Avvertimenti dal Futuro, Cluny, Atene IV Incontro

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view post Posted on 2/3/2015, 01:09
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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La Riscoperta dei Saperi del Passato:
Avvertimenti dal Futuro.



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Atene_Ridotto


Venerdì 9 Ottobre, 8.00 p.m
Sino a quel momento era stata una serata tranquilla, il cielo trapunto di stelle era ormai in procinto di ricevere il testimone dall'Astro, giunto al termine del suo spossante turno, pronto con rinnovate energie a ricominciare dall'altra parte del Globo. Il Castello, silente spettatore d'eccezione, ormai da mille anni a quella parte, assisteva a quel trapasso di consegne, come sempre era stato, beandosi del sopraggiungere della Notte, e di un meritato riposo. La settimana volgeva al termine, le lezioni concluse, con netto anticipo per molti dei più fortunati, in fondo quella giornata consacrata così tanto tempo prima a Venere sembrava che ancora ne conservasse un intimo, quanto fantasmatico attributo, e che volesse trasmetterlo, a piccole dosi, ma durevolmente nel tempo. Vestigia, di chi un Tempo aveva dominato il Mondo, da così lontano, nelle profondità del continente Europa.
La facciata del Castello ad intermittenza prendeva e perdeva vita, animata da curiosi giochi di luce, luce lasciata filtrare dalle finestre, oscurata temporaneamente ora ed ancora dal passaggio di questo e quel passante che correva da un angolo all'altro, certo dell'urgenza del suo incedere, e del conseguente affare, che lo conduceva così lontano dalle calde ed accoglienti due Torri, rilucenti nelle loro luci. Certo, quattro Sale Comuni, ma chi si fosse trovato a passeggiare in lontananza, avrebbe potuto ammirare il rifulgere di unicamente due, com'era stata intenzione, sin dall'origine, dei Fondatori. Nonostante il procedere errabondo di questo o quello sparuto Studente, il Venerdì sera non aveva mai avuto particolari incombenze, ed i corridoi erano destinati a rimanere vuoti sino al sopraggiungere del coprifuoco, e del mattino successivo. Quella sera, un impegno comune sembrava voler aggregare e portare a convergere l'errabondo peregrinare di più d'uno di quei solitari visitatori, che dagli angoli più remoti del Maniero, pareva si fossero dati appuntamento a metà strada, al I Piano, per non scontentare nessuno.
Silenziosi, meditabondi, una fenice, ed un Anziano Mago miravano il rifulgere della Notte, e del levarsi degli Astri, fuori dalle grandi vetrate, in paziente attesa, non poteva ormai mancare molto. Quasi in risposta, un pendolo iniziò a battere il primo di otto armoniosi rintocchi, era quasi ora, sì. Dietro la scrivania, in quello che era e non era il più classico dei formati, di spalle alle porte, assorto, in un inedito completo blu notte, di quella che sembrava lana, ma non certo seta. Che fosse fuori luogo, per dove erano diretti? Innanzi alla scrivania, il secondo colpo di teatro, la comoda e famigliare coppia di poltrone aveva ceduto il passo, per una sera, a quello che era indubbiamente un legio, un pesante libro, chiuso, troneggiava al centro dell'Ufficio, quasi aspettandosi, e pretendendo, il suo momento di Gloria.
Il camino scoppiettante, e la porta socchiusa, sembravano voler accogliere il primo che fosse giunto. Non doveva ormai mancare molto.



Buongiorno (Buonasera?) a tutti, dal momento che può considerarsi il I Incontro per molti, una serie di veloci, seppur banali, considerazioni:
a) Per partecipare dovete essere Ateniesi, ed essere tra gli Evocati, nulla di strano;
b) Aggiungete in coda sin da ora le vostre statistiche, ed aggiornate qualora lo riteneste necessario le schede, faranno testo da quando avrete postato, per tutto l'Evento, quindi eventualmente verificate acquisti, o lezioni, o statistiche, o varie ed eventuali;
c) Aggiungete sempre in coda tutti gli oggetti magici che ritenete vi possano essere utili, come vi è già stato detto sono sconsigliati scafandri, armature complete, asce bipenni, scrivete solo l'inventario attivo, o che effettivamente portate, e non tutto l'armamentario del vostro casato;
d) Andremo spediti, senza correre, non siete tenuti tutti a postare ogni turno, salvo disposizioni contrarie, ma dovrete mantenere comunque una buona media, chi si dà alla macchia, verrà espulso al III richiamo della Tuke;
e) Vi ricordo essere un Evento, quindi tecnicamente non ci sono problemi con altri Eventi, Quest, Duelli o Apprendimenti che abbiate in corso, ma è comunque una faccenda relativamente impegnativa, e non siete pochi, quindi regolatevi sul da farsi;
f) La porta è volutamente socchiusa, nonostante siate soliti bussare, attendere ed entrare, per questa volta, cercate di entrare tutti nel I post;
g) Oggi è il 2 Marzo, il 7 la discussione verrà aperta, il 10 andiamo avanti, insomma, non c'è fretta, avete tutto il tempo!


Edited by Ignotus Albus E. Peverell - 26/4/2018, 23:24
 
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view post Posted on 9/3/2015, 13:28
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Giorno X, pomeriggio

Elhena stava in piedi nelle vicinanze della scogliera, il collo protetto dalla sciarpa giallo-nera e il corpo avvolto nel mantello di lana, i cui lembi svolazzavano di qua e di là a causa del forte vento che quel giorno spazzava la brughiera scozzese. I capelli le avrebbero schiaffeggiato il viso minuto, se non fossero stati imbrigliati da una stretta treccia a spina di pesce.
Schermandosi gli occhi con la mano posizionata di taglio sulla fronte, la Tassa scrutava il cielo limpido. A tratti regolari si alzava, chinava la testa all'indietro e cercava un puntino nero all'orizzonte. Infine, non vedendolo comparire, tornava a sedersi sull'erba umida.
Circa una settimana prima aveva scritto a casa, con la precisa richiesta di procurarle una serie di oggetti che, a suo avviso, avrebbero potuto farle comodo. Oggetti Babbani, impossibili da trovare a Diagon Alley o ad Hogsmeade. La lettera di risposta non si era fatta attendere.

"… in soffitta dovrebbe esserci quasi tutto quello che ti serve. Considera il resto un prestito.
Stai attenta. E passa un buon week end."

Elhena alzò il braccio perché Cleite potesse posarvicisi, non appena fosse planato verso di lei per atterrare. Cosa che di fatto avvenne. Il fedele gufo nero trasportava una forma oblunga che, ad uno sguardo più attento, si rivelò essere il piccolo zaino da trekking di Lysa, che Laurence l'aveva convinta ad acquistare in vista di avventure future in giro per il mondo. Queste ultime non si erano mai realizzate (Lysa era troppo impegnata e Laurence troppo altalenante) e lo zaino era rimasto nel fondo di un armadio ad impolverarsi.
"Bravo, bravo"
Elhena blandì Cleite, liberando le sue zampe dal peso che trasportava, non indifferente per un volatile delle sue dimensioni. Quindi cercò di ricompensarlo con un paio di biscotti gufici, ma l'animale preferì beccarle le dita.
* Va bene, niente pacchi per una settimana. Anzi, due *
La Tassa sapeva per esperienza che era inutile insistere: Cleite sarebbe tornato da lei in seguito, riposato e molto più affettuoso. Per il momento lasciò che volasse in direzione della Gufiera.


Giorno della partenza, sera.
Dormitorio


E così era giunta la sera della partenza per la scampagnata nel tempo.
Gli Ateniesi risalgono il fiume del tempo.
Le parole del professor Peverell l'avevano stuzzicata, dalla sera in cui le aveva udite per la prima volta, di fronte ad una tazza di tè bollente dal retrogusto affumicato. Ancora non le aveva comprese appieno, ma più passava il tempo, più si convinceva che fosse controproducente perdere il sonno a scervellarsi. Avrebbe capito quale fosse la reale missione degli Ateniesi solo con la pratica.
Vivendo.

* Sei un'Ateniese anche tu *
Ne sarebbe stata degna? Ultimamente aveva perso il proprio equilibrio. La battaglia ai GUFO di Swan l'aveva lasciata segnata, suo malgrado, e il fatto che non ci fossero ancora notizie su zio Laurence non l'aiutava affatto.
Inspirò dal naso.

* Non perdere la tua gentilezza. Non permettere che il mondo distrugga la tua compassione *
Prese Penny dal pavimento e la avvicinò al viso, strofinando il naso contro il suo pelo morbido. Quindi guardò affettuosamente il pipistrello, avvinghiato ad una delle colonnine del baldacchino. Nonostante fosse un animaletto parecchio impegnativo, la Tassa si era affezionata.
*Bene, muoviamoci*
Acciò lo zaino dal baule, regolò gli spallacci e vi infilò il mantello di lana che l'Auror Amor le aveva lasciato, anni prima. Lo piegò con cura. Ad uno dei ganci esterni dello zaino appese la lanterna magica.
Spogliò la divisa, gettandola su una sedia vicino al letto, e indossò gli abiti che aveva preparato nel pomeriggio, un misto di modernità e tradizione. Pantaloni comodi da trekking, un dolcevita a collo alto, un maglione di lana grossa. Al collo allacciò il proprio mantello da studentessa, ai piedi infilò un paio di comodi scarponcini. Negli ultimi giorni li aveva sempre indossati per un paio d'ore, in modo da abituarsi ed evitare il rischio di vesciche.
Legò i capelli in una stretta treccia alla francese.
Da ultimo infilò in tasca gli inseparabili specchi, l'Avversaspecchio e quello che le permetteva di comunicare con Leah. Dubitava che il secondo avrebbe funzionato nel passato, ma la sua presenza a contatto con la coscia le dava sicurezza.
Puntò la bacchetta verso lo zaino:
"Verto plumeus!"

****


Giunta di fronte alla porta socchiusa dell'ufficio di Peverell, sbirciò al suo interno, un poco titubante, e rimase impalata nel corridoio per un minuto buono, con lo zaino in spalla, prima di decidersi ad entrare.
*Si comincia *
"Buonasera"



STATISTICHE
Punti Salute: 143
Punti Corpo: 100
Punti Mana: 99
Esperienza: 15

INVENTARIO
Bacchetta magica, infilata nella cintura dei pantaloni
Avversaspecchio e Specchio comunicante, in tasca
Mantello e lanterna magica, nello zaino
Zaino in spalla, incantato col Verto Plumeus
Galeone dell'ES, da cui non si separa mai
 
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versus zero
view post Posted on 9/3/2015, 15:08




Qualche giorno prima – Primo piano del Castello



L’incontro col professore era un ricordo recente, nella mente della giovane Grifondoro. Tutte quelle informazioni ricevute così, giusto per fare due chiacchiere (oltre a quelle relative ai suoi dubbi sulla lezione di Storia della Magia), erano state assorbite e unite al suo bagaglio culturale, ancora molto scarso a dire il vero.
Sebbene le cose scoperte non fossero né poche né irrilevanti, molti dubbi le erano sorti in quella mente in balia del suo avvicinamento all’adolescenza.
C’era tempo per arrivare a quel periodo problematico, quel giorno la giovane aveva ben altro per la testa che turbe giovanili.
Era stata nominata nella lista degli Evocati, lo aveva scoperto grazie all’annuncio sulla bacheca posta appena fuori dall’Ufficio del docente.
Aveva sorriso nel leggere quelle scritte, non sapeva perché ma la parola “evocazione” le riportava alla mente la sua discussione sui demoni.
Quel patto fatto con quell’uomo, quell’avviso sui metodi non ortodossi e, ancora, quel alludere alla pericolosità dei viaggi che avrebbero condotto. Non li avrebbe tramutati in demoni, vero?
Doveva darsi una calmata, quel suo cervellino scombussolato da nozioni erronee babbane con cui era cresciuta fino a pochi mesi prima, la portava ogni volta a viaggi mentali troppo distanti dalla realtà.
Suvvia, era un gruppo scolastico (così presumeva) che doveva succederle?
La cosa che più la agitava, però, non erano le incognite su quel che le sarebbe successo, ma il non sapere quando effettivamente si sarebbe svolto quel “famoso” primo incontro.
Non era abbastanza socievole (o meglio, non le andava di farlo con tutti) da approfittare delle voci da corridoio per informarsi con esse. Sapeva solo che avrebbe dovuto attendere pochi giorni.
Così, quasi ogni sera, si era presentata dinanzi alla bacheca in attesa d’informazioni dall’uomo di sua (scarsa e quasi nulla) conoscenza.
Ogni volta, le cadeva l’occhio sul primo scritto, su quella breve descrizione che aveva attirato il suo lato curioso, facendola comportare come una bambina davanti a una montagna di caramelle di fronte a quel Peverell.
Quel che era stato fatto non poteva essere cambiato, avrebbe preferito agire con un approccio diverso, più maturo, ma, in fin dei conti, non le era andata male o non sarebbe finita in quella lista.
Rimanevano, però, semplici congetture. Per quel che ne sapeva, poteva esser finita lì solo per dimostrarle che, prima di chiedere e insistere per far qualcosa, era meglio informarsi per più di qualche minuto.
Anche quel giorno nulla, Zero mise le mani nella tasca della divisa e si diresse in Sala Grande per l’imminente cena. Lungo la via, diciamo a una decina di metri da dove si era mossa, sentì un paio di studenti confabulare riguardo a un incontro per, a loro avviso, “privilegiati lecchini”. Parole d’invidiosi, che non avevano osato parlare con l’organizzatore e che, solo per quello, non erano stati richiamati.
La rabbia per il sentire parole e giudizi così infondati e ingiusti, fu placata dal fatto che, nel mostrare la sua irritazione, avrebbe dovuto ammettere di aver origliato. Inoltre, rischiava di finire in liti furibonde proprio in prossimità del probabile luogo in cui poteva trovarsi un insegnante.
Di conseguenza, decise di concentrandosi sul fatto che, finalmente, sapeva qualcosa riguardo quella riunione: Venerdì 9 Ottobre, sera, ora datti una calmata Versus.


Venerdì 9 Ottobre – Mattino/pomeriggio



Weekend, finalmente, questo significava solo una cosa: finite le lezioni, addio divisa e gonnellina e benvenuti abiti babbani! Odiava la gonna, di solito “barava” portando sotto di essa pantaloncini corti o leggings aderenti spacciabili per calze pesanti (qualcosa d’inguardabile ma che la faceva sentire un po’ più a suo agio).
Quel giorno, però, finite le lezioni e il pranzo, non fu quell’idea a rallegrarla. Contribuì ovviamente, ma la causa principale del suo essere febbricitante stava nel fatto che, di lì a poco, avrebbe scoperto che diamine di viaggi facessero gli Ateniesi.
Il pomeriggio passò rapido tra il sistemare i propri affetti, rassicurare il famiglio (anche se sembrava fregarsene allegramente) e scegliere le cose più adatte per una spedizione. E … se, sbagliava? Magari si sedevano in cerchio e parlavano di cose strane e scandalose, viaggiando solo con la fantasia chissà dove.
Vabbè, era meglio prepararsi a tutto.
Prese la sua tracolla, la svuotò e sistemò il materiale scolastico nell’armadietto del dormitorio.
Doveva comprarsi un baule prima o poi, cominciava a essere necessario. Per sua fortuna non aveva nulla da farsi rubare, se non abiti usati. Ad ogni modo rimaneva molto remota la possibilità che qualcuno rischiasse una sospensione per un paio di pantaloni di seconda mano, da uomo. In un dormitorio femminile, suvvia.
Dove sarebbero andati? Cosa portare? Come vestirsi per un incontro simile? La scelta ricadeva su un completo sportivo o uno normale, ovviamente non aveva nulla di elegante. Via, via. Tanto non sarebbe riuscita a spacciarsi per una donzella a modo, già solo il suo modo di camminare era un pugno in un occhio per una maniaca delle buone maniere.
Prese qualcosa di comodo, tra gli abiti meglio messi e si vestì. Tutto a posto, era pronta.
Camminò avanti e dietro per qualche minuto, lesse qualche pagina del libro prestatole dal docente e, dopo averlo sistemato con gli altri, si diresse verso la Sala Grande. Se doveva viaggiare era meglio abbuffarsi come si deve.


Quella sera – Verso le 20 e qualcosa.



Basta mangiare o sarebbe arrivata in ritardo. Oltretutto viaggiare con il pensiero o con un’allegra scampagnata (o che altro?), non si sposava bene con un apparato digerente appesantito da una cena sontuosa.
Così la giovane levò le tende prima del solito, abbozzando un saluto a quel paio di Grifi con qui era riuscita a socializzare.
Si diresse con passo tranquillo verso il bagno delle ragazze, un’ultima sistemata e via, più di una chioma pettinata a caso, non poteva sperare. Tracolla in spalla giunse al primo piano, non molto distante da lì.
Non sapeva chi fossero gli altri partecipanti ma, a giudicare dagli argomenti trattati (la storia, no? O c’era dell’altro?) era quasi convinta che di oche non ne avrebbe trovate. Il suo timore, infatti, era ritrovarsi come la più bamboccia della combriccola, ma andiamo. Chi se ne fregava.
Con un’alzata di spalle e qualche pensiero per la testa si diresse all’ufficio del docente.
A qualche passo di distanza si fermò, c’era qualcuno che stava entrando, significava che non era in ritardo.
Non vide molto se non una metà zaino che seguì trovandosi sul ciglio della porta.
Un secondo prima di rendersi visibile, prese fiato con un grosso sospiro. Esser circondata da sconosciuti le risultava sempre difficile sulle prime, ma doveva abituarsi dato che, praticamente, tutti in quel castello le erano sconosciuti tranne un paio d’individui.
Palesò la sua presenza bussando sullo stipite, per poi riportare le mani in tasca, quasi per darsi un tono calmo.

Buonasera a tutti.

Disse quasi automaticamente, constatando che c’erano solo tre individui: Peverell in veste blu, una bionda in tenuta da viaggio (allora ci aveva preso!) e una… cos’era? Un’aquila gigantessa rossa? (Le risultava impossibile intuire che era una fenice dato che le reputava creature dell’immaginario babbano). Non ne aveva mai vista una, che figata! La guardò estasiata mentre faceva qualche passo nella sala.
Si accorse solo dopo qualche secondo della diversa disposizione degli arredi.
Al posto delle poltrone su cui aveva occupato un posto giorni prima, c’era un tomo in bella mostra.
Chissà di che si trattava, le toccava aspettare, cercando di non sbavare dietro alla strana e affascinante creatura (la fenice).

Punti Salute: 100
Punti Corpo: 50
Punti Mana: 51
Punti Esperienza: 1

Inventario:

- Una targhetta di metallo(stile militare) con le sue generalità, attorno al collo. E’ nascosta dalla maglia, tranne per la catenella che s’intravede. (Nessun potere)
- La Bacchetta magica, nella tasca interna della giacca.
- Una tracolla di stoffa, sulla spalla destra, contente un cambio leggero (Maglia e pantaloni)e il mantello arrotolato.
- Gli abiti che indossa ( Anfibi, pantaloni di jeans neri, calze fino al ginocchio, canotta, maglietta e felpa in cotone, giubbotto di pelle foderato.)

Devono correggermi Erbologia, quindi… boh!
Ho una Quest in corso, ma penso si prolunghi ancora per qualche giorno, quindi le statistiche rimangono queste, presumo.

P.S. Se qualcuno posta appena prima di me e non è considerato nel mio post, mi scuso ma internet è quel che è.
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 9/3/2015, 16:05






Le sere d'Ottobre non sembravano avere pietà alcuna per il bosco appena fuori dal castello: malgrado il cielo fosse di un blu scuro limpido, senza troppe nuvole, era facile dedurre il forte vento che lo spazzava. Le chiome degli alberi più alti ondeggiavano e si piegavano come sul punto di spezzarsi, l'aria per un momento si caricava di tensione, poi il vento lasciava esausto la presa ed abeti, pini e conifere varie riprendevano la loro diritta forma. La scala sulla quale Meredith e le due compagne di casata aspettavano finì di ruotare e si assesto al piano giusto, la ragazzina distolse lo sguardo dalla finestra e seguì le schiene delle due ragazze.
All'arrivo del biglietto contenente le informazioni sulla partenza Meredith aveva ricevuto una mezza bella notizia, e un cattivo presagio. La mezza bella notizia era data dal fatto che le sue compagne di camera, la Caposcuola Rose e la Prefetta Von Eis, avrebbero entrambe partecipato all'escursione come lei; per Meredith era un sollievo sapere, se non di avere compagnia, quantomeno di poter seguire qualcuno, di poter calcare gli stivali in orme più grandi e più esperte attraverso quel mondo di sottili insidie e pericoli velati, pronti a saltar fuori in qualsiasi momento. Ne aveva avuta dimostrazione qualche attimo prima, quando le due concasate avevano con abilità e nonchalance saltato un gradino-trappola che lei in principio non ricordava per niente: non fosse stato per loro avrebbe dovuto aspettare che qualcuno venisse a tirarla fuori da lì, e a quell'ora erano pochi gli studenti che si aggiravano per il castello. Il cattivo presagio era dato, invece, dall'insolito orario dell'incontro. Le otto di sera? Si era aspettata un ritrovo mattutino, o pomeridiano al massimo; anche considerando i notevoli mezzi di trasporto di cui il mondo magico era dotato -lei era venuta a conoscenza di Smaterializzazione e Metropolvere grazie a suo padre- non esisteva, e non poteva esistere, un trasporto in grado di ripararli dal freddo della notte che sicuramente imperversava anche in Francia, la loro meta. Il professore era stato vago anche riguardo al luogo esatto dell'arrivo, e questo costituiva un nuovo motivo di preoccupazione per la giovane. Nei giorni precedenti erano state molteplici le volte in cui era tentata di bussare nuovamente alla porta di Peverell per chiedere spiegazioni, ma aveva infine desistito: in primo luogo per non sembrare inesperta e sprovveduta (e immancabilmente lo era), e poi per evitare di voler sembrare opportunista, o presuntuosa (e purtroppo era anche questo). In fin dei conti non poteva essere così male una passeggiata al chiaro di luna, non se ad accompagnarla ci fosse stato il professore, oltre ad alunni più esperti e capaci di lei. Le tre ragazze svoltarono l'angolo del corridoio ed ecco, in lontananza, la porta socchiusa dell'ufficio del professore. Un ragazzino alticcio (ma non più alto delle due ragazze che l'affiancavano, troneggianti su di lei), vestito come dovesse partire per chissà quale vetta alpina, stava in quel momento bussando sullo stipite per annunciare la propria presenza. Erano in ritardo? Meredith guardò alla Caposcuola: era tranquilla. O almeno così le sembrava. Poteva dunque essere tranquilla? Arrivate di fronte alla porta lasciò che fossero le due Maggiori a far eloquenze e saluti; semplicemente si infilò nello studio, che trovò quasi uguale alla prima e unica volta che v'era entrata, e dopo aver sillabato un afono "Buongiorno" si guardò attorno. Oltre a lei, Rose e Von Eis nella stanza erano per il momento presenti solo il professore, vestito di una strambamente piacevole tunica blu notte dall'aria comoda, il ragazzo che aveva visto entrare in lontananza (o era una ragazza? I suoi tratti erano piuttosto fini), e un'altra giovane, non più grande della Caposcuola, dai lunghi capelli biondo sporco e il portamento fiero. Una riunione prevalentemente al rosa? Non contando il professore, e mantenendo il dubbio sul ragazzetto dai tratti femminili, erano tutte ragazze. La ragazza spostò lo sguardo dagli ospiti di quella combriccola alla sala: come già detto gli elementi erano gli stessi, ma c'era forse una differente disposizione? Lo splendido volatile rosso e oro, che tanto l'aveva meravigliata in precedenza, conservava il suo posto al fianco del professore, vigile come un famiglio, ma il leggio che in precedenza completava la triade uccello-uomo-libro era stato spostato al centro della sala, la pesante copertina a scudo delle arcane informazioni che conteneva. Meredith ebbe un moto di entusiasmo, e uno di delusione. Di entusiasmo perché nulla la eccitava più della lettura, e già la prima volta era rimasta curiosa di quell'enorme libro (era poi lo stesso?) tenuto come su un altare, in un angolo dello studio; di delusione, perché si era vestita di tutto punto per prepararsi a una camminata, un avventura, avev preparato lo zaino e indossato gli stivaletti. Già se lo vedeva, il professore, a ridacchiare per come si erano ridotti (probabilmente avrebbe fatto una maggiore risata vedendo gli anfibi del ragazzino/a), per poi comunicare loro che l'avventura che li aspettava era "tra le pagine della storia". Una semplice lettura, quindi? Lo sguardo della piccola si fissò sul libro, come nella convinzione che osservandolo per abbastanza tempo sarebbe riuscita a penetrarne la copertina e a svelarne i segreti. Ma erano presto, lo scalpiccio di nuove suole già si annunciava per il corridoio, una volta arrivati tutti il mistero sarebbe stato spiegato. O almeno, così sembravano sperare gli spettatori della graziosa composizione messa su da Peverell.



Meredith King
Ps: 100
Pm: 50
Pc: 50
Exp: 1

Abbigliamento:
Meredith indossa uno dei completi in tinta unita da lavoro in dotazione agli studenti, e una giacchetta rossa in cotone. Ai piedi scalza un paio di semplici stivaletti, comodi e adatti alle scampagnate, mentre al collo è arrotolata la sciarpa verde-argento del Serpeverde. Porta sulle spalle uno zainetto, il medesimo che utilizza per andare a lezione.

Inventario:
- Bacchetta in legno di Acacia, crine di unicorno, 9 pollici e mezzo, rigida [nella tasca laterale destra dello zaino];
- Fiala di Decotto al Dittamo [dentro lo zaino, avvolta in un fazzoletto preso alla mensa];
- Mantello Invernale nero [ben ripiegato dentro lo zaino];
- Guanti di protezione in pelle di drago [nella tasca laterale sinistra dello zaino];
- Un semplice sacchetto di pelle, vuoto [tasca sinistra della giacchetta].

//OFF: Finalmente *__* Buon game a tutti! Ci tenevo a chiedere scusa a Versus per essermi riferita al suo pg come ad un maschio, spero lo voglia prendere come la dimostrazione che ho letto la sua scheda :fru: ci sarà tempo per rendersi conto se sia poi davvero maschia
 
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view post Posted on 9/3/2015, 19:55
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VII Anno

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La missiva del Prof Albus aveva rivelato la risposta che attendeva, Nathan era di nuovo un Ateniese, finalmente. Il ciclo di studi era quasi terminato, almeno quello fra i banchi di scuola, e col ritorno del famigerato prof. di storia l’apertura del Club di Atene non poteva che susseguirsi. Ricordava molto bene l’incontro a Palmyra di ben 6 anni prima, quando ancora primino doveva arrangiarsi al meglio che poteva, restando il più delle volte in disparte. Ora aveva molti mezzi a disposizione e un bagaglio di conoscenze non indifferente, in più era una creatura oscura, molto diversa dagli altri semplici studenti del gruppo. Non sapeva ancora chi avrebbe fatto parte della spedizione, chi in quel viaggio l’avrebbe affiancato, comunque sia sapeva che un’esperienza del genere non poteva che arricchirlo sotto ogni punto di vista. Preparato a dovere, scese le lunghe scalinate dalla torre di astronomia sino all’ufficio del prof. ultima sede prima della partenza, lì alcune presenze femminili avevano già fatto capolino. Sembravano dei primi anni, piccole e ansiose di quella loro prima uscita, non vi erano facce conosciute in quel gruppetto ma poco gli importava, sperava solo di non essere l’unico veterano e di non dover fare da balia a ragazzini inesperti. Aprì la porta dell’ufficio, lasciata socchiusa di proposito, ritrovandosi di nuovo lì, con quel profumo come se un incanto l’avesse portato indietro di sei anni. Albus, un leggio con un libro, che probablemente rappresentava la storica passaporta, erano le uniche cose che attirarono lo sguardo freddo di Nathan.. “Buonasera” l’avventura stava per cominciare..



♦ Punti Salute: 249
♦ Punti Corpo: 253
♦ Punti Mana: 271
♦ Punti Esperienza: 41.5

Bacchetta magica
Anello dei Gemelli: Lo mette in comunicazione verbale con Zoey
Anello Difensivo
Ciondolo della Fenice
Mantello della Disillusione

 
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view post Posted on 9/3/2015, 21:45
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Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

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Ti aspetto quindi Venerdì 9 Ottobre, dopo cena, alle 8.00 p.m. nel mio Ufficio, in compagnia degli altri Ateniesi, riceverai domani o dopo gli ultimi ragguagli, ma è consigliabile vestirsi pesanti, potrebbe fare piuttosto fresco, e si sa, la Borgogna Medievale non è luogo per tutti!

Borgogna, Francia.
Si lasciò scivolare la carta ingiallita tra i polpastrelli mentre gli occhi scorrevano una volta di più per rileggere alcuni punti salienti della lettera di risposta del professor Peverell; aveva subito sfogliato il libro, intimamente riconoscente del pensiero gentile che l'uomo le aveva rivolto.
Si era fatta avanti con un problema per ottenere un posto tra gli Ateniesi, non poteva esserne certa, ma scommetteva di essere stata l'unica a fare richiesta ammettendo un disagio piuttosto che facendosi vanto di qualità e prerequisiti; d'altronde ormai si sapeva, Niahndra Alistine non era certo la fan più accanita d se stessa.
*Venerdì.* Era il primo giorno della settimana, mancavano cinque giorni.

Aveva rincorso le carote nel piatto per circa dieci minuti prima di decidersi ad infilzarle come si deve con la forchetta e buttarle giù a forza; non aveva particolarmente fame e sebbene intuisse quale potesse essere il loro mezzo di trasporto, non se la sentiva di partire a stomaco chiuso. Certo, le probabilità di svuotarlo successivamente a causa della nausea non erano da sottovalutare, ma confidava nel fatto che ormai avesse accumulato una certa "esperienza". Le carote, comunque, continuavano a non piacerle.
Lo zaino era già pronto e l'attendeva in Sala Comune, dentro ci aveva infilato solo l'indispensabile, anche perché non sarebbe stato saggio appesantirsi troppo neanche facendo affidamento alla magia che pure si sarebbe rivelata utile per alleggerirle il bagaglio.
Ignorava la durata di quel viaggio, in ogni caso dubitava che il professore avrebbe fatto loro saltare anche solo una lezione.
*Alza le chiappe, bimba, o resti qui.* Tanto le si era chiuso lo stomaco.
Il tempo di passare dal bagno, recuperare lo zaino, infilarsi il mantello pesante e passare a salutare Leah ed era tornata su per le scale, al primo piano, diretta verso l'ufficio di Peverell.
*Sembri una barbona.* La comodità era stata la priorità nella scelta dell'abbigliamento che prevedeva scarponcini stringati scuri sopra a pantaloni morbidi con qualche tasca in più, cannottiera nera, mezze maniche dello stesso colore nascoste dal maglioncino pesante; perché prendersi il disturbo dato che con ogni probabilità avrebbero dovuto sottoporsi ad un cambio d'abito una volta arrivati, per meglio confondersi con le persone del tempo?
*Sisi, tutto molto bello. Che fai, vai?* Prese un bel respiro appena prima di spingere la porta lasciata socchiusa da chiunque l'avesse preceduta, qualcuno già aspettava dentro; intravide il docente affiancato da un'elegante creatura di fuoco e qualche altra figura che non riuscì ad identificare subito.
«'Sera..» Scansò l'energumeno vicino all'uscio e raggiunse una chioma bionda e familiare. «Elhena ciao, dimmi che ancora non mi sono persa niente.»


Statistiche
Punti Salute: 147
Punti Corpo: 98
Punti Mana: 109
Punti Exp: 25.5
Attivo
Bacchetta.
Mantello invernale nero.
Zaino incantato con Verto Plumeus.
Avversaspecchio da tasca, nello zaino.
Mantello cinese, nello zaino.
Cappello della Nebbia, nello zaino.
 
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view post Posted on 9/3/2015, 23:18
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~ Giovedì 8 ottobre, h. 23:00

Ci si vede lì.
Furono le ultime parole pronunciate da Emily Rose al suo Prefetto mentre si allontanava per raggiungere il proprio Dormitorio. Che Black avesse deciso di risponderle, mandarla al Diavolo od augurarle la buonanotte, la giovane Caposcuola non seppe dirlo; un lontano mormorio arrivò alle sue orecchie quando ormai era già lontana e il mancato interesse per quelle che, sicuramente, sarebbero state vuote frasi di cortesia, la spinse a continuare la discesa verso la propria stanza, richiudendo con leggerezza la porta alle spalle.
La nuova compagna di stanza, Meredith, era già assopita nel suo letto. La piccola figura della fanciulla attirò lo sguardo chiaro di Emily che, per nessuna ragione in particolare, si ritrovò a fissare quel piccolo rigonfiamento di lenzuola candide e coperte smeraldine. Aveva ricevuto la nomina di Evocata, tramite gentil missiva del Docente di Storia, nell'esatto momento in cui anche l'altro Prefetto, tale Von Eis, stava per leggere della propria. Da quel momento, come ogni diligente curiosa Capocasa, aveva cercato di scoprire chi altro, tra gli Adepti di Salazar, avesse guadagnato un invito al primo Evento della Scuola di Atene dell'anno, arrivando ad un numero non troppo cospicuo di partecipanti. La più piccola tra questi era, appunto, Meredith, ed Emily aveva accettato di buon grado la proposta di recarsi insieme nell'Ufficio del Professore.
Distogliendo lo sguardo, rapita da chissà quale improvviso e scomodo pensiero, la Serpina si diresse velocemente verso il suo letto a baldacchino, lasciandosi cadere con leggerezza, ancora vestita della divisa verde-argento.
*Sarà meglio che riposi così da avere un aspetto dignitoso e non esser cacciata a pedate dall'Ufficio di Peverell*


~ Venerdì 9 ottobre h. 19:30

Di cosa credi si tratti?
La domanda di Arya non ebbe risposta: Emily camminava silenziosa e lenta verso la scalinata principale, intenzionata a raggiungere il luogo dell'incontro senza fare conversazioni di sorta.
Non le era ancora chiaro il motivo per cui la ragazza si fosse aggiunta al gruppo ma era certa che, se si fosse azzardata a fare qualche altra stupida domanda, l'avrebbe spinta, con un veloce calcio ad-hoc, nel gradino-trappola, lasciandola incastrata lì fino al suo ritorno.
Incoerentemente con quella sensazione di fastidio, la Serpina portò, in modo del tutto inconscio, la sinistra al collo, ritrovando la Collana Vittoriana nascosta sotto il morbido maglioncino bianco, riportando il ciondolo, finemente lavorato, visibile in superficie.
Fortunatamente per lei - e per il Prefetto - la passeggiata verso il Primo Piano avvenne in totale quiete e questo consentì ad Emily di arrivare alla meta con tutti i nervi al loro posto.
*Suscettibile oggi, eh*
Spingendo in un angolo remoto della sua mente le consapevoli ragioni di un possibile, seppur minimo, attacco d'ansia e, con esso, il lieve sussulto percepito all'altezza dello stomaco, Emily poggiò con lieve enfasi il pugno sinistro sul portone dell'Ufficio in quel che fu un cortese bussare prima d'entrare nella stanza sperando di non trovarvi il Docente, nuovamente, in vestaglia e con uno spolverino tra le mani.

Salve.
Proferì semplicemente, facendosi da parte in modo da far entrare le altre due studentesse al seguito, per poi socchiudere nuovamente l'entrata.
Le iridi argentee si posarono sui volti delle due prime arrivate, ritrovandosi costretta ad ammettere di non conoscerle.
Erano arrivate con diversi minuti di anticipo: era piuttosto evidente che bisognava attendere l'arrivo di altri.
Con uno spontaneo gesto della sinistra, lasciò scivolare la lunga chioma vermiglia sulla spalla sinistra, avvicinandosi, contemporaneamente, alla parete vuota, lontano dall'incompleto gruppo di Evocati.




Take the Risk or lose the Chance.



Punti Salute: 143
Punti Corpo: 93
Punti Mana: 91
Punti Esp.: 16,5

Click
Emily indossa un morbido gilet, stretto al petto ed intrecciato alla schiena, di pelle nera, flessibile e nascosto da un morbido maglioncino bianco, le cui tasche contengono:
~ Fiala di Decotto al Dittamo
~ Fiala di Pozione Rinvigorente
~ Fiala di Pozione Mors Aparentis
Aderenti ma comodi pantaloni neri.
Una giacca di velluto nero.
Poco visibile risulta essere il finissimo Diadema di Veela argentato [conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico - difatti invocando il suo potere, blocca l'avversario in Quest per un turno, utilizzabile una sola volta per Quest], nascosto dai capelli sciolti che ricadono principalmente sul lato sinistro del viso.
Il mantello è riposto nel piccolo zaino che, al momento dell'entrata nell'Ufficio, pende unicamente dalla spalla sinistra.
La bacchetta (Legno di Salice, Crine di unicorno, 11 pollici e un quarto, rigida) è riposta nel centurino di pelle legato alla vita.



Edited by Emily Rose. - 10/3/2015, 00:22
 
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view post Posted on 9/3/2015, 23:20
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all that is gold does not glitter, not all those who wander are lost

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Agli occhi di Eloise Lynch, il venerdì sera a Hogwarts era un momento di libertà. Finite le lezioni, dopo aver cenato, si piazzava in Sala Comune e passava la serata a svagarsi con lo sparaschiocco, a burlarsi dei compagni più incapaci e a fantasticare cose assurde sul futuro, dentro e fuori dalla Scuola di Magia. Adorava quel momento: non si doveva sentire in colpa a non fare i compiti per la settimana successiva.
Quella sera era diverso, non c’erano doveri a farla sentire in colpa o meno. I progetti erano altri e, per la prima volta nella sua vita, era riuscita a organizzarsi e a portarsi avanti. Mentre saliva le scale per raggiungere l’ufficio di Peverell, pensava ai passi che l’aveva condotta fin là. Il colloquio con il professore era stato illuminante e a partire da allora aveva iniziato un processo di revisione del suo approccio allo studio e ai dovuti scolastici. Eloise voleva e doveva rivoluzionare il suo modo di vedere. A quanto pareva quella era l’occasione giusta, o per lo meno la migliore al momento.
Non aveva idea di cosa aspettarsi, ma il suo timore più grande al momento era quello di non risultare all’altezza del compito. Chi altri avrebbe ingrossato le fila degli Evocati? Che idea era, poi, quella di dare loro un nome così aulico? Il non sapere chi avrebbe fatto parte della Scuola di Atene stava peggiorando la situazione.
Per l’occasione, aveva optato per un abbigliamento caldo e comodo. Stava per prendere la roba da Quidditch, ma poi si era detta che forse sarebbe stata troppo leggera, e che non aveva alcuna intenzione di patire il freddo. Indossava una maglia e una felpa poco voluminose, e un paio di pantaloni comodi e provvisti di tasche. Il tutto era sottile, ma abbastanza caldo da difenderla dalle temperature avverse. Sulle spalle, uno zaino contenente una giacca impermeabile provvista di cappuccio, nel caso in cui avessero dovuto affrontare la pioggia.
Mentre stava riempiendo lo zaino aveva deciso di recuperare tutto il materiale che le sarebbe potuto essere utile, ma senza comportare un grave peso. In particolare, ci aveva infilato lo spioscopio che Jared le aveva affidato e gli occhiali che le erano arrivati insieme alla Gazzetta del Profeta. Complessivamente il peso del suo bagaglio non era eccessivo.
L’immancabile bacchetta stava nella tasca più comoda dei pantaloni, così da averla a portata di mano nel momento del bisogno. Infine, aveva un sacchetto di velluto scuro appeso a un passante della cintura, sacchetto che entro breve le sarebbe stato utile.
Arrivata sulla porta dello studio, vide che era accostata e, prendendolo come un invito esplicito, la aprì con un colpetto ed entrò.
«Buonasera...»
Grazie al camino acceso, l’ambiente era immerso in un piacevole tepore. Il professore stava lì, nel suo completo blu notte, ad attendere l’arrivo degli ateniesi, molti dei quali avevano già fatto il loro ingresso. Nel bel mezzo della stanza svettava un leggio, su cui era appoggiato un libro imponente. Le bastò uno sguardo fugace per notare Elhena e Niahndra, e il suo cuore si fece più leggero, perché con due prefette al suo fianco sarebbe stato meno traumatico. Le raggiunse, rivolgendo loro un sorriso smagliante.


Statistiche
Punti Salute: 102
Punti Corpo: 53
Punti Mana: 55
Punti Esperienza: 3.5
Attivo
Bacchetta
Sacchetto in velluto
Spioscopio
Spettroccoli
 
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view post Posted on 9/3/2015, 23:55
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Serpeverde
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« If the Universe came to an end every time there was some uncertainty about what had happened in it, it would never have got beyond the first picosecond. And many of course don't. It's like a human body, you see. A few cuts and bruises here and there don't hurt it. Not even major surgery if it's done properly. Paradoxes are just the scar tissue. Time and space heal themselves up around them and people simply remember a version of events which makes as much sense as they require it to make. »

Alle otto in punto, lo ricordava bene. Quella sera di Ottobre William Black avrebbe compiuto due passi in avanti, uno per la notorietà ed uno per l'esperienza. Entrare a far parte degli Ateniesi significava anche far parte dell'élite di Hogwarts, almeno sotto il metro di giudizio del professor Peverell. Il così detto meglio del meglio, gli studenti più brillanti, capaci e promettenti si sarebbero riuniti nel suo ufficio, unendo la loro abilità in un viaggio senza tempo. Già, il viaggio, quale meravigliosa esperienza quella di plasmare il tempo, piegarlo e contorcerlo come pasta, fino ad ottenere la forma desiderata. Non vi erano dubbi nella mente del prefetto Serpeverde, quella era una delle attività più interessanti a cui aveva mai partecipato, non solo da quando aveva messo piede ad Hogwarts ma dall'inizio della sua stessa esistenza. Era quanto più una mente affamata di conoscenza come la sua potesse desiderare. Sebbene, infatti, storia non fosse una delle sue materie preferite, l'idea di avere a che fare con gli intrighi del tempo lo esaltava fino all'inverosimile. Ricordava chiaramente il piacevole colloquio col Professore in merito ai paradossi temporali e alle avversità che un viaggio nel tempo, per sua natura, comporta; tutto in compagnia della Caposcuola Rose, che probabilmente avrebbe incontrato quella stessa sera.
Quella mattina William abbandonò le sue abitudini. Come in poche altre occasioni, si costrinse a mangiare qualcosa per colazione, abbondando con proteine, carboidrati e vitamine. Doveva curare il suo fabbisogno alimentare più del solito. Non aveva idea di quanto a lungo si sarebbero allontanati da Hogwarts o - più precisamente - dal loro tempo. Doveva essere in forze, preparato alle difficoltà a cui, con allusione, il docente di storia lo aveva preparato. Passò il resto della giornata con la testa tra le nuvole, persino lui non riuscì a mantenere la sua proverbiale attenzione durante le numerose ore di lezione del Venerdì. Troppi erano i pensieri a distrarlo, troppi gli scenari a cui quell'esperienza lo avrebbe condotto, troppe le variabili. Tra le sei e le otto, gli unici momenti di vuoto del suo programma scolastico del Venerdì, William cercò di rilassare la sua mente cullandosi tra l'odore delle pagine ingiallite e l'inchiostro asciutto. Consapevole della sua euforia, il giovane voleva comunque ostentare la sua tipica freddezza, mostrandosi agli altri e a se sesso, come indifferente di fronte a quella prospettiva, come se un viaggio del genere fosse qualcosa di poco conto.
Ad un quarto alle otto, il giovane si alzò dal letto del suo dormitorio. aveva già preparato tutto il necessario. I lunghi capelli corvini erano, come al solito, tenuti all'indietro, legati in una coda lunga e ondulata. Indossava dei jeans, una maglia bianca ed una felpa grigia mentre, tra le mani, stringeva la cappa nera che aveva acquistato per l'occasione. Non sapeva con precisione in quale epoca Peverell li avrebbe condotti ma era facile pensare che i loro abiti non gli avrebbero permesso di passare inosservati. Ecco il perché della cappa, a coprire tutto il resto. Ai piedi degli anfibi avrebbero protetto i suoi piedi da qualsiasi tipo di condizione climatica o di superficie. Aveva preparato una tracolla, armandola di una borraccia e di pochi altri arnesi utili in più occasioni ma infine si decise a lasciarla lì dov'era. Oramai era uno studente del terzo anno, l'unica cosa di cui aveva realmente bisogno era la compagnia della sua fedele bacchetta di pioppo.

Sebbene Black si fosse ripromesso di non farsi prendere eccessivamente dall'eccitazione, aveva bruciato le distanze dal dormitorio all'ufficio del professore di gran carriera. Aveva indossato la cappa, tenendo giù il cappuccio ed aveva appena svoltato l'angolo del primo piano quando vide una figura entrare nell'ufficio. Non la riconobbe ma ciò gli lasciò intendere che non sarebbe stato il primo a varcare la soglia. Del resto, non aveva alcun interesse ad arrivare prima degli altri, voleva solo essere puntuale. Tanto era ovvio pensare che il docente avrebbe rimandato le spiegazioni a quando tutti sarebbero giunti. Notò che la porta era stata lasciata socchiusa ma preferì bussare comunque prima di aprirla ed entrare.
« 'sera » Disse con freddezza esibendosi in un lieve cenno del capo. Il suo sguardo si rivolse prima verso il docente, poi verso il reale oggetto dei desideri: il libro posto al centro della stanza, chiaro protagonista. Dunque era quello l'artefatto di cui Peverell aveva parlato durante il loro colloquio, il mezzo che avrebbe permesso solo di viaggiare in un'altra epoca. Tremendamente affascinante, non poteva negarlo. Come catturato compì pochi passi nella sua direzione, avvicinandosi per poterlo osservare più da vicino. Non poteva toccarlo però, si costrinse a tenere giù le mani, ogni cosa a suo tempo.
Intuì subito di non essere neanche uno dei primi, già in parecchi lo aveva preceduto tra cui anche Rose, di cui immaginava la presenza. Notò che la maggior parte di quei volti gli erano completamente sconosciuti. Li osservò, riconobbe unicamente la ragazzina al fianco della sua Caposcuola, doveva averla incrociata in Sala Comune o al tavolo della mensa poiché il suo volto le sembrava familiare. Poi, a colpire la sua attenzione fu un'altra ragazza, Tassorosso se non ricordava male. *Qual'era il suo nome?* Ah, sì. Si avvicinò a lei di qualche passo mentre era intenta a parlare con una bionda. Raggiunse il suo fianco fino a poterle parlare con tono sommesso
« Niahndra, che piacere. » Disse gelido, negando col tono della voce quanto appena detto. Sul volto un sorriso che non lasciava intendere nulla di buono, particolarmente inquietante. Erano passati due anni ma ricordava ancora bene il loro incontro a Diagon Alley e la loro illuminante conversazione. Chissà se anche lei si ricordava di lui e di come le aveva puntato la bacchetta alle spalle, in chiaro tono di sfida.



Punti Salute: 130
Punti Corpo: 80
Punti Mana: 80
Esperienza: 8

Inventario:
- Bacchetta: Legno di Pioppo, crine di Therstal e frammento di ametista, 13 pollici, rigida.
- Cappa Nera con tasca interna per quattro fiale
- 1 Fiala di Decotto al Dittamo
- 1 Fiala di Pozione Rinvigorente
- 1 Fiala di Mors Aparentis
- 1 Fiala di Pozione Scioccante
 
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Arya Von Eis
view post Posted on 10/3/2015, 02:18




Come si era ritrovata china sul baule alla ricerca di qualcosa da mettere? Ah già, se l’era andata a cercare, decisamente un’altra delle sue strabilianti idee e, tanto per cambiare, era sempre stata colpa di quella dannatissima cosa chiamata “curiosità”, ormai aveva perso le speranze, si era rassegnata a lasciarla comandare.
In realtà, dopo il colloquio col docente, non era del tutto convinta che sarebbe entrata a far parte della sua allegra combriccola, l’invito, dunque, la lasciò lì per lì sorpresa, ma non poteva negare il fatto che, comunque, le fece piacere.
Rileggendo la missiva storse leggermente il naso, non diceva molto, anzi, non diceva quasi nulla, per un attimo pensò di dover indovinare pure il luogo e la data dell’incontro, ma, fortunatamente, almeno quelli erano specificati.
Non si sorprese minimamente nel venire a conoscenza che, oltre a lei, anche Miss Rose era entrata a far parte di quell’élite, la cosa più curiosa fu, invece, che anche la più piccola delle sue compagne di stanza le avrebbe accompagnate, poco male, sapeva che tra i verde-argento c’erano elementi decisamente svegli e intelligenti, la cosa non poteva che farle piacere.
Ovviamente, come curiosità imponeva, si domandò chi altri avrebbe preso parte a quell’incontro, ma non ebbe il tempo di indagare troppo, sicuramente contava sulla presenza di Zoey e già le era stato riferito che anche l’altro prefetto serpeverde avrebbe partecipato, stop, le sue conoscenze si limitavano a questo.
In ogni caso era giunto il momento di scoprire il resto, l’ora X era quasi giunta e presto la Caposcuola avrebbe loro intimato di muoversi se non si fossero già fatte trovare pronte, già, per un qualche assurdo motivo, avevano deciso di recarsi nell’ufficio del professore tutte e tre insieme.
Ecco, così si era ritrovata china sul baule, nel tentativo di decidere che diamine mettersi, in realtà l’indecisione durò sì e no qualche millesimo di secondo
*Se seriamente andate a spasso nel tempo dubito ci sia qualcosa di adatto nel baule, senza contare che...dov’è che si va? No, spè, meglio ancora, quand’è che si va?* quelle domande bastarono a stroncare qualsiasi sua vena stilistica, sarebbe stata in ogni caso fuori luogo, tanto valeva mettersi comodi.
Evitò di presentarsi in pigiama giusto perchè sembrava irrispettoso, anche se, ripensando alla vestaglia del docente, forse forse, avrebbe anche potuto apprezzare, ma evitò comunque, limitandosi ad indossare un paio di jeans, non troppo stretti, aveva deciso di stare comoda, una canotta nera e sopra una felpa bianca, già, nel dubbio meglio essere preparati a qualsiasi condizione climatica.
Bene, poteva definirsi pronta e pure in anticipo, almeno avrebbe evitato di far infuriare Miss Rose prima del tempo, recuperò giusto un paio di cose che le sarebbero potute tornare utili, si voltò verso Meredith e, sorridendole, le fece cenno di seguirla.
Come c’era da immaginarsi, l’intero tragitto fu percorso quasi completamente nel silenzio più assoluto, quasi, dato che, per un solo istante, aveva pensato di far conversazione, ma la Caposcuola parve non sentire le sue parole, anzi, Arya era quasi sicura che finse di non sentirla, ma quelli erano dettagli, di sicuro non era una novità, quindi la cosa non la irritò particolarmente.
La porta dell’ufficio era socchiusa, probabilmente il docente sperava di non dover ripetere “avanti” ogni cinque secondi e le ragazze accolsero quel tacito invito oltrepassando l’uscio.
Salutò in modo vago e generale con un semplice “Buonasera” senza rivolgerlo a nessuno in particolare, i presenti non erano ancora molti e il professor Peverell sembrava intenzionato a non svelare nulla prima del tempo, restando fermo nella sua posizione in attesa che tutti i partecipanti si unissero al gruppo.
Lentamente l’ufficio iniziava a popolarsi, alcuni dei volti le erano completamente sconosciuti, altri le dicevano qualcosa, ma giusto qualcosa e altri ancora le erano ben noti, escludendo i suoi concasati, rivolse un sorriso divertito a Niah, con la quale aveva condiviso più che una semplice conversazione tra prefetti e si limitò ad un contenuto cenno di saluto col capo in direzione di Nathan.
Erano ormai in nove, quanti ancora ne mancavano all’appello?



Statistiche
Punti Salute: 116
Punti Corpo: 66
Punti Mana: 66
Punti Esperienza: 9,5

Attivo
Bacchetta
Diadema di Veela (conferisce un fascino più prepotente nei confronti del nemico, invocando il suo potere blocca l' avversario in quest per un turno, utilizzabile una sola volta per quest + statistiche)
Bracciale Celtico (solo statistiche)
Braccialetto di famiglia (puro valore affettivo)
Fiala Pozione Addormenta Draghi
Fiala Pozione Mors Aparentis
 
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view post Posted on 10/3/2015, 19:42
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Horus Ra Sekhmeth ♦ ScheduleOutfit
UqZ6FBD
Quando era uscito dall'Ufficio di Peverell con, in testa, l'idea di aver appena aderito ad una sottospecie di club archeologico, si era sentito alquanto confuso sui perché e i come. Il colloquio era stato sicuramente... intenso, pregno di discussioni più o meno interessanti. Tuttavia, lui stesso —che era riuscito, a sua volta, a stupire il docente— non avrebbe potuto aspettarsi quell'epilogo. Si era ritrovato a rimuginarci su parecchie volte, nel corso di quei giorni, leggendo, di tanto in tanto, l'articolo che ne parlava sulla Gazzetta del Profeta. L'idea di andare alla ricerca di "qualcosa" nel Passato, lo attirava come una calamita questo era chiaro. D'altro canto, però, non era né più, né meno di quanto solitamente faceva per conto di Lysander e l'Ars Arcana e questo lo spingeva a domandarsi se, effettivamente, era stata una buona idea imbarcarsi in altri impegni, come se non ne avesse abbastanza. Eppure c'era qualcosa che gli diceva che quella "Scuola di Atene" aveva un ché di diverso dalle missioni del negozio e dal suo solito recuperare oggetti e salvarli da ladri e profanatori, oltre che curarli e affidarli ad un nuovo individuo; sentiva che era più teologico, più concettuale e questo contribuiva ad alleviare il senso di colpa e ad entusiasmarlo. Se non altro, quel pensiero tenne occupata la sua povera testa, in preda a mille e più quesiti che riguardavano la sua vita decisamente incasinata di quel periodo. Sapeva che doveva far luce su tante cose, ma la matassa era così imbrigliata che trovare un punto da cui partire era ostico e tanto valeva cimentarsi con qualcos'altro finché, alla fine, non sarebbe riuscito a trovare l'ispirazione l'inizio.
L'idea dell'incontro, inoltre, spinse Horus a dar un certo peso alle sue faccende e a fargliene sbrigare il più possibile, facendogli dunque rimandare quelle questioni che altrimenti avrebbero richiesto una mente sgombra e un'infinità di tempo per organizzare i progetti e i piani da attuare.
Quel venerdì, dunque, alla fine delle lezioni, Horus, dopo aver indossato la divisa dell'Ars Arcana —incredibilmente resistente, nonché comoda—. preparò diligentemente la borsa e ciò che lo avrebbe accompagnato con sé durante quel viaggio. La meta era sconosciuta, ma se non altro l'esperienza con Lysander gli aveva insegnato che la prudenza non era mai troppa (e se non altro, il tassino sperò che Peverell non avrebbe detto loro di prendere una Passaporta imprecisata in un punto sconosciuto del deserto egiziano ad un orario impossibile).
Infilò, con cautela, il fido Pugnale Normanno alla cinghia apposita della cintura dei pantaloni sfiorò con le dita la Runa e l'Ankh —un gesto più propiziatorio, che atto al controllar la loro posizione— e infilò il Mantello della Disillusione, opportunamente ripiegato, all'interno della borsa. Sì, si disse, aveva tutto. Diede uno sguardo all'orologio al suo polso: mancavano più di quarantacinque minuti all'ora d'incontro. Decise, quindi, di prendere al volo il libro di Erbologia e dare una letta ai compiti che lo avrebbero atteso l'indomani, conscio del tempo rimastogli. Questa scelta si rivelò essere, decisamente, una pessima idea: non tanto il pensiero di volersi anticipare e portare avanti sulla mole di studio che aveva, quanto più perché era risaputo quanto lui stesso mal sopportasse Erbologia e si ritrovò, quindi, a borbottare maledizioni contro Rhodes, mentre sfogliava da un capitolo all'altro del testo, alla ricerca di questa o quell'altra pianta di cui non ricordava assolutamente né le proprietà né le stupidissime applicazioni. Quando alzò il capo dal libro, convinto che fossero passati solo cinque minuti, Horus si accorse, invece, del contrario: non solo erano passati i quarantacinque minuti che aveva a disposizione, ma ne era persino in ritardo di cinque. Lanciando, letteralmente, il libro sul letto, Horus balzò in piedi, prendendo al volo il mantello e la borsa e schizzando fuori dalla Sala Comune, imprecando fra sé e sé. Rischiò di investire due o tre studenti, ma per quanto gliene importava, era stato un miracolo se non li avesse spinti via direttamente, mandandoli giù come birilli da bowling. Quando giunse sul pianerottolo del Secondo Piano —riuscendo miracolosamente ad evitare persino Pix che era intento a lanciare tavolette del bagno al Primo Piano—, Horus rallentò la corsa. Controllò l'orologio, rendendosi conto di aver più o meno volato su diverse rampe di scale impiegando solo due minuti e, riprendendo il respiro, si avviò con tutta la calma del mondo in direzione dell'ufficio del Professore. La porta, socchiusa, lasciava passare una stretta lingua di luce nel corridoio e, dal silenzio e dalle poche voci che venivano dall'interno della stanza, Horus poté accorgersi che il docente non era ancora arrivato. Tirando un sospiro di sollievo, entrò, ritrovando nel tepore del camino l'ospitalità che qualche settimana addietro lo aveva accolto. Il Caposcuola fu, inevitabilmente, stupito di ritrovare più persone in attesa del docente, di quante lui stesso avesse immaginato. Individuò, fra i volti sconosciuti, Elhena, Niahndra ed Eloise, che salutò con un cenno del capo e un leggero sorriso. Come ciliegina su una torta già indigesta di sua, Horus notò, appoggiata ad un muro col solito fare misantropico, Emily Rose, e il suo stomaco, nel vederla, cercò di suicidarsi contraendosi in un modo straordinariamente doloroso. Il nervosismo alla vista di lei, salì esponenzialmente: quella era la prima volta che la rivedeva "seriamente" (i rapidi incontri nei corridoi e nell'Ufficio dei Caposcuola, non contavano) dopo il famoso Ballo d'Estate, eppure, non aveva smesso di pensare a lei neanche un giorno. Più che altro, si giustificò, era stata la scoperta della sua presunta parentela con i Cavendish ad aver aumentato il suo interesse per lei (o, più che altro, ad esser diventata una buona scusa per pensare a lei senza provare rancore per se stesso). Dopo quell'evento, la tentazione di scriverle e di parlarle era stata talmente grande, che Horus aveva dovuto lottare con tutto se stesso per attendere il momento opportuno. Ma ora, Fato beffardo e discretamente bastardo, se l'era ritrovata lì, a pochi passi, quando erano circondati da fin troppe persone —più di quante effettivamente ne potesse sopportare— e l'impossibilità di dirle ciò che lo aveva tormentato ogni giorno. chiedendole se frequentasse la Villa, se sapesse...
Mordendosi ostinatamente un labbro, Horus decise di relegare, ancora una volta, quel pensiero e di rimandarlo solo fino alla fine di quella spedizione, dopo la quale sarebbe andato da lei e, senza troppi scrupoli, le avrebbe chiesto ciò che gli premeva. Ma i suoi piedi, tuttavia, lo portarono sulla parete opposta alla quale la giovane sostava e, scelto un punto solitario e privo di persone, vi si appoggiò. Inevitabilmente, il suo freddo sguardo non l'abbandonò neanche per un minuto.
L'imminente viaggio, in quel momento, era decisamente passato in secondo piano. Calmare il suo tumulto interiore veniva prima di ogni altra cosa.


« The more you know about the past, the better prepared you are for the future


Statistiche:
♦ PS: 204
♦ PC: 186
♦ PM: 201
♦ Exp: 46,5

Equipaggiamento:
♦ Bacchetta: In mano.
♦ Mantello della Resistenza: indossato
♦ Agganciata alla cintura c'è una Sacchetta Medievale (con incanto estensivo irriconoscibile). Al suo interno ci sono:
– Mantello della Disillusione;
– Artigli di Drago Sminuzzati: Monouso. Protegge per due turni dall'attacco del nemico.
– Guanti Sostegno del Paladino: Proteggono le mani da tutti gli elementi naturali e da colpi fisici.
♦ Pugnale Normanno: infilato nella cintura.
♦ Artiglio della Fenice: protegge parzialmente delle ferite. Usabile una volta a Quest. (al collo, indossato sotto la camicia).
♦ Una collana con la Runa Hagalaz: indossato.
♦ Girocollo con un ciondolo d'oro a forma di Ankh: indossato.
• Anello della Gorgone: Se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo. (Indossato al dito medio della mano destra).

 
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view post Posted on 11/3/2015, 00:05
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Scopro Talenti, Risolvo Problemi

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Era già l'ora che volge il disio
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c'han detto ai dolci amici addio;

Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero,
ché ’l velo è ora ben tanto sottile,
certo che ’l trapassar dentro è leggero.

(Dante, Purgatorio VIII, 1-3, 19-21)


La festosa esultanza del pendolo sembrava non volersi arrestare, uno dietro l'altro, inframmezzati da una qualche fanfara europea, i rintocchi si infilavano, uno di seguito all'altro, allo schiudersi della porta, entrambi si voltarono, sollevati. In fondo, avevano preso un impegno, un contratto magico vincolante, ed i due giudici più inflessibili che avrebbero mai potuto sperare di avere, erano lì riuniti. Non era possibile sgarrare, non era concessa l'umana benevolenza, giacchè di umano nulla sembrava avessero, nonostante quella convivenza forzata. Il libro, pesante, voluminoso, calamitante nel suo nero potere, era lì, al centro della scena, intarsiata la copertina, affascinante sul suo leggio, quasi colà trattenuto a forza, al pari del giovane Serpeverde. Pochi passi più indietro, il fuoco, il secondo giudice, rinata dalle sue ceneri, nel pieno della sua fulgevolezza, pronta ad un nuovo volo. Uno sguardo, un sorriso, un tacito benvenuto alla perenne prima arrivata, seguito presto dalla seconda, dal terzo. E dall'ospite inatteso, almeno dalla maggioranza del pubblico. Era tempo già di perdersi in chiacchiere, rispondere a domande, fugare eventuali dubbi, e sanare impossibili dibattimenti? O rimandare il tutto a più tardi? In fondo, solo un paio di questioni dovevano essere affrontate, il resto poteva ancora attendere.

Benvenuti, e bentornati a tutti. Solo un attimo di pazienza, e tra 700 Anni risponderò alle vostre eventuali domande, come avrete saputo siamo diretti in Borgogna, all'Abbazia di Cluny, come vedrete ed avrò modo di spiegarvi tra qualche minuto. Prima di ciò, vi informo che verrete accompagnati, come di consueto, da Minerva, la mia Fenice, che veglierà su di voi, e da Mademoiselle Goodheart, che qualcuno potrebbe anche già conoscere, un Auror del Ministero della Magia. Per questa sera vi farà compagnia anche lei, per quanto sia certo non dovrete avvalervi eccessivamente del suo ausilio, siete stati Evocati, qualcosa dovrà pur valere, no?.
Credo sia tutto, pronti?


Certo, attendere 700 anni per avere una risposta si sarebbe potuto considerarlo eccessivo, anche a fronte dei bizantinismi di una burocrazia pletorica, sfuggita al peggiore dei controlli, nonchè quelle centinaia di chilometri che li separavano, almeno idealmente dalla destinazione. L'interessante sarebbe stato rientrare, pochi minuti più tardi, in quella stessa dimensione, senza che nulla fosse effettivamente cambiato. Ma era noto, il Tempo poteva dimostrarsi un affare terribilmente infingardo e sporco. Lo sapevano. Lo sapevano?
Sorrise, mentre il volume si spalancava, rivelando quello che doveva essere un segnalibro accuratamente studiato, di traverso per la pagina di pergamena ingiallita, se tale poteva essere definita. Un'immagine centrale, incredibilmente variopinta, incastonata con impareggiabile abilità in un fitto arabesco di caratteri misteriosi, allineati in strette colonne, alla foggia degli antichi Sapienti. Dalla pagina sottili tentacoli di potere già facevano capolino all'esterno, vincendo le ultime resistenze, passando quel Rubicone, che il margine mosso delle pagine sembrava voler sancire tacitamente, strisciando con minuziosa efficienza, avviluppandoli uno ad uno, senza lasciar adito a fraintendimenti. Se qualcuno avesse voluto tirarsi indietro, evidentemente era ormai troppo tardi. Il processo era irreversibile, ed ormai innescato. Un sorriso, prima che l'ufficio iniziasse a vorticare intorno, e cedesse il posto ad un indistinto mulinello di colori, parole, e suoni.
Erano arrivati?
Riversi, su un comodo tappeto di foglie secche, ed erba, undici giovani, e quella che con un minimo d'inventiva si sarebbe comunque potuta definire tale. L'Anziano Mago, solitario, nel mezzo della radura, con sulla spalla la Fenice, ed alla mano il fedele bastone, sembrava l'unico a non aver accusato i sintomi del viaggio, e gaio, osservava il panorama, beandosi degli ultimi raggi dell'Astro, prima che sparisse lesto oltre l'orizzonte. Erano finiti su un colle, che si elevava mirabilmente sul resto di quella che dava tutta l'aria di essere una fitta foresta. Sparute querce, ai margini del colle, sembravano incoronarlo, lasciando il mezzo spoglio, un eccellente punto d'osservazione su tutta la zona circostante. Verso Nord ed Est non c'era molto da segnalare, affioramenti rocciosi di trascurabile entità, piccoli colli, ed un mare di verde sembravano voler coprire tutto lo spazio dominabile dall'occhio umano, c'era solo da augurarsi non fossero diretti colà. A Sud, invece, il rumore dell'acqua, un fiume con ogni probabilità, e nemmeno troppo insignificante considerando il roboante fragore, probabilmente in prossimità di rapide, e rocce, abilmente celato dal verde della vegetazione. Ad Ovest il discorso cambiava decisamente. Per quanto le pendici del colle, e le prime miglia continuassero a condividere la triste sorte del resto del panorama, l'intricata foresta sembrava aver fagocitato l'intera area, poi la visione cambiava radicalmente in intensità, e bellezza. Gli alberi si facevano più radi, meno oscuri, meno sinistri, più gentili, cedendo il passo ad arbusti, e poi prati, e poi campi coltivati, da quelli che sembravano anche operosi contadini, ancora al lavoro. Lo sguardo proseguendo in avanti, ingentilito dalla luce del tramonto, avrebbe incontrato la massa di una cerchia di mura, in parte ancora in costruzione, robuste, ingabbiate da impalcature di legno, e brulicanti di operai, con enormi pietre sollevate da argani, che racchiudevano una nuova prima area verde, nuovi campi?, ed una serie di edifici, edificati senza che ne emergesse un apparente ordine o logica, alcuni completati, altri ancora in costruzione, chi all'inizio, chi al termine. Gli edifici mutavano radicalmente per dimensione, foggia, ed architettura, più ci si allontanava dal colle, più era evidente che le dimensioni si facessero colossali, e lo stile raffinato, sino all'ultimo edificio, che oscurava anche per buona parte, con la sua mole, la linea dell'orizzonte. Cos'era? Una cattedrale. Un mostro di pietra, lungo decine di volte un singolo edificio, alto innumerevoli, enorme, nei suoi svettanti pinnacoli, che pur restando saldamente nell'alveo di un ancora stile romanico, già condivideva il germe di quel Gotico Internazionale che aleggiava in Europa da qualche anno. Certo, erano nel 1307, eppure ancora molto era in costruzione, il nartece non aveva l'aria di essere completato, la distanza poteva ingannare, e strutture ed impalcature in legno si potevano distinguere intorno alle numerose torri campanarie che svettavano su quel mostro in muratura, pietra, e marmo, sfolgorante, sotto i raggi dell'Astro, comunicando alle masse la Gloria di Colui che tutto moveva. Erano arrivati nel Medioevo. Per quanto Basso, era bene tenerlo a mente. L'aria era già frizzante, una leggera brezza che nelle profondità della foresta li avrebbe presto lasciati, il cielo sereno, già trapunto delle prime stelle, che affioravano tra un ramo, e l'altro. Ad Est già l'ombra calava, sulla foresta, ad Ovest un altro mondo, per quanto fossero ancora ben lungi dall'essere emersi dall'oceano verde.
L'Anziano si voltò, tornando ad osservare gli Ateniesi, era trascorso già tempo a sufficienza, tempo per riprendersi, tempo per abituarsi, tempo per prendere le misure, tempo per essere pronti. Era Tempo, insomma. L'abito, con ogni probabilità, si sarebbe potuto giurare fosse mutato nella sostanza, qualche piccolo dettaglio, qualche cucitura, il ricamo argenteo non era lo stesso, addirittura la stessa lana? Dettagli. Il bastone, quello non era cambiato, era lo stesso di sempre. Uno sguardo attento, allegro, pronto ad una spiegazione, fugare le ultime questioni, prima dell'Extra Omnes.


Dunque, siamo a Cluny, o meglio, nei suoi pressi, corre l'Anno Domini 1307, e siamo nel mese di Ottobre. Quella alle mie spalle è l'ultima delle tre abbazie, come avrete modo di toccare con mano, è ancora un grande cantiere a cielo aperto, dopo quattro secoli dalla possa della prima pietra, ciò nonostante uno dei più grandi complessi monasteriali d'Europa. L'Abbazia resterà la più grande per ancora qualche centinaio d'anni, sino alla costruzione di San Pietro, ma quella è un'altra Storia. L'oro e l'argento scorrono a fiumi, tutto è in espansione, e come forse qualcuno ha già scoperto l'ordine cluniacense ha rapidamente scalato per reputazione e fama le gerarchie europee. Qui è possibile incontrare Re, Papi, ed Imperatori, con un po' di fortuna. Metterete piede su uno dei suoli più sacri della cristianità, quindi dominate i vostri impulsi, e tenetelo a mente, siamo nel Medioevo, nulla viene lasciato al caso, senza pagar il giusto fio.
Il che ci porta a noi. Per ironia della Sorte, sappiamo con certezza che questa sera il Gran Maestro dell'Ordine Templare, Jacques De Molay, si tratterrà tutta la notte nella cattedrale, in preghiera, la vostra missione è raggiungerlo, con discrezione, e riferirgli un messaggio. L'importante, mi preme farvi presente, è raggiungerlo con discrezione, senza far scattare l'allarme generale, che spingerebbe il vostro obiettivo a lasciare la funzione, prima del tempo, e vi complicherebbe inutilmente la sua ricerca, sino a farla fallire. Leggeri e veloci come ombre, dovete essere, per così dire. Venendo al messaggio, anch'esso molto semplice, e facile da ricordare: "il Bello sta arrivando".


Era quasi tutto.
Un ultimo paio di questioni, prima che fosse troppo tardi. In fondo, aveva una bella biblioteca da esplorare, sarebbe stato uno spreco non farlo, anche a seguito degli inauditi affronti che sarebbero seguiti, di lì, a poche centinaia d'anni. Salvare il salvabile, finchè erano in tempo.


Mademoiselle Lynch vi distribuirà delle spille, che vi prego di appuntare al bavero, il Libro ha già provveuto a stregarle ulteriormente, con un utile incantesimo di richiamo. Strappatele dalla veste per tornare da dove siamo arrivati, qualora il pericolo fosse estremo. Come già vi dicevo Minerva vi seguirà per conto mio, così come Mademoiselle Goodheart, il mio consiglio è di non dividervi, e raggiungere la Cattedrale, senza destare allarmismo, e senza innescarne le difese. Sono presenti Tre entrate utili alla Cattedrale, tre come i sentieri che lasciano questo colle, ma vi metto in guardia sul fatto che in realtà uno dei sentieri non porti affatto nella direzione auspicabile, quindi non andate a Nord. Sarà anche bene che iniziate a riflettere su chi sarà il Capo Spedizione, potreste essere discretamente occupati a breve. Ottimo, ed ora le domande, sempre che vi siano.

Era tornato a voltarsi, nel frattempo, indicando con tutta la calma necessaria, al pubblico attento alla spiegazione, altrettanto certo che non sarebbe seguita una replica, con altrettanta facilità, le tre possibili entrate della Cattedrale. La via era davvero spianata? Con un minimo di spirito d'osservazione si potevano anche facilmente scorgere i tre sentieri scendere dalla cima del colle, aprirsi prima agilmente la via nel fogliame della foresta, poi a fatica, prima di scomparire nel verde, dietro una svolta, seguendo il declinare del pendio del colle. Se il sentiero di Nord, come quello di Sud, sembravano comodi, e larghi, ben demarcati, per quanto sembrasse anche si allontanassero dalla meta promessa, il sentiero d'Ovest, era decisamente più stretto ed angusto, eppure invitante, forse per la felice direzione cui puntava, forse per gli ultimi raggi dell'astro che ancora lo rischiaravano. Non erano ancora partiti, e già dovevano scegliere?



Se non ci sono rilevanti domande è l'ultimo post di Poverell, vi lascia nelle mani della Tuke. Dovrebbe essere meno "anonima", per tutti e 12, egualmente, qualora doveste avere perplessità o problemi e doveste pensare ad un Mp a Poverell, su questa questione, scrivete alla Tuke, e riceverete una risposta nei limiti del ragionevole. I tempi saranno relativamente stringenti, ma sarà anche indicato qualora i post fossero obbligatori, siete comunque invitati a mantenere una buona media. Qui troverete un sondaggio, per individuare il Capo Spedizione, siete invitati a partecipare, oltre che discuterne in On. Riceverete tutti, sempre in On, da Nih una spilla di bronzo, il fortunato scelto vedrà dorarsi la sua spilla, ed argentarsi quella del suo Vice. Le spille le terrete anche dopo l'Evento, ma sono ancora in fase di lavorazione, quindi al momento restano "spille". Ritengo che il post sia abbastanza preciso, ma ho preferito restare sull'essenziale, quanto non è indicato potete tranquillamente ipotizzarlo voi, mantenendovi fedeli alle linee guida dettate. La mappa che viene aggiunta è anch'essa ancora in bozza, esclusivamente per darvi una vaga idea, l'altra Grafica non ci ha ancora messo mano, ma non abbiamo fretta. Da ultimo, come avrete potuto notare, la Magia del Libro può aver influito anche sul vostro bagaglio, siamo scivolati indietro di 700 Anni, qualora lo riteneste opportuno, potete riadattarlo alle mutate circostanze, giusto per "non farvi guardar male da lupi, e paesani".

In sintesi: potete adattare il vostro equipaggiamento, mentre in On dovreste valutare il famoso buon Leader, e quale dei sentieri prendere, oltre a presentare eventuali domande.


Elhena
Punti Salute: 143
Punti corpo: 100
Punti Mana: 99
Versus
Punti Salute: 100
Punti corpo: 50
Punti Mana: 51
Meredith
Punti Salute: 100
Punti corpo: 50
Punti Mana: 50
Nathan
Punti Salute: 249
Punti corpo: 243
Punti Mana: 271
Niahndra
Punti Salute: 147
Punti corpo: 98
Punti Mana: 109
Emily
Punti Salute: 183
Punti corpo: 83
Punti Mana: 81
Eloise
Punti Salute: 102
Punti corpo: 53
Punti Mana: 53
William
Punti Salute: 130
Punti corpo: 80
Punti Mana: 80
Arya
Punti Salute: 116
Punti corpo: 66
Punti Mana: 66
Horus
Punti Salute: 204
Punti corpo: 186
Punti Mana: 201
Zoey
Punti Salute:
Punti corpo:
Punti Mana:
Leia
Punti Salute:
Punti corpo:
Punti Mana:


Da ultimo mi permetto di far presente ai meno esperti i rischi di avere una Mappa alla consultazione, aiuta sicuramente, ma espone ad una serie di rischi. Tenete sempre presente cosa sanno e vedono/possono plausibilmente essere in grado di vedere i vostri Pg, e scindetelo accuratamente dalle informazioni contenute nella Mappa. Ad ogni modo, siamo sul Colle Alpha, ad Est, e siamo diretti ad Omega, ad Ovest. La Mappa è meramente indicativa, le proporzioni non sono rispettate, e subirà delle ragionate modifiche quando uscirete dall'Oceano Verde.



Il 14 si prosegue.

 
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versus zero
view post Posted on 11/3/2015, 15:46




[Ufficio di Peverell]



La stanza cominciò a riempirsi e Versus, per un secondo, temette fosse un incontro tutto al femminile.
L’idea la inquietava perché, grazie alle sue “grandi” esperienze all’asilo e nei primi anni di scuola, sapeva che più donne si riunivano, più né “morivano”.
Secondo lei, le femmine tra loro potevano essere diaboliche e non per niente le classi miste erano le più pacifiche in cui si era trovata. Questa credenza era sostenuta dal fatto che con le bambine non andava molto d’accordo. A causa dei suoi modi e del suo aspetto si era sempre trovata bene con gli individui del sesso opposto sebbene, crescendo, qualcuno cominciasse a escluderla o giudicarla male.
I suoi timori erano infondati, alcuni ragazzi, tutti sconosciuti a lei come ogni persona lì dentro, fecero uno a uno il loro ingresso, alternandosi con altre donzelle.
Gli unici elementi di conforto (diciamo parzialmente conosciuti) erano il professore di Storia della Magia e gli anfibi di un cappellone che le ricordava un amico simpatico di suo padre. Ovviamente aveva visto solo quel tipo di calzari, il suo possessore era l’ennesima incognita lì dentro.
Qualcuno già si conosceva, altri si guardavano attorno facendosi gli affari loro, lei se ne rimaneva lì dove era arrivata, poco distante dal tomo, nel punto in cui nei suoi ricordi vi era stata una delle poltrone.
Non sapeva dove mettersi, se appoggiarsi al muro o rimanere lì così, non sapeva nemmeno che avrebbero fatto. Comincio a ondeggiare leggermente alternando tallone e pianta del piede. Tutti sembravano essersi preparati a un viaggio impegnativo ma la giovane non aveva ancora capito come diamine si sarebbero spostati.
Era sera, la temperatura fuori non la spaventava ma non suggeriva un’allegra gita a piedi.
Come si spostavano i maghi? Aveva visto le barche a inizio anno, che avessero usato quelle?
Alcuni tra loro erano così alti che dubitava ci stessero anche solo rannicchiati in quelle imbarcazioni destinate ai primini.
A un tratto le passò per la testa anche l’idea che fossero tutti pazzi o completamente fuori strada e si erano conciati così per recitare un viaggio.
Che quei metodi poco ortodossi facessero riferimento a qualche tipo di follia, dove tutti fingevano di essere chissà dove… basta.
Fece calare e rialzare velocemente le palpebre un paio di volte per riprendere il controllo del suo cervello e tornare alla realtà.
Si era persa nei suoi pensieri di nuovo e fu una fortuna perché quel silenzio imbarazzante che si era formato non era il massimo.
Tutti si salutavano e stop, perlomeno sembravano tutti abbastanza seri, forse un po’ troppo.
Il gruppetto più numeroso era quasi invidiabile, insomma, anche lei avrebbe apprezzato qualcuno accanto almeno per scambiare due parole.
Quelle del docente arrivarono improvvise e ben accette, così come tutte le informazioni che diede.
Borgogna.
Cosa diamine era.
Forse quell’affettato strano proveniente da un paesino non le veniva in mente dove… però le sembrava di ricordare che contenesse una “L” in mezzo. Borlogna… Bollogna. Boh.
Nemmeno il nome di quell’edificio le suggerì nulla. Stava per alzare la mano, voleva chiedere qualcosa riguardo al tipo di viaggio, visto che non aveva capito nulla, la sua mano tornò nella tasca dei pantaloni dopo aver ondeggiato indecisa se alzarsi o no.
Minerva era una fenice, non una persona. Ok. Ehm, cosa? Fenice? Davvero? O era una presa in giro?
Non poteva essere, sembrava serio, questo significava che quel magnifico esemplare era uno di quegli uccelli leggendari (per i babbani perlomeno).
Versus si stava chiedendo se fosse davvero capace di circondarsi di fiamme come nei cartoni animati che vedeva ogni tanto a casa sua, ma contenne sia quella domanda sia quelle precedenti con il timore di far fin da subito la figura dell’idiota.
Il tomo si aprì e Zero si sbilanciò in avanti per vedere che cosa contenesse, non c'era molto se non un segnalibro e un'immagine che non riuscì a mettere a fuoco.

*Pronti per co… *

In realtà non fu l’unica cosa sfocata in quel momento. Qualcuno o qualcosa l’aveva agganciata tirandola a sé ma non in avanti, bensì in tondo. La stanza cominciò a ruotare sempre più velocemente e le sue orecchie sembravano essersi tappate. Sentiva solo rumori indistinti e qualcosa simile a raffiche di vento che le bloccavano il respiro.

[Sul dolce colle francese]



Un dolore acuto alla schiena le rivelò che si era fermata. Il mondo le girava ancora un po’ attorno, sebbene percepisse di essere finalmente ferma.
Sentiva una resistenza alle sue spalle e affondò le mani delle foglie secche. Era svenuta? Che roba era?
Sperò ardentemente di no, che figuraccia sarebbe stata? E poi che razza di modo era di svenire?
Le sue paure passarono in secondo luogo, si alzò troppo in fretta o, almeno, ci provò, ritornando col sedere su dell’erba fresca. Un forte conato percorse prepotentemente i primi tratti del suo apparato digerente, mentre la sua cena seguiva il verso sbagliato.
Portò una mano alla bocca, trattenendosi giusto in tempo.
*Non davanti a tutti, torna al tuo posto, maledetta braciola.*
Pensò deglutendo a forza per poi riprendere aria. La nausea era ancora presente ma perlomeno l’ambiente esterno aveva arrestato il suo girotondo e... dove diamine erano finiti?
Si guardò attorno, scoprendo che il docente sembrava essere sano, sereno. Non era svenuta o non sarebbe stato lì serafico (avrebbe perlomeno riso o chiesto che le era preso, no? Chi poteva dirlo, non lo conosceva abbastanza.)
Si rialzò lentamente spazzandosi i pantaloni, per sua fortuna era caduta pancia all’aria o avrebbe rischiato di spaccare la sua bacchetta. Decise quindi di portarla dall’interno della giacca a una tasca esterna, accorgendosi solo in quel momento che quel qualcosa/qualcuno le aveva donato un cambio totale di look.
Se anche quella forza sconosciuta (come tanti prima di lei/lui) l’avesse scambiata per un maschio o, semplicemente, avesse percepito i suoi gusti, non poteva saperlo, ringraziò comunque di aver addosso qualcosa di comodo sebbene si chiedesse perché era conciata così.
La prima cosa che le colpì l’occhio fu il notare che la sua tracolla era davanti ai suoi piedi, scivolata dalla spalla quando si era alzata, e non era più definibile tale. Addio stoffa invecchiata e toppe con icone babbane, benvenuta sacca di simile materiale (somiglianza che le fece capire che era davvero quell’oggetto) ma di un colore meno acceso e artificiale, con tanto di laccio in cuoio. Era quasi più bella così.

*Chi mi ha rubato gli anfibi! Che cavol… poteva andarmi peggio, ma che diamine è successo. Sto sognando? E questa che roba è.*

I suoi amati calzari sembravano aver percorso con lei il tempo, divenendo un paio di stivaletti di cuoio con stringhe e asole che li richiudevano e una consistenza più morbida e meno resistente di quelli che indossava prima. Per non parlare della suola quasi inconsistente rispetto quella cui era abituata. Mosse i piedi fissandoseli risalendo poi con lo sguardo, passandolo sulle calzebrache e poi sulle maniche della giornea. Finì grossolanamente di osservarsi per scoprire di esser finita su una collina in mezzo ad un bosco.
Si perse nella contemplazione dell’ambiente circostante, chiedendosi nuovamente se non stesse sognando.
Portandosi una mano a un braccio si diede un forte pizzicotto e, a meno di trovarsi in quei sogni realistici dove sembrava di provare dolore, era sveglia, viva e parzialmente vegeta. Non poteva specchiarsi per sua fortuna o avrebbe notato un biancore verdognolo sul viso che andava via via sparendo, sostituito dalla sua normale carnagione.
Distese boschive, elementi montuosi e campi, si spartivano i quattro lati visibili da quella postazione. Quel che la distrasse maggiormente fu un insieme di costruzioni simili a edifici abbastanza distanti dal punto in cui si trovavano.
Ed ecco che, mentre stava sforzando la vista per osservare meglio quella parte di panorama, il docente interruppe la sua contemplazione. Chiarendo finalmente ogni suo dubbio.
Avevano viaggiato realmente, grazie a quel libro che li aveva attratti e trasportati fino al 1307 e non erano lì per un allegro pic-nic ma per cercare un certo Jacques De Molay, che aveva a che dare con i Templari. Quest’ultimo nome lo conosceva, ne avevano fatti non pochi di film su quella gente.
Il cuore le iniziò a battere più velocemente, grazie alla sua curiosità era finita in qualcosa dalle sfumature quasi surreali, un’occasione unica. Suo padre l’avrebbe invidiata fino alla sua morte e, forse, anche sua madre.
Un viaggio nel tempo, negli anni dei cavalieri, dei templari… stava per iniziare a saltellare sul posto dall’eccitazione quando il dubbio di esser finita in qualcosa più grande di lei la frenò.
Delle spille in caso di pericolo, un capospedizione. Una missione che non doveva fallire e le sue basiche capacità ad aiutarla.
Sì, era meglio seguire qualcuno che perlomeno sapeva in che regione fossero, letteralmente, cascati (o almeno, lei la sua caduta l’aveva fatta), non sapeva nemmeno come decifrarla una mappa, le era chiaro solo che non doveva andare a Nord, che era… dove era? Al diavolo.
Chi seguire? La Grifondoro si guardò attorno, e le sue scelte caddero tra una ragazza che sembrava la più grande (Emily, di cui ovviamente non conosceva nome o altro) e i due ragazzi più alti e dall’aspetto più vissuto della combriccola. Tra questi, ve ne era uno con una strana macchia attorno all’occhio sinistro. Evitando di fissarlo per più di quel che le bastava per capire se era meglio lui o quello con un aspetto inspiegabilmente inquietante (Nathan), la ragazzina portò lo sguardo verso la boscaglia, ammirandola.


*Ok, lui dai. Uno vale l'altro per quel che so di loro.*
Tu mi sembri ok.

Dopo averci pensato qualche minuto, la giovane indicò il rosso dagli occhi incredibilmente chiari, quindi si mise alla ricerca di un posto sicuro per il suo catalizzatore magico, trovandolo nel laccio dei pantaloni, sotto la parte più esterna di quello strano completo.

Punti Salute: 100
Punti Corpo: 50
Punti Mana: 51
Punti Esperienza: 1

Inventario:
- Una targhetta di metallo (stile militare) con le sue generalità, attorno al collo. E’ nascosta dalla camicia, tranne la catenella che s’intravede. (Nessun potere)
- La Bacchetta magica, trattenuta in modo saldo dal laccio in cuoio dei “pantaloni”.
- Una sacca di pelle, sulla spalla destra, contente un cambio leggero (Maglia e pantaloni modificati in qualcosa di simile a quelli che indossa) e il mantello arrotolato (rimasto praticamente invariato).
- Gli abiti che indossa (Completo medioevale di lana e lino da uomo con stivaletti in cuoio.)
 
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view post Posted on 11/3/2015, 16:27
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Altri studenti si presentarono, singoli o a piccoli gruppi, sollevando Elhena dal parziale imbarazzo dell'essere la prima arrivata. Proprio come per l'esercitazione dell'ES, un po' di mesi prima.
*Sta diventando un vizio*
Oddio, non che la puntualità fosse un male, nonostante esistessero ancora dei sostenitori, soprattutto di genere femminile, del cosiddetto "fascinoso ritardo". Tuttavia, non sarebbe stato male, ogni tanto, scoprire che qualcuno l'aveva preceduta. Sarebbe stato piacevole, già.
Per fortuna la Tassa non dovette rimanere a lungo a tu per tu con l'enigmatico docente.
Da dietro la porta socchiusa comparvero una ragazzina, forse Grifondoro (né Elhena era sicura al cento per cento che fosse una ragazza), e una Serpeverde. Entrambe del primo anno, a giudicare dalla statura. Poi un altro ragazzo che la giovane non conosceva. Infine i volti noti, accolti con calore.

"No, per ora non è successo nulla"
rassicurò Niahndra, prima di sventolare la mano in direzione di Eloise .
*Contegno*
Ed ecco la Von Eys - giusto un cenno del capo - e la signorina Rose. Altro cenno del capo, forse appena più convinto. La Tassa, al contrario, ricambiò il lieve sorriso che Horus le rivolse.
Non c'erano Corvonero e la mancanza di anche solo un adepto di Priscilla in un'attività prettamente culturale suonava come una nota stonata.
Tuttavia non era tempo per pensarci. Già il professore parlava, concedendo le prime, agognate, insperate, informazioni sul viaggio che si accingevano ad intraprendere.
Elhena riconobbe l'Auror da egli indicata, sebbene il suo volto fosse solo una vaga reminiscenza, dalla folle festa di Halloween organizzata da Fuco. Miss Goodheart era una degli invitati, se la memoria non la ingannava.
Tornò a guardarsi attorno, con gli occhi accesi da quella curiosità che non era andata del tutto persa con l'adolescenza. Ammirò la fenice, incantata di fronte ad un animale tanto bello e, ugualmente, timorosa per il suo piumaggio di fuoco. Tra lei e il fuoco si era sviluppato una sorta di rapporto conflittuale.
Da ultimo, quasi a voler lasciare il meglio alla fine, il dolce che conclude il pasto, si accorse del tomo antico che faceva bella mostra di sé nell'ufficio.

*Come ho fatto a non vederlo prima?*
Il come o il perché non avevano ormai molta importanza. Piuttosto, la Tassina ritenne più opportuno concentrarsi sugli effimeri tentacoli di polvere che strisciarono fuori dal volume e si avvilupparono attorno alla sua vita e alle sue gambe. Prima che potesse registrare quanto stava accadendo nella sua interezza, la giovane strega si ritrovò sdraiata supina sull'erba umida della sera. Rimettendosi a sedere - come metodo di viaggio finiva appena sopra le passaporte - Elhena tastò le foglie secche, arrivando a prenderne in mano una manciata e a sbriciolatela fra le dita.
Dunque era reale. Reale per i suoi sensi, almeno.
Controllò a destra e a sinistra che i compagni di avventura fossero nei paraggi, fissando l'attenzione in particolare su Peverell. L'unico ad avere in mano mappa e bussola virtuali della loro missione. Metaforicamente parlando.
Ogni informazione concessa dal docente di Storia era una nuova tessera da aggiungere all'incompleto puzzle della Scuola di Atene.

*L'abbazia di Cluny. E dobbiamo consegnare un messaggio. Il "bello" è una persona?*
Fece mente locale, attingendo ai ricordi in parte sbiaditi delle pagine del libro di Storia Babbano dei suoi segreti studi da privatista. Il Medioevo era un argomento superato da qualche anno.
"Grazie" tese la mano a prendere la spilla distribuita da Eloise e in quel momento, nel controllare che lo zaino fosse chiuso a dovere, scoprì come il libro avesse modificato i suoi abiti e il suo bagaglio. Una bisaccia in pelle pendeva ora dalla spalla sinistra. Mutò la foggia del maglione, che divenne una giubba, e il tessuto tecnico dei pantaloni fu sostituito da una sorta di lana. Gli scarponcini furono calzari di cuoio alla caviglia.
"Non vedranno di buon occhio una ragazza con i pantaloni"
borbottò, guardinga, mentre infilava nella bisaccia quegli oggetti (specchi e finto Galeone) che erano caduti per terra perché i nuovi calzoni non avevamo tasche.
Peccato che un altro problema, ben più pressante, dovesse essere gestito. Quale via prendere?
Il sentiero che puntava ad ovest non pareva molto invitante, ma allo stesso tempo era il più breve. Eppure poteva trattarsi di un trucco. Dopotutto il buon senso insegnava a diffidare delle scorciatoie. Già, mentre la morale cristiana invitava a percorrere a strada difficile e tortuosa.
"Io proverei ad andare ad ovest, ma è una decisione che deve prendere il capo spedizione."
Sebbene il Sole fosse ormai tramontato, Elhena per il momento non accese né la bacchetta né la lanterna. Sapeva, infatti, che in entrambi i casi avrebbe dovuto tenerle in mano e, ora come ora, preferiva avere le mani libere.


Punti salute=143
Punti corpo=100
Punti mana=99

Equipaggiamento
Giubba di lana chiusa in vita da una cintura sottile in cuoio
Calzari di cuoio robusto, alla caviglia
Calzoni aderenti in lana
Mantello di lana
Bisaccia appesa alla schiena (contiene: specchio comunicante; avversaspecchio; Galeone ES; lanterna)
 
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<BloodyClaire>
view post Posted on 11/3/2015, 18:00




Altri passi, nuove facce si manifestarono passando per l'ormai spalancata porta dell'ufficio di Peverell, in rapida successione.

Il primo a entrare, dopo le due Serpeverde e lei, fu un ragazzo altissimo, torreggiante sul metro e venti di altezza della ragazzina. Aveva disordinati capelli neri e due occhi blu, di una tonalità da far raggelare l'Inverno. Non si posarono mai su di lei, ma il solo notarli la fece rabbrividire; qualcosa dentro di lei sembrava suggerirle di stargli vicino, una paura millenaria mista alla curiosità che spinge la mosca nella tela del ragno. Meredith ne fu estremamente colpita, per qualche istante non riuscì a distoglierne lo sguardo, fino a che una nuova e ben diversa figura non fece il suo ingresso nella stanza scansando agilmente il ragazzo. La scena fu paradossale, considerando che quest'ultimo la superava di quaranta centimetri buoni, ma la giovane Tassorosso appena entrata sembrava non curarsene: aveva un aspetto vivace e pieno di un'ottimismo controllato, la tranquillità di chi ha trovato il suo posto nel mondo, o di chi forse non lo cerca nemmeno e vive l'onda così come viene. La ragazza apostrofò un’altra delle presenti (Elhena, così si chiamava la giovane dallo sguardo fiero), e le loro voci vennero sommerse dall’arrivo di altre figure: una nuova bambina piuttosto alta, dal viso lentigginoso, che sorrise alle altre due concasate; poi il ragazzo dallo sguardo serio e la mascella prominente nel quale aveva imparato a riconoscere Black, l’altro dei Prefetti del Serpeverde, il cui sguardo la squadrò per un attimo costringendola a voltarsi altrove; infine, ultimo per ordine ma certamente non per importanza, fece il suo ingresso il ragazzo più strano che Meredith avesse mai visto: era alto, almeno quanto l’altro ragazzo dallo sguardo gelido, e esattamente come lui i suoi occhi erano freddi e chiarissimi, in netto contrasto con il caldo rosso dei suoi capelli. Una strana deformazione, forse una cicatrice, ne impreziosiva l’occhio sinistro, che veloce saettava ora sul professore, ora sul tomo al centro della sala. Non disse una parola, ma da come le due ragazze che si erano messe a parlare e la Caposcuola Rose lo salutarono Meredith intuì che doveva essere una persona importante. Personalmente, lo trovò bizzarro e fascinosamente ridicolo nel vestirsi.

La piccola avrebbe voluto continuare quella sua curiosa e attenta osservazione di quanti, come lei, si trovavano nello studio come in attesa di un qualcosa, ma la voce del professore interruppe il corso dei suoi pensieri costringendola a concentrarsi sulla sua figura; l’uomo si sorreggeva ad un bastone, probabilmente più per scena che per reale necessità, e aveva affiancato il misterioso leggio che era ormai oggetto dell’attenzione di tutti. La sua voce fu calda e piacevole, come la ricordava, ma le parole difficili alla comprensione: parlò di secoli, della Borgogna (zona della Francia che la piccola aveva sentito nominare nelle lezioni di geografia alla scuola gabbana), di una città dal nome pittoresco, e passò poi a illustrare i dettagli dell’incontro. Meredith si aspettava appunto che svelasse come in realtà li aveva gabbati, e che l’incontro altro non era che una lettura, ma così non fu. Tutti avevano l’aria seria e concentrata, tutti guardavano con insistenza il libro come nella convinzione che da un momento all’altro si sarebbero teletrasportati davvero in Francia. Erano ingenui, o sapevano semplicemente più di lei? Di certo tra le cose che la giovane non sapeva figurava il fatto che lo splendido volatile che sin dal suo primo ingresso nell’ufficio aveva notato era una Fenice, animale le cui abilità venivano citate anche nella cultura babbana. Esisteva davvero una bestia simile? Il professore presentò loro una figura che non aveva in principio notato, una donna appartata in un angolo dell’ufficio (doveva già essere lì quando erano entrati), la loro scorta. Per cosa, poi? Non ci fu il tempo di domandarselo. Le parole scorrevano, il tomo venne aperto. Tutto ciò che poté vedere era un’immagine dai colori vivaci, attorniata da caratteri scritti finemente e con precisione ma che non riuscì a distinguere, probabilmente per come erano distorti. Ci volle qualche secondo a rendersi conto che ad essere distorti non erano i soli caratteri, ma l’intera stanza, i volti che la popolavano, le pareti. Provò uno strattone e una sensazione simile a quella volta che papà l’aveva portata con la Smaterializzazione dai nonni, poi fu un vortice di colori e un lampo di luce, infine un tonfo sordo che le echeggiò nel cranio e nello stomaco, insieme all’odore di foglie e di aria pura nelle narici.

Staccò la guancia dal freddo terreno solo per scoprire, con sua enorme sorpresa, che il panorama attorno a lei era completamente cambiato: non più muri, e libri, e l’enorme cattedra, ma cielo rosato e foglie e steli d’erba, e i corpi dei suoi compagni come lei malamente stesi sul suolo. Solo il professore, torreggiante su quella marea di distesi, sorrideva in piedi poco più lontano, lo sguardo ottimista a suggerire che tutto andava secondo i piani. Meredith si alzò non con poca fatica, e non ci mise molto ad accorgersi che la differenza non stava solo nell’ambiente: gli abiti che indossava, incluso il giacchetto di lana rosso, apparivano completamente diversi in foggia e misura, forse appena più caldi e comodi di quelli con cui si era presentata nell’ufficio. Al suo fianco, oscillante ai suoi spostamenti, una sacca a tracolla chiusa da due fibbie che riconobbe come lo zaino scolastico contenente i suoi averi; una rapida controllata bastò per verificare che non ci fosse nulla di rotto, e servì anche a darle indizio del prodigio che si era appena concluso: reggeva giusto tra le mani il fazzoletto nel quale aveva avvolto la pozione, preso in prestito dalla mensa quel pomeriggio, ora finemente ricamato e con una “H” dorata su incisa. H come Hogwarts. Il collegamento era ormai palese.
“…Siamo davvero andati indietro nel tempo…” sussurrò, più a sé stessa che ad altri, mentre osservava incredula i compagni di viaggio che con sguardo non meno sorpreso si aggiustavano nelle nuove vesti che il Libro aveva deciso di dar loro. Cercò tra le facce non familiari quella della sua Caposcuola e di nuovo l’affiancò, lo sguardo incerto, le movenze impacciate in quelle scarpe di tela che sembravano voler sgusciare via un passo sì e l’altro pure. Il professore sembrò voler dare loro giusto il tempo di riprendersi di fronte alla sorpresa, non c’erano grani di clessidra da perdere. La spiegazione fu meno breve ma non per questo mancò di precisione: venne indicata loro la meta, l’enorme edificio in quelli che sembravano mattoni, in corso d’opera, e l’obbiettivo. Meredith rimase incredula, le labbra appena dischiuse, non comprendeva quanto di quello che accadeva fosse reale e quanto fosse illusione. Come era potuto succedere? Come si erano ritrovati in quel luogo, in quel tempo? Attorno a loro boschi a perdita d’occhio suggerivano come non si trattasse di un palcoscenico abilmente messo su da Peverell: indiscutibilmente, e a rigor di logica, si trovavano davvero nel 1300. Meredith afferrò la spilla che le veniva allungata, rispose con un secco “Grazie-”, e prese infine una decisione. Capigruppo, abbazie, templari? Era tutto bello se si trattava di un’illusione. Ma se quella era la verità, allora non sapeva quanto felicitarsene… non era il medioevo periodo di caccia alle streghe? “Professore!” Esclamò infine, avvicinandoglisi appena con una breve corsetta, ormai decisa ad ignorare possibili occhiatacce da parte del resto del gruppo. “Professore, noi… non siamo veramente nel 1300, vero?” Il tono fu quasi speranzoso, come se stesse dicendo un’ovvietà che richiedeva solo conferma. Come poteva essere altrimenti, dopotutto? Il Passato era passato, non poteva esistere Magia in grado di avvolgerlo. “Voglio dire, questa è… un’illusione?” Il suo sarebbe potuto sembrare un voler rallentare i tempi, ma i suoi dubbi erano sinceri quanto normali, era strano anzi che altri nel gruppo non se li ponessero. O viaggiare nel tempo era cosa normale, tra i Maghi? Se sì, suo padre avrebbe dovuto avvisarla. Aveva forse fatto un enorme errore, ponendo quel quesito e mettendosi in ridicolo davanti a tutti? La spilla pendeva nella sua mano, ancora non indossata, interprete perfetta di quell’insicurezza che ora le percorreva l’animo. Aveva davvero fatto la giusta cosa aderendo alla Scuola di Atene? Per quanto fossero abili e miracolose, una fenice e una donna non sarebbero mai bastate a proteggerli dai pericoli di quel secolo (che peraltro la giovane poteva solo immaginare). O forse no?

Please non prendetemi in giro, ma oggi ero annoiata e ho deciso di disegnare su carta il nuovo equipaggiamento di Meredith. Sì, non sono in grado di disegnare i volti. Sì, faccio schifo a disegnare. Sì, ho una grafia del piffero. Quelli al centro sono gli abiti indossati, ai lati gli oggetti che si trovano dentro lo zaino/tracolla.

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...sì, ho solo libretti degli appunti in giro per casa. Sì, sono tutti a righe.
Scusatemi T_T
 
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