| Come si sentiva? *Una merda* sicuramente. Ma almeno di questo, Rhaegar poteva dire di condividerlo a pieno con lei e capirla oltremodo. Ingurgitò in un sol sorso ciò che restava del liquore nel bicchiere, decidendo che era l'ora di smetterla di fare i signorini bon-ton e darsi una bella carica. Il calore dell'alcol lo cinse come l'abbraccio di un'amante, riscaldandogli le membra e le tempie, il gusto antico del Whisky sul palato e gli occhi appena appena lucidi. Ben presto, udendo le risposte di Camille, Rhaegar si pentì di aver finito già la sua dose alcolica. Provò l'insano desiderio di strappare la bottiglia dal suo loco e trangugiarsela tutta insieme, per metabolizzare il discorso del Ministro con la dovuta calma interiore e con l'ohm al suo posto. Era impazzita? Chi le aveva sputato nel piatto di fagioli? Tuttavia, osservando il suo viso, Rhaegar capì: Camille non era pazza, era e stanca —e forse, un po' ciucca, visti i suoi gesti. Quella giovane donna, semplicemente, era stufa (e stufa marcia, a quanto pareva). Ma chiunque sa che deve aspettarsi una critica, un ammonimento, se compie qualcosa che va a ledere qualcosa o qualcuno, e non di certo i sentimenti di altrui, ma anche i sentimenti di se stessi. « Non ho la più pallida idea del contesto? Ma, Camille, c'ha pensato la Dalton a darmi un'idea del contesto! » Esclamò, ironico, poggiando con un tonfo secco il bicchiere sulla scrivania. « Hai il brutto vizio —e non negarlo— di volerti accollare su quelle piccole spalle quanto più peso tu possa sopportare. Non dico che lo fai per sentirti elogiata, figuriamoci. Essere elogiati dalla Comunità Magica è come vincere la Coppa del Mondo su una Scopalinda. Rotta. Con un Bolide al posto della testa. Dico solo che è più forte di te, è la tua natura. » Ammise, fissandola profondamente. « Non voglio star qui a fare una gara su chi si è beccato più strigliate, o chi ha più da fare, ma per favore non sottovalutare quello che devo fare io. Te l'ho già detto. Tu sei il Ministro, ma hai la fortuna che, nonostante tutto, io ti pari il culo, Camille. Non me ne lamento, è il mio lavoro. Sai che ti proteggerei a costo della mia vita. » Una confessione da alcol? Forse. Ma non era poi tanto distante dalla realtà. « Ma richiedo da te fiducia. E dimostramela, 'sta fiducia che vai farneticando! C'era persino Musopiatto durante l'attacco e io dov'ero? A bestemmiare e imprecare dietro le comunicazioni saltate, le Passaporte annullate, le barriere maciullate. Io non c'ero. Io non c'ero a guardare i miei ragazzi morire, Camille. Non c'ero a combattere, non c'ero ad assistere. Non c'ero a fare il mio cazzo di lavoro! E questo perché? Perché "la situazione non permetteva dilazioni"? E allora quando sei venuta a chiedermi Auror per proteggere la scuola, accennandomi il tutto? Che ci voleva a dirmi, ad aggiungere: "We Rhaegar, siamo nei guai grossi, un pazzo ci vuole far fuori tutti, Caroline è stata rimpicciolita, e i cinesi parlano di golem distruggi-scuola. Prepara l'argenteria, tira fuori il servizio buono, tra poco si mangiano mostri in fricassea"? Te lo dico io: N I E N T E. » Dopo aver scandito l'ultima, il flusso delle sue parole si placò. Rhaegar dovette ringraziare con tutto sé stesso l'ottimo whisky che aveva bevuto, se non aveva permesso al rancore e alla frustrazione che provava di intingere ogni singola frase che aveva emesso, utilizzando persino un tono molto più calmo e pacato di quanto avesse voluto mantenere in realtà. Sospirò, gravemente, appoggiando la testa allo schienale ed alzando il capo. Nervosamente, si morse l'angolo interno della guancia, respirando piano e massaggiandosi l'occhio libero con la mano fresca, mentre quella libera, appoggiata in grembo, sfiorava la sacchetta che teneva legata alla cintura. L'Occhio Magico, invece, scattò sul viso di Camille, osservandola con attenzione in ogni sua più piccola e microscopica ruga, cercando di non fissare quegli occhi ametista che lo inchiodavano a quella poltrona con cupo risentimento. Sì, si era aspettato che lei lo capisse. E probabilmente, anche lei aveva fatto la stessa cosa con lui. La cosa bella è che nessuno dei due lo stava facendo, arrivando a non capire proprio una bella mazza dell'uno e dell'altra. *Bel casino* « Io... » Esordì, dopo qualche minuto di silenzio, con evidente difficoltà. « Ti capisco, non voglio farti le ramanzine solo perché penso tu abbia sbagliato. Sei giovane, Camille, e io sono ormai un vecchio andante. » Ammise, stringendosi nelle spalle. Il suo istinto gli diceva di alzarsi, di mostrarle conforto, poggiarle una mano sulla spalla, ma con ostinazione, l'uomo rimase al suo posto. Camille, sperava, avrebbe compreso; o se non altro, avrebbe trovato il modo di ficcarglielo in quella testolina bruna. « Ma vorrei tu comprendessi che diamine, non sei sola in questo marasma! Lo sai che puoi contare su di me. Forse, se me ne avessi parlato, non avremmo salvato capra e cavoli lo stesso, ma almeno avresti avuto qualcuno al fianco a sostenerti non dopo, ma prima che tutto ciò si scatenasse. In due, il peso si distribuisce meglio. » Rhaegar abbassò il viso, ritrovandosi il dito puntato di lei contro. Incrociò le braccia al petto, alle sue accuse rimanendo in silenzio, ma Camille non poteva sapere che Landmark e Copperfield erano in realtà due spie al suo servizio. Idioti all'apparenza come pochi, valutavano chiunque entrasse lì dentro, piazzavano incanti per origliare, fingendo di inciampare e farsi fregare da qualcuno, mentre nel frattempo prendevano informazioni, piazzavano congegni cimici che Rhaegar stesso gli aveva procurato, lo spioscopio sempre nelle tasche. Ma lei non doveva sapere, piuttosto era meglio farle credere che fosse uno sprovveduto; vuoi per testare la fiducia, meschinamente, vuoi anche per proteggerla dagli altri e da se stessa. E anche perché se Camille l'avrebbe scoperto, altro che Bolide al posto della testa: Rhaegar avrebbe avuto la palla di vetro ficcata lì dove il sole non batteva. « Se sono quei due a pesarti tanto, te ne libero. Li mando a indagare sui gabinetti recalcitanti giù a Tottenham, e via. Ma ne avrai altri due al fianco; so che lo odi, ma è il protocollo e non ti lascio sguarnita. Piuttosto, anche un'alpaca armato di scolapasta in testa, ma mai sprovvista di aiuto qui. » Aggiunse, stancamente. *Camille, dannazione, fidati di me.* « Per quanto concerne la Dalton... qui va deciso cosa fare. O la estromettiamo dall'Ordine e le cancelliamo la memoria —e te lo dico con tutta franchezza, è la scelta migliore e più sicura—, oppure, Camille ,dovrai fare una cosa molto, molto difficile: capire che diamine le passa per la testa e calmare le sue manie. Io non posso farlo. Puoi farlo solo tu. Sei sua amica. » *Che culo* Edited by Rhaegar - 27/12/2014, 19:51
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