Fly, Privata - Per Mistake

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view post Posted on 11/2/2015, 22:15
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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- Amico, fidati, secondo me stai facendo una cazzata - Con tono rassegnato e ben consapevole che quelle sarebbero state parole al vento, la Voce cercò di spiegare a Camillo che la situazione in cui si stava cacciando non era proprio delle migliori. Un'idea un po' assurda la sua, non proprio adatta ad un pigro sabato mattina, ma sapete come funziona, no? A volte la noia ci spinge a fare certe cose che mai ci sogneremmo nemmeno in preda ad un delirio.
«Scherzi? È un'idea geniale!» Ribatté, mentre si dava uno slancio per prendere velocità. Una piccola spintarella di sedere contro il muro, seguita da due rapidi movimenti delle gambe e si ritrovò a sfrecciare lungo il corridoio. Si poteva dire fosse un piano diabolico il suo, aveva considerato ogni più piccolo dettaglio affinché la sua esperienza risultasse delle migliori. Era un tipo che quando voleva fare qualcosa di figo non lasciava nulla al caso, o almeno quasi nulla.
- Ok, io ti ho avvisato brutto stronzetto, spezzati pure il collo, ci sarò io a farti compagnia quando sarai sdraiato su una barella del San Mungo! - Sì, l'aveva fatta sembrare una minaccia, o almeno la sua intenzione sarebbe dovuta essere quella di spaventare il bamboccio... in realtà sapeva che quella frase gli sarebbe entrata in un neurone ed uscita dall'altro, perché ne era certa e lo ripeteva fino allo sfinimento: gli unici neuroni attivi nella testa bacata del giovane olandese erano due, tutti gli altri si erano spenti a forza di cazzate.
Cosa aveva fatto Camillo di tanto assurdo? Beh, quando si era ritrovato in un corridoio vuoto, spinto dal desiderio di assaggiare il lato spericolato della vita, gli era venuta l'idea di farsi una bella pattinata clandestina in giro per il castello. Due colpi di Lapsus sotto le suole e si era trasformato in una sorta di pattinatore olimpionico; addirittura, udite udite, si era colpito solo la parte in prossimità della punta, lasciando inalterata quella del tallone, pronto per eventuali frenate di emergenza. E niente, quando aveva preso un po' di confidenza con i suoi nuovi pattini si era messo a rimbalzare da una parte all'altra del corridoio come una pallina del flipper.
Da piccolo aveva preso tre lezioni di pattinaggio, senza successo, ma nella sua mente malata si era sentito in grado addirittura di tentare qualche acrobazia: era partito bene, un piccolo salto, una mezza piroetta e... e poi le cose erano degenerate e fra un passo più lungo della gamba e l'altro si era ritrovato a volare neanche fosse stato una specie di supereroe. Non scherzo, stava volando e non grazie all'ausilio di una qualche magia, quasi infrangendo spudoratamente ogni legge della fisica si parasse lungo la sua traiettoria.
La posizione che aveva assunto per quel balzo ricordava vagamente quella di superman, che sfrecciava nei cieli tenendo un braccio teso sopra la testa, parallelo al suolo. Già, ma di supereroe aveva ben poco, più che altro pareva un merluzzo che tentava di sfuggire alle grinfie di un orso.
«PISTAAA!!» Strillò in preda al panico, con voce estremamente femminile, durante quella spiacevole fase di librazione, mentre passava davanti alle scale. Se qualcuno si fosse trovato a percorrere quella gradinata probabilmente si sarebbe visto passare davanti al muso quella sorta di imbecille volante.
- Seconda scala a destra | questo è il cammino | ed in men che non si dica | ti ritrovi sopra a un lettino -

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view post Posted on 13/2/2015, 15:34
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Si era tirata giù dal letto a fatica, per tutta la notte non aveva fatto altro che girarsi e rigirarsi per trovare la posizione più comoda senza darsi pace poiché il corpo minuto era costellato di piccoli lividi che si erano formati negli ultimi due pesantissimi allenamenti di Quidditch; a quanto pareva la sospensione del campionato non giustificava un generale rammollimento della squadra, secondo l'inflessibile capitano.
Verso le prime luci dell'alba, che l'avevano colta con una smorfia sofferente sul viso mentre si metteva su un fianco - il sinistro, perché il destro era ancora un poco dolorante - qualcuno in camera non ce l'aveva fatta più.
«Salazar maledetto, Alistine, datti pace. E fila in infermeria domattina.» Niahndra scommetteva che quel borbotto appartenesse al capitano stesso, ma si guardò bene dall'approfondire la questione e piuttosto tentò di addormentarsi.
L'indomani mattina comunque, approfittando del fatto che fosse sabato, la Tassina aveva deciso di seguire il consiglio e chiedere all'infermiere di turno una pomata, una crema, una pozione, qualsiasi cosa che facesse tacere la cacofonia di dolori che sentiva.
Anche se odiava svegliarsi presto nel week end, il fatto che i corridoi fossero calmi e silenziosi costituiva un punto a favore da non sottovalutare per niente, e poi così avrebbe avuto maggiore scelta per la colazione e forse forse, se si fosse sbrigata in fretta, sarebbe riuscita a tornare a letto per una mezz'orett--
*Devi studiare con Samantha oggi.* Ah già, quella dolce primina a cui aveva promesso un aiuto con Trasfigurazioni; certe volte detestava la spilla che le infiocchettava il petto, a parte quando aveva l'occasione di abusare un po' del suo potere e intimidire gli studenti più piccoli che di tanto in tanto sentiva passarsi di bocca in bocca il suo cognome: se non approfittava un po' della sua carica, quale era il divertimento?
*Poi si lamenta perché non ha amici.* Menzogna. Primo, non si lamentava, figurarsi, pfff, ecco. Secondo, non sopportava avere troppe persone a ronzarle intorno. Terzo, qualche amico l'aveva. E meglio pochi, ma buoni.
Non era ancora pronta a gettare del tutto quella Maschera che le forniva una certa protezione, di tanto in tanto la riponeva perché fondamentalmente era una ragazza timida in certe occasioni, in altre invece la sensazione di sicurezza la induceva a scoprirsi spontaneamente: insomma, non si poteva mai sapere "quale Niahndra" avresti trovato di fronte anche se, generalmente, era meglio starle alla larga.
*La solita esagerata.*
Indossava solo la camicia bianca con la spilla e la cravatta allentata che mostrava i colori della casata, la gonna scura pieghettata e quelle calze che la pizzicavano sempre:
adorava la divisa di Hogwarts, proprio.
Scansò un paio di studentesse che scendevano le scale in quel momento, ridevano tra loro scambiandosi commenti divertiti di cui poté cogliere solamente qualcosa come "idiota" "si ammazzerà", e quando la videro parvero sorprese e quasi... in ansia?
«Se non ci pensa lei ad ammazzarlo.» Questa la colse distintamente, tra uno scambio di intesa e l'altro delle due, ma ugualmente non comprese; a dire il vero non era neanche sicura di voler capire, sapeva che in un modo o nell'altro non sarebbe mai riuscita a mettere piede in infermeria.
Con un pesante sbuffo riprese a salire i gradini e quando un urlo acuto la sorprese, i piedi si velocizzarono e quasi si mise a correre sulle scale facendo appena in tempo a vedere una massa indistinta sfrecciarle davanti al naso.
*Cosa diamine...*
Accennò ad un paio di passi per seguirlo e richiamarlo, possibile che gli idioti - adesso l'insulto acquisiva un senso - non dormissero neanche il sabato mattina?
«Ehi tu!» Probabilmente si sarebbe schiantato da qualche parte, probabilmente Niahndra avrebbe potuto e dovuto provare ad impedirlo, magari con la bacchetta. O più semplicemente, avrebbe dovuto soltanto lasciarlo sfracellare alla parete per punizione.
La scelta, a dire il vero, neanche si poneva.
*Spero sia un Grifondoro, sarà divertente vedere la Lesnicky togliergli dei punti.*


Poi la strada la trovi da te,
porta a meno trenta punti per te (?)
 
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view post Posted on 23/2/2015, 13:26
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*Ho un piano!* Era proprio quando si trovava ad un passo dalla morte che gli ingranaggi del suo cervello iniziavano a girare per macchinare idee diaboliche, un po' azzardate forse, ma che in certe situazioni sapevano rivelarsi un paracadute di emergenza.
-Non vorrai mica...- La Voce non riusciva a fidarsi di quella piccola peste e sfortunatamente aveva già intuito cosa avrebbe fatto. Avrebbe voluto cercare di dissuaderlo, ma sapete com'è, no? Non è che avesse molto tempo per pensare ad altro, almeno se aveva cara la vita e non voleva rischiare di diventare un omelette spiaccicata sul muro
*Oh sì, baby!* Troppo tardi per agire diversamente. -O la va o la spacca.-
Ancora mentre era a mezz'aria, Camillo tracciò davanti a sé una linea curva con la bacchetta, servendosi di un ampio movimento del braccio. Il legno si incurvò leggermente mentre l'oggetto fendeva l'aria, per poi scattare e ritornare completamente dritto, tremando violentenente nella fase d'assestamento; quel suo gesto aveva fatto partire un raggio trasparente, appena percettibile, dalla punta della bacchetta, che disegnò sul terreno una sorta di mezzaluna.
«Lapsus!» Tono deciso, forse leggermente disperato. Non voleva assolutamente trasformarsi in un affresco, per questo cercò di mettere il massimo impegno in quel suo disperato tentativo di salvarsi. Fatto ciò, stese le braccia lungo i fianchi e si inclinò lievemente per planare al suolo di pancia, ruotando rapidamente il corpo sul fianco sinistro per imboccare la curva in modo favorevole, finendo per strisciare sul ventre come un pinguino su un blocco di ghiaccio. La botta la sentì eccome, e soprattutto si sentì il rumore del corpo del giovane tassorosso che collideva con il suolo rimbombare per tutto il corridoio, ma tutto sommato non fu nulla di grave.
«NON MI AVRAI MAI VIVOOOO~» L'aveva sentita forte e chiara la voce di quella ragazza che gli aveva intimato di fermarsi e già dal momento in cui era atterrato aveva già premeditato di alzarsi e fuggire sui suoi pattini... "di fortuna". Solo che la sicurezza nelle sue abilita fu forse un po' troppo eccessiva e non fece in tempo a tentare di risollevarsi, perché il suo corpo aveva iniziato a roteare vorticosamente, seguendo la traiettoria tracciata dalla superficie scivolosa. Era diventata una sorta di trottola umana, che si spostava lentamente lungo il corridoio restando appoggiato al suolo praticamente solo con petto e addome, con le gambe sollevate e la testa alta per evitare di strisciare la faccia sul pavimento. Aveva voluto farsi beffa delle leggi della fisica e queste gli si erano rivoltate contro: la forza centrifuga aveva fatto sì che tornasse addirittura indietro, fino ad arrivare proprio in prossimità delle scale, dove si arrestò la sua folle corsa.
Ancora sdraiato sul pavimento, finì lentamente di roteare quando giunse davanti ai piedi di quella che scoprì essere la prefetta della sua casata, puntando la testa in sua direzione come l'ago di una bussola punta verso nord. La guardò incredulo per qualche secondo, senza dire una sola parola, con gli occhi sgranati e la mascella che penzolava. Nemmeno lui aveva capito come aveva fatto a finire in quella posizione, ma due cose erano certe: la prima era che non sarebbe riuscito a scappare, la seconda che non l'avrebbe passata liscia. Andò quindi nel panico.
«Te lo posso giurare, non è come sembra...» Ancora la guardava con quell'espressione da scemo, tenendo lo sguardo sollevato ed il capo inclinato in modo da poterle osservare il viso, seppur a fatica. Lui sicuramente sarebbe stato scuoiato vivo, ma la voce... lei si stava sganasciando dalle risate.
-Questa volta ti fanno lo scalpo, ti conviene assumerti le tue responsabilitá prima che sia troppo tardi.-
*No, ho un'idea geniale, ho trovato la scusa perfetta! Spero se la beva...*
-L'ultima volta che hai avuto un'idea geniale sei finito a roteare come un cretino per i corridoi, ti conviene restare in silenzio e beccarti le frustate.-

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view post Posted on 8/3/2015, 22:01
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Era preoccupata? No.
Certo, un ragazzino stava volando da una parte all'altra del corridoio col concreto rischio di sfracellarsi al suolo, o alla parete, e magari rompersi il setto nasale, ma diamine quella era Hogwarts e l'infermeria era a tre passi. Quindi no, non era preoccupata.
*Beh, ma non puoi neanche fartelo scappare.* Ecco, finalmente un'obiezione intelligente; in ogni caso, ci avrebbe pensato il muro a porre fine alla sua dissennata corsa e così in tutta calma, senza stuzzicare i simpatici ematomi, le lo avrebbe raggiunto per dargli la splendida notizia. *No spè, che?*
Il bagliore di un incantesimo le fece corrugare le sopracciglia che vennero poi immediatamente arcuate quando un rombo niente male si propagò per tutto il corridoio a causa dell'impatto, sbigottita vide il corpo sparire dietro l'angolo.
*...Impressionante.* Era riuscito a mantenersi sufficientemente lucido da lanciare un incantesimo in aria e pararsi così il culo, forse forse meritava di scamparla quella volta. L'esclamazione successiva le fece perdere ogni speranza: quel tipo doveva essersi visto fin troppi film d'azione, oppure semplicemente aveva una vena drammatica notevole.
*Dovresti almeno assicurarti che sia vivo. E, in caso, accontentarlo e prenderlo.* La prontezza d'azione l'aveva stupita piacevolmente, ma non gliel'avrebbe fatta passare liscia in ogni caso. Correre per i corridoio - o volare, che dir si voglia - a quell'ora del mattino era un sacrilegio punibile col sangue. E poi, la sua reputazione non si teneva in piedi mica da sola o grazie al vano chiacchiericcio: doveva nutrire il gossip.
Ciò nonostante, ogni pensiero che potesse averle attraversato la mente in quei brevissimi istanti - quando ancora la voce dell'altro si sperdeva nell'aria - venne velocemente fugato quando vide quella trottolina tornare dritto dritto, docile docile nella sua direzione, servito su un piatto d'argento proprio ai suoi piedi; dallo sguardo allibito che le stava rivolgendo, Niahndra intuì che neppure lui avesse ben capito la meccanica di gioco che lo aveva riportato nelle grinfie del Prefetto.
Stirò le labbra in un sorriso ferino.
«Ah sì?» Si umettò la lingua prima di guardarsi intorno per vedere se ci fosse qualcuno nei dintorni. «Perché sembra che, di qualunque cosa si tratti, possa portare a qualche punizione.» I corridoi erano vuoti, il coprifuoco era passato da poco.
«Ti prego, racconta: sono sicura che la tua versione sarà decisamente più originale.» Anche se ci porterà alla medesima conclusione, diceva il suo sguardo. Nel frattempo, tuttavia, un po' di sana distrazione non l'avrebbe uccisa e visto che per una volta tanto non si sentiva irritata quanto più "divertita" (benché non sia il termine più adatto) valeva approfittarne; dargli l'illusione di potersela giocare - e forse era così - rendeva la cosa più avvincente e appagante. *Ogni tanto mi fai paura, ragazza.*
«Ma prima...» Si accucciò sui talloni in modo che le sue ginocchia fossero all'altezza dello sguardo dell'altro. «fai un atto caritatevole e dimmi che sei un Grifondoro... o un Corvonero.» Perché sottrarti punti sarà persino più piacevole.
 
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view post Posted on 19/3/2015, 19:18
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«Ehm... Uhm... Dovrebbe essere un'info top secret, ma voglio comunque renderti partecipe.» Le parole susseguivano l’un l’altra nella sua mente componendo un avvincente racconto carico d'azione. Ormai erano anni che si cacciava nei guai con estrema facilità, conosceva bene i trucchi del mestiere. O almeno così credeva. Il tono insicuro faceva presupporre quanto si trovasse in difficoltà in quel momento e la voce tremolante quanto fosse spaventato. Come poteva giustificare una situazione così assurda? Avrebbe dovuto fare del suo meglio per dargliela a bere, ma non era da lui darsi per vinto.
-Ti prego. No.- Indubbiamente c'era chi ormai sapeva come sarebbe andata a finire e non era riuscita a trattenere quell'ultimo tentativo di dissuaderlo dai suoi piani. Era certa che qualunque cosa avesse detto sarebbe finita con il peggiorare la sua punizione.
«Promettimi che non lo dirai a nessuno.» Il suo tono si fece serio, mentre cercava di temporeggiare. Si sentiva ad un passo dalla morte, forse perché quella prefetta incuteva un certo timore.
A cosa stava pensando? A qualcosa di improbabile, come al solito, ovviamente.
«Sto lavorando ad una strategia di guerra per aiutare le forze del bene a muoversi in rapidità sul campo di battaglia.» Borbottò, convinto delle sue parole. Ok, magari detta così poteva sembrare una sparata assurda (ed infatti lo era), ma forse fornendo qualche dettaglio in più sarebbe riuscito a convincerla. Nell’anno del mai e nel mese del poi.
«Ma vedi… non posso rivelare altro per ora, solo che è una tecnica ancora da collaudare.» Tutto qui. Se la ragazza avesse voluto fargli altre domande avrebbe anche potuto procedere con il suo simpatico racconto, ma se gli avesse lasciato il beneficio della tregua… beh, non si sarebbe nemmeno azzardato a tirare fuori una sola altra parola sull’argomento.
Per evitare di restare in quella posizione, che oltre ad essere per nulla consona dal suo punto di vista risultava esser molto svantaggiosa, appoggiò entrambe le mani per terra nel goffo tentativo di risollevarsi. Provò a mettersi seduto, a gambe conserte, muovendosi con la cautela di un cacciatore che si trova davanti un branco di lupi famelici, ma durante quella lenta e faticosa procedura qualcosa andò storto. Il mantello, entrando a contatto con la superficie scivolosa, si era “sporcato”, ricoprendosi di una sottilissima patina - che ancora si stava asciugano - di quel Lapsus lanciato qualche metro più indietro; non solo la parte davanti, quella che copriva petto, addome e ventre, ma anche quella in prossimità del sedere, almeno parzialmente. Per questo motivo, quando dopo non pochi tentativi riuscì finalmente ad appoggiare il fondoschiena a terra, si ritrovò a compiere un’altra rotazione a trecentosessanta gradi di fronte alla prefetta.
«E te’ pareva?.» Borbottò, al termine di quel breve giro della vergogna, mostrando un’espressione very grumpy mentre incrociava le braccia e le gambe. Se non fosse stato per quella faccia da omicidio sarebbe potuto esser scambiato per una statua del Buddha.
Perché le figure da chiodi dovevano capitargli davanti alle ragazze più bone?
Perché?
Però a sua discolpa c’era anche da dire che di ragazze non-gnocche in quella scuola non ne aveva ancora incontrate.
*Sia benedetto il tizio che spedisce le lettere!*
-Sempre il solito maniaco.-
Ragionamenti osceni tralasciando, c’era ancora una domanda a cui doveva rispondere.
«E comunque no, mia piccola iettatrice, sono un Tassorosso. Simpatizzi forse per Serpeverde oppure quello che provi è solo odio per le altre due casate?» Domande Scomode Mixtape Vol. I

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view post Posted on 28/4/2015, 21:38
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Si godette quell'espressione via via più spaventata e la voce tremante che cozzava irrimediabilmente con le baggianate che stava sparando; bene, significava che la sua figura poteva ancora incutere un certo timore, o forse si trattava solo del tipico quanto evanescente imbarazzo dei primini, sebbene qualcosa (il suo ego, probabilmente) le facesse scartare la seconda ipotesi: data la questione "top-secret ma con te la condivido", dubitava seriamente che quel ragazzo potesse provare un'emozione simile al pudore.
«Le forze del ben- Oh certo!» Annuì tra sé e sé come a dire che aveva capito; ovviamente non aveva la più pallida idea di quel che stesse dicendo ed era sicura che quelle fossero solo parole dette a caso da un condannato alla gogna, tuttavia, per un motivo o per un altro, le era venuto spontaneo reggere il gioco. «Mi avevano detto che sarebbe arrivata "manodopera" giovane ed insospettabile, ma proprio non immaginavo qualcuno così...» Cercò la parola giusta, senza successo; o meglio, aveva un paio di possibilità che le pungevano sulla lingua, mentre lei avrebbe preferito mantenersi su un vago tono sdegnoso.
«Non temere, la base è buona: resta solo da affinar...» Ancora una volta si interruppe, osservò il ragazzino fare qualche goffo tentativo per rialzarsi; inarcò un sopracciglio senza però provare l'impulso di aiutarlo, dal momento che il tono accondiscendente utilizzato fino ad allora era solo una farsa: voleva vedere quel tacchino camminare sui tizzoni ardenti prima di tirargli il collo e papparselo.
*Sempre che non se lo spezzi da solo, il collo.* Lui non aveva fatto in tempo a sedersi - e già quello, considerata la mole e la posizione difficile era un successo - che già aveva perso di nuovo l'equilibrio, esibendosi in un'ennesima piroetta che avrebbe fatto invidia alle migliori ballerine. Per tutto il tempo lei era rimasta immobile, con gli occhi fissi su di lui e la bocca socchiusa in un'espressione di muto stupore.
«Pff.» *NoNiahseiincazzataricordanonpuoiridere.* Non poteva ridere, già; che fine aveva fatto la parte? Soffocò quel grugnito in gola e spostò lo sguardo sul corridoio deserto sperando che in qualche modo di profilo non si notasse che stava sogghignando; dissimulò il tutto con un attacco di tosse finta, o almeno ci provò.
Le aveva fatto quasi tenerezza, doveva ammetterlo, anche se per la maggior parte i pensieri che si affollavano nella testa della Tassorosso andavano da un innocuo "sto qui non ci sta" ad un "Salazar, perché gli imbecilli tutti a me?".
Solo quello che il ragazzino disse in seguito ebbe il potere di frenare del tutto il principio di risata convulsa che le stava crescendo nel petto; a dire il vero quella manciata di parole ebbe l'effetto di una doccia gelata, Niahndra rimase impietrita per qualche istante.
«D-dammi solo un momento.» Sollevò la mano come a dirgli di pazientare; aveva capito male, doveva aver capito male, non c'era altra soluzione.
*Da quando. DA QUANDO CI APPIOPPI GLI IMBECILLI. Tu ed io avevamo un accordo stramaledetto cappellaccio di una megera.* Ed era sicura che quella foca scoordinata NON rientrasse nell'accordo.
*Ti stupisci, Niah? La bella, brava e bbbbbuona Tosca accoglieva tutti.* Sì, ma non pensava proprio tutti, anche se... In effetti non le era sfuggita la prontezza di spirito con cui il primino aveva ribaltato la situazione a suo favore sebbene poi il Lapsus gli si fosse ritorto contro per ben due volte. In ogni caso, lei rifiutava ancora l'idea.
Rise nervosamente.
«Complimenti, me l'avevi quasi fatta. Sei un Grifondoro, vero? Amano sempre burlarsi di tutti.» Non le ci volle molto per capire che per una volta tanto lo studentello era serio. Come era stato possibile non notarlo prima in Sala Comune? Non sembrava il tipo da passare inosservato troppo a lungo.; o forse era lei a non voler vedere: doveva arrendersi all'evidenza.
«Avrei preferito veder sparire rubini dalla clessidra.» Ammise. La Casata di Godric in quei primi mesi di scuola già vantava un discreto vantaggio. «Quanto ai Corvonero...» Si strinse nelle spalle. «era più uno sfizio personale, tutto qui.» Certo, se avesse avuto il dono della preveggenza, col senno di poi, Niahndra avrebbe preferito che quel disgraziato fosse stato un Serpeverde. «Salazar non li prenderebbe tanto ottusi.» Borbottò inconsapevole di non trovarsi più al riparo della sua mente.


Tivubì, lo sai vero? Vero? ♥


Edited by Mistake - 8/5/2015, 12:43
 
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view post Posted on 14/6/2015, 17:34
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*COOOOS-?*
- Smettila di roteare Takao! - Per qualche istante il cervello di Camillo andò completamente in tilt e quello che ne uscì non fu altro che un delirio totale, arrangiato sulle note della sigla iniziale della fortunata saga di Beyblade.
Dopo aver completato quel giro della vergogna, Camillo alzò lo sguardo, notando un’espressione sulla faccia della Prefetta che non prometteva nulla di buono. Non capiva cosa stesse accadendo, era indecifrabile, ma fu abbastanza sicuro fosse in procinto di beccarsi un ictus.

“Colpa dei videogiochi e della musica Rock!” -Cit, un qualunque TG da quattro soldi.

Sempre che la musica Rock e i videogiochi esistessero nel mondo magico, si intende, ma quella lì aveva la faccia di una che a colazione mangiava Black Metal di pomeriggio cagava Burzum, altro che Celestina Warblablabla! Si riprese da uno spavento iniziale solo quando capì che forse stava sghignazzando, anche se quei colpi di tosse non contribuivano a costruire l’immagine di una Megera in salute. Si chiese quindi se in realtà fosse stato lui ad irritarla tanto da causare quella particolare reazione in lei e se in realtà stesse provando a mascherare gli insulti con quei colpi di tosse, o se magari avesse preso freddo per via di quelle mode giovanili che spingono le ragazze ad andare in giro quasi nude pure con le forti nevicate. Insomma, non erano le uniche eventualità, ma in un contesto sociale come quello odierno sicuramente le più probabili(?).
In ogni caso sembrava essersi bevuta la balla delle forze del bene (come avrebbe potuto non credergli?), per questo l’olandese allungò un sorrisetto ben poco sincero, che pareva volersi trasformare in un ghigno sadico quando gli balzò in mente l’idea di proporle di unirsi a lui in una meravigliosa gara di pattinaggio all’ultimo sangue contro la parete, ma poi cercò di desistere quando si ricordò le parole di sua madre: “Se devi lanciarti fra le braccia della morte non portati gli amichetti!”. Parole sagge, santa donna!
Così si bloccò quando lei gli chiese un attimo di tregua, spinto dalla compassione provata innanzi ad una fanciulla così giovane probabilmente ammalatasi cercando di seguire strenuamente la moda nel tentativo di accalappiare l’interesse dei coetanei. Aveva visto gente rovinarsi la vita per molto meno, gli sarebbe dispiaciuto che la stessa sorte toccasse a lei, aveva qualcosa che gli ispirava simpatia, nonostante percepisse eccome l’aria da snob/esasperata che soffiava vorticosamente nei corridoi seguendo la sua presenza.

“Si inizia sempre mostrando l’ombelico e si finisce ad ammazzarsi di crack nei vicoli!” Cit, qualunque adulto non abbia avuto un’infanzia per motivi religiosi.

Scosse lentamente la testa quando lei gli chiese se in realtà fosse una burla e se invece appartenesse alla nobile casata di quelli che per mostrarsi più bravi degli altri finivano puntualmente per farsi riempire di botte da qualunque cosa animata sul loro percorso, come diceva suo fratello. No, non era un Grifondoro, per sfortuna della Megera il giallo ed il nero avvolgevano il suo diabetico cuore occluso dalla maionese ed incrostato di zuccheri di ogni tipo. In ogni caso restava dell’idea che qualcosa contro Grifondoro e Crovonero ce l’avesse eccome, ma del resto a chi non era capitato di gioire nella sventura dei rivali? Se fosse stato uno studente di una di quelle due casate molto probabilmente si sarebbe beccato una bella sottrazione, ma così non fu, almeno non fino ad allora.
«Salazar?» Le domandò incredulo, come se avesse preferito non udire la sua ultima affermazione, neanche l’avesse offeso profondamente. Restò comunque ad osservarla dal basso, lasciando che i suoi occhioni neri si barricassero per qualche attimo dietro uno sguardo a dir poco scettico. Che diamine era Salazar? «Oh sì, lo conosco. »
- No amico, quello che vende il kebab vicino alle tue scuole elementari si chiama Saul, non Salazar. -
*Ma no, dai sciocchina! Quello dei racconti!*
«È quello che appare per la prima volta ne “Il richiamo d-”» Si interruppe bruscamente quando si rese conto che qualcosa non tornava, poi pronunciò mentalmente il titolo dell’opera del buon vecchio Lovecraft e si corresse. «No scusa, ho fatto di nuovo confusione, quello è Cthulhu!» Poi si portò entrambe le mani davanti alla bocca ed iniziò a muovere le dita simulando l’ondeggiare dei tentacoli di un polipo, accompagnando il gesto con dei versi sicuramente poco decorosi, onomatopeici, che ricordavano una sorta di pecora sull’orlo dell’annegamento. «Blublulbulbu!»
- Non l’hai fatto davvero... - Camillo si interruppe bruscamente, poi con l’aria di uno che la sapeva lunga domandò.
«È solo un tuo amico o è il ragazzo che ti piace?»
Rimase quindi in silenzio, con le gambe incrociate e le braccia conserte, in attesa di una risposta. Sul suo viso comparve una smorfia divertita, completata da un ghigno di sfida ed il naso arricciato a maialino.

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E tu lo sai che ti amo alla follia? Sposami! ♥♥♥♥
 
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view post Posted on 20/9/2015, 22:31
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C'è una linea sottile tra sfortuna cronica e accanimento volontario dell'universo, e Niahndra non era ancora certa di sapere quale delle due si fosse aggiudicata e per quale motivo; doveva aver fatto qualcosa di tremendamente sbagliato o forse quello era solo un modo per suggerirle di farsi i boccini suoi la prossima volta, maledetta lei e la sua reputazione! Se avesse tirato dritto, lasciandolo a spaccarsi l'osso del collo, adesso non si sarebbe trovata in quella scomoda situazione anche se la sua inconsapevolezza non avrebbe di certo fatto spostare il primino in un'altra Casata. Ma Niahndra era un asso nell'ignorare i problemi finché non sparivano, dopo anni di pratica poteva vantare una certa esperienza.
Se non altro lui era riuscito a dimostrare una certa empatia - oppure una propensione nel seguire gli ordini - riuscendo al contempo nel mirabile compito di tacere per qualche secondo, mentre la osservava perdere un polmone o due nello sforzo di non ridere; che avesse capito la gravità della situazione? Sentiva su di sé la vergognosa colpa di averle causato un'amarezza impareggiabile? Che la buona Tosca fosse intervenuta per colpire con una maledizione cancella-voce? O Niah gli aveva fatto semplicemente pena?
Perché solamente pena si poteva provare per una creaturina che per poco di rimetteva le penne nel ridere pur essendo incazzata nera, insomma il corpo non è scientificamente strutturato in modo tale da poter fare queste due cose contemporaneamente, no?

Ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso.
Le erano sempre piaciute le contraddizioni; o le sfide impossibili. Ma più le contraddizioni.
Scosse la testa cercando di riprendere un contegno e mettere subito in riga il mocciosetto che già stava riprendendo terreno con quel sorrisino che gli avrebbe strappato via-- porcomerlinoinbermuda l'aveva sentita. Ora. Non si preoccupava tanto di aver urtato la sua sensibilità - era sicura che con quella pellaccia manco l'avesse metaforicamente toccato - ma voleva assolutamente evitare che si venisse a sapere dei purtroppo frequenti monologhi che Niahndra intratteneva con il proprio Io: non avrebbe giovato a quella stessa immagine per la quale poco prima era stata ben lieta di sacrificare il bronco sinistro.
I muscoli facciali del ragazzino si contrassero e con un poco di immaginazione la Tassina azzardò che fosse confuso; o quello, oppure la divisa del prefetto si era appena tramutata in un costume da melanzana. Reputò infantile controllare i propri abiti e si sforzò di non staccare gli occhi dallo studente di fronte a lei; esattamente come con i ragni, non si fidava di perderlo di vista neanche un secondo perché se anche fissarli è quasi ripugnante, non guardare e poi non trovarli più nel posto in cui dovrebbero trovarsi è ancora più scioccante.
«Oh sì lo conosco.» Ah, lo conosceva, allora tutto ok.
Non seppe mai quale opera Breendbergh volesse citare perché purtroppo o per fortuna la giovane non aveva che sentito parlare dello scrittore tirato in ballo, eppure le era ben chiaro ancora una volta che quel tizio non avesse capito 'na beata ceppa. Ah, l'ignoranza, quale benedizione.
«Senti un po', ma quando da piccolo ti facevano volare in aria... *Ti riprendevano?*... lascia stare.» Non ne ebbe il cuore sinceramente, ma se ne pentì tre millisecondi più tardi quando l'altro portò le mani alla bocca e iniziò a muovere freneticamente le dita e belare senza motivo. Era un attacco epilettico? Sperò di sì.
No! No, sperò di no, ovviamente. Altrimenti avrebbe iniziato a sbavare e lei avrebbe dovuto caricarsi il peso sulla schiena per portarlo - trascinarlo - in infermeria. No no meglio di no.
Invece rimase ipnotizzata da quel movimento convulso che ricordava un po' dei tentacoli e quando infine il Tassorosso sostituì quel verso osceno con la maliziosa domanda, la Alistine avvampò bruscamente. Un ragazzino. Per Morgana, un ragazzino che se ne andava in giro a fare quei versi indecenti! A lei, per di più, un prefetto, un'autorità! Ma con quale pudore?
«Ma non pensi mai prima di parlare? Dovresti sciacquarti solo la bocca!»
L'istinto - si vergognò nel rendersene conto - fu quello di sollevare avambraccio e bacchetta per far roteare velocemente il legno verso l'alto, tre volte e ad ogni giro una semplice sillaba le si scolpiva nella mente.
*Ble-ba-la...* La punta corse ad indicare la bocca di lui mentre un "Blu" veniva silenziosamente pronunciato nella sua testa; se tutto fosse andato come sperato, ben presto lo sconveniente ragazzotto avrebbe sentito sul palato e sulla lingua sapore di sapone.
E pensare che per una volta tanto era stata proprio Niahndra a travisare parole e gesti del primino, giudicandoli subdoli ed allusivi, mentre il povero sventurato non aveva avuto colpa alcuna eccetto l'ingenuo candore.


Dopo tre anni ormai pensavo che non me l'avresti più chiesto ♥
 
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view post Posted on 18/1/2016, 22:41
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Vivere è come inciampare da fermi
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“Il ragno partorisce fori di sé l'artificiosa e maestrevole tela, la quale gli rende, per benefizio, la presa preda.”
Questo lo aveva detto Leonardo da Vinci, almeno secondo wikiquote, ma non so ancora dire se, come frase filosofica, potrebbe calzare per descrivere la situazione in cui si trovava Camillo. In effetti delle domande sorgevano spontanee: era lui il pericoloso predatore? O soltanto la docile preda? Partoriva tele? Le aveva partorite? C’era rimasto incastrato?
Tazzina di té?
- Eh? -
*Ma la gnagna?*
- Eh?? -
L’unica cosa certa era che la Megera non lo conosceva per nulla e quindi non poteva sapere che la sua struttura alare non era adatta al volo, più per il fatto che da solo pesava per due che per altro. Le ali, appunto, non le aveva, ma comunque non gli sarebbe dispiaciuto poter essere lanciato in aria, era sempre stato il suo sogno da quando era piccino, ma suo padre, sua madre ed addirittura il fratello si erano sempre rifiutati di farlo per paura di beccarsi qualche ernia di troppo. Per tale motivo il marmocchio guardò la Prefetta con un pizzico di tristezza nello sguardo, mostrando un’espressione sconsolata, come un soldato al quale era appena stato rievocato un tragico ricordo di guerra. Per lui, quella, sarebbe sempre stata una battaglia persa.
«Da piccolo nessuno mi ha mai fatto volare.» L’amarezza nel tono di voce era impossibile da non notare. Era sempre stato così, quando toccavano un nervo scoperto reagiva in quel mod-
- La pianti? Non te ne è mai fregato niente. -
*Ah già! É vero.*
In ogni caso aveva ben capito cosa volesse dire la fanciulla ed il suo atteggiamento non gli era piaciuto affatto. D’altro canto nemmeno lui doveva aver fatto una buona impressione, a giudicare dalla faccia della ragazza che gli era sembrata contorcersi in spasmi di disgusto. Per un attimo si era domandato se l’avesse offesa, citando impropriamente una delle opere che le piacevano di più. Le fangirls erano fatte così, aveva imparato per esperienza diretta che non doveva mai nominare il titolo del loro libro preferito invano, o queste sarebbero impazzite; ormai le conosceva bene, ancora si ricordava di tutti quei forum trash che aveva visitato e delle pagine sui social in cui quelle assatanate si radunavano per confabulare nella loro lingua corrotta, incomprensibile a chi era estraneo al loro fandom. Il pensiero gli fece accapponare la pelle ed un brivido gli salì lungo la spina dorsale scuotendola così violentemente da obbligarlo a scrollare la testa per allontanare il pensiero.
Lui aveva visto cose che gli umani non potevano nemmeno immaginare.
- Internet ti fa male, ragazzo mio. -
*Tt kuello ke mi piace o e inmorale, o ilegale o mi fa ingrassare hihihi xd.*
- Più l’ultima direi. -
Ricapitolando: l’unica soluzione che gli venne in mente era di essersi imbattuto in una fan sfegatata di Lovecraft (o Futurama) e di aver urtato la sua sensibilità di lettrice accennando a Cthulhu (o imitando il Dottor Zoidberg). Non poteva essere altrimenti, il modo in cui agitava la sua bacchetta la diceva lunga sulla questione.
«Non avrei mai detto che fossi una fan di Howar-» Il marmocchio mosse le mani in avanti, sollevandole lievemente in segno di resa, scocciato dal fatto di essere diventato nuovamente vittima di bullismo a causa di una banale incomprensione. Non fece però in tempo a finire la frase, poiché un forte sapore in bocca lo interruppe.
*Nel mondo babbano o in quello magico la gente non cambia.*
- Non prendertela, magari non ha cattive intenzioni. -
*Lei è uguale a tutti gli altri.*
Una distesa di epiteti poco carini sbocciò nella sua mente, rendendola un prato fiorito di aggettivi sicuramente originali da accostare alla figura della moretta, ma nessuno di essi, per ovvi motivi, sfuggì dalle labbra del ragazzo, che si mantennero serrate saldamente. Lo sguardo di sfida si innalzò verso gli occhi della tiranna, accompagnando un’espressione facciale apparentemente indecifrabile. Con il passare dei secondi, però, divenne intuibile che Breenbergh avesse qualcosa in mente. I segnali erano chiari: la mano destra raggiunse il mento, che iniziò ad esser massaggiato fra l’indice ed il pollice con estrema calma, le sopracciglia assunsero una posizione interrogativa e la bocca venne squarciata da un sorriso sinistro, ben poco raccomandabile, mentre il suo contenuto veniva scosso rapidamente, mescolato nelle guance in modo continuo e ripetitivo, nonostante lui stesso lo trovasse disgustoso. Si prese il tempo necessario, poi deglutì rumorosamente, soffocando in gola un conato di vomito, mentre cercava di concentrarsi, studiando la brutta faccia della Megera per osservarne la reazione. Fatto ciò, con la calma di chi aveva appena assaggiato un buon bicchiere di vino, si pronunciò.
«Mmmh… Fammici pensare. Inizialmente denso e corposo, con il passare dei secondi diventa firzzante; aroma fruttato, invecchiato nel barattolo, forte sapore di crema al latte con un lieve retrogusto di mela verde.» Si pulì la bocca dalla schiuma con il pugno chiuso. «Non c’è dubbio, è sapone!» Sghignazzò poco educatamente. «L’unica pecca è che sapeva un po’ da tappo. Sai come si dice, no? Quando il tappo sa da sapone, il sapone sa da sapone; quando il tappo sa da tappo, anche il sapone sa da tappo.» Prese un respiro profondo. «Ma ciò non risponde alla mia domanda, cosa c’è tra te e questo Salazar? Avanti, non essere timida, a me puoi dirlo.»
- Dimmi una cosa Camillo. Sei solo stronzo o ti mangi le uova col guscio? -
*Perché?*
- Perché il sapone se ingerito fa venire una diarrea feroce, che è quello che ti sto augurando da stamattina. -
*Accipicchia. Quanto tempo mi resta a disposizione?*
- Ad occhio direi che se entro venti minuti non ti trovo con le chiappe sulla tazza potrebbe essere un record. -
*Eccheppalle...*

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*sposta indietro le lancette* :fru:
 
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view post Posted on 10/5/2016, 13:31
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Forse avevo esagerato. Per essere una creatura estremamente riflessiva e razionale, non di rado Niahndra agiva di impulso, quasi senza pensare, in maniera anche abbastanza aggressiva. Insomma, evitando troppi giri di parole, sì, Niahndra Alistine era una bulla. E la cosa le piaceva, le piaceva un sacco; era quell’aura vagamente inquietante che la schermava da molti problemi indesiderati o dai banali scherzetti che i coglioncelli di turno erano troppo spaventati per mettere in pratica. *Insomma non sai metterti in gioco.*
Qualcuno avrebbe anche potuto obiettare che la tassina abusasse della propria carica e, di fatto, era esattamente così.
*Almeno una gioia datemela.*
Qualcun altro avrebbe potuto obiettare che Breendbergh costituisce semplicemente, come da cliché, la preda più facile. Ecco, questo non era affatto vero; lei tendeva a diffidare sempre di personaggi come il suddetto.
In ogni caso, iniziava a pentirsi. Certo, il ragazzino aveva fatto allusioni assolutamente sconvenienti, su un argomento per di più che imbarazzava ancora molto il Prefetto (se non altro parlarne con un primino sconosciuto), ma rispondere con un incanto simile era stato quanto meno infantile e non aveva fatto altro che abbassarla al suo livello.
Il vago rimorso si agitò ulteriormente quando notò che non c'era alcun senso di colpa nello sguardo di lui né alcuna malizia.
*Mh?* Confusa ripose la bacchetta.
La foca per tutta risposta aveva serrato le labbra, regalandole uno sguardo di sfida, cosa che - riconobbe - accadeva assai di rado. Arricciò comunque il naso in una smorfia allibita e disgustata quando lo vide sciacquarsi la bocca come se niente fosse; forse il suo incantesimo non aveva funzionato?
«Io non lo---» *Farei* Troppo tardi, lo vide - o meglio lo sentì - deglutire ed in quel momento le fu chiaro che incredibilmente in quei quindici secondi avevano raggiunto una quota troppo alta di cazzate giornaliere.
«Morgana ladra!» *No Pumbaa, non davanti ai bambini!* «Hai davvero ingoiato?» *NON DAVANTI AI BAMBINI!* «Oh porc--- non...» *Fraintendermi? Esattamente come con quel verso assurdo?* ... Oh. *Già.* Le mani erano corse a coprirsi la bocca mentre un soffuso imbarazzo le tingeva le guance. Adesso sì che si sentiva irrimediabilmente in colpa.
«Ti porto in infermeria.» Fu l'unica cosa che riuscì a dire, con tono scostante come se stesse pensando a tutt'altro; rimorso e orgoglio facevano a cazzotti nella sua testa, ma avrebbe relegato in un angolo quel match per occuparsi della salute dello studente: ignorava le conseguenze di un'assunzione di quella quantità di sapone, ma supponeva che non fossero piacevolissime. E poi comunque anche lei, inizialmente, era diretta proprio lì.
Si massaggiò stancamente la fronte scompigliando in quel modo la frangetta.
«Andiamo, poi ti racconto di Salazar.» Una piccola bugia a fin di bene, no?
*Chiamala come ti pare. A me sembra tanto coscienza suscettibile.*

*rompe di nascosto ogni orologio/calendario :look:


Edited by Mistake - 28/5/2016, 18:27
 
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