei c’era un ragazzino. Elhena considerò che aveva una voce stranamente delicata, come se non avesse ancora raggiunto la pubertà e cambiato il timbro.
Si avvicinò un poco. Anche la corporatura era delicata.
Anche lui era in una delle fasi di passaggio della vita. Dall’infanzia all’adolescenza.
Dai colori della divisa dedusse che doveva essere un Serpeverde.
Stava per caso, piangendo?
La Tassina si sentì improvvisamente a disagio. Le lacrime suscitavano in lei il desiderio di offrire il proprio aiuto, per quanto piccolo potesse essere, ma la paura di essere considerata invadente si aggrappava a lei e la tirava indietro./i>

Vuoi? <i>chiese, offrendo al bambino una caramella all’arancia, una banale gelatina Babbana (però era dolce)

A volte un po’ di zucchero può servire a sollevare il morale aggiunse con un timido sorriso. Non sapeva mai come le persone avrebbero potuto reagire.

Non sapevo come avvicinarmi, quindi perdona il post un po' così così
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 9/11/2013, 14:07




Le mani andarono veloci nelle tasche, alla ricerca di un pregiato fazzoletto di stoffa, per mandar via quelle lacrime perlacee. Ma quando udì una voce provenire dal corridoio si fece rigida per un momento. La povera Chrisalide non si aspettava di aver compagnia, affatto.
Le note si affievolirono, e allo stesso modo i singhiozzi. Chrisalide si volse verso la giovane che la approcciava, con lentezza e calma, fissando i propri occhi di gelida tristezza in quelli della tassorosso. Rimase in ascolto dando agio di parlare, per poi fissare quella piccola caramella accompagnata da quel tono gentile.
Il primo gesto gentile che riceveva da lungo tempo.
Chrisalide annuì lentamente, la voce ancora non pronta per parlare, tremula, si nascondeva nei remoti reconditi della sua gola.
Qualcuno era gentile con lei, senza pretendere di conoscere tutto di lei. Per la prima volta.

Prese la caramella e la portò alle labbra, masticandola e poi abozzando un sorriso imbarazzato, il primo, vero sorriso.
Non uno forzato dal suo ego, non forzato da suo padre, non dall'etichetta. Un sorriso sincero.
Dopo aver ingoiato, quelle labbra rosee si schiusero in un suono ovattato, come di velluto misto a della seta, che risuonò leggero nell'aria intorno a loro due.


« Grazie...»

Quella voce era tremendamente delicata e muliebre, chiunque avrebbe detto che appartenesse ad una femmina se ascoltata ad occhi chiusi. Ma lei indossava la divisa maschile, il che non poteva che condurre ad una sola ipotesi, senza via d'uscita.
Ogni più piccola parte del suo corpo gridava aiuto. Se da un lato la mente razionale portava avanti la recita firmata da suo padre, tutto il suo corpo e la sua anima, volevan uscire fuori. Quegli occhi, tiepidi zaffiri, gridavano disperati, alla ricerca di ausilio. Era troppo, non ne poteva più. Era stanca di quella vita imposta, ma ancor avea paura di suo padre.
Il suo viso era più pallido del solito, come se avesse l'influenza, e piccole goccine di sudore le imperlavano la fronte. Non si sentiva bene affatto, teoria dimostrata all'istante quando con la mano cercò la parete, sedendosi subito dopo sulla panca adiacente il muro, debole.


« Ti chiedo scusa che tu debba vedermi in questo stato...»

*Qualcuno mi aiuti...*

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view post Posted on 15/11/2013, 21:49
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Elhena osservò il ragazzino prendere un fazzoletto dalla tasca per asciugarsi gli occhi. Era un fazzoletto estremamente delicato, bianco coi bordi accuratamente ricamati. Un oggetto quasi femmineo. Un fazzoletto da inamidare, stirare e appoggiare sul cuscino profumato di bucato; un pezzo di stoffa che in altri tempi una dama avrebbe lasciato cadere perché un galante gentiluomo glielo raccogliesse.

E’ molto bello si lasciò sfuggire, accennando col mento al fazzoletto.
Usarlo per lo scopo pensato appositamente per i fazzoletti sarebbe stato un sacrilegio.

Comunque, vicina a quel ragazzino in lacrime dalla corporatura stranamente femminea, si accorse che persino lui (o lei? A essere sincera il dubbio l’aveva sfiorata come una folata di vento, rapido ad andarsene, ma capace di lasciare sulla pelle una sensazione di freddo) era più alto di lei. Di ben sei centimetri.

Sei centimetri potevano essere tanti.

Sorrise – un sorriso appena appena accennato, giusto una lieve smorfia di sincera gratitudine perché il suo “regalo” non era stato rifiutato – e si mise davanti al ragazzo, in modo da guardarlo negli occhi. Erano ancora lucidi.


Perché ti scusi? È normale avere una giornata no. provò a ribattere con titubanza, spaventata di poter offendere la persona davanti a sé. Non sapeva mai come interagire con gli altri, temeva sempre di commettere un errore, perciò spesso desiderava che esistesse un manuale di istruzione.

O un incantesimo.
In fondo c’era un incantesimo per tutto.


Non voglio essere invadente… so che sono una perfetta sconosciuta…ma se vuoi un …sostegno…mi piacerebbe aiutarti disse con titubanza. Sulle gote già avvertiva un lievissimo rossore, primo segnale di un imbarazzo che l’aveva accompagnata fin da bambina.

Sì, a volte avrebbe voluto essere un fantasma. I fantasmi non arrossivano. I fantasmi potevano nascondersi.
Di nuovo i suoi occhi indugiarono sul corpo minuto del ragazzino, sulle spalle stranamente strette, sulle braccia esili e sulle gambe magre.


Oh, scusa la maleducazione… mi chiamo Elhena. Tu? domandò. Avrebbe preferito conoscere il nome del suo interlocutore. Riteneva che le presentazioni – per quanto a volte potessero essere difficili- fossero il primo, nonché un ottimo, modo per rompere il ghiaccio.
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 22/11/2013, 14:36




La giovane serpeverde maledì se stessa per quella debolezza, continuava a fissare la tassina mentre il fazzoletto passava ad asciugar la scia bagnata lasciata dalle lacrime, assorbendo allo stesso tempo, il fondotinta che copriva la pelle di latte simbolo indistinto del suo essere albina, e il lieve mascara marrone che nascondeva le ciglia incolore.
Non se ne accorse, stringeva il prezioso pezzo di stoffa, cercando di abbozzare un mezzo sorriso quando lei fece un complimento al suo fazzoletto.
Quella ragazzina era diversa dalle altre, non la stava scandagliando con occhi rapaci, come tutte le altre. Non lei.

E Chrisalide per la prima volta si sentì a suo agio, come nel distendersi su di un comodo materasso morbido ed accogliente. Tanto da appoggiare le spalle al muro, respirando con calma, smettendo presto di piangere.
La tassina prese a giustificarla dimostrando un modo di parlare e interagire estremamente dolce e comprensivo; questo la fece sentire meglio, persino più lontana da quel mondo fatto di apparenza che apparteneva a Maxwell.

Elhena le offrì la propria comprensione, invitandola a sfogare qualsiasi cosa portasse dentro, ma senza mai insistere, piena di tatto e delicatezza. Chrisalide pareva diversa.
Non era più quella statua di cavaliere dai modi impeccabili e perfetti. I suoi occhi brillavano in maniera diversa, indescrivibilmente più rilassati, femminili, dolci.
Annuì riconoscente alla sua delicata gentilezza, decidendo per quel giorno, di chiudere da parte il carismatico e saccente figlio di Maxwell, e tentare di essere se stessa.


« Io sono Chris...»

Sussurrava piano. Niente doppi nomi, niente cognomi, da parte il suo essere altezzosa. Voleva rilassarsi e cercare di fare amicizia, magari sul serio stavolta, e senza creare incidenti diplomatici.

« È che...» iniziò piano.

«Hai presente quando... Ti si impone .. di essere qualcuno che non sei...? E... Non puoi mai, per anni, parlarne con nessuno... »

Si stava confidando.
Per la prima volta in vita sua.
Voleva strappar via le redini di mano a suo padre.
 
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view post Posted on 23/11/2013, 21:44
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Il Gufo Espresso
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Il Gufo Espresso sfidava il venticello autunnale, la fresca raffica che gli arruffava le piume, per svolgere al meglio il suo compito. Da sempre la sua missione era solo una: consegnare gli articoli della Gazzetta del Profeta e, finora, non un giornale a lui affidato era andato perduto.
Il Gufo Espresso era un animale molto professionale, dopotutto. Non vi era clima avverso che potesse fermarlo né distanza troppo ampia da potesse essere coperta.
Ancora quel giorno stava volando con il familiare rotolo di carta stretto fra gli artigli, a tratti abbassandosi per controllare i visi delle persone alla ricerca di quella che per quel giorno era stata designata come suo obiettivo. Tra se e se presagiva già i succolenti topolini che sperava gli sarebbero stati dati in premio una volta tornato a casa.
Dopotutto il suo non era certo un lavoro semplice. Soprattutto non d’inverno, quando vento, pioggia e neve rendevano ogni volo una fatica immane, se non un potenziale pericolo.
Il Gufo arruffò le piume marroncine. Gli occhi ambrati scrutavano il pubblico sottostante. Dov’era quella persona?
Non si sarebbe arreso, questo mai. A costo di volare per tutto il giorno e di pattugliare tutta l’Inghilterra, avrebbe consegnato quell’articolo.
Forse sarebbe stato meglio tornare verso il castello di Hogwarts, casomai qualcuno avesse lasciato una finestra aperta, per sbirciare all’interno dei corridoi dell’edificio.
Controllare la Sala Grande sarebbe stata l’ultima opzione.
Si avvicinò perciò ai vetri lievemente polverosi del primo piano, sbattendo forte le ali. Attraverso la loro trasparenza, infine, quasi fosse un premio per i suoi sforzi, scorse la fisionomia del suo obiettivo. Ottimo!
E ebbe anche la fortuna di trovare una finestra aperta in cui si infilò velocemente, gettando l’articolo ai piedi del ragazzino.

Il Servizio di consegna via Gufo è davvero efficace?

~ Riflessioni alla vigilia dell'Anniversario dell'implemento del Servizio.


La Gazzetta del Profeta è il giornale più letto, ed il più completo, dell'Inghilterra magica. Dal 1883, anno della sua creazione, il quotidiano informa ogni mattina i propri lettori sugli avvenimenti più rilevanti del mondo magico, mantenendo al suo interno anche numerose rubriche che potremmo definire "minori", ad esempio quella sul Quidditch, sul gossip o riguardante l'Oroscopo.
Note sono anche le sue edizioni straordinarie, esulanti dalla normale pubblicazione mattutina: Il Profeta della Sera, la cui divulgazione è appunto serale, ed il Profeta della Domenica, il quotidiano del weekend. Un quotidiano, come molti lo definiscono, tradizionale, vecchio stile, ma di gran lunga più attendibile di qualsiasi altro giornale in circolazione. Ottima editoria, notizie attendibili, sembrava che la Redazione potesse godersi il proprio successo, forse anche adagiarsi sugli allori.
Eppure è sorta, qualche tempo fa, più d'una critica riguardante proprio un aspetto sopracitato: la Gazzetta era obsoleta. Mentre altri giornali concorrenti, come il Cavillo o altri fenomeni nati per dare filo da torcere al vecchio colosso del Profeta, implementavano continuamente nuovi servizi, la Gazzetta rimaneva sempre la stessa, da più di 120 anni. La Redazione non poteva tollerare simili critiche, ma non poteva nemmeno ignorarle. Così, quasi tre anni fa, una notizia apparve su tutte le prime pagine della Gazzetta: Avvio del Servizio di Consegna Via Gufo.
Quel giorno le vendite subirono una drastica impennata, tutti volevano sapere quale fosse la tanto pubblicizzata novella. Sfogliando le pagine, avrebbero potuto leggere che di lì a poco avrebbe preso il via il servizio di consegna a domicilio della Gazzetta del Profeta, operato utilizzando come mezzo dei Gufi addestrati.

Bastava abbonarsi (e tuttora basta poco per sottoscrivere l'abbonamento), ed ogni mattina avrebbero potuto leggere il loro quotidiano senza dover scendere in strada a comprarlo dagli strilloni o dai venditori. Una grande comodità, che ebbe un notevole successo viste le lettere giunte alla Redazione già nei primi giorni in cui i lettori richiedevano abbonamenti. Di lì a pochi giorni, dalle finestre della Redazione si potevano vedere uscire ed entrare Gufi a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro, portando sempre con loro una o più copie dell'edizione giornaliera del quotidiano. Nei nostri archivi abbiamo trovato una testimonianza di un abbonato, raccolta a distanza di qualche mese dall'entrata in vigore del servizio. In questa breve intervista, l'uomo ci ha raccontato del risparmio di tempo conseguente al suo abbonamento, della comodità della consegna via Gufo e ci aveva confidato che era soddisfatto che il Profeta si fosse finalmente rimodernato. Esattamente domani sarà l'anniversario della nascita di questo servizio, tre anni dal volo del primo Gufo con, stretta nei suoi artigli, la Gazzetta del Profeta.
In questi giorni, parallelamente ad un lavoro avviato negli ultimi mesi grazie al quale il servizio è tornato operativo in tutto e per tutto, abbiamo intervistato un'altra abbonata, che ci ha raccontato di come si fosse dispiaciuta e rassegnata al fatto che vi fossero alti e bassi, giorni di celeri consegne da parte dei Gufi e giorni in cui questi tardavano. Continuando a raccontarci le sue impressioni, si era rinfrancata quando negli ultimi tempi aveva visto una competente continuità nelle consegne, sottolineando l'efficacia e la comodità del servizio.
Tirando le somme, il Servizio di Consegna sembra dare veramente ottimi frutti dopo un breve periodo in cui sembrava che si fossero perse le tracce dei pennuti viaggatori. I lettori sono aumentati, e con loro anche il grado di soddisfazione. Il Gufo è celere, zelante, puntuale. Gli abbonati sono d'accordo con l'efficacia del servizio, e sottolineano spesso il comfort di non dover cercare il rivenditore più vicino quando questo ha le ali e plana verso la propria casa. Si può dire che la Gazzetta del Profeta abbia centrato l'obiettivo di mettersi al passo con i tempi, che abbia superato l'esame con ottimi voti. Ben fatto, Redazione, continuate così.

~ Valéry Arakné Duchannes


OT. Questo Gufo è nuovo e inesperto. Si prega di avvisare se l'articolo in questione era già stato consegnato all'utente interessato
 
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view post Posted on 4/12/2013, 22:00
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Mentre Elhena ascoltava Chris, con la borsa dei libri che penzolava al suo fianco con parte della sua vita in quelle tasche, la sua attenzione si ostinava a fissarsi su quel viso delicato. Sapeva che il suo atteggiamento sarebbe benissimo potuto sembrare maleducato e, in fondo, lo era, ma nel ragazzino davanti a lei c’era un fascino che la calamitava. Dietro alla curva del mento e delle guance pareva nascondersi un mistero.
Un mistero.
Sbatté le palpebre – il gesto di chi vede un’ombra e spera che dopo aver riaperto gli occhi essa sparirà- quando notò come le silenziose lacrime che scorrevano a tratti sugli zigomi di Chris stessero scavando minuscoli sentieri di colore chiaro. Si mordicchiò un poco le labbra per quella stranezza. Come era possibile che la pelle del bambino fosse di due colori diversi?
La Tassina pensò a qualche tipo di trucco…forse del fard. Un maschio che usava il fard! Non che lei nutrisse pregiudizi, non dopo essere cresciuta in una famiglia dove la tolleranza veniva considerato un valore chiave. Non con l’educazione che la madre cercava di impartirle e di cui Elhena era grata. Tuttavia nel profondo sentiva che c’era qualcosa di strano.
Era una parola sgrammaticata che saltava all’occhio perché in essa una lettera era sbagliata.
Era il pezzo di un puzzle incastrato a forza insieme agli altri.


Chris…è un bel nome. Un diminutivo? Christopher? tentò di indovinare con voce timida, prima di rendersi conto che forse si era spinta troppo oltre. Nemmeno conosceva lo stato di sangue di Chris e, be’, Christopher era un nome prettamente Babbano. Magari troppo banale.

Non ebbe tuttavia tempo di tormentarsi eccessivamente su quanto il suo passo potesse essere stato falso, perché la successiva domanda di Chris la spiazzò.
La gettò nel miasma di un quesito cui lei non sapeva rispondere. Nella pancia si formò il doloroso vuoto dell’empatia, la sensazione di impotenza che sorgeva quando avrebbe voluto consolare, ma si convinceva al tempo stesso di essere inadeguata. Dopotutto aveva la fortuna di vivere un’esistenza tranquilla e tutto sommato felice.

Scosse la testa.


Non posso dire di comprendere come ti senti. Posso solo immaginare…finora non mi è mai successo - ne era proprio sicura? Si ritrovò a bloccarsi in un attimo di riflessione. Fino a quando il suo gioco di equilibrio tra i due mondi avrebbe potuto continuare senza venire osteggiato.

Posso immaginare che sia doloroso e, credo che io mi sentirei soffocare. Però posso ascoltare.

Ecco che un nuovo pensiero le attraversava la mente. Il mondo magico non aveva nulla come l’assistenza sociale… i bambini purosangue venivano lasciati a loro stessi se non avevano nessun parente in grado di aiutarli. Era triste.
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 12/12/2013, 18:16




Christopher.
Elhena credeva che il suo nome fosse Christopher.
Chrisalide emise un piccolo sospiro scuotendo appena appena il capo.
Era come se un banco di nebbia stesse invadendo il suo cervello... Nuvole nere che si ammassavano e si rincorrevano. Un castello cupo e dalle torri merlate si faceva spazio nei reconditi angoli della sua memoria, mentre piccoli ricordi si accendevano uno dopo l'altro come minute fiamme su di cerulee candele.
Molte erano le leggende su quel rudere sull’isolotto al centro della palude dove risiedeva uno spirito maligno. Si parlava di luci che danzavano nelle notti illuni e di venti gelidi che si alzavano nelle sere d’estate. Figure ammantate che fluttuavano sull’acqua e un’immaginaria città di pietra in fondo all’acquitrino.
Chrisalide scosse il capo, cacciando via tali inadeguati pensieri e rispose piano alla tassorosso, con una voce morbida e delicata.


« Qualcosa di simile..Il mio bisnonno si chiamava Christopher...mio nonno Howard, mio padre...Maxwell.»

E nel pronunciar quel nome i pugni venner stretti sulle ginocchia, era forse rancore quello che provava in quell'istante? Il suo corpo tremava appena e la sua espressione divenne corrucciata. Ma solo per qualche istante.
Decise di cambiare argomento.


« Conosci le Veela?»

Chiese a bruciapelo, chiudendo gli occhi per un momento, ripensando alle ricerche aveva iniziato in quei giorni per saperne di più sulla sua mistica antenata.
Il pensiero si era infilato nella sua testa da parecchio oramai, e si ripeteva che era un onore avere il sangue di una Veela. Schiuse le labbra dopo averle inumidite con la lingua e poi recitò con fare profondo, guardando Elhena negli occhi .


«Nella solitudine delle paludi ancora si ode
la poesia degli spettri...Racconta il vento che le fanciulle dai pallidi volti
continuano a sorridere all'eternità e sognano nella speranza
d'incontrare uno spiraglio di luce in quelle notti senza fine. »


Adorava recitar poemi e narrar storie, non poteva farne a meno...
 
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view post Posted on 17/12/2013, 22:29
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Di nuovo focalizzò la sua attenzione sui lineamenti delicati di Chris e sulle misteriose linee chiare che segnavano le guance come un marchio o una vecchia cicatrice. Veniva quasi voglia di sfiorarla, quella pelle non ancora intaccata dalla piaga dell’acne giovanile, così diversa dalla propria.
Sulla fronte di Elhena, appena lucida, cominciavano a comparire i primi brufoli e punti neri contro i quali ogni ragazza era destinata a combattere forse per tutta la vita. Quando si passò la mano sopra le sopracciglia per scostare la frangia dagli occhi. Aveva bisogno di essere tagliata, decisamente. Troppo lunga per non essere fastidiosa e troppo lunga per poterla fissare dietro le orecchie con una molletta.
Ancora pentita di essersi buttata nell’indovinare – fallendo miseramente, tra l’altro- il vero nome di Chris, fu almeno grata che il ragazzo non si fosse offeso dei suoi goffi tentativi.


Quindi immagino che il tuo nome completo sia un altro, ma non importa. Userei comunque il diminutivo. commentò tranquilla (per quanto potesse essere tranquilla a parlare con chi aveva appena conosciuto), stringendo al petto un libro con il quale aveva giocherellato sino a quel momento e che ora stava quasi per cadere a terra. Un romanzo Babbano.

Maxwell… c’era uno scienziato che si chiamava così, se non ricordo male. aggiunse. Chissà se Chris ne aveva mai sentito parlare. Molto dipendeva dal fatto che fosse Purosangue o meno – altra informazione che a Elhena mancava (non che avrebbe fatto molta differenza)- anche se, doveva ammettere, che nemmeno i bambini Babbani erano molto ferrati in materia.
Di sicuro c’erano argomenti più interessanti della Fisica. Decisamente.
Fu sorpresa del repentino cambio d’argomento. Doveva aver toccato un tasto dolente, cosa di cui aveva già avuto il sentore e che al momento pareva quasi venire confermata. E fu un mutamento brusco e repentino, senza nessun “cambiamo discorso” che avvisasse.
Solo un’unica, violenta parola, piovuta dal cielo.


Conosco qualcosa, so che sono delle creature magiche dall’aspetto di donne bellissime che però possono trasformarsi in essere mostruosi, simili a rapaci quando sono infuriate.
rispose alla domanda, sintetizzando di molto. In verità era a conoscenza di qualche altra informazione, frutto delle letture estive, come il fatto che le Veela fossero molto più comuni nell’Europa dell’Est che non in Gran Bretagna.

Perché me lo chiedi?

Era misterioso Chris. In lui covava qualcosa di inafferrabile e capriccioso. E prima che Elhena potesse afferrare un suo aspetto o una frase si era già spostato su qualcos’altro.

è una poesia? Cioè, deve esserlo… volevo dire… di chi è?
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 28/12/2013, 18:13




Infelice chi dell'infanzia ha soltanto memorie di paura e tristezza. Sventurato chi, volgendosi indietro, non vede che ore solitarie trascorse in sale vaste e malinconiche, tappezzate di lugubri tendaggi e file esasperanti di libri antichi, o in desolate veglie in boschi crepuscolari fitti di immensi alberi grotteschi coperti da erbe, che agitano silenziosi in alto i rami contorti.

Le parole di suo nonno le risuonavano nella testa, lei infelice e sventurata si ritrovava con immensi conflitti interiori causati dai capricci isterici di un nobile purosangue dal cuore insensibile.
Di sicuro non poteva accettare Maxwell come padre.
Non più, specialmente ora che Chrisalide voleva far uscir fuori il suo vero io.
Gli occhi andarono a fissare la giovane tassorosso, annuendo appena.


«James Clerk Maxwell dici ? Elettromagnetismi e varie... No, mio padre odia i babbani, non potrebbe mai studiare qualcosa che appartenga a loro...
Lui si aspetta che anche io sia così, odioso e snob. Ma ehi, i babbani non mi han fatto niente di male. »


Un altro piccolo sorriso smorzato da una fitta alla testa. Sembrava che la tassina accogliesse positivamente il suo piccolo poema, si sentì soddisfatta nell' apprender ciò.

« La nonna di mio nonno era una veela... Perdonami non che volessi cambiare argomento... Ma non sapevo cos'altro dire..»

Ed era sincera . Per la prima volta si trovava a corto di parole.
Forse perché la gentilezza e comprensione che leggeva negli occhi della sua nuova amica la mettevano a disagio. Poi, fece qualcosa che non aveva mai fatto prima con nessuno.
Una delle mani andò nella tasca sinistra cercando un piccolo nastro di raso bianco che sapeva aveva riposto lì, preso da un abito bianco che Edgar il suo maggiordomo le aveva comprato e spedito, con un biglietto vicino che recava 'Nella speranza gli eventi possan mutare. Ovviamente si riferiva al suo poter tornare nei panni di una ragazzina. L'abito si trovava ora occultato nel nascosto doppio fondo del suo baule.
Finalmente le sue dita sottili trovarono il pregiato nastrino, Chrisalide lo tirò fuori e lo osservò per un momento, per poi sorridere e guardare Elhena negli occhi.


« Questo dovrà sembrarti proprio curioso ma se posso...»

Con delicatezza passò il nastrino sotto il polso sinistro della tassina, veloce in modo che lei non si tirasse indietro, fece un piccolo nodo e poi un fiocchetto.
Poteva sembrare il più misero dei doni, specialmente da parte di un serpeverde di alto rango, ma quel pezzo di stoffa valeva più di mille parole.
Un piccolo braccialetto di raso che simboleggiava una profonda riconoscenza e forse una nuova amicizia.


«...se non ti piace puoi gettarlo via... Era solo... Per dirti grazie. Per avermi capito. »

Sorrise con timidezza, arrossendo appena un pochino sulle guance non sapendo che reazione lei avrebbe avuto di lì a poco.
 
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view post Posted on 4/2/2014, 22:02
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Gli occhi le si illuminarono – o almeno così credeva, questa era la sensazione – quando Chris mostrò di conoscere lo scienziato cui Elhena faceva riferimento. Un poco imbarazzata, si sfregò la base della nuca con il dorso della mano – ottimo modo per rendere elettrici i capelli- , abbassando un poco lo sguardo verso la punta delle scarpe. Avevano bisogno di una passata di lucido, ora che ci faceva caso. Ma aveva altro a cui pensare al momento.
Sì, quello. Non che lo abbia mai studiato. Non ancora, almeno. Devo aver sentito il suo nome alla televisione, a casa, su un documentario. <i> spiegò, cercando di non andare troppo nei dettagli. Non le piaceva parlare eccessivamente di sé e temeva sempre il giudizio altrui, come una parola innocente potesse essere usata come un appiglio per i discorsi più astrusi e lontani dalla realtà.
Be’, aveva nominato già abbastanza per far capire che non viveva in una famiglia Purosangue. Insomma, quale famiglia di soli maghi, teneva un qualsiasi elettrodomestico in casa?
Di sicuro non quella di Chris, stando a quella che fu la sua successiva dichiarazione. Elhena era sempre stata una bambina tranquilla e gentile, ma udire i commenti acidi, purtroppo ancora diffusi, nei confronti dei Babbani, le scaldavano lo stomaco di rabbia. Toccavano un tasto dolorosamente scoperto, portandola a serrare i pugni quasi inconsciamente, mentre il corpo si irrigidiva in un meccanismo di difesa, un poco infantile.
Stava per portare le braccia al petto, incrociandole a creare uno scudo, quando la fine del pensiero la fece desistere, costituendo una piacevole sorpresa.
Forse era solo colpa della vecchia generazione.

Tu invece sembri conoscere un poco di scienza Babbana…ti sei informata per conto tuo? domandò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e rilassando i muscoli tesi del collo e del viso, quasi ad abbozzare di nuovo il sorriso che fino a pochi secondi prima aveva abbandonato le labbra.
Magari già la conoscenza è un modo per ribellarsi. commentò, un poco sovrappensiero, posando una mano sulla parete fredda e seguendo il profilo irregolare delle pietre. Quanti avvenimenti avevano visto? Cosa avrebbero potuto raccontare le armature.
La nonna di tuo nonno? Quindi anche tu hai qualche goccia di sangue di Veela…
Stava per collegare il fatto alla bellezza fragile, misteriosa, del ragazzino (?), ma preferì tenere il fatto per sé, limitandosi a mimare la lettera U con le labbra corrugate, in una smorfia di sincera sorpresa. I misteri si assommavano.
Elhena si toccò lo zigomo, sotto l’occhio destro, premendo appena sull’osso celato dalla pelle chiara.

Non ti offendere, ma qui sembra che hai la pelle più chiara. Un poco. Posso chiedere il motivo? Ma se non vuoi rispondere, non ci sono problemi. chiese, con cautela, riferendosi al colore che le lacrime si erano mangiate.
Invece, in un gesto inaspettato, Chris le legò un nastrino sul polso dell’altro braccio. Stupida, lo sollevò all’altezza degli occhi, per esaminarlo meglio. Era bello. Era particolare. Era…femmile.
La Tassina non avrebbe saputo descriverlo in altro modo, persino in un’epoca in cui i confini tra i due sessi si erano fatti sempre più labili. Per educazione, comunque, preferì non indagare ulteriormente sul perché un bambino fosse in possesso di un accessorio simile.

Scherzi? Perché dovrei buttarlo? È molto bello e poi, be’, è la prima volta che qualcuno mi fa un regalo spontaneamente. Qualcuno a parte i miei genitori o i parenti, a Natale e al compleanno, ovviamente. In realtà, alle elementari qualche volta facevo la festa di compleanno e invitavo le mie compagne, ma in quelle occasioni i regali sono un po’ un obbligo, non credi? E poi essere nata ad agosto non è il massimo per festeggiare, in fondo. O tutti sono in vacanza o sono io a esserlo.
Wow, più di qualche parola messa insieme, e non si trattava di un esame o di un colloquio di lavoro. Si complimentò con se stessa: dall’anno prima era decisamente migliorata.


Scusa ancora l'attesa
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 11/2/2014, 17:45




Quella conversazione era piacevole, Chrisalide si sentiva sollevata, decisamente a suo agio, senza essere giudicata o analizzata al dettaglio. Si sentiva quasi una bambina normale.
Sorrise appena un po' posando le mani sulle ginocchia.


« Mio padre non ne sa niente ma...Edgar il mio maggiordomo, ha una televisione nei suoi alloggi...»
Iniziò a sussurrare come fosse un vero segreto.

«Spesso andavo da lui e la guardavamo assieme, in segreto... Edgar è molto gentile con me, diciamo che ho passato momenti migliori con lui e la nostra cuoca che con mio padre... Ma non che voglia dire che mio padre è cattivo, ecco, solo che...mi costringe a fare certe cose che non sono sicuro mi piacciano.»

Fece una piccola smorfia nel nominare il genitore, non vi erano ricordi felici nel pensare al padre.
Chrisalide non si rese nemmeno conto di quanto aveva appena affermato. Non fece caso che quelle parole da lei espresse, erano davvero parole forti. Si sentiva in totale libertà con la tassina, e i freni inibitori non parevan funzionare...
Sospirò poi passò le mani ad appiattire alcune piegoline sulle ginocchia.


« Sì lei era una Veela, quando faccio qualcosa di sbagliato mio padre da la colpa al sangue della mia antenata...»

Quando Elhena le fece notare la pelle più chiara all'altezza dello zigomo, Chrisalide si irrigidì appena, portando la mano destra a coprire la guancia.

« Mh, sì... Credo sia un po' di pittura, stavo disegnando prima di venire qui... »

La mano rimaneva a coprire il viso, era nervosa ora. Spaventata di poter esser scoperta.
Osservò con attenzione la reazione della tassorosso, notando che il suo regalo fu ben accolto. Ne fu felice, ma non riusciva a sentirsi rilassata, non più almeno.


« Felice che ti piaccia...»

Sussurrò flebilmente, guardandosi attorno con ansia, come se volesse prepararsi una via di fuga.
Aveva parlato troppo, e non se ne era nemmeno accorta. Che effetto avrebbero avuto sulla tassorosso, le parole che Chris aveva rivolto a suo padre?


No problem tranquilla !! :)
 
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view post Posted on 15/2/2014, 21:40
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Ascoltò con attenzione il racconto del ragazzino, tendendo le orecchie con un movimento della testa così che fosse un poco inclinata di lato a captare ogni suo sussurrò.
Deve essere una brava persona.. il tuo maggiordomo, voglio dire commentò con la frase che sul momento le parve più semplice da dire. Era sincera e non banale, almeno sperava che non lo fosse, più interessante di molte altre frasi di circostanza. Un maggiordomo! Era conscia di come molti degli studenti di Hogwarts provenissero da ricche famiglie purosangue, nelle cui vene scorrevano fiumi di sangue blu, e che vivevano in castelli o ville scintillanti circondati da una nutrita servitù.
Dopotutto anche i suoi nonni materni alloggiavano in una villa enorme, non franfe come un castello, ma abbastanza perché per far scintillare ogni stanza durante le pulizie di primavera occorressero più di venti elfi domestici, di cui due erano ospiti fissi nella vasta dimora. Più un terzo addetto al giardino, sempre perfettamente curato, con l’erba tagliata corta al millimetro e le piante potate con assoluta precisione.

Scusa se chiedo…ha la televisione perché viene da una famiglia Babbana o – e sarebbe molto più nobile – gli piacciono i programmi Babbani? Sai, mia mamma lavora alla radio a Londra se ne uscì fuori sulla foga dell’accelerazione data dalle prime parole. Ed ecco che un’altra parte di sé usciva dalla sicurezza data dal segreto.
Come che non ti piacciono?
Se fino a pochi secondi prima il tono era stato, se non allegro, almeno tranquillo, ora calava di un paio di tacche buone, verso le lande della preoccupazione. Al pari di un sasso gettato in un lago placido, le parole di Chris avevano avuto su di lei lo stesso effetto di una telefonata che annunciava al morte di un amico nel mezzo di una serata altrimenti gioiosa.

Intendi dire che è violento? chiese cautamente, pur con una certa giustificata apprensione. Spesso vivere in una famiglia normale le faceva dimenticare che tutti non avevano la sua stessa fortuna, soprattutto se si trattava di maghi purosangue.
Sai, penso che al mondo magico servirebbero i Servizi Sociali. Magari l’ho anche già detto rifletté ad altra voce, guardando Chris per cogliere una sua reazione.
E poi trovo stupido dare ai figli la colpa delle azioni degli antenati. Trovo sciocco l’idea che ciascuno porti sulle spalle il peso delle azioni altrui, come un’eterna palla al piede
Si osservò di nuovo il polso, ammirando il bel nastrino che ora lo adornava, e sfiorò la morbidezza della seta. Probabilmente ci avrebbe giocherellato durante i momenti morti durante le lezioni, quando l’attenzione dell’intera classe calava di colpo, per poi ridestarsi bruscamente al minimo richiamo del docente.
Dall’altra parte non le tornava del tutto la scusa della pittura, perché era sicura che la traccia bianca era comparsa dopo le lacrime e non prima. A meno che la pittura non fosse stata coperta dal fard… e ciò suscitava una nuova domanda, spostando semplicemente il problema da una zona all’altra.
Per il momento preferì non indagare. Già c’erano abbastanza misteri.
 
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Lady Vengeance
view post Posted on 27/2/2014, 16:27




Quando la tassina si espresse su Edgar, Chrisalide non poté far a meno di sorridere. Adorava quell'uomo, era tutto quello che suo padre non era mai stato ed era più che visibile quanto lui ci tenesse per lei. Inoltre, Edgar era l'unico oltre a suo padre ad essere a conoscenza del suo segreto.
Chrisalide annuì due volte.



«Senza dubbi, lo è. Non è babbano, da quello che so dovrebbe essere un mezzosangue, ma io penso che sia una persona fantastica! »


Prese una piccola pausa poi continuò.


« Molte volte ho sperato che lui fosse mio padre...»


Sorrise educatamente quando Elhena le disse cosa faceva sua madre e Chrisalide pensò che dovesse essere fantastico un lavoro così normale !


«Deve volerti bene... »


Si rabbuiò per un istante quando lei chiese di Maxwell mentre la mano sinistra andava a sfiorare il proprio braccio destro , proprio nel punto in cui conservava l'ultimo livido lasciatole dal genitore. Non voleva assolutamente tornare da lui; non voleva vederlo, sperava che durante la prossima estate sarebbe potuta andare da qualche altra parte o, almeno, avesse fatto per tempo qualche amicizia e sarebbe andata lì.


«Sì ma... Se lo è , è perché io lo merito...»


Disse con una vocina stentata, cercando di giustificare le azioni del padre ma sapendo dentro di sè che non c'era nessuna plausibile spiegazione dietro un tale comportamento.

« Lui sa cosa è meglio per me, credo.. Lo fa per il mio bene tutto quello che fa..anche se a volte fa male.»

Cercò di sorridere appena, mentre il mascara che aveva sulle ciglia, iniziava a sciogliersi appena, dandole un contorno nero agli occhi e esibendo le ciglia bionde.
 
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16 replies since 27/10/2013, 21:16   394 views
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