The lost Truth.

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view post Posted on 20/6/2014, 21:21
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Inatteso, improvviso, come un fulmine a ciel sereno. O come la peperonata del cenone di dieci anni fa che a sorpresa ti torna su ora.
Era così che Rhaegar si era presentato, davanti l'ufficio del Ministro, quel tardo pomeriggio di venerdì, quando quasi tutti se ne andavano a casa, pregustandosi un weekend di tranquillità.
Erano giorni che cercava di trovare il momento giusto e non era stato così facile.
Innanzitutto doveva placare i nervi, ed ingenti quantità di ciambelle erano state consumate per raggiungere lo status di "oratore pacifico e belva senziente"; in secondo luogo, doveva riorganizzare le idee, tanto per poter esporre i fatti con chiarezza e non perdersi in insulti vari e lanci carpiati di ciambelle; in terzo luogo doveva far sparire la voglia omicida e soprattutto la delusione che continuava a risalirgli in gola, sentendone addirittura l'amaro sulla lingua.
Aveva tante domande e zero risposte e lo odiava. Odiava non sapere, odiava non capire
perché Camille gli aveva mentito. E in particolar modo, pensò stringendo forte la copia della Gazzetta arrotolata stretta nella mano destra, odiava venire a sapere la verità attraverso quel maledetto giornale, così dal nulla, dopo mesi dall'accaduto e a tradimento, attraverso una stupida intervista. L'uomo lanciò un'occhiata di sbieco alla piccola foto sull'articolo, dove una giovane Caroline Dalton sorrideva enigmatica. *Diamine, Dalton, anche tu.* Si sentiva un'idiota.
Era questo, forse, che gli aveva impedito di chiedere prima chiarimenti?
Rhaegar scosse distrattamente la testa. No.
Aveva solo avuto bisogno di tempo, si giustificò. Ed era stato meglio così. Camille non se l'aspettava, poteva coglierla in fallo e sapere così tutta la verità senza difficoltà nel caso in cui lei negasse.
... O forse sì, lo aspettava al varco?
*Lo vedremo.*
Così il Capo Auror si era improvvisamente alzato dalla sua comoda poltrona e, macinando a grandi passi la distanza che lo separava dall'ufficio dell'infingarda traditrice, si era ritrovato a fissarne la targhetta con sguardo vacuo.
Rhaegar sospirò, scuotendosi e ravviandosi con la mano libera i ciuffi ribelli che sfuggivano alla coda di cavallo. Si rese conto che, dopo tanto tempo, andava più o meno allo sbaraglio, non sapendo come sarebbero andate le cose una volta entrato lì dentro.

« Bah! » Sbuffò. Era ora di cominciare. Bussò un paio di volte, colpi secchi, ma forti.
« Sono io. » Si annunciò, sicuro che lei lo avrebbe riconosciuto. Poi, aprì la porta, senza aspettare una risposta. Sapeva già che Camille aveva finito le visite per quel giorno e a tradimento si era presentato a quell'orario. Una volta dentro, si richiuse piano la porta alle spalle, nascondendo così con quel gesto, apparentemente naturale, il giornale alla vista della donna.
« Hai due minuti per me? » Le disse, abbozzandole un tenue sorrisetto.
Nessuna ciambella in mano. Bastava quel piccolo, ma non per questo insignificante, dettaglio a far capire a Camille che doveva avere due minuti per lui. E forse, la donna avrebbe quasi preferito la glassa delle ciambelle.
 
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view post Posted on 24/6/2014, 11:38
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"Uff ... "

Sbuffò allontanando la sedia dalla scrivania con un colpo di gamba e si alzò stendendo i muscoli. Doveva avere il sedere a forma di seduta, la giornata era trascorsa fra sorrisi di circostanza, mani sudaticce strette con cordialità, caffè freddi e volti di cui neanche ricordava i lineamenti. L'unica cosa che l'aveva tenuta in vita era l'idea dell'imminente riposo. Due giorni relativamente tranquilli che avrebbe dedicato unicamente a se stessa.
Si avvicinò alla finestra portando le dita a premere sulle tempie. Quel giorno l'Ufficio era più disordinato del solito - il che era tutto dire. Se avesse rivolto lo sguardo verso la libreria avrebbe rilevato che neanche un libro - uno soltanto - si trovava nel posto giusto. Recuperare quello di cui aveva bisogno stava diventando una caccia al tesoro.
Le iridi ametista scrutarono il cielo finto e cupo, si tolse la giacca buttandola distrattamente sul divanetto e prese ad arrotolarsi le maniche della camicia immacolata. Non distolse lo sguardo neanche quando udì bussare alla porta, si limitò a sospirare maledicendosi per non aver mollato tutto dopo l'ultimo appuntamento.
Sono io.
Oh cavoli. Rhaegar!

Dopo l'intervista kamikaze di Caroline lo aveva rifuggito come il veleno, non era ancora riuscita a metabolizzare il tradimento dell'amica, si sentiva delusa, rassegnata, incavolata. Sapeva che dal confronto con il Capo Auror ne sarebbe uscita a pezzi, non si trovava nello stato d'animo adatto. Con il passare del tempo i loro rapporti, divenuti tesi in conseguenza della battaglia, si erano ammorbiditi, Rhaegar aveva trovato un nuovo interesse nella Lancaster divenendo più gioviale e socievole. Si era addirittura presentato al ballo di natale ed aveva ballato! Tuttavia non era uno stupido, si era accorto subito della sua reticenza dopo lo scontro con i golem e probabilmente sapeva che non tutto era stato detto.
Si voltò giusto in tempo per vederlo di spalle mentre chiudeva la porta. L'unica via d'uscita. Che fare? Fingere un appuntamento improcrastinabile? Un malore? Accopparlo?


"Naturalmente"

Esordì prendendo tempo. Avrebbe preferito trovarsi nel bel mezzo di un tete-a-tete con il Direttore del San Mungo e questo la diceva lunga sulla voglia che aveva di affrontare l'Auror. Rimase immobile, vicino alla finestra, scrutando il suo volto enigmatico, cercando disperatamente di agguantare una scusa da rifilargli per scappare da quell'ufficio.
Ahia.
Sorrisetto forzato e nessuna schifezza glassata. I lunghi capelli, raccolti in una coda, sfuggivano all'elastico, segno che anche la sua giornata si era manifestata come piuttosto intensa.


"Lo sai che ho sempre tempo per te"

Ma che ruffiana! Sapeva che non avrebbe attaccato e sapeva - o meglio, supponeva - che lui fosse lì per un motivo ben preciso. Lo stesso che le aveva tolto il sonno da giorni.

 
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view post Posted on 25/6/2014, 16:47
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« Per tutti gli Ippogrifi, sono onorato! » Rispose, bonario, esibendosi in un piccolo buffo inchino e accomodandosi sulla poltrona davanti la scrivania. Non fece caso all'immane disordine che regnava nell'ufficio del Ministro, che solitamente faceva storcere il naso ai più, perché se c'era una cosa su cui Rhaegar e Camille andavano d'accordo era la politica da adottare all'interno dei loro studi: disordine totale e tanti ossequi alle apparenze.
« Ho un regalino per te! Anche see... non so se te lo meriti... » Esordì, facendole l'occhiolino e stringendo la presa sulla copia della Gazzetta che ancora teneva dietro la schiena. Aveva riso da solo, quando a casa aveva pensato a quel ridicolo modo per presentarle l'articolo e discuterne. Ridicolo, come era ridicola la faccenda, com'erano ridicole le bugie tra di loro. L'uomo guardò attentamente la donna, apprendendo dalla sua non reazione che probabilmente sapeva perché fosse lì, studiando il suo volto apparentemente calmo e chiedendosi cosa le passasse per la testa. Usare l'abilità di Legilimens, del resto, era completamente inutile: sapeva che Camille era un'abile Occlumante, ma, soprattutto, anche se così non fosse stato, la rispettava troppo per tentare un'intrusione di quel genere. Anche se questo rischiava di andare contro i propri interessi.
Infine, dopo qualche secondo di "suspance", Rhaegar sganciò la bomba, posando sulla scrivania del Ministro l'articolo, accuratamente ben ritagliato, arrotolato e con un bel fiocchetto da pacco regalo rosa fluo appiccicato sopra. L'uomo sorrise apertamente, scoprendo i denti bianchi e guardando affabile la donna.

« Perdona il ritardo, c'è voluto più del previsto per ritagliarlo accuratamente, senza stracciarlo in mille pezzi, mangiarlo, risputarlo. E a quel punto, non avrei potuto portarti un malloppo di carta masticata, no?» L'Auror sorrise ancor di più, sprofondando nella poltrona e unendo le mani, senza distogliere l'occhio sano da lei, mentre quello Magico vorticava posandosi su ogni cosa, in particolare sulla porta.
« Visto che tu non hai voluto farmelo come regalo, te l'ho portato direttamente io. » Aggiunse, il sorriso che si spegneva un poco, con voce tranquilla, ma dai toni più duri.
 
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view post Posted on 30/6/2014, 16:03
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Qualsiasi regalo Rhaegar avesse avuto in serbo per lei non sarebbe stato ben accolto. Lo conosceva troppo bene, sapeva che, per certi versi, si assomigliavano molto. I modi affabili nascondevano trappole mortali, lo scopo era quello di provocare un momentaneo rilassamento nella vittima inconsapevole per poi azzannare la giugulare senza imbattersi in difese di sorta. A quanti interrogatori aveva assistito? Troppi a dir la verità.
Non fu dunque una sorpresa trovarsi davanti al famigerato articolo della Gazzetta. Il fatto che Rhaegar avesse speso tempo ad infiocchettarlo la diceva lunga sui toni che, presto, quella discussione avrebbe raggiunto.
Non disse nulla, si limitò ad osservare il foglio arrotolato con un'appena accennata inarcata di sopracciglio.
Il Capo Auror era furioso. Come lo era stata lei.
Alla fine parlò restituendo un sorriso che nulla aveva a che vedere con il suo reale stato d'animo.


"Io non faccio regali sgraditi. E non sono neanche un'abile confezionatrice"

Si avvicinò, agguantò il rotolo e se lo rigirò fra le mani.

"Vedo che ci hai messo impegno"

Non aveva bisogno di togliere spago e fiocco, sapeva benissimo di cosa si stava ragionando. Forse era davvero giunto il momento di confessare a Rhaegar come si erano svolte realmente le cose, cercando di limitare i danni ed impegnandosi ad indorare una pillola amarissima.
Si allontanò dalla scrivania e da lui, poggiò distrattamente il rotolo sul primo piano capitato a tiro e raggiunse la credenza. Aprì le ante, prese due bicchieri e una bottiglia di whisky incendiario di marca pregiata e versò il liquido pienandoli entrambi per metà.


"La Gazzetta non è un giornale attendibile, dovresti saperlo. E se davvero quelle parole sono uscite dalla bocca di Caroline, neanche il suo cervello lo è"

Replicò allungando il bicchiere a Rhaegar.

 
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view post Posted on 25/8/2014, 15:28
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Rhaegar si concesse una tonante risata, recitata ad arte, all'osservazione della donna e, soprattutto, al sorriso che veleggiava sulle sue labbra sottili. Era indubbio che Rhaegar e Camille si conoscessero fin troppo bene, per poter sperare che entrambi cascassero in quelle finte carinerie. Camille sapeva, eccome se sapeva, si disse l'uomo, lasciando che il suo riso si spegnesse lentamente e osservando con attenzione le reazioni pacate della donna, dando ancora una volta prova del suo proverbiale autocontrollo: neanche un sopracciglio alzato, neanche una gocciolina di sudore, neanche una smorfia disgustata per quel fiocco rosa shocking, niente di niente. Al di là del sorriso finto, ovviamente.
Era chiaro che la situazione si sarebbe scaldata man a mano, quanto però, Rhaegar non sapeva dirlo. Ma quel senso di irrequietezza che provava, e che infine l'aveva spinto a procastinare ancora e ancora quell'incontro, non era di buon auspicio. L'Auror seguì con lo sguardo il Ministro quando si alzò e fece il giro della scrivania, dirigendosi verso un armadietto a lui molto familiare, mentre già si prospettava la confessione buttata lì, con naturalezza: condita, almeno, dalla promessa di una bibita forte.
Le parole che ella pronunciò, al contrario, Rhaegar non se l'era aspettate. Fin da quando aveva letto quel maledetto articolo su quello sporco giornale, l'Auror aveva avuto la certezza che, una volta tanto, la Gazzetta aveva saputo estrapolare bene le informazioni. A dare conferma di questo pensiero c'erano i vaghi racconti di Camille pieni di buchi e di cose che sfuggivano, c'erano le proteste della gente colpita dalla catastrofe dello scorso ottobre una volta letto quella straordinaria intervista, c'era Caroline, di cui lui, effettivamente, non aveva più saputo nulla, scomparsa nel nulla. Insomma, i tasselli che la giornalista della Gazzetta aveva trovato combaciavano, una volta tanto, davvero bene: e c'era da dire un'altra cosa. Né Peverell, né la Bennet potevano aver deviato quell'articolo più di tanto, ora che la Redazione era in mano a... guarda un po', Hawkins e Dalton. L'uomo, però, anziché replicare o sbraitare, spingendo Camille a dire la verità, sorrise ancor più apertamente e incrociò le braccia, mettendosi comodo sulla poltrona stranamente sgombra da ammenicoli vari.

« So benissimo che quando tiri fuori quello... » Puntò un dito verso la bottiglia che la donna aveva appena stappato, riempiendo due bicchieri del suo liquido ambrato e dall'aroma intenso. « I discorsi si prospettano lunghi. E anche un bel po' tortuosi. » Aggiunse. Con un cenno del capo, accettò il bicchiere che lei gli porgeva e senza perdersi in salamelecchi vari, se lo portò alle labbra, bevendo un generoso sorso. Il Whisky scese lungo la gola infiammandola piacevolmente: dal suo sapore anticato, ove spiccava il malto bruciante, era chiaro che quello era un liquore pregiato e di certo stava quasi a voler dire "mettiti comodo, ti rabbonisco così e poi sgancio la bomba".
« Avanti Camille, sputa il rospo e non prendiamoci in giro. » Asserì, serio, guardando intensamente la donna mentre con la destra faceva lievemente ondeggiare il bicchiere. Il liquido al suo interno creava piccoli centri concentrici e il suo aroma si spandeva per l'intera stanza. Quello era l'unico, voluto segno di nervosismo che Rhaegar permetteva al Ministro di captare.
 
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view post Posted on 14/9/2014, 15:09
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*Ed io so benissimo che quando esageri con il whisky accetti tutto con più accondiscendenza*

Lo guardò mentre portava il bicchiere alla bocca, come a volersi gustare quei pochi attimi di pace prima che il ritmo di quella discussione si facesse serrato.
Rhaegar era abituato ad arrivare subito al punto ma amava scegliere le parole con cura, così da non lasciare alternative.
Inevitabilmente si chiese perchè lui non si fosse posto il problema della veridicità o meno di quanto aveva letto. Probabilmente non era stata poi così brava a nascondergli il reale svolgimento dei fatti. O forse, nonostante tutto, esisteva davvero una persona, in quella città, che la conosceva più di quanto lei avesse creduto.


"Non sei certo il tipo che si fa prendere in giro"

Sostenne il suo sguardo per il tempo che reputò necessario, poi b evve anche lei un piccolo sorso, sentì un leggero formicolio alla lingua e deglutì socchiudendo gli occhi. Si sentiva in colpa e la rabbia nei riguardi di Caroline tornò a farsi acuta. Se lei non avesse ceduto alle sue manie di protagonismo spiattellando in faccia ad una ragazzina notizie ormai archiviate il tempo avrebbe appianato anche i dubbi di Rhaegar e quel confronto non ci sarebbe mai stato.
Ma il se e il ma è il proverbio dei bischeri.
Ok, era il momento di sputare il rospo.


*Rhaegar, le tue ciambelle mi fanno schifo*

Oddio, come avrebbe voluto dirglielo. Fremeva dalla voglia di farlo, per farsela passare bevve ancora, seppellendo quelle poche parole sotto una coltre di alcool. Sapeva che lui sapeva, semplicemente lo faceva apposta. Per un istante si sentì perfidamente soddisfatta di averlo escluso dal cerchio della fiducia, di non essere corsa a chiedergli aiuto, di conoscere cose che lui ignorava. Ma durò troppo poco. In quei mesi di ricostruzione, sia materiale che psicologica, aveva resistito tante volte all'impulso di rovesciare su di lui il senso di colpa che la ingabbiava, in un certo senso la distanza che si era creata fra di loro dopo l'attacco ad Hogwarts, per cause tutte imputabili a lei ed alla sua reticenza, l'aveva sfiancata.
Ma, ahimè, gli errori commessi - come aveva spiegato ad Arya - non potevano essere cancellati ed anche se lei avesse raccontato a Rhaegar tutta la verità lui non avrebbe comunque dimenticato.
Si limitò, quindi, a sospirare. Era un segno di resa?


"Per quanto tempo ancora dovrò fare i conti con questa storia? Sono stanca"

Lo era davvero.

"Se tu pensi che ti abbia mentito o che mi sia comportata da stronza, liberissimo di farlo. Sai bene quanto sia difficile prendere determinate decisioni quando ci sono di mezzo i tuoi uomini e sai altrettanto bene che ci sono circostanze in cui è necessario mostrarsi riservati, per il bene di tutti. Soprattutto se ti trovi a dover gestire questo cavolo di mondo e le persone che ci abitano"

Ecco. Forse l'attacco era la miglior difesa.
Sciorinare discorsetti intrisi di indignazione pur sapendo di essere in fallo. E soprattutto mettere sempre le mani avanti.
L'unico problema era lui. Un uomo la cui perspicacia, il cui valore, la cui intelligenza non erano da mettere in discussione. Sarebbe stato molto più semplice dire: oh, mi dispiace. Si, era dispiaciuta ma altrettanto convinta di aver agito per il meglio. Mister Cinese aveva chiesto riservatezza e lei aveva dato la sua parola Tutti, lì dentro, avevano speso la loro parola, anche Caroline. Ma ormai era inutile, se davvero qualcuno aveva il sacrosanto diritto di sapere, quel qualcuno era seduto proprio davanti a lei.
Si voltò puntando lo sguardo verso la finestra. E oltre.


"Le notizie contenute nell'articolo rispecchiano esattamente ciò che è accaduto. Ora ... "

E di nuovo tornò a cercare il suo sguardo, pronta ad accettare qualsiasi sentimento negativo i suoi occhi avrebbero espresso di lì a poco.

" ... da dove vuoi che cominci?"

 
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view post Posted on 17/11/2014, 16:40
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C'era stato un momento, mentre entrambi sorseggiavano il loro whisky, in cui Rhaegar si era chiesto se Camille avrebbe ostinatamente portato avanti la politica de: "Penso tu sia un idiota e continuo a prenderti per il deretano" o se, finalmente, si fosse decisa a raccontare la verità. Tuttavia, purché l'uomo fosse sicuro che lei gli avesse mentito, aveva ancora fiducia in Camille ed era sicuro che, nonostante tutto, avesse avuto un motivo per farlo. *Un motivo del cazzo, però*.
Ascoltò apparentemente con scarsa attenzione il discorso d'apertura di Camille, intento ad osservare il liquido ambrato all'interno dello squadrato bicchiere e assaporandone l'aroma a piccoli sorsi. Era difficile non mostrarsi eccessivamente delusi così come era complicato capire che strategia adottare. Voleva che comprendesse, del resto, la gravità del suo gesto, ma allo stesso tempo riusciva a non biasimarla più del previsto: sulle sue spalle di giovane donna, del resto, gravava l'intero Mondo Magico e ogni tanto le boiate erano pericolosamente vicine.
« Penso effettivamente che tu sia una stronza. Ma lo penso da quando ti conosco, soprattutto perché non accetti le mie ciambelle. » Ammise, sardonico, con un sorriso sotto i baffi. « È per questo che mi fido di te, Camille. Bisogna essere stronzi per fare questo lavoro e non bisogna aver paura di esserlo, talvolta. » Convenne, sorbendo un altro po' del liquore. Tacque un istante, lasciando che lei terminasse e prendendosi il giusto tempo per pensare. Uno dei motivi principali che rischiavano di far decadere quel discorso e fargli perdere tono era il fatto che Rhaegar avesse deciso di lasciar passare così tanto tempo, da quando l'articolo era uscito. Era più che comprensibile che la donna si sentisse stanca, allo stato attuale delle cose, di sentirsi rinfacciate avvenimenti che, bene o male, cominciavano ad appartenere al passato; un passato recente, certo, ma pur sempre andato. Eppure, anche nel caso di Rhaegar, egli aveva avuto una motivazione per attendere quello che reputava "il momento giusto".
« Sai qual è il problema principale Camille? » Esordì, finalmente, con quella domanda. Rhaegar alzò lo sguardo verso il Ministro, squadrando attentamente i suoi occhi. « È che tu sarai anche il capoccia di tutto 'sto posto... » In un gesto eloquente, Rhaegar allargò le braccia, quasi a voler comprendere tutta la stanza. « Ma sono io che gestisco la Difesa. Sono che mi sono sorbito nonsaiquante Strillettere di gente disperata ed indignata che mi chiedeva con voce tonante: "Dove diamine erano gli Auror!" "Mio figlio è morto!" "E io pago! E non mi proteggete!" "Auror sterco di drago!" E via discorrendo. » Sebbene il suo tono fosse più che calmo, gli occhi dell'uomo avevano assunto un'espressione triste. Sapeva certamente che di Strillettere et similia, comprese minacce, erano giunte anche a Camille, eppure continuava a credere che era stato diverso. *La gente è sempre pronta a baccagliare, non pensando mai a quanto è difficile.*
Rhaegar sospirò, facendo ondeggiare il bicchiere e alzando lo sguardo verso il soffitto. « In realtà non c'è niente da cui cominciare. Hai appena ammesso che tutto quello che Caroline ha detto è vero, il che potrebbe esser vista come una vittoria. Ma ci sono un paio di domande a cui tu vorrei rispondessi. Con sincerità. » Abbassò la testa, tornando ad osservare la figura della donna. « Uno. » Alzò l'indice. « Immagino non fossi a conoscenza che quell'idiota della Dalton aveva deciso di sputare il rospo nientepopodimeno alla Gazzetta. Sai, però, perché lo ha fatto? Il fatto che Peverell sia dipartito —che dispiacere!— ci ha salvati soltanto figuratamente, ma ha comunque fatto infuriare un bel po' di persone. Senza contare che la simpaticona è ora Vice Redattrice. »
Un altro sorso, un altro dito alzato. « Due. Cosa esattamente ti ha impedito di fidarti di me? Le parole di quei musi gialli a fronte dell'esperienza e della nostra collaborazione? Oppure qualcos'altro? »
Aha, domanda a tradimento.
Ma via, si disse, Camille si meritava un po' di strapazzo. Lui ne aveva avuto fin troppo, pensò, accavallando la gamba e mettendosi comodo. Chissà se le sue ipotesi avrebbero collimato con ciò che la donna avrebbe risposto.
 
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view post Posted on 7/12/2014, 16:09
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Per poco non gli rise in faccia.
Le salirono le lacrime agli occhi ma riuscì, seppur a fatica, a mantenere un contegno adeguato alla gravità del momento.
Il giochino delle ciambelle era perfido, il filo sottile dell'offerta e del rifiuto si allungava e si comprimeva in un mix di silenzi dalla gestualità cristallina.
Rhaegar sapeva che lei non gradiva e lei sapeva che lui sapeva che lei non gradiva.
In verità i pensieri stavano perdendo il senso compiuto, il whisky pregiato l'aveva resa mansueta e quella serata sarebbe terminata peggio di come era iniziata.


"Rhaegar ... io accetto le tue ciambelle, è il mio stomaco che le rifiuta"

E poi non poteva accettare diciotto ciambelle al giorno. Ma il discorso era già andato avanti e ora lui le avrebbe detto qual'era il problema. Meccanicamente portò il bicchiere alla bocca e bevve tutto il liquido che ci era rimasto dentro sforzandosi di focalizzare il punto. Avrebbe dovuto mangiare qualcosa, perchè non aveva mangiato niente?
Si voltò appena, misurando idealmente i metri che la separavano dalla sedia ma non osò muoversi. Preferì lasciarlo parlare, sapeva bene che quelle erano recriminazioni che lui covava da tempo, non aveva neanche idea del perchè avesse aspettato così tanto, probabilmente senza l'effetto "Dalton" sarebbe morto portandosi i rinfacci e le paternali nella tomba.
Lei, del resto, aveva così tanti problemi e una coscienza talmente carica con cui fare i conti, che un'accorata oratoria in più o in meno non le avrebbe peggiorato la vita. Ma le urtava i nervi doversi sentire come una ragazzina che veniva sgridata per aver tirato i baffi al gatto.


"Oh, andiamo, mi rendo conto che questa nuova ondata di lamentele e rimproveri non sia facile da arginare ma non ho scritto io quell'articolo. Sono giorni che mi friggo il cervello per cercare di trovare anche un solo motivo plausibile che possa avere indotto Caroline a rilasciare un'intervista così ... assurda. Mi destabilizza aver ricevuto una pugnalata alla schiena dalla persona che, forse più di tutte, consideravo vicina. Come credi che mi senta?"

Si portò una mano al petto, proprio nel punto che martellava e strinse la maglia fra le dita realizzando che l'arma che aveva deciso di usare per rabbonire Rhaegar le si stava ritorcendo contro. L'alcool stava creando una voragine nella corazza che, abitualmente indossava, presto avrebbe disintegrato quel poco di amor proprio che le era rimasto lasciando totale libertà alla lingua.
Serrò le labbra, come a volerla bloccare ma ormai aveva già deciso di dire all'Auror ciò che pensava.


"E, come se non bastasse, quella sta ancora vagando libera per il mondo, felice di offrire verità scomode alla critica più feroce come si trattasse di un leccalecca alla papaya, il suo cervello non reggerà ancora per molto tutti questi cambi di età. Quanto pensi che ci metterà a sciorinare vita, morte e miracoli dell'Ordine con tanto di allegati fotografici delle nostre belle facce?"

Si voltò poggiando rabbiosamente il bicchiere sulla scrivania, il tremito delle mani le impedì di mantenerlo in equilibrio e questo prese a rotolare lentamente verso il bordo.

"E veniamo alla risposta numero due"

Bloccò la corsa del bicchiere appena in tempo e a malincuore, un bel tonfo con annesso rumore di vetri infranti avrebbe rappresentato un momentaneo diversivo, oltre che l'espediente perfetto per allontanare il desiderio di scolarsi l'intero contenuto della bottiglia. Lo posizionò correttamente, tornando a rivolgere la sua attenzione all'Auror.

"E' un colpo basso. Sai bene quanta fiducia io nutra nei tuoi confronti. La situazione non ... permetteva dilazioni, non c'era tempo per consulti e bisognava agire in fretta, una scuola orientale era stata rasa al suolo e non potevo ...."

Esitò.

"... non potevo lasciare che accadesse anche a Hogwarts"

Terminò in un sussurro.

"E dopo non sarebbe cambiato niente se te ne avessi parlato, c'era una scuola di ricostruire, morti da piangere, sicurezza e fiducia da rinsaldare, non avevo voglia di sorbirmi un'altra visita al microscopio. E non dire che mi sbaglio, la tua presenza, qui, stasera, è eloquente, sei arrabbiato e deluso perchè ti ho escluso e pensi che abbia commesso errori di valutazione. Come vedi non sei tanto diverso da coloro che criticano senza avere la più pallida idea del contesto"

Chiuse gli occhi, le tempie martellavano annunciando l'imminente arrivo di un gigantesco mal di testa ma, tutto sommato, si sentiva sollevata. Quel tira e molla era finalmente giunto alla conclusione, non che fosse una conclusione in stile "e vissero felici e contenti" ma poteva comunque accontentarsi. Avrebbe voluto leggere comprensione nello sguardo di Rhaegar, anzi, lui avrebbe dovuto comprenderla, dopotutto lavoravano fianco a fianco, conosceva tutte le difficoltà, tutti gli sbattimenti, tutte le ore della sua vita spese a scervellarsi per gli altri. Non ricordava neanche più l'ultima volta che era andata a bere qualcosa in compagnia per chiacchierare di argomenti che non fossero patimenti, pericolo e morte. Il più delle volte erano gli ultimi ad uscire da quella prigione, seguiti dal lungo strascico di problematiche che avrebbero dovuto affrontare il giorno seguente e quello dopo ancora.
Sospirò, quasi con rassegnazione, sarebbe stata un'utopia anche solo sperare che Rhaegar vedesse oltre, i rapporti interpersonali che esulavano dall'ambiente lavorativo erano pura follia e se non lo avesse visto con i propri occhi ballare un valzer abbarbicato alla Lancaster non ci avrebbe creduto.


"Ad ogni modo, credo che tu ti sia vendicato abbastanza piazzandomi alle costole due emeriti idioti che non hanno fatto altro che intralciarmi e donarmi suggerimenti idioti come loro, è un miracolo che non sia morta caro Mister responsabile della sicurezza"

Scandì le ultime parole puntantogli un dito contro, il tono canzonatorio era evidentemente un modo per riportare il confronto su un piano più rilassato. Non temeva la reazione di Rhaegar, conscia che peggio di così non sarebbe potuta andare.

 
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view post Posted on 7/12/2014, 18:13
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Come si sentiva?
*Una merda* sicuramente. Ma almeno di questo, Rhaegar poteva dire di condividerlo a pieno con lei e capirla oltremodo. Ingurgitò in un sol sorso ciò che restava del liquore nel bicchiere, decidendo che era l'ora di smetterla di fare i signorini bon-ton e darsi una bella carica. Il calore dell'alcol lo cinse come l'abbraccio di un'amante, riscaldandogli le membra e le tempie, il gusto antico del Whisky sul palato e gli occhi appena appena lucidi. Ben presto, udendo le risposte di Camille, Rhaegar si pentì di aver finito già la sua dose alcolica. Provò l'insano desiderio di strappare la bottiglia dal suo loco e trangugiarsela tutta insieme, per metabolizzare il discorso del Ministro con la dovuta calma interiore e con l'ohm al suo posto.
Era impazzita? Chi le aveva sputato nel piatto di fagioli?
Tuttavia, osservando il suo viso, Rhaegar capì: Camille non era pazza, era e stanca —e forse, un po' ciucca, visti i suoi gesti. Quella giovane donna, semplicemente, era stufa (e stufa marcia, a quanto pareva). Ma chiunque sa che deve aspettarsi una critica, un ammonimento, se compie qualcosa che va a ledere qualcosa o qualcuno, e non di certo i sentimenti di altrui, ma anche i sentimenti di se stessi.

« Non ho la più pallida idea del contesto? Ma, Camille, c'ha pensato la Dalton a darmi un'idea del contesto! » Esclamò, ironico, poggiando con un tonfo secco il bicchiere sulla scrivania.
« Hai il brutto vizio —e non negarlo— di volerti accollare su quelle piccole spalle quanto più peso tu possa sopportare. Non dico che lo fai per sentirti elogiata, figuriamoci. Essere elogiati dalla Comunità Magica è come vincere la Coppa del Mondo su una Scopalinda. Rotta. Con un Bolide al posto della testa. Dico solo che è più forte di te, è la tua natura. » Ammise, fissandola profondamente.
« Non voglio star qui a fare una gara su chi si è beccato più strigliate, o chi ha più da fare, ma per favore non sottovalutare quello che devo fare io. Te l'ho già detto. Tu sei il Ministro, ma hai la fortuna che, nonostante tutto, io ti pari il culo, Camille. Non me ne lamento, è il mio lavoro. Sai che ti proteggerei a costo della mia vita. » Una confessione da alcol? Forse. Ma non era poi tanto distante dalla realtà.
« Ma richiedo da te fiducia. E dimostramela, 'sta fiducia che vai farneticando!
C'era persino Musopiatto durante l'attacco e io dov'ero? A bestemmiare e imprecare dietro le comunicazioni saltate, le Passaporte annullate, le barriere maciullate. Io non c'ero. Io non c'ero a guardare i miei ragazzi morire, Camille. Non c'ero a combattere, non c'ero ad assistere. Non c'ero a fare il mio cazzo di lavoro! E questo perché? Perché "la situazione non permetteva dilazioni"? E allora quando sei venuta a chiedermi Auror per proteggere la scuola, accennandomi il tutto? Che ci voleva a dirmi, ad aggiungere: "We Rhaegar, siamo nei guai grossi, un pazzo ci vuole far fuori tutti, Caroline è stata rimpicciolita, e i cinesi parlano di golem distruggi-scuola. Prepara l'argenteria, tira fuori il servizio buono, tra poco si mangiano mostri in fricassea"? Te lo dico io: N I E N T E. »

Dopo aver scandito l'ultima, il flusso delle sue parole si placò. Rhaegar dovette ringraziare con tutto sé stesso l'ottimo whisky che aveva bevuto, se non aveva permesso al rancore e alla frustrazione che provava di intingere ogni singola frase che aveva emesso, utilizzando persino un tono molto più calmo e pacato di quanto avesse voluto mantenere in realtà. Sospirò, gravemente, appoggiando la testa allo schienale ed alzando il capo. Nervosamente, si morse l'angolo interno della guancia, respirando piano e massaggiandosi l'occhio libero con la mano fresca, mentre quella libera, appoggiata in grembo, sfiorava la sacchetta che teneva legata alla cintura.
L'Occhio Magico, invece, scattò sul viso di Camille, osservandola con attenzione in ogni sua più piccola e microscopica ruga, cercando di non fissare quegli occhi ametista che lo inchiodavano a quella poltrona con cupo risentimento.
Sì, si era aspettato che lei lo capisse. E probabilmente, anche lei aveva fatto la stessa cosa con lui. La cosa bella è che nessuno dei due lo stava facendo, arrivando a non capire proprio una bella mazza dell'uno e dell'altra.

*Bel casino*
« Io... » Esordì, dopo qualche minuto di silenzio, con evidente difficoltà. « Ti capisco, non voglio farti le ramanzine solo perché penso tu abbia sbagliato. Sei giovane, Camille, e io sono ormai un vecchio andante. » Ammise, stringendosi nelle spalle. Il suo istinto gli diceva di alzarsi, di mostrarle conforto, poggiarle una mano sulla spalla, ma con ostinazione, l'uomo rimase al suo posto. Camille, sperava, avrebbe compreso; o se non altro, avrebbe trovato il modo di ficcarglielo in quella testolina bruna.
« Ma vorrei tu comprendessi che diamine, non sei sola in questo marasma! Lo sai che puoi contare su di me. Forse, se me ne avessi parlato, non avremmo salvato capra e cavoli lo stesso, ma almeno avresti avuto qualcuno al fianco a sostenerti non dopo, ma prima che tutto ciò si scatenasse. In due, il peso si distribuisce meglio. »
Rhaegar abbassò il viso, ritrovandosi il dito puntato di lei contro. Incrociò le braccia al petto, alle sue accuse rimanendo in silenzio, ma Camille non poteva sapere che Landmark e Copperfield erano in realtà due spie al suo servizio. Idioti all'apparenza come pochi, valutavano chiunque entrasse lì dentro, piazzavano incanti per origliare, fingendo di inciampare e farsi fregare da qualcuno, mentre nel frattempo prendevano informazioni, piazzavano congegni cimici che Rhaegar stesso gli aveva procurato, lo spioscopio sempre nelle tasche. Ma lei non doveva sapere, piuttosto era meglio farle credere che fosse uno sprovveduto; vuoi per testare la fiducia, meschinamente, vuoi anche per proteggerla dagli altri e da se stessa. E anche perché se Camille l'avrebbe scoperto, altro che Bolide al posto della testa: Rhaegar avrebbe avuto la palla di vetro ficcata lì dove il sole non batteva.
« Se sono quei due a pesarti tanto, te ne libero. Li mando a indagare sui gabinetti recalcitanti giù a Tottenham, e via. Ma ne avrai altri due al fianco; so che lo odi, ma è il protocollo e non ti lascio sguarnita. Piuttosto, anche un'alpaca armato di scolapasta in testa, ma mai sprovvista di aiuto qui. » Aggiunse, stancamente. *Camille, dannazione, fidati di me.*
« Per quanto concerne la Dalton... qui va deciso cosa fare. O la estromettiamo dall'Ordine e le cancelliamo la memoria —e te lo dico con tutta franchezza, è la scelta migliore e più sicura—, oppure, Camille ,dovrai fare una cosa molto, molto difficile: capire che diamine le passa per la testa e calmare le sue manie. Io non posso farlo. Puoi farlo solo tu. Sei sua amica. » *Che culo*


Edited by Rhaegar - 27/12/2014, 19:51
 
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Sapeva, lo sapeva che le avrebbe rovesciato addosso di tutto e di più.
Gli aveva dato il "la", provocandolo e apostrofando i suoi uomini come un branco di idioti e ora il fiume di parole traboccanti di risentimento rischiava di farla definitivamente capitolare.
Per un attimo soppesò l'impulso di tirargli dietro qualcosa di pesante, la palla babbana sarebbe stata perfetta, la prese in mano e la rovesciò, i minuscoli pezzettini di plastica bianca presero a volteggiare vorticosamente calamitando la sua attenzione. Socchiuse gli occhi in preda ad un improvviso giramento di testa e respirò piano imponendosi di mantenere la calma.
Era tutto così ingiusto.
Rhaegar si stava limitando al contorno, non sapeva un cazzo di quello che aveva dovuto sopportare. Dal suo punto di vista era tutto perfettamente logico, avrebbe dovuto metterlo al corrente, trascinarlo con la forza dentro a quel vortice di follia e rimanerne distaccata.


"Io non sapevo che avremmo dovuto sostenere una battaglia"

Sibilò cercando di frenare la rabbia.

"Aveva chiesto l'evacuazione della scuola. L'aveva chiesto a Caroline, tutto quello che sapevamo di lui non era altro che un'immagine sfocata riportata da lei, una bambina impaurita che aveva vissuto un sogno, fragile, confusa, totalmente incapace di affrontare la situazione. E poi quel cinese .... era strano, aveva bypassato la Comunità Magica Internazionale per venire ad accusarmi di essere stata la causa della distruzione della sua scuola. ME!"

Si indicò sbatacchiandosi la palla contro lo sterno, ancora non riusciva a capacitarsi dell'assurdità di quell'accusa.

"Avevamo un piano e il piano ha funzionato, seppur in parte. Tutti i giovani studenti sono stati messi in salvo, quelli rimasti hanno deciso autonomamente. Non pensavo certo che mi sarei ritrovata a combattere un duello impossibile contro due sottospecie di angeli fluttuanti, per giunta affiancata da Voldemort!"

Continuava ad agitare la palla gesticolando faticosamente, quando decise di poggiarla nuovamente sul piano i muscoli delle braccia le dolevano.

"E tu mi dici che non mi sarebbe costato niente venire a parlarti di mostri, distruzioni, passaporte, sogni assurdi, rimpicciolimenti improvvisi, cinesi, vietnamiti, coreani e angeli vendicatori?? Ma fammi il piacere"

Rise distogliendo lo sguardo dalla sua figura, gli occhi vagarono alla ricerca della bottiglia, la prese e si versò un'altra generosa dose di whisky poggiandola accanto al bicchiere che lui aveva abbandonato sul tavolo.

"Stai sicuro che non commetterò mai più l'insano errore di tacerti qualcosa, d'ora in avanti ti dirò anche quante volte vado in bagno e che tipo di balsamo uso per ammorbidirmi i capelli, l'alpaca con lo scolapasta in testa avrà tutte le istruzioni del caso per immolarsi e salvare la vita al Ministro"

La voce venata di sarcasmo le tremò appena, bevve un sorso e un altro ancora per schiarirsi le idee ma la sua mente non era altro che un groviglio di pensieri inafferrabili.

"Oh, Rhaegar ... io ho paura"

Il primo che riuscì ad agguantare lo sciorinò, nudo e crudo, senza filtri. Un salto di palo in frasca meraviglioso, ma ormai i freni inibitori si erano logorati a tal punto che temeva seriamente quello che avrebbe potuto uscire dalla sua bocca. Fra l'altro non le sembrava neanche così vecchio come andava sostenendo, non aveva idea di quanti anni avesse il responsabile della sicurezza magica, era grave?
Lo guardò di nuovo, le iridi ametista esprimevano tutto il timore che aveva manifestato a parole.


"Non ho paura per me, ho paura per loro. Il vantaggio che abbiamo è la segretezza, se davvero dovesse venire fuori qualcosa sull'Ordine e gli ES tutti loro sarebbero in pericolo"

Rhaegar le aveva sbattuto in faccia la sua natura, farsi carico dei problemi del mondo era davvero un aspetto del suo carattere, pensare a se stessa rappresentava un'eresia, non aveva niente di suo per cui valesse la pena lottare.

"Io ... non ho voglia di affrontare Caroline, mi farei convincere dalla bontà delle sue azioni e anche se la voglia di prenderla a calci in culo è inarrestabile, finirei per perdonarla, come ho sempre fatto. Non voglio commettere questo errore, la posta in gioco è troppo alta e, seppur a malincuore, credo che non sia saggio lasciare le cose come stanno. Hogwarts non è sicura, Grimmauld è tutto ciò che abbiamo, se dovesse saltare anche quello ..."

Scosse la testa, nel tentativo di allontanare il pensiero funesto degli ES e la consapevolezza di aver mostrato il lato debole del suo carattere, seppur ingigantito dal whisky. L'indomani si sarebbe chiaramente pentita di essersi lasciata andare, Rhaegar poteva conoscere i suoi metodi di lavoro ma non conosceva lei e lei non voleva che qualcuno potesse arrivare ad approfittarsi delle sue fragilità.
Lentamente si mosse, concentrandosi su ogni singolo passo, il bicchiere stretto fra le mani oscillò ma riuscì a non perdere la presa. Si lasciò cadere sul divanetto, poggiando la testa sullo schienale e chiuse gli occhi, assaporando per qualche attimo il vorticoso girotondo del mondo.
Quando li riaprì su di lui allungò una mano con il palmo bene aperto rivolto verso l'alto.


"Ti suonerà strano ma ho voglia di una ciambella. Non prenderlo come un tentativo per compiacerti, non mangio niente da stamattina"

E il dolce aveva una forza consolatoria davvero notevole.

 
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C'era qualcosa di seriamente inquietante in Camille Pompadour mentre parlava ostentando una calma che probabilmente s'era andata a farsi benedire, agitando e sbatacchiando la sua inseparabile palla di vetro. Quando la donna se la suonò sonoramente contro il petto, Rhaegar credette davvero che l'avrebbe inglobata e che sarebbero diventate un tutt'uno, dando, così, vita ad una sorta di mega-evoluzione di Camille rappresentata da una sorta di mostro gigantesco di vetro *Che sputa neve finta*.
Ma era chiaro ormai che quel discorso stava prendendo pieghe troppo dolorose per entrambi, i cui i rancori venivano a galla come vili cadaveri in una pozza d'acqua profonda. Tuttavia, in barba al buon senso, e saturo di quegli stessi sentimenti —e di un goccio di troppo di Whisky— *Ma che diamine c'era dentro* Rhaegar avrebbe tanto voluto rispondere un sonoro e roboante: "SÍ", a Camille. Sì, avrebbe potuto aiutarla se lei gli avesse detto la verità. Sì, incredibile ma vero, notizia dell'ultima ora, erano nel mondo Magico e lui le avrebbe creduto anche se gli avesse detto che gli asini volano a reazione sopra le loro teste, comprendendo se si fosse trattato di uno scherzo o meno soltanto constatando che lei avesse quello sguardo corrucciato che assumeva sempre ogni qualvolta era preoccupata da qualcosa. E sì, l'alpaca sicuramente avrebbe apprezzato sapere che tipo di balsamo usava, almeno la sua lana sarebbe stata più morbida e ci si sarebbe potuto fare un bel poncho all'uncinetto.
Invece, Rhaegar si sgonfiò come un palloncino quando le labbra di Camille articolarono una frase che mai l'Auror si sarebbe aspettato di sentirle dire così apertamente.

« ... io ho paura. »
Già. Chi non ne avrebbe avuta, in quelle condizioni? L'uomo chinò il capo, osservando distrattamente la sacchetta annodata alla cintura che teneva stretta fra le dita della mano destra. Non si era neanche reso conto di averlo fatto, un gesto che ormai faceva parte del suo stesso essere, che si ripresentava ogni qualvolta si trovava in difficoltà: quello di aggrapparsi al passato.
« È saggio aver paura, Camille. » Si limitò a dirle, in un soffio, incerto se lei fosse stato in grado di carpirlo o meno, ma incurante se ci fosse riuscita o no. Rhaegar sollevò il viso verso di lei, squadrando gli occhi della donna e comprendendo molto più in quel modo, che con le parole che lei gli confidò. Una paura, del resto, che condividevano e che entrambi dovevano affrontare ogni giorno, più che mai nella Battaglia d'Ottobre, dove studenti e Auror erano morti, palesando il terrore dei due in un fantasma ben più tangibile, e per nulla dimenticato. L'uomo la seguì con lo sguardo mentre si dirigeva sul divanetto che arredava il suo ufficio, e temette per lei quando la vide barcollante.
Rhaegar si sentì strano, le viscere contorte da un senso di colpa che no, non riguardava certamente il perché erano arrivati a quel punto della discussione, quanto più il come aveva potuto permettere che su di lei gravassero tutti quei pensieri, facendola sentile... sola?
Rhaegar sbuffò, alzandosi prontamente; nonostante si fosse sentito leggermente brillo, al contrario di Camille il suo passo era saldo, controllato, allenato da anni di —innocente e discreto— "bicchierino del dopo-cena" o di "aperitivo", dipendeva dai casi.

« Ti suonerà strano ma ho voglia di una ciambella. Non prenderlo come un tentativo per compiacerti, non mangio niente da stamattina. »
Come? Cosa? Chi? Quando? Perché? In che anno siamo? L'apocalisse è giunta, il vero Messia è arrivato? C'è una congiunzione astrale? Peverell porta davvero il parrucchino?
Rhaegar aveva creduto che con la frase precedente, l'ammissione delle sue paure, Camille lo avesse stupito una volta per tutte e di lì fino alla fine dei suoi giorni. Ma...
*Merlino 'mbriago!*
L'uomo si ritrovò a spalancare gli occhi, mentre la labbra si schiudevano appena, definendo sul suo volto un'espressione inebetita e un pizzico idiota. Poi gli angoli della bocca si incurvarono, i denti si scoprirono finché Rhaegar non buttò indietro la testa e rise. Una risata tonante, liberatoria, sorprendentemente leggera, nonostante tutto, che lo svuotò di tutta la negatività accumulata fino a quel momento, disperdendo i rancori.
« Dammi qua 'sto Whisky, che non reggi manco un goccetto! » Scherzò quando si riprese finalmente dalle risa, asciugandosi con il dorso della sinistra la lacrima nell'occhio sano, e strappando letteralmente il bicchiere alla donna. « Questa me la segno sul calendario, negli annali e mi ci faccio anche un quadretto da appendere in cucina. » Disse, mentre faceva dietro-front e andava a posare il bicchiere sulla scrivania. Camille non vide nulla di quel che l'uomo fece, dandole apertamente le spalle, se non un vago armeggiare; non finché Rhaegar si voltò tornando da lei, la bacchetta che spariva in un soffio: una grassa ciambella, con una glassa di un bel rosa brillante e colorati zuccherini sulla superficie, era avvolta in un fazzoletto tenuta come una reliquia tra le mani.
« Toh, deliziati, miscredente! » Le disse, ficcandole il dolce nel palmo della mano che lei gli aveva porto.
Avrebbe voluto tacere, rimanere così e tornare a scherzare come al solito, ma il peso delle parole di Camille lo pressava: il discorso andava chiuso.

« Hai detto due cose fondamentalmente corrette. » Esordì, passandosi la mano fra i capelli, arruffandoli appena e alzando lo sguardo verso la finestra, oltre il divanetto rosa.
Il sole era ormai tramontato e gli addetti alla manutenzione avevano deciso che per quella sera, il cielo notturno sarebbe stato brillante di stelle.

« Caroline va estraniata dall'Ordine ora che è alla Gazzetta e ha sciorinato quelle informazioni con una facilità disarmante. Non sappiamo neanche se sia stata traviata da qualcuno, ma in entrambi i casi, è grave e Grimmauld potrebbe essere in pericolo. Sai questo che significa Camille? » Rhaegar tornò a guardarla, seriamente. « Dobbiamo Oblivarla o, ancor meglio, fregarla con una Pozione Dimenticante. » Il peso di quelle parole gli caracollò addosso. La Dalton non era mai stata sua amica, l'aveva incontrata sì e no un paio di volte, scambiandosi giusto qualche opinione. Eppure, era un membro dell'Ordine, una delle poche che ancora aveva trovato il coraggio di combattere apertamente il Signore Oscuro. L'idea di perdere un altro membro lo infastidì. *È il Male Minore.* Si giustificò, incrociando le braccia.
« Ma è una donna furba. Forse tu sei più adatta a farlo, suppongo si fidi di te. Tuttavia... » Sembrò esitare un istante, per poi riprendersi prontamente. « Posso pensarci io, se non te la senti. » Continuò, scoccandole un'occhiata penetrante. Non aveva un piano, non aveva idee e sinceramente pregò che la ciambella avesse riportato il tasso alcolemico della donna a livelli normali così da farla ragionare lucidamente; o se non altro, sarebbe stata ciucca di zuccheri.
« Punto numero due, Hogwarts non è sicura. E questo non è grave, di più. » Sospirò profondamente al pensiero dei numerosi articoli del Profeta che aveva avuto la sfortuna di leggere. Cominciò a camminare avanti e indietro, com'era solito fare quando troppi pensieri si affollavano nella testa e non accennavano ad avere un filo logico. Poi ne acchiappò uno, al lazo, improvvisamente: tanto banale da sembrare stupido. Si fermò bruscamente, come se quell'idea lo avesse investito, guardando Camille e ponderando sul fatto che forse non era male come proposta.
« Organizzami qualcosa, fammi intrufolare ad Hogwarts in qualche modo. Potremmo monitorare la situazione e al contempo approcciarci alla Dalton. »
*Per tutti gli gnomi in carriola...* Si disse, come se si rendesse conto della cosa solo una volta dopo averla esposta. *Non è che sembra stupida come proposta... È stupida.*
Ma poteva funzionare? Probabile. Dipendeva da loro.
 
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view post Posted on 4/2/2015, 15:27
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Che razza di espressione da ebete.
E non potè fare a meno di sentirsi perfidamente soddisfatta, lasciare senza parole un uomo come Rhaegar non era impresa da tutti, lo guardò con ostinazione acconsentendo a che lui le prendesse il bicchiere dalle mani - stranamente docile - e non distolse lo sguardo neanche quando l'Auror si voltò, dandole le spalle. Era un punto fisso, un riferimento. Se avesse cambiato obbiettivo la testa avrebbe ripreso a girare come una trottola impazzita.
Era davvero saggio avere paura? Per un attimo l'occhio sano di Rhaegar si fissò sulle sue iridi ametista e per quel breve sprazzo di tempo le parve che avesse compreso sul serio il suo stato d'animo. Di certo la consapevolezza del contesto rendeva responsabili, tuttavia mostrare timore era un po' come mostrare il fianco in attesa di un gaudioso bombardamento.
Ma non era quello il momento di farsi domande esistenziali, lo stomaco brontolò provocandole un inatteso brivido, poggiò i gomiti sulle gambe e avvicinò quella sottospecie di canotto rosa confetto a due piani alla bocca. Diede un generoso morso, la glicemia sarebbe schizzata alle stelle alla velocità della luce, come diavolo faceva Rhaegar a tenerla sotto controllo? Dopo tre masticate si pentì di aver mollato con tanta docilità il bicchiere, avrebbe voluto inzupparci la ciambella dentro a mo' di biscotto tanto era difficile da inghiottire.
Con una mano sulla bocca farfugliò


"Sembra di mangiare un mattone"

Ma quello era già ripartito per la tangente, alzò lo sguardo su di lui socchiudendo appena gli occhi. Concentrazione. Doveva assolutamente concentrarsi sulla voce di Rhaegar. Se solo avesse smesso di camminare avanti e indietro!

"Dimentichi che Caroline non si trova più a Hogwarts. Se ne sta rintanata nella sua Villa a bere acqua di fonte. Ogni tanto rilascia qualche intervista distruttiva, così, per non diminuire troppo le sue riserve venefiche"

Avrebbe voluto alzarsi ma le gambe non rispondevano ai comandi. Morsicchiò di nuovo la ciambella prendendo tempo per riflettere.

"Io non ci vado a Villa Dalton da sola. Mi sento così ... delusa da lei che non riuscirei a fingere il mio stato d'animo e aspettare il momento propizio per obliviarla. Potrei seriamente tirarle un cazzotto appena apre la porta"

In effetti in quel modo avrebbero potuto obliviarla senza tanti problemi.

"Quanto a Hogwarts ... "

Sostenne lo sguardo di Rhaegar, anche se ogni tanto la sagoma di lui arrivava a sdoppiarsi in maniera fastidiosa. Uno era già abbastanza.

" ... l'ostacolo primario è rappresentato dalla Bennet. E' lei che decide chi va, chi viene e chi arriva. Tuttavia potrei proporle un incontro fra te, in veste di Capo Auror e gli studenti. Persefone fa parte dell'Ordine e conosce la situazione scolastica. Un Auror che spiega agli studenti come funziona il mondo fuori del Castello mi sembra un ottimo pretesto per consentirti di verificare di persona cosa sta succedendo lì. E potresti interagire anche con la dolce Professoressa Lancaster"

Tiè, stavolta fu lei a riservargli una bella occhiatina penetrante. E trovò anche la forza di alzarsi, di andargli incontro - seppur con passo incerto - e di porgergli ciò che rimaneva della ciambella. Una bella porzione in effetti.

"La cosa ti alletta?"

Dopotutto Hope era docente di Difesa conto le Arti Oscure, chi meglio di lei avrebbe potuto impersonare il ruolo di spalla? Ma era meglio stringere, i freni inibitori si erano talmente logorati che avrebbe potuto sproloquiare candidamente di tutto e di più senza porsi il minimo imbarazzo.

"Per cui, ricapitolando ..."

Tentò di utilizzare le dita per numerare ma in quel momento anche uno più uno avrebbe costituito un ostacolo. Per cui preferì rivolgere l'indice verso Rhaegar.

" ... tu mi accompagni a Villa Dalton e io mi prodigo per farti entrare a Hogwarts senza dare nell'occhio. Il tutto nell'interesse comune naturalmente"

Naturalmente.

 
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view post Posted on 6/3/2015, 20:40
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« Sembra di mangiare un mattone. »
« Tu non capisci proprio niente di arte culinaria, figlia mia, lasciatelo dire. » Sbuffò, osservandola mangiare la ciambella come se fosse una spugna intinta in mezzo litro di glassa. Come diamine faceva a non avvertirne la fragranza? La sofficità dell'impasto che si sposava con la delicatezza della glassa zuccherina? Quella sensazione divina al palato, mentre i sapori si univano, dolcezza e morbidezza ? Che trauma aveva avuto da piccola Camille Pompadour per non apprezzare le ciambelle? Erano queste le vere domande esistenziali, altroché! Si infilò le mani in tasca, sospirando e arrendendosi all'evidenza. Già era tanto che la stava sbocconcellando, si disse. Ma in ogni caso, quei pensieri vennero sostituiti celermente dai discorsi che avevano lasciato in sospeso oltre quella parentesi. Dalla premessa riguardo la faccenda Caroline, aveva già capito dove Camille volesse andare a parare: era ovvio che pensava che fosse necessaria anche la sua presenza, nell'andar a trovare la Dalton e farle il famoso discorsetto.
« Potrei anche non fermarti, se proprio vuoi tirarle un cazzotto sulle gengive. » Si ritrovò ad ammettere, stringendosi nelle spalle. La visione di Caroline che apriva la porta, magari con un sorriso smagliante, e il puntuale sonoro gancio della Ministra, gli strappò un ghigno divertito, che, però, non durò a lungo. Non era una situazione facile, quella, e Caroline non era affatto una sempliciotta, dovevano organizzarsi bene. Mentre rimuginava, continuando a passeggiare per la stanza —inconsapevole di quanto quel moto mettesse a dura prova i deboli sensi di Camille —, venne fuori il problema numero due. Si fermò, quasi inchiodando udendo il nome di Hope e quella occhiatina penetrante da "io-so-tutto-sull'-argomento". Se la guardò come se avesse indossato un vestito da alpaca e si fosse messa a balzellare per tutta la stanza, alzando eloquentemente un sopracciglio e guardandola arrivare vacillante e baldanzosa al suo cospetto, mollandogli l'avanzo di ciambella. Mbè? Era un bidone?
*Altroché*
Senza troppi complimenti, tanto per occupare quel silenzio imbarazzante, ingurgitò in un sol boccone e con poca grazia quel che restava della ciambella. Già la vedeva arricciare il naso schifata: ma oh. Una ciambella era una ciambella.
« Nienfe affaffo non mi affeffa. » Rispose, poi, sbriciolando qui e là sul pavimento dell'ufficio. Deglutì, senza troppa difficoltà: ah però, quasi quasi ci sarebbe stato bene un altro goccetto.
« Non so che storie hai sentito, ma se ho bisogno di Hope mi basta un Gufo, senza venir fin laggiù. » Aggiunse, con forse un tono fin troppo duro. Come faceva a sapere Camille? Era così evidente? Per quanto lo riguardava, forse no, sebbene la gitarella al Ballo per tastare la situazione al Ballo, avesse potuto dare adito a troppe, pericolose dicerie.
« In ogni caso... » Continuò, cambiando ad arte il senso del discorso « ...vedremo che ci dirà la Bennet. Credo dovrò presentarmi direttamente per discutere la cosa, a questo punto, ma tu mettimi comunque una buona parola con lei. So che andate così d'accordo, del resto. »
Tiè, occhio per occhio... beccati la Preside.
Infine, non avendo più alcuna chance di fuggire dalla gitarella a villa Dalton, se quelli erano i termini, annuì alle parole di Camille.

« E sia. Fammi sapere quando sei pronta e andiamo a trovare la nostra simpatica amica. » La guardò intensamente per un istante, un'espressione seria dipinta sul volto.
« Brindiamo all'accordo? »
*E ne avremo di bicchieri da buttar giù prima e dopo questa faccenda: non ci aspetta una scampagnata.*
 
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view post Posted on 16/4/2015, 22:38
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No, lei non capiva la sublime arte della ciambella.
Sentiva solo una palla solida nello stomaco e il sapore dello zucchero sulla lingua.
Osservò Rhaegar e il suo modo "fine e educato" di masticare, almeno un quarto del canotto rosa confetto giaceva disintegrato sul pavimento in un cumulo di briciole, trattenne l'impulso di spolverargli il bavero della maglia, in quelle condizioni e con lo stomaco che urlava pietà gli avrebbe sicuramente assestato due schiaffoni contro lo sterno.
Si, certo.


*Non ci crede neanche tua nonna che non ti affeffa*

Ma affeffa stava per alletta o per affetta? Affetta una fetta netta di fretta che mi alletta.
I pensieri volavano felici e dovette fare uno sforzo immane per tornare ad inquadrare un solo Rhaegar. Se non altro aveva avuto la decenza di fermarsi. Era evidente quanto "l'argomento Lancaster" lo rendesse suscettibile, gli inciuci sentimentali del Capo Auror non erano affaracci suoi ma nutriva un certo perfido divertimento nel vederlo così sulla difensiva per via di una donna. Gli uomini erano fatti proprio con lo stampino. Purtroppo non sarebbe riuscita a sostenere ancora per molto quella conversazione senza proferire boiate e dovette seguire il cambio di questione. Questa volta la smorfia fu quasi d'obbligo.


"Si, io e la Bennet siamo quasi sorelle, se metterò una buona parola per te stai sicuro che ti aspetterà a braccia aperte"

Persefone avrebbe acconsentito solo per questioni di sicurezza. Indipendentemente dai rapporti, non proprio idilliaci, aveva a cuore quanto lei l'incolumità degli studenti.
Sostenne il suo sguardo serio, seppur a fatica.


"Bene, direi che ci siamo detti tutto. D'ora in avanti ti proibisco di guardarmi con aria risentita. Siamo tornati amici no?"

Ma come faceva a brindare se lui le aveva tolto il bicchiere?

"Brinda tu alla pace nel mondo. Io credo che mi distenderò sul divano, devo digerire la ciambella"

*e fare una ricca dormita*

"Quando esci verifica che i due impiastri siano al loro posto. E domani, in nome della ritrovata amicizia, ti sarei grata se li sostituissi con due Auror con la A maiuscola"


Raggiunse il divano cercando di mantenere un contegno adeguato, si sedette poggiando la testa sullo schienale e chiuse gli occhi, pregustando l'addio a Copperfield e Lanmark. Dopotutto aveva temuto un confronto che si era rivelato abbastanza proficuo, con Rhaegar accanto la scampagnata a Villa Dalton non sembrava così tragica. E forse, aveva ritrovato la sua fiducia. Forse..

 
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13 replies since 20/6/2014, 21:21   311 views
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